RIVISTA 4/00 - Mare Nostrum

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Il mare, affascinante universo evocatore di immagini straordinarie, comprende anche l’uomo e le imbarcazioni dalle più piccole alle grosse navi, nonché gli innumerevoli oggetti inventati dall’uomo stesso per lavorare, per vivere e per sopravvivere in un rapporto molto stretto con l’acqua. E attraverso alcuni di questi oggetti, come ad esempio le navi votive, si entra nel sentimento che ha legato l’uomo in tutte le epoche con il mare. Esiste un’arte del modellismo navale che riporta lontano nel tempo sino alle antiche sepolture, allorquando il defunto era circondato da tutto quello di cui poteva avere bisogno per il suo viaggio ultraterreno. Fra i vari oggetti del corredo funebre non si tralasciava, talvolta, di fornirgli un veicolo galleggiante: una barca per i morti nella quale l’anima poteva navigare verso l’aldilà. Fu un archeologo a scoprire in Caldea un modello di barca in argento databile 4<strong>00</strong>0 anni a.C.: un oggetto legato sempre al corredo funerario che gli stessi egizi sentivano proprio. Essi infatti non si sottraevano al rito della morte e lasciavano nelle tombe barche votive per il trasporto dell’anima oltre il fiume del paese dei morti. Non furono da meno neppure i popoli scandinavi poiché i vichinghi seppellivano i capi nei “drakkar ”, ossia nel tipo di imbarcazioni da loro comandate in vita. Questo rispetto per il modello in grandezza naturale da parte degli artefici nella traduzione in miniatura costituisce grande interesse per l’archeologo navale; archeologo che non può Le foto che illu- L’epoca degli di Wally Paris studiare altri reperti del genere sino al strano questo arti- foto di Giampiero Medioevo in quanto sono tutti scom- ex voto colo riproducono Dore parsi. Si continuò ancora a realizzare model- alcuni ex voto che lini votivi, ma le distruzioni per motivi si trovano a Val- diversi hanno depauperato noi converde a Alghero. temporanei di queste preziose testimo- Arte, nianze del lontano passato. I modellini ex voto ricompaiono verso artigianato e il sec. XIV e più frequentemente 42 passione nel sec. XVI, sebbene con uno spirito 43
mutato non avendo più la funzione di migliore ebbero i modelli con i mate- Nel Sei, Sette e Ottocento si predisposero modelli oggi in possesso degli antiquari: modelli barattati da parroci scarsamente coscienziosi in cambio di simulacri della Vergine o di Santi per ringraziarli di un evitato pericolo in mare. E’ stato riscontrato che queste opere denunciano le preoccupazioni del costruttore, per cui ne deriva a volte la cura particolare di uno scafo da parte di un carpentiere, che trascurava però l’attrezzatura: per contro un gabbiere impiegava maggiore impegno nell’attrezzatura piuttosto che nello scafo e un addetto alle manovre preferiva il pennone o un’asta di un fiocco su altre parti. I modelli eseguiti dai marinai generalmente sono lunghi un metro per non disporre, a bordo, di spazi superiori per una loro ampiezza maggiore. La più parte di questi modelli sono molto precisi nei dettagli perché il marinaio li realizzava sulla nave nella quale era imbarcato e aveva i commenti severi degli altri componenti di viaggio. I materiali impiegati sono perlopiù di legno tenero, di abete o di pino americano, per lo scafo e la pittura è rappresentata in relazione al campionario esistente nel magazzino del carpentiere. I pezzetti di piombo erano presi in prestito dallo scandaglio per creare le ancore, i cannoni, la ferramenta e le trozze dei pennoni. Il bozzellame veniva confezionato in osso, con le ossa degli avanzi di un pasto o di quegli uccelli marini catturati e, benchè i collanti non esistessero ancora, i pezzi venivano tenuti molto saldamente insieme con gomma arabica e colla da falegname. Non veniva usata la tela per le vele, ma si preferiva trasportare le anime, ma di semplici riali più umili in quanto furono com- lamierino molto sottile e leggero. Dalla offerte per grazie ricevute. Ne consegue promessi dal tempo e dall’incuria. finezza di tutti questi particolari si giu- che la stessa materia sia adeguata al rin- Se qualche esempio è rimasto, il merito dicava il lavoro del marinaio e taluni graziamento reso, per cui oltre al legno è di quei marinai cultori di questi per simulare i vetri dell’osteriggio del e alla tela sono impiegati l’oro, l’ar- oggetti degradati ai quali hanno ridato salone si servivano anche della mica. gento, gli intarsi e le pietre preziose. vita con ringiovanimenti di gusto perso- Si vuole infine rammentare che i Simili tesori non si poterono conservare nale, quindi con criteri lontani da un modelli a tutto tondo descritti sopra 44 a lungo integri e neppure un destino rispetto archeologico. scomparvero insieme alla navigazione 45
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