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Fabio Vieri, rappresentante pratese di sette aziende con ufficio a Firenze, è il terzo presidente di Esponendo, la società che organizza RAPpresentando, dopo Enrico Cenni e Enrico Gori.
Gli stand di RAPpresentando sono un po’ meno rispetto alle edizioni precedenti ma questo non preoccupa Fabio Vieri, che ha assunto l’onore e l’onere legati alla carica di presidente di Exponendo in un momento in cui le manifestazioni legate al tessile non brillano certo per numeri e presenze. La coesione tra rappresentanti pratesi regge e per ora RAPpresentando è in grado di andare avanti. L’impegno è tanto ed encomiabile ma... chi ve lo fa fare? Impegniamo risorse e tempo in un progetto e in un lavoro in cui crediamo. Siamo in dieci uffici di rappresentanza per 200 aziende presenti con i loro prodotti e RAPpresentando vuol essere anche un modo per dare fiducia al distretto e a tutti i lavoratori del tessile. Noi i segnali li abbiamo mandati e li stiamo mandando, tocca agli altri raccoglierli, se vogliono. E’ anche un modo per aspettare la tanto desiderata ripresa? Quando pensa che arriverà? Fare una previsione temporale è praticamente impossibile. La situazione ora è dura e difficile, ma quanto potrà durare ancora? Quanto resterà ancora il dollaro a 1,50? Tutto dipende da quello, perchè o fanno morire di fame tutta l’Europa del manifatturiero o si danno una regolata, riportando il dollaro su cifre che ci consentano di tornare a lavorare su quel mercato. Anche i cinesi devono capire che il mercato deve cambiare, perchè ci sono sporporzioni di prezzi notevoli e difficilmente capibili. Lo stesso capo di abbigliamento costa 70-80 euro in Italia e 45-50 dollari in America e questa differenza non ha senso. L’importante è che la ripresa arrivi presto, perchè altrimenti c’è il rischio che arrivi quando la filiera è ormai disgregata e impossibilitata a riprendere il ciclo produttivo. intervista con di Matteo Grazzini Tra made in Italy e ripresa Fabio Vieri, presidente di Esponendo: “L’uscita dalla crisi è vincolata al dollaro. Fanno morire tutta l’Europa, qualcuno deve darsi una regolata” Fino all’ultima edizione RAPpresentando era anche un luogo di scambio di pareri e informazioni con incontri e dibattiti, questa volta invece non ci sono appuntamenti in programma. In realtà in questo periodo trovare rappresentanti di associazioni e istituzioni liberi per poter partecipare ai dibattiti è difficile e ci siamo limitati a convocare per un piccolo aperitivo il Comune e la Provincia, per esporre alcuni progetti, sperando che le diverse composizioni politiche degli enti non siano di ostacolo. Il salone comunque sembra avere ancora un suo appeal... L’interesse c’è e la gente è venuta, anche se tutti i compratoi stanno cercando di restringere i campionari delle novità, selezionando con più attenzione e cautela per cercare di abbattere i costi. Uno dei temi che riguardano anche voi rappresentanti è quello del made in Italy, con tutte le questioni collegate, dalla tracciabilità del prodotto alla salute dei consumatori finali. Qual è la vostra posizione in merito? Ci sono sicuramente delle incongruenze da risolvere. Per esempio, in Italia non si possono fare prodotti contenenti ammine, in Cina sì. Così noi evitiamo di danneggiare la salute dei nostri clienti con i nostri prodotti, però poi magari indossiamo qualcosa di cinese senza sapere che ci sono le ammine perchè non vanno indicate nelle targhette. Sicuramente per il made in Italy la tracciabilità sarebbe la cosa più giusta, ma c’è da capire che cosa dovrebbe dichiarare chi ha delocalizzato per limitare i costi. Senza restare nel tessile: se un produttore italiano di piastrelle spende un tot per portarle in Germania e poi decide di aprire lì un centro di produzione per evitare le spese di trasporto è made in Italy o no? 31 ottobre 2009 7
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