Ippogrifo 2007 - Comune di Jesi
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MARZO <strong>2007</strong><br />
LICEO CLASSICO STATALE V. EMANUELE II JESI<br />
Anno 23 N. 1 • In<strong>di</strong>rizzi: Classico • Socio Psico Pedagogico • Scienze Sociali
2<br />
<strong>2007</strong><br />
TRE INDIRIZZI, UN’UNICA SEDE<br />
Finalmente, dopo<br />
una lunga concertazione,<br />
i tre in<strong>di</strong>rizzi<br />
dell’Istiatuto,<br />
Liceo Classico, Liceo Socio<br />
Psico Pedagogico e Liceo<br />
delle Scienze Sociali sono<br />
stati riuniti in un’unica sede,<br />
la sede storica dell’ex<br />
Appannaggio.<br />
La nuova logistica, che<br />
abbiamo fortemente voluto<br />
Sabato 21 ottobre<br />
la Preside Prof.<br />
Giuliana Petta ha<br />
inaugurato i nuovi<br />
locali del Liceo classico, del<br />
Liceo socio-psico pedagogico e<br />
delle scienze sociali. Alla presentazione,<br />
che si è tenuta<br />
nell’Aula Magna sita al 1° piano<br />
della scuola in corso Matteotti<br />
48, sono intervenuti i rappresentanti<br />
delle Istituzioni, del<br />
<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> e della provincia<br />
<strong>di</strong> Ancona .<br />
Il Dirigente Scolastico ha salutato<br />
e ringraziato i presenti con<br />
un <strong>di</strong>scorso rivolto alla forma-<br />
per una migliore unitarietà<br />
e qualità del servizio scolastico,<br />
offre un sostanziale<br />
ampliamento degli spazi<br />
<strong>di</strong>dattici (aule, laboratori,<br />
biblioteche) reso necessario<br />
da un ormai consolidato<br />
trend crescente <strong>di</strong> iscrizioni<br />
ed un accentramento dei servizi<br />
amministrativi. La nuova<br />
sede unica dell’Istituto si<br />
configura come traguardo<br />
zione dei giovani sia in ambito<br />
personale che sociale, ribadendo<br />
i <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> ognuno <strong>di</strong> loro,<br />
soprattutto il <strong>di</strong>ritto all’ascolto<br />
che molte volte viene violato<br />
sia da ragazzi che da adulti.<br />
Un’altra parte del <strong>di</strong>scorso è<br />
stata rivolta ai ragazzi stranieri,<br />
che riven<strong>di</strong>cano la citta<strong>di</strong>nanza<br />
non come mon<strong>di</strong> a parte,<br />
ma come parte della nostra<br />
realtà, non solo come causa <strong>di</strong><br />
problemi, ma come risorsa per<br />
risolverli.<br />
Per finire la Preside ha ringraziato<br />
tutto lo staff che quest’estate<br />
ha lavorato alla realizza-<br />
decisivo verso una <strong>di</strong>dattica<br />
ed una progettualità scolastica<br />
<strong>di</strong> sempre più ampio<br />
respiro. Per questo risultato<br />
vogliamo ringraziare in primis<br />
gli enti locali e la<br />
Provincia <strong>di</strong> Ancona che<br />
hanno reso possibile l’accorpamento<br />
e tutto il personale<br />
della scuola, dal<br />
Direttore dei Servizi Generali<br />
e Amministrativi Dott.ssa<br />
zione <strong>di</strong> una scuola finalmente<br />
unita, con<strong>di</strong>zione in<strong>di</strong>spensabile<br />
per la crescita umana e<br />
sociale degli adolescenti.<br />
Nella prima parte della mattinata<br />
le alunne del liceo<br />
socio-psico pedagogico e delle<br />
scienze sociali hanno presentato<br />
un lavoro <strong>di</strong> ricerca sull’acqua<br />
e sulla sensibilizzazione<br />
ai problemi ambientali,<br />
lavoro che entra nell’ambito del<br />
progetto della Regione Marche<br />
“Per l’ambiente si cambia”.<br />
Durante l’incontro è intervenuto<br />
il Presidente della<br />
Provincia Enzo Giancarli che<br />
M.C. Zampetti allo staff <strong>di</strong><br />
presidenza, dal personale<br />
ATA ai collaboratori scolastici<br />
che, con grande spirito<br />
<strong>di</strong> sacrificio, hanno pre<strong>di</strong>sposto<br />
i nuovi locali scolastici<br />
al fine <strong>di</strong> garantire un<br />
regolare ed efficiente avvio<br />
<strong>di</strong> anno scolastico 2006/<strong>2007</strong>.<br />
Il Dirigente Scolastico<br />
Prof.ssa Giuliana Petta<br />
L’INAUGURAZIONE ha sottolineato i concetti, già<br />
La <strong>di</strong>rigente Giuliana Petta durante la consegna dei <strong>di</strong>plomi al teatro San Floriano nel luglio 2006.<br />
espressi dalla Preside, sull’importanza<br />
<strong>di</strong> una scuola unita,<br />
evidenziando il fatto che al centro<br />
del processo educativo ci<br />
sono gli studenti, portatori <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ritti, ai quali bisogna garantire<br />
servizi sempre migliori.<br />
Anche il Vescovo <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> Mons.<br />
Gerardo Rocconi è intervenuto<br />
evidenziando i problemi a cui<br />
vanno incontro i ragazzi che<br />
spesso non sono ascoltati dagli<br />
adulti, sottolineando l’importanza<br />
del <strong>di</strong>alogo costruttivo per<br />
la ricerca <strong>di</strong> una vita serena e<br />
votata all’ascolto del prossimo<br />
senza pregiu<strong>di</strong>zi.<br />
L’evento ha suggellato gli sforzi<br />
<strong>di</strong> rendere viva una realtà scolastica<br />
nel cuore della città, polmone<br />
<strong>di</strong> cultura e <strong>di</strong> saggezza<br />
cui si guarda con sempre maggiore<br />
attenzione in una fase storica<br />
<strong>di</strong>fficile, nella quale sembrano<br />
svanire o perdere vigore<br />
i forti valori che sono stati il<br />
baluardo della formazione <strong>di</strong><br />
molti uomini che ci hanno preceduto.<br />
Filippo Maria Triccoli, III B L.C.<br />
Giovanni Cacciani, II A L.C.<br />
Francesca Giuliani, IV L L.S.S.<br />
Giacomo Martarelli, III F L.S.S.
UN RICORDO DEL PROFESSOR AMBROSI<br />
Era andato in pensione<br />
pochi anni fa, nell’agosto<br />
2000, dopo una vita passata<br />
nella scuola e dopo<br />
che intere generazioni <strong>di</strong> liceali si<br />
erano formate, sotto la sua guida,<br />
alla dura <strong>di</strong>sciplina della grammatica:<br />
quarant’anni <strong>di</strong> insegnamento<br />
del latino e del greco nelle<br />
classi del ginnasio, durante i quali<br />
è stato un’istituzione del nostro<br />
Liceo. Ha insegnato ai padri e ai<br />
figli, spiegando loro come orientarsi<br />
tra i meandri del Rocci e in<br />
mezzo ai trabocchetti della grammatica,<br />
<strong>di</strong> cui era conoscitore<br />
esperto e sul cui stu<strong>di</strong>o minuzioso<br />
e serissimo si sono fatte le ossa<br />
decine <strong>di</strong> classi ginnasiali.<br />
Il 30 luglio 2006, all’età <strong>di</strong> 73 anni,<br />
il professor Adolfo Ambrosi è morto<br />
a <strong>Jesi</strong>, e noi vogliamo ricordarlo qui<br />
e salutare con affettuoso rispetto la<br />
sua figura <strong>di</strong> docente che per una<br />
vita ha adempiuto con competenza<br />
e puntualità al suo ruolo <strong>di</strong> formatore<br />
<strong>di</strong> tanti giovani, contribuendo<br />
a costruire quell’immagine<br />
<strong>di</strong> serietà e <strong>di</strong> affidabilità che sul<br />
Liceo Classico <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> hanno depositato<br />
gli anni della sua lunga storia<br />
e le persone che vi hanno lavorato.<br />
Non lo <strong>di</strong>ciamo per<br />
auto-incensarci - sarebbe inopportuno<br />
ed inutile - ma perché cre<strong>di</strong>amo<br />
che, nell’alternarsi delle<br />
ALBERTO BERTI IN MOSTRA AL LICEO<br />
Dall’11 al 25 novembre<br />
2006 i locali del<br />
Liceo Classico<br />
hanno ospitato una<br />
mostra <strong>di</strong> Alberto Berti, sintesi<br />
dell’opera e del percorso dell’artista<br />
nato a <strong>Jesi</strong> nel 1938 (e<br />
<strong>di</strong>plomatosi presso il nostro<br />
liceo) il cui lavoro ha varcato<br />
negli anni i confini nazionali e<br />
internazionali.<br />
“Le opere recenti che Alberto<br />
Berti espone negli ambienti del<br />
Liceo Classico Vittorio<br />
Emanuele II <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> - scrive nella<br />
presentazione della mostra il<br />
prof. Attilio Coltorti - testimoniano<br />
come la ricerca del nostro<br />
artista si sia evoluta nel corso<br />
degli anni, fino ad approdare<br />
sulle sponde dell’astrattismo.<br />
Pur tuttavia non rinunciando a<br />
quelli che possiamo considerare<br />
come i tratti più caratteristici<br />
della sua produzione: la roton-<br />
generazioni, solo la memoria <strong>di</strong><br />
ciò che siamo stati possa renderci<br />
consapevoli <strong>di</strong> ciò che siamo e darci<br />
i giusti stimoli per affrontare i <strong>di</strong>fficili<br />
impegni del futuro. È per lo<br />
stesso motivo, in fondo, che in questa<br />
scuola stu<strong>di</strong>amo i classici e la<br />
tra<strong>di</strong>zione degli antichi.<br />
Il professor Ambrosi aveva iniziato<br />
la sua carriera <strong>di</strong> docente nel<br />
1960 e quasi subito era stato incaricato<br />
dell’insegnamento delle<br />
materie letterarie presso il nostro<br />
liceo, in cui è rimasto poi come<br />
vincitore <strong>di</strong> concorso per tutto l’arco<br />
della sua vicenda professionale.<br />
Insegnava con grande competenza<br />
tutte le materie dell’ambito<br />
letterario, ma certamente ciò <strong>di</strong> cui<br />
ha lasciato il ricordo più vivo è<br />
stato l’insegnamento del latino e<br />
del greco nelle classi ginnasiali.<br />
Per anni, in questo ruolo, ha preparato<br />
i giovani usciti dalle scuole<br />
me<strong>di</strong>e ad affrontare con adeguati<br />
strumenti il complesso<br />
percorso del triennio liceale, e gli<br />
alunni della sezione B ricordano<br />
ancora la precisione e l’attenzione<br />
con cui verificava la loro preparazione<br />
grammaticale, la loro<br />
puntualità nello stu<strong>di</strong>o, la loro<br />
capacità <strong>di</strong> tradurre i testi.<br />
Ricordano le versioni greche da<br />
lui composte autonomamente e proposte<br />
per la traduzione in classe e<br />
<strong>di</strong>tà dei contorni e la pastosità<br />
del segno (Russi), accanto ad<br />
un colore oggi più che mai vivo<br />
e maturo, su cui l’artista modula<br />
liberamente i <strong>di</strong>versi soggetti<br />
prescelti. Il prodotto pittorico<br />
che ne scaturisce, sempre<br />
espressivo della natura lirica<br />
dell’artista, sia esso relativo al<br />
tema del viaggio, tema particolarmente<br />
caro a Berti (per il<br />
quale i numerosi viaggi intrapresi<br />
in ogni parte del mondo<br />
hanno rappresentato delle vere<br />
e proprie tappe formative della<br />
sua esistenza), che all’intima<br />
necessità <strong>di</strong> visualizzare coloristicamente<br />
i propri stati d’animo,<br />
risulta sublimato in una<br />
sorta <strong>di</strong> neorealismo magico e<br />
trasognante. Che in una situazione<br />
compositiva oscillante tra<br />
vaghezza indefinita dell’insieme<br />
e rappresentazione ravvicinata<br />
<strong>di</strong> soggetti tipici (fiori, natu-<br />
a casa, i sussi<strong>di</strong> <strong>di</strong>dattici che <strong>di</strong>stribuiva<br />
loro perché li stu<strong>di</strong>assero,<br />
tra cui quei gran<strong>di</strong> fogli formato A3<br />
- poi passati alla storia, nell’espressivo<br />
linguaggio studentesco,<br />
col significativo soprannome <strong>di</strong><br />
“lenzuola” - su cui annotava<br />
manualmente con esattezza le casistiche<br />
più minute della morfologia<br />
e della sintassi. Un insegnamento<br />
rigoroso e indubbiamente anche<br />
esigente e severo, ma nella migliore<br />
delle accezioni <strong>di</strong> questa parola,<br />
che applicata a un docente sappiamo<br />
essere, spesso, un<br />
complimento. I suoi alunni, che<br />
pure tanta fatica avevano fatto sulle<br />
sudate carte ginnasiali, hanno sempre<br />
poi detto <strong>di</strong> aver “vissuto <strong>di</strong><br />
ren<strong>di</strong>ta”, una volta passati al liceo.<br />
Chi scrive ha del professor Ambrosi<br />
un ricordo da collega, non avendo<br />
avuto modo <strong>di</strong> conoscerlo come<br />
proprio insegnante. Un ricordo in<br />
cui emergono con vivezza sia le<br />
molte occasioni <strong>di</strong> confronto in<br />
sala professori, le osservazioni<br />
acute e penetranti, l’ironia, sia la<br />
grande capacità che aveva <strong>di</strong><br />
inquadrare con efficacia il profilo<br />
degli alunni. I <strong>di</strong>vertenti e istruttivi<br />
aneddoti sulla scuola <strong>di</strong> un<br />
tempo, <strong>di</strong> cui era stato testimone ed<br />
attore (ricordo in particolare lo<br />
spaventevole titolo in latino del<br />
tema <strong>di</strong> un concorso d’altri tempi<br />
re morte ecc.), è la valenza stilistica,<br />
ora profondamente decorativa<br />
ora poeticamente visio-<br />
che raccontò aver avuto modo <strong>di</strong><br />
svolgere: “Quid Dantes de Statio<br />
sentiat”). Prezioso nell’in<strong>di</strong>care<br />
stu<strong>di</strong> su cui aggiornarsi e nel prestare<br />
saggi e volumi, in particolare<br />
testi fondamentali italiani e stranieri<br />
non più in commercio, che<br />
metteva a <strong>di</strong>sposizione con generosità,<br />
era una figura <strong>di</strong> riferimento<br />
per alunni e colleghi, e la città stessa<br />
in lui riconosceva una delle figure<br />
più note del Classico <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>.<br />
Un docente che alla scuola ha de<strong>di</strong>cato<br />
tutta la vita, svolgendo esemplarmente<br />
e ammirevolmente il suo<br />
lavoro attraverso un lungo periodo<br />
<strong>di</strong> tempo in cui questa istituzione<br />
è cambiata profondamente<br />
nelle strutture, nei rapporti, nel<br />
sentire delle persone; e in cui anche<br />
il nostro liceo è cambiato, si è<br />
ingran<strong>di</strong>to, si è attrezzato per essere<br />
al passo coi tempi e per rimanere<br />
un’istituzione importante nella<br />
vita della città. Ma se cambiano i<br />
tempi e le persone - non solo gli<br />
alunni, ma anche i professori e<br />
tutto il personale che porta il suo<br />
contributo alla costruzione <strong>di</strong> una<br />
scuola - solo il ricordo del percorso<br />
che si è fatto insieme può<br />
rendere consapevoli <strong>di</strong> ciò <strong>di</strong> cui si<br />
fa parte e capaci <strong>di</strong> svolgere con<br />
entusiasmo e impegno il proprio<br />
compito. Grazie, professor Ambrosi.<br />
(P. Z.)<br />
naria, a costituire il denominatore<br />
comune <strong>di</strong> tutta la sua produzione<br />
artistica”.<br />
3<br />
<strong>2007</strong>
4<br />
<strong>2007</strong><br />
L’ORESTEA NEL III MILLENNIO<br />
Il rapporto madre-figlio,<br />
all’apparenza così elementare<br />
e quoti<strong>di</strong>ano, portatore<br />
invero <strong>di</strong> una memoria<br />
ancestrale che riconduce ogni<br />
uomo alla sua origine.<br />
Dietro la figura materna è<br />
celato il lontano passato <strong>di</strong><br />
una mentalità arcaica che nel<br />
correre inesorabile del tempo<br />
ha evoluto la propria gerarchia<br />
da madre a padre, da clan<br />
a società.<br />
Nel nucleo familiare e nei<br />
conflitti che lo attanagliano è<br />
riposta la storia della civilizzazione<br />
, ma, per ben comprendere<br />
questo, è necessaria<br />
una prima analisi dei componenti<br />
<strong>di</strong> tale nucleo e della<br />
proiezione che ciascuno <strong>di</strong><br />
questi ha nel sistema sociale<br />
ed umano.<br />
Madre, Padre, figli.<br />
Madre: il doppio ruolo<br />
come dea della creazione e<br />
della <strong>di</strong>struzione.<br />
Quella terra <strong>di</strong> cui è fatto<br />
l’uomo, il grembo da cui<br />
nascono tutti gli alberi e le<br />
erbe, è il luogo in cui torna il<br />
corpo, il grembo della madreterra<br />
<strong>di</strong>venta la tomba.<br />
Madre emblema del ciclo<br />
vitale e delle limitazioni che<br />
ne derivano: nascita, vita,<br />
morte come prima essenza<br />
dell’essere.<br />
Padre: il ruolo <strong>di</strong> civilizzazione,<br />
portatore <strong>di</strong> giustizia<br />
e valori istituiti dall’uomo,<br />
il <strong>di</strong>stacco dalla<br />
con<strong>di</strong>zione istintiva e primor<strong>di</strong>ale<br />
dell’essere.<br />
Padre emblema dell’artificiosa<br />
evoluzione dell’uomo<br />
da animale a citta<strong>di</strong>no per<br />
sfuggire, seppure in modo illusorio,<br />
a quel ciclo vitale <strong>di</strong> cui<br />
fa parte.<br />
Figli: il futuro della società,<br />
la potenza non ancora in atto.<br />
Ere<strong>di</strong> della con<strong>di</strong>zione<br />
umana materna e dei valori<br />
sociali paterni, assorbono la<br />
storia dell’uomo e la proiet-<br />
Oreste uccide la madre Clitennestra ed Egisto<br />
teranno nella società che<br />
saranno tenuti a far evolvere.<br />
Figlio: emblema della speranza<br />
e della sete <strong>di</strong> progresso<br />
che inducono alla sopravvivenza.<br />
In questa visione sociale<br />
della famiglia ben si coniugano<br />
la tesi <strong>di</strong> Fromm secondo<br />
cui “Il rapporto tra madre<br />
e figlio è paradossale e per<br />
un senso tragico. Richiede il<br />
più intenso amore da parte<br />
della madre, e tuttavia questo<br />
stesso amore deve aiutare il<br />
figlio a staccarsi dalla madre<br />
e a <strong>di</strong>ventare in<strong>di</strong>pendente” e<br />
quella <strong>di</strong> Quilici secondo cui<br />
“Tutte le ricerche mettono in<br />
luce la fondamentale rilevanza<br />
della figura paterna ai fini<br />
<strong>di</strong> una equilibrata personalità<br />
e <strong>di</strong> un corretto comportamento<br />
sociale”.<br />
I caratteri <strong>di</strong> questo conflitto<br />
madre-padre sono estrapolabili<br />
dalla trilogia eschilea<br />
dell’“Orestea”: Oreste -<br />
figlio <strong>di</strong> Agamennone e<br />
Clitemestra - venuto a conoscenza<br />
dell’omici<strong>di</strong>o del padre<br />
per mano materna, brama vendetta,<br />
arrivando ad uccidere la<br />
madre, seppur vacillando<br />
davanti alle suppliche della<br />
donna: “Fermati, figlio; abbi<br />
rispetto, creatura, <strong>di</strong> questo<br />
seno, sul quale tante volte tu,<br />
addormentandoti, con le gengive<br />
hai succhiato il latte, la<br />
tua vita!”.<br />
Oreste, figlio e futuro della<br />
società, uccide l’istinto materno<br />
che cerca <strong>di</strong> affermarsi<br />
sulla complessa struttura<br />
sociale incarnata nella figura<br />
paterna.<br />
Oreste vacilla <strong>di</strong> fronte alla<br />
sua istintività, ma la annienta<br />
poi in nome <strong>di</strong> quella giustizia<br />
dettata dal vivere sociale.<br />
Questo mondo tribale -<br />
macchiato <strong>di</strong> sangue - è quel<br />
mondo che persiste nell’ottica<br />
del clan, e quale esempio<br />
nei nostri giorni può essere<br />
più valido se non la mafia?<br />
Come scrive Emma Donti<br />
nella sua opera teatrale ‘Cani<br />
<strong>di</strong> bancata’: “La mafia è una<br />
femmina-cagna che mostra i<br />
denti prima <strong>di</strong> aprire le cosce.<br />
èè a capo <strong>di</strong> un branco <strong>di</strong> figli<br />
che, sco<strong>di</strong>nzolanti, si mettono<br />
in fila per baciarla…<br />
La cagna dà ai suoi figli il<br />
permesso <strong>di</strong> entrare: “nel<br />
nome del Padre, del Figlio e<br />
della Madre e dello Spirito<br />
Santo„.<br />
Il mafioso risorge e riceve<br />
dalla Madre la bene<strong>di</strong>zione.<br />
I fratelli lo abbracciano e<br />
comandano il giuramento:<br />
“Entro col sangue ed uscirò<br />
col sangue. Il patto si stringe.”<br />
Questo è infatti l’organizzazione<br />
mafiosa, una<br />
deficienza (dal latino ‘deficio’:<br />
manco, sono carente <strong>di</strong><br />
qualcosa).<br />
È l’umano istinto che non<br />
si è evoluto in civilizzazione.<br />
È il ritenere debolezza e<br />
viltà il ricorrere alla giustizia<br />
ufficiale.<br />
È la Madre che male ha<br />
saputo coniugarsi al Padre.<br />
Il mafioso è quin<strong>di</strong> il<br />
maggior portavoce <strong>di</strong> quel<br />
mondo a noi apparentemente<br />
così lontano: dal principio<br />
che ‘chi sa farsi rispettare’<br />
deve affidarsi alla<br />
giustizia delle sue mani per<br />
compiere la vendetta, deriva<br />
“l’omertà”, la regola cioè per<br />
cui è <strong>di</strong>sonorevole dare informazioni<br />
alla giustizia per<br />
quei reati che l’opinione<br />
mafiosa crede si debbano<br />
liquidare tra offeso e offensore,<br />
secondo una legge <strong>di</strong><br />
natura per lo più riscontrabile<br />
nel mondo animale anziché<br />
nel complesso sistema sociale<br />
umano.<br />
La domanda da porsi è<br />
allora questa: come supplire<br />
a questa deficienza quale la<br />
mafia è?<br />
Dal patrimonio letterario<br />
greco ci perviene la realtà <strong>di</strong><br />
questa con<strong>di</strong>zione umana che<br />
abolisce il clan in nome <strong>di</strong><br />
una nuova organizzazione<br />
più civile e costruttiva.<br />
Gli antichi ci insegnano,<br />
e all’alba del III millennio<br />
sta a noi, ere<strong>di</strong> <strong>di</strong> questa<br />
verità assoluta, coltivarla e<br />
preservarla, non prestando<br />
attenzione all’uomo-animale<br />
che tenta <strong>di</strong> ancorarsi a<br />
una tribalità ormai volta<br />
all’estinzione.<br />
Riccardo Giustini, II B L.C.
L’ETICA ’ETICA SPORTIVA<br />
SPORTIV<br />
Lo sport, come altre realtà<br />
della nostra vita, svolge un<br />
ruolo, più o meno importante,<br />
all’interno <strong>di</strong> essa. E <strong>di</strong> sport,<br />
ma non solo, abbiamo parlato con<br />
due ragazzi della nostra scuola:<br />
due ragazzi che, <strong>di</strong> questo, hanno<br />
fatto una vera passione. Cristina<br />
Lenardon, 18 anni, nazionale <strong>di</strong><br />
pallamano, e Andrea Petrignani,<br />
14 anni, schermitore, campione<br />
interregionale <strong>di</strong> fioretto.<br />
Quanto tempo de<strong>di</strong>cate allo sport?<br />
Cristina: Mi alleno quattro, cinque<br />
volte alla settimana: l’allenamento,<br />
<strong>di</strong> solito, dura un’ora, un’ora e<br />
mezza, poi, tra la doccia e tutto il<br />
resto, non sono a casa prima <strong>di</strong> un’altra<br />
mezz’ora. Il fine settimana ho la<br />
partita a casa o in trasferta.<br />
Andrea: Mi alleno cinque volte<br />
alla settimana, solitamente dalle<br />
17 alle 20.30».<br />
Quando avete iniziato a praticare<br />
il vostro sport?<br />
Cristina: In quinta elementare, con<br />
l’avviamento allo sport tenuto dalla<br />
mia società. Poi alle me<strong>di</strong>e ho iniziato<br />
a giocare nei campionati giovanili,<br />
e dal primo superiore in A 2.<br />
Andrea: Quando avevo cinque<br />
anni, anch’io con l’avviamento allo<br />
sport; poi, dai sei, sette anni ho<br />
cominciato a gareggiare.<br />
La vostra famiglia vi ha sempre<br />
sostenuto nel vostro impegno sportivo?<br />
Andrea: Sì, anche perché la mia è<br />
una famiglia <strong>di</strong> sportivi. Mia madre<br />
è un ex-schermitrice ed ha partecipato<br />
ai mon<strong>di</strong>ali; mio padre è un<br />
ex-arbitro ed ha <strong>di</strong>retto alle olimpia<strong>di</strong>.<br />
Cristina: Si, i miei genitori, in particolare<br />
mio padre, mi hanno sempre<br />
sostenuta: accompagnandomi<br />
alle partite ed aiutandomi a far<br />
conviver lo stu<strong>di</strong>o con lo sport.<br />
Avete dei personaggi, dei punti <strong>di</strong><br />
riferimento in ambito sportivo?<br />
Andrea: Nella scherma ho sempre<br />
ammirato Giovanna Trillini e Paolo<br />
Milanoli, e poi altri schermitori a<br />
livello nazionale e mon<strong>di</strong>ale.<br />
Cristina: I miei punti <strong>di</strong> riferimento<br />
sono le ragazze che ho incontrato<br />
nel mio percorso sportivo: quando<br />
ho iniziato a giocare in A2 avevo<br />
quattor<strong>di</strong>ci anni, mentre la maggior<br />
parte delle mie compagne <strong>di</strong> squadra<br />
ne avevano ventisei, ventotto;<br />
INTERVISTA DOPPIA<br />
il mio rapporto con loro è stato<br />
abbastanza formale, ma ho imparato<br />
lo stesso molto da loro. In particolare<br />
c’è una ragazza tra quelle,<br />
che ora ha una famiglia e dei<br />
figli, e continua a giocare ad altissimi<br />
livelli - è veramente un grande<br />
stimolo!<br />
Qual’è stato il momento più bello<br />
della vostra carriera sportiva?<br />
Andrea: Senza dubbio il 20 maggio<br />
2005, quando sono riuscito ad<br />
arrivare, inaspettatamente, alle<br />
finali dei campionati italiani <strong>di</strong><br />
spada. È stata una vera sorpresa,<br />
visto che la mia arma preferita è il<br />
fioretto. Tutto merito dei miei maestri<br />
che mi hanno spinto a provarci.<br />
Cristina: Quest’anno a giugno,<br />
quando la mia squadra ha raggiunto<br />
la finale dei campionati under 17.<br />
È stata la mia seconda finale - davvero<br />
una bella emozione!<br />
Negli ultimi anni si sono verificati<br />
<strong>di</strong> frequente episo<strong>di</strong> in cui sportivi,<br />
anche famosi, facevano uso<br />
<strong>di</strong> sostanze dopanti per migliorare<br />
le loro prestazioni, cosa ne pensate?<br />
Cristina: Nella mia realtà, non ho<br />
mai notato comportamenti del<br />
genere. Sicuramente la pallamano<br />
è meno toccata da queste vicende<br />
rispetto ad altri sport più visibili;<br />
comunque la mia idea è che, chi fa<br />
uso <strong>di</strong> queste sostanze, svilisce lo<br />
spirito dello sport: cioè quello <strong>di</strong><br />
gareggiare per la sod<strong>di</strong>sfazione<br />
personale e non per raggiungere,<br />
a tutti i costi, quel dato risultato.<br />
Tra l’altro, in questo modo, si sminuisce<br />
il lavoro <strong>di</strong> chi ha sudato per<br />
raggiungere certi obbiettivi.<br />
Andrea: Sono pienamente d’accordo.<br />
Ritenete che la scuola <strong>di</strong>a abba-<br />
stanza attenzione al ruolo dello<br />
sport?<br />
Andrea: No, certo i professori<br />
hanno ragione a <strong>di</strong>re che prima <strong>di</strong><br />
tutto viene lo stu<strong>di</strong>o, ma quando ci<br />
sono ragazzi che fanno dello sport<br />
un vera passione, impegnando<br />
buona parte del loro tempo negli<br />
allenamenti, credo che dovrebbero<br />
esseri più flessibili nei loro<br />
riguar<strong>di</strong>.<br />
Cristina: Per me in genere lo sport<br />
a scuola non viene valorizzato<br />
come si dovrebbe: ci sono pochi<br />
progetti, giusto la corsa campestre<br />
<strong>di</strong> fine anno e poco più. Anche se<br />
non sono d’accordo con Andrea,<br />
quando parla <strong>di</strong> poca flessibilità<br />
da parte dei professori nelle scuole:<br />
personalmente sono sempre riuscita<br />
a conciliare lo stu<strong>di</strong>o con lo<br />
sport, anche se a volte, è vero, con<br />
qualche <strong>di</strong>fficoltà.<br />
Secondo la vostra esperienza personale,<br />
trovate delle <strong>di</strong>fferenze tra<br />
la figura del professore e quella<br />
dell’allenatore?<br />
Andrea: Non molte, a parte le<br />
dovute <strong>di</strong>sparità tra il mondo sportivo<br />
e quello scolastico, credo che<br />
le finalità del professore e dell’allenatore<br />
siano simili: trasmetterci<br />
senso <strong>di</strong> responsabilità e rispetto.<br />
Cristina: Anch’io penso che le<br />
finalità siano le stesse. Differenze<br />
ne vedo più sul comportamento<br />
del ragazzo nei confronti dell’una<br />
e dell’altra figura: all’allenatore, <strong>di</strong><br />
solito, si presta più attenzione, perché<br />
si è sempre interessati a quello<br />
<strong>di</strong> cui parla; questo a volte non<br />
succede a scuola, che è vista, spesso,<br />
come un’imposizione.<br />
In generale, vi sentite più appagati<br />
dal vostro percorso scolastico<br />
o sportivo?<br />
Cristina: Dal mio percorso scola-<br />
stico. Sono, comunque, due forme<br />
<strong>di</strong> appagamento <strong>di</strong>verse: lo sport ti<br />
offre una sod<strong>di</strong>sfazione più imme<strong>di</strong>ata<br />
e legata a quella data prestazione,<br />
mentre con lo stu<strong>di</strong>o i risultati<br />
si vedono con il tempo.<br />
Andrea: Dal mio percorso sportivo.<br />
Sarà perché non mi piace molto<br />
stu<strong>di</strong>are, ma <strong>di</strong> certo, mi sento più<br />
appagato da una bella gara, che, per<br />
esempio, da una buona interrogazione.<br />
Quin<strong>di</strong>, in un’ipotetica scala <strong>di</strong><br />
priorità, come collochereste lo<br />
‘sport’, la ‘scuola’, gli ‘amici’?<br />
Cristina: Bella domanda, sono tutte<br />
cose importanti nella mia vita.<br />
Comunque, metto prima la ‘scuola’,<br />
poi lo ‘sport’ e gli ‘amici’.<br />
Andrea: ‘Sport’, ‘scuola’e ‘amici’.<br />
Perché?<br />
Cristina: Perché se penso al mio<br />
futuro, ritengo che la scuola è la<br />
cosa che mi potrà offrire più possibilità<br />
<strong>di</strong> realizzarmi. Lo sport mi<br />
piace, ma non credo <strong>di</strong> riuscire ad<br />
impostarci la mia vita. Gli amici li<br />
ho messi per ultimi, non perché<br />
non siano importanti, ma perché ho<br />
poco tempo da de<strong>di</strong>cargli.<br />
Andrea: Prima lo sport, perché<br />
trovo sia molto stimolante; certo<br />
più della scuola, anche se, ha ragione<br />
Cristina, quando <strong>di</strong>ce che questa<br />
ti apre molte prospettive per il<br />
futuro. Gli amici per ultimi, perché<br />
anch’io ho poco tempo, e tranne il<br />
fine settimana esco poco con loro.<br />
Quali sono i vostri obbiettivi, scolastici<br />
e sportivi, per il futuro?<br />
Andrea: Per la scuola, avere buoni<br />
voti ed arrivare alla maturità senza<br />
essere bocciato. Riguardo allo<br />
sport, quando avrò 16 o 17 anni,<br />
riuscire ad entrare nelle forze dell’or<strong>di</strong>ne,<br />
che mettono a <strong>di</strong>sposizione<br />
dei migliori ragazzi uno stipen<strong>di</strong>o,<br />
buoni impianti sportivi per<br />
allenarsi e la possibilità <strong>di</strong> entrare<br />
nel mondo dello sport professionistico.<br />
Cristina: Dopo la maturità, vorrei<br />
fare architettura; ho in mente anche<br />
un progetto con la nazionale <strong>di</strong><br />
pallamano, <strong>di</strong> cui, però, non parlo<br />
per scaramanzia. Comunque, vor-<br />
rei che prospettive scolastiche e<br />
sportive continuassero a coesistere,<br />
riuscendo a prendere una borsa<br />
<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o con cui pagarmi l’uni-<br />
versità e gli allenamenti.<br />
Alessandro Mancia, III B L.C.<br />
L ’etica sportiva<br />
5<br />
<strong>2007</strong>
L ’etica sportiva<br />
6<br />
<strong>2007</strong><br />
L’ETICA ’ETICA SPORTIVA<br />
SPORTIV<br />
DI CHEciali SPORT <strong>di</strong> una società che STIAMO tende meto<strong>di</strong> che falsano PARLANDO?<br />
le reali<br />
È<br />
ad<br />
affrontano i corridori<br />
più veloci, là<br />
che si giu<strong>di</strong>cano la forza, il<br />
valore, la resistenza alle fatiche”<br />
(Pindaro, Olimpica I).<br />
Sport ed etica, due concetti<br />
che ci giungono dal passato<br />
legati in<strong>di</strong>ssolubilmente nell’immagine<br />
fulgida del campione<br />
che vince, ma che lo fa<br />
nel pieno rispetto delle regole<br />
e degli avversari, che matura<br />
la vittoria in un impegno<br />
costante fatto <strong>di</strong> regole e<br />
<strong>di</strong>sciplina, che sa plasmare il<br />
suo corpo e il suo spirito al<br />
gesto imposto dal suo cimento,<br />
che a volte perde ma sa<br />
trovare anche nella sconfitta<br />
nuovi stimoli ed insegnamenti,<br />
sempre teso alla ricerca<br />
affannosa del limite e della<br />
perfezione del suo gesto.<br />
Oggi, è ancora così? Certo<br />
anche il mondo dello sport si<br />
è dovuto piegare a quelli che<br />
sono gli interessi commer-<br />
Olimpia, che si<br />
Morale, etica, lealtà,<br />
scorrettezza… li<br />
ritroviamo in tutto,<br />
in ogni ambito, in<br />
ogni scelta e sono sempre oggetto<br />
<strong>di</strong> riflessione, <strong>di</strong> <strong>di</strong>sappunto,<br />
a qualunque contesto si voglia<br />
fare riferimento. Limitiamoci<br />
ora ad aprire una semplice parentesi<br />
sull’etica sportiva. Per modo<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>re, perché poi la parentesi<br />
è tutt’altro che semplice.<br />
Per evidenziare la straor<strong>di</strong>naria<br />
evoluzione e il cammino fatto<br />
faremo anche qualche confronto<br />
con il passato.<br />
La società che senza ombra <strong>di</strong><br />
dubbio si è maggiormente avvicinata<br />
al nostro ideale <strong>di</strong> sport è<br />
la Grecia classica, che ha dato<br />
enorme rilevanza ai Giochi<br />
Olimpici, giochi animati da un<br />
grande spirito religioso: sacra<br />
era l’occasione per i festeggiamenti<br />
del Dio, sacro era il luogo<br />
presso il quale si svolgevano le<br />
gare, sacro il rituale al quale si<br />
DI CHE SPORT STIAMO PARLANDO?<br />
al raggiungimento del benessere<br />
economico.<br />
In molte <strong>di</strong>scipline sportive,<br />
specie le più “visibili” per i<br />
me<strong>di</strong>a, gli atleti sono guidati<br />
dalle scelte degli sponsor,<br />
legati alle società da stipen<strong>di</strong><br />
da favola che spesso non<br />
rispettano il reale valore .<br />
Sono veri e propri “personaggi”,<br />
conosciuti ed idolatrati,<br />
famosi come gli antichi<br />
corridori <strong>di</strong> Olimpia, ma questa<br />
gloria spesso è costruita a<br />
scapito del mantenimento<br />
dell’integrità etica.<br />
Gli sponsor pagano per i<br />
risultati, le società più hanno<br />
successo più riescono ad<br />
accumulare introiti, il “<strong>di</strong>o<br />
denaro” manovra a piacimento<br />
gare, tornei e campionati,<br />
molti atleti, troppi purtroppo,<br />
finalizzano tutto al<br />
guadagno che deriverà dalla<br />
loro performance anche se<br />
per ottenerla utilizzeranno<br />
DAI GRECI AD OGGI<br />
sottoponeva<br />
l’atleta per<br />
essere ammesso ai giochi.<br />
Ritenuta sacra, infine,<br />
l’origine stessa della<br />
festa.<br />
Si ripetevano ogni<br />
quattro anni, per<br />
una durata <strong>di</strong><br />
cinque giorni e<br />
le specialità<br />
che venivano<br />
praticate erano<br />
gare <strong>di</strong> corsa, lancio<br />
del <strong>di</strong>sco, lancio<br />
del giavellotto, lotta,<br />
salto in lungo, pancrazio,<br />
pugilato, corsa<br />
con i carri e infine<br />
la corsa<br />
con i cavalli.<br />
Fattaci<br />
ora un’idea<br />
(un po’<br />
vaga) <strong>di</strong><br />
come si<br />
capacità fisiche.<br />
Non conta l’uomo, conta il<br />
risultato, il risultato ad ogni<br />
costo.<br />
Non credo che questo non<br />
lasci comunque neppure una<br />
lieve macchia nelle coscienze,<br />
ci si vanta del risultato<br />
ottenuto mascherandosi <strong>di</strong>etro<br />
un palliativo “tanto fanno<br />
tutti così; se voglio emergere,<br />
devo adeguarmi!”<br />
Come gli antichi atleti, essi<br />
sono presi ad esempio dalla<br />
massa sconosciuta; ma è forse<br />
questo il modello da perseguire?<br />
Per fortuna non tutto il mondo<br />
dello sport è così e, guarda<br />
caso, dove ancora esiste il<br />
rapporto etica-sport è proprio<br />
nelle <strong>di</strong>scipline meno conosciute,<br />
quelle in cui gira meno<br />
denaro, quelle che vengono<br />
alla ribalta, se va bene, solo<br />
ogni quattro anni, in occasione<br />
<strong>di</strong> una <strong>di</strong>retta televisi-<br />
svolgevano<br />
questi<br />
Giochi<br />
Olimpici,<br />
concentriamoci<br />
sulla figura<br />
dell’atleta.<br />
Possiamo<br />
constatare oggi<br />
come il campione<br />
sportivo sia designato<br />
come modello<br />
e messo sopra un<br />
pie<strong>di</strong>stallo, ma nulla è<br />
a confronto della gloria<br />
e del clamore <strong>di</strong><br />
cui veniva<br />
investito un<br />
campione a<br />
va o <strong>di</strong> un successo ai Giochi<br />
Olimpici.<br />
Sport nei quali il raggiungimento<br />
<strong>di</strong> un obbiettivo è<br />
ancora frutto <strong>di</strong> sacrifici, <strong>di</strong><br />
rinunce, <strong>di</strong> duri allenamenti,<br />
spesso rubando spazio alla<br />
scuola, al lavoro, alla famiglia,<br />
perché <strong>di</strong> questi sport<br />
non si vive materialmente<br />
parlando, ma si trae da essi,<br />
proprio perché praticati con<br />
sacrificio, una grande ricchezza<br />
morale.<br />
Il gesto atletico è puro, la<br />
competizione è leale, il legame<br />
tra gli atleti è onesto,<br />
basato sì sulla voglia <strong>di</strong> emergere<br />
ma anche sul rispetto<br />
reciproco.<br />
Sport come scuola <strong>di</strong> vita, ma<br />
una vita fatta <strong>di</strong> valori, <strong>di</strong> educazione<br />
e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplina, enfatizzando<br />
sempre l’uomo nella<br />
sua integrità fisico - morale<br />
e non il risultato in assoluto.<br />
Cristina Lenardon, III B L.C.<br />
quei tempi; nei poemi dello stesso<br />
Omero vengono ampiamente<br />
narrate gare in cui il successo<br />
<strong>di</strong> un partecipante aveva la<br />
stessa rilevanza <strong>di</strong> un trionfo<br />
riportato da un eroe in battaglia.<br />
Dietro l’audacia e l’incre<strong>di</strong>bile<br />
voglia <strong>di</strong> prevalere su tutti non<br />
si celava però un fine materiale:<br />
ad ogni vittoria riportata non<br />
corrispondeva un compenso in<br />
denaro: la vittoria era prettamente<br />
morale, un guadagno che<br />
andava ad arricchire il valore<br />
interiore e faceva <strong>di</strong> un uomo<br />
oggetto <strong>di</strong> ammirazione pubblica.<br />
Il premio totalmente simbolico<br />
era un ramo d’alloro o <strong>di</strong><br />
pino, eguagliabile alle medaglie<br />
in metallo date ora, riconoscimento<br />
eterno <strong>di</strong> un qualcosa <strong>di</strong><br />
grande; anche se, ad onor del<br />
vero, il personaggio in questione,<br />
una volta tornato nella propria<br />
città, riceveva oltre alla tanta<br />
anelata fama, vantaggi concreti<br />
come premi in denaro, vitalizi,
L’ETICA ’ETICA SPORTIVA<br />
SPORTIV<br />
importanti cariche pubbliche.<br />
Precisiamo quin<strong>di</strong> che il buon<br />
esito della gara, come d’altronde<br />
ogni cosa a buon esito, aveva<br />
un suo profitto anche concreto,<br />
una como<strong>di</strong>tà indubbiamente<br />
non trascurabile ma totalmente<br />
in secondo piano.<br />
Non è azzardato <strong>di</strong>re che lo sportivo<br />
dell’età moderna gareggi <strong>di</strong><br />
certo per passione e per talento,<br />
ma sospinto in gran parte dal<br />
desiderio <strong>di</strong> arricchirsi e <strong>di</strong> raggiungere<br />
un ambita notorietà,<br />
mentre non è altrettanto esagerato<br />
<strong>di</strong>re che lo sportivo dell’antica<br />
Grecia partecipasse ad<br />
ogni competizione allettato,<br />
prima <strong>di</strong> ogni altra cosa, dalla<br />
voglia <strong>di</strong> completarsi come persona.<br />
Non è mio intento però, quello<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>pingere gli atleti attuali<br />
come fredde macchine che usufruiscono<br />
delle loro doti al solo<br />
fine <strong>di</strong> guadagnare ed avere prestigio,<br />
ma sicuramente i loro<br />
propositi sono alquanto <strong>di</strong>fferenti<br />
rispetto a quelli degli atleti<br />
del passato; risultare vincitori,<br />
riferendoci a questi ultimi,<br />
significava incarnare l’emblema<br />
dell’ uomo ideale, aver raggiunto<br />
la completezza e l’assolutezza<br />
in quanto essere umano,<br />
la rappresentazione concreta <strong>di</strong><br />
un in<strong>di</strong>viduo kalòs kai agathòs.<br />
Oltre a questo, c’è da <strong>di</strong>re che lo<br />
sport costituì un fattore <strong>di</strong> primaria<br />
importanza nella vita politica<br />
greca in tutte le fasi della sua<br />
storia, esercitando sulla società<br />
un grande impatto; i politici ne<br />
erano consapevoli e cercavano <strong>di</strong><br />
sfruttare il suo grande potenziale<br />
propagan<strong>di</strong>stico. Gli stessi<br />
epinici che venivano commissionati<br />
a poeti come<br />
Simonide, Bacchilide e Pindaro<br />
dagli atleti, possono essere letti<br />
anche come strumenti <strong>di</strong> propaganda.<br />
Si può <strong>di</strong>re che lo stesso insegnamento<br />
morale derivi dal<br />
modo <strong>di</strong> porsi verso le<br />
Olimpia<strong>di</strong>, a cui si era educati:<br />
la sola regola, mai violata, <strong>di</strong><br />
sospendere ogni guerra, ogni<br />
battaglia, non importa <strong>di</strong> che<br />
genere o rilievo, bastava ad<br />
impartire a tutti coloro che assistevano,<br />
la devozione e l’asso-<br />
luto rispetto per una manifestazione<br />
<strong>di</strong> tale tipo, la comprensione<br />
che in quel momento nulla<br />
poteva precedere ed esigere più<br />
attenzione della gara in svolgi-<br />
mento.<br />
Ma, alla fine dei giochi, dopo<br />
tanto <strong>di</strong>lungarsi su valori, obbiettivi<br />
mancati, guadagni e potere,<br />
forse il vero significato della<br />
parola etica va colto nel messaggio<br />
che una manifestazione<br />
sportiva è in grado <strong>di</strong> inviare al<br />
proprio pubblico: se, quin<strong>di</strong>, il<br />
messaggio in questione porta<br />
tanti tifosi alla violenza, agli<br />
insulti e a commettere danni a<br />
volte irreparabili, allora può solo<br />
voler <strong>di</strong>re che il motivo dell’istituzione<br />
della gara non è stato<br />
poi tanto chiaro e che il suo valore<br />
morale non sia stato proprio<br />
recepito.<br />
Ciò su cui occorre riflettere è a<br />
mio parere la negativa trasformazione<br />
che l’atteggiamento<br />
degli spettatori ha subito negli<br />
anni: sono nati tanti altri generi<br />
<strong>di</strong> sport, le continue innovazio-<br />
ni hanno agevolato in ogni modo<br />
l’uomo nella visione <strong>di</strong> qualsiasi<br />
competizione, queste ultime si<br />
sono arricchite e sono <strong>di</strong>venute<br />
più interessanti: e allora perché<br />
la maggior parte dei tifosi, <strong>di</strong><br />
tutto il bello che ha il privilegio<br />
<strong>di</strong> vedere, spesso vede unicamente<br />
l’agonismo, la competitività<br />
e li trasferisce su <strong>di</strong> sé<br />
come arma <strong>di</strong> contesa, <strong>di</strong>scussione<br />
contro altri? Perché, anni<br />
ad<strong>di</strong>etro, la gente percepiva l’intoccabilità<br />
<strong>di</strong> questi eventi e ne<br />
faceva motivo <strong>di</strong> unione, unione<br />
sostenuta dalle solide basi <strong>di</strong><br />
una passione reciproca e invece<br />
adesso, che materialmente abbiamo<br />
molto più <strong>di</strong> prima, questa<br />
intoccabilità non la sentiamo<br />
proprio ed ogni spunto è buono<br />
per farci la “guerra” tra noi?<br />
È troppo facile, però, puntare il<br />
<strong>di</strong>to solo sull’essere umano che<br />
<strong>di</strong> per sé non riesce più a cogliere<br />
i valori dello sport: perché<br />
non è un crimine, credo, perdere<br />
ogni sentimento <strong>di</strong> nobiltà nei<br />
confronti <strong>di</strong> questo mondo nel<br />
momento in cui si viene a conoscenza<br />
(come se ne sta venendo<br />
a conoscenza in questi anni) <strong>di</strong><br />
tutte le falsità, le bugie passate<br />
per vere, le ipocrisie e i doppiogiochismi<br />
che vengono alla luce.<br />
È vero, spesso il tifoso assume<br />
comportamenti vergognosi, esasperando<br />
situazioni che dovrebbero<br />
rimanere tranquillamente<br />
nella norma, ma ugualmente<br />
vero è sostenere che spesso il<br />
tifoso ha sotto gli occhi questi<br />
illustri esempi proprio nel campo<br />
da gioco, nella televisione, ecc.<br />
Lo sport che ve<strong>di</strong>amo oggi è<br />
spesso inquinato, la gente se ne<br />
accorge, e molti rispondono <strong>di</strong><br />
conseguenza: lo stesso fatto <strong>di</strong><br />
veder <strong>di</strong> continuo spuntar fuori<br />
atleti dopati, è alquanto sconcertante.<br />
Per chiunque non<br />
sapesse <strong>di</strong> preciso (oramai è piuttosto<br />
improbabile) cosa sia il<br />
doping, rispondo che è l’uso <strong>di</strong><br />
sostanze che consentono <strong>di</strong><br />
migliorare artificialmente,<br />
soprattutto scorrettamente, le<br />
prestazioni dell’atleta.<br />
Cosa che non va unicamente<br />
contro l’etica sportiva, ma<br />
anche contro quella della<br />
scienza me<strong>di</strong>ca; fenomeno<br />
ormai <strong>di</strong> grande <strong>di</strong>ffusione,<br />
che purtroppo non ha invaso<br />
solamente l’ambito professionistico,<br />
ma anche quello <strong>di</strong>lettantistico<br />
e perfino amatoriale.<br />
Nonostante ora sia <strong>di</strong>venuto<br />
un reato, quin<strong>di</strong> una colpa più<br />
facilmente sanzionabile, ciò<br />
non toglie che se ne faccia<br />
comunque largo uso: ennesima<br />
prova che tanti atleti antepongono<br />
la voglia <strong>di</strong> vincere e <strong>di</strong><br />
portare in alto il loro nome, al<br />
senso <strong>di</strong> lealtà, correttezza,<br />
voglia <strong>di</strong> farcela unicamente con<br />
le proprie forze, senza dover <strong>di</strong>re<br />
grazie a nessuno a parte se stessi.<br />
Non importa il rischio che<br />
corrono, il fatto che lo strumento<br />
<strong>di</strong> cui si servono sia ingiusto a<br />
livello morale, il danno che comportano<br />
al loro fisico: ciò che<br />
conta è raggiungere l’obbiettivo,<br />
non conta il mezzo.<br />
Etica. Sarà pur bella come parola,<br />
ma quanto costa.<br />
Elena Car<strong>di</strong>nali, II B LC<br />
L ’etica sportiva<br />
7<br />
<strong>2007</strong>
8<br />
<strong>2007</strong><br />
Un pianeta urla per la<br />
fame e non solo…<br />
Diamoci una mossa!<br />
800 milioni <strong>di</strong> persone<br />
senza cibo<br />
Un mondo condannato alla fame<br />
ed alla sofferenza. Sono 800<br />
milioni le persone, da un emisfero<br />
all’altro, che soffrono <strong>di</strong><br />
fame. E non basta, perché la<br />
malnutrizione riguarda un<br />
numero ben superiore <strong>di</strong> persone:<br />
oltre 2 miliar<strong>di</strong>.<br />
Nel corno d’Africa, cuore della<br />
<strong>di</strong>sperazione, l’80% della<br />
popolazione soffre <strong>di</strong> gravi<br />
malattie legate alla malnutrizione.<br />
I bambini sono soggetti<br />
alla caduta dei capelli, fino<br />
alla calvizie, alla per<strong>di</strong>ta delle<br />
unghie e, talvolta, anche del<br />
primo strato <strong>di</strong> pelle. I1 mondo<br />
è pieno <strong>di</strong> affamati perché le<br />
risorse sono <strong>di</strong>stribuite male.<br />
Per questo non è sufficiente<br />
aumentare la produzione alimentare,<br />
ma combattere la lotta<br />
su più piani: da una parte sviluppare<br />
l’agricoltura nelle zone<br />
più povere, proteggendo le economie<br />
rurali, e dall’altra correggere<br />
certi effetti dell’economia<br />
globalizzata: caduta dei<br />
prezzi dei prodotti agricoli, <strong>di</strong>ffusione<br />
incontrollata delle colture<br />
industriali volute dai gruppi<br />
economici più forti,<br />
liberazione dei conta<strong>di</strong>ni e dei<br />
paesi poveri dal giogo dell’indebitamento.<br />
Occorrono interventi strutturali<br />
in grado <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare le tendenze<br />
spontanee dell’economia<br />
mon<strong>di</strong>ale. È necessario che i<br />
bisogni ed i contributi dei Paesi<br />
in via <strong>di</strong> sviluppo ottengano una<br />
giusta considerazione nel commercio<br />
mon<strong>di</strong>ale. “Liberare<br />
dalla fame significa anche liberare<br />
dalla guerra”, ha detto il<br />
Pontefice in un suo messaggio.<br />
“Liberare dalla fame milioni <strong>di</strong><br />
esseri umani non è impresa facile<br />
e presuppone <strong>di</strong> estirpare le<br />
cause stesse alle ra<strong>di</strong>ci della<br />
fame, come guerre e conflitti<br />
interni”.<br />
La fame nel mondo<br />
La FAO ha calcolato in 10 centesimi<br />
<strong>di</strong> dollaro a persona<br />
all’anno il costo <strong>di</strong> una integrazione<br />
a base <strong>di</strong> ferro (l’anemia<br />
è la principale malattia da regime<br />
alimentare - colpisce un<br />
miliardo e mezzo <strong>di</strong> persone)<br />
del cibo destinato alle persone<br />
anemiche. Nella sola In<strong>di</strong>a un’operazione<br />
del genere verrebbe a<br />
costare 44 milioni <strong>di</strong> dollari l’anno.<br />
In Thailan<strong>di</strong>a si è avuto successo<br />
con un programma che,<br />
prima <strong>di</strong> aggre<strong>di</strong>re la malnutrizione,<br />
combatte la povertà. Il<br />
programma ha dato vita ad una<br />
serie <strong>di</strong> iniziative produttive,<br />
che comprendono l’introduzione<br />
<strong>di</strong> tecnologie agricole più<br />
moderne, la creazione <strong>di</strong><br />
migliaia <strong>di</strong> centri <strong>di</strong> allevamento<br />
<strong>di</strong> bestiame ed il miglioramento<br />
delle strutture educative<br />
e dei servizi sociali: la carenza<br />
<strong>di</strong> proteine è stata ridotta così da<br />
una prevalenza del 51% fino al<br />
21% in termini globali, mentre<br />
le forme più drastiche <strong>di</strong> malnutrizione<br />
sono calate dal 2,1%<br />
allo 0,01%.<br />
RAPPORTO UNICEF<br />
È “allarme rosso” per la situazione<br />
dell’infanzia ne1 mondo.<br />
Ogni anno 11 milioni <strong>di</strong> bambini<br />
muoiono per cause facilmente<br />
prevenibili e molti altri si “perdono<br />
in mezzo ai vivi”, resi invisibili<br />
dalla miseria, non registrati<br />
alla nascita o costretti a<br />
lavorare in con<strong>di</strong>zioni<br />
estreme, come i<br />
“bambini soldato”, o<br />
quelli nei bordelli,<br />
vittime dello sfruttamento<br />
sessuale. Oltre<br />
600 milioni, sotto i 5<br />
anni, devono sopravvivere<br />
con meno <strong>di</strong><br />
un dollaro al giorno,<br />
200 milioni sono<br />
affetti da rachitismo per malnutrizione<br />
e oltre 110 non vanno<br />
a scuola.<br />
AIDS<br />
Ogni minuto 6 ragazzi sotto i 25<br />
anni vengono infettati dall’HIV<br />
e l’AIDS colpisce soprattutto<br />
l’Africa: su 2,8 milioni <strong>di</strong> persone<br />
morte lo scorso anno il<br />
79% era costituito da africani.<br />
RACHITISMO<br />
Carenze alimentari e mancanza<br />
<strong>di</strong> cure adeguate pregiu<strong>di</strong>cano la<br />
crescita del bambino nei primi<br />
anni <strong>di</strong> vita. Nei Paesi in via <strong>di</strong><br />
sviluppo il 39% dei piccoli sotto<br />
i 5 anni è affetto da rachitismo,<br />
mentre sono oltre 170 milioni<br />
quelli sotto peso.<br />
VACCINAZIONI<br />
30 milioni <strong>di</strong> bambini non sono<br />
protetti dalle vaccinazioni obbligatorie<br />
(nel primo anno <strong>di</strong> età);<br />
tra questi 11 milioni muoiono<br />
per malattie che si potrebbero<br />
prevenire.<br />
ACQUA E SERVIZI IGIENICI<br />
Più <strong>di</strong> un miliardo <strong>di</strong> persone<br />
continua a non avere accesso<br />
all’acqua potabile ed un terzo<br />
della popolazione mon<strong>di</strong>ale non<br />
<strong>di</strong>spone <strong>di</strong> servizi igienici,<br />
soprattutto in Cina, Congo,<br />
Etiopia, In<strong>di</strong>a, mentre sono 2<br />
milioni i bambini che muoiono<br />
per malattie <strong>di</strong>arroiche ed altri<br />
<strong>di</strong>sturbi legati al consumo d’acqua.<br />
MATERNITA’ ASSISTITA<br />
44 milioni <strong>di</strong> donne non ricevono<br />
alcuna assistenza durante<br />
la gravidanza ed il parto.<br />
Questa è ogni anno la causa <strong>di</strong><br />
morte <strong>di</strong> circa 600.000 puerpere<br />
e <strong>di</strong> 5 milioni <strong>di</strong> neonati<br />
prima, durante il parto o nella<br />
prima settimana <strong>di</strong> vita. Ancora<br />
oggi nel mondo oltre 130 milioni<br />
<strong>di</strong> donne hanno subìto la<br />
mutilazione degli organi genitali.<br />
COSA FARE<br />
Tutti gli uomini devono e possono<br />
battersi per la tutela dei<br />
<strong>di</strong>ritti umani, troppo spesso violati.<br />
Non può esserci sviluppo se<br />
questo non è planetario: obiettivi<br />
dello sviluppo sono quelli <strong>di</strong><br />
assicurare una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />
vita <strong>di</strong>gnitosa, un’alimentazione<br />
adeguata, un’assistenza sanitaria,<br />
istruzione, lavoro e protezione<br />
contro le calamità.<br />
Intervenire in aiuto delle<br />
Nazioni povere e combattere la<br />
povertà attraverso ogni mezzo;<br />
sostenere i programmi internazionali;<br />
<strong>di</strong>ffondere il messaggio<br />
con campagne <strong>di</strong> informazioni<br />
capillari e ripetute nel<br />
tempo, al fine <strong>di</strong> sensibilizzare<br />
sempre più il citta<strong>di</strong>no; promuovere<br />
incontri con le<br />
Istituzioni, cooperando con esse<br />
per istituire centri <strong>di</strong> raccolta e<br />
per formalizzare programmi <strong>di</strong><br />
intervento educativo; attivarsi<br />
con i me<strong>di</strong>a per <strong>di</strong>ffondere l’obbligo<br />
della <strong>di</strong>fesa dei <strong>di</strong>ritti<br />
umani.<br />
Maila Trillini, V D L.C.
AFRICA MERIDIONALE:<br />
UN CONTINENTE SCONVOLTO DALL’AIDS<br />
RIFLESSIONI SULLE PROBLEMATICHE CHE OSTACOLANO UN EVENTUALE SVILUPPO DELL’AFRICA<br />
Attualmente il continente<br />
africano è quello meno<br />
ricco e con maggiori <strong>di</strong>fficoltà<br />
<strong>di</strong> sviluppo e nella<br />
ricerca <strong>di</strong> stabilità economica. In<br />
tutto il mondo l’Africa rappresenta<br />
uno dei più gran<strong>di</strong> drammi che<br />
costantemente tutte le popolazioni<br />
appartenenti alle nazioni ricche<br />
ed industrializzate tendono a<br />
sottovalutare, o comunque ad<br />
accantonare. Ad aggravarne ulteriormente<br />
l’immutabile instabilità<br />
influiscono pesantemente dati,<br />
stupefacenti per la loro negatività,<br />
riguardanti la popolazione, la denutrizione<br />
e le gravi malattie che, in<br />
modo persistente, colpiscono<br />
uomini, donne e bambini africani,<br />
che non possono sfuggire a seri<br />
problemi per inadeguata igiene.<br />
Gli abitanti del continente africano<br />
sono danneggiati da malattie<br />
endemiche (affezioni a carattere<br />
<strong>di</strong>ffusivo circoscritte ad un territorio<br />
determinato). Da sempre la<br />
povertà, le carestie e la fame affliggono<br />
l’Africa; negli ultimi decenni,<br />
però, queste problematiche<br />
sono <strong>di</strong>venute ancora più gravi,<br />
serie ed allarmanti. Gli Stati che si<br />
trovano in una con<strong>di</strong>zione maggiormente<br />
precaria e che, a tutt’oggi,<br />
più ne risentono sono prevalentemente<br />
i Paesi colpiti da<br />
carestie, calamità e fenomeni naturali<br />
oppure quelli sconvolti da <strong>di</strong>sastrosi<br />
conflitti. L’Etiopia, il Sudan,<br />
il Niger, il Burkina Faso sono solamente<br />
alcuni esempi <strong>di</strong> nazioni<br />
oppresse dalla fame e dalla malnutrizione.<br />
Dati statistici sconvolgenti<br />
hanno portato alla conclusione<br />
che ogni bambino africano<br />
ha una possibilità su <strong>di</strong>eci <strong>di</strong><br />
rischiare una morte prematura,<br />
prima <strong>di</strong> aver raggiunto il primo<br />
anno d’età e che una donna incinta<br />
ha una probabilità su venti <strong>di</strong><br />
morire prima ancora <strong>di</strong> terminare<br />
la gravidanza, <strong>di</strong> mettere alla luce<br />
suo figlio oppure durante il parto<br />
stesso. Milioni <strong>di</strong> persone, non<br />
solo in Africa, soffrono per mancanza<br />
<strong>di</strong> cibo, fame quantitativa o<br />
qualitativa. A ciò si aggiunge che<br />
i Governi africani ed i Capi <strong>di</strong> Stato<br />
del continente hanno in precedenza<br />
attuato una riduzione netta<br />
degli investimenti stanziati per la<br />
Sanità, che più richiedeva <strong>di</strong> particolari<br />
attenzioni e <strong>di</strong> impiego <strong>di</strong><br />
denaro. Questi tagli in ambito sanitario<br />
sono stati per lo più effettuati<br />
in seguito al fatto che i Paesi<br />
del Terzo Mondo dovevano far<br />
fronte al debito estero, che ha<br />
messo in una posizione <strong>di</strong> seria <strong>di</strong>fficoltà<br />
in particolare l’Africa.<br />
Accanto a simili problematiche si<br />
pone anche un ulteriore aggra-<br />
vante: la continua crescita demografica<br />
a cui sono sottoposti gli<br />
abitanti <strong>di</strong> questo continente. Dal<br />
1900 ad oggi, infatti, la popolazione<br />
dell’Africa è quasi quintuplicata.<br />
In tutta la Terra sono sicuramente<br />
presenti altri territori<br />
sconvolti dal boom demografico<br />
del quale sono state oggetto, quali,<br />
ad esempio, l’Asia e l’America<br />
Latina; questi ultimi però non registrano<br />
percentuali paragonabili <strong>di</strong><br />
crescita demografica, tanto allarmanti<br />
quanto i dati statistici africani.<br />
Ad accelerare il ritmo della<br />
mortalità è comparsa intorno agli<br />
anni ‘80 del’900 la sindrome da<br />
immunodeficienza acquisita,<br />
meglio nota con la denominazione<br />
<strong>di</strong> AIDS. Questo morbo è stato<br />
ad<strong>di</strong>rittura identificato con la<br />
“peste del Duemila”, e l’unica soluzione<br />
per poterla sconfiggere è<br />
stata considerata esclusivamente<br />
un’accorta prevenzione. La sensibilizzazione<br />
verso tale malattia è<br />
stata insistentemente promossa<br />
dai mass-me<strong>di</strong>a nei Paesi occidentali.<br />
In Africa però, come si<br />
può ben capire, ben pochi hanno<br />
la possibilità <strong>di</strong> possedere un televisore<br />
o anche solo <strong>di</strong> avere una<br />
ra<strong>di</strong>o, soprattutto se si parla <strong>di</strong><br />
persone che vivono in aree rurali<br />
o periferiche piuttosto che in centri<br />
urbani. La sindrome da immunodeficienza<br />
acquisita, un tempo<br />
etichettata come malattia fatale, si<br />
è trasformata negli ultimi anni,<br />
secondo un e<strong>di</strong>toriale uscito sul<br />
New England Journal of Me<strong>di</strong>cine,<br />
in una malattia infettiva curabile. I<br />
successi della me<strong>di</strong>cina, però,<br />
appartengono ai Paesi industrializzati<br />
e sono un privilegio <strong>di</strong> pochi:<br />
basta rivolgere lo sguardo all’Africa<br />
per ricavarne un quadro totalmente<br />
<strong>di</strong>fferente. L’inizio della storia<br />
dell’AIDS risale probabilmente<br />
agli anni Trenta proprio nel continente<br />
africano. Solo dopo circa<br />
cinquant’anni s’iniziò a considerare<br />
l’infezione come un pericolo per la<br />
salute generale. Da allora si sono<br />
contati cinquanta milioni <strong>di</strong> persone<br />
che hanno contratto il virus:<br />
in Africa muoiono per AIDS più <strong>di</strong><br />
cinquemila persone ogni giorno, e<br />
le previsioni fanno salire questo<br />
numero a tre<strong>di</strong>cimila. I primi a farne<br />
le spese sono stati gli abitanti<br />
dell’Africa centrale, mentre secondo<br />
gli ultimi dati la parte del continente<br />
più colpita è ora quella<br />
meri<strong>di</strong>onale. Nell’Africa subsahariana,<br />
dove vive circa il 10% della<br />
popolazione mon<strong>di</strong>ale, si trova il<br />
70% dei sieropositivi o dei malati<br />
<strong>di</strong> AIDS: ogni minuto sono contagiate<br />
<strong>di</strong>eci persone, ogni giorno<br />
do<strong>di</strong>cimila. Il Sudafrica detiene il<br />
triste primato della velocità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione<br />
del virus, con millecinquecento<br />
persone infettate ogni<br />
giorno. La terapia dell’AIDS, che<br />
richiede una combinazione <strong>di</strong> farmaci,<br />
controlli della carica virale,<br />
nonché monitoraggi attenti e continui,<br />
trova un ostacolo ulteriore<br />
nella mancanza <strong>di</strong> un’organizzazione<br />
adeguata del sistema sanitario<br />
locale, altro punto da sanare,<br />
per il quale, ovviamente,<br />
occorrono, ancora una volta,<br />
<strong>di</strong>sponibilità economiche.<br />
Secondo uno stu<strong>di</strong>o dell’UNICEF<br />
solo negli anni Novanta l’AIDS ha<br />
ucciso le mamme <strong>di</strong> 5,5 milioni <strong>di</strong><br />
bambini al <strong>di</strong> sotto dei quin<strong>di</strong>ci<br />
anni, nel 2000 gli orfani africani <strong>di</strong><br />
madre o <strong>di</strong> entrambi i genitori<br />
sono stati circa 10,4 milioni, una<br />
cifra che copre il 90% <strong>di</strong> tutti quelli<br />
resi tali dal virus. È da ricordare,<br />
però, che in alcuni Stati africani si<br />
sono riscontrati miglioramenti o<br />
sono stati compiuti dei significativi<br />
progressi. Ad esempio, il<br />
Senegal ha portato la percentuale<br />
<strong>di</strong> infettati sotto il 2% e l’Uganda,<br />
da cui si è verosimilmente originata<br />
l’epidemia <strong>di</strong> AIDS in Africa ha<br />
potuto, in cinque anni, ridurre del<br />
200% il numero <strong>di</strong> ragazze colpite<br />
dal virus, del 30% il tasso <strong>di</strong> infezione<br />
delle donne incinte e del 5%<br />
il numero <strong>di</strong> adulti contagiati fra il<br />
1996 ed il 1997. La popolazione<br />
africana è sempre più composta<br />
da bambini ed anziani; la vita<br />
me<strong>di</strong>a, che dall’inizio degli anni<br />
Cinquanta all’inizio degli anni<br />
Novanta era passata da 44 a 59<br />
anni, è ora nuovamente crollata a<br />
45 anni. Purtroppo la situazione si<br />
mantiene costantemente complessa<br />
e non è possibile sbloccarla:<br />
mancano i lavoratori, e ciò<br />
va a stravolgere l’economia <strong>di</strong><br />
Paesi già <strong>di</strong> per sé poveri, in cui<br />
la povertà è un ostacolo alla prevenzione,<br />
alla <strong>di</strong>agnosi ed al trattamento<br />
sanitario dell’ AIDS che<br />
prevede costosi farmaci. Nei Paesi<br />
africani non è scontata la possibilità<br />
<strong>di</strong> una terapia preventiva adeguata<br />
durante la gravidanza ed il<br />
parto. La questione dell’allattamento<br />
poi presenta <strong>di</strong>fferenti implicazioni.<br />
Nei Paesi industrializzati<br />
l’alimentazione artificiale evita la<br />
possibilità <strong>di</strong> trasmissione del virus<br />
attraverso l’allattamento materno.<br />
In territori come l’Africa è fondamentale<br />
una valutazione locale<br />
mirata delle con<strong>di</strong>zioni esistenti,<br />
del tipo <strong>di</strong> allattamento consigliabile<br />
nei <strong>di</strong>versi casi (in base anche<br />
alle terapie preventive <strong>di</strong>sponibili),<br />
della durata e dell’epoca migliore<br />
per lo svezzamento. Secondo<br />
l’Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale della<br />
Sanità in Africa il virus ha contagiato<br />
approssimativamente trentaquattro<br />
milioni <strong>di</strong> persone. In ben<br />
un<strong>di</strong>ci milioni e mezzo sono già<br />
morte. Chi rimane o è già ammalato<br />
o ignora la propria con<strong>di</strong>zione.<br />
Diversamente dagli altri Paesi,<br />
la <strong>di</strong>ffusione della malattia avviene<br />
soprattutto per via eterosessuale<br />
e tra madre e neonato, ma<br />
in Africa – secondo quanto affermato<br />
da Peter Piot, Direttore esecutivo<br />
dello specifico settore<br />
dell’Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale della<br />
Sanità – solo l’1% circa delle persone<br />
sieropositive è consapevole<br />
<strong>di</strong> esserlo. Cinque gran<strong>di</strong> compagnie<br />
farmaceutiche hanno <strong>di</strong>chiarato,<br />
a metà maggio, la loro <strong>di</strong>sponibilità<br />
a ridurre drasticamente (si<br />
parla del 70-80%) il costo dei farmaci<br />
contro l’AIDS per il continente<br />
africano, flagellato e messo<br />
in ginocchio dalla malattia. Gli Stati<br />
Uniti non hanno interferito nella<br />
decisione eventuale <strong>di</strong> Paesi africani<br />
<strong>di</strong> produrre in proprio e fuori<br />
brevetto i farmaci anti-AIDS. Gli<br />
aiuti economici e la maggiore<br />
<strong>di</strong>sponibilità da parte delle multinazionali<br />
farmaceutiche, però, non<br />
possono risolvere a pieno la rilevante<br />
problematica. La soluzione,<br />
infatti, deve venire dall’Africa stessa,<br />
da una presa <strong>di</strong> coscienza delle<br />
Autorità politiche e religiose, da<br />
una politica sanitaria che agisca su<br />
tutti i fronti, non miri alla <strong>di</strong>scriminazione<br />
del malato e tenda a non<br />
fargli nascondere la sua con<strong>di</strong>zione.<br />
Con uno dei computer più<br />
potenti del mondo alcuni ricercatori<br />
del Los Alamos National<br />
Laboratory, nel New Mexico,<br />
hanno stu<strong>di</strong>ato una base dati completa<br />
delle sequenze genetiche<br />
delle varianti dell’HIV-1. A partire<br />
da centosessanta <strong>di</strong> esse, l’applicazione<br />
<strong>di</strong> modelli matematici per<br />
lo stu<strong>di</strong>o dell’evoluzione a livello<br />
molecolare ha permesso <strong>di</strong> risalire<br />
al periodo storico in cui queste<br />
hanno avuto origine: sembra infatti<br />
che la <strong>di</strong>versificazione da un<br />
virus comune avvenga in particolari<br />
con<strong>di</strong>zioni, quali la trasmissione<br />
dell’infezione a un nuovo<br />
ospite. Secondo i calcoli dei ricercatori<br />
la comparsa del virus sarebbe<br />
da situare tra il 1910 ed il 1950,<br />
con tutta probabilità intorno al<br />
1930. La nuova data proposta<br />
mette in dubbio la controversa<br />
ipotesi secondo la quale l’inizio<br />
della <strong>di</strong>ffusione dell’AIDS sarebbe<br />
da connettere con l’utilizzo, in<br />
Africa, <strong>di</strong> lotti contaminati <strong>di</strong> vaccino<br />
orale contro la poliomielite<br />
fra il 1957 ed il 1959.<br />
Angela Anconetani Lioveri, V D L.C.<br />
9<br />
<strong>2007</strong>
10<br />
<strong>2007</strong><br />
Una delle nuove esperienze<br />
della scuola<br />
superiore è stato<br />
l’incontro con il dottor Luca<br />
Butini per il Progetto <strong>di</strong><br />
Educazione alla Salute -<br />
Prevenzione A.I.D.S.<br />
A noi alunni delle classi<br />
prime è stato precedentemente<br />
proposto un questionario<br />
che aveva lo scopo <strong>di</strong><br />
saggiare le nostre conoscenze<br />
sull’ argomento.<br />
Sulla base dei risultati delle<br />
risposte, il dottor Butini<br />
quin<strong>di</strong>, ha impostato la propria<br />
lezione in modo che<br />
potesse colmare le nostre<br />
lacune o comunque far luce<br />
sui nostri dubbi.<br />
Si sono quin<strong>di</strong> riunite le classi<br />
interessate al progetto.<br />
Il dottor Butini ci ha chiarito<br />
lo scopo del suo intervento,<br />
cioè aiutare i ragazzi<br />
della nostra fascia d’ età,<br />
a prendere conoscenza <strong>di</strong><br />
questo problema e, quin<strong>di</strong>,<br />
ad avere comportamenti<br />
adeguati nella vita <strong>di</strong> tutti i<br />
giorni. Ha proseguito la sua<br />
lezione, aiutandosi con le<br />
immagini e illustrandoci, in<br />
modo scientifico, quello che<br />
è la malattia dell’A.I.D.S.<br />
Nonostante la complessità<br />
<strong>di</strong> alcuni termini usati in<br />
me<strong>di</strong>cina, il dottore è riuscito<br />
a spiegarli con parole<br />
più comuni e a renderceli<br />
più comprensibili. La parte,<br />
forse, più produttiva e utile<br />
è stata il momento in cui ,<br />
rivolgendosi a noi, portava<br />
degli esempi <strong>di</strong> situazioni<br />
che potevano essersi verificate<br />
o comunque che potevano<br />
capitarci nella vita quoti<strong>di</strong>ana.<br />
Così facendo, ci ha<br />
reso molto interessati e<br />
attenti alle sue parole e alle<br />
sue spiegazioni.<br />
Arrivati dunque alla fine<br />
della lezione programmata,<br />
il dottor Butini si è detto<br />
<strong>di</strong>sponibile a rispondere ad<br />
eventuali domande per chiarire<br />
i dubbi rimasti.<br />
TI AMO DA… VIVERE<br />
Inizialmente c’era una certa<br />
esitazione da parte nostra:<br />
era <strong>di</strong>fficile parlare <strong>di</strong> certi<br />
argomenti!<br />
Poi però il dottore ci ha incoraggiati<br />
ad interagire e a<br />
cogliere quell’occasione e<br />
sfruttarla: infatti non ci sono<br />
molte possibilità <strong>di</strong> avere a<br />
<strong>di</strong>sposizione una persona con<br />
tale preparazione sull’argomento,<br />
<strong>di</strong>sposta a capire le<br />
nostre richieste e in grado <strong>di</strong><br />
darci risposte utili e corrette.<br />
Abbiamo quin<strong>di</strong> cominciato<br />
a parlare, riuscendo ad<br />
esprimere dubbi ed incertezze<br />
anche su questioni che<br />
potevano, in un qualche<br />
modo, imbarazzarci.<br />
Il dottore ci ha fornito risposte<br />
molto chiare e, allo stesso<br />
tempo, precise e <strong>di</strong>rette,<br />
<strong>di</strong>rei molto adatte alla nostra<br />
età, come quando ha spiegato<br />
lo slogan dell’ANLAIDS<br />
“Ti Amo da… vivere” che<br />
molti <strong>di</strong> noi non avevano<br />
compreso!<br />
Ha reso, così, facile e comprensibile<br />
un argomento<br />
importante e delicato, <strong>di</strong> cui<br />
ci ha permesso <strong>di</strong> avere una<br />
conoscenza molto puntuale.<br />
Secondo la maggioranza degli<br />
studenti partecipanti al<br />
Progetto, quest’intervento è<br />
stato a <strong>di</strong>r poco utilissimo,<br />
efficace e una valida proposta<br />
anche per gli anni a venire.<br />
Quest’esperienza ci ha interessato<br />
e coinvolto, in quanto<br />
trattava <strong>di</strong> un tema attualissimo<br />
e molto sentito,<br />
specialmente tra i più giovani,<br />
<strong>di</strong> cui è importante<br />
sapere il più possibile.<br />
Dunque un grazie al <strong>di</strong>sponibile<br />
e preparatissimo dottor<br />
Butini, che è sicuramente<br />
riuscito nell’obiettivo <strong>di</strong><br />
conoscenza-prevenzione<br />
dell’A.I.D.S e alla scuola che<br />
ci ha offerto questa importante<br />
opportunità.<br />
Jenny Galli, II E L.S.P.P.
Cos’è davvero la poesia?<br />
Lo so, lo so,<br />
potrebbe apparentemente<br />
sembrare una domanda<br />
un po’ marzulliana, ma in<br />
realtà provate un momento a<br />
soffermarvi sul vero significato<br />
<strong>di</strong> questa parola.<br />
Noi, la classe VA, abbiamo cercato<br />
<strong>di</strong> farlo durante l’incontro<br />
con la poetessa Maria Rita<br />
Sampaolesi, la quale ci ha guidato<br />
in un percorso, volto ad<br />
approfon<strong>di</strong>re questa tematica,<br />
coa<strong>di</strong>uvati dalla prof.ssa Valeria<br />
Fava.<br />
A scuola siamo soliti affrontare<br />
lo stu<strong>di</strong>o della poesia, ma,<br />
in questa occasione, ci siamo<br />
riproposti <strong>di</strong> farlo in una<br />
maniera del tutto nuova, nell’arco<br />
<strong>di</strong> tre incontri.<br />
Dapprima ci siamo immersi<br />
nell’approfon<strong>di</strong>mento della<br />
ricerca lessicale, da eseguire<br />
per un componimento.<br />
Lasciati alle spalle i soliti cliché<br />
e luoghi comuni, ci siamo<br />
soffermati a riflettere in merito<br />
alla lingua italiana ed all’uso<br />
che ne facciamo nel quoti<strong>di</strong>ano.<br />
È emerso che troppo<br />
spesso compaiono nei nostri<br />
<strong>di</strong>scorsi vari intercalari (<strong>di</strong>ciamo,<br />
comunque, praticamente,<br />
cioè…). “Cioè, in pratica ripetiamo<br />
sempre le stesse parole,<br />
<strong>di</strong>ciamo, e la conseguenza è<br />
quella <strong>di</strong>, appunto, perdere<br />
una viva proprietà <strong>di</strong> linguaggio<br />
e spogliare l’italiano della<br />
sua ricchezza”. Come è accaduto<br />
in questa frase. Il messaggio<br />
stesso risulta meno<br />
<strong>di</strong>retto ed efficace, non sortendo<br />
magari l’effetto desiderato.<br />
Questo si verifica nel linguaggio<br />
comune, ma, in<br />
maniera particolare, in poesia,<br />
dove la scelta delle parole deve<br />
Che cos’è la poesia<br />
essere molto accurata: l’obiettivo<br />
è creare con un linguaggio<br />
carico <strong>di</strong> senso un’atmosfera,<br />
un pensiero,<br />
un’emozione.<br />
Abbiamo pertanto sintetizzato<br />
i punti chiave nell’ambito<br />
poetico: “la parola innamorata”<br />
perché esistono termini particolarmente<br />
vicini alla nostra<br />
sfera emotiva, “l’imperialismo<br />
del significante” in quanto un<br />
ruolo fondamentale viene oggi<br />
assunto, purtroppo, solo dal<br />
piano del significante, per cui<br />
“non parliamo parole, siamo<br />
parlati dalle parole”.<br />
Dobbiamo ricercare, invece,<br />
un linguaggio in cui chi ci<br />
legga possa leggersi, possa, cioè,<br />
in<strong>di</strong>viduare nelle parole dell’altro<br />
il proprio personale percorso,<br />
il proprio sentire.<br />
Nel secondo incontro, invece,<br />
ci siamo occupati dell’analisi<br />
testuale, comparando due poesie:<br />
la prima <strong>di</strong> Ungaretti e l’altra<br />
<strong>di</strong> Neruda.<br />
La poesia all’interno dell’esistenza<br />
dei due autori costituiva<br />
il tema portante delle opere,<br />
sviluppato però in maniere <strong>di</strong>ametralmente<br />
opposte. Infine,<br />
nel terzo incontro abbiamo<br />
concluso questa attività, scindendo<br />
tra le parole “pesanti” e<br />
“leggere”. Le prime descrivono<br />
in modo preciso il soggetto<br />
del componimento; mentre<br />
le altre sono più evanescenti,<br />
sfruttando il potere evocativo.<br />
Neruda si avvale prettamente<br />
<strong>di</strong> queste ultime; mentre<br />
Ungaretti pre<strong>di</strong>lige uno stile<br />
più scarno sul piano delle figure,<br />
ma ricco <strong>di</strong> vocaboli “pesanti”.<br />
Si è in tal modo conclusa<br />
questa esperienza al fianco <strong>di</strong><br />
una personalità indubbiamente<br />
molto preparata; ma<br />
non si può però <strong>di</strong>re finito il<br />
nostro contatto con il mondo<br />
della poesia. Il più grande insegnamento<br />
della signora<br />
Sampaolesi resta quin<strong>di</strong> la<br />
volontà <strong>di</strong> farci amare questa<br />
forma d’arte, che altrimenti<br />
resterebbe soltanto una delle<br />
tante <strong>di</strong>scipline scolastiche, che<br />
ci viene imposto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are.<br />
Invece la poesia è parola <strong>di</strong><br />
vita, ed appare essenziale, ogni<br />
giorno <strong>di</strong> più, riscoprirne la<br />
magia ed il potere riflessivo,<br />
per riuscire a vivere con maggiore<br />
consapevolezza.<br />
In un mondo sempre più frenetico,<br />
si può nutrire il bisogno<br />
<strong>di</strong> momenti in cui de<strong>di</strong>carsi<br />
alla riflessione, <strong>di</strong> ascoltare<br />
soltanto la propria voce.<br />
È stata appunto questa la motivazione<br />
che ha spinto la poetessa<br />
ad intraprendere la sua<br />
professione. Infatti, superato<br />
l’impatto iniziale, (siamo rimasti<br />
stupiti <strong>di</strong> fronte ad una<br />
donna così elegante e <strong>di</strong> classe…<br />
dove è finito il mito dei<br />
poeti maledetti?!) è stata in<br />
grado <strong>di</strong> entrare in contatto<br />
con noi. Era impossibile non<br />
scorgere in lei una luce particolare.<br />
Una presenza davvero<br />
illuminante.<br />
Mi è parsa una donna con un<br />
trascorso importante alle spalle,<br />
sempre capace, però, <strong>di</strong><br />
guardare al mondo con occhi<br />
nuovi. Credo che il suo<br />
profondo amore per la poesia<br />
la inducesse a con<strong>di</strong>videre questo<br />
suo interesse con noi.<br />
Ci ha invitati a riflettere senza<br />
imposizioni, semplicemente ci<br />
ha permesso <strong>di</strong> spaziare, proprio<br />
perché la poesia ci concede<br />
la libertà <strong>di</strong> esprimere la nostra<br />
anima.<br />
Ciò che più mi ha colpito in<br />
lei è stata la presa <strong>di</strong> coscienza<br />
del fatto che non si è sempre<br />
pronti ad esternare le proprie<br />
emozioni e si nutre spesso<br />
la necessità <strong>di</strong> darci del tempo<br />
per maturare. In fondo, ognuno<br />
scrive per sé, ma ad un certo<br />
punto si può manifestare anche<br />
una volontà, l’esigenza <strong>di</strong> prendere<br />
i propri scritti dal cassetto<br />
e con<strong>di</strong>viderli con gli altri,<br />
senza alcuna costrizione, in<br />
assoluta libertà, soltanto perché<br />
si è maturi e pronti per<br />
farlo. D’altro canto, coloro che<br />
esercitano questa arte sono<br />
strumenti dei propri sentimenti<br />
e non possono fare altro<br />
che seguire questo loro istinto.<br />
Per concludere vorrei anche<br />
precisare che dare una definizione<br />
<strong>di</strong> poesia è molto complesso,<br />
proprio perché, come<br />
molte altre <strong>di</strong>scipline artistiche,<br />
non si esplica su un piano<br />
che può essere considerato soggettivo.<br />
Potremmo, però, guardare alla<br />
poesia con un respiro più<br />
ampio: a mio giu<strong>di</strong>zio si tratta<br />
<strong>di</strong> una forma d’espressione<br />
trasversale, con la quale si può<br />
intendere un qualunque mezzo<br />
in grado <strong>di</strong> scaturire emozioni<br />
profonde. Quando leggendo<br />
nutriamo questa sensazione<br />
<strong>di</strong> vuoto colmato nel<br />
profondo, questa certezza <strong>di</strong><br />
non essere i soli a sentire il<br />
peso <strong>di</strong> un messaggio: allora<br />
abbiamo le netta sensazione<br />
<strong>di</strong> trovarci <strong>di</strong> fronte allo scritto<br />
<strong>di</strong> un poeta.<br />
Pertanto vorrei porgere a tutti<br />
l’invito delle poetessa ad esprimere<br />
le proprie emozioni,<br />
attraverso vari meto<strong>di</strong> espressivi.<br />
La poesia ne è un esempio!<br />
Laura D’Ascanio, VA<br />
11<br />
<strong>2007</strong>
12<br />
<strong>2007</strong><br />
Giunto ormai alla terza e<strong>di</strong>zione,<br />
anche quest’anno il concorso<br />
letterario “Le penne<br />
dell’<strong>Ippogrifo</strong>” ha visto cimentarsi<br />
i nostri studenti con la <strong>di</strong>fficile<br />
arte della scrittura. Il tema<br />
intorno a cui i giovani talenti<br />
dovevano esercitare la loro<br />
creatività era “In viaggio: itinerari<br />
d’altrove”. E, a meritare<br />
la palma della vittoria per il<br />
<strong>2007</strong>, è stato il racconto “Il<br />
domani non è che il viaggio <strong>di</strong><br />
ieri” <strong>di</strong> Mark Bakkum, della I C<br />
del Liceo Classico, che verrà<br />
premiato con un buono <strong>di</strong> 100<br />
euro per l’acquisto <strong>di</strong> materiale<br />
scolastico offerto dalla MATT<br />
- OFFICE 1 SUPERSTORE <strong>di</strong><br />
<strong>Jesi</strong>. Seconda si è classificata<br />
Alessia Balducci, della V B del<br />
Liceo Classico, con il racconto<br />
“Viaggio altrove”, aggiu<strong>di</strong>candosi<br />
un buono dello stesso tipo<br />
per l’importo <strong>di</strong> 60 euro, e terza<br />
Cora Ceccarelli, della II E del<br />
Liceo Socio-psico-pedagogico<br />
con il racconto “Fragile”, che<br />
ha vinto un buono <strong>di</strong> 40 euro.<br />
Pubblichiamo qui il racconto<br />
la cui vittoria è stata decretata<br />
dal verdetto <strong>di</strong> una giuria composta<br />
da docenti e studenti dei<br />
due licei.<br />
Il domani non è<br />
che il viaggio <strong>di</strong> ieri<br />
Era felice quel giorno, felice<br />
come non mai, il cielo limpido<br />
con qualche piccola nuvola<br />
bianca che correva veloce, quel<br />
vento fresco che gli accarezzava<br />
i capelli, il sole ra<strong>di</strong>oso che<br />
quasi irreale si stagliava nel<br />
cielo, grande e luminoso, le<br />
cime bianche che sfidavano il<br />
cielo che come Icaro non avrebbero<br />
mai raggiunto.<br />
Si sedette per terra emozionato,<br />
meravigliato e chiese:<br />
“Perché una cosa così bella è<br />
così <strong>di</strong>fficile da raggiungere?”<br />
Ridendo gli si avvicinò, si sedette<br />
vicino a lui e gli rispose quasi<br />
sussurrando: “Ve<strong>di</strong>, il bello <strong>di</strong><br />
una cosa non è solo in se stessa<br />
, ma nel desiderio che una<br />
persona prova per questa.<br />
Se per esempio quello che tu<br />
ve<strong>di</strong> ora fosse comune nessuno<br />
si fermerebbe a osservarlo<br />
meravigliato, anche lo smeraldo<br />
non è nient’altro che una<br />
pietra, ma è rara e <strong>di</strong>fficile da<br />
Le penne dell’<strong>Ippogrifo</strong><br />
trovare”.<br />
Non gli piacevano queste risposte<br />
serie e noiose, non le sopportava<br />
e, lasciandolo parlare<br />
invano, si mise a osservare un<br />
piccolo fiore che faticosamente<br />
emergeva tra i sassi. Era proprio<br />
bello.<br />
Faticosamente ricordava questo<br />
evento, sinceramente non<br />
capiva nemmeno perché ci stesse<br />
pensando. Ormai tutto era<br />
<strong>di</strong>verso, non era più giovane<br />
come allora, non si inerpicava<br />
sulle montagne, non si <strong>di</strong>vertiva<br />
più d’estate ad andare a fare<br />
il bagno al mare, non correva<br />
più <strong>di</strong>etro al suo cane.<br />
Era un uomo quasi anziano,<br />
seduto su una poltrona rossa<br />
imbottita in un salotto <strong>di</strong> una<br />
casa <strong>di</strong> città davanti a una stufa<br />
a legna scoppiettante che emanava<br />
un dolce calore e, come<br />
un personaggio <strong>di</strong> un film, ricordava<br />
con nostalgia il passato.<br />
Tuttavia non riusciva a non pensare<br />
a quello che era <strong>di</strong>ventato,<br />
a quello che avrebbe voluto<br />
essere, si chiedeva se i suoi<br />
sogni che lo avevano accompagnato<br />
per quasi tutta una vita<br />
si erano almeno in parte realizzati;<br />
se almeno uno <strong>di</strong> quei<br />
tesori, che ognuno ha dentro<br />
come una stella nel cielo notturno<br />
e che guida sempre la<br />
rotta anche nella tempesta, fosse<br />
stato trovato.<br />
Si chiedeva se dopo un così<br />
lungo viaggio la sua strada fosse<br />
stata quella giusta. Aveva molte<br />
volte sbagliato percorso, questa<br />
era la sua unica certezza, ma<br />
alla fine era riuscito a imboccare<br />
la giusta via?<br />
Si era domandato già molte<br />
volte se alla fine ci fosse stato<br />
un senso in quello che aveva<br />
fatto e in quello che era <strong>di</strong>ventato,<br />
ma questa era la prima<br />
volta che ci pensava così a<br />
lungo.<br />
Ricordava la sua giovinezza,<br />
quando tutto era ancora da decidere<br />
e i suoi sogni sembravano<br />
tutti realizzabili e vicini, pensava<br />
affascinato alla prima volta che<br />
gli avevano regalato un fumetto<br />
illustrato in cui erano raffigurati<br />
posti esotici e lontani e<br />
aveva deciso che da grande li<br />
avrebbe visitati tutti.<br />
Questi pensieri gli calarono un<br />
velo <strong>di</strong> tristezza addosso, si sentiva<br />
vecchio e stanco, aveva<br />
perso quella voglia <strong>di</strong> novità<br />
che lo spingeva costantemente<br />
in tutto, sia nelle avversità che<br />
nei momenti favorevoli.<br />
Andò in soffitta più tar<strong>di</strong> per<br />
cercare tra quegli oggetti ormai<br />
inutili, ma che però lo avevano<br />
accompagnato per tutta una<br />
vita, una piccola scatola verde<br />
con i bor<strong>di</strong> dorati che sua nonna<br />
gli aveva cucito molto tempo<br />
fa come regalo <strong>di</strong> compleanno.<br />
Faticosamente la ritrovò tra gli<br />
scatoloni stracolmi <strong>di</strong> cianfrusaglie,<br />
era tutta coperta <strong>di</strong> polvere.<br />
Si sedette su una cassapanca<br />
antica che cigolò sotto il<br />
suo peso, e, dopo aver levato la<br />
patina <strong>di</strong> polvere con un soffio<br />
deciso, la aprì con cautela.<br />
Dentro quella scatola aveva<br />
messo molti ricor<strong>di</strong> della sua<br />
vita, cose <strong>di</strong> nessun valore, ma<br />
che per lui soltanto significavano<br />
un’esistenza intera. Tra molte<br />
foto e qualche piccolo giocattolo<br />
<strong>di</strong> legno scorse un libricino<br />
dall’aria malconcia sul<br />
fondo, lo riconobbe subito. Lo<br />
aprì e vampate <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> si alzarono:<br />
quel desiderio <strong>di</strong> avventura,<br />
quei <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> paesaggi<br />
esotici e affascinanti, quel personaggio<br />
senza patria e scopo<br />
ma realizzato, un Ulisse senza<br />
la sua Itaca , un supereroe interiore,<br />
tutte cose che lui aveva<br />
sognato ardentemente <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />
per una buona parte della<br />
sua vita ma che ora, se ne rendeva<br />
conto, desiderava ancora.<br />
“All’orizzonte <strong>di</strong> quell’oceano<br />
ci sarebbe sempre stata un’altra<br />
isola per riposarsi durante un<br />
tifone, o per riposare e amare.<br />
Quell’ orizzonte sarebbe stato<br />
sempre lì, un invito ad andare.”<br />
Hugo Pratt<br />
Si stava facendo tar<strong>di</strong>, senza<br />
che se ne fosse accorto il tempo<br />
era scivolato via come sabbia al<br />
vento. La sera con tutte le sue<br />
stelle era arrivata, la luna gli<br />
parve più luminosa che mai, la<br />
luce che emanava illuminava<br />
la finestrella della stanza.<br />
Si affacciò e ridendo pensò tra<br />
sé che dopotutto anche nel<br />
pieno della notte e con lo smog<br />
citta<strong>di</strong>no si vedevano sempre<br />
le stelle.<br />
La mattina successiva lo svegliò<br />
il camion della nettezza urbana<br />
che come ogni settimana<br />
veniva a svuotare i cassonetti,<br />
tuttavia non si arrabbiò come<br />
dopotutto faceva settimanalmente:<br />
quella era stata infatti<br />
una delle poche notti in cui era<br />
riuscito a dormire bene, e inoltre<br />
oggi era il suo giorno libero<br />
e poteva starsene a casa a correggere<br />
tranquillamente tutte<br />
quelle verifiche che il giorno<br />
successivo, per la felicità dei<br />
suoi ragazzi, avrebbe riportato<br />
a scuola.<br />
Però, mentre era impegnato nel<br />
suo lavoro, si ricordò <strong>di</strong> quando<br />
lui andava a scuola.<br />
Non era mai stato molto bravo,<br />
sì, era uno studente che se ne<br />
stava sulle sue con dei voti<br />
<strong>di</strong>screti tuttavia non vedeva nella<br />
scuola il suo futuro. Si immaginava<br />
come un grande generale,<br />
un grande giocatore <strong>di</strong> pallone<br />
o un avventuriero o un grande<br />
scienziato. Già, pensò, che strani<br />
scherzi che fa la vita, chi<br />
avrebbe mai detto che avrei finito<br />
per essere un comune insegnante<br />
dopo aver per tutta la<br />
vita inseguito sogni <strong>di</strong> un grande<br />
futuro. Questo pensiero tuttavia<br />
non gli mise tristezza ma<br />
anzi lo fece sorridere: quante<br />
follie aveva commesso in gioventù<br />
per inseguire quei sogni.<br />
Si ricordava quasi sbellicandosi<br />
dalle risate dei suoi tentativi<br />
<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are libri <strong>di</strong> fisica per<br />
<strong>di</strong>ventare un grande scienziato<br />
senza però capir nulla, <strong>di</strong> quando,<br />
durante una vacanza con i<br />
genitori in Marocco, si era allontanato<br />
dal gruppo d’escursione<br />
per andare a caccia <strong>di</strong> un leone<br />
che dopo aver domato avrebbe<br />
dovuto addomesticare e tenere<br />
con sé in casa, ed aveva avuto<br />
come risultato quello <strong>di</strong> addormentarsi<br />
sotto un dattero.<br />
Quanti ricor<strong>di</strong> aveva e quante<br />
cose aveva visto nella sua vita<br />
così relativamente breve, quante<br />
risate si era fatto e quanto era<br />
stato felice: si ricordava dei suoi<br />
viaggi in cerca <strong>di</strong> quei posti affascinanti<br />
del Pacifico, quando<br />
pregava i pescatori <strong>di</strong> quelle<br />
piccole isole in un ri<strong>di</strong>colo<br />
inglese <strong>di</strong> raccontargli le leggende<br />
e le storie <strong>di</strong> qui luoghi<br />
misteriosi, <strong>di</strong> quel viaggio in
Oceania in cui aveva ammirato<br />
i canguri e i koala e <strong>di</strong> quando<br />
emozionato in televisione<br />
aveva visto il primo uomo andare<br />
sulla luna.<br />
Come il giorno precedente,<br />
perse la cognizione del tempo<br />
e l’unica cosa che lo riportò alla<br />
realtà e lo costrinse ad abbandonare<br />
i suoi ricor<strong>di</strong> fu il fatto<br />
che l’ora <strong>di</strong> pranzo si avvicinava.<br />
Si alzò dalla poltrona e si <strong>di</strong>resse<br />
in cucina, aprendo il frigo<br />
capì che nel pomeriggio avrebbe<br />
dovuto andare a far la spesa<br />
se non avesse voluto morire <strong>di</strong><br />
fame. Tirò fuori dal suo frigo<br />
color panna quel poco che c’era<br />
e mangiò <strong>di</strong> gusto, tutto quel<br />
ricordare lo aveva affamato<br />
molto.<br />
Dopo che da bravo uomo <strong>di</strong><br />
casa aveva sparecchiato e aveva<br />
lavato i pochi piatti che aveva<br />
usato, si accasciò sulla poltrona.<br />
Avrebbe avuto voglia <strong>di</strong> giocare<br />
a dama come faceva con suo<br />
padre dopo pranzo. Non era<br />
mai riuscito a batterlo: era negato,<br />
lo ammetteva, e perdeva in<br />
continuazione, ma si <strong>di</strong>vertiva<br />
comunque moltissimo. Gli piaceva<br />
stare con suo padre, si sentiva<br />
al sicuro con lui e gli piaceva<br />
moltissimo quando con la<br />
pipa riusciva a fare i cerchietti<br />
<strong>di</strong> fumo; se lo ricordava benissimo<br />
con quei pantaloni marrone<br />
chiaro, e quella camicia<br />
bianca con la cravatta nera.<br />
Nonostante fosse passato molto<br />
tempo dalla sua morte gli occhi<br />
si inumi<strong>di</strong>rono e gli sfuggì una<br />
lacrima che non sarebbe stata<br />
l’unica, ma si ricordava bene<br />
le ultime parole che gli aveva<br />
detto: “Non piangere figliolo<br />
perché sappi che me ne vado<br />
felice, non ho rimorsi e se potessi<br />
rinascere rifarei tutto quello<br />
che ho fatto. Non voglio vederti<br />
triste, sii felice in vita come lo<br />
sono stato io”.<br />
Subito pensò alle tante belle<br />
cose che aveva fatto con lui e<br />
la tristezza si allontanò; la felicità<br />
che aveva provato vivendo<br />
con lui e con sua madre sarebbe<br />
stata sempre con lui.<br />
“Non piangere perché qualcosa<br />
è finito, sorri<strong>di</strong> perché è accaduta”<br />
Gabriel Garcia Marquez<br />
Dopo questi pensieri si preparò<br />
per fare la spesa, si tolse le ciabatte,<br />
si mise i suoi pantaloni<br />
migliori, la camicia bianca, il<br />
cappotto nero e le sue scarpe <strong>di</strong><br />
cuoio regalo del nipote, prese<br />
il portafoglio e le chiavi <strong>di</strong> casa<br />
e, dopo essersi assicurato <strong>di</strong><br />
aver spento tutte le luci, uscì.<br />
L’aria della città era come sempre<br />
densa <strong>di</strong> smog, che in quel<br />
periodo invernale aveva ad<strong>di</strong>rittura<br />
ingrigito la neve che era<br />
caduta pochi giorni prima. Ai<br />
suoi tempi, ricordava, questo<br />
non accadeva.<br />
Decise che sarebbe andato a<br />
far la spesa a pie<strong>di</strong> non solo per<br />
un’ispirazione ambientalista,<br />
ma anche per il fatto che c’era<br />
un tale traffico che alla fine il<br />
tempo che avrebbe impiegato<br />
sarebbe stato lo stesso.<br />
Incamminandosi fu colto però<br />
dalla voglia improvvisa <strong>di</strong> passare<br />
per il suo quartiere natale:<br />
dopotutto a cena sarebbero<br />
venuti suo figlio e suo nipote, i<br />
quali come sempre lo riempivano<br />
<strong>di</strong> provviste come se stesse<br />
per scoppiare una carestia.<br />
Perciò, anche se non si fosse<br />
trattenuto molto al supermercato,<br />
avrebbe potuto comunque<br />
preparare un lauto pasto.<br />
Una volta imboccato il viale<br />
natio cercò con gli occhi la<br />
madonnina al crocicchio della<br />
strada.<br />
Quella era infatti l’unica cosa<br />
che non era cambiata in tutto<br />
questo tempo, se la ricordava<br />
con un vestito verde e rosso<br />
anche se adesso, probabilmente<br />
per restauro, indossava un<br />
can<strong>di</strong>do vestito azzurro chiaro.<br />
La sua casa si trovava esattamente<br />
<strong>di</strong> fronte alla madonnina<br />
dall’altra parte della strada,<br />
dove ora non c’erano<br />
nient’altro che delle banalissime<br />
villette a schiera.<br />
Guardando il suo orologio<br />
da taschino, anch’esso<br />
ricordo <strong>di</strong> famiglia, si <strong>di</strong>resse<br />
al supermercato, dove si<br />
trovavano centinaia <strong>di</strong> persone<br />
intente come lui a fare<br />
la spesa. Velocemente<br />
entrò passando sotto<br />
quelle luci al neon<br />
intermittenti che<br />
avvolgevano<br />
l’e<strong>di</strong>ficio, il periodo natalizio<br />
era appena finito e le luci non<br />
erano state ancora rimosse.<br />
Dopo aver selezionato con rigore<br />
il minimo in<strong>di</strong>spensabile - la<br />
borsa della spesa non doveva<br />
pesar troppo altrimenti non<br />
avrebbe potuto nemmeno sollevarla<br />
- ed aver pagato, si avviò<br />
verso casa. In una mezz’oretta<br />
giunse alla sua porta e l’aprì<br />
con fatica: aveva sempre problemi<br />
con l’aprire la serratura da<br />
quando aveva cominciato a<br />
essere astigmatico, ma per fortuna<br />
l’appuntamento con l’oculista<br />
per i nuovi occhiali si<br />
avvicinava.<br />
Entrato si <strong>di</strong>resse subito in cucina<br />
per sistemare la spesa , apparecchiò<br />
la tavola per quattro e<br />
iniziò a cucinare qualcosa .<br />
Poco dopo suonarono alla porta,<br />
suo figlio e sua moglie con il suo<br />
nipotino erano arrivati. Subito si<br />
misero ad aiutarlo e in poco<br />
tempo avevano preparato tutto<br />
il necessario per la cena.<br />
Felice come tutte le volte che lo<br />
venivano a trovare, si sedette a<br />
tavola con loro: suo nipote era<br />
tutto suo padre, scuro <strong>di</strong> pelle<br />
con quei grossi occhi marroni<br />
e i capelli neri.<br />
I lineamenti del volto invece<br />
assomigliavano <strong>di</strong> più a quelli<br />
della madre, così come quel<br />
naso insolitamente piccolo per<br />
un africano: <strong>di</strong> lui, un tipico<br />
europeo nord occidentale, non<br />
aveva preso nulla tranne che la<br />
lingua e gli usi, eppure quello<br />
era suo nipote e ne andava<br />
molto orgoglioso.<br />
Si ricordava <strong>di</strong> quando aveva<br />
adottato suo figlio contro<br />
il parere <strong>di</strong> tutti.<br />
Lui,<br />
uno scapolo, che voleva adottare<br />
un bambino per <strong>di</strong> più africano.<br />
Aveva dovuto lottare<br />
molto perché ciò avvenisse,<br />
aveva vissuto quasi due anni tra<br />
le scartoffie prima <strong>di</strong> poterlo<br />
vedere.<br />
Ma in quel momento più che<br />
mai non si pentiva dello sforzo<br />
che aveva fatto: aveva combattuto<br />
ma nello sforzo <strong>di</strong> ieri aveva<br />
ottenuto la felicità <strong>di</strong> oggi, e,<br />
come suo padre, anche lui<br />
avrebbe rifatto tutto quello che<br />
aveva fatto per adottarlo.<br />
Dopo aver cenato, si mise a parlare<br />
sul <strong>di</strong>vano con il figlio mentre<br />
il nipote con la madre vedeva<br />
la TV. Gli parlò dei suoi ultimi<br />
pensieri, dei suoi ricor<strong>di</strong>. Il figlio,<br />
dopo averlo ascoltato attentamente,<br />
gli chiese: “Vuoi giocare<br />
a dama, papà?”<br />
In quel momento capì che tutti<br />
gli eventi che aveva vissuto avevano<br />
un senso, tutto quello che<br />
aveva dato gli era stato ridato,<br />
così come quel fiore tra i sassi<br />
in montagna anche lui era riuscito<br />
a fiorire; oltre al bellissimo<br />
presente che aveva con sé portava<br />
tutti i bei ricor<strong>di</strong>, e il suo<br />
viaggio nella memoria lo avrebbe<br />
accompagnato per sempre<br />
insieme a quello che sarebbe<br />
stato.<br />
“La vita è un viaggio, viaggiare<br />
è vivere due volte” Omar<br />
Khayyam<br />
Mark Bakkum, I C L.C.<br />
13<br />
<strong>2007</strong>
14<br />
<strong>2007</strong><br />
Secondo gli attuali orientamenti<br />
della filosofia della<br />
scienza, una teoria è<br />
“potente” quando riesce a dar<br />
ragione <strong>di</strong> fenomeni, anche i più<br />
<strong>di</strong>sparati, sulla base <strong>di</strong> un ristretto<br />
numero <strong>di</strong> elementi.<br />
In astronomia per esempio, l’eliocentrismo<br />
risultò “più potente”<br />
del geocentrismo perché spiegava<br />
in maniera più semplice ciò che<br />
si poteva osservare nel cielo.<br />
La “teoria mimetica” <strong>di</strong> René<br />
Girard (n. 1923) nelle scienze<br />
umane aspira a questo titolo<br />
basandosi su poche assunzioni:<br />
l’evento fondante d’ogni civiltà è<br />
l’assassinio (ritualizzato) del<br />
cosiddetto “capro espiatorio”, sul<br />
quale si proietta mimeticamente<br />
la violenza dei gruppi umani che,<br />
riconciliati, possono ritornare alla<br />
vita, liberi e “innocenti”. Dal “tutti<br />
contro tutti”, che segna la crisi<br />
della convivenza, al “tutti contro<br />
uno”che la risolve e salva il gruppo<br />
altrimenti destinato all’auto<strong>di</strong>struzione.<br />
In questa vicenda,<br />
secondo Girard, si può in<strong>di</strong>viduare<br />
l’origine e l’evoluzione storico-culturale<br />
<strong>di</strong> ogni comunità.<br />
La violenza, dato “universale”<br />
degli uomini <strong>di</strong> ogni epoca e<br />
civiltà, si accende a causa del<br />
“desiderio mimetico” per il quale<br />
nella vita sociale tutti desiderano<br />
ciò che hanno o che desiderano<br />
gli altri. All’origine della società<br />
umana vi è un assassinio; ma<br />
alla vittima sacrificata vengono<br />
poi riconosciuti attributi <strong>di</strong>vini e<br />
sacrali, proprio perchè la sua uccisione<br />
è stata il mezzo che ha posto<br />
fine alla violenza. Scaricando su<br />
un capro espiatorio la violenza<br />
che oppone ciascuno a tutti gli<br />
altri, si placano i conflitti interpersonali<br />
e viene fondato o confermato<br />
il vincolo sociale.<br />
Siamo oggi ben lontani dalla possibilità<br />
<strong>di</strong> mostrare all’opera questo<br />
principio in tutte le vicende<br />
Tutti contro uno<br />
umane, ma si può in ogni caso<br />
affermare, sempre in linea con<br />
l’epistemologia contemporanea,<br />
che questa teoria rappresenti un<br />
fecondo programma <strong>di</strong> ricerca<br />
per future indagini.<br />
In trent’anni <strong>di</strong> attività Girard,<br />
applicando questo modello, ha<br />
ritenuto <strong>di</strong> trovarne conferme nei<br />
campi più <strong>di</strong>versi, dall’antropologia<br />
alla psicologia sociale, dalle<br />
storia delle religioni alla letteratura,<br />
rivelando nessi insospettati<br />
là dove prima si poteva osservare<br />
solo una varietà inspiegabile <strong>di</strong><br />
fenomeni.<br />
Sullo stesso piano possiamo citare<br />
come esempio l’opera <strong>di</strong><br />
Darwin il quale, avendo in<strong>di</strong>viduato<br />
nella teoria dell’evoluzione<br />
per selezione naturale un<br />
“potente” principio esplicativo<br />
unitario con cui dar conto della<br />
estrema varietà altrimenti inspiegabile<br />
delle forme viventi, si<br />
impegnò a trovarne conferme con<br />
innumerevoli indagini e osservazioni.<br />
Con queste poche parole dovrei<br />
dar a mia volta conto <strong>di</strong> centinaia<br />
<strong>di</strong> pagine <strong>di</strong> Girard, ma poiché<br />
l’impresa è impossibile mi limito<br />
a fornire qualche eterogenea<br />
“suggestione”.<br />
Innanzitutto anche Freud nell’opera<br />
“Totem e tabù” (1912)<br />
accenna, descrivendo la situazione<br />
dell’orda primitiva teorizzata<br />
da Darwin, ad un parrici<strong>di</strong>o<br />
originario come inizio dell’organizzazione<br />
sociale, delle restrizioni<br />
morali e della religione.<br />
Egli, tra l’altro, riteneva con ciò<br />
<strong>di</strong> aver presentato un sostituto<br />
cre<strong>di</strong>bile del racconto biblico del<br />
peccato originale. Lo stesso<br />
Darwin con la sua teoria dell’evoluzione<br />
riteneva <strong>di</strong> aver fornito<br />
una spiegazione sostitutiva del<br />
“creazionismo” biblico circa<br />
varietà delle forme viventi.<br />
Poiché citiamo la Bibbia notiamo<br />
che nella Genesi è presentato un<br />
omici<strong>di</strong>o “fondatore”; non nel<br />
racconto del peccato “originale”<br />
il quale non comporta uccisioni,<br />
ma nella vicenda <strong>di</strong> Caino e<br />
Abele; Caino infatti dopo l’assassinio,<br />
“<strong>di</strong>venne fondatore <strong>di</strong><br />
una città” (Gen. 4, 17), cioè <strong>di</strong> una<br />
comunità, <strong>di</strong> un gruppo umano.<br />
Per i classicisti: l’omici<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />
Remo, come è noto, è collegato<br />
alla fondazione <strong>di</strong> Roma (e anche<br />
<strong>di</strong> Romolo in alcune tra<strong>di</strong>zioni si<br />
<strong>di</strong>ce che fu ucciso dalla folla).<br />
Un altro omici<strong>di</strong>o, quello <strong>di</strong><br />
Giulio Cesare, è all’origine dell’impero.<br />
Per i grecisti: E<strong>di</strong>po<br />
nella trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Sofocle non<br />
viene ucciso, ma come capro<br />
espiatorio, viene “caricato” delle<br />
più gravi colpe e scacciato dalla<br />
comunità, che si salva con ciò dal<br />
pericolo che ne minacciava l’esistenza.<br />
La morte <strong>di</strong> Socrate, in<br />
certo senso, assume lo stesso<br />
ruolo fondativo per la filosofia.<br />
E ancora prima, nella polis ateniese<br />
è presente il rituale del<br />
pharmakos, cioè <strong>di</strong> una persona,<br />
uomo o donna, scelta per il suo<br />
aspetto ripugnante che in occasione<br />
della festa del Targhelie era<br />
fatto bersaglio <strong>di</strong> violenze collettive,<br />
cacciato fuori dalle mura<br />
delle città e spesso ucciso.<br />
Per i “cinefili”: nel film “2001<br />
O<strong>di</strong>ssea nello spazio” <strong>di</strong> Kubrik<br />
l’omici<strong>di</strong>o primor<strong>di</strong>ale perpetrato<br />
nell’orda delle scimmie, “innesca”<br />
la civiltà umana, nella celeberrima<br />
scena della<br />
trasformazione dell’arma omicida<br />
in una astronave. E visto che<br />
siamo in tema: il recente film<br />
“Apocalypto” <strong>di</strong> Mel Gibson, che<br />
tanto ha fatto <strong>di</strong>scutere per le<br />
scene <strong>di</strong> violenza, descrive in<br />
maniera eloquente i sacrifici<br />
umani fondamento delle civiltà<br />
“amerin<strong>di</strong>e”.<br />
Alla teoria del capro espiatorio,<br />
come abbiamo visto, è legata<br />
quella del “desiderio mimetico”<br />
per il quale nella vita sociale<br />
secondo un “triangolo del desiderio”<br />
tutti desiderano ciò che<br />
hanno o che desiderano gli altri.<br />
Secondo Girard il desiderio nell’uomo<br />
non si origina in maniera<br />
autonoma secondo la via linea-<br />
re: soggetto - oggetto, ma si istituisce<br />
per imitazione del desiderio<br />
<strong>di</strong> un altro soggetto, secondo<br />
lo schema triangolare:<br />
soggetto - modello - oggetto. Nel<br />
desiderare, noi imitiamo il desiderio<br />
<strong>di</strong> altri che pren<strong>di</strong>amo a<br />
modello, anche inconsapevolmente.<br />
Questo meccanismo lo<br />
possiamo vedere all’opera nella<br />
pubblicità: il “testimonial” si propone<br />
come modello: lui possiede<br />
l’oggetto e ci invita ad imitarlo<br />
“invi<strong>di</strong>ando” la sua sod<strong>di</strong>sfazione.<br />
Siamo indotti a desiderare<br />
anche noi quello che lui ha desiderato<br />
e quin<strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare il desiderio<br />
attraverso l’acquisto dell’oggetto.<br />
Anche questo aspetto delle teoria<br />
costituisce un programma <strong>di</strong><br />
ricerca in campo psicologico. Lo<br />
stesso Girard lo ha applicato alla<br />
critica letteraria nell’opera<br />
“Menzogna romantica, verità<br />
romanzesca” (1962) in cui la<br />
menzogna romantica presenta il<br />
desiderio come qualcosa <strong>di</strong> autonomo,<br />
mentre le vicende umane<br />
narrate dai gran<strong>di</strong> scrittori,<br />
Cervantes, Proust, Stendhal,<br />
Shakespeare, Dostoevskij, presentano<br />
la realtà umana, “troppo<br />
umana” , <strong>di</strong> un desiderio per imitazione<br />
e “invi<strong>di</strong>a”.<br />
Federico Lecchi<br />
Bibliografia.<br />
René Girard:<br />
“La violenza e il sacro” (1972), trad.<br />
it. Adelphi 1992<br />
“Menzogna romantica e verità romanzesca”<br />
(1962), trad. it Bompiani 2002<br />
“Vedo Satana cadere come la folgore”<br />
(1999) trad. it. Adelphi, 2001<br />
“Il caso Nietzsche. La ribellione fallita<br />
dell’anticristo” (con Giuseppe<br />
Fornari) Marietti, 2002
Il Duecento fu un secolo<br />
particolarissimo nella cultura<br />
europea, un secolo in<br />
cui mondo arabo e mondo cristiano<br />
vennero a contatto in<br />
molte aree me<strong>di</strong>terranee; questo<br />
contatto, che in alcuni casi<br />
(probabilmente il più delle<br />
volte) era uno scontro violento<br />
tra due civiltà, che si ritenevano<br />
<strong>di</strong>versissime e che<br />
quin<strong>di</strong> si guardavano con o<strong>di</strong>o<br />
e sospetto, in altri casi si trasformava<br />
invece in una proficua<br />
collaborazione, che portava<br />
a quel fenomeno, che<br />
purtroppo non si è più verificato<br />
in seguito, definito “trasmissione<br />
<strong>di</strong> cultura”, grazie<br />
al quale gli europei poterono<br />
fare quel salto <strong>di</strong> qualità che<br />
riportò la filosofia in Europa,<br />
con la nascita della Scolastica.<br />
Gli Arabi infatti riportarono in<br />
Occidente la cultura e il pensiero<br />
greco, che essi, dopo la<br />
caduta dell’Impero Romano,<br />
avevano provveduto a conservare<br />
e, in alcuni casi, a sviluppare<br />
(ve<strong>di</strong> i commenti aristotelici<br />
<strong>di</strong> Averroè). Si<br />
crearono quin<strong>di</strong> molti centri <strong>di</strong><br />
stu<strong>di</strong>o, soprattutto nella<br />
Spagna <strong>di</strong> re Alfonso X il Savio<br />
e nella Sicilia <strong>di</strong> Federico II,<br />
nei quali i testi islamici venivano<br />
tradotti e stu<strong>di</strong>ati. Dante<br />
si trovò ad operare in questo<br />
periodo ed in questo contesto<br />
ed è perciò probabile che<br />
anche lui, nella composizione<br />
dei suoi lavori (non solo del<br />
suo capolavoro, la Divina<br />
Comme<strong>di</strong>a, ma anche delle<br />
cosiddette “opere minori”)<br />
abbia risentito <strong>di</strong> quella “moda<br />
musulmana” (come l’ha definita<br />
lo stu<strong>di</strong>oso Giordano Berti)<br />
che aveva contagiato l’Europa.<br />
La questione della maggiore o<br />
minore influenza musulmana<br />
nelle opere dantesche, sollevata<br />
dallo stu<strong>di</strong>oso spagnolo<br />
Miguel Asin Palacios con il<br />
saggio La escatologia musul-<br />
Dante e l’ISLAM<br />
mana en la Divina Come<strong>di</strong>a<br />
(1919), è ancora molto <strong>di</strong>battuta.<br />
A favore dell’ipotesi <strong>di</strong><br />
un influsso arabo in Dante si<br />
possono citare varie rassomiglianze<br />
tra la Divina<br />
Comme<strong>di</strong>a e un testo religioso<br />
islamico, il Liber Scalae<br />
Machometti, il Libro della Scala<br />
<strong>di</strong> Maometto. Questo testo,<br />
rinvenuto per la prima volta<br />
in traduzione francese all’inizio<br />
del secolo scorso, narra<br />
d’un viaggio del Profeta arabo<br />
attraverso le profon<strong>di</strong>tà infernali<br />
e i cieli del Para<strong>di</strong>so, com-<br />
piuto sotto la guida dell’Angelo<br />
Jibrail: comuni a entrambi i<br />
viaggi sono, ad esempio, la<br />
forma della voragine infernale<br />
(a imbuto rovesciato), la<br />
legge del contrappasso che<br />
regola le pene dei peccatori, la<br />
visione delle schiere angeliche<br />
che ruotano intorno al<br />
trono celeste e le sensazioni<br />
causate dalla visione <strong>di</strong> Dio<br />
sul pellegrino (sia Dante che<br />
Maometto si <strong>di</strong>cono infatti<br />
incapaci <strong>di</strong> descrivere ciò che<br />
hanno visto o provato).<br />
A sfavore dell’ipotesi soprac-<br />
citata, si può portare invece il<br />
celebre passo del canto XXVIII<br />
dell’Inferno, in cui Dante incontra<br />
Maometto, punito con i<br />
“seminator <strong>di</strong> scandalo e <strong>di</strong> scisma”<br />
nella IX bolgia: va detto<br />
tuttavia che questo episo<strong>di</strong>o si<br />
ricollega ad un’errata tra<strong>di</strong>zione<br />
me<strong>di</strong>evale, che vedeva<br />
Maometto come un Car<strong>di</strong>nale<br />
il quale, viste cadere le sue<br />
aspirazioni al Papato, si era<br />
staccato dalla Chiesa Cattolica,<br />
causando appunto uno scisma<br />
all’interno della Cristianità.<br />
Lorenzo Focanti, III B LC<br />
15<br />
<strong>2007</strong>
16<br />
<strong>2007</strong><br />
PROGETTO FO<br />
INIZIATIVE DI STUDIO E UN CONVEGNO PER VALORIZZARE L’OPERA DEL GEOLOGO NATO A JESI NEL 1884<br />
ENRICO FOSSA MANCINI<br />
UN PROGETTO RIVOLTO AGLI STUDENTI, CON RICERCHE TRA CLASSICI E STORIA NATURALE<br />
Per ricordare la figura <strong>di</strong> Enrico Fossa Mancini, geologo nato<br />
a <strong>Jesi</strong> alla fine dell’800 e morto in Argentina nel 1950, autore<br />
<strong>di</strong> poderose opere <strong>di</strong> geologia e paleontologia, il nostro Liceo<br />
ha organizzato un progetto <strong>di</strong> durata biennale che coinvolge alcune<br />
classi articolandosi in ricerche, iniziative <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento e<br />
un convegno dal titolo “Enrico Fossa Mancini e la storia naturale<br />
dell’Appennino”, che si svolgerà il 5 maggio prossimo presso il<br />
Palazzo della Signoria della nostra città.<br />
Si tratta <strong>di</strong> un’iniziativa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o che interessa <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>scipline, dalle<br />
scienze alla filosofia alle lingue e letterature classiche e che si propone,<br />
attraverso lavori svolti dagli alunni sotto la guida dei docenti,<br />
<strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re aspetti legati sia alla conoscenza più <strong>di</strong>retta delle<br />
tematiche scientifiche connesse con l’opera dello stu<strong>di</strong>oso, sia - più<br />
estensivamente - al modo che la cultura antica e moderna ebbe <strong>di</strong><br />
porsi in relazione con le questioni <strong>di</strong> storia naturale e con gli argomenti<br />
che furono oggetto della sua indagine.<br />
In particolare, un interessante e stimolante percorso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, tutto<br />
fondato sulla lettura e sulla traduzione <strong>di</strong> testi latini e greci, è stato<br />
condotto a partire dal passato anno scolastico nell’attuale classe III<br />
B. Interrogandosi su come gli antichi “leggessero” le testimonianze<br />
naturali del loro passato e su come interpretassero i fossili che in misura<br />
abbondantissima venivano reperiti nelle loro terre, si sono potute<br />
delineare le tracce <strong>di</strong> un quadro complessivo <strong>di</strong> notevole complessità<br />
e suggestione, che si raccorda in maniera affascinante e per certi<br />
versi inattesa con le notizie in nostro possesso sul loro modo <strong>di</strong> pensarsi<br />
nella storia. Ne è scaturito che le immagini mitiche che essi creavano<br />
erano in buona parte frutto della loro rielaborazione <strong>di</strong> dati materiali<br />
concretamente in loro possesso e testimoniati dai moltissimi<br />
resoconti che ne lasciarono; che lo stesso pensiero mitico, anche attraverso<br />
l’esame <strong>di</strong> questi dati, risulta raccordarsi in maniera significativa<br />
al successivo svilupparsi <strong>di</strong> un pensiero storico e scientifico; che<br />
già duemilacinquecento anni fa, ben prima <strong>di</strong> quanto le moderne teorie<br />
ritennero, essi erano in grado <strong>di</strong> comprendere - o quanto meno<br />
intuire - la natura dei fossili e <strong>di</strong> interpretare correttamente, con<br />
buona approssimazione, fenomeni stu<strong>di</strong>ati scientificamente secoli e<br />
secoli dopo, come le trasgressioni e regressioni marine.<br />
Queste e altre questioni sono oggetto delle ricerche degli alunni che,<br />
Il conte Enrico Fossa Mancini nacque<br />
a <strong>Jesi</strong> (AN) il 7 <strong>di</strong>cembre 1884<br />
da Eugenio e Margherita Censi,<br />
<strong>di</strong>scendente da nobile famiglia originaria<br />
<strong>di</strong> Arcevia (AN).<br />
Compiuti gli stu<strong>di</strong> liceali si laureò in<br />
Giurisprudenza presso l’Università <strong>di</strong><br />
Nota biografica<br />
Perugia (1907). Stu<strong>di</strong>ò poi Fisica<br />
all’Università <strong>di</strong> Roma, (1909-1910),<br />
per trasfersi infine all’Università <strong>di</strong><br />
Pisa (1910-1913), dove conseguì la<br />
laurea in Scienze Naturali. Nell’Ateneo<br />
toscano fu allievo del geologo e paleontologo<br />
Mario Canavari con cui si laureò<br />
con una tesi <strong>di</strong> paleontologia avente<br />
per oggetto la <strong>di</strong>stribuzione del<br />
genere Hammatoceras (Ammonitina)<br />
nelle rocce dell’Appennino Umbro-<br />
Marchigiano. Il giovane naturalista fu<br />
definitivamente attratto dallo stu<strong>di</strong>o<br />
della geologia e della paleontologia,<br />
come testimoniano le sue prime pubblicazioni<br />
scientifiche che, infatti,<br />
hanno per oggetto la stratigrafia e i<br />
fossili dell’Appennino Marchigiano,<br />
principalmente dell’area della Gola<br />
della Rossa e della Gola <strong>di</strong> Frasassi<br />
(AN). Le indagini scientifiche <strong>di</strong> Fossa<br />
Mancini furono, tuttavia, interrotte dal-<br />
in gruppo, hanno lavorato e stanno lavorando ancora esaminando<br />
testi e mettendo a confronto testimonianze.<br />
Questi gli ambiti intorno a cui si è proposta la ricerca, coor<strong>di</strong>nata<br />
dai proff. Stefano Sassaroli, Enrico Baldoni e Patricia Zampini:<br />
La Storia naturale nel mondo antico (Plinio il Vecchio, Seneca, e altri).<br />
La mineralogia nella Naturalis Historia <strong>di</strong> Plinio.<br />
I fossili tra mito, credenza popolare e scienza.<br />
La geologia <strong>di</strong> Aristotele e Teofrasto.<br />
Fossili e <strong>di</strong>luvio universale nella letteratura cristiana dei primi secoli<br />
(Tertulliano, Eusebio <strong>di</strong> Cesarea, Agostino, Paolo Orosio…).<br />
Acqua, terra e i monti dell’Appennino nella letteratura italiana<br />
tra Me<strong>di</strong>oevo e Rinascimento (Ristoro d’Arezzo, Boccaccio, Dante,<br />
Leonardo da Vinci).<br />
Rivoluzione scientifica e origini della geologia dei moderni.<br />
La rivoluzione scientifica e l’età della Terra: la scoperta del tempo<br />
geologico.<br />
La controversia sulla natura dei fossili nell’età della rivoluzione<br />
scientifica.<br />
Al termine dell’attività, che comunque potrà costituire la premessa<br />
per una futura pubblicazione dei risultati anche in forma multime<strong>di</strong>ale,<br />
è prevista una giornata <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o dal titolo “ENRICO FOSSA MAN-<br />
CINI E LA STORIA NATURALE DELL’APPENNINO” con la presentazione<br />
del progetto e le conferenze <strong>di</strong> docenti universitari, inframmezzate<br />
dalle relazioni degli studenti. Tale giornata si svolgerà il 5<br />
maggio prossimo, mattina e pomeriggio, e vedrà la partecipazione<br />
dei seguenti relatori con la trattazione dei sottoin<strong>di</strong>cati argomenti (programma<br />
<strong>di</strong> massima, suscettibile <strong>di</strong> eventuali mo<strong>di</strong>fiche):<br />
• Prof. Leonsevero Passeri (Università <strong>di</strong> Perugia):<br />
Progressi nella conoscenza della geologia dell’Appennino.<br />
• Prof. Federico Venturi (Università <strong>di</strong> Perugia):<br />
Il genere Hammatoceras, gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Fossa Mancini e le<br />
attuali conoscenze degli Hammatoceratinae.<br />
• Prof. Simone Galeotti (Università <strong>di</strong> Urbino)<br />
Dalla Geologia descrittiva alla Geologia quantitativa:<br />
l’esempio della successione Umbro-Marchigiana.<br />
• Prof. Mauro Coltorti (Università <strong>di</strong> Siena):<br />
L’Appennino nel Quaternario e le grotte <strong>di</strong> Frasassi e del Vernino.<br />
l’intervento dell’Italia nella I Guerra<br />
mon<strong>di</strong>ale, cui partecipò come ufficiale<br />
<strong>di</strong> artiglieria, pilota aeronautico e<br />
ufficiale del servizio meteorologico.<br />
Alla fine del conflitto riprese il lavoro<br />
nel campo della geologia e della<br />
paleontologia, pubblicando nuovi stu<strong>di</strong><br />
che gli valsero la nomina <strong>di</strong> Assistente<br />
nell’Istituto <strong>di</strong> Geologia dell’Università<br />
<strong>di</strong> Pisa e, poco dopo, <strong>di</strong> Libero Docente.<br />
Nel frattempo s’impegna, sotto la <strong>di</strong>rezione<br />
del Lotti, ai rilevamenti sul campo<br />
relativi alla descrizione della Carta<br />
Geologica d’Italia. Nel 1922, su incarico<br />
del governo italiano, fu inviato in<br />
Venezuela per dare avvio in quel paese<br />
alle ricerche petrolifere. Nel 1923-1924<br />
fu nominato Professore <strong>di</strong> Geologia<br />
nell’Università <strong>di</strong> Cagliari, nonché<br />
Direttore dell’annesso Museo <strong>di</strong><br />
Scienze Naturali.<br />
Durante questo periodo l’attività scien-<br />
tifica <strong>di</strong> Fossa Mancini fu molto intensa<br />
e pubblicò lavori aventi per oggetto<br />
le ricerche <strong>di</strong> idrocarburi nel Modenese;<br />
la stratigrafia e la tettonica<br />
dell’Appennino, della Sicilia, della<br />
Sardegna e del Varesotto; la paleontologia<br />
degli invertebrati; la geologia<br />
militare; la geoarcheologia; la geologia<br />
pratica e la <strong>di</strong>dattica della geologia.<br />
Ritornato in America latina nel 1226,<br />
dove a tutt’oggi è considerato un pioniere<br />
della ricerca petrolifera, si stabilì<br />
definitivamente in Argentina occupandosi,<br />
oltreché <strong>di</strong> ricerche <strong>di</strong> idrocarburi,<br />
anche <strong>di</strong> geologia generale, <strong>di</strong><br />
insegnamento all’Università <strong>di</strong> Buenos<br />
Aires e <strong>di</strong> Direttore del Museo <strong>di</strong> La<br />
Plata.<br />
Morì a La Plata (Argentina) il 12 marzo<br />
del 1950, in seguito alle gravi lesioni<br />
riportate in un incidente stradale.<br />
S. S.
SSA MANCINI<br />
CACCIATORI DI FOSSILI E NARRATORI DI STORIE<br />
“C’è una località dell’Arabia situata press’a poco<br />
<strong>di</strong> fronte alla città <strong>di</strong> Buto, e a questa località io<br />
andai per informarmi sui serpenti alati. Lì giunto<br />
vi<strong>di</strong> ossa <strong>di</strong> serpenti e spine dorsali in quantità<br />
impossibile a descriversi; erano cumuli <strong>di</strong> spine<br />
dorsali gran<strong>di</strong> e meno gran<strong>di</strong> e ancora più piccole,<br />
ed erano molte. (…) Si narra che all’inizio<br />
della primavera serpenti alati volino dall’Arabia<br />
in Egitto, e che gli uccelli ibis facendosi loro<br />
incontro al punto <strong>di</strong> ingresso <strong>di</strong> questa regione<br />
non lascino entrare i serpenti ma li uccidano”.<br />
(Erodoto, “Storie”, II, 75, 1-3 passim)<br />
“Dirò ora quel che poi è anche degno d’essere<br />
ammirato oltre i fiumi e la vastità della pianura:<br />
mostrano su una pietra un’orma <strong>di</strong> Eracle, che somiglia<br />
sì all’impronta <strong>di</strong> un uomo, ma è grande due<br />
cubiti, presso il fiume Tire”.<br />
(Erodoto, “Storie”, IV, 82)<br />
Questi due passi, scelti tra i moltissimi<br />
che la letteratura antica ci offre, costituiscono<br />
un esempio significativo <strong>di</strong><br />
come, nei classici, possiamo trovare testimonianze<br />
del modo in cui i Greci e i Romani interpretavano<br />
i resti paleontologici arrivati fino a loro.<br />
Serpenti alati, grifoni, orme gigantesche <strong>di</strong> eroi,<br />
titani <strong>di</strong> eccezionali <strong>di</strong>mensioni: trovandosi a<br />
contatto con gigantesche ossa o minuti frammenti<br />
<strong>di</strong> animali pietrificati, <strong>di</strong> cui non avevano<br />
ancora gli strumenti scientifici per capire l’esatta<br />
origine, gli antichi ricorsero spesso, per interpretarli,<br />
alla spiegazione mitica. Fu così che<br />
quello che Erodoto ebbe modo <strong>di</strong> vedere nel suo<br />
viaggio in Egitto - probabilmente un ricco giacimento<br />
<strong>di</strong> resti fossili <strong>di</strong> animali preistorici - venne<br />
da lui interpretato come un cimitero <strong>di</strong> mitologiche<br />
creature, serpenti alati, appunto, <strong>di</strong> cui gli<br />
parve <strong>di</strong> intravedere le sembianze nelle ossa<br />
affioranti dal terreno. O ancora, quella che ci<br />
descrive come orma <strong>di</strong> Eracle a causa della lunghezza<br />
<strong>di</strong> due cubiti (corrispondenti a circa 90<br />
cm.), era probabilmente un’impronta fossile la cui<br />
forma si era conservata nella roccia.<br />
Di testimonianze come queste sono piene le<br />
opere degli antichi scrittori. Ne troviamo ad<br />
esempio moltissime in Pausania; e molto spesso,<br />
al ritrovamento del reperto fossile, è associata<br />
la presenza <strong>di</strong> un santuario o <strong>di</strong> un culto tributato<br />
a questo o a quell’eroe o <strong>di</strong>vinità che si riteneva<br />
avessero lasciato tracce del loro passaggio<br />
in tempi remoti. Esistevano perfino falsificazioni<br />
<strong>di</strong> “reliquie” che venivano venerate nei templi e<br />
attiravano folle <strong>di</strong> pellegrini (ad esempio, <strong>di</strong> un<br />
enorme sandalo che si <strong>di</strong>ceva fosse appartenuto<br />
a Perseo, e che veniva custo<strong>di</strong>to nella località<br />
<strong>di</strong> Chemni, Erodoto ci dà notizia in un altro<br />
passo, il II, 91, della sua opera).<br />
Le storie sugli eroi del passato, tra<strong>di</strong>zionalmente<br />
raffigurati come molto più alti e forti degli<br />
uomini contemporanei (in accordo con l’antichissimo<br />
mito della progressiva decadenza delle<br />
razze dall’Età dell’oro), ben si prestavano a dare<br />
una spiegazione a ritrovamenti che altrimenti<br />
sarebbe stato assai <strong>di</strong>fficile interpretare.<br />
E tuttavia questo non deve affatto farci pensare<br />
che gli antichi Greci si fossero limitati a prestare<br />
fede a fantasiose leggende, o si fossero accontentati,<br />
nella loro credulità, <strong>di</strong> invenzioni improbabilissime<br />
e superstiziose. Al contrario, la lettura<br />
dei testi ci offre un panorama <strong>di</strong> sorprendente<br />
varietà e complessità, in cui - accanto a spiegazioni<br />
in chiave mitico-religiosa - troviamo intelligenti<br />
e rigorosi tentativi <strong>di</strong> interpretazione dei<br />
“documenti” materiali, ricostruzioni scientifiche<br />
che, se non valutabili come esatte alla luce delle<br />
conoscenze da noi acquisite migliaia <strong>di</strong> anni<br />
dopo, ci appaiono certamente acute, rigorose,<br />
e spesso contenenti intuizioni notevoli.<br />
Elaborazioni <strong>di</strong> interi sistemi che, ben lungi dall’essere<br />
il frutto <strong>di</strong> bizzarre speculazioni, rivelano<br />
capacità e conoscenze che forse non abbiamo<br />
apprezzato appieno, che non abbiamo<br />
saputo cogliere (vittime noi stessi <strong>di</strong> un pregiu<strong>di</strong>zio)<br />
e che meriterebbero la nostra attenzione.<br />
Il mito stesso, d’altronde, cui un approccio superficiale<br />
potrebbe negare vero valore documentario,<br />
nasconde in sé fondamentali informazioni sulla<br />
cultura e sulle conoscenze profonde degli antichi,<br />
anche in questo campo. Basterebbe ad<br />
esempio la nozione <strong>di</strong> líthinos thánatos, “morte<br />
<strong>di</strong> pietra”, reperibile già in Pindaro (Pitiche, X,<br />
75) e riecheggiante nelle pagine <strong>di</strong> Aristotele in<br />
contesti assai significativi (ad es. in De partibus<br />
animalium 641a 20) a farci comprendere che i<br />
Greci associavano strettamente il concetto <strong>di</strong><br />
pietrificazione a quello <strong>di</strong> morte (pensiamo anche<br />
allo sguardo mortifero e pietrificante della<br />
Gorgone) e che probabilmente, con buona pace<br />
<strong>di</strong> certe semplicistiche stroncature della vulgata<br />
scientifica, avevano già per lo meno sospettato,<br />
se non pienamente compreso, che i reperti fossili<br />
che trovavano ovunque nelle loro terre appartenessero<br />
ad animali e creature realmente esistite<br />
in tempi passati. E non fossero frutto invece,<br />
come poi un - tuttora ra<strong>di</strong>cato - mito paleontologico<br />
su Aristotele affermò, <strong>di</strong> una vis insita nella<br />
natura che si sarebbe <strong>di</strong>vertita a creare, da<br />
sostanze inorganiche, oggetti <strong>di</strong> aspetto, sì, simile<br />
a conchiglie e piccoli animali pietrificati, ma<br />
che non erano, e non erano mai stati in realtà,<br />
esseri viventi.<br />
Attento e aperto dev’essere dunque, da parte<br />
nostra, lo sguardo con cui guardare a questi documenti.<br />
Una lettura sgombra da pregiu<strong>di</strong>zi e capace<br />
<strong>di</strong> cogliere con obiettività ciò che le fonti <strong>di</strong>cono,<br />
ci offre non solo interessanti conoscenze<br />
sulla cultura <strong>di</strong> Greci e Romani in questo ambito,<br />
ma anche informazioni preziose per una<br />
ricerca più propriamente scientifica, ad esempio<br />
sulla <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> certe specie preistoriche nel<br />
Me<strong>di</strong>terraneo, sulla localizzazione e reperibilità<br />
dei resti, sulle modalità con cui affioravano.<br />
I racconti e le questioni <strong>di</strong> “storia naturale” che<br />
troviamo negli antichi sono moltissimi. Diversi tra<br />
loro, certamente, sia per tipo <strong>di</strong> approccio che<br />
per profon<strong>di</strong>tà d’indagine. Altro sono i resoconti<br />
<strong>di</strong> Pausania e Senofonte, le metafore poetiche<br />
<strong>di</strong> Eschilo e Pindaro, altro le rigorose deduzioni<br />
e casistiche <strong>di</strong> Aristotele e del suo scolaro Teofrasto,<br />
<strong>di</strong> cui Diogene Laerzio riporta il titolo <strong>di</strong> un perduto<br />
trattato Sulle pietrificazioni. I Meteorologica<br />
e le altre opere del filosofo stagirita che a questa<br />
si collegano sono documenti <strong>di</strong> eccezionale<br />
profon<strong>di</strong>tà e complessità.<br />
Va dunque, naturalmente, tributato il giusto riconoscimento<br />
al ruolo svolto dalla filosofia, che fin<br />
dai primi sapienti <strong>di</strong> scuola ionica, ad esempio<br />
Senofane, coltivò un approccio nuovo a certe questioni,<br />
sostituendo alle simbologie del mito le<br />
razionali e “laicissime” ricostruzioni del logos.<br />
Il pensiero razionale ha uno stato civile, ed è<br />
greco: nelle città greche d’Asia Minore del VI secolo,<br />
allontanandosi e liberandosi dal mito, esso<br />
sorge per la prima volta come forma <strong>di</strong> riflessione<br />
nuova, interamente positiva, sulla natura. Se<br />
l’uomo greco ha inventato la filosofia ha potuto<br />
farlo, come affermò J. Burnet, “per le sue qualità<br />
eccezionali d’intelligenza: lo spirito d’osservazione<br />
unito alla potenza del ragionamento”.<br />
E tuttavia, negli ultimi decenni, lo ricorda Jean-<br />
Pierre Vernant, altri stu<strong>di</strong> hanno messo in evidenza<br />
che la frattura tra mythos e logos è forse molto<br />
meno netta <strong>di</strong> quanto si credesse in passato,<br />
che il mythos conteneva già in sé alcuni presupposti<br />
<strong>di</strong> quelle che furono poi le conquiste e<br />
le elaborazioni del logos; che certi approcci dei<br />
primi filosofi alle questioni poi sviluppate autonomamente<br />
rispetto alla prospettiva religiosa<br />
non sono pensabili né spiegabili se non a partire<br />
da un’impostazione le cui strutture si trovano<br />
già in nuce nella forma del racconto mitico,<br />
se letto e interpretato con profon<strong>di</strong>tà.<br />
L’archeologo inglese John Boardman, nell’attribuire<br />
la giusta importanza all’analisi del mito come<br />
fonte per le sue ricerche, sottolinea appunto que-<br />
17<br />
<strong>2007</strong>
18<br />
<strong>2007</strong><br />
PROGETTO FO<br />
sta peculiarità del mondo greco: per eventi anche<br />
legati al loro passato antichissimo - il fatto che col<br />
Me<strong>di</strong>oevo ellenico, che spezzò i ponti col passato<br />
miceneo, essi persero la <strong>di</strong>retta razionale consapevolezza<br />
del legame con la propria storia più<br />
antica - i Greci <strong>di</strong>edero ai racconti su quelle epoche<br />
perdute la forma del <strong>di</strong>scorso mitico. Pur coscienti<br />
del profondo della <strong>di</strong>scendenza da antenati che<br />
portavano il nome <strong>di</strong> Achille, Ettore, Agamennone,<br />
essi non ne possedettero mai delle prove documentali<br />
e oggettivamente verificabili (basti ricordare<br />
che queste prove furono fornite con certezza solo<br />
millenni dopo dagli scavi archeologici e dalla decifrazione<br />
del Lineare B). A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> un sovrano<br />
della Mesopotamia che, scavando in un vecchio<br />
palazzo, avrebbe potuto leggere la scrittura cuneiforme<br />
dei documenti d’archivio in esso contenuti e avere<br />
la percezione storica della propria <strong>di</strong>scendenza da<br />
antenati vissuti secoli prima, i Greci non ebbero mai<br />
questa possibilità <strong>di</strong> rapportarsi al loro passato più<br />
remoto per questa via. E vi si accostarono forse per<br />
questo, anche più degli altri, attraverso il mito, che<br />
nella loro civiltà assunse un’importanza e delle<br />
proporzioni non paragonabili con alcun’altra cultura.<br />
La stessa storiografia iniziò come racconto mitico<br />
per poi liberarsi, progressivamente e orgogliosamente,<br />
dei “molti e ri<strong>di</strong>coli” racconti che venivano<br />
tramandati oralmente, per andare alla ricerca della<br />
verità.<br />
Dobbiamo dunque dare il giusto peso a quanto <strong>di</strong><br />
vero c’è nelle cose che essi ci raccontano, con la<br />
scrittura e con l’arte, anche miticamente. E <strong>di</strong>stinguere,<br />
certo, tra le letture più ingenue e favolistiche<br />
e il fondamentale passo compiuto da storici e<br />
filosofi. Nello stesso autore sono presenti, spessissimo,<br />
narrazioni riconducibili a una lettura mitica<br />
ed esposizioni obiettive sostenute da ragionamenti<br />
logici più che fondati. Sempre in Erodoto, per esempio,<br />
si può leggere una descrizione geofisica<br />
dell’Egitto molto dettagliata ed attenta (II, 10-12),<br />
e delle riflessioni che, a partire dalla constatazione<br />
del rinvenimento sui monti <strong>di</strong> conchiglie, portano<br />
l’autore a formulare l’ipotesi che il territorio <strong>di</strong><br />
cui tratta fosse stato occupato un tempo dal mare,<br />
arrivando a considerazioni che oggi possiamo<br />
definire corrette e anticipatrici della teoria delle trasgressioni<br />
e regressioni marine. Analoghi ragionamenti<br />
si ritrovano in Strabone e Plutarco.<br />
Seguendo il <strong>di</strong>panarsi <strong>di</strong> questa trama, potremo ricavare<br />
informazioni inattese e affascinanti.<br />
Potremo constatare ad esempio che il “mostro <strong>di</strong><br />
Troia” <strong>di</strong>pinto su un vaso corinzio del VI sec. a.C.,<br />
che rappresenta la creatura marina in procinto <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>vorare la vergine Esione offerta in sacrificio e poi<br />
salvata da Eracle, è con ogni evidenza il teschio<br />
<strong>di</strong> un animale preistorico: una giraffa del Miocene<br />
secondo la stu<strong>di</strong>osa americana Adrienne Mayor,<br />
che ai primi “cacciatori <strong>di</strong> fossili” dell’antichità ha<br />
de<strong>di</strong>cato un libro avvincente e ricco <strong>di</strong> documentazione.<br />
O forse anche un altro mammifero, che probabilmente<br />
era stato rinvenuto in una grotta e aveva<br />
colpito l’immaginazione dell’artista. Le rappresentazioni<br />
<strong>di</strong> mostri su pittura vascolare sono infatti <strong>di</strong><br />
solito profondamente <strong>di</strong>verse da questa.<br />
Potremo ancora stupirci nell’apprendere che la leggenda<br />
sui Ciclopi, testimoniata dal notissimo episo<strong>di</strong>o<br />
dell’O<strong>di</strong>ssea omerica, deriva forse dai cospicui<br />
ritrovamenti <strong>di</strong> teschi <strong>di</strong> elefanti nani <strong>di</strong>ffusi<br />
anticamente in Sicilia, la cui cavità centrale per la<br />
proboscide veniva interpretata come un’unica grande<br />
orbita oculare in mezzo alla fronte.<br />
Potremo comprendere come nacquero le leggende<br />
sui Titani, immaginando gli scheletri <strong>di</strong> giganteschi<br />
mammuth ricostruiti dai Greci in posizione<br />
eretta, fino ad assumere sembianze semiumane e<br />
risultare dunque paragonabili a mitiche creature<br />
sepolte dalla terra (non a caso il racconto mitico<br />
sui Titani <strong>di</strong>ce che essi furono sconfitti e rinchiusi<br />
da Zeus nel Tartaro, sede sotterranea dell’oltretomba).<br />
Nel Prometeo incatenato <strong>di</strong> Eschilo sembra<br />
<strong>di</strong> poter intravedere, descritto in forma poetica, un<br />
processo <strong>di</strong> tipo tafonomico: “Per prima cosa - è la<br />
minaccia <strong>di</strong> Ermes a Prometeo - il Padre (Zeus) farà<br />
a pezzi questo baratro <strong>di</strong>rupato con tuoni e fulmini<br />
ardenti, e ricoprirà il tuo corpo: ti stringerà l’amplesso<br />
delle rocce. Poi, quando un lungo tratto <strong>di</strong><br />
tempo si sarà compiuto, tornerai alla luce” (vv.<br />
1016-1021).<br />
Raccogliendo ed esaminando le fitte e spesso minute<br />
testimonianze antiche potremo in<strong>di</strong>viduare in<br />
una creatura mitica, il grifone frequentemente effigiato<br />
su mosaici e <strong>di</strong>pinti e descritto da Erodoto in<br />
un passo delle sue Storie, la ricostruzione sorretta<br />
dalla fantasia <strong>di</strong> un effettivo animale preistorico, il<br />
Protoceratops, i cui resti affioravano, e tuttora affiorano<br />
- proprio nelle zone in<strong>di</strong>cate dagli antichi<br />
come sua sede.<br />
Tanti altri e appassionanti sono i racconti che possiamo<br />
leggere, e le notizie che possiamo ricavare.<br />
Il poeta Ovi<strong>di</strong>o, nelle Metamorfosi, in un lungo<br />
<strong>di</strong>scorso pronunciato da Pitagora, in<strong>di</strong>ca nel mutamento<br />
(omnia mutantur, nihil interit) la legge dell’universo,<br />
cui l’uomo deve docilmente adeguarsi,<br />
e scrive: “Io ho visto farsi mare ciò che un tempo<br />
era terraferma, ho visto terre nascere dal mare, ho<br />
visto che lontano dai flutti vengono alla luce conchiglie<br />
marine, e che si trovano antiche ancore in<br />
cima ai monti” (XV, 262-265).<br />
Nell’antica Roma è testimoniato più volte, tra i pro<strong>di</strong>gi<br />
che annunciavano guerre e sventure, l’affiorare<br />
<strong>di</strong> pesci dalla terra rivoltata dagli aratri (ce lo racconta<br />
Livio), o il verificarsi <strong>di</strong> fenomeni celesti cui<br />
possiamo dare oggi una lettura in chiave astronomica.<br />
Svetonio ci informa invece che già nell’antichità<br />
esistevano dei collezionisti <strong>di</strong> fossili: Augusto,<br />
nella sua villa <strong>di</strong> Capri, conservava “enormi reliquie<br />
<strong>di</strong> immani belve, che son dette ‘ossa dei giganti’<br />
e ‘armi degli eroi’” (Aug. 72).<br />
Plinio il Vecchio de<strong>di</strong>cava un’intera sezione della<br />
sua Naturalis historia alla mineralogia, e - benché<br />
sia <strong>di</strong> norma poco elogiato per la scarsa scientificità<br />
del suo metodo - si rivela spesso, a leggerlo<br />
<strong>di</strong>rettamente, molto<br />
meno ingenuo <strong>di</strong> come<br />
si racconta. Delle glossopetre,<br />
denti fossili <strong>di</strong><br />
squalo miocenico così<br />
chiamate perché <strong>di</strong><br />
forma simile a una lingua,<br />
non <strong>di</strong>ceva, come<br />
gli viene ingiustamente<br />
attribuito, che piovessero<br />
dal cielo e che<br />
avessero poteri magici,<br />
ma, riportando questa<br />
<strong>di</strong>ceria, affermava <strong>di</strong><br />
non crederci affatto.<br />
Ed è sempre Plinio a<br />
parlarci dell’ammonite, o Corno d’Ammone - perché<br />
questo era il nome antico del fossile, che rassomigliava<br />
a un corno d’ariete, animale sacro al<br />
<strong>di</strong>o Ammone, come spiega anche Erodoto -, e a<br />
descriverci anche il tipo <strong>di</strong> fossilizzazione dell’ammocriso,<br />
in cui la conchiglia è ricoperta da pirite<br />
a grana finissima, tanto che la fa sembrare<br />
“corazzata d’oro”.<br />
Esso infatti, per Plinio, “è come d’oro misto a sabbia”.<br />
E sebbene gli esempi possano andare ben oltre questi,<br />
come le questioni oggetto <strong>di</strong> ricerca, forse quanto<br />
descritto basta a far comprendere come uno stu<strong>di</strong>o<br />
<strong>di</strong> queste cose supportato dalla lettura <strong>di</strong>retta<br />
dei classici possa aggiungere interessanti e nuovi<br />
elementi alle conoscenze che cre<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> avere.<br />
Uno stu<strong>di</strong>o inter<strong>di</strong>sciplinare, preferibilmente, che concili<br />
le competenze dei filologi, ferrati in campo linguistico<br />
ma poco esperti <strong>di</strong> storia naturale, e quelle<br />
dei naturalisti, che spesso hanno accesso a<br />
queste informazioni attraverso resoconti <strong>di</strong> seconda<br />
mano, non sempre documentati e atten<strong>di</strong>bili.<br />
Patricia Zampini<br />
Bibliografia minima:<br />
Jean-Pierre Vernant, “Mito e pensiero presso i<br />
Greci” (Parigi 1965), Einau<strong>di</strong> 1970, 1978 e 2001<br />
Adrienne Mayor, “The first fossil hunters -<br />
Paleontology in Greek and Roman times”, Princeton<br />
Paperbacks 2000<br />
John Boardman, “Archeologia della nostalgia -<br />
Come i Greci reinventarono il loro passato ”, Bruno<br />
Mondadori 2004<br />
Immagini:<br />
• Pleuroceras proveniente dal Giurassico inferiore <strong>di</strong><br />
Holzmaden (Baviera).<br />
• Ricostruzione dello scheletro <strong>di</strong> un Protoceratops e<br />
sua interpretazione fantastica come grifone (da Mayor).<br />
• Scheletro <strong>di</strong> mammuth confrontato con lo scheletro<br />
umano (da Mayor).<br />
• Scheletro <strong>di</strong> mammuth ricostruito in posizione eretta<br />
e somigliante a uno scheletro semiumano <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>mensioni (da Mayor).<br />
• Vaso corinzio ritraente il “mostro <strong>di</strong> Esione”, nella<br />
forma <strong>di</strong> teschio <strong>di</strong> animale preistorico (da Mayor).
SSA MANCINI<br />
ARISTOTELE, LE SCIENZE DELLA TERRA E I FOSSILI<br />
Introduzione<br />
Esiste una consolidata tra<strong>di</strong>zione storiografica,<br />
oggi tramandata da storici della scienza<br />
come Adams (1938), Rudwick (1985) e<br />
Paolo Rossi (1979), secondo cui il contributo<br />
della scienza antica al progresso delle conoscenze<br />
geopaleontologiche sarebbe irrilevante,<br />
e nel caso <strong>di</strong> Aristotele ad<strong>di</strong>rittura negativo.<br />
Lo Stagirita, secondo tale interpretazione,<br />
sarebbe stato all’origine <strong>di</strong> numerosi pregiu<strong>di</strong>zi,<br />
rimossi solo successivamente alla rivoluzione<br />
scientifica, che hanno ostacolato per<br />
secoli il progresso delle scienze della Terra.<br />
L’autorevole P. Rossi (1997) ha scritto che<br />
«Come scienze delle vicissitu<strong>di</strong>ni attraversate<br />
dalla Terra e dall’universo, geologia e cosmologia<br />
sono scienze recenti […] Fatta eccezione<br />
per Leonardo da Vinci, che tratta dell’origine<br />
dei fossili marini, […] dominano fino al<br />
Seicento le interpretazioni aristoteliche e platoniche<br />
[…]; i fossilia sono formati per l’azione<br />
<strong>di</strong> un succus lapidescens o <strong>di</strong> un’aurea bituminosa<br />
che circola entro la superficie terrestre.<br />
Per azione del calore solare […] i metalli e gli<br />
altri fossili sono formati da un’esalazione che<br />
sale dall’interno della Terra». Su questa linea<br />
si pongono anche i manuali universitari <strong>di</strong><br />
paleontologia. Il noto testo <strong>di</strong> Raffi & Serpagli<br />
(2003) in<strong>di</strong>vidua due teorie fondamentali sull’origine<br />
dei fossili: la teoria della genesi inorganica,<br />
prevalente fino alla rivoluzione scientifica<br />
e che avrebbe in Aristotele e nello scolarca<br />
del Liceo Teofrasto alcuni tra i principali sostenitori;<br />
la teoria della genesi organica, che <strong>di</strong>venta<br />
prevalente dopo la rivoluzione scientifica,<br />
ma anticipata da alcuni precursori “illuminati”<br />
del tutto scevri da pregiu<strong>di</strong>zi, ad esempio<br />
da Leonardo da Vinci. Da qui alla formazione<br />
<strong>di</strong> una vera e propria “mitologia” negativa su<br />
Aristotele il passo è breve, e infatti è stato<br />
scritto che il filosofo riguardo ai fossili si<br />
sarebbe pronunciato «in un modo che ora ci<br />
sembra inspiegabile. Osservando pesci fossili<br />
provenienti da Eraclea attribuì la loro origine<br />
“a uova <strong>di</strong>sperse, durante il <strong>di</strong>luvio <strong>di</strong><br />
Deucalione e Pirra” e in seguito sviluppatesi<br />
per intervento <strong>di</strong> una vis formativa» (C. Loriga-<br />
Broglio). Si rende necessario, a questo punto,<br />
ristabilire la verità dei fatti e spezzare una lancia<br />
per Aristotele. Dimostreremo in questa<br />
breve sintesi come Aristotele abbia contribuito<br />
in modo significativo allo sviluppo della<br />
geologia dei moderni; mostreremo altresì come<br />
egli non abbia avuto quelle concezioni così<br />
poco scientifiche sui “fossili” che solitamente<br />
gli vengono attribuite.<br />
La geologia <strong>di</strong> Aristotele e del Peripato<br />
I quattro libri Meteorologica costituiscono<br />
la fonte più importante della geologia <strong>di</strong><br />
Aristotele, opera esoterica che è la continuazione<br />
del De generatione et corruptione; qui,<br />
infatti, si possono trovare quei concetti e principi<br />
generali poi applicati in concreto allo stu<strong>di</strong>o<br />
dei mutamenti che si verificano sulla superficie<br />
e nell’atmosfera terrestre, che appunto ne<br />
costituiscono l’oggetto specifico. Aristotele<br />
sarebbe stato autore dell’opera essoterica nota<br />
nel me<strong>di</strong>oevo col titolo De mundo e dai latini,<br />
così come dagli arabi, attribuita allo Stagirita.<br />
Altre interessanti nozioni che riguardano il<br />
nostro tema si trovano in varie altre opere <strong>di</strong><br />
Aristotele, come i Problemata, il De sensu, il<br />
De partibus animalium, e i Parva naturalia.<br />
Diogene Laerzio include nel catalogo delle<br />
operedel filosofo un libro, ora perduto, dal<br />
titolo Perí tes líthou, che testimonia ancora l’interesse<br />
<strong>di</strong> Aristotele per la geologia. Questi<br />
stu<strong>di</strong> vennero poi sviluppati all’interno del<br />
Liceo, in particolare da Teofrasto, autore secondo<br />
Diogene Laerzio <strong>di</strong> un’opera in due libri dal<br />
titolo Perí ton lithouménon, <strong>di</strong> un’opera<br />
in due libri Perí metállon, tutte perdute, e<br />
infine <strong>di</strong> un libro Perí líthon che ci è pervenuto,<br />
e che fu noto nel Me<strong>di</strong>oevo col titolo De lapi<strong>di</strong>bus.<br />
È possibile che in queste opere fosse trattata<br />
esplicitamente, oltre alla mineralogia,<br />
anche la paleontologia. Ricor<strong>di</strong>amo che tra il<br />
345 e il 344 a.c. Aristotele <strong>di</strong>resse nell’isola <strong>di</strong><br />
Lesbo la scuola <strong>di</strong> Mitilene, dove conobbe<br />
Teofrasto, e che in questo luogo sono ancor oggi<br />
visibili i resti fossili <strong>di</strong> una foresta pietrificata.<br />
Inoltre, sempre nell’isola <strong>di</strong> Lesbo, si rinvengono<br />
oggi zanne fossili <strong>di</strong> proboscidati, <strong>di</strong><br />
cui Teofrasto tratta in effetti nel De lapi<strong>di</strong>bus<br />
(VI, 37).<br />
La meteorologia stu<strong>di</strong>a nell’ottica <strong>di</strong><br />
Aristotele i fenomeni connessi al ciclo della<br />
generazione e corruzione dei quattro elementi<br />
terrestri. Nell’ottica della scienza o<strong>di</strong>erna<br />
alcuni fenomeni indagati da Aristotele cadrebbero<br />
nell’ambito della geologia: i terremoti e<br />
i maremoti, le eruzioni vulcaniche, le trasgressioni<br />
e regressioni marine, la formazione<br />
dei “fossili” e dei minerali. Altri fenomeni<br />
sono ancora oggi trattati propriamente dalla<br />
meteorologia, fra questi il ciclo delle acque, correttamente<br />
descritto dallo Stagirita nelle linee<br />
essenziali. Contrariamente a quanto comunemente<br />
si pensa, Aristotele nel trattare questi<br />
argomenti utilizzava la logica e l’esperienza,<br />
criticando coloro che si affidavano ad altre<br />
presunte fonti del sapere, come i miti ancora<br />
cari a Platone.<br />
Riguardo ai mutevoli rapporti fra mare e terraferma,<br />
Aristotele li inseriva in un ciclo <strong>di</strong><br />
mutamenti incessanti propri della natura. Infatti,<br />
a suo a parere, le parti interne della Terra,<br />
ovvero dell’intero globo terracqueo, sono soggette<br />
nel tempo ad un continuo processo <strong>di</strong><br />
generazione e corruzione, non meno degli esseri<br />
viventi; sebbene, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> questi che<br />
singolarmente nascono, si sviluppano e muoiono,<br />
solo porzioni della Terra, <strong>di</strong> volta in volta,<br />
si sviluppano e decadono, essendo la Terra<br />
nella sua totalità eterna. Tuttavia, questi mutamenti<br />
sulla superficie della Terra, posti dallo<br />
Stagirita in relazione alla traslazione del Sole<br />
e alla sua attività, si verificano gradualmente<br />
e su scale temporali enormi rispetto alla brevità<br />
della vita umana, tanto che se ne perde infine<br />
il ricordo In tal modo Aristotele descrive<br />
regioni paludose che inari<strong>di</strong>scono, così come<br />
regioni secche che <strong>di</strong>ventano infine umide; la<br />
genesi delle valli fluviali e il loro colmamento<br />
detritico con la formazione <strong>di</strong> depositi alluvionali<br />
e lo sviluppo sopra essi <strong>di</strong> vaste regioni<br />
abitabili (come la valle del Nilo); la<br />
trasgressione e la regressione dei mari sui continenti<br />
secondo un ciclo senza principio e<br />
senza fine (Meteor.351b-352b). La causa efficiente<br />
dei fenomeni meteorologici risiede principalmente<br />
nel Sole, il cui moto <strong>di</strong> traslazione<br />
produce il calore necessario a tutti i processi<br />
<strong>di</strong> generazione e corruzione che avvengono<br />
sulla Terra. Tuttavia, Aristotele ammette come<br />
causa anche il calore interno alla Terra, posto<br />
<strong>di</strong>rettamente in connessione con l’attività vulcanica.<br />
Da questo calore è generata una duplice<br />
esalazione (anathymíasis): l’esalazione<br />
umida e fredda, simile al vapore, che si genera<br />
dall’umido che è all’interno della Terra e sulla<br />
sua superficie; l’esalazione secca e calda, simile<br />
al fumo e al soffio, che si genera dalla Terra<br />
stessa che per natura è secca.<br />
La genesi dei fossili e dei minerali secondo<br />
Aristotele.<br />
Dopo aver mostrato gli effetti della separazione<br />
degli elementi nell’atmosfera, cioè i<br />
fenomeni prodotti dalla doppia esalazione,<br />
umida e secca, nella sfere dell’acqua, dell’aria<br />
e del fuoco e anche sulla superficie della<br />
terra, Aristotele evidenzia i fenomeni prodotti<br />
da tale separazione all’interno stesso della<br />
terra, quando la doppia esalazione è intrappolata<br />
nelle sue parti. Il processo <strong>di</strong> separazione<br />
degli elementi produce all’interno della Terra<br />
due tipologie <strong>di</strong> corpi omeomeri, poiché le<br />
esalazioni sono, come sappiamo, <strong>di</strong> due specie:<br />
i metalli (metalleutá) e i “fossili” (oryktá)<br />
(Meteor. 378a). L’esalazione umida e fredda<br />
produce tutti i metalli nativi, fusibili e malleabili<br />
(oro, argento, ferro, rame, stagno, piombo,<br />
mercurio). L’esalazione secca e fumosa produce,<br />
invece, tutti i “fossili” quali le rocce e i<br />
minerali non fusibili. Notiamo le ottime qualità<br />
<strong>di</strong> Aristotele come osservatore e classificatore<br />
dei fenomeni naturali. Pur non <strong>di</strong>sponendo<br />
degli strumenti tecnici e teorici degli<br />
scienziati o<strong>di</strong>erni, il suo metodo era <strong>di</strong> indubbia<br />
efficacia, poiché la <strong>di</strong>stinzione tra i “fossili”<br />
e i metalli, corrisponde, sebbene non perfettamente,<br />
alla attuale <strong>di</strong>stinzione tra i minerali<br />
non metallici e i minerali metallici. Il significato<br />
originario <strong>di</strong> “fossile”, termine che nell’uso<br />
o<strong>di</strong>erno sta a significare specificatamente<br />
19<br />
<strong>2007</strong>
20<br />
<strong>2007</strong><br />
PROGETTO FOSSA MANCINI<br />
ciò che si è conservato, normalmente allo stato<br />
minerale, dei resti <strong>di</strong> un antico organismo<br />
vivente, è dunque piuttosto vasto e sta a significare<br />
nei Meteorologica <strong>di</strong> Aristotele tutte<br />
quelle rocce e minerali generalmente non metallici<br />
che sono raccolti “scavando” nella Terra.<br />
Il sostantivo usato da Aristotele, tá oryktá,<br />
richiama infatti il verbo orysso (att. orytto)<br />
che significa “scavare” (es. una fossa) o “estrarre<br />
scavando” (ovvero, cavare dal terreno). In<br />
effetti anche il “fossile” nel significato attuale<br />
si rinviene normalmente scavando nel terreno,<br />
ma il significato originario dato da<br />
Aristotele è molto più ampio. Da qui riteniamo<br />
sia nata la “leggenda” dei pesci fossili <strong>di</strong><br />
Eraclea. Lo Stagirita narra, infatti, (De respiratione,<br />
475b11-12) <strong>di</strong> certi pesci “fossili” che<br />
al sopraggiungere della siccità si rifugiano nel<br />
limo ancora umido e che vengono poi ricercati,<br />
evidentemente a scopo alimentare, scavando<br />
nella terra (eurískontai oryttómenoi); un modo<br />
invero piuttosto inusuale <strong>di</strong> pescare, ma che è<br />
ancora oggi praticato da certe tribù africane.<br />
In questo caso non si trattava, tuttavia, <strong>di</strong> pesci<br />
pietrificati, cioè <strong>di</strong> fossili nel significato attuale,<br />
bensì <strong>di</strong> pesci viventi e commestibili. Che<br />
il pensiero <strong>di</strong> Aristotele fosse ancora influente<br />
nei secoli successivi a questo riguardo è<br />
provato dall’opera del padre della mineralogia<br />
e della metallurgia moderna, Georgius Agricola<br />
(Georg Bauer, 1494-1555), che nel De natura<br />
fossilium (1546) e nel De re metallica (1555)<br />
chiamava ancora “fossilia” (dal latino fo<strong>di</strong>o,<br />
scavo) tutti gli oggetti trovati nel sottosuolo scavando,<br />
come i minerali e le forme animali e<br />
vegetali pietrificate, ciò che oggi si denomina<br />
propriamente come fossili. Chiarita la questione<br />
che Aristotele attribuiva al termine fossile<br />
un significato che non coincide esattamente<br />
con quello vigente, si pone la questione<br />
se dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> Aristotele fosse possibile<br />
o meno che i resti <strong>di</strong> un organismo vivente<br />
potessero conservarsi, o pietrificandosi o in<br />
altro modo, dopo la morte. In altri parole, per<br />
Aristotele possono esistere fossili, nel senso<br />
o<strong>di</strong>erno del termine? Per quanto poco noto, e<br />
contrariamente alle leggende dei moderni e<br />
dei contemporanei, sembra che Aristotele abbia<br />
dato alla questione una risposta positiva.<br />
Anzitutto i principi della sua “tafonomia” (De<br />
generatione et corruptione) sembrano ammettere<br />
che le parti omeomere degli animali e<br />
delle piante possano sotto peculiari circostanze<br />
“congelarsi” e quin<strong>di</strong> sfuggire alla putrefazione.<br />
Ad esempio, Aristotele afferma a proposito<br />
dell’ambra che può inglobare degli<br />
insetti, quin<strong>di</strong> dei fossili nel senso attuale. Nei<br />
Problemata il filosofo tratta la questione della<br />
causa dell’arrotondamento delle pietre e delle<br />
conchiglie che si vedono in riva al mare, fornendo<br />
peraltro la giusta soluzione in senso<br />
meccanico. Non è <strong>di</strong>fficile trovare nel<br />
Me<strong>di</strong>terraneo quelle che potremmo chiamare<br />
spiagge fossili, ora anche molto lontane dal<br />
mare o in collina o ad<strong>di</strong>rittura in montagna, cioè<br />
ammassi <strong>di</strong> ciottoli e conchiglie litificate <strong>di</strong> antichi<br />
organismi marini, arrotondati dal moto<br />
’<br />
’<br />
delle onde e cementati dalla sabbia. Ora è evidente<br />
che Aristotele si riferisse a ciò che osservava<br />
camminando sulla spiaggia. Ma se avesse<br />
incontrato la stessa scena camminando in<br />
montagna quali conclusioni avrebbe tratto,<br />
applicando semplicemente il suo stesso, corretto,<br />
ragionamento? Certo è che altri Greci,<br />
prima (come Senofane <strong>di</strong> Colofone ed Erodoto)<br />
e dopo (come Eratostene e Xanto <strong>di</strong> Li<strong>di</strong>a) lo<br />
Stagirita, avevano osservato la stessa scena e<br />
tratto, giustamente, la conclusione che evidentemente<br />
in quei luoghi un tempo esisteva<br />
una spiaggia. Anche Aristotele avrebbe sicuramente<br />
tratto questa conclusione, e forse l’ha<br />
effettivamente tratta per quanto non ne abbiamo<br />
una testimonianza <strong>di</strong>retta, poiché ha rettamente<br />
teorizzato che il mare e la terraferma<br />
vanno incontro a cicli <strong>di</strong> regressione e trasgressione.<br />
Il geografo Strabone (65 a.c.- 25<br />
d.c) scrive, ad esempio, che, tra gli altri, anche<br />
Stratone <strong>di</strong> Lampsaco, <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> Teofrasto<br />
e secondo scolarca del Liceo, credeva che la<br />
presenza <strong>di</strong> conchiglie fossili sulla terraferma<br />
provasse la trasgressione, seguita dalla regressione,<br />
del mare sulla terraferma. Questa è una<br />
chiara testimonianza della continuazione della<br />
geologia aristotelica nel Liceo; tra<strong>di</strong>zione che<br />
passa poi ai filosofi arabi.<br />
I seguaci della geologia <strong>di</strong> Aristotele nel<br />
me<strong>di</strong>oevo e oltre.<br />
È noto il debito della filosofia <strong>di</strong> Avicenna<br />
(980-1037 d.c.) verso il pensiero <strong>di</strong> Aristotele.<br />
Nel suo Kitab al-Shifa (Libro della guarigione),<br />
che include una Metafisica, una Fisica e<br />
un trattato <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina, il filosofo arabo affronta<br />
tematiche tipiche della meteorologia aristotelica,<br />
come le trasgressioni marine e le cause<br />
dei terremoti, ma tratta anche dell’origine dei<br />
fossili seguendo uno schema che, come abbiamo<br />
visto, i pensatori greci avevano già elaborato<br />
nelle linee essenziali e che, al più, Avicenna<br />
aggiorna e perfeziona. Anche Alberto Magno,<br />
considerato tra i più acuti dei seguaci latini <strong>di</strong><br />
Aristotele, raccolse l’ere<strong>di</strong>tà della geologia del<br />
Liceo. Le principali fonti degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Alberto<br />
in questo campo furono il De generatione et<br />
corruptione, i Meteorologica e il De mundo <strong>di</strong><br />
Aristotele; il De lapi<strong>di</strong>bus <strong>di</strong> Teofrasto, un<br />
estratto delle sezioni geologiche e mineralogiche<br />
del Kitab al-Shifa <strong>di</strong> Avicenna, noto col<br />
titolo De mineralibus. Nella sua opera geologica<br />
e mineralogica più importante, De<br />
Mineralibus et rebus metallicis, Alberto si<br />
espresse riguardo ai fossili in modo ineccepibile,<br />
tale da sfatare tante leggende costruite a<br />
posteriori dai moderni e dagli storici della<br />
scienza sopracitati: “Non c’è alcuno che non<br />
sia stupito <strong>di</strong> trovare delle pietre che, esternamente<br />
e internamente, recano l’impronta <strong>di</strong><br />
animali. Avicenna ci insegna che la causa <strong>di</strong><br />
questo fenomeno è che gli animali possono<br />
essere completamente trasformati in pietre…<br />
Come la terra e l’acqua sono la materia or<strong>di</strong>naria<br />
delle pietre, egli <strong>di</strong>ce, così gli animali possono<br />
<strong>di</strong>ventare materia <strong>di</strong> certe pietre. Se i<br />
corpi <strong>di</strong> questi animali si trovano in posti in<br />
cui esala un potere mineralizzante (vis lapi<strong>di</strong>ficativa),<br />
sono ridotti ai loro elementi e sottoposti<br />
all’influenza <strong>di</strong> quel particolare potere…<br />
poi il potere mineralizzante trasforma<br />
l’elemento terrestre in pietra. Le <strong>di</strong>verse parti<br />
esterne e interne dell’animale conservano la<br />
forma che avevano in precedenza».<br />
L’errore più grave della storiografia apologetica<br />
dei moderni è che pone una rivoluzione<br />
concettuale nella geologia degli antichi e dei<br />
moderni <strong>di</strong> cui non v’è traccia alcuna.<br />
Consideriamo il caso <strong>di</strong> Leonardo da Vinci<br />
che, nella prospettiva storiografica pro-moderni,<br />
incarna il mito dell’innovazione rivoluzionaria<br />
contro le obsolete spiegazioni degli aristotelici.<br />
Ora si dà il caso che questa lettura popolare<br />
degli eventi sia poco atten<strong>di</strong>bile. Leonardo,<br />
infatti, fu indotto allo stu<strong>di</strong>o dei fossili e della<br />
geologia dal desiderio <strong>di</strong> comprovare l’idea<br />
dell’uomo microcosmo. A questo scopo egli<br />
stu<strong>di</strong>ò le opere <strong>di</strong> interesse geologico e cosmologico<br />
<strong>di</strong> Aristotele, Teofrasto, Avicenna, e<br />
Alberto Magno. Le sue conclusioni sui fossili<br />
risultano corrette, e anzi egli confutò l’idea<br />
degli intellettuali cristiani (Tertulliano, Eusebio<br />
<strong>di</strong> Cesarea, Paolo Orosio) che le conchiglie fossili<br />
che si trovavano in cima ai monti testimoniassero<br />
l’occorrenza biblica del <strong>di</strong>luvio universale.<br />
Secondo Leonardo (Co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />
Leicester), per contro, queste conchiglie sono<br />
prova del sollevamento dei fondali marini,<br />
come già sostenuto dagli antichi; egli, inoltre,<br />
spiegava il processo <strong>di</strong> fossilizzazione nei termini<br />
che dovevano essere altrettanto familiari<br />
ai seguaci moderni <strong>di</strong> Aristotele, Avicenna<br />
e Alberto Magno: “Quando la natura viene<br />
alla generazione delle pietre, essa genera una<br />
qualità d’omore vischioso, il quale, col suo<br />
seccarsi, congela in sé ciò che dentro <strong>di</strong> lui si<br />
rinchiude”.<br />
Può esser vero che nel Rinascimento abbia<br />
momentaneamente prevalso la teoria della<br />
genesi inorganica dei fossili, sostenuta tra gli<br />
altri da Cardano, Aldovran<strong>di</strong>, Michele Mercati,<br />
Kircher e Campanella, ma questa derivava i suoi<br />
principi dal neoplatonismo magico-ermetico,<br />
piuttosto che dalla tra<strong>di</strong>zione aristotelica. Prova<br />
ne è che in quel tempo gli avvocati della teoria<br />
della genesi organica si ritenevano seguaci<br />
dell’aristotelismo, come Fracastoro e<br />
Cesalpino.<br />
Stefano Sassaroli<br />
Bibliografia<br />
• F.D. Adams, The Birth and Development of the<br />
Geological Sciences, Dover Inc., New York 1938<br />
S. Raffi & E. Serpagli, Introduzione alla paleontologia,<br />
UTET, Torino 2003<br />
• P. Rossi, I segni del tempo. Storia della terra e storia<br />
delle nazioni da Hooke a Vico, Feltrinelli, Milano<br />
1979.<br />
• P. Rossi, La nascita della scienza moderna in<br />
Europa, Laterza, Roma-Bari 1997<br />
• M.J.S. Rudwick, The Meaning of Fossils. Episodes<br />
in the History of Palaeontology, University of Chicago<br />
Press, Chicago 1985, 2 nd Ed.
Sulle ali <strong>di</strong> un ippogrifo<br />
Ogni anno, grazie a molti<br />
racconti ed esperienze<br />
scritte dagli studenti, il<br />
giornalino “L’<strong>Ippogrifo</strong>” <strong>di</strong>venta<br />
sempre più speciale ed interessante.<br />
Ma che cos’è un ippogrifo?<br />
Qual’è la sua storia?<br />
L’ippogrifo è una creatura della<br />
mitologia greco-romana.<br />
Analizzando il suo nome, si può<br />
facilmente dedurre che è frutto<br />
<strong>di</strong> una fusione tra due parole<br />
<strong>di</strong> origine greca: hìppos, che<br />
significa “cavallo”, e grypòs,<br />
che significa “adunco”, riferito<br />
al becco <strong>di</strong> questa fantastica<br />
creatura. L’ippogrifo è dunque<br />
una creatura alata, descritta<br />
come un incrocio tra un cavallo<br />
e un grifone. Ha quin<strong>di</strong> la<br />
testa, le ali e le zampe anteriori<br />
come quelle <strong>di</strong> un’aquila e le<br />
zampe posteriori e il resto del<br />
corpo <strong>di</strong> un cavallo.<br />
In alcune iconografie e descrizioni<br />
lo si può trovare anche<br />
con il corpo <strong>di</strong> un leone.<br />
L’idea del connubio tra grifone<br />
e cavallo si trova inizialmente<br />
nelle Bucoliche <strong>di</strong> Virgilio, in un<br />
passo in cui si considerava questo<br />
incrocio come qualcosa <strong>di</strong><br />
impossibile e <strong>di</strong> assurdo, poiché<br />
si credeva in un leggendario<br />
o<strong>di</strong>o tra i due animali:<br />
“Iugentur iam grypes equis”<br />
(“da oggi i grifoni si uniranno<br />
ai cavalli”).<br />
L’antagonismo tra le due razze,<br />
pari a quello tra cani e gatti, fa<br />
dell’ippogrifo un animale estremamente<br />
raro e <strong>di</strong>fficile sia da<br />
possedere che da domare.<br />
In età me<strong>di</strong>oevale, l’ippogrifo<br />
inizia ad assumere molte caratteristiche.<br />
Nelle leggende è <strong>di</strong><br />
solito l’animale domestico <strong>di</strong><br />
un cavaliere o <strong>di</strong> un mago.<br />
Bestia <strong>di</strong> incre<strong>di</strong>bile forza e<br />
sovrumana velocità, funge spesso<br />
da destriero eccezionale: lo<br />
si descrive mentre vola in altro<br />
nel cielo alla velocità <strong>di</strong> un fulmine.<br />
L’ippogrifo assume un importante<br />
ruolo nel capolavoro letterario<br />
<strong>di</strong> Ludovico Ariosto,<br />
L’”Orlando Furioso”.<br />
Molti, infatti, attribuiscono la<br />
vera invenzione <strong>di</strong> questa creatura<br />
fantastica proprio<br />
all’Ariosto, che ne fa un animale<br />
straor<strong>di</strong>nario ed inconfon-<br />
<strong>di</strong>bile nella sua celeberrima<br />
opera.<br />
Nel poema si narrano le vicende<br />
<strong>di</strong> Orlando, che, essendo<br />
innamorato <strong>di</strong> Angelica, ma non<br />
corrisposto, <strong>di</strong>venta folle. Sarà<br />
poi Astolfo, che partirà alla<br />
ricerca del senno perduto dell’eroe,<br />
compiendo un viaggio<br />
che lo porterà dal Para<strong>di</strong>so alla<br />
Luna. È chiaro che per raggiungere<br />
queste località è necessario<br />
un veicolo eccezionale,<br />
una cavalcatura fantastica: l’ippogrifo.<br />
Anche nella narrativa fantastica<br />
dei nostri giorni viene fatto<br />
ricorso alla figura dell’ippogrifo.<br />
Nel terzo capitolo della famosissima<br />
saga <strong>di</strong> J.K. Rowling,<br />
“Harry Potter e il prigioniero<br />
<strong>di</strong> Azkaban”, gran parte del racconto<br />
verte attorno alla sorte <strong>di</strong><br />
questa creatura, che viene<br />
descritta nobile, fiera <strong>di</strong> sé, ma<br />
tuttavia <strong>di</strong>fficile da avvicinare.<br />
L’ippogrifo infatti si lascia accarezzare<br />
soltanto da persone fiere<br />
e nobili d’animo, e mostra la<br />
propria riconoscenza con un<br />
inchino e lasciandosi cavalcare.<br />
Animale <strong>di</strong> intelligenza pari, se<br />
non superiore a quella umana,<br />
nella saga <strong>di</strong> Harry Potter è<br />
capace persino <strong>di</strong> percepire il<br />
male e le cattive intenzioni <strong>di</strong><br />
chi si trova davanti.<br />
Così, nato da un verso latino <strong>di</strong><br />
Virgilio, l’ippogrifo ha vissuto<br />
le sue storie più fantastiche ed<br />
indelebili nel Me<strong>di</strong>oevo, ed<br />
anche oggi, in racconti sempre<br />
più fantastici ed inverosimili, in<br />
circostanze sempre più magiche,<br />
con il suo coraggio, la sua<br />
fierezza, la sua forza e la sua<br />
velocità, continua, ad ali spiegate,<br />
a volare.<br />
Niccolò Arena, I C L.C.<br />
21<br />
<strong>2007</strong>
22<br />
<strong>2007</strong><br />
Snuff,<br />
crimine piu’ reale<br />
della realta’<br />
Vi è un sottogenere<br />
cinematografico piuttosto<br />
sconosciuto ai<br />
più (e verrebbe da<br />
<strong>di</strong>re fortunatamente), che è un<br />
misto fra hard core e splatter,<br />
ma qualcosa <strong>di</strong> più riprovevole,<br />
<strong>di</strong>sgustoso ed esecrabile <strong>di</strong> questi<br />
ultimi, che vide la luce nel<br />
1976, grazie alla macabra fantasia<br />
<strong>di</strong> due scarsi registi,<br />
Michael e Roberta Findlay. Essi<br />
girarono un film il cui originario<br />
titolo era “Slaughter” (strage),<br />
che poi <strong>di</strong>ventò in un secondo<br />
momento “Snuff”. Questo termine,<br />
in seguito passò ad in<strong>di</strong>care<br />
nello slang familiare americano<br />
“uccidere”, un fatto a <strong>di</strong>r<br />
poco emblematico.<br />
Il film realizzato trattava della<br />
strage <strong>di</strong> Bel Air ad opera della<br />
setta satanica capeggiata da<br />
Charles Manson, in cui morì<br />
anche Sharon Tate, la moglie<br />
del regista polacco Roman<br />
Polanski.<br />
Risultò essere <strong>di</strong> fattura talmente<br />
misera che un responsabile<br />
della produzione, tale Allan<br />
Shackelton lo volle “con<strong>di</strong>re”<br />
con una scena <strong>di</strong> ben più <strong>di</strong><br />
quattro minuti in cui si vedeva<br />
una donna orribilmente martoriata<br />
e straziata.<br />
Pare che la sequenza sia stata<br />
girata a spese <strong>di</strong> un’ignara attrice<br />
<strong>di</strong> nazionalità argentina (il<br />
film era stato ripreso proprio nel<br />
paese sudamericano), convinta<br />
<strong>di</strong> essere stata ingaggiata per un<br />
provino.<br />
Eloquenti in proposito erano le<br />
locan<strong>di</strong>ne, che recitavano succintamente:<br />
“Gli eventi più sanguinosi<br />
che siano mai accaduti<br />
DI FRONTE ad una macchina<br />
da presa!”.<br />
Vi è da chiarire che i punti fondamentali<br />
che caratterizzano lo<br />
snuff sono sostanzialmente tre: i<br />
membri della crew sono degli<br />
assassini, gente cosciente <strong>di</strong> uccidere<br />
un essere umano: essi sanno<br />
cosa stanno realizzando e per<br />
chi lo stanno facendo.<br />
Ovviamente è il denaro il fine ultimo<br />
delle loro azioni, ma non<br />
bisogna trascurare il fattore <strong>di</strong><br />
perversione e <strong>di</strong> crudeltà che li<br />
induce a eseguire tali nefandezze<br />
ottenendone grande appagamento.<br />
Il secondo punto consiste nella<br />
totale inconsapevolezza dell’attore.<br />
Egli non sa <strong>di</strong> girare la sua<br />
ultima scena, <strong>di</strong> essere sul punto<br />
<strong>di</strong> rendere l’anima al Creatore<br />
dopo atroci sofferenze. Il terrore<br />
sul volto degli sventurati quando<br />
all’improvviso realizzano <strong>di</strong><br />
essere in trappola e destinati al<br />
massacro è la cosa che il depravato<br />
amante <strong>di</strong> snuff cerca con<br />
più morbosa ossessione.<br />
In ultimo, ma non ultimo, lo spettatore,<br />
il destinatario “dell’opera”,<br />
la persona per cui viene ucciso<br />
l’attore, che può essere consapevole<br />
o inconsapevole della<br />
realtà <strong>di</strong> quanto sta vedendo.<br />
Ricor<strong>di</strong>amo inoltre che la vittima<br />
è uccisa ai soli fini del film.<br />
L’esibizionismo, il voyeurismo,<br />
la necrofilia sono alcune componenti<br />
psicopatologiche basilari<br />
del video. Una persona sensata<br />
rabbrivi<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> fronte a tali turpitu<strong>di</strong>ni,<br />
anche solo nel sentirne<br />
parlare. C’è da tenere conto<br />
però che non tutti son dotati <strong>di</strong><br />
equilibrio e <strong>di</strong> assennatezza.<br />
Sono proprio questi in<strong>di</strong>vidui a<br />
toccare i limiti più nefan<strong>di</strong> dell’operato<br />
umano.<br />
In fondo quale crimine è peggiore<br />
dell’omici<strong>di</strong>o? Nessuno. E<br />
se l’omici<strong>di</strong>o è compiuto per una<br />
macabra sod<strong>di</strong>sfazione, l’atrocità<br />
compiuta non ha davvero<br />
eguali. È un fenomeno davvero<br />
allarmante, è il prodotto <strong>di</strong> un<br />
mondo a più volti, <strong>di</strong> cui uno<br />
dei tanti genera abiezioni e brutalità<br />
<strong>di</strong> tal genere. La violenza<br />
genera la violenza, in qualunque<br />
forma essa sia, questo è indubbio.<br />
Figuriamoci se viene ad<strong>di</strong>rittura<br />
esibita davanti allaaaae<br />
telecamere.<br />
Maria Costanza Boldrini,<br />
II B L.C.<br />
…………………………………<br />
…………………………………<br />
Nel cuore dello sterminio:<br />
Auschwitz tra storia<br />
e testimonianza<br />
…………………………………
Il caso Welby riaccende il <strong>di</strong>battito<br />
Eutanasia… buona morte?<br />
Per eutanasia, che etimologicamente<br />
significa<br />
“buona morte”, s’intende<br />
“un’azione o un’omissione che<br />
<strong>di</strong> natura sua, o almeno nelle<br />
intenzioni <strong>di</strong> chi la attua, procura<br />
la morte allo scopo <strong>di</strong> eliminare<br />
ogni dolore. Questa definizione<br />
della Santa Congregazione per la<br />
Dottrina della Fede si deve completare<br />
con il concetto <strong>di</strong> “morte<br />
<strong>di</strong>gnitosa”, che quin<strong>di</strong> permetterebbe<br />
al malato <strong>di</strong> terminare la<br />
vita non in ospedale, ma tra l’affetto<br />
dei propri cari.<br />
Il “problema” dell’eutanasia<br />
non è solo recente: fin da epoche<br />
remote, infatti, i me<strong>di</strong>ci hanno<br />
ricevuto dai propri pazienti la<br />
richiesta <strong>di</strong> anticipare la morte.<br />
Ben noto è il giuramento <strong>di</strong><br />
Ippocrate, secondo il quale ogni<br />
me<strong>di</strong>co giura che non somministrerà<br />
mai a nessuno un farmaco<br />
che provochi la morte del paziente.<br />
La particolarità del nostro<br />
tempo, che spiega tra l’altro l’acutizzarsi<br />
del fenomeno, è data dal<br />
profondo cambiamento che le circostanze<br />
in cui si muore hanno<br />
subìto per via del progresso della<br />
me<strong>di</strong>cina e del miglioramento<br />
delle con<strong>di</strong>zioni igienico-sanitarie.<br />
Fino a pochi decenni fa la<br />
morte giungeva presto, poiché<br />
non si riusciva a combattere efficacemente<br />
la malattia o perché<br />
insorgevano infezioni o complicazioni<br />
dovute alle dure con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> vita. I decessi avvenivano<br />
prevalentemente a casa; anche<br />
se non era dolce o quieta, la morte<br />
era sicuramente più rapida ed<br />
indolore. Oggi si muore più tar<strong>di</strong>,<br />
per malattie croniche o degenerative<br />
legate alla vecchiaia. Come<br />
si evince dalla definizione “azione<br />
o omissione che procura la<br />
morte…”, esistono <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong><br />
eutanasia, precisamente tre: il<br />
primo, la forma attiva, prevede<br />
la somministrazione <strong>di</strong> un farmaco<br />
letale, il secondo, quella<br />
passiva, consiste nel sospendere<br />
la terapia abituale, il cosiddetto<br />
“accanimento terapeutico”; infine<br />
il terzo, il “suici<strong>di</strong>o assistito”,<br />
che si verifica quando un me<strong>di</strong>co<br />
o un familiare procura al malato<br />
del veleno, senza però collaborare<br />
all’assunzione dello stesso<br />
da parte del richiedente.<br />
Da quanto esposto si capisce<br />
bene che il problema etico non<br />
coinvolge solo il malato, ma<br />
anche operatori sanitari e legislatori,<br />
nonché le Commissioni<br />
nazionali e sopranazionali per i<br />
<strong>di</strong>ritti dell’uomo e dell’ammalato.<br />
Fino ad ora tutti gli Organi<br />
competenti si sono espressi contro<br />
l’eutanasia, consentendo soltanto<br />
la sospensione o la <strong>di</strong>minuzione<br />
delle terapie<br />
farmacologiche. Ad opporsi a<br />
qualsiasi forma <strong>di</strong> eutanasia è<br />
invece la Chiesa, la cui dottrina<br />
muove da tre punti fermi: il riconoscimento<br />
del carattere sacro<br />
della vita dell’uomo in quanto<br />
creatura <strong>di</strong> Dio; il primato della<br />
persona sulla società; il dovere<br />
delle Autorità <strong>di</strong> rispettare la vita.<br />
Al riguardo papa Pio XII <strong>di</strong>chiarò:<br />
“Per quanto concerne il paziente,<br />
egli non è padrone assoluto <strong>di</strong> se<br />
stesso, del proprio corpo, del proprio<br />
spirito. Non può dunque<br />
<strong>di</strong>sporne liberamente. Per quanto<br />
riguarda i me<strong>di</strong>ci, nessuno al<br />
Mondo, nessuna persona privata,<br />
nessuna umana pietà, può autorizzare<br />
il me<strong>di</strong>co alla <strong>di</strong>retta<br />
<strong>di</strong>struzione della vita; il suo ufficio<br />
non è <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere la vita, ma<br />
<strong>di</strong> salvarla”.<br />
Altri Papi si sono più volte<br />
espressi contro l’eutanasia, ma si<br />
sono rivelati favorevoli alla riduzione<br />
dell’accanimento terapeutico.<br />
Anche esponenti <strong>di</strong> altre confessioni<br />
religiose (quali<br />
l’Anglicanesimo e il Calvinismo,<br />
che recentemente si è <strong>di</strong>chiarato<br />
favorevole ad ogni tipo <strong>di</strong> euta-<br />
nasia) si sono pronunciati contro<br />
l’uso massiccio <strong>di</strong> farmaci.<br />
Contro la “buona morte” si<br />
sono espresse anche<br />
Organizzazioni Sanitarie<br />
Internazionali, perfino<br />
l’Assemblea del Consiglio<br />
d’Europa. Precisamente l’articolo<br />
7 della Dichiarazione dei Diritti<br />
del Malato esclude l’eutanasia<br />
con tali parole: “Il me<strong>di</strong>co deve<br />
sforzarsi <strong>di</strong> placare la sofferenza,<br />
ma non ha il <strong>di</strong>ritto […] <strong>di</strong> affrettare<br />
intenzionalmente il processo<br />
naturale della morte”.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista legislativo,<br />
in Italia l’eutanasia è considerata<br />
alla pari <strong>di</strong> un omici<strong>di</strong>o volontario,<br />
anche se sono previste delle<br />
attenuanti. Il co<strong>di</strong>ce penale stabilisce<br />
dai sei ai quin<strong>di</strong>ci anni <strong>di</strong><br />
reclusione per chiunque causi la<br />
morte <strong>di</strong> un uomo con il consenso<br />
dello stesso. Esistono anche<br />
altre sanzioni minori decise dall’articolo<br />
580. Negli USA la Corte<br />
Costituzionale Federale ha fissato<br />
il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> ogni Stato <strong>di</strong> legiferare<br />
in proposito, ma solo<br />
l’Oregon si è espresso favorevolmente<br />
sulla dolce morte. Sempre<br />
negli “States” ha fatto scalpore il<br />
caso del dottor Kervokian, processato<br />
e condannato a vent’anni<br />
<strong>di</strong> reclusione per aver praticato<br />
l’eutanasia attiva su cento<br />
pazienti terminali. Per quanto<br />
riguarda l’Europa gli unici Stati<br />
che hanno legiferato in materia<br />
sono l’Olanda, l’Austria e la<br />
Svizzera. Nel primo Paese essa è<br />
tollerata da circa vent’anni, ma<br />
solo a particolari con<strong>di</strong>zioni; nel<br />
secondo esiste una legge apposita<br />
dal 1997, mentre più recente<br />
l’adesione all’eutanasia da parte<br />
della Federazione Elvetica, dove<br />
però si accetta solo il “suici<strong>di</strong>o<br />
assistito”.<br />
“Caro Presidente, scrivo a Lei,<br />
e attraverso Lei mi rivolgo anche<br />
a quei citta<strong>di</strong>ni che avranno la<br />
possibilità <strong>di</strong> ascoltare le mie<br />
parole, questo mio grido, che non<br />
è <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione, ma carico <strong>di</strong><br />
speranza umana e civile per questo<br />
nostro Paese”.<br />
Queste sono le parole con le<br />
quali Piergiorgio Welby, alla fine<br />
<strong>di</strong> settembre, ha scosso l’Italia.<br />
Egli, malato terminale <strong>di</strong> <strong>di</strong>strofia<br />
muscolare da circa nove anni,<br />
negli ultimi mesi si era aggravato<br />
e, ormai <strong>di</strong>sperato, aveva inviato<br />
una lettera aperta al Presidente<br />
della Repubblica Giorgio<br />
Napolitano, domandando per sé<br />
l’eutanasia. Chiedeva che le sue<br />
sofferenze venissero messe a tacere<br />
e che, quin<strong>di</strong>, potesse morire.<br />
Il <strong>di</strong>fficile “caso Welby” dal<br />
Quirinale è sceso fino a<br />
Montecitorio, e il suo recente epilogo<br />
ha scosso le coscienze.<br />
Questa tematica mi coinvolge<br />
molto in quanto ho conosciuto<br />
situazioni simili a quelle <strong>di</strong> Welby.<br />
Quella ad esempio <strong>di</strong> un<br />
ragazzo malato <strong>di</strong> <strong>di</strong>strofia<br />
muscolare da vent’anni, non si<br />
alza dal letto da circa nove anni,<br />
vive tramite un respiratore automatico.<br />
A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />
Piergiorgio, mangia senza l’ausilio<br />
<strong>di</strong> presi<strong>di</strong> esterni e parla ma,<br />
se non lo si conosce, non si può<br />
notare la più evidente caratteristica<br />
che li <strong>di</strong>fferenzia: la voglia<br />
<strong>di</strong> vivere, la speranza nel futuro.<br />
È l’unico “farmaco” efficace.<br />
Il suo mondo si può vedere<br />
attraverso il monitor <strong>di</strong> un computer;<br />
ha saputo adattarsi a questa<br />
situazione riuscendo a sfidare<br />
la malattia. Se i malati<br />
terminali, giovani o anziani che<br />
siano, invece <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperarsi e chiedere<br />
la morte, provassero a farsi<br />
coraggio e a resistere ad essa, non<br />
ci sarebbe bisogno <strong>di</strong> legiferare<br />
sulla “buona morte”, che, pur<br />
essendo “dolce”, rimane comunque<br />
un evento irrime<strong>di</strong>abile.<br />
Federico Rango<br />
V° D L. C.<br />
23<br />
<strong>2007</strong>
24<br />
<strong>2007</strong><br />
Orientarsi in economia<br />
Si è conclusa con grande successo<br />
la seconda e<strong>di</strong>zione delle<br />
giornate <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o del progetto<br />
"Orientarsi in Economia - Questioni<br />
<strong>di</strong> macroeconomia nell’era della<br />
globalizzazione". Nelle aule della<br />
Biblioteca Petrucciana <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> si sono<br />
svolte, dal 16 al 18 novembre 2006,<br />
le giornate <strong>di</strong> formazione previste<br />
dal progetto, che ha coinvolto gli<br />
alunni delle classi terze del Liceo<br />
Classico e delle classi quinte del<br />
Liceo Sociopsicopedagogico e delle<br />
Scienze Sociali, i docenti universitari<br />
Giuliano Conti (professore or<strong>di</strong>nario<br />
<strong>di</strong> Economia Internazionale presso<br />
l’università Politecnica delle Marche)<br />
e Alberto Niccoli (professore or<strong>di</strong>nario<br />
<strong>di</strong> Politica Economica e<br />
Finanziaria presso l’università<br />
Politecnica delle Marche). Due gran<strong>di</strong><br />
temi, strettamente legati fra loro,<br />
sono stati al centro dell’attività formativa<br />
proposta: il rapporto fra etica<br />
ed economia e il fenomeno della<br />
globalizzazione visto in relazione al<br />
problema dello sviluppo. Questi i<br />
seminari all’interno dei quali si è<br />
articolata l’attività, coor<strong>di</strong>nata dalla<br />
Prof.ssa Maura Brambilla:<br />
Sviluppo e sottosviluppo (Prof.ssa<br />
A. Marcuccini), La povertà nei paesi<br />
ricchi (Prof.ssa S. Valentini), Costi<br />
privati e costi sociali: il problema<br />
dell’inquinamento (Prof. S.<br />
Sassaroli), Globalizzazione (Dott.ssa<br />
F. Scaturro), Consumi e capabilities:<br />
solo consumo o anche qualcos’altro?<br />
(Dott.ssa L. Romagnoli), Finanza<br />
etica (Prof. E. Savini), Istituzioni e<br />
sviluppo economico (Prof.ssa M.<br />
Pozzi), La demografia e il problema<br />
del sovrappopolamento (Prof. F.<br />
Lecchi).<br />
La terza fase del percorso è consistita<br />
in una prova scritta, svolta in<br />
classe su tracce legate ai temi del<br />
progetto, formulate secondo le tipologie<br />
A, B e D della prova scritta <strong>di</strong> italiano<br />
dell’Esame <strong>di</strong> Stato. L’elaborato<br />
giu<strong>di</strong>cato vincitore da un’apposita<br />
commissione è stato quello <strong>di</strong> Lucia<br />
Arcaleni, della classe III A LC.<br />
Secondo si è classificato il lavoro <strong>di</strong><br />
Giada Gar<strong>di</strong>ni (III C LC), e terzo<br />
quello <strong>di</strong> Giuseppina Coscia (III C<br />
LC). Ad essi verranno consegnati i<br />
premi (buoni libro offerti dalla Banca<br />
Popolare <strong>di</strong> Ancona, <strong>di</strong> 150, 100 e 50<br />
euro, da spendersi presso la Libreria<br />
Cattolica <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>).<br />
Ecco il tema vincitore:<br />
Dalla fine della seconda guerra<br />
mon<strong>di</strong>ale l’andamento delle singole<br />
economie nazionali ha cominciato<br />
a <strong>di</strong>pendere da regole e relazioni<br />
economiche internazionali.<br />
L’economia mon<strong>di</strong>ale si è così via via<br />
strutturata come sistema unico,<br />
coinvolgendo anche le economie dei<br />
paesi meno sviluppati. A questo<br />
processo d’integrazione internazionale<br />
della produzione industriale<br />
e degli scambi commerciali è<br />
stato dato il nome <strong>di</strong> globalizzazione<br />
o anche <strong>di</strong> mon<strong>di</strong>alizzazione.Rifletti<br />
sulla questione avvalendoti delle<br />
tue competenze storiche e <strong>di</strong> quelle<br />
acquisite durante il corso<br />
“Orientarsi nell’ Economia”.<br />
Solidarietà, inter<strong>di</strong>pendenza, coscienza<br />
più ampia <strong>di</strong> bene comune: questi<br />
gli obiettivi in<strong>di</strong>viduati dalla cooperazione<br />
internazionale allo sviluppo<br />
al termine del secondo conflitto<br />
mon<strong>di</strong>ale. Sebbene inizialmente tale<br />
cooperazione fosse nata per sostenere<br />
economicamente la ricostruzione <strong>di</strong><br />
alcuni paesi colpiti dal conflitto, già<br />
dagli anni Cinquanta ci si pone l’obiettivo<br />
<strong>di</strong> incoraggiare lo sviluppo<br />
economico e la crescita del prodotto<br />
nazionale lordo dei paesi sottosviluppati,<br />
attraverso il finanziamento<br />
<strong>di</strong> progetti <strong>di</strong> sviluppo,<br />
applicabili per risultati a lungo termine<br />
o in risposta ad un’emergenza.<br />
È con tale spirito che prendono vita,<br />
a partire dal 1946, organismi internazionali,<br />
bilaterali e multilaterali,<br />
per la cooperazione allo sviluppo,<br />
tra i quali emergono gli istituti<br />
finanziari specializzati in materia <strong>di</strong><br />
sviluppo dell’Organizzazione delle<br />
Nazioni Unite: Banca Mon<strong>di</strong>ale e<br />
Fondo Monetario Internazionale,<br />
affiancati negli anni ‘90 dalla<br />
Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale del<br />
Commercio.<br />
Sebbene le iniziali intenzioni della<br />
cooperazione internazionale lasciassero<br />
credere in una possibile e<br />
concreta soluzione alla <strong>di</strong>lagante<br />
povertà del pianeta, l’opinione internazionale<br />
fu costretta, già negli anni<br />
‘60, a rivedere l’idea <strong>di</strong> povertà che<br />
stava alla base dei progetti fino ad<br />
allora proposti.<br />
I finanziamenti <strong>di</strong> imprese private o<br />
quelli per la realizzazione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />
infrastrutture tendevano a far ricadere<br />
i guadagni sulle potenti nazioni occidentali,<br />
facendo sì che non venisse<br />
raggiunto il reale obiettivo, ma che<br />
ci si allontanasse da esso, aumentando,<br />
peraltro, il <strong>di</strong>vario economico<br />
tra Nord e Sud del mondo.<br />
Se inizialmente la crescita economica<br />
si limitava a considerare l’incremento<br />
del prodotto interno lordo procapite,<br />
ad esso si sono aggiunti, in<br />
seguito, in<strong>di</strong>catori sociali, quali l’ac-<br />
cesso all’istruzione, l’alfabetizzazione<br />
degli adulti, l’aspettativa <strong>di</strong><br />
vita alla nascita, l’accesso alla sanità<br />
e all’acqua potabile.<br />
Spostando ed ampliando, dunque, il<br />
campo <strong>di</strong> azione dei progetti, si è<br />
tentato si creare uno sviluppo che<br />
fosse partecipativo (che vedesse<br />
dunque la partecipazione <strong>di</strong>retta delle<br />
popolazioni locali allo sviluppo) e<br />
sostenibile (lo sfruttamento delle<br />
risorse da parte delle attuali generazioni<br />
non ne avrebbe dovuto limitare<br />
la sfruttamento da parte delle successive),<br />
ritenendo fondamentale<br />
aumentare, ben prima del P.I.L., la<br />
capacità amministrativa e <strong>di</strong> gestione<br />
delle imprese locali, e favorire processi<br />
democratici degli organi <strong>di</strong> governo<br />
e <strong>di</strong> sviluppo dello stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto<br />
dei citta<strong>di</strong>ni.<br />
Nonostante la fondante base etica, il<br />
meccanismo internazionale ha stentato<br />
e stenta a procedere efficacemente<br />
verso gli obiettivi preposti: da<br />
un lato la stessa base etica è risultata<br />
totalmente incompatibile, o quasi,<br />
con il sistema economico neoliberista<br />
adottato dagli occidentali ed imposto<br />
da essi a tutti i paesi che desiderano<br />
finanziamenti da parte degli stessi.<br />
Dall’altro la realtà governativa <strong>di</strong><br />
molti paesi in via <strong>di</strong> sviluppo limita<br />
il potere dei finanziamenti, dato il loro<br />
orientamento tutt’altro che liberale e<br />
democratico.<br />
Il tentativo <strong>di</strong> una globalizzazione<br />
efficace fallisce, in parte, come già<br />
accennato, a causa <strong>di</strong> meccanismi<br />
innestati dal neoliberismo stesso.<br />
Esso, riprendendo il concetto <strong>di</strong><br />
“mano invisibile” <strong>di</strong> Smith, secondo<br />
cui un sistema economico in concorrenza<br />
perfetta è capace <strong>di</strong> regolare<br />
le allocazioni sod<strong>di</strong>sfacendo tutti gli<br />
agenti, seppur essi agiscano egoisticamente,<br />
in modo tale che ogni equilibrio<br />
<strong>di</strong> mercato sia un ottimo paretiano,<br />
ne amplifica l’in<strong>di</strong>vidualismo,<br />
annullando la giustizia morale, posta<br />
da Smith alla base dei rapporti sociali.<br />
In tal modo, se ognuno può agire in<br />
base al proprio interesse, ritenendo<br />
così <strong>di</strong> rispettare anche quello altrui,<br />
secondo il concetto della mano invisibile,<br />
senza rispettare alcun principio<br />
morale, in realtà l’assunto stesso<br />
cade: l’iniziale idea <strong>di</strong> ricchezza quale<br />
guadagno si trasforma in una serie <strong>di</strong><br />
innumerevoli attività finanziarie e <strong>di</strong><br />
operazioni in conto capitale per il<br />
finanziamento <strong>di</strong> processi <strong>di</strong> innovazione,<br />
car<strong>di</strong>ne del neoliberismo,<br />
che scadono in giochi a somma zero,<br />
in cui il guadagno <strong>di</strong> un agente corrisponde<br />
esattamente alla per<strong>di</strong>ta dell’altro.<br />
Non ci si pone, così, alcun<br />
problema etico nell’imporre, in cambio<br />
<strong>di</strong> finanziamenti, la privatizzazione<br />
dei servizi, l’aumento delle<br />
imposte, la <strong>di</strong>minuzione della spesa<br />
pubblica e l’apertura ai commerci<br />
internazionali, ad economie nazionali<br />
che non ne possono controllare il<br />
peso, da un lato a causa dell’incapacità<br />
<strong>di</strong> gestione, dall’altro a causa<br />
della debolezza dei loro mercati<br />
rispetto a quelli occidentali.<br />
La globalizzazione, dunque, se astratta<br />
da un contesto storico determinato,<br />
si <strong>di</strong>mostra, a mio avviso, efficace<br />
per dar risposta alla povertà, ma,<br />
come già accennato, è la realtà governativa<br />
degli stati sottosviluppati<br />
che ne annulla la possibilità <strong>di</strong> successo.<br />
Governi <strong>di</strong>spotici, antiliberali<br />
non hanno alcun interesse a lasciar<br />
sviluppare la capacità produttiva<br />
dei loro citta<strong>di</strong>ni, né, tanto meno, a<br />
proporre loro alcuna forma <strong>di</strong><br />
istruzione: una minima coscienza<br />
storica ed etica creerebbe sommosse<br />
popolari che ribalterebbero il governo,<br />
ed un arricchimento della popolazione<br />
me<strong>di</strong>a corrisponderebbe ad<br />
un aumento della sua influenza nelle<br />
decisioni politico-economiche,<br />
<strong>di</strong>minuendo così l’autorità statale.<br />
Da un lato è, dunque, in <strong>di</strong>fetto l’interesse<br />
occidentale a risolvere la questione,<br />
dall’altra è l’impossibilità <strong>di</strong><br />
rendere efficace tale interesse, anche<br />
nel caso in cui esso sia totale.<br />
Non credo, dunque, sia possibile<br />
fornire una soluzione unicamente<br />
economica: in una società occidentale,<br />
nella quale è la sua stessa cultura<br />
a decadere vertiginosamente<br />
verso il baratro <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sinteresse<br />
ignorante, sarà <strong>di</strong>fficile dar vita a<br />
progetti <strong>di</strong> sviluppo o a sistemi economici<br />
internazionali che siano volti<br />
unicamente e realmente alla crescita<br />
socio-economica altrui.<br />
Così, il problema non è tanto nell’erroneo<br />
sfruttamento delle risorse<br />
produttivo-economiche, quanto nel<br />
preoccupante depauperamento <strong>di</strong><br />
quelle intellettuali, proprio là dove il<br />
benessere sarebbe capace <strong>di</strong> concederne<br />
un utilizzo illimitato.<br />
Tralasciando i meccanismi sociopolitici<br />
attuali, i quali ritengo abbiano<br />
un ruolo fondamentale nel fallimento<br />
socio-economico della globalizzazione,<br />
non sarebbe peregrino incentivare<br />
l’annullamento dell’ipocrisia<br />
intellettuale occidentale, nella sua<br />
inconscia approvazione delle ideologie<br />
integraliste, per rendere,<br />
almeno parzialmente, efficace la<br />
cooperazione internazionale allo<br />
sviluppo.<br />
Lucia Arcaleni, III A L.C.
Sei romanzi sui classici<br />
Il genere del romanzo<br />
storico basa la sua vali<strong>di</strong>tà<br />
principalmente su<br />
tre aspetti, dei quali ogni scrittore<br />
che si rispetti deve tener<br />
conto: l’esattezza storica <strong>di</strong><br />
fondo, l’atten<strong>di</strong>bilità della<br />
vicenda che si innesta sugli<br />
eventi “ufficiali” e la verosimiglianza<br />
dei personaggi.<br />
I libri <strong>di</strong> cui sto parlando, cioè<br />
quelli che la scrittrice australiana<br />
Collen Mc Cullough<br />
(nota ai più per il suo romanzo<br />
d’esor<strong>di</strong>o “Uccelli <strong>di</strong><br />
rovo”) ha de<strong>di</strong>cato alla Roma<br />
del I secolo a.C., rispettano<br />
tutti e tre questi punti. Rapida<br />
elencazione dei titoli:<br />
1) I giorni del potere.<br />
2) I giorni della gloria.<br />
3) I favoriti della fortuna.<br />
4) Le donne <strong>di</strong> Cesare.<br />
5) Cesare, il genio e la passione.<br />
6) Le i<strong>di</strong> <strong>di</strong> Marzo.<br />
I sei volumi coprono gli anni<br />
che vanno dal 110 al 42 a.C.<br />
e hanno come protagonisti<br />
quei personaggi che siamo<br />
stati abituati a stu<strong>di</strong>are sui<br />
libri <strong>di</strong> storia, in particolare<br />
Mario, Silla, Pompeo e Giulio<br />
Cesare. Ma, (e questo è il<br />
bello della serie), quegli stessi<br />
uomini che nei manuali <strong>di</strong><br />
stu<strong>di</strong>o sono visti soltanto dal<br />
“<strong>di</strong> fuori”, come semplici<br />
figure <strong>di</strong> passaggio nel corso<br />
degli eventi storici, o che, in<br />
altri luoghi, sono stati tristemente<br />
stereotipati o ri<strong>di</strong>colizzati<br />
(ve<strong>di</strong> alcune riprese<br />
moderne della figura <strong>di</strong><br />
Cicerone, spesso degradata<br />
al rango d’una macchietta da<br />
comme<strong>di</strong>a), grazie alla penna<br />
della Mc Cullough riacquistano<br />
spessore e cre<strong>di</strong>bilità:<br />
come riporta la postfazione<br />
con cui l’autrice conclude le<br />
I<strong>di</strong> <strong>di</strong> Marzo: “Lungo il percorso<br />
<strong>di</strong> questi sei libri, sono<br />
partita dagli eventi esteriori <strong>di</strong><br />
alcune vite molto famose e ho<br />
tentato <strong>di</strong> creare esseri umani<br />
cre<strong>di</strong>bili, a tutto tondo, con<br />
tutte le complessità che il<br />
buon senso ci impone <strong>di</strong> credere<br />
abbiano posseduto”.<br />
A mio parere, questo tentativo<br />
ha avuto pieno successo:<br />
la figura <strong>di</strong> Silla, visto spesso<br />
come un pazzo sanguinario<br />
(una sorta <strong>di</strong> Caligola ante<br />
litteram) nei tre libri che lo<br />
vedono come protagonista,<br />
viene descritto con una<br />
profon<strong>di</strong>tà mirabile, con le<br />
sue luci e le sue ombre, con<br />
le sue torbide passioni e i suoi<br />
slanci <strong>di</strong> teatralità. L’abilità<br />
della Mc Cullough è evidente<br />
anche in un altro personaggio,<br />
Giulio Cesare, gigantesco<br />
(non mi vengono in<br />
mente altri aggettivi abbastanza<br />
pregnanti) protagonista<br />
della seconda parte della<br />
serie, geniale politico, colto<br />
letterato e formidabile generale.<br />
Discorso simile, del resto,<br />
può essere fatto per tutti gli<br />
altri personaggi, Mario,<br />
Pompeo, Catone Uticense,<br />
Crasso, Bruto, Antonio (figura<br />
ben lontana da quella idealizzata<br />
<strong>di</strong> Shakespeare),<br />
Cicerone o Ottaviano,<br />
costruiti con una vivezza<br />
sconcertante.<br />
La cura che la nostra autrice<br />
ha messo nel creare le fisionomie<br />
dei suoi protagonisti,<br />
è visibile anche nella descrizione<br />
della Roma tardorepubblicana<br />
e degli eventi<br />
storici che l’hanno coinvolta,<br />
basata su un’attenta analisi<br />
delle fonti greche o latine che<br />
ne hanno parlato, come le<br />
Vite Parallele <strong>di</strong> Plutarco o le<br />
monografie <strong>di</strong> Sallustio.<br />
A questo proposito, è sufficiente<br />
leggere il capitolo<br />
de<strong>di</strong>cato alla congiura <strong>di</strong><br />
Catilina, intriso fino all’orlo<br />
<strong>di</strong> fosche tinte sallustiane.<br />
Senza <strong>di</strong>lungarmi troppo,<br />
tutto ciò che mi resta da <strong>di</strong>re<br />
è questo: leggete questi libri,<br />
leggeteli senza lasciarvi scoraggiare<br />
dalle loro <strong>di</strong>mensioni<br />
(la scrittura della Mc<br />
Cullough scorre che è un piacere).<br />
Questa lettura non solo<br />
costituirà un piacevole modo<br />
per passare il tempo, ma vi<br />
porterà anche un grande<br />
arricchimento personale,<br />
arricchimento derivato dalle<br />
riflessioni che l’autrice de<strong>di</strong>ca<br />
a temi ancora oggi attualissimi,<br />
quali l’amore, la guerra<br />
e l’ambizione.<br />
Lorenzo Focanti<br />
III B L. C.<br />
25<br />
<strong>2007</strong>
26<br />
<strong>2007</strong><br />
Viaggio nnella pubblicità<br />
Avete mai provato ad osservare<br />
un vecchio manifesto<br />
pubblicitario <strong>di</strong> fine ‘800<br />
o inizio ‘900?<br />
Le tecniche figurative ed il littering<br />
sono molto cambiati<br />
rispetto ad ora, eppure lo stu<strong>di</strong>o<br />
più attento <strong>di</strong> una pubblicità<br />
d’epoca può risultare molto<br />
interessante per capire meglio<br />
la società e la cultura degli anni<br />
in cui è stata creata.<br />
Alla base della comunicazione<br />
pubblicitaria possiamo considerare<br />
lo schema <strong>di</strong> Jacobson:<br />
EMITTENTE-MESSAGGIO-<br />
DESTINATARIO. In esso il<br />
destinatario assume un ruolo<br />
centrale sia in relazione al livello<br />
dell’informazione che il messaggio<br />
comunica, sia in relazione<br />
al livello emotivo che<br />
punta a coinvolgere chi riceve<br />
l’informazione. L’emittente del<br />
messaggio va considerata l’azienda<br />
produttrice che delega<br />
la rappresentazione <strong>di</strong> sé stessa<br />
al personaggio o ai personaggi<br />
cui il messaggio viene<br />
affidato; infine il messaggio,<br />
oltre ad avere la funzione <strong>di</strong><br />
presentare al pubblico una grande<br />
quantità <strong>di</strong> prodotti per invitarlo<br />
all’acquisto, opera una<br />
funzione più complessa, come<br />
quella <strong>di</strong> suggerire mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vivere,<br />
abitu<strong>di</strong>ni e bisogni fino a<br />
mo<strong>di</strong>ficare i nostri comportamenti.<br />
La pubblicità si serve <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ci<br />
legati alla grafica, all’immagine,<br />
ai colori, alla cultura integrandoli<br />
con quelli verbali: l’efficacia<br />
<strong>di</strong>pende infatti dalla<br />
forza espressiva dei linguaggi<br />
visivi e verbali per la pubblicità<br />
a stampa, per gli spot <strong>di</strong>pende<br />
anche dalla suggestione del<br />
sonoro.<br />
Il messaggio pubblicitario ha il<br />
fine <strong>di</strong> persuadere ed informare<br />
tramite <strong>di</strong>versi stili comunicativi:<br />
quello oggettivo, che usa<br />
lessico comune per fornire il<br />
maggior numero <strong>di</strong> informazioni<br />
relative all’uso, al funzionamento<br />
e alle qualità del<br />
prodotto; lo stile scientifico,<br />
che fa uso <strong>di</strong> termini tecnici e<br />
immagini dettagliate dell’oggetto<br />
descritto (impiegato per<br />
pubblicità <strong>di</strong> creme, me<strong>di</strong>cinali<br />
ecc); lo stile conativo, che<br />
interpella l’acquirente con l’uso<br />
dell’imperativo per persuaderlo;<br />
lo stile emotivo, utilizzato per<br />
produrre nell’osservatore spirito<br />
<strong>di</strong> emulazione e identificazione<br />
(come, ad esempio, negli<br />
spot che mostrano un ambiente<br />
familiare) ed è legato al lessico<br />
del parlato informale; infine<br />
lo stile enfatico,<br />
caratterizzato da espressioni<br />
enfatiche e solenni, per dare<br />
particolare rilievo a qualcosa o<br />
spingere l’acquirente all’identificazione<br />
con il testimonial.<br />
È evidente, quin<strong>di</strong>, come <strong>di</strong>etro<br />
a tutto questo ci sia un vero e<br />
proprio stu<strong>di</strong>o della psicologia<br />
umana, per definire il consumatore<br />
sulla base <strong>di</strong> “stili <strong>di</strong><br />
vita” e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzarne gli acquisti,<br />
anche se negli ultimi anni sta<br />
prevalendo la tendenza a non<br />
considerare il consumatoredestinatario<br />
passivo rispetto al<br />
messaggio, ma <strong>di</strong> cogliere<br />
forme <strong>di</strong> feedback, come il<br />
reclamo, per verificare il successo<br />
del prodotto sul mercato.<br />
Nel corso de “Progetto sul<br />
Linguaggio Pubblicitario” sono<br />
stati analizzati anche <strong>di</strong>versi<br />
manifesti d’epoca.<br />
Le tecniche e i soggetti dei<br />
manifesti pubblicitari (e della<br />
pubblicità in genere) si sono<br />
evoluti notevolmente nel corso<br />
del XX secolo; alla fine<br />
dell’800 un manifesto veniva<br />
<strong>di</strong>pinto quasi come un quadro,<br />
in modo molto pittorico, con<br />
l’aggiunta <strong>di</strong> una <strong>di</strong>dascalia<br />
informativa; col passare del<br />
tempo le figure sono <strong>di</strong>ventate<br />
sempre più schematiche, simboliche,<br />
rappresentative, gli slogan<br />
più incisivi e significativi,<br />
i caratteri più chiari e leggibili,<br />
fino ad arrivare alla pubblicità<br />
come la conosciamo noi. In<br />
questa evoluzione sono stati<br />
fondamentali i grafici pubblicitari,<br />
artisti del secolo scorso<br />
che tuttora fanno sentire la loro<br />
influenza. Come nel caso del<br />
marchigiano Federico Seneca,<br />
creatore <strong>di</strong> numerosi manifesti,<br />
che agli inizi del ‘900 ha ideato<br />
un famosissimo “logo” uti-<br />
lizzato fino a<br />
poco tempo fa<br />
da una nota<br />
marca <strong>di</strong> cioccolatini,<br />
la<br />
“Perugina”;<br />
o p p u r e<br />
Armando<br />
Pomi, grafico<br />
pubblicitario<br />
del ‘900 che<br />
ha lavorato a<br />
lungo per la<br />
<strong>di</strong>tta “Bayer.<br />
Noto è<br />
Marcello<br />
Dudovich,<br />
a u t o r e<br />
<strong>di</strong> importanti<br />
manifesti per<br />
<strong>di</strong>tte quali<br />
“Campari”,<br />
“Martini”,<br />
“Bugatti”.<br />
In ogni manifesto d’epoca sono<br />
emerse le figure tipiche <strong>di</strong> un<br />
periodo storico e le <strong>di</strong>verse abitu<strong>di</strong>ni,<br />
cambiate nel corso degli<br />
anni. Negli anni ‘40, ad esempio,<br />
una donna doveva badare<br />
alla casa e alla famiglia, curare<br />
i figli e preoccuparsi del<br />
marito: ecco allora che nei<br />
manifesti compare la figura<br />
della massaia perfetta che recla-<br />
mizza prodotti per la casa; una<br />
personalità molto <strong>di</strong>versa da<br />
quella precedente degli anni<br />
‘30, quando nelle pubblicità la<br />
donna, che iniziava ad emanciparsi,<br />
appariva “borghese”, elegante<br />
e giocava a tennis, pubblicizzava<br />
prodotti <strong>di</strong> bellezza,<br />
gioielli e articoli sportivi o località<br />
turistiche. Insieme ai manifesti<br />
sono cambiati i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
pensare, <strong>di</strong> comprare, <strong>di</strong> rappresentare:<br />
un vero e proprio<br />
“viaggio nella pubblicità”.<br />
Roberta Vinaccia<br />
III C L. C.
Qualche tempo fa ero<br />
in treno. È bello viaggiare<br />
in treno: è come<br />
stare al centro del tempo, semplice<br />
spettatore delle cose che<br />
passano, della vita che scorre<br />
e che non è mai uguale.<br />
Ma nella vita purtroppo (o per<br />
fortuna), non si è mai spettatori<br />
perché il tutto come il particolare<br />
mi chiama in causa e ogni<br />
avvenimento, anche il più<br />
<strong>di</strong>stante da me, mi coinvolge,<br />
interpella continuamente il mio<br />
pensiero, il mio giu<strong>di</strong>zio, la<br />
mia coscienza, il mio fragile<br />
cuore.<br />
Certo, il rischio <strong>di</strong> essere spettatori<br />
ben pensanti c’è, eccome<br />
se c’è, ma in questo caso si è<br />
delle patate e nulla <strong>di</strong> più (con<br />
tutto il rispetto per le patate!)<br />
Dal 7 all’11 gennaio si<br />
è svolta l’attività<br />
sportiva sulla neve<br />
organizzata dal nostro liceo.<br />
La “settimana sulla neve” ha avuto<br />
luogo in Trentino Alto A<strong>di</strong>ge,<br />
presso la località <strong>di</strong> Folgarida,<br />
dove erano situati sia l’albergo<br />
che l’impianto sciistico. Per quanto<br />
riguarda l’aspetto sportivo,<br />
quin<strong>di</strong>, i corsi <strong>di</strong> sci e snowboard,<br />
abbiamo potuto riscontrare una<br />
buona organizzazione. Già durante<br />
il viaggio d’andata ci era stato<br />
comunicato il gruppo a cui eravamo<br />
stati assegnati: principianti,<br />
interme<strong>di</strong>, esperti, per il corso<br />
<strong>di</strong> sci o snowboard. Pur essendo<br />
pochi i giorni <strong>di</strong> soggiorno, avevamo<br />
4 ore al giorno <strong>di</strong> lezione<br />
con i maestri <strong>di</strong> sci; quin<strong>di</strong> siamo<br />
riusciti ad imparare le tecniche<br />
basilari <strong>di</strong> questo sport, che si è<br />
rivelato molto <strong>di</strong>vertente ma<br />
Bisogno <strong>di</strong> qualcuno<br />
Avvicinandomi ad una stazione<br />
il mio sguardo è attirato da<br />
uno stupendo murales (chi riesce<br />
a <strong>di</strong>segnare cosi è davvero<br />
un artista, forse incompreso,<br />
ma comunque artista).<br />
E c’era scritto: “Non ti accorgi<br />
che ho bisogno <strong>di</strong> te?!<br />
Beh, che <strong>di</strong>re… è bello sapere<br />
che ci sono cuori così stupen<strong>di</strong>,<br />
che scrivono cose stupende<br />
perché hanno un animo<br />
stupendo. E credo che chi ha<br />
scritto quelle parole, abbia un<br />
cuore grande proprio come il<br />
mio. Ho iniziato a piangere in<br />
silenzio. Sentivo dentro tante<br />
emozioni che si mischiavano<br />
tra loro come fossero una<br />
cascata interminabile <strong>di</strong> stelle<br />
e poi… decisi <strong>di</strong> scendere.<br />
Scendo quin<strong>di</strong> dal treno e mi<br />
alquanto stancante ed impegnativo.<br />
La giornata praticamente, funzionava<br />
così: la sveglia era alle<br />
7.30, poi si scendeva e si faceva<br />
una colazione buona (a parte il<br />
caffè che non era dei migliori!) e<br />
sostanziosa perché dopo si doveva<br />
andare a sciare!<br />
Alle 8.30 si andava con la funivia<br />
sui campi da sci e alle 9 ci<br />
incontravamo con i maestri e si<br />
iniziava la nostra “attività sciistica”!<br />
È stato molto <strong>di</strong>vertente: noi<br />
abbiamo imparato a sciare un po’<br />
meglio e poi c’era il nostro maestro<br />
<strong>di</strong> sci, Pietro, che era davvero<br />
professionale e simpaticissimo!<br />
All’inizio eravamo titubanti poi,<br />
constatato che nessuno era un<br />
campione paragonabile ad Alberto<br />
Tomba nello sci, ci siamo tranquillizzate<br />
e spesso ci capitava <strong>di</strong><br />
cadere in modo buffo e così scop-<br />
avvicino al murales per fotografarlo.<br />
Accanto al murales,<br />
in piccolo, con un pennarello<br />
indelebile <strong>di</strong> colore rosso, c’era<br />
scritta una preghiera.<br />
La grafia mi sembrava la stessa<br />
quin<strong>di</strong> suppongo che l’abbia<br />
scritta la stessa persona <strong>di</strong><br />
prima.<br />
La preghiera era intitolata:<br />
Accorgersi<br />
Signore,<br />
aiutami ad accorgermi <strong>di</strong><br />
quelli che mi stanno accanto.<br />
Fammi vedere quelli<br />
preoccupati e <strong>di</strong>sorientati;<br />
quelli che soffrono<br />
e non lo mostrano;<br />
quelli che si sentono isolati<br />
senza volerlo,<br />
piavamo a ridere!<br />
Dopo tutte le risate, lo sci e, purtroppo,<br />
le cadute, verso le 11 -<br />
11.30 ritornavamo in albergo e<br />
lì avevamo un’oretta tutta per noi<br />
per riposarci prima del pranzo.<br />
Verso le 14 ritornavamo a sciare<br />
facendo lezione con il maestro<br />
fino alle 16.30, poi, tornati in<br />
albergo, avevamo un’oretta e<br />
mezza de<strong>di</strong>cata allo stu<strong>di</strong>o nella<br />
grande sala a nostra <strong>di</strong>sposizione<br />
nell’albergo. Finita l’attività <strong>di</strong>dattica<br />
avevamo un’intera ora per<br />
prepararci per la cena… Fra le<br />
camere <strong>di</strong> noi ragazze giravano<br />
piastre e tutti i prodotti per lisciare<br />
e sistemare i capelli! Dopo cena<br />
si scendeva in “<strong>di</strong>scoteca” dove<br />
c’era l’animazione! Tutte le sere lo<br />
spettacolo variava… abbiamo<br />
potuto apprezzare spettacoli <strong>di</strong><br />
cabaret e giochi dove dei nostri<br />
compagni venivano coinvolti e<br />
e dammi la sensibilità<br />
necessaria per ispirare<br />
fiducia.<br />
Signore liberami da me stesso<br />
Perché ti possa servire,<br />
ascoltare e amare in ogni<br />
fratello che mi fai incontrare.<br />
Che non passi accanto ad<br />
alcuno con volto in<strong>di</strong>fferente,<br />
con cuore chiuso,<br />
con passo affrettato.<br />
Il destinatario è chi legge.<br />
Questa volta non mi chiesi a<br />
chi poteva essere in<strong>di</strong>rizzato il<br />
murales ma, come forse non mi<br />
era mai successo prima, in un<br />
lampo capii che in quel preciso<br />
istante, il destinatario <strong>di</strong> quel<br />
profondo appello… ero io.<br />
Gagliar<strong>di</strong> Debora<br />
5 L L.S.S.<br />
Cinque giorni sulla neve<br />
facevano <strong>di</strong> tutto: dal recitare delle<br />
frasi a cercare le proprie scarpe nel<br />
buio totale! Poi l’ultima sera è<br />
arrivato lo spettacolo migliore e<br />
cioè… il ballo! Ci siamo scatenati<br />
davvero fino a mezzanotte (anche<br />
se il “coprifuoco” <strong>di</strong> solito prevedeva<br />
che alle 23 tutti fossero a<br />
“nanna”)! È stata davvero una<br />
bella esperienza, non solo perché<br />
con questa attività scolastica si<br />
ha l’opportunità <strong>di</strong> mettersi in<br />
gioco autonomamente in uno<br />
sport impegnativo e formativo,<br />
ma anche perché è un’ottima occasione<br />
per integrarsi con gli alunni<br />
delle altri classi e degli altri<br />
due licei (scienze sociali e classico).<br />
Quin<strong>di</strong> la consigliamo a tutti perché<br />
ragazzi, ve lo assicuriamo, è<br />
<strong>di</strong>vertentissimo!<br />
Elisa Gianuario, Sara Bordoni<br />
2 F L.S.P.P.<br />
27<br />
<strong>2007</strong>
28<br />
<strong>2007</strong><br />
Sui passi dell’amore<br />
Ciao a tutti… quello che voglio<br />
fare è scrivervi una lettera… “una<br />
lettera per la vita”.Chi sono io per<br />
farlo? Nessuno… e so bene che la pretesa<br />
può sembrare un po’ esagerata,<br />
però credetemi, ciò che mi spinge è<br />
proprio la passione per questa avventura<br />
incre<strong>di</strong>bile che è la vita stessa,e inoltre,<br />
è l’amore che porto dentro, nel mio<br />
mondo e… vorrei farvelo un pochino<br />
conoscere, ecco tutto.<br />
Anche voi, come me, state crescendo e<br />
voi con il vostro mondo. Come vedete<br />
questo mondo? Cosa ne pensate? E<br />
cosa pensate <strong>di</strong> voi stessi,come vi vedete,<br />
come vi ascoltate, come sta cambiando<br />
la vostra vita a quest’età? Forse<br />
non sapete rispondere,perché non sempre<br />
ci si capisce qualcosa,perché spesso,<br />
solo nell’andare si trovano le risposte,<br />
perché solo nel cammino si arriva<br />
a capire e scegliere. Quante domande,<br />
quanti pensieri, quante paure, quanti<br />
sogni, quante gioie, quanti dolori attraversano<br />
l’esistenza,questa lunga autostrada<br />
verticale verso il Cielo,dove tante<br />
“cose” scorrono, passano e ripassano;<br />
qualcuna si ferma e qualcuna se ne va,<br />
qualcuna fa piangere e qualcuna sorridere,qualcuna<br />
dà gioia,speranza,pace,<br />
amore e qualcuna rattrista,lascia il dubbio,<br />
l’incertezza, il fiato sospeso. Tutte<br />
queste “cose” sono la vita che accade,<br />
che scorre e a viverle siamo tutti noi e<br />
sei anche tu. Si, proprio tu che ora stai<br />
leggendo e ti ritrovi in quello che scrivo.<br />
Forse, a volte, anche tu come me, ti<br />
ritrovi solo, con te stesso, a guardare il<br />
soffitto della tua cameretta con le mani<br />
<strong>di</strong>etro la testa, con la tua musica preferita<br />
(oggi “a palla”,domani a basso volume)<br />
e con le tue “cose”, con la tua vita<br />
che scorre, che va, verso un senso,<br />
verso una <strong>di</strong>rezione, verso una meta.<br />
Eh,si… perché la vita,questa benedetta<br />
vita,questa straor<strong>di</strong>naria vita.Non sempre<br />
facile e non sempre felice ha una<br />
meta e il suo nome è… Beh, se non ti<br />
<strong>di</strong>spiace vorrei svelartelo più tar<strong>di</strong>, perché<br />
voglio vedere se riesci a scoprirlo<br />
da solo, con le tue uniche forze e non<br />
pensare che io sia presuntuosa in questo<br />
modo. No, aspetta un attimo! Voglio<br />
solo procedere con calma,per dare spazio<br />
ai miei sentimenti più puri e autentici.<br />
È vero che sono solo una ragazza<br />
<strong>di</strong> 18 anni e nient’altro, ma sono sicura<br />
che dopo aver letto tutto questo,dentro<br />
<strong>di</strong> te nascerà un tipo <strong>di</strong> amore, che<br />
nemmeno tu saprai <strong>di</strong> possedere,quin<strong>di</strong>…<br />
ascoltami, ti prego! Innanzitutto<br />
sono stata figlia (e lo sono tuttora per fortuna),<br />
sono stata bambina, sono ragazza,<br />
giovanotta, adolescente, ecc, pertanto,<br />
pur con tutta l’esperienza che ho<br />
da fare ancora,so un po’ come va la vita,<br />
so cos’è la gioia,quella vera e quella che<br />
fugge via, so cos’è il pianto, quello libe-<br />
ratorio, che trascina tutto il dolore che<br />
hai dentro; so cos’è il dolore,quello passeggero,quello<br />
per cui non vale la pena<br />
<strong>di</strong> soffrire, e quello che ti fa <strong>di</strong>re: “Ce la<br />
farò?; so cos’è l’amore e il bruciore che<br />
uno prova quando qualcuno te lo ferisce;<br />
so cos’è l’amicizia e cosa vuol <strong>di</strong>re<br />
quando il tuo amico più caro (o almeno<br />
che sembrava tale) ti taglia fuori e ti<br />
tra<strong>di</strong>sce; so cosa vuol <strong>di</strong>re perdonare ed<br />
essere perdonati, conosco bene la<br />
pesantezza dell’andare avanti ma anche<br />
la gioia che ti ridona energia e vigore<br />
nuovi; so cosa vuol <strong>di</strong>re incontrare all’improvviso,<br />
“per caso”, una persona che<br />
<strong>di</strong>venta la luce del tuo andare, la spalla<br />
su cui appoggiarti,il cuore a cui puoi confidare<br />
tutto <strong>di</strong> te perché sei certo che mai<br />
ti tra<strong>di</strong>rà. E poi, so cosa vuol <strong>di</strong>re passare<br />
per il dubbio su Dio e quanto possa<br />
far male, ma so anche che la vita è un<br />
cammino e che camminando la vita si<br />
apre, ti spalanca orizzonti mai immaginati<br />
dalla tua fantasia, incontri stupen<strong>di</strong><br />
e del tutto impreve<strong>di</strong>bili,esperienze fantastiche<br />
certamente non segnate sulla tua<br />
agenda. So anche che, se non molli, se<br />
ti rivolgi anche a Dio e non solo a chi vuoi<br />
bene e gli <strong>di</strong>ci: “Guarda Dio, non sono<br />
certo della tua esistenza ma se ci sei<br />
voglio incontrarti”,Dio stesso si rivela al<br />
tuo cuore e ti ritrovi a non avere più bisogno<br />
<strong>di</strong> nessuna prova o <strong>di</strong>mostrazione<br />
della sua esistenza perché sai che ormai<br />
è dentro <strong>di</strong> te e il mondo lo inizi a guardare<br />
con occhi nuovi, pieni <strong>di</strong> speranza<br />
e privi <strong>di</strong> sconforto.<br />
Ma ognuno ha la sua strada da fare, il<br />
suo personalissimo percorso, <strong>di</strong>verso<br />
dagli altri, <strong>di</strong>verso dal mio, i suoi passi<br />
da fare. E ho scoperto che ciascuno <strong>di</strong><br />
noi ha un “compito” da svolgere nella<br />
vita, un compito che gli viene affidato e<br />
nel quale, se lo si accetta, ci si scopre<br />
realizzati e contenti nonostante le inevitabili<br />
<strong>di</strong>fficoltà. Questo compito che è<br />
il tuo lo scopri mentre vivi, giorno dopo<br />
giorno,nell’alternarsi degli eventi e delle<br />
vicende. Io ti parlerò e tu mi giu<strong>di</strong>cherai,<br />
lo so. Ma non mi importa perché<br />
comunque io ti parlerò con il cuore e se<br />
non sarà cosi te ne accorgerai, vedrai.<br />
Voglio solo fare una precisazione. Le<br />
parole racchiudono molto <strong>di</strong> più <strong>di</strong> quello<br />
che <strong>di</strong>cono,pertanto,ti invito ad andare<br />
al <strong>di</strong> là per trovare quel <strong>di</strong> più <strong>di</strong> significato<br />
che esse contengono. Allora và<br />
ragazzo, va’. La vita è sempre, ad ogni<br />
età. Ragazzo che stai venendo su, va’ e<br />
non temere. Sii forte, come lo sono io,<br />
anche se sperimenterai la tua debolezza<br />
e la tua fragilità; conosci te stesso,<br />
ciò che sei e ciò che vali veramente, i<br />
tuoi doni, i tuoi pregi e i tuoi <strong>di</strong>fetti, sii<br />
leale con te stesso e con gli altri, perché<br />
a nulla vale mostrarsi per ciò che<br />
non si è; coltiva nel tuo animo il coraggio,<br />
la fiducia e la speranza, perché a<br />
niente giova pensare sempre al peggio,<br />
appesantisce il cuore e ogni tua azione.<br />
Sentiti un viandante,un ragazzo in cammino,<br />
sempre in cammino, mai arrivato,pronto<br />
a ripartire verso la meta,ama<br />
la verità e và alla ricerca <strong>di</strong> lei:non andare<br />
lontano a cercarla perché essa è dentro<br />
<strong>di</strong> te! Io, nel mio piccolo, ti sono vicino<br />
anche se non te ne accorgi. Intanto<br />
seguo il tuo cammino con il pensiero,<br />
con la mia immaginazione… con la<br />
<strong>di</strong>screzione <strong>di</strong> un padre e le premure <strong>di</strong><br />
una madre, intanto ti guardo quando tu<br />
non mi ve<strong>di</strong>, intanto prego il buon Dio<br />
che ti conduca per le sue splen<strong>di</strong>de vie.<br />
Quando incrocerò i tuoi occhi per caso,<br />
mi sembrerà <strong>di</strong> vedere il mio mondo<br />
nel tuo, quello che porto nascosto nel<br />
cuore, quello che non voglio che altri<br />
conoscano compresi quelli a cui tengo<br />
<strong>di</strong> più. Sai, spesso bastano gli occhi per<br />
<strong>di</strong>re senza parlare e quante cose si <strong>di</strong>cono<br />
con la semplicità <strong>di</strong> uno sguardo!<br />
Carissimo,non stancarti mai <strong>di</strong> andare!<br />
Ciò significa che non devi stancarti mai<br />
<strong>di</strong> sperare che il domani sarà migliore.<br />
Se puoi scaccia via quella malinconia che<br />
a volte mette un velo ai tuoi occhi e un<br />
peso alle tue ali. Ti <strong>di</strong>co “se puoi”, perché<br />
ci sono giorni in cui non riesci a non<br />
essere triste e ti capisco! Ma… accettali,<br />
perché non sono per sempre.<br />
Lasciatelo <strong>di</strong>re da una ragazza che,<strong>di</strong>etro<br />
gli occhialetti un po’ storti, <strong>di</strong>etro<br />
quel suo corpicino “poco cresciuto”per<br />
la sua età,<strong>di</strong>etro quel suo volto in apparenza,<br />
sempre sorridente e ridente,<br />
nasconde tante paure, tante angosce,<br />
tanti dolori che ancora non riesce a<br />
superare,ma…si nasconde anche una<br />
bella verità. Quella <strong>di</strong> una ragazza dal<br />
cuore grande e in perenne movimento,<br />
una ragazza che nonostante la sofferenza<br />
e l’in<strong>di</strong>fferenza, non si lascia più<br />
vivere dalla vita ma,al contrario,la interroga<br />
per capirla,la stu<strong>di</strong>a per non sprecarla!<br />
Una ragazza che racchiude dentro<br />
<strong>di</strong> sé sentimenti sinceri, che pochi<br />
possono comprendere.Una ragazza che<br />
ha un grande mondo dentro <strong>di</strong> sé, dove<br />
pochi riescono a entrare e a capire un<br />
po’ come funziona… E questa ragazza,nonostante<br />
tutto possiede anche dei<br />
sogni, perché senza un sogno la vita è<br />
destinata ad andare avanti nell’illusione,<br />
nella pesantezza, senza più stupore<br />
e meraviglia, senza più bellezza. Si,<br />
perché il sogno ti dà energia, ti dà grinta,<br />
ti dà gioia. Non ti parlo del sogno <strong>di</strong><br />
vincere al lotto o <strong>di</strong> fare 13 al totocalcio,<br />
<strong>di</strong> avere una storia con quell’attore<br />
o con quel cantante, <strong>di</strong> avere un altro<br />
volto,altri capelli,un altro fisico,un altro<br />
carattere,insomma,non ti parlo <strong>di</strong> sogni<br />
che sono delle autentiche balle ,vere e<br />
proprie fughe dalla realtà <strong>di</strong> ogni giorno.<br />
Ti parlo, invece, <strong>di</strong> quei sogni la cui<br />
<strong>di</strong>stanza dal loro avverarsi non è poi<br />
cosi lontana. Non so qual è il tuo sogno<br />
ma,proprio perché lo possie<strong>di</strong> solo nell’avverarsi<br />
che accada, proprio perché<br />
lo vivi non come realtà, ma nel pensiero,<br />
proprio perché è un sogno, allora…<br />
allora lo devi affidare, lo devi consegnare.<br />
Non senti che alle volte ti batte<br />
dentro come una gran cassa? Non percepisci<br />
che è qualcosa più grande <strong>di</strong> te<br />
e che lo ritrovi cosi e non sai perché?<br />
Non preoccuparti… sogna, sogna e<br />
sogna!!! Ma con i pie<strong>di</strong> per terra,eh! Non<br />
bastano le tue qualità e tu lo sai, i tuoi<br />
talenti, le tue capacità.<br />
Ecco, qua… Ho quasi finito, eh! Vi ho<br />
annoiato? Beh, probabilmente in questo<br />
preciso istante vi starete chiedendo il<br />
perché mi sono messa a parlare <strong>di</strong> queste<br />
cose, giusto? Il mio non vuole essere<br />
un tentativo <strong>di</strong> sfiducia nei vostri confronti,<br />
poiché credo e spero che ci siano<br />
ragazzi che come me,combattono la vita<br />
e non la sciupano,semplicemente il mio<br />
è un esempio, le parole <strong>di</strong> una ragazza<br />
che crede in qualcosa e nonostante le <strong>di</strong>fficoltà,<br />
ha deciso <strong>di</strong> buttarsi, <strong>di</strong> rischiare<br />
nella vita e benchè molti tentativi non<br />
siano andati come lei sperava,sta lottando<br />
contro tutti e contro se stessa per rimettersi<br />
in gioco, vuole vivere finalmente!<br />
Certo,i colpi sono stati duri e lo sconforto,<br />
la paura e la delusione sono stati<br />
gran<strong>di</strong>, ma non sono mai tanto gran<strong>di</strong><br />
da spegnere l’amore smisurato che questa<br />
ragazza ha per la vita.Sì,perché per<br />
lei la vita non è solo piacere, lei la sente<br />
dentro la vita… Ora la vive! E per questo<br />
si sta buttando a capofitto nei suoi<br />
sogni, ci vuole credere fino in fondo e<br />
adesso cerca <strong>di</strong> vivere senza rimpianti,<br />
perché la paura <strong>di</strong> una delusione non<br />
le ha impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> rimettersi in gioco,<br />
comunque siano andate le cose. Ed è<br />
questo che voglio farvi capire. Se ami<br />
qualcosa, se la vivi, se la senti dentro,<br />
allora non puoi fare a meno <strong>di</strong> dargli tutto<br />
te stesso. Come quando senti una canzone<br />
e non puoi fare a meno <strong>di</strong> ballarla,come<br />
quando cre<strong>di</strong> in un ideale e non<br />
puoi fare a meno <strong>di</strong> gridarlo.Come quando<br />
sei innamorato e non puoi fare a<br />
meno <strong>di</strong> confessarlo e se non vieni<br />
ricambiato in fin dei conti non è poi cosi<br />
drammatico,dai! Certo,fa male,però vivi<br />
senza rimpianti, per ciò che sarebbe<br />
potuto succedere ma che non è successo<br />
solo perché la paura <strong>di</strong> andare a<br />
sbattere è stata più forte della voglia <strong>di</strong><br />
gridare. Se avete voglia <strong>di</strong> gridare…<br />
gridate!!! Se avete voglia <strong>di</strong> ballare…<br />
ballate!!! Se avete voglia <strong>di</strong> cantare…<br />
cantate!!! Se avete voglia <strong>di</strong> amare…<br />
amate!!! Se avete voglia <strong>di</strong> correre…<br />
correte!!! E se sentite qualcosa scorrere<br />
nelle vene, non potete fare finta <strong>di</strong><br />
niente… dovete viverlooooooooo!!!!!!!!<br />
Gagliar<strong>di</strong> Debora, V LL.L.S.S.
Essere citta<strong>di</strong>ni: uno stile <strong>di</strong><br />
vita, una ricchezza interiore<br />
Iseminari del corso <strong>di</strong> formazione<br />
“Il bene comune.<br />
Ragioni e passioni <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza”<br />
tenuti dal professor Viroli,<br />
docente <strong>di</strong> Teoria Politica<br />
all’Università <strong>di</strong> Princeton, sono<br />
iniziati ad Ancona nel <strong>di</strong>cembre<br />
2006. L’iniziativa è nata a seguito<br />
della prima e<strong>di</strong>zione dell’evento<br />
“Europa e non solo. Dialoghi<br />
intorno ai confini” che ha permesso<br />
l’incontro <strong>di</strong> docenti e ragazzi<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi paesi del mondo per<br />
riflettere sul “ricercare le tracce <strong>di</strong><br />
una comune umanità”.<br />
Il 16 gennaio si è tenuto il seminario<br />
conclusivo durante il quale<br />
ho avuto occasione <strong>di</strong> leggere il mio<br />
“racconto”, che qui ora trascrivo,<br />
della mia partecipazione a quest’esperienza:<br />
I nostri seminari sono iniziati ad<br />
Ancona con due prime giornate il<br />
22 e il 23 marzo 2006 dal titolo “Il<br />
comune sentire dei maestri <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza”.<br />
Abbiamo poi proseguito<br />
con altre giornate in <strong>di</strong>versi<br />
luoghi delle Marche.<br />
Per parlare <strong>di</strong> questo progetto<br />
comincerei prima <strong>di</strong> tutto a raccontarvi<br />
dell’atmosfera vissuta in<br />
queste giornate <strong>di</strong> lavoro. È proprio<br />
l’atmosfera, fatta <strong>di</strong> emozioni<br />
e sensazioni, che mi è rimasta nel<br />
cuore. Ascoltare pensieri, concetti<br />
e valori in cui ho sempre creduto,<br />
poterli in qualche modo vivere con<br />
la guida del nostro professor Viroli<br />
è stata una vera e propria ricarica<br />
<strong>di</strong> energia.<br />
Bello è stato guardarsi intorno e<br />
aver trovato tanti ragazzi, tante<br />
persone con cui con<strong>di</strong>videre questi<br />
valori. È stato bello vedere come<br />
sia forte questo bisogno <strong>di</strong> parlare<br />
<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza e vedere come<br />
siamo in tanti a credere in quest’avventura<br />
che ci è stata proposta.<br />
Un’avventura. Si è trattato proprio<br />
<strong>di</strong> un’avventura del pensiero che<br />
è iniziata scoprendo, come veri e<br />
propri archeologi delle parole,<br />
come ci ha insegnato il professore<br />
a fare, quel qualcosa <strong>di</strong> magico<br />
che c’è nell’idea <strong>di</strong> come si può<br />
essere citta<strong>di</strong>ni.<br />
È così che abbiamo scoperto il cit-<br />
ta<strong>di</strong>no come colui che sa assolvere<br />
dei doveri oltre che possedere<br />
<strong>di</strong>ritti, doveri verso i concitta<strong>di</strong>ni,<br />
doveri che vogliono <strong>di</strong>re possedere<br />
quel particolare tipo <strong>di</strong> saggezza<br />
che ci permette <strong>di</strong> vedere quello<br />
che è il bene comune e la corda<br />
<strong>di</strong> questa saggezza l’abbiamo ritrovata<br />
anche nell’arte del Lorenzetti<br />
nel suo affresco “Il buon governo”.<br />
Abbiamo ritrovato l’importanza<br />
del lavoro della mente e dell’anima;<br />
l’importanza delle passioni<br />
come la carità, quella capacità <strong>di</strong><br />
con<strong>di</strong>videre una sofferenza, <strong>di</strong> sentire<br />
vicino chi soffre e accanto alla<br />
carità lo sdegno, la passione che<br />
si prova quando un principio è<br />
offeso. E poi la mitezza.<br />
Abbiamo incontrato l’idea <strong>di</strong><br />
libertà che non vuol <strong>di</strong>re solo<br />
assenza <strong>di</strong> interferenze ma vuol<br />
<strong>di</strong>re non essere dominati, non<br />
<strong>di</strong>pendere dalla volontà arbitraria<br />
<strong>di</strong> un altro; abbiamo immaginato<br />
lo “sguardo abbassato” che è segno<br />
della persona non libera, della<br />
persona che ha paura; abbiamo<br />
ascoltato l’idea <strong>di</strong> uguaglianza non<br />
assoluta ma <strong>di</strong> una <strong>di</strong>suguaglianza<br />
dei meriti e allora abbiamo<br />
anche appreso quale è la vera<br />
nobiltà: “vera nobilitas virtus sola<br />
est” e la “dolcezza del vivere libero”<br />
<strong>di</strong> Machiavelli; la “virtù leggera”<br />
come capacità del citta<strong>di</strong>no<br />
<strong>di</strong> non prendersi sempre troppo<br />
sul serio, <strong>di</strong> fare ironia su sé stesso.<br />
Abbiamo incontrato le figure<br />
del sud<strong>di</strong>to, del minore e dell’immigrato.<br />
Abbiamo appreso la pericolosità<br />
dell’adulto bambino e del sovrano<br />
padre. Abbiamo scoperto chi è il<br />
minore, cosa è l’immaturità e il<br />
rischio enorme della banalità.<br />
È stato bello.<br />
È stato bello aver imparato <strong>di</strong> poter<br />
essere citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> una patria e citta<strong>di</strong>ni<br />
del mondo.<br />
Abbiamo parlato <strong>di</strong> religione della<br />
libertà. E soprattutto è stato bello<br />
provare a scoprire se…<br />
vale la pena essere citta<strong>di</strong>ni?<br />
Riprendendo le parole del professore:<br />
“È naturale crescere, se<br />
hai buona salute, <strong>di</strong>ventare adulti<br />
e invecchiare, amare, o<strong>di</strong>are,<br />
avere invi<strong>di</strong>e, avere fame e sete,<br />
ma citta<strong>di</strong>no<br />
non è naturale,<br />
è artificiale,<br />
nel senso<br />
che è sempre<br />
il risultato <strong>di</strong><br />
uno sforzo…”<br />
Vi vorrei<br />
anche <strong>di</strong>re<br />
che è stato<br />
bello capire<br />
come la strada<br />
per scoprire<br />
se vale<br />
la pena essere<br />
citta<strong>di</strong>ni<br />
sia quella <strong>di</strong><br />
chiederlo a<br />
chi, vivendo da citta<strong>di</strong>no, vede e<br />
sente una particolare eccellenza.<br />
Altrettanto bello è stato apprezzare<br />
come si può essere citta<strong>di</strong>ni<br />
nella vita quoti<strong>di</strong>ana, “nel modo in<br />
cui educhi i figli, ricerchi la verità,<br />
nel modo in cui fai gli affari”. È<br />
stata proprio questa la specialità:<br />
poter tornare a casa dopo le giornate<br />
trascorse a <strong>di</strong>scutere sulla<br />
citta<strong>di</strong>nanza con un arricchimento<br />
dentro, quella ricchezza interiore<br />
<strong>di</strong> cui parlava il professore, tornare<br />
con l’entusiasmo <strong>di</strong> provare a raccontare,<br />
rendere partecipi, le persone<br />
con cui trascorri il tuo tempo<br />
<strong>di</strong> questa piccola grande crescita<br />
vissuta, <strong>di</strong> questa gioia acquisita.<br />
E spero proprio possa trasparire da<br />
queste poche parole un po’ <strong>di</strong> quel<br />
qualcosa <strong>di</strong> magico che ho avuto<br />
occasione <strong>di</strong> ascoltare e <strong>di</strong> vivere.<br />
Ora, quale occasione per con<strong>di</strong>videre<br />
all’interno dell’esperienza<br />
scolastica quanto detto durante<br />
i seminari tenuti dal prof.<br />
Viroli?<br />
Spesso, tra i partecipanti ai seminari,<br />
ci si è posti questa domanda,<br />
e l’occasione è stata trovata<br />
nell’ambito <strong>di</strong> un’assemblea<br />
d’Istituto a seguito della visione<br />
<strong>di</strong> un film, come spunto per iniziare<br />
un <strong>di</strong>battito. Il film, “La<br />
Rosa Bianca” <strong>di</strong> Marc<br />
Rothemund, ambientato durante<br />
il totalitarismo nazista, racconta<br />
la storia <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong><br />
giovani che si opposero al regi-<br />
me trovando la morte.<br />
Quale lo spunto per iniziare un<br />
<strong>di</strong>battito dopo la visione <strong>di</strong> questo<br />
film? L’intento era quello <strong>di</strong><br />
attualizzare una realtà che, sempre<br />
viva nella nostra memoria,<br />
appartiene al passato: i ragazzi<br />
della Rosa Bianca vissero da<br />
forti e coraggiosi citta<strong>di</strong>ni.<br />
Che vuol <strong>di</strong>re essere citta<strong>di</strong>ni<br />
oggi? Come essere citta<strong>di</strong>ni? Vale<br />
la pena esserlo? Da questi spunti<br />
e riprendendo alcune delle<br />
parole del professor Viroli, si è<br />
avviato il nostro <strong>di</strong>battito, che ci<br />
ha permesso <strong>di</strong> confrontarci e <strong>di</strong><br />
porci domande sul nostro modo<br />
<strong>di</strong> vivere, sul nostro essere citta<strong>di</strong>ni.<br />
È nata una lunga e ricca<br />
<strong>di</strong>scussione ed è stato bello con<strong>di</strong>videre<br />
almeno parte <strong>di</strong> ciò che<br />
è stato appreso, vissuto e scoperto<br />
durante i seminari.<br />
La bellezza <strong>di</strong> questo corso, al<br />
quale ho avuto occasione <strong>di</strong> partecipare<br />
è stata proprio quella<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere, approfon<strong>di</strong>re, scoprire<br />
temi che non sono <strong>di</strong>fficili<br />
da comprendere ma <strong>di</strong> cui<br />
quasi mai si sente parlare in<br />
modo esplicito, pensieri che <strong>di</strong>fficilmente<br />
si concretizzano in<br />
parole ben definite proprio perché<br />
quello del citta<strong>di</strong>no è uno<br />
stile <strong>di</strong> vita, è un qualcosa che<br />
si sente nel profondo del cuore.<br />
E credo proprio valga la pena<br />
trovare un modo per poter con<strong>di</strong>videre<br />
queste emozioni.<br />
Laura Pontoni, III C L. C.<br />
29<br />
<strong>2007</strong>
30<br />
<strong>2007</strong><br />
IL LINGUAGGIO DEGLI SMS<br />
NL MZZO DL KAMMIN<br />
D NSTR VITA...…<br />
OVVERO COME FU CHE<br />
L’ITALIANO SI RITROVÒ IN<br />
UNA SELVA OSCURA<br />
(DI K E DI X)<br />
Tutto ebbe inizio in un<br />
giorno non troppo lontano<br />
ma neppure troppo<br />
vicino, il giorno felice in cui<br />
vennero inventati i telefoni cellulari.<br />
Questi attrezzi, como<strong>di</strong>ssimi e<br />
utilissimi senza dubbio alcuno,<br />
si <strong>di</strong>ffusero alla velocità del<br />
lampo, e a quella medesima<br />
velocità <strong>di</strong>ventarono il sogno<br />
proibito <strong>di</strong> tutta la mia generazione<br />
<strong>di</strong> ingenui adolescenti.<br />
Sudato, implorato, spesso e<br />
volentieri barattato, alla fine in<br />
un modo o nell’altro l’Oggetto<br />
giungeva nelle nostre manine<br />
adoranti (magari dopo che finalmente<br />
i nostri intransigenti genitori<br />
avevano ceduto <strong>di</strong>etro promessa<br />
ricompensa <strong>di</strong> un bel<br />
voto a scuola).<br />
Così fu più o meno per me e -<br />
presumo - per molti altri come<br />
me.<br />
Più o meno in quel periodo,<br />
nelle nostre fetide ed insaziabili<br />
zampette adolescenti giungeva<br />
anche qualcos’altro: Internet<br />
(e chi aveva mai visto un computer<br />
prima?)<br />
E sì, quando i due elementi -<br />
cellulari e pc - si incontrarono,<br />
si innescò la bomba a orologeria<br />
che avrebbe portato nel giro<br />
<strong>di</strong> qualche anno all’inabissamento<br />
sempre più totale e palese<br />
della nostra adorata ed adorabile<br />
lingua madre.<br />
Ad<strong>di</strong>o qualche! Ad<strong>di</strong>o perché!<br />
Ad<strong>di</strong>o quando!<br />
Ma occorre procedere con or<strong>di</strong>ne,<br />
poiché a questa mia parola<br />
<strong>di</strong>stratta sono sfuggite alcune<br />
piccole e fondamentali<br />
cosette.<br />
Occorre precisare innanzitutto<br />
che i cellulari sono simili alle<br />
peripatetiche: vanno pagati per<br />
i loro servizi. Ecco quin<strong>di</strong> fioccare<br />
le ricariche, i sol<strong>di</strong>, il business<br />
<strong>di</strong>etro questi innocui<br />
aggeggini.<br />
Ed ecco fioccare pure un’altra<br />
cosa: le k, le x, letterine d’importazione<br />
alquanto infrequenti<br />
nel nostro alfabeto che, stranamente,<br />
iniziarono a fiorire<br />
come rossi papaveri nel grano.<br />
Avevano in ogni caso un loro<br />
perché: giustamente, i messaggini<br />
costano e per risparmiare<br />
è necessario accorciare<br />
le parole in modo da guadagnare<br />
spazio. Nulla in contrario<br />
in questo. Ecco quin<strong>di</strong> che alcune<br />
lettere iniziano a sparire, altre<br />
vengono contratte in mo<strong>di</strong> spesso<br />
squisitamente arbitrari.<br />
Ora accadde che qualche<br />
tempo fa io stessi vagabondando<br />
in giro per il mio regno<br />
virtuale (perché sì, io vivo <strong>di</strong><br />
pane e Internet); me ne andavo<br />
bel bella e ignara per la mia<br />
strada quando mi imbattei in<br />
una bestia veramente strana:<br />
tale paxato.<br />
Ammetto quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> averci messo<br />
due ignominiosi minuti per comprendere<br />
che non si trattava <strong>di</strong><br />
un qualche strano ibrido i<strong>di</strong>oma<br />
alieno, ma della strana deformazione<br />
della parola “passato”.<br />
Oh b,, <strong>di</strong>rete voi, e che c’è <strong>di</strong><br />
tanto strano?<br />
Oh, io non lo so, so soltanto<br />
che la mia unica reazione è<br />
stata un brivido <strong>di</strong> puro orrore.<br />
Brivido <strong>di</strong> orrore che ha avuto<br />
il grande merito <strong>di</strong> farmi mettere<br />
alla tastiera a te<strong>di</strong>are un po’<br />
il prossimo con la mia “pignoleria”.<br />
Perché me la sono presa tanto,<br />
vi chiederete?<br />
Urge precisare a questo punto<br />
che la sottoscritta si <strong>di</strong>letta a<br />
frequentare gli ambienti “letterari”<br />
<strong>di</strong> Internet, nello specifico<br />
quei siti che ospitano gratuitamente<br />
storie <strong>di</strong> autori <strong>di</strong>lettanti,<br />
oppure storie ispirate a libri<br />
o film. La sottoscritta inoltre non<br />
ha niente in contrario se la<br />
cosiddetta “scrittura sms” viene<br />
utilizzata nell’ambito in cui è<br />
nata, vale a <strong>di</strong>re lo spazio<br />
ristretto del telefonino cellulare.<br />
Premesso questo, iniziai<br />
a notare una<br />
cosa: che guarda<br />
un po’, le storie<br />
migliori dal punto<br />
<strong>di</strong> vista stilistico<br />
erano quelle <strong>di</strong> autori<br />
sopra i vent’anni. Me ne<br />
chiesi la ragione, e per puro<br />
motivo <strong>di</strong> raffronto spulciai alcune<br />
storie <strong>di</strong> autori più giovani.<br />
Notai quin<strong>di</strong> che questi ultimi,<br />
unitamente ad un’ignoranza<br />
spesso notevole <strong>di</strong> tipo strettamente<br />
sintattico e grammaticale<br />
- congiuntivi, questi sconosciuti!,<br />
presentavano anche un<br />
uso massiccio e perlopiù ingiustificato<br />
<strong>di</strong> abbreviazioni.<br />
Quelle stesse abbreviazioni da<br />
messaggino grazie alle quali<br />
perché <strong>di</strong>venta xkè, però <strong>di</strong>venta<br />
xrò, che <strong>di</strong>venta ke e le vocali<br />
subiscono un processo <strong>di</strong> sparizione<br />
peggio del senno <strong>di</strong><br />
Orlando!<br />
Ma qui, badate bene, non si<br />
parla affatto <strong>di</strong> sms.<br />
Si parla <strong>di</strong> tutto il resto della lingua<br />
scritta.<br />
Si parla <strong>di</strong> frasi scritte su fogli<br />
bianchi dalla durata potenzialmente<br />
infinita, senza limiti <strong>di</strong><br />
spazio.<br />
E infine, quel che ne risulta è un<br />
“italianese” incomprensibile che<br />
premia la velocità più della<br />
forma.<br />
Eppure tutto questo dovrebbe<br />
essere così ovvio! Il nostro è il<br />
mondo dell’imme<strong>di</strong>atezza, ci si<br />
può quin<strong>di</strong> aspettare qualcosa<br />
<strong>di</strong> meno?<br />
Difatti, chi prova a rimbrottare<br />
qualcuno al riguardo si trova spesso<br />
coperto <strong>di</strong> insulti e finisce per<br />
passare dalla parte del torto<br />
(quante volte è successo a me!).<br />
Come se le abbreviazioni non<br />
bastassero, è stato osservato<br />
anche uno strano e veramente<br />
incomprensibile fenomeno <strong>di</strong><br />
assimilazione della k, per cui<br />
quando non <strong>di</strong>venta soltanto<br />
qnd (ah sì, devo ricordarmi <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>re qnd la prossima volta che<br />
parlo, ma aiutatemi a pronunciarlo<br />
che da sola non ci riesco!)<br />
ma anche - orrore degli<br />
orrori, bestemmia, sacrilegio -<br />
kuando (e così anche kualke,<br />
kualkuno e via <strong>di</strong>scorrendo).<br />
Qui non c’è neanche la scusa<br />
della velocità, e io inizio seriamente<br />
a domandarmi se non ci<br />
sia in ballo un qualche significato<br />
trascendentale a me ignoto.<br />
Cosa ci sta a fare una k lì,<br />
io mi domando? Che sia un fattore<br />
estetico? Il ton<strong>di</strong>no e l’asticella<br />
della q sono così brutti?<br />
O si tratta <strong>di</strong> moda?<br />
Io provo sincero terrore ogni<br />
volta che vedo implumi bimbetti<br />
<strong>di</strong> otto anni armati <strong>di</strong> cellulare<br />
ultimo modello con tele-fotovideocamera-computerincorporati.<br />
Mi chiedo se davvero sia questo<br />
il destino dell’Italiano: quello<br />
<strong>di</strong> sprofondare sempre più,<br />
novello Titanic, dopo essersi<br />
sventrato contro un iceberg a<br />
forma <strong>di</strong> K.<br />
Maria Letizia Car<strong>di</strong>nali<br />
V I A.S. 2005/2006
punta <strong>di</strong> uno<br />
spillo, abbiamo<br />
“Nella<br />
abbastanza spazio<br />
per trascrivere tutti e 24 i volumi<br />
dell’Enciclope<strong>di</strong>a Britannica…”<br />
affermò Richard Feynman.<br />
E, anche se potrà sembrare una frase<br />
assurda, le parole <strong>di</strong> questo fisico in<br />
un certo qual modo corrispondono<br />
a verità, se viste attraverso il mondo<br />
delle nanotecnologie.<br />
Ovviamente, non tutti sapranno<br />
quale sia il significato preciso <strong>di</strong><br />
questo termine. Per farci un’idea<br />
cominciamo a immaginare qualcosa<br />
200.000 volte più piccolo dello<br />
spessore <strong>di</strong> un capello, così da percepire<br />
le <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> un nanometro,<br />
che sono poi le <strong>di</strong>mensione<br />
delle molecole e degli atomi della<br />
cui manipolazione si occupa proprio<br />
la nanotecnologia.<br />
Assemblando atomo dopo atomo,<br />
molecola dopo molecola, si arriverebbe<br />
alla realizzazione <strong>di</strong> macchine<br />
nanoscopiche in grado <strong>di</strong><br />
compiere un lavoro preciso.<br />
Le tecnologie tra<strong>di</strong>zionali hanno<br />
un approccio top-down, costruiscono<br />
in grande per riprodurre,<br />
mentre la nanotecnologia ha un<br />
approccio bottom-up, raggruppa<br />
atomi, neutroni e protoni per formare<br />
molecole da far funzionare a<br />
proprio piacimento.<br />
Di questo vasto argomento ci ha<br />
ampiamente parlato il professor<br />
Rustichelli, venuto in visita nella<br />
nostra scuola il 28 novembre scorso<br />
proprio perché noi avessimo un<br />
primo approccio con questa nuova<br />
e strana <strong>di</strong>mensione.<br />
Molti, con ogni probabilità, non<br />
avranno dato eccessivo peso a questa<br />
innovazione, ma credo che, visto<br />
l’attaccamento smisurato che si ha<br />
al giorno d’oggi per cellulari e<br />
apparecchi elettronici in generale,<br />
potrebbe suscitare grande interesse<br />
sapere dei futuri sviluppi delle<br />
nanotecnologie nel campo delle<br />
telecomunicazioni. Per Internet,<br />
per esempio, si pensa ad una Rete<br />
su scala mon<strong>di</strong>ale che arrivi alla<br />
velocità dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezza <strong>di</strong><br />
migliaia <strong>di</strong> miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> bit al secondo,<br />
ovvero in grado <strong>di</strong> trasmettere<br />
migliaia <strong>di</strong> miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> informazioni<br />
al secondo.<br />
Non solo, si arriverebbe a telefoni<br />
cellulari <strong>di</strong> terza o quarta generazione<br />
che funzioneranno a 100<br />
Megabit (100 milioni) al secondo!<br />
L’enorme attenzione, che si sta concentrando<br />
attorno a questo argomento,<br />
è giustificata dal fatto che<br />
le conoscenze in questione posso-<br />
Le nanotecnologie<br />
no riversarsi in un’ampia gamma <strong>di</strong><br />
applicazioni tecnologiche.<br />
Ad esempio la possibilità <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare<br />
la struttura molecolare della<br />
materia potrà consentire <strong>di</strong> ristrutturare<br />
molti processi industriali per<br />
la lavorazione dei materiali più<br />
comuni.<br />
Anche se non ce ne ren<strong>di</strong>amo<br />
conto, ci sono molti prodotti da cui<br />
siamo circondati che si basano sulle<br />
nanotecnologie: a nessuno verrebbe<br />
mai in mente, per esempio, mentre<br />
gioca una tranquilla partita <strong>di</strong><br />
tennis, che la pallina che sta usando<br />
sia uno <strong>di</strong> questi prodotti. Invece<br />
è proprio così, poiché grazie a queste<br />
tecniche è stato possibile sviluppare<br />
una membrana con migliori<br />
caratteristiche <strong>di</strong> permeabilità,<br />
che garantisce che la pressione<br />
rimanga sempre costante.<br />
Ma, palline da tennis a parte, è il<br />
caso <strong>di</strong> fare il nome <strong>di</strong> una cosa ben<br />
più importante e sensazionale:<br />
sapevate dell’esistenza <strong>di</strong> un nanocomputer,<br />
dotato dell’incre<strong>di</strong>bile<br />
capacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosticare tumori<br />
microscopici e <strong>di</strong> realizzare subito<br />
la me<strong>di</strong>cina che può <strong>di</strong>struggerli?<br />
Infatti, le molecole che lo compongono<br />
sono in grado <strong>di</strong> leggere<br />
l’RNA delle cellule, in<strong>di</strong>viduare<br />
eventuali <strong>di</strong>fetti, <strong>di</strong>agnosticare così<br />
il tipo <strong>di</strong> tumore e riuscire totalmente<br />
a <strong>di</strong>struggerlo, senza intaccare<br />
le cellule sane.<br />
Le nanotecnologie si stanno rivelando<br />
sempre più essenziali e<br />
potrebbero compiere gran<strong>di</strong> cose...<br />
stanno invadendo ogni settore e in<br />
ogni settore il loro approccio si sta<br />
rivelando sempre <strong>di</strong> maggiore<br />
importanza.<br />
Perciò la prossima volta che ci<br />
imbatteremo casualmente o non,<br />
in questo argomento, proviamo a<br />
ripensare a come cose tanto piccole<br />
e non visibili ai nostri occhi, possono<br />
realizzare cose tanto gran<strong>di</strong> e<br />
così manifeste.<br />
Elena Car<strong>di</strong>nali<br />
II B LC<br />
…e le Biotecnologie<br />
Le Biotecnologie sono tecniche<br />
che sfruttano le<br />
proprietà delle cellule<br />
vegetali e animali per produrre<br />
nuove varietà <strong>di</strong> piante o animali<br />
con scopi che vanno dal consumo<br />
alimentare alla produzione<br />
<strong>di</strong> farmaci o vaccini, al<br />
trapianto <strong>di</strong> geni per contrastare<br />
determinate malattie.<br />
Tra le piante che subiscono processi<br />
transgenici vi sono il mais<br />
e la soia (coltivati soprattutto in<br />
Nord America) che vengono<br />
mo<strong>di</strong>ficate con geni estranei in<br />
modo da <strong>di</strong>venire resistenti a<br />
certi parassiti e insetti.<br />
Uno degli aspetti negativi delle<br />
piante geneticamente mo<strong>di</strong>ficate<br />
è il problema dei geni resistenti<br />
agli antibiotici; infatti, poiché<br />
le piante vengono poi<br />
consumate, potrebbero rendere<br />
inefficaci le cure antibiotiche<br />
praticate sull’uomo per debellare<br />
malattie infettive; oppure<br />
potrebbero dare origine allo sviluppo<br />
<strong>di</strong> allergie.<br />
Lo scopo della ricerca è quin<strong>di</strong><br />
quello <strong>di</strong> produrre nuove soluzioni<br />
alternative sempre più sicure.<br />
Le biotecnologie sul mondo animale<br />
procedono più cautamente<br />
e si stanno solo sperimentando<br />
alcune strade senza che vi sia<br />
l’intenzione <strong>di</strong> mettere in commercio<br />
in breve tempo i risultati<br />
della ricerca: dal salmone che<br />
pesa trenta volte il suo peso normale,<br />
agli animali che producono<br />
farmaci con il latte, alla umanizzazione<br />
<strong>di</strong> un animale (per<br />
esempio il maiale) con un gene<br />
umano per consentire che gli<br />
organi del suino siano <strong>di</strong>sponibili<br />
per trapianti sull’uomo (xenotrapianti).<br />
Proprio questi argomenti sono<br />
stati oggetto delle due conferenze<br />
tenute il 15 Dicembre 2006 e<br />
il 16 Gennaio<strong>2007</strong> dalla dott.<br />
Andreoni e dal prof. Mezzetti,<br />
rispettivamente delle Università<br />
<strong>di</strong> Urbino e <strong>di</strong> Ancona.<br />
Sentir parlare della possibilità<br />
<strong>di</strong> intervenire sulla materia manipolandola<br />
e operando su atomi e<br />
molecole ci ha veramente affascinato,<br />
anche se siamo rimasti<br />
perplessi e un po’ <strong>di</strong>ffidenti sui<br />
risultati che promettono le nuove<br />
tecniche.<br />
Ci ren<strong>di</strong>amo conto che esistono<br />
molti problemi <strong>di</strong> carattere etico<br />
e religioso ed è proprio per questi<br />
motivi che bisogna intervenire<br />
cercando <strong>di</strong> sensibilizzare ed<br />
istruire le masse mostrando come<br />
e perché le biotecnologie portino<br />
vantaggi e possano migliorare<br />
la vita non solo in Occidente<br />
ma anche nei Paesi in via <strong>di</strong> sviluppo.<br />
Francesco Mattioni<br />
II B L. C.<br />
31<br />
<strong>2007</strong>
32<br />
<strong>2007</strong><br />
Le pagine d<br />
Risveglio dalla tempesta<br />
Caterina Pentericci IB L.C., 06-06-06<br />
I raggi del primo sole<br />
invadono il mio animo assopito,<br />
la leggera brezza mattutina prude<br />
sul mio corpo accartocciato,<br />
il pudoroso ego si svela<br />
rassicurato dal tempo immortale<br />
non più intimorito dalla Sera<br />
tumultuosa e scura che quasi fatale<br />
gettava le sue ombre<br />
sulle deboli viscere del mio cuore.<br />
Sconforto<br />
Caterina Pentericci, 11-03-06<br />
Sprofondo<br />
Nel buio del mio sconforto,<br />
Annego<br />
Negli abissi del mio ego.<br />
Tempo corrode il passato<br />
Caterina Pentericci, 19-11-06<br />
Tempo corrode il passato<br />
Tempo vela i ricor<strong>di</strong><br />
Tempo cancella ciò che è stato,<br />
ma Tempo non potrai entrare nei sor<strong>di</strong><br />
fondali profon<strong>di</strong><br />
delle viscere del mio cuore<br />
e rubare il calore<br />
dei secolari miei sentimenti.<br />
L’adulterio della vita<br />
Caterina Pentericci, 02-12-06<br />
Vorrei afferrare un Narciso<br />
per fuggire all’illusione<br />
<strong>di</strong> questo mondo intriso<br />
<strong>di</strong> spontaneo dolore.<br />
Non fuggire al desiderio<br />
che, se pur rattrista il mio cuore<br />
gioisce per l’adulterio<br />
della vita.<br />
Tremule insicurezze<br />
Caterina Pentericci, 19-11-06<br />
Lento il giorno s’alza,<br />
inesorabile il tempo passa<br />
e io rimango immobile<br />
inondata da pensieri incerti,<br />
fluttuanti<br />
sulle correnti della mia anima<br />
flebile.<br />
La madre<br />
Caterina Pentericci, 07-05-06<br />
Fra le onde spumose<br />
del mare infuriato,<br />
fra le nuvole burrascose del ciel<br />
inchiostrato,<br />
scorgi la luce sicura del faro<br />
e sorgi<br />
<strong>di</strong> nuovo nel caro<br />
abbraccio <strong>di</strong> tua madre<br />
che ti desta<br />
dal sogno e poi ti apre<br />
all’austera vita.<br />
ΜΕΛΙΧΟΣ<br />
Giulia Orsi, III B LC<br />
Al kleos<br />
offristi il fiore dei tuoi anni,<br />
mio adorato<br />
eroe,<br />
dal meriggio<br />
al tramonto<br />
danzasti tra i dar<strong>di</strong>,<br />
splen<strong>di</strong>do<br />
in alie vesti celato<br />
indomito<br />
cavalier dell’Ellade<br />
una<br />
due<br />
tre volte<br />
t’uccisero<br />
alle spalle<br />
colpito da Febo,<br />
vertigine ingiusta<br />
d’un <strong>di</strong>o stolto,<br />
nel mezzo<br />
la schiena si sciolse<br />
per mano troiana<br />
cadesti a terra,<br />
e<br />
d’Ettore l’asta<br />
ti strappò via<br />
la vita.<br />
Solo allora<br />
non fuggisti la Chera,<br />
t’avvolse,<br />
e scendesti<br />
nell’Ade<br />
lasciando<br />
il vigore,<br />
lasciando<br />
l’Amore.<br />
Ma in me,<br />
immortale,<br />
tu vivi.<br />
Come una candela<br />
Giulia Orsi, III B LC<br />
Mi sciolgo<br />
nell’ombra,<br />
can<strong>di</strong>da,<br />
mi consumo,<br />
colo<br />
lacrime <strong>di</strong> cera,<br />
dense,<br />
opache,<br />
fredde,<br />
dure,<br />
come se<br />
<strong>di</strong>menticassi tutto,<br />
in una fiamma nasco,<br />
nel pianto vivo<br />
e muoio,<br />
come se quello<br />
fosse il mio destino ,<br />
accettato<br />
con immobile<br />
sottomissione;<br />
al mondo<br />
un grido silenzioso,<br />
composto,<br />
<strong>di</strong>staccato.<br />
Lentamente finisco,<br />
goccia dopo goccia,<br />
in un sordo lamento<br />
mi spengo,<br />
affogando<br />
il profumo,<br />
in uno<br />
stagno<br />
<strong>di</strong> tenebra.<br />
Girasoli<br />
Giulia Orsi, III B LC<br />
Sono ormai un girasole stanco,<br />
stanco<br />
<strong>di</strong> volgere lo sguardo al sorgere del<br />
sole<br />
e d’inchinarmi al tramonto<br />
e al crepuscolo torcere <strong>di</strong> nuovo il<br />
dolorante collo,<br />
verso la vita,<br />
verso la luce.<br />
Febo Apollo,<br />
accechi i tuoi figli<br />
con l’ardore del tuo carro,<br />
adusti ormai, sono i miei occhi<br />
non dal fuoco delle tue lacrime,<br />
ma dalla glacialità del tuo animo...<br />
Voglio addormentarmi per sempre<br />
avvolta nel manto del fosco<br />
orizzonte,<br />
celata da nubi a mezz’aria,<br />
vana preghiera d’ un ateo;<br />
non voglio sparire,<br />
ma essere invisibile,<br />
d’etere<br />
le membra,<br />
<strong>di</strong> marmo<br />
il cuore,<br />
per poi pattinare in un oceano <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>amante<br />
e scivolare<br />
tra le cosce della vita,<br />
per carpire il frutto <strong>di</strong> una vuota<br />
eternità,<br />
per assaporare l’essenza d’un Dio,<br />
che forse sà solo <strong>di</strong> paura.<br />
Dolore <strong>di</strong> Donna<br />
Cora Ceccarelli, II E L.S.P.P.<br />
Dolore<br />
Immenso abisso che si propaga<br />
dentro me<br />
Uomo perché non o<strong>di</strong> il mio urlo<br />
<strong>di</strong>sperato?<br />
Insistente<br />
Penetrato<br />
Unico suono percettibile ma tu<br />
insensibile<br />
Come vento impetuoso che <strong>di</strong>sperde<br />
le foglie<br />
tu fai lo stesso con le mie parole<br />
Mai ascoltate<br />
Percepite<br />
Sono solamente fuggite mai<br />
esistite<br />
Rompi il mio silenzio!<br />
Non guardare me solo dentro me<br />
Distruggi il mio silenzio!<br />
ora ascoltami dolore<br />
Eterno letargo<br />
Cora Ceccarelli, II E L.S.P.P.<br />
Fermo e inevitabilmente immobile<br />
come un tempo che fu<br />
nella mia mente tu<br />
Sei troppo forte perché io possa<br />
respingerti<br />
Con una potenza erculea mi sovrasti<br />
mi coman<strong>di</strong><br />
mi possie<strong>di</strong><br />
Io per te son solo l’ormai spento<br />
fuoco dell’amore<br />
che tanto amabilmente in te ardeva<br />
si muoveva irrefrenabile<br />
Tu per me sei ghiaccio e freddo<br />
perenne costante immutabile<br />
Ricordo costretto a ibernarsi per<br />
colpa <strong>di</strong> un litigio tra amanti<br />
che ora sognanti giocano a <strong>di</strong>menticarsi<br />
Il grido dell’Uomo<br />
Cora Ceccarelli, II E L.S.P.P.<br />
Ascolta<br />
Non o<strong>di</strong> anche tu il fuggevole<br />
e persistente grido dell’Uomo<br />
intento farsi a sentire?<br />
Perché mai siamo così sor<strong>di</strong><br />
ai sentimenti?<br />
Non ci sforziamo in alcun modo<br />
<strong>di</strong> capire<br />
Come si può ignorare il potere<br />
del Cuore?<br />
Quella nota forza oscura<br />
che ci possiede<br />
e infervora le nostre gote;<br />
L’immanità delle azioni a volte<br />
è dettata da essa<br />
ma solo la metà le commettiamo<br />
a causa del nostro sordo orecchio<br />
più peccatore della colpa stessa<br />
Ascolta<br />
e sii benedetto<br />
Ignora<br />
che tu sia maledetto
ella poesia<br />
La tua vita<br />
Vescovo Francesca, V F<br />
A volte ci guar<strong>di</strong>amo attorno<br />
E tutto ciò che abbiamo desiderato<br />
sembra essere proprio lì…<br />
davanti a noi…<br />
Ma quanto è orribile poi aprire<br />
gli occhi<br />
Vedere che il para<strong>di</strong>so<br />
è in realtà l’inferno,<br />
una <strong>di</strong>mensione da cui<br />
non si può più fuggire<br />
uno spazio chiuso<br />
in assenza <strong>di</strong> aria.<br />
Quando ve<strong>di</strong> che tutto intorno a te<br />
è buio<br />
Quando l’unica luce<br />
della speranza<br />
è solo pura immaginazione…<br />
Quando ti ren<strong>di</strong> conto<br />
Che la tua esistenza<br />
non è come le altre<br />
Che non è UNA vita…<br />
Vorresti urlare<br />
Sbattere la testa contro il muro<br />
almeno cento e più volte…<br />
Ma a cosa servirebbe?<br />
Non vuoi<br />
Non ci puoi credere<br />
Perché proprio a Te?<br />
Allora…<br />
Forse solo allora…<br />
Ti renderai davvero conto che<br />
ciò che stai vivendo è<br />
LA vita…<br />
Non una qualsiasi…<br />
Ma la TUA vita…<br />
Quella che non puoi cambiare<br />
Quella che ti sta alle costole<br />
Quella fatta <strong>di</strong> salite e siscese<br />
Quel viaggio lungo e faticoso<br />
Che solo i veri eroi riescono ad<br />
affrontare.<br />
Magica<br />
Assurda<br />
Irripetibile<br />
Cattiva<br />
Fantastica<br />
Malvagia<br />
…<br />
ma alla fine <strong>di</strong> tutto<br />
LA vita<br />
È UNA sola e bisogna portarla<br />
avanti.<br />
“capita che tutto il mondo<br />
ti crolli addosso,<br />
schiacci ogni tuo sogno e<br />
renda vano ogni tuo sforzo…<br />
che tutti quanti gli eventi<br />
seguano un corso<br />
ma l’alba dei più belli vede<br />
presto il suo tramonto.<br />
E delle volte ti capita che…<br />
Che non trovi risposta<br />
ai tuoi melle perché,<br />
e delle volte ti capita che…<br />
che più che credere in te<br />
tu cre<strong>di</strong> in quello che c’è…”<br />
Cassandra a Micene<br />
Lorenzo Focanti, III B L.C.<br />
Ecco davanti a te l’alta <strong>di</strong>mora<br />
In cui nero sangue sarà versato:<br />
cadrà il toro sotto la scure doppia,<br />
in un bagno <strong>di</strong> morte macellato.<br />
Cosa sarà <strong>di</strong> te, lo sai già da ora:<br />
la giovenca al toro sempre s’accoppia.<br />
Oh, dei! Già vedo i miei futuri mali!<br />
Io stessa mi pre<strong>di</strong>co la condanna!<br />
Scorgo la terra che il sangue tracanna,<br />
il denso sangue <strong>di</strong> due stirpi reali!<br />
Spaccarsi ve<strong>di</strong> la vasca dorata<br />
E l’acqua al suo interno spargersi fuori:<br />
ride la regina e l’ascia bipenne<br />
goccia rugiada <strong>di</strong> morte e dolori.<br />
Orgogliosa l’aquila incoronata<br />
Verrà denudata delle sue penne.<br />
Ah, incostante, impreve<strong>di</strong>bile Sorte,<br />
cui deve obbe<strong>di</strong>r anche Zeus Signore!<br />
Accomuni il vinto e il vincitore<br />
In un medesimo fato <strong>di</strong> morte!<br />
È il tuo destino, non puoi fuggire.<br />
E non fuggirò! Cassandra, coraggio!<br />
È il tuo destino, devi morire.<br />
Vita felice... perduto miraggio...<br />
Filemone e Bauci<br />
Lorenzo Focanti, III B L.C.<br />
Sparse le stelle nel cielo oltremare,<br />
sognante la notte, calma e profonda;<br />
lucente <strong>di</strong> perla e placido il mare,<br />
bianca la luna si specchia nell’onda.<br />
Bagnati <strong>di</strong> latte, in tiepida brezza<br />
Una quercia e un tiglio sono abbracciati:<br />
l’una con le fronde l’altro accarezza<br />
questo la bacia con rami estasiati.<br />
S’ergono lì, a monumento perenne<br />
D’un tenero amore, giammai toccati<br />
Da crudele accetta o da ascia bipenne,<br />
viva effigie <strong>di</strong> sposi innamorati.<br />
Vita compiuta! Vecchi fortunati!<br />
I poli<strong>di</strong>ci è na cadegoria strana muntobè<br />
Ce fa <strong>di</strong>scorsi ma miga ce vole bè<br />
Chi de sinistra, de destra o de centro<br />
Tutto un magna magna stanne certo<br />
Va tutti vesti<strong>di</strong> con giacche e cravattoni<br />
E ai comizi ce rempe le recchie de paroloni<br />
Pe piasse i vo<strong>di</strong> ce fanno gran<strong>di</strong> promosse<br />
Per esempio de non facce pagà le tasse<br />
Ce <strong>di</strong>ce che giusteranno nigò<br />
N’vece finisce tutto n’ten calderò<br />
Se spartiscono pure la pensione<br />
E non vogliono mai lascià le poltrone<br />
Tutti capisciò e tutti miliardari<br />
I Poli<strong>di</strong>ci<br />
Fabio Ragni, IV C L. C.<br />
In aeternum, partigiano<br />
Al “Partigiano Johnny”<br />
Perché il Partigiano Johnny<br />
è uno qualunque <strong>di</strong> loro<br />
Maria Letizia Car<strong>di</strong>nali,<br />
V I A.S. 2005/2006<br />
Lasciasti la tua terra in silenzio, partigiano.<br />
In aeternum, partigiano.<br />
Non pensasti ai tuoi genitori, partigiano.<br />
In aeternum, partigiano.<br />
Partisti, partigiano, <strong>di</strong>retto chissà dove.<br />
In aeternum, partigiano.<br />
Diretto nei tuoi sogni, verso chi combatteva, partigiano.<br />
In aeternum, partigiano.<br />
E litanie <strong>di</strong> preghiera, e compagnie, partigiano.<br />
In aeternum, partigiano.<br />
Poi ti unisci a loro, partigiano.<br />
In aeternum, partigiano.<br />
A quelli come te, partigiano.<br />
In aeternum, partigiano.<br />
E trovi la morte, partigiano.<br />
In aeternum, partigiano.<br />
E ve<strong>di</strong> la guerra, partigiano.<br />
In aeternum, partigiano.<br />
La ve<strong>di</strong> in faccia, partigiano.<br />
In aeternum, partigiano.<br />
Quale mai l’avevi veduta prima, partigiano.<br />
In aeternum, partigiano.<br />
Ti svelle le membra, partigiano.<br />
In aeternum, partigiano.<br />
Ti battezza nel sangue, partigiano.<br />
In aeternum, partigiano.<br />
Nello scoppio e nell’armi, partigiano.<br />
In aeternum, partigiano.<br />
Sotto il cielo e nella terra, partigiano.<br />
In aeternum, partigiano.<br />
Nell’inverno e nell’estate, partigiano.<br />
In aeternum, partigiano.<br />
Tu li guar<strong>di</strong> in viso, partigiano.<br />
In aeternum, partigiano.<br />
I fucili su <strong>di</strong> te, partigiano.<br />
In aeternum, partigiano.<br />
E pensi al giuramento.<br />
In aeternum, partigiano.<br />
Ispirata dal libro <strong>di</strong> Beppe Fenoglio,<br />
“Il partigiano Johnny”<br />
Perché si possa non <strong>di</strong>menticarli<br />
Che co luscì tanti sol<strong>di</strong> ce potrebbe sfamò<br />
‘ncora l’Africani<br />
Mi nonno <strong>di</strong>ce sempre che chi fa la torta se<br />
licca le mà<br />
È proprio questo che essi sta a fa.<br />
N’ somma se non sa decide de mettese<br />
d’accordo pe facce sta in pace e in tranquillità<br />
Credo che li dovremmo fa ammazzà!<br />
Pe questo el politico voglio fa signorsì<br />
Nede capido non fa<strong>di</strong>ga per niè<br />
e fa n’ sacco de quadrì!<br />
33<br />
<strong>2007</strong>
34<br />
<strong>2007</strong><br />
Sono molti gli autori della nostra<br />
città che pubblicano libri, alcuni<br />
già affermati altri agli esor<strong>di</strong>,<br />
e forse non li conosciamo tutti<br />
abbastanza. Invece vale la pena leggerli,<br />
perché a volte parlano <strong>di</strong> noi.<br />
E altre volte, invece, ci aprono attraverso<br />
il racconto e la poesia spazi<br />
insospettati <strong>di</strong> riflessione, immaginazione,<br />
in uno scenario variegato e<br />
anche stimolante.Vi proponiamo una<br />
rapida carrellata <strong>di</strong> titoli, messi gentilmente<br />
a <strong>di</strong>sposizione dalla Libreria<br />
Cattolica <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> (le descrizioni sono<br />
tratte dalle quarte <strong>di</strong> copertina o dalle<br />
pagine interne).<br />
Lorenzo Verdolini<br />
“La trama segreta”<br />
Nel novembre 1931 un giovane e insospettabile<br />
impiegato <strong>di</strong> banca,Faustino<br />
Sandri, viene arrestato a Oneglia, citta<strong>di</strong>na<br />
del Ponente ligure. Nella sua<br />
abitazione gli agenti dell’Ovra scoprono<br />
un or<strong>di</strong>gno in via <strong>di</strong> fabbricazione<br />
con una notevole quantità <strong>di</strong> esplosivo.<br />
Chi era Sandri? Con chi era in contatto?<br />
Quali erano le sue intenzioni?<br />
Seguendo passo passo questa storia<br />
<strong>di</strong>menticata - fatta rivivere grazie a una<br />
minuziosa ricerca d’archivio - l’autore<br />
s’immerge nel mondo finora poco<br />
esplorato del terrorismo politico, che<br />
proprio nel 1931 si manifestò con<br />
un’improvvisa quanto effimera fiammata.<br />
Ed. Einau<strong>di</strong>, 2003, € 18,00<br />
Massimo Fabrizi, “Guarda come<br />
corrono i fiamminghi pedalatori”.<br />
Narrato in terza persona, in un ritmo<br />
incalzante ed avvincente, il romanzo<br />
è incentrato sulla personale vicenda<br />
umana e sentimentale <strong>di</strong> Fabio<br />
Clementi, studente italiano in Belgio.<br />
Il linguaggio, fortemente intriso d’ironia,<br />
pare riprodurre, attraverso gli<br />
slang e le mescolanze linguistiche<br />
tipiche del parlato giovanile, e non<br />
solo, la babele linguistica della nuova<br />
Europa unita. Sotto il nucleo principale<br />
della trama, costituita dalla storia<br />
d’amore, si celano in realtà prospettive<br />
d’indagine e <strong>di</strong> riflessione<br />
ben più ampie, che spaziano da problematiche<br />
esistenziali a questioni<br />
etico-sociali ed economico-culturali.<br />
Fratelli Frilli E<strong>di</strong>tori, 2002, € 7,50<br />
Francesca Spaccia,“Come i cavoli<br />
a merenda”.<br />
In questo libro d’esor<strong>di</strong>o, con stile<br />
semplice e felice, con sguardo fresco<br />
e a volte ironico, Francesca<br />
Autori jesini<br />
Spaccia affronta temi importanti<br />
come la prostituzione, l’amore e il<br />
rapporto con se stessi, con l’altro<br />
che è racchiuso in tutti noi. Racconta<br />
piccole storie <strong>di</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana<br />
cogliendone vizi e virtù, a cominciare<br />
dal primo racconto: perché la <strong>di</strong>versità,<br />
che dovrebbe essere oggetto <strong>di</strong><br />
arricchimento culturale, <strong>di</strong>venta strumento<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione sociale alimentata<br />
dalla paura <strong>di</strong> chi non conosciamo?<br />
Eppure è questa la realtà <strong>di</strong><br />
un piccolo paese <strong>di</strong> provincia dove un<br />
giorno arriva Margherita, donna affascinante<br />
e ambigua, che sconvolgerà<br />
la quoti<strong>di</strong>anità e l’immobilismo<br />
che reggono il falso equilibrio dei<br />
paesani.<br />
Ed. peQuod, 2002 € 7,55<br />
Andrea Piersantelli, “Selva infernale”.<br />
La storia convulsa <strong>di</strong> questo libro è<br />
ispirata ad un certo senso <strong>di</strong> rivolta<br />
nei confronti della violenza e del<br />
sopruso. Al meccanismo <strong>di</strong> inseguimento<br />
della preda da parte del cacciatore<br />
va sostituendosi bruscamente<br />
l’azione <strong>di</strong> un terzo soggetto, almeno<br />
in apparenza privo <strong>di</strong> intenzioni e<br />
<strong>di</strong> emozioni: la selva. L’insi<strong>di</strong>a della<br />
selva non assume un significato<br />
sostanziale nella prima parte, né particolare<br />
nella seconda. Soltanto in<br />
conclusione si sa trasformare nel<br />
supremo predatore contro cui ogni<br />
tentativo convenzionale <strong>di</strong> fuga risulta<br />
frivolo ed inefficace sino all’ultimo.<br />
Prospettivae<strong>di</strong>trice, 2003, € 8,50<br />
Alessio Pasquinelli,“Il Cappello <strong>di</strong><br />
un Clochard”.<br />
Una sera particolare, una sconosciuta,<br />
su un biglietto, mi lasciò in ere<strong>di</strong>tà<br />
queste parole: “Ho raccolto con<br />
profonda emozione il sudore dell’artista<br />
che ha messo in gioco il canto<br />
della sua anima. La sua voce continua<br />
a contornare paesaggi irresistibili.<br />
Non fermarti spirito ribelle... torna<br />
presto ed un fortissimo IN BOCCA AL<br />
LUPO! Ciao dolcissimo Alino, e sogni<br />
d’oro”. Firmandosi per sempre nella<br />
mia anima come... Lady Sweet.<br />
Stampa Nova - <strong>Jesi</strong>, 2001, € 7,75<br />
Martina Risté, “Una voce per<br />
amica”.<br />
“Al mio cuore grande, immenso, a<br />
tutto l’amore che ho per me, per lui,<br />
per i miei cari e per il mondo intero.<br />
Per ogni creatura su questa terra<br />
perché è l’immagine dell’amore <strong>di</strong> Dio<br />
che ci ha donato il bene più prezioso...<br />
la vita. Spero che per il suo dono<br />
<strong>di</strong> scrivere nelle mie mani possa<br />
lasciare l’impronta preziosa della sua<br />
generosità”.<br />
Gabrieli E<strong>di</strong>tore, 2006, € 10,33<br />
Vittorio Graziosi,“La vita è un arco<br />
teso”.<br />
Il vento è cessato <strong>di</strong> colpo dopo aver<br />
cancellato, nella notte, un po’ <strong>di</strong> storia<br />
degli uomini. Mario guarda le sue<br />
mani e non le riconosce, le sente<br />
nemiche, strumento <strong>di</strong> morte. Le rigira<br />
sotto la luce strofinandole tra loro.<br />
Ha gli occhi fissi sulla macchia <strong>di</strong><br />
luce, come vedesse un film dove violenza<br />
e felicità non gli appartengono.<br />
Quella luce, nella stanza, svanisce.<br />
Non racconta più la storia <strong>di</strong><br />
nessuno né rievoca fantasmi. E questo<br />
va bene per sopravvivere una<br />
notte <strong>di</strong> più.<br />
Prospettivae<strong>di</strong>trice, 2004, € 8,00<br />
Maria Chiara Teodori, “A manoscritto”.<br />
Questo racconto, fantastico, storico,<br />
ambientato nei primi anni del millecinquecento,<br />
è costruito come se si<br />
lavorassero maglie montate su tre<br />
ferri per fare la calza. Il lettore, quarto<br />
ferro, dovrà lavorare le maglie dei<br />
tre ferri e ricostruire la storia.<br />
Prospettivae<strong>di</strong>trice, 2004, € 7,00<br />
Serenella Barbaresi, “Pensieri,<br />
Riflessioni, Sentenze”.<br />
Raccolta <strong>di</strong> massime tratte da autori<br />
<strong>di</strong>versi, con lo scopo <strong>di</strong> offrire spunti<br />
per la riflessione, in<strong>di</strong>rizzi per <strong>di</strong>rigere<br />
lo sguardo, vie per iniziare un<br />
passo in <strong>di</strong>rezione migliore.<br />
Prospettivae<strong>di</strong>trice, 2006, € 10,00<br />
Emanuele Colò, “Versi <strong>di</strong> un giovane<br />
analfabeta”.<br />
Sentimenti, sensazioni ed emozioni,<br />
versi scritti con l’intento <strong>di</strong> comunicare<br />
immagini e parole che hanno<br />
affollato il cuore e la mente.<br />
Libroitaliano, 2005, € 10,00<br />
Francesco Formiconi, “Vallesina<br />
misteriosa”.<br />
Memorie storiche e tra<strong>di</strong>zioni leggendarie<br />
<strong>di</strong> carattere sacro e profano,<br />
fatti straor<strong>di</strong>nari ed enigmi storici,<br />
clamorose truffe, tesori nascosti<br />
e sette esoteriche, vicende umane e<br />
aspetti particolari, curiosi o suggestivi<br />
del paesaggio della Vallesina: questi<br />
gli argomenti che il lettore interessato<br />
alla cultura locale potrà trovare in<br />
questo libro. Il vario materiale è organizzato<br />
in una specie <strong>di</strong> “guida vagabonda”;<br />
l’autore, infatti, è un giova-<br />
ne ingegnere amante della natura e<br />
camminatore instancabile che, attraverso<br />
i suoi itinerari in Vallesina, ha<br />
raccolto foto, testimonianze ed aspetti<br />
storico-culturali del grande patrimonio<br />
della tra<strong>di</strong>zione locale.<br />
Stampa Nova - <strong>Jesi</strong>, 2006, € 12,00<br />
Emanuele Ramini, “Quegli anni<br />
Cinquanta - <strong>Jesi</strong> tra speranze e<br />
nostalgie”.<br />
Il cordaio e il canapino, lo stagnino,<br />
il fabbro e il facocchio, il carbonaio<br />
e le tante altre figure <strong>di</strong> artigiani<br />
che lavoravano nelle loro<br />
piccole botteghe ed esprimevano<br />
un’inventiva e una capacità straor<strong>di</strong>narie;<br />
le lavandaie che lavavano<br />
i panni al Vallato o nei lavatoi citta<strong>di</strong>ni;<br />
le maestre delle piccole<br />
scuole elementari <strong>di</strong> campagna; gli<br />
operai della Sima e le ultime sedarole;<br />
i giocatori della <strong>Jesi</strong>na e le loro<br />
mitiche sfide contro l’Anconitana,<br />
gli emuli locali <strong>di</strong> Coppi e Bartali, il<br />
maestro Triccoli e gli esor<strong>di</strong> della<br />
scuola <strong>di</strong> scherma... Le lunghe file<br />
<strong>di</strong> persone davanti alle Sale<br />
Cinematografiche per vedere i<br />
Kolossal del tempo; l’entusiastica<br />
partecipazione popolare alla Festa<br />
dei Fiori e al Carnevalone del Prato.<br />
Un nostalgico ritorno alla <strong>Jesi</strong> degli<br />
anni ‘50 e la ricostruzione delle sue<br />
vicende politiche, economiche, culturali,<br />
sociali e sportive.<br />
Gruppo E<strong>di</strong>toriale Informazione,<br />
2005, € 14,00<br />
Cristiana Simoncini, “La pieve tra<br />
Cupramontana e Apiro”.<br />
Un libro, tratto dalla tesi <strong>di</strong> laurea<br />
dell’autrice, che approfon<strong>di</strong>sce aspetti<br />
poco conosciuti del nostro territorio,<br />
aggiungendo un capitolo <strong>di</strong> particolare<br />
interesse alla conoscenza<br />
della nostra storia e dell’origine <strong>di</strong><br />
tante denominazioni e tra<strong>di</strong>zioni che<br />
sono arrivate fino ad oggi.<br />
Ed. Cupramontana, 2005, € 7,00<br />
Marco Torcoletti, “Gli Amatori -<br />
Una famiglia nobile nel secolo della<br />
borghesia”.<br />
Una ricerca storica scrupolosa,<br />
paziente e <strong>di</strong>fficile che vuole, attraverso<br />
la storia <strong>di</strong> una famiglia - gli<br />
Amatori <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>, Monteroberto e<br />
Maiolati, guidarci anche attraverso<br />
le fortunose vicende <strong>di</strong> un ceto<br />
sociale: la nobiltà. E approfon<strong>di</strong>re<br />
la sua storia nel momento della<br />
grandezza e della crisi, in cui seppe<br />
conservare tuttavia <strong>di</strong>gnità e virtù.<br />
Effeci E<strong>di</strong>zioni, 2002
Vision to Visions<br />
In Xanadu <strong>di</strong>d Kubla Khan<br />
A stately pleasure dome decree:<br />
Where Alph, the sacred river, ran<br />
Through caverns measureless to man<br />
Down to a sunless sea.<br />
So twice five miles of fertile ground<br />
With walls and towers were girdled round:<br />
And here were gardens bright with sinuous rills,<br />
Where blossomed many an incense-bearing tree,<br />
And here were forests ancient as the hills,<br />
Enfol<strong>di</strong>ng sunny spots of greenery...<br />
From “KUBLA KHAN” (lines 1-9) S.T. Coleridge<br />
Disegni realizzati da:<br />
Sofia Cartuccia e Riccardo Giustini, II B L.C.<br />
Kubla Khan<br />
Kubla Khan fece in Xanadù<br />
un duomo <strong>di</strong> delizia fabbricare:<br />
dove Alfeo, sacro fiume, verso un mare<br />
senza sole fluiva giù<br />
per caverne che l’uomo non può misurare.<br />
Per cinque e cinque miglia <strong>di</strong> fertile suolo<br />
lo circondò con torri e mura;<br />
c’erano bei giar<strong>di</strong>ni, ruscelli sinuosi,<br />
alberi da incenso in fioritura;<br />
c’erano boschi antichi come le colline<br />
e assolate macchie <strong>di</strong> verzura.<br />
Traduzione <strong>di</strong> Mario Luzi<br />
35<br />
<strong>2007</strong>
36<br />
<strong>2007</strong><br />
Ai nostri giovani poeti e narratori proponiamo qui una<br />
selezione <strong>di</strong> concorsi cui è possibile partecipare.<br />
CONCORSI <strong>di</strong> POESIA e NARRATIVA<br />
(con sezioni anche “Studenti”)<br />
1) Concorso Letterario Internazionale “Città <strong>di</strong> Ancona” (anche con una<br />
sezione “Studenti”), organizzato dall’Associazione Culturale<br />
Marchigiana “Voci Nostre” (sede legale: Via Sabotino, 9 - 60124 ANCONA).<br />
Presentazione testi a: l a Circoscrizione,Via Cesare Battisti, 11/C - 60124<br />
ANCONA (tel. 071-52748)<br />
2) Premio Nazionale <strong>di</strong> Poesia “Dire” (aperto anche a studenti), organizzato<br />
dall’Associazione Culturale “Pegaso” <strong>di</strong> Biella<br />
Presentazione testi a: Libert Libero Bion<strong>di</strong>, Presidente dell’Associazione<br />
Culturale “Pegaso”, Via Quittengo, 3 - 13900 BIELLA (tel. 015-404120)<br />
3) Concorso Internazionale <strong>di</strong> Narrativa e Poesia “Atena”.<br />
Presentazione testi a: E<strong>di</strong>zioni “Atena” (Redazione) Via F. Crispi, 9 -<br />
73037 POGGIARDO (LE) - tel. 0836-909787<br />
4) Premio Penisola Sorrentina “A. Esposito”, organizzato<br />
dall’Associazione Culturale “Il Simposio delle Muse”. Presentazione<br />
testi a: Via C. Amalfi 8 - 80063 PIANO <strong>di</strong> SORRENTO NA - tel. 081-<br />
8787670, Dott. Mario Esposito.<br />
5) Premio Nazionale <strong>di</strong> Poesia e Narrativa “Pinayrano”, organizzato<br />
dall’Associazione “Pinayrano”. Presentazione testi a Via Biscaretti,<br />
15/5 - 10025 PINO TORINESE (TO). Tel. 011-842247<br />
6) Euro Premio Letterario dì Poesia e Narrativa “Umberto Fraccacreta”,<br />
organizzato dal Centro Culturale “L. Einau<strong>di</strong>” <strong>di</strong> San Severo (FG).<br />
Presentazione testi a: Segreteria Centro Culturale “L. Einau<strong>di</strong>” (Prof.<br />
Domenico Vasciarelli), Via M. Pagano, 56 - 71016 SAN SEVERO (FG)<br />
(il concorso si svolge con cadenza biennale, negli anni <strong>di</strong>spari)<br />
Disegno <strong>di</strong> copertina <strong>di</strong>: Sofia Cartuccia, IIB L.C., su versi <strong>di</strong> Fabrizio De Andrè<br />
“Un blasfemo”. 1971<br />
MARZO <strong>2007</strong><br />
LICEO CLASSICO STATALE V. EMANUELE II JESI<br />
Anno 23 N. 1 • In<strong>di</strong>rizzi: Classico • Socio Psico Pedagogico • Scienze Sociali<br />
S O M M A R I O<br />
Tre in<strong>di</strong>rizzi, un’unica sede . . . . . . . . . . . . 2<br />
L’imaugurazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2<br />
Un ricordo del professor Ambrosi . . . . . . . . 3<br />
Alberto Alberti in mostra al Liceo . . . . . . . . 3<br />
L’Orestea nel III millennio . . . . . . . . . . . . . 4<br />
L’etica sportiva: intervista doppia . . . . . . . . 5<br />
Di che sport stiamo parlando? . . . . . . . . . . 6<br />
Dai Greci ad oggi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6<br />
La fame nel mondo . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8<br />
Africa Meri<strong>di</strong>onale: un continente sconvolto dall’Aids 9<br />
Ti amo… da vivere . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10<br />
Che cos’è la poesia . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11<br />
Le penne dell’<strong>Ippogrifo</strong> . . . . . . . . . . . . . . 12<br />
Tutti contro uno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14<br />
Dante e l’ISLAM . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15<br />
Progetto Fossa Mancini<br />
Enrico Fossa Mancini - Nota biografica . . . 16<br />
Cacciatori <strong>di</strong> fossili e narratori <strong>di</strong> storie . . . 17<br />
Aristotele, le scienze della terra e i fossili . . 19<br />
Sulle ali <strong>di</strong> un ippogrifo . . . . . . . . . . . . . . 21<br />
Snuff, crimine più reale della realtà . . . . . 22<br />
Eutanasia… buona morte? . . . . . . . . . . . . 23<br />
Orientarsi in economia . . . . . . . . . . . . . . . 24<br />
Sei romanzi sui classici . . . . . . . . . . . . . . . 25<br />
Viaggio nella pubblicità . . . . . . . . . . . . . . 26<br />
Bisogno <strong>di</strong> qualcuno . . . . . . . . . . . . . . . . . 27<br />
Cinque giorni sulla neve . . . . . . . . . . . . . . 27<br />
Sui passi dell’amore . . . . . . . . . . . . . . . . . 28<br />
Essere citta<strong>di</strong>ni: uno stile <strong>di</strong> vita,<br />
una ricchezza interiore . . . . . . . . . . . . . . . 29<br />
Il linguaggio degli SMS . . . . . . . . . . . . . . . 30<br />
Le nanotecnologie . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31<br />
Le pagine della poesia . . . . . . . . . . . . . . . 32<br />
Autori jesini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34<br />
Vision to Vision . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35<br />
Kubla Khan . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35<br />
Concorsi <strong>di</strong> Poesia e Narrativa . . . . . . . . . 36<br />
Sommario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36<br />
E<strong>di</strong>tore<br />
LICEO CLASSICO STATALE<br />
“V. EMANUELE II”<br />
C.so Matteotti, 48 - 60035 JESI (An)<br />
Tel. 0731.57444 - 0731.208151<br />
Fax 0731.53020<br />
E-mail: clasjesi@tin.it<br />
C.F. 82001640422<br />
LICEO CLASSICO<br />
LICEO SOCIO PSICO PEDAGOGICO<br />
LICEO DELLE SCIENZE SOCIALI<br />
Dirigente Scolastico:<br />
Prof.ssa Giuliana Petta<br />
Direttore Responsabile:<br />
Enrico Filonzi<br />
Reg. del Trib. <strong>di</strong> AN n.2 del 26.01.94<br />
Comitato <strong>di</strong> Redazione<br />
Coor<strong>di</strong>natori:<br />
Prof.ssa Patricia Zampini<br />
Prof.ssa Paola Giombini<br />
Prof. Francesco Rossi<br />
Studenti:<br />
Anna Chiara Boschi - L.C. II B<br />
Alessandro Mancia - L.C. III B<br />
Giulia Orsi - L.C. III B<br />
Sara Trillini - L.S.P.P. IV E<br />
Ilaria Serpentini - L.S.P.P. IV E<br />
Disegno <strong>di</strong> copertina:<br />
Sofia Cartuccia - L.C. IIB<br />
Stampa: Stampa Nova, <strong>Jesi</strong>