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Ippogrifo 2007 - Comune di Jesi

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MARZO <strong>2007</strong><br />

LICEO CLASSICO STATALE V. EMANUELE II JESI<br />

Anno 23 N. 1 • In<strong>di</strong>rizzi: Classico • Socio Psico Pedagogico • Scienze Sociali


2<br />

<strong>2007</strong><br />

TRE INDIRIZZI, UN’UNICA SEDE<br />

Finalmente, dopo<br />

una lunga concertazione,<br />

i tre in<strong>di</strong>rizzi<br />

dell’Istiatuto,<br />

Liceo Classico, Liceo Socio<br />

Psico Pedagogico e Liceo<br />

delle Scienze Sociali sono<br />

stati riuniti in un’unica sede,<br />

la sede storica dell’ex<br />

Appannaggio.<br />

La nuova logistica, che<br />

abbiamo fortemente voluto<br />

Sabato 21 ottobre<br />

la Preside Prof.<br />

Giuliana Petta ha<br />

inaugurato i nuovi<br />

locali del Liceo classico, del<br />

Liceo socio-psico pedagogico e<br />

delle scienze sociali. Alla presentazione,<br />

che si è tenuta<br />

nell’Aula Magna sita al 1° piano<br />

della scuola in corso Matteotti<br />

48, sono intervenuti i rappresentanti<br />

delle Istituzioni, del<br />

<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> e della provincia<br />

<strong>di</strong> Ancona .<br />

Il Dirigente Scolastico ha salutato<br />

e ringraziato i presenti con<br />

un <strong>di</strong>scorso rivolto alla forma-<br />

per una migliore unitarietà<br />

e qualità del servizio scolastico,<br />

offre un sostanziale<br />

ampliamento degli spazi<br />

<strong>di</strong>dattici (aule, laboratori,<br />

biblioteche) reso necessario<br />

da un ormai consolidato<br />

trend crescente <strong>di</strong> iscrizioni<br />

ed un accentramento dei servizi<br />

amministrativi. La nuova<br />

sede unica dell’Istituto si<br />

configura come traguardo<br />

zione dei giovani sia in ambito<br />

personale che sociale, ribadendo<br />

i <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> ognuno <strong>di</strong> loro,<br />

soprattutto il <strong>di</strong>ritto all’ascolto<br />

che molte volte viene violato<br />

sia da ragazzi che da adulti.<br />

Un’altra parte del <strong>di</strong>scorso è<br />

stata rivolta ai ragazzi stranieri,<br />

che riven<strong>di</strong>cano la citta<strong>di</strong>nanza<br />

non come mon<strong>di</strong> a parte,<br />

ma come parte della nostra<br />

realtà, non solo come causa <strong>di</strong><br />

problemi, ma come risorsa per<br />

risolverli.<br />

Per finire la Preside ha ringraziato<br />

tutto lo staff che quest’estate<br />

ha lavorato alla realizza-<br />

decisivo verso una <strong>di</strong>dattica<br />

ed una progettualità scolastica<br />

<strong>di</strong> sempre più ampio<br />

respiro. Per questo risultato<br />

vogliamo ringraziare in primis<br />

gli enti locali e la<br />

Provincia <strong>di</strong> Ancona che<br />

hanno reso possibile l’accorpamento<br />

e tutto il personale<br />

della scuola, dal<br />

Direttore dei Servizi Generali<br />

e Amministrativi Dott.ssa<br />

zione <strong>di</strong> una scuola finalmente<br />

unita, con<strong>di</strong>zione in<strong>di</strong>spensabile<br />

per la crescita umana e<br />

sociale degli adolescenti.<br />

Nella prima parte della mattinata<br />

le alunne del liceo<br />

socio-psico pedagogico e delle<br />

scienze sociali hanno presentato<br />

un lavoro <strong>di</strong> ricerca sull’acqua<br />

e sulla sensibilizzazione<br />

ai problemi ambientali,<br />

lavoro che entra nell’ambito del<br />

progetto della Regione Marche<br />

“Per l’ambiente si cambia”.<br />

Durante l’incontro è intervenuto<br />

il Presidente della<br />

Provincia Enzo Giancarli che<br />

M.C. Zampetti allo staff <strong>di</strong><br />

presidenza, dal personale<br />

ATA ai collaboratori scolastici<br />

che, con grande spirito<br />

<strong>di</strong> sacrificio, hanno pre<strong>di</strong>sposto<br />

i nuovi locali scolastici<br />

al fine <strong>di</strong> garantire un<br />

regolare ed efficiente avvio<br />

<strong>di</strong> anno scolastico 2006/<strong>2007</strong>.<br />

Il Dirigente Scolastico<br />

Prof.ssa Giuliana Petta<br />

L’INAUGURAZIONE ha sottolineato i concetti, già<br />

La <strong>di</strong>rigente Giuliana Petta durante la consegna dei <strong>di</strong>plomi al teatro San Floriano nel luglio 2006.<br />

espressi dalla Preside, sull’importanza<br />

<strong>di</strong> una scuola unita,<br />

evidenziando il fatto che al centro<br />

del processo educativo ci<br />

sono gli studenti, portatori <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ritti, ai quali bisogna garantire<br />

servizi sempre migliori.<br />

Anche il Vescovo <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> Mons.<br />

Gerardo Rocconi è intervenuto<br />

evidenziando i problemi a cui<br />

vanno incontro i ragazzi che<br />

spesso non sono ascoltati dagli<br />

adulti, sottolineando l’importanza<br />

del <strong>di</strong>alogo costruttivo per<br />

la ricerca <strong>di</strong> una vita serena e<br />

votata all’ascolto del prossimo<br />

senza pregiu<strong>di</strong>zi.<br />

L’evento ha suggellato gli sforzi<br />

<strong>di</strong> rendere viva una realtà scolastica<br />

nel cuore della città, polmone<br />

<strong>di</strong> cultura e <strong>di</strong> saggezza<br />

cui si guarda con sempre maggiore<br />

attenzione in una fase storica<br />

<strong>di</strong>fficile, nella quale sembrano<br />

svanire o perdere vigore<br />

i forti valori che sono stati il<br />

baluardo della formazione <strong>di</strong><br />

molti uomini che ci hanno preceduto.<br />

Filippo Maria Triccoli, III B L.C.<br />

Giovanni Cacciani, II A L.C.<br />

Francesca Giuliani, IV L L.S.S.<br />

Giacomo Martarelli, III F L.S.S.


UN RICORDO DEL PROFESSOR AMBROSI<br />

Era andato in pensione<br />

pochi anni fa, nell’agosto<br />

2000, dopo una vita passata<br />

nella scuola e dopo<br />

che intere generazioni <strong>di</strong> liceali si<br />

erano formate, sotto la sua guida,<br />

alla dura <strong>di</strong>sciplina della grammatica:<br />

quarant’anni <strong>di</strong> insegnamento<br />

del latino e del greco nelle<br />

classi del ginnasio, durante i quali<br />

è stato un’istituzione del nostro<br />

Liceo. Ha insegnato ai padri e ai<br />

figli, spiegando loro come orientarsi<br />

tra i meandri del Rocci e in<br />

mezzo ai trabocchetti della grammatica,<br />

<strong>di</strong> cui era conoscitore<br />

esperto e sul cui stu<strong>di</strong>o minuzioso<br />

e serissimo si sono fatte le ossa<br />

decine <strong>di</strong> classi ginnasiali.<br />

Il 30 luglio 2006, all’età <strong>di</strong> 73 anni,<br />

il professor Adolfo Ambrosi è morto<br />

a <strong>Jesi</strong>, e noi vogliamo ricordarlo qui<br />

e salutare con affettuoso rispetto la<br />

sua figura <strong>di</strong> docente che per una<br />

vita ha adempiuto con competenza<br />

e puntualità al suo ruolo <strong>di</strong> formatore<br />

<strong>di</strong> tanti giovani, contribuendo<br />

a costruire quell’immagine<br />

<strong>di</strong> serietà e <strong>di</strong> affidabilità che sul<br />

Liceo Classico <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> hanno depositato<br />

gli anni della sua lunga storia<br />

e le persone che vi hanno lavorato.<br />

Non lo <strong>di</strong>ciamo per<br />

auto-incensarci - sarebbe inopportuno<br />

ed inutile - ma perché cre<strong>di</strong>amo<br />

che, nell’alternarsi delle<br />

ALBERTO BERTI IN MOSTRA AL LICEO<br />

Dall’11 al 25 novembre<br />

2006 i locali del<br />

Liceo Classico<br />

hanno ospitato una<br />

mostra <strong>di</strong> Alberto Berti, sintesi<br />

dell’opera e del percorso dell’artista<br />

nato a <strong>Jesi</strong> nel 1938 (e<br />

<strong>di</strong>plomatosi presso il nostro<br />

liceo) il cui lavoro ha varcato<br />

negli anni i confini nazionali e<br />

internazionali.<br />

“Le opere recenti che Alberto<br />

Berti espone negli ambienti del<br />

Liceo Classico Vittorio<br />

Emanuele II <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> - scrive nella<br />

presentazione della mostra il<br />

prof. Attilio Coltorti - testimoniano<br />

come la ricerca del nostro<br />

artista si sia evoluta nel corso<br />

degli anni, fino ad approdare<br />

sulle sponde dell’astrattismo.<br />

Pur tuttavia non rinunciando a<br />

quelli che possiamo considerare<br />

come i tratti più caratteristici<br />

della sua produzione: la roton-<br />

generazioni, solo la memoria <strong>di</strong><br />

ciò che siamo stati possa renderci<br />

consapevoli <strong>di</strong> ciò che siamo e darci<br />

i giusti stimoli per affrontare i <strong>di</strong>fficili<br />

impegni del futuro. È per lo<br />

stesso motivo, in fondo, che in questa<br />

scuola stu<strong>di</strong>amo i classici e la<br />

tra<strong>di</strong>zione degli antichi.<br />

Il professor Ambrosi aveva iniziato<br />

la sua carriera <strong>di</strong> docente nel<br />

1960 e quasi subito era stato incaricato<br />

dell’insegnamento delle<br />

materie letterarie presso il nostro<br />

liceo, in cui è rimasto poi come<br />

vincitore <strong>di</strong> concorso per tutto l’arco<br />

della sua vicenda professionale.<br />

Insegnava con grande competenza<br />

tutte le materie dell’ambito<br />

letterario, ma certamente ciò <strong>di</strong> cui<br />

ha lasciato il ricordo più vivo è<br />

stato l’insegnamento del latino e<br />

del greco nelle classi ginnasiali.<br />

Per anni, in questo ruolo, ha preparato<br />

i giovani usciti dalle scuole<br />

me<strong>di</strong>e ad affrontare con adeguati<br />

strumenti il complesso<br />

percorso del triennio liceale, e gli<br />

alunni della sezione B ricordano<br />

ancora la precisione e l’attenzione<br />

con cui verificava la loro preparazione<br />

grammaticale, la loro<br />

puntualità nello stu<strong>di</strong>o, la loro<br />

capacità <strong>di</strong> tradurre i testi.<br />

Ricordano le versioni greche da<br />

lui composte autonomamente e proposte<br />

per la traduzione in classe e<br />

<strong>di</strong>tà dei contorni e la pastosità<br />

del segno (Russi), accanto ad<br />

un colore oggi più che mai vivo<br />

e maturo, su cui l’artista modula<br />

liberamente i <strong>di</strong>versi soggetti<br />

prescelti. Il prodotto pittorico<br />

che ne scaturisce, sempre<br />

espressivo della natura lirica<br />

dell’artista, sia esso relativo al<br />

tema del viaggio, tema particolarmente<br />

caro a Berti (per il<br />

quale i numerosi viaggi intrapresi<br />

in ogni parte del mondo<br />

hanno rappresentato delle vere<br />

e proprie tappe formative della<br />

sua esistenza), che all’intima<br />

necessità <strong>di</strong> visualizzare coloristicamente<br />

i propri stati d’animo,<br />

risulta sublimato in una<br />

sorta <strong>di</strong> neorealismo magico e<br />

trasognante. Che in una situazione<br />

compositiva oscillante tra<br />

vaghezza indefinita dell’insieme<br />

e rappresentazione ravvicinata<br />

<strong>di</strong> soggetti tipici (fiori, natu-<br />

a casa, i sussi<strong>di</strong> <strong>di</strong>dattici che <strong>di</strong>stribuiva<br />

loro perché li stu<strong>di</strong>assero,<br />

tra cui quei gran<strong>di</strong> fogli formato A3<br />

- poi passati alla storia, nell’espressivo<br />

linguaggio studentesco,<br />

col significativo soprannome <strong>di</strong><br />

“lenzuola” - su cui annotava<br />

manualmente con esattezza le casistiche<br />

più minute della morfologia<br />

e della sintassi. Un insegnamento<br />

rigoroso e indubbiamente anche<br />

esigente e severo, ma nella migliore<br />

delle accezioni <strong>di</strong> questa parola,<br />

che applicata a un docente sappiamo<br />

essere, spesso, un<br />

complimento. I suoi alunni, che<br />

pure tanta fatica avevano fatto sulle<br />

sudate carte ginnasiali, hanno sempre<br />

poi detto <strong>di</strong> aver “vissuto <strong>di</strong><br />

ren<strong>di</strong>ta”, una volta passati al liceo.<br />

Chi scrive ha del professor Ambrosi<br />

un ricordo da collega, non avendo<br />

avuto modo <strong>di</strong> conoscerlo come<br />

proprio insegnante. Un ricordo in<br />

cui emergono con vivezza sia le<br />

molte occasioni <strong>di</strong> confronto in<br />

sala professori, le osservazioni<br />

acute e penetranti, l’ironia, sia la<br />

grande capacità che aveva <strong>di</strong><br />

inquadrare con efficacia il profilo<br />

degli alunni. I <strong>di</strong>vertenti e istruttivi<br />

aneddoti sulla scuola <strong>di</strong> un<br />

tempo, <strong>di</strong> cui era stato testimone ed<br />

attore (ricordo in particolare lo<br />

spaventevole titolo in latino del<br />

tema <strong>di</strong> un concorso d’altri tempi<br />

re morte ecc.), è la valenza stilistica,<br />

ora profondamente decorativa<br />

ora poeticamente visio-<br />

che raccontò aver avuto modo <strong>di</strong><br />

svolgere: “Quid Dantes de Statio<br />

sentiat”). Prezioso nell’in<strong>di</strong>care<br />

stu<strong>di</strong> su cui aggiornarsi e nel prestare<br />

saggi e volumi, in particolare<br />

testi fondamentali italiani e stranieri<br />

non più in commercio, che<br />

metteva a <strong>di</strong>sposizione con generosità,<br />

era una figura <strong>di</strong> riferimento<br />

per alunni e colleghi, e la città stessa<br />

in lui riconosceva una delle figure<br />

più note del Classico <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>.<br />

Un docente che alla scuola ha de<strong>di</strong>cato<br />

tutta la vita, svolgendo esemplarmente<br />

e ammirevolmente il suo<br />

lavoro attraverso un lungo periodo<br />

<strong>di</strong> tempo in cui questa istituzione<br />

è cambiata profondamente<br />

nelle strutture, nei rapporti, nel<br />

sentire delle persone; e in cui anche<br />

il nostro liceo è cambiato, si è<br />

ingran<strong>di</strong>to, si è attrezzato per essere<br />

al passo coi tempi e per rimanere<br />

un’istituzione importante nella<br />

vita della città. Ma se cambiano i<br />

tempi e le persone - non solo gli<br />

alunni, ma anche i professori e<br />

tutto il personale che porta il suo<br />

contributo alla costruzione <strong>di</strong> una<br />

scuola - solo il ricordo del percorso<br />

che si è fatto insieme può<br />

rendere consapevoli <strong>di</strong> ciò <strong>di</strong> cui si<br />

fa parte e capaci <strong>di</strong> svolgere con<br />

entusiasmo e impegno il proprio<br />

compito. Grazie, professor Ambrosi.<br />

(P. Z.)<br />

naria, a costituire il denominatore<br />

comune <strong>di</strong> tutta la sua produzione<br />

artistica”.<br />

3<br />

<strong>2007</strong>


4<br />

<strong>2007</strong><br />

L’ORESTEA NEL III MILLENNIO<br />

Il rapporto madre-figlio,<br />

all’apparenza così elementare<br />

e quoti<strong>di</strong>ano, portatore<br />

invero <strong>di</strong> una memoria<br />

ancestrale che riconduce ogni<br />

uomo alla sua origine.<br />

Dietro la figura materna è<br />

celato il lontano passato <strong>di</strong><br />

una mentalità arcaica che nel<br />

correre inesorabile del tempo<br />

ha evoluto la propria gerarchia<br />

da madre a padre, da clan<br />

a società.<br />

Nel nucleo familiare e nei<br />

conflitti che lo attanagliano è<br />

riposta la storia della civilizzazione<br />

, ma, per ben comprendere<br />

questo, è necessaria<br />

una prima analisi dei componenti<br />

<strong>di</strong> tale nucleo e della<br />

proiezione che ciascuno <strong>di</strong><br />

questi ha nel sistema sociale<br />

ed umano.<br />

Madre, Padre, figli.<br />

Madre: il doppio ruolo<br />

come dea della creazione e<br />

della <strong>di</strong>struzione.<br />

Quella terra <strong>di</strong> cui è fatto<br />

l’uomo, il grembo da cui<br />

nascono tutti gli alberi e le<br />

erbe, è il luogo in cui torna il<br />

corpo, il grembo della madreterra<br />

<strong>di</strong>venta la tomba.<br />

Madre emblema del ciclo<br />

vitale e delle limitazioni che<br />

ne derivano: nascita, vita,<br />

morte come prima essenza<br />

dell’essere.<br />

Padre: il ruolo <strong>di</strong> civilizzazione,<br />

portatore <strong>di</strong> giustizia<br />

e valori istituiti dall’uomo,<br />

il <strong>di</strong>stacco dalla<br />

con<strong>di</strong>zione istintiva e primor<strong>di</strong>ale<br />

dell’essere.<br />

Padre emblema dell’artificiosa<br />

evoluzione dell’uomo<br />

da animale a citta<strong>di</strong>no per<br />

sfuggire, seppure in modo illusorio,<br />

a quel ciclo vitale <strong>di</strong> cui<br />

fa parte.<br />

Figli: il futuro della società,<br />

la potenza non ancora in atto.<br />

Ere<strong>di</strong> della con<strong>di</strong>zione<br />

umana materna e dei valori<br />

sociali paterni, assorbono la<br />

storia dell’uomo e la proiet-<br />

Oreste uccide la madre Clitennestra ed Egisto<br />

teranno nella società che<br />

saranno tenuti a far evolvere.<br />

Figlio: emblema della speranza<br />

e della sete <strong>di</strong> progresso<br />

che inducono alla sopravvivenza.<br />

In questa visione sociale<br />

della famiglia ben si coniugano<br />

la tesi <strong>di</strong> Fromm secondo<br />

cui “Il rapporto tra madre<br />

e figlio è paradossale e per<br />

un senso tragico. Richiede il<br />

più intenso amore da parte<br />

della madre, e tuttavia questo<br />

stesso amore deve aiutare il<br />

figlio a staccarsi dalla madre<br />

e a <strong>di</strong>ventare in<strong>di</strong>pendente” e<br />

quella <strong>di</strong> Quilici secondo cui<br />

“Tutte le ricerche mettono in<br />

luce la fondamentale rilevanza<br />

della figura paterna ai fini<br />

<strong>di</strong> una equilibrata personalità<br />

e <strong>di</strong> un corretto comportamento<br />

sociale”.<br />

I caratteri <strong>di</strong> questo conflitto<br />

madre-padre sono estrapolabili<br />

dalla trilogia eschilea<br />

dell’“Orestea”: Oreste -<br />

figlio <strong>di</strong> Agamennone e<br />

Clitemestra - venuto a conoscenza<br />

dell’omici<strong>di</strong>o del padre<br />

per mano materna, brama vendetta,<br />

arrivando ad uccidere la<br />

madre, seppur vacillando<br />

davanti alle suppliche della<br />

donna: “Fermati, figlio; abbi<br />

rispetto, creatura, <strong>di</strong> questo<br />

seno, sul quale tante volte tu,<br />

addormentandoti, con le gengive<br />

hai succhiato il latte, la<br />

tua vita!”.<br />

Oreste, figlio e futuro della<br />

società, uccide l’istinto materno<br />

che cerca <strong>di</strong> affermarsi<br />

sulla complessa struttura<br />

sociale incarnata nella figura<br />

paterna.<br />

Oreste vacilla <strong>di</strong> fronte alla<br />

sua istintività, ma la annienta<br />

poi in nome <strong>di</strong> quella giustizia<br />

dettata dal vivere sociale.<br />

Questo mondo tribale -<br />

macchiato <strong>di</strong> sangue - è quel<br />

mondo che persiste nell’ottica<br />

del clan, e quale esempio<br />

nei nostri giorni può essere<br />

più valido se non la mafia?<br />

Come scrive Emma Donti<br />

nella sua opera teatrale ‘Cani<br />

<strong>di</strong> bancata’: “La mafia è una<br />

femmina-cagna che mostra i<br />

denti prima <strong>di</strong> aprire le cosce.<br />

èè a capo <strong>di</strong> un branco <strong>di</strong> figli<br />

che, sco<strong>di</strong>nzolanti, si mettono<br />

in fila per baciarla…<br />

La cagna dà ai suoi figli il<br />

permesso <strong>di</strong> entrare: “nel<br />

nome del Padre, del Figlio e<br />

della Madre e dello Spirito<br />

Santo„.<br />

Il mafioso risorge e riceve<br />

dalla Madre la bene<strong>di</strong>zione.<br />

I fratelli lo abbracciano e<br />

comandano il giuramento:<br />

“Entro col sangue ed uscirò<br />

col sangue. Il patto si stringe.”<br />

Questo è infatti l’organizzazione<br />

mafiosa, una<br />

deficienza (dal latino ‘deficio’:<br />

manco, sono carente <strong>di</strong><br />

qualcosa).<br />

È l’umano istinto che non<br />

si è evoluto in civilizzazione.<br />

È il ritenere debolezza e<br />

viltà il ricorrere alla giustizia<br />

ufficiale.<br />

È la Madre che male ha<br />

saputo coniugarsi al Padre.<br />

Il mafioso è quin<strong>di</strong> il<br />

maggior portavoce <strong>di</strong> quel<br />

mondo a noi apparentemente<br />

così lontano: dal principio<br />

che ‘chi sa farsi rispettare’<br />

deve affidarsi alla<br />

giustizia delle sue mani per<br />

compiere la vendetta, deriva<br />

“l’omertà”, la regola cioè per<br />

cui è <strong>di</strong>sonorevole dare informazioni<br />

alla giustizia per<br />

quei reati che l’opinione<br />

mafiosa crede si debbano<br />

liquidare tra offeso e offensore,<br />

secondo una legge <strong>di</strong><br />

natura per lo più riscontrabile<br />

nel mondo animale anziché<br />

nel complesso sistema sociale<br />

umano.<br />

La domanda da porsi è<br />

allora questa: come supplire<br />

a questa deficienza quale la<br />

mafia è?<br />

Dal patrimonio letterario<br />

greco ci perviene la realtà <strong>di</strong><br />

questa con<strong>di</strong>zione umana che<br />

abolisce il clan in nome <strong>di</strong><br />

una nuova organizzazione<br />

più civile e costruttiva.<br />

Gli antichi ci insegnano,<br />

e all’alba del III millennio<br />

sta a noi, ere<strong>di</strong> <strong>di</strong> questa<br />

verità assoluta, coltivarla e<br />

preservarla, non prestando<br />

attenzione all’uomo-animale<br />

che tenta <strong>di</strong> ancorarsi a<br />

una tribalità ormai volta<br />

all’estinzione.<br />

Riccardo Giustini, II B L.C.


L’ETICA ’ETICA SPORTIVA<br />

SPORTIV<br />

Lo sport, come altre realtà<br />

della nostra vita, svolge un<br />

ruolo, più o meno importante,<br />

all’interno <strong>di</strong> essa. E <strong>di</strong> sport,<br />

ma non solo, abbiamo parlato con<br />

due ragazzi della nostra scuola:<br />

due ragazzi che, <strong>di</strong> questo, hanno<br />

fatto una vera passione. Cristina<br />

Lenardon, 18 anni, nazionale <strong>di</strong><br />

pallamano, e Andrea Petrignani,<br />

14 anni, schermitore, campione<br />

interregionale <strong>di</strong> fioretto.<br />

Quanto tempo de<strong>di</strong>cate allo sport?<br />

Cristina: Mi alleno quattro, cinque<br />

volte alla settimana: l’allenamento,<br />

<strong>di</strong> solito, dura un’ora, un’ora e<br />

mezza, poi, tra la doccia e tutto il<br />

resto, non sono a casa prima <strong>di</strong> un’altra<br />

mezz’ora. Il fine settimana ho la<br />

partita a casa o in trasferta.<br />

Andrea: Mi alleno cinque volte<br />

alla settimana, solitamente dalle<br />

17 alle 20.30».<br />

Quando avete iniziato a praticare<br />

il vostro sport?<br />

Cristina: In quinta elementare, con<br />

l’avviamento allo sport tenuto dalla<br />

mia società. Poi alle me<strong>di</strong>e ho iniziato<br />

a giocare nei campionati giovanili,<br />

e dal primo superiore in A 2.<br />

Andrea: Quando avevo cinque<br />

anni, anch’io con l’avviamento allo<br />

sport; poi, dai sei, sette anni ho<br />

cominciato a gareggiare.<br />

La vostra famiglia vi ha sempre<br />

sostenuto nel vostro impegno sportivo?<br />

Andrea: Sì, anche perché la mia è<br />

una famiglia <strong>di</strong> sportivi. Mia madre<br />

è un ex-schermitrice ed ha partecipato<br />

ai mon<strong>di</strong>ali; mio padre è un<br />

ex-arbitro ed ha <strong>di</strong>retto alle olimpia<strong>di</strong>.<br />

Cristina: Si, i miei genitori, in particolare<br />

mio padre, mi hanno sempre<br />

sostenuta: accompagnandomi<br />

alle partite ed aiutandomi a far<br />

conviver lo stu<strong>di</strong>o con lo sport.<br />

Avete dei personaggi, dei punti <strong>di</strong><br />

riferimento in ambito sportivo?<br />

Andrea: Nella scherma ho sempre<br />

ammirato Giovanna Trillini e Paolo<br />

Milanoli, e poi altri schermitori a<br />

livello nazionale e mon<strong>di</strong>ale.<br />

Cristina: I miei punti <strong>di</strong> riferimento<br />

sono le ragazze che ho incontrato<br />

nel mio percorso sportivo: quando<br />

ho iniziato a giocare in A2 avevo<br />

quattor<strong>di</strong>ci anni, mentre la maggior<br />

parte delle mie compagne <strong>di</strong> squadra<br />

ne avevano ventisei, ventotto;<br />

INTERVISTA DOPPIA<br />

il mio rapporto con loro è stato<br />

abbastanza formale, ma ho imparato<br />

lo stesso molto da loro. In particolare<br />

c’è una ragazza tra quelle,<br />

che ora ha una famiglia e dei<br />

figli, e continua a giocare ad altissimi<br />

livelli - è veramente un grande<br />

stimolo!<br />

Qual’è stato il momento più bello<br />

della vostra carriera sportiva?<br />

Andrea: Senza dubbio il 20 maggio<br />

2005, quando sono riuscito ad<br />

arrivare, inaspettatamente, alle<br />

finali dei campionati italiani <strong>di</strong><br />

spada. È stata una vera sorpresa,<br />

visto che la mia arma preferita è il<br />

fioretto. Tutto merito dei miei maestri<br />

che mi hanno spinto a provarci.<br />

Cristina: Quest’anno a giugno,<br />

quando la mia squadra ha raggiunto<br />

la finale dei campionati under 17.<br />

È stata la mia seconda finale - davvero<br />

una bella emozione!<br />

Negli ultimi anni si sono verificati<br />

<strong>di</strong> frequente episo<strong>di</strong> in cui sportivi,<br />

anche famosi, facevano uso<br />

<strong>di</strong> sostanze dopanti per migliorare<br />

le loro prestazioni, cosa ne pensate?<br />

Cristina: Nella mia realtà, non ho<br />

mai notato comportamenti del<br />

genere. Sicuramente la pallamano<br />

è meno toccata da queste vicende<br />

rispetto ad altri sport più visibili;<br />

comunque la mia idea è che, chi fa<br />

uso <strong>di</strong> queste sostanze, svilisce lo<br />

spirito dello sport: cioè quello <strong>di</strong><br />

gareggiare per la sod<strong>di</strong>sfazione<br />

personale e non per raggiungere,<br />

a tutti i costi, quel dato risultato.<br />

Tra l’altro, in questo modo, si sminuisce<br />

il lavoro <strong>di</strong> chi ha sudato per<br />

raggiungere certi obbiettivi.<br />

Andrea: Sono pienamente d’accordo.<br />

Ritenete che la scuola <strong>di</strong>a abba-<br />

stanza attenzione al ruolo dello<br />

sport?<br />

Andrea: No, certo i professori<br />

hanno ragione a <strong>di</strong>re che prima <strong>di</strong><br />

tutto viene lo stu<strong>di</strong>o, ma quando ci<br />

sono ragazzi che fanno dello sport<br />

un vera passione, impegnando<br />

buona parte del loro tempo negli<br />

allenamenti, credo che dovrebbero<br />

esseri più flessibili nei loro<br />

riguar<strong>di</strong>.<br />

Cristina: Per me in genere lo sport<br />

a scuola non viene valorizzato<br />

come si dovrebbe: ci sono pochi<br />

progetti, giusto la corsa campestre<br />

<strong>di</strong> fine anno e poco più. Anche se<br />

non sono d’accordo con Andrea,<br />

quando parla <strong>di</strong> poca flessibilità<br />

da parte dei professori nelle scuole:<br />

personalmente sono sempre riuscita<br />

a conciliare lo stu<strong>di</strong>o con lo<br />

sport, anche se a volte, è vero, con<br />

qualche <strong>di</strong>fficoltà.<br />

Secondo la vostra esperienza personale,<br />

trovate delle <strong>di</strong>fferenze tra<br />

la figura del professore e quella<br />

dell’allenatore?<br />

Andrea: Non molte, a parte le<br />

dovute <strong>di</strong>sparità tra il mondo sportivo<br />

e quello scolastico, credo che<br />

le finalità del professore e dell’allenatore<br />

siano simili: trasmetterci<br />

senso <strong>di</strong> responsabilità e rispetto.<br />

Cristina: Anch’io penso che le<br />

finalità siano le stesse. Differenze<br />

ne vedo più sul comportamento<br />

del ragazzo nei confronti dell’una<br />

e dell’altra figura: all’allenatore, <strong>di</strong><br />

solito, si presta più attenzione, perché<br />

si è sempre interessati a quello<br />

<strong>di</strong> cui parla; questo a volte non<br />

succede a scuola, che è vista, spesso,<br />

come un’imposizione.<br />

In generale, vi sentite più appagati<br />

dal vostro percorso scolastico<br />

o sportivo?<br />

Cristina: Dal mio percorso scola-<br />

stico. Sono, comunque, due forme<br />

<strong>di</strong> appagamento <strong>di</strong>verse: lo sport ti<br />

offre una sod<strong>di</strong>sfazione più imme<strong>di</strong>ata<br />

e legata a quella data prestazione,<br />

mentre con lo stu<strong>di</strong>o i risultati<br />

si vedono con il tempo.<br />

Andrea: Dal mio percorso sportivo.<br />

Sarà perché non mi piace molto<br />

stu<strong>di</strong>are, ma <strong>di</strong> certo, mi sento più<br />

appagato da una bella gara, che, per<br />

esempio, da una buona interrogazione.<br />

Quin<strong>di</strong>, in un’ipotetica scala <strong>di</strong><br />

priorità, come collochereste lo<br />

‘sport’, la ‘scuola’, gli ‘amici’?<br />

Cristina: Bella domanda, sono tutte<br />

cose importanti nella mia vita.<br />

Comunque, metto prima la ‘scuola’,<br />

poi lo ‘sport’ e gli ‘amici’.<br />

Andrea: ‘Sport’, ‘scuola’e ‘amici’.<br />

Perché?<br />

Cristina: Perché se penso al mio<br />

futuro, ritengo che la scuola è la<br />

cosa che mi potrà offrire più possibilità<br />

<strong>di</strong> realizzarmi. Lo sport mi<br />

piace, ma non credo <strong>di</strong> riuscire ad<br />

impostarci la mia vita. Gli amici li<br />

ho messi per ultimi, non perché<br />

non siano importanti, ma perché ho<br />

poco tempo da de<strong>di</strong>cargli.<br />

Andrea: Prima lo sport, perché<br />

trovo sia molto stimolante; certo<br />

più della scuola, anche se, ha ragione<br />

Cristina, quando <strong>di</strong>ce che questa<br />

ti apre molte prospettive per il<br />

futuro. Gli amici per ultimi, perché<br />

anch’io ho poco tempo, e tranne il<br />

fine settimana esco poco con loro.<br />

Quali sono i vostri obbiettivi, scolastici<br />

e sportivi, per il futuro?<br />

Andrea: Per la scuola, avere buoni<br />

voti ed arrivare alla maturità senza<br />

essere bocciato. Riguardo allo<br />

sport, quando avrò 16 o 17 anni,<br />

riuscire ad entrare nelle forze dell’or<strong>di</strong>ne,<br />

che mettono a <strong>di</strong>sposizione<br />

dei migliori ragazzi uno stipen<strong>di</strong>o,<br />

buoni impianti sportivi per<br />

allenarsi e la possibilità <strong>di</strong> entrare<br />

nel mondo dello sport professionistico.<br />

Cristina: Dopo la maturità, vorrei<br />

fare architettura; ho in mente anche<br />

un progetto con la nazionale <strong>di</strong><br />

pallamano, <strong>di</strong> cui, però, non parlo<br />

per scaramanzia. Comunque, vor-<br />

rei che prospettive scolastiche e<br />

sportive continuassero a coesistere,<br />

riuscendo a prendere una borsa<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o con cui pagarmi l’uni-<br />

versità e gli allenamenti.<br />

Alessandro Mancia, III B L.C.<br />

L ’etica sportiva<br />

5<br />

<strong>2007</strong>


L ’etica sportiva<br />

6<br />

<strong>2007</strong><br />

L’ETICA ’ETICA SPORTIVA<br />

SPORTIV<br />

DI CHEciali SPORT <strong>di</strong> una società che STIAMO tende meto<strong>di</strong> che falsano PARLANDO?<br />

le reali<br />

È<br />

ad<br />

affrontano i corridori<br />

più veloci, là<br />

che si giu<strong>di</strong>cano la forza, il<br />

valore, la resistenza alle fatiche”<br />

(Pindaro, Olimpica I).<br />

Sport ed etica, due concetti<br />

che ci giungono dal passato<br />

legati in<strong>di</strong>ssolubilmente nell’immagine<br />

fulgida del campione<br />

che vince, ma che lo fa<br />

nel pieno rispetto delle regole<br />

e degli avversari, che matura<br />

la vittoria in un impegno<br />

costante fatto <strong>di</strong> regole e<br />

<strong>di</strong>sciplina, che sa plasmare il<br />

suo corpo e il suo spirito al<br />

gesto imposto dal suo cimento,<br />

che a volte perde ma sa<br />

trovare anche nella sconfitta<br />

nuovi stimoli ed insegnamenti,<br />

sempre teso alla ricerca<br />

affannosa del limite e della<br />

perfezione del suo gesto.<br />

Oggi, è ancora così? Certo<br />

anche il mondo dello sport si<br />

è dovuto piegare a quelli che<br />

sono gli interessi commer-<br />

Olimpia, che si<br />

Morale, etica, lealtà,<br />

scorrettezza… li<br />

ritroviamo in tutto,<br />

in ogni ambito, in<br />

ogni scelta e sono sempre oggetto<br />

<strong>di</strong> riflessione, <strong>di</strong> <strong>di</strong>sappunto,<br />

a qualunque contesto si voglia<br />

fare riferimento. Limitiamoci<br />

ora ad aprire una semplice parentesi<br />

sull’etica sportiva. Per modo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>re, perché poi la parentesi<br />

è tutt’altro che semplice.<br />

Per evidenziare la straor<strong>di</strong>naria<br />

evoluzione e il cammino fatto<br />

faremo anche qualche confronto<br />

con il passato.<br />

La società che senza ombra <strong>di</strong><br />

dubbio si è maggiormente avvicinata<br />

al nostro ideale <strong>di</strong> sport è<br />

la Grecia classica, che ha dato<br />

enorme rilevanza ai Giochi<br />

Olimpici, giochi animati da un<br />

grande spirito religioso: sacra<br />

era l’occasione per i festeggiamenti<br />

del Dio, sacro era il luogo<br />

presso il quale si svolgevano le<br />

gare, sacro il rituale al quale si<br />

DI CHE SPORT STIAMO PARLANDO?<br />

al raggiungimento del benessere<br />

economico.<br />

In molte <strong>di</strong>scipline sportive,<br />

specie le più “visibili” per i<br />

me<strong>di</strong>a, gli atleti sono guidati<br />

dalle scelte degli sponsor,<br />

legati alle società da stipen<strong>di</strong><br />

da favola che spesso non<br />

rispettano il reale valore .<br />

Sono veri e propri “personaggi”,<br />

conosciuti ed idolatrati,<br />

famosi come gli antichi<br />

corridori <strong>di</strong> Olimpia, ma questa<br />

gloria spesso è costruita a<br />

scapito del mantenimento<br />

dell’integrità etica.<br />

Gli sponsor pagano per i<br />

risultati, le società più hanno<br />

successo più riescono ad<br />

accumulare introiti, il “<strong>di</strong>o<br />

denaro” manovra a piacimento<br />

gare, tornei e campionati,<br />

molti atleti, troppi purtroppo,<br />

finalizzano tutto al<br />

guadagno che deriverà dalla<br />

loro performance anche se<br />

per ottenerla utilizzeranno<br />

DAI GRECI AD OGGI<br />

sottoponeva<br />

l’atleta per<br />

essere ammesso ai giochi.<br />

Ritenuta sacra, infine,<br />

l’origine stessa della<br />

festa.<br />

Si ripetevano ogni<br />

quattro anni, per<br />

una durata <strong>di</strong><br />

cinque giorni e<br />

le specialità<br />

che venivano<br />

praticate erano<br />

gare <strong>di</strong> corsa, lancio<br />

del <strong>di</strong>sco, lancio<br />

del giavellotto, lotta,<br />

salto in lungo, pancrazio,<br />

pugilato, corsa<br />

con i carri e infine<br />

la corsa<br />

con i cavalli.<br />

Fattaci<br />

ora un’idea<br />

(un po’<br />

vaga) <strong>di</strong><br />

come si<br />

capacità fisiche.<br />

Non conta l’uomo, conta il<br />

risultato, il risultato ad ogni<br />

costo.<br />

Non credo che questo non<br />

lasci comunque neppure una<br />

lieve macchia nelle coscienze,<br />

ci si vanta del risultato<br />

ottenuto mascherandosi <strong>di</strong>etro<br />

un palliativo “tanto fanno<br />

tutti così; se voglio emergere,<br />

devo adeguarmi!”<br />

Come gli antichi atleti, essi<br />

sono presi ad esempio dalla<br />

massa sconosciuta; ma è forse<br />

questo il modello da perseguire?<br />

Per fortuna non tutto il mondo<br />

dello sport è così e, guarda<br />

caso, dove ancora esiste il<br />

rapporto etica-sport è proprio<br />

nelle <strong>di</strong>scipline meno conosciute,<br />

quelle in cui gira meno<br />

denaro, quelle che vengono<br />

alla ribalta, se va bene, solo<br />

ogni quattro anni, in occasione<br />

<strong>di</strong> una <strong>di</strong>retta televisi-<br />

svolgevano<br />

questi<br />

Giochi<br />

Olimpici,<br />

concentriamoci<br />

sulla figura<br />

dell’atleta.<br />

Possiamo<br />

constatare oggi<br />

come il campione<br />

sportivo sia designato<br />

come modello<br />

e messo sopra un<br />

pie<strong>di</strong>stallo, ma nulla è<br />

a confronto della gloria<br />

e del clamore <strong>di</strong><br />

cui veniva<br />

investito un<br />

campione a<br />

va o <strong>di</strong> un successo ai Giochi<br />

Olimpici.<br />

Sport nei quali il raggiungimento<br />

<strong>di</strong> un obbiettivo è<br />

ancora frutto <strong>di</strong> sacrifici, <strong>di</strong><br />

rinunce, <strong>di</strong> duri allenamenti,<br />

spesso rubando spazio alla<br />

scuola, al lavoro, alla famiglia,<br />

perché <strong>di</strong> questi sport<br />

non si vive materialmente<br />

parlando, ma si trae da essi,<br />

proprio perché praticati con<br />

sacrificio, una grande ricchezza<br />

morale.<br />

Il gesto atletico è puro, la<br />

competizione è leale, il legame<br />

tra gli atleti è onesto,<br />

basato sì sulla voglia <strong>di</strong> emergere<br />

ma anche sul rispetto<br />

reciproco.<br />

Sport come scuola <strong>di</strong> vita, ma<br />

una vita fatta <strong>di</strong> valori, <strong>di</strong> educazione<br />

e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplina, enfatizzando<br />

sempre l’uomo nella<br />

sua integrità fisico - morale<br />

e non il risultato in assoluto.<br />

Cristina Lenardon, III B L.C.<br />

quei tempi; nei poemi dello stesso<br />

Omero vengono ampiamente<br />

narrate gare in cui il successo<br />

<strong>di</strong> un partecipante aveva la<br />

stessa rilevanza <strong>di</strong> un trionfo<br />

riportato da un eroe in battaglia.<br />

Dietro l’audacia e l’incre<strong>di</strong>bile<br />

voglia <strong>di</strong> prevalere su tutti non<br />

si celava però un fine materiale:<br />

ad ogni vittoria riportata non<br />

corrispondeva un compenso in<br />

denaro: la vittoria era prettamente<br />

morale, un guadagno che<br />

andava ad arricchire il valore<br />

interiore e faceva <strong>di</strong> un uomo<br />

oggetto <strong>di</strong> ammirazione pubblica.<br />

Il premio totalmente simbolico<br />

era un ramo d’alloro o <strong>di</strong><br />

pino, eguagliabile alle medaglie<br />

in metallo date ora, riconoscimento<br />

eterno <strong>di</strong> un qualcosa <strong>di</strong><br />

grande; anche se, ad onor del<br />

vero, il personaggio in questione,<br />

una volta tornato nella propria<br />

città, riceveva oltre alla tanta<br />

anelata fama, vantaggi concreti<br />

come premi in denaro, vitalizi,


L’ETICA ’ETICA SPORTIVA<br />

SPORTIV<br />

importanti cariche pubbliche.<br />

Precisiamo quin<strong>di</strong> che il buon<br />

esito della gara, come d’altronde<br />

ogni cosa a buon esito, aveva<br />

un suo profitto anche concreto,<br />

una como<strong>di</strong>tà indubbiamente<br />

non trascurabile ma totalmente<br />

in secondo piano.<br />

Non è azzardato <strong>di</strong>re che lo sportivo<br />

dell’età moderna gareggi <strong>di</strong><br />

certo per passione e per talento,<br />

ma sospinto in gran parte dal<br />

desiderio <strong>di</strong> arricchirsi e <strong>di</strong> raggiungere<br />

un ambita notorietà,<br />

mentre non è altrettanto esagerato<br />

<strong>di</strong>re che lo sportivo dell’antica<br />

Grecia partecipasse ad<br />

ogni competizione allettato,<br />

prima <strong>di</strong> ogni altra cosa, dalla<br />

voglia <strong>di</strong> completarsi come persona.<br />

Non è mio intento però, quello<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>pingere gli atleti attuali<br />

come fredde macchine che usufruiscono<br />

delle loro doti al solo<br />

fine <strong>di</strong> guadagnare ed avere prestigio,<br />

ma sicuramente i loro<br />

propositi sono alquanto <strong>di</strong>fferenti<br />

rispetto a quelli degli atleti<br />

del passato; risultare vincitori,<br />

riferendoci a questi ultimi,<br />

significava incarnare l’emblema<br />

dell’ uomo ideale, aver raggiunto<br />

la completezza e l’assolutezza<br />

in quanto essere umano,<br />

la rappresentazione concreta <strong>di</strong><br />

un in<strong>di</strong>viduo kalòs kai agathòs.<br />

Oltre a questo, c’è da <strong>di</strong>re che lo<br />

sport costituì un fattore <strong>di</strong> primaria<br />

importanza nella vita politica<br />

greca in tutte le fasi della sua<br />

storia, esercitando sulla società<br />

un grande impatto; i politici ne<br />

erano consapevoli e cercavano <strong>di</strong><br />

sfruttare il suo grande potenziale<br />

propagan<strong>di</strong>stico. Gli stessi<br />

epinici che venivano commissionati<br />

a poeti come<br />

Simonide, Bacchilide e Pindaro<br />

dagli atleti, possono essere letti<br />

anche come strumenti <strong>di</strong> propaganda.<br />

Si può <strong>di</strong>re che lo stesso insegnamento<br />

morale derivi dal<br />

modo <strong>di</strong> porsi verso le<br />

Olimpia<strong>di</strong>, a cui si era educati:<br />

la sola regola, mai violata, <strong>di</strong><br />

sospendere ogni guerra, ogni<br />

battaglia, non importa <strong>di</strong> che<br />

genere o rilievo, bastava ad<br />

impartire a tutti coloro che assistevano,<br />

la devozione e l’asso-<br />

luto rispetto per una manifestazione<br />

<strong>di</strong> tale tipo, la comprensione<br />

che in quel momento nulla<br />

poteva precedere ed esigere più<br />

attenzione della gara in svolgi-<br />

mento.<br />

Ma, alla fine dei giochi, dopo<br />

tanto <strong>di</strong>lungarsi su valori, obbiettivi<br />

mancati, guadagni e potere,<br />

forse il vero significato della<br />

parola etica va colto nel messaggio<br />

che una manifestazione<br />

sportiva è in grado <strong>di</strong> inviare al<br />

proprio pubblico: se, quin<strong>di</strong>, il<br />

messaggio in questione porta<br />

tanti tifosi alla violenza, agli<br />

insulti e a commettere danni a<br />

volte irreparabili, allora può solo<br />

voler <strong>di</strong>re che il motivo dell’istituzione<br />

della gara non è stato<br />

poi tanto chiaro e che il suo valore<br />

morale non sia stato proprio<br />

recepito.<br />

Ciò su cui occorre riflettere è a<br />

mio parere la negativa trasformazione<br />

che l’atteggiamento<br />

degli spettatori ha subito negli<br />

anni: sono nati tanti altri generi<br />

<strong>di</strong> sport, le continue innovazio-<br />

ni hanno agevolato in ogni modo<br />

l’uomo nella visione <strong>di</strong> qualsiasi<br />

competizione, queste ultime si<br />

sono arricchite e sono <strong>di</strong>venute<br />

più interessanti: e allora perché<br />

la maggior parte dei tifosi, <strong>di</strong><br />

tutto il bello che ha il privilegio<br />

<strong>di</strong> vedere, spesso vede unicamente<br />

l’agonismo, la competitività<br />

e li trasferisce su <strong>di</strong> sé<br />

come arma <strong>di</strong> contesa, <strong>di</strong>scussione<br />

contro altri? Perché, anni<br />

ad<strong>di</strong>etro, la gente percepiva l’intoccabilità<br />

<strong>di</strong> questi eventi e ne<br />

faceva motivo <strong>di</strong> unione, unione<br />

sostenuta dalle solide basi <strong>di</strong><br />

una passione reciproca e invece<br />

adesso, che materialmente abbiamo<br />

molto più <strong>di</strong> prima, questa<br />

intoccabilità non la sentiamo<br />

proprio ed ogni spunto è buono<br />

per farci la “guerra” tra noi?<br />

È troppo facile, però, puntare il<br />

<strong>di</strong>to solo sull’essere umano che<br />

<strong>di</strong> per sé non riesce più a cogliere<br />

i valori dello sport: perché<br />

non è un crimine, credo, perdere<br />

ogni sentimento <strong>di</strong> nobiltà nei<br />

confronti <strong>di</strong> questo mondo nel<br />

momento in cui si viene a conoscenza<br />

(come se ne sta venendo<br />

a conoscenza in questi anni) <strong>di</strong><br />

tutte le falsità, le bugie passate<br />

per vere, le ipocrisie e i doppiogiochismi<br />

che vengono alla luce.<br />

È vero, spesso il tifoso assume<br />

comportamenti vergognosi, esasperando<br />

situazioni che dovrebbero<br />

rimanere tranquillamente<br />

nella norma, ma ugualmente<br />

vero è sostenere che spesso il<br />

tifoso ha sotto gli occhi questi<br />

illustri esempi proprio nel campo<br />

da gioco, nella televisione, ecc.<br />

Lo sport che ve<strong>di</strong>amo oggi è<br />

spesso inquinato, la gente se ne<br />

accorge, e molti rispondono <strong>di</strong><br />

conseguenza: lo stesso fatto <strong>di</strong><br />

veder <strong>di</strong> continuo spuntar fuori<br />

atleti dopati, è alquanto sconcertante.<br />

Per chiunque non<br />

sapesse <strong>di</strong> preciso (oramai è piuttosto<br />

improbabile) cosa sia il<br />

doping, rispondo che è l’uso <strong>di</strong><br />

sostanze che consentono <strong>di</strong><br />

migliorare artificialmente,<br />

soprattutto scorrettamente, le<br />

prestazioni dell’atleta.<br />

Cosa che non va unicamente<br />

contro l’etica sportiva, ma<br />

anche contro quella della<br />

scienza me<strong>di</strong>ca; fenomeno<br />

ormai <strong>di</strong> grande <strong>di</strong>ffusione,<br />

che purtroppo non ha invaso<br />

solamente l’ambito professionistico,<br />

ma anche quello <strong>di</strong>lettantistico<br />

e perfino amatoriale.<br />

Nonostante ora sia <strong>di</strong>venuto<br />

un reato, quin<strong>di</strong> una colpa più<br />

facilmente sanzionabile, ciò<br />

non toglie che se ne faccia<br />

comunque largo uso: ennesima<br />

prova che tanti atleti antepongono<br />

la voglia <strong>di</strong> vincere e <strong>di</strong><br />

portare in alto il loro nome, al<br />

senso <strong>di</strong> lealtà, correttezza,<br />

voglia <strong>di</strong> farcela unicamente con<br />

le proprie forze, senza dover <strong>di</strong>re<br />

grazie a nessuno a parte se stessi.<br />

Non importa il rischio che<br />

corrono, il fatto che lo strumento<br />

<strong>di</strong> cui si servono sia ingiusto a<br />

livello morale, il danno che comportano<br />

al loro fisico: ciò che<br />

conta è raggiungere l’obbiettivo,<br />

non conta il mezzo.<br />

Etica. Sarà pur bella come parola,<br />

ma quanto costa.<br />

Elena Car<strong>di</strong>nali, II B LC<br />

L ’etica sportiva<br />

7<br />

<strong>2007</strong>


8<br />

<strong>2007</strong><br />

Un pianeta urla per la<br />

fame e non solo…<br />

Diamoci una mossa!<br />

800 milioni <strong>di</strong> persone<br />

senza cibo<br />

Un mondo condannato alla fame<br />

ed alla sofferenza. Sono 800<br />

milioni le persone, da un emisfero<br />

all’altro, che soffrono <strong>di</strong><br />

fame. E non basta, perché la<br />

malnutrizione riguarda un<br />

numero ben superiore <strong>di</strong> persone:<br />

oltre 2 miliar<strong>di</strong>.<br />

Nel corno d’Africa, cuore della<br />

<strong>di</strong>sperazione, l’80% della<br />

popolazione soffre <strong>di</strong> gravi<br />

malattie legate alla malnutrizione.<br />

I bambini sono soggetti<br />

alla caduta dei capelli, fino<br />

alla calvizie, alla per<strong>di</strong>ta delle<br />

unghie e, talvolta, anche del<br />

primo strato <strong>di</strong> pelle. I1 mondo<br />

è pieno <strong>di</strong> affamati perché le<br />

risorse sono <strong>di</strong>stribuite male.<br />

Per questo non è sufficiente<br />

aumentare la produzione alimentare,<br />

ma combattere la lotta<br />

su più piani: da una parte sviluppare<br />

l’agricoltura nelle zone<br />

più povere, proteggendo le economie<br />

rurali, e dall’altra correggere<br />

certi effetti dell’economia<br />

globalizzata: caduta dei<br />

prezzi dei prodotti agricoli, <strong>di</strong>ffusione<br />

incontrollata delle colture<br />

industriali volute dai gruppi<br />

economici più forti,<br />

liberazione dei conta<strong>di</strong>ni e dei<br />

paesi poveri dal giogo dell’indebitamento.<br />

Occorrono interventi strutturali<br />

in grado <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare le tendenze<br />

spontanee dell’economia<br />

mon<strong>di</strong>ale. È necessario che i<br />

bisogni ed i contributi dei Paesi<br />

in via <strong>di</strong> sviluppo ottengano una<br />

giusta considerazione nel commercio<br />

mon<strong>di</strong>ale. “Liberare<br />

dalla fame significa anche liberare<br />

dalla guerra”, ha detto il<br />

Pontefice in un suo messaggio.<br />

“Liberare dalla fame milioni <strong>di</strong><br />

esseri umani non è impresa facile<br />

e presuppone <strong>di</strong> estirpare le<br />

cause stesse alle ra<strong>di</strong>ci della<br />

fame, come guerre e conflitti<br />

interni”.<br />

La fame nel mondo<br />

La FAO ha calcolato in 10 centesimi<br />

<strong>di</strong> dollaro a persona<br />

all’anno il costo <strong>di</strong> una integrazione<br />

a base <strong>di</strong> ferro (l’anemia<br />

è la principale malattia da regime<br />

alimentare - colpisce un<br />

miliardo e mezzo <strong>di</strong> persone)<br />

del cibo destinato alle persone<br />

anemiche. Nella sola In<strong>di</strong>a un’operazione<br />

del genere verrebbe a<br />

costare 44 milioni <strong>di</strong> dollari l’anno.<br />

In Thailan<strong>di</strong>a si è avuto successo<br />

con un programma che,<br />

prima <strong>di</strong> aggre<strong>di</strong>re la malnutrizione,<br />

combatte la povertà. Il<br />

programma ha dato vita ad una<br />

serie <strong>di</strong> iniziative produttive,<br />

che comprendono l’introduzione<br />

<strong>di</strong> tecnologie agricole più<br />

moderne, la creazione <strong>di</strong><br />

migliaia <strong>di</strong> centri <strong>di</strong> allevamento<br />

<strong>di</strong> bestiame ed il miglioramento<br />

delle strutture educative<br />

e dei servizi sociali: la carenza<br />

<strong>di</strong> proteine è stata ridotta così da<br />

una prevalenza del 51% fino al<br />

21% in termini globali, mentre<br />

le forme più drastiche <strong>di</strong> malnutrizione<br />

sono calate dal 2,1%<br />

allo 0,01%.<br />

RAPPORTO UNICEF<br />

È “allarme rosso” per la situazione<br />

dell’infanzia ne1 mondo.<br />

Ogni anno 11 milioni <strong>di</strong> bambini<br />

muoiono per cause facilmente<br />

prevenibili e molti altri si “perdono<br />

in mezzo ai vivi”, resi invisibili<br />

dalla miseria, non registrati<br />

alla nascita o costretti a<br />

lavorare in con<strong>di</strong>zioni<br />

estreme, come i<br />

“bambini soldato”, o<br />

quelli nei bordelli,<br />

vittime dello sfruttamento<br />

sessuale. Oltre<br />

600 milioni, sotto i 5<br />

anni, devono sopravvivere<br />

con meno <strong>di</strong><br />

un dollaro al giorno,<br />

200 milioni sono<br />

affetti da rachitismo per malnutrizione<br />

e oltre 110 non vanno<br />

a scuola.<br />

AIDS<br />

Ogni minuto 6 ragazzi sotto i 25<br />

anni vengono infettati dall’HIV<br />

e l’AIDS colpisce soprattutto<br />

l’Africa: su 2,8 milioni <strong>di</strong> persone<br />

morte lo scorso anno il<br />

79% era costituito da africani.<br />

RACHITISMO<br />

Carenze alimentari e mancanza<br />

<strong>di</strong> cure adeguate pregiu<strong>di</strong>cano la<br />

crescita del bambino nei primi<br />

anni <strong>di</strong> vita. Nei Paesi in via <strong>di</strong><br />

sviluppo il 39% dei piccoli sotto<br />

i 5 anni è affetto da rachitismo,<br />

mentre sono oltre 170 milioni<br />

quelli sotto peso.<br />

VACCINAZIONI<br />

30 milioni <strong>di</strong> bambini non sono<br />

protetti dalle vaccinazioni obbligatorie<br />

(nel primo anno <strong>di</strong> età);<br />

tra questi 11 milioni muoiono<br />

per malattie che si potrebbero<br />

prevenire.<br />

ACQUA E SERVIZI IGIENICI<br />

Più <strong>di</strong> un miliardo <strong>di</strong> persone<br />

continua a non avere accesso<br />

all’acqua potabile ed un terzo<br />

della popolazione mon<strong>di</strong>ale non<br />

<strong>di</strong>spone <strong>di</strong> servizi igienici,<br />

soprattutto in Cina, Congo,<br />

Etiopia, In<strong>di</strong>a, mentre sono 2<br />

milioni i bambini che muoiono<br />

per malattie <strong>di</strong>arroiche ed altri<br />

<strong>di</strong>sturbi legati al consumo d’acqua.<br />

MATERNITA’ ASSISTITA<br />

44 milioni <strong>di</strong> donne non ricevono<br />

alcuna assistenza durante<br />

la gravidanza ed il parto.<br />

Questa è ogni anno la causa <strong>di</strong><br />

morte <strong>di</strong> circa 600.000 puerpere<br />

e <strong>di</strong> 5 milioni <strong>di</strong> neonati<br />

prima, durante il parto o nella<br />

prima settimana <strong>di</strong> vita. Ancora<br />

oggi nel mondo oltre 130 milioni<br />

<strong>di</strong> donne hanno subìto la<br />

mutilazione degli organi genitali.<br />

COSA FARE<br />

Tutti gli uomini devono e possono<br />

battersi per la tutela dei<br />

<strong>di</strong>ritti umani, troppo spesso violati.<br />

Non può esserci sviluppo se<br />

questo non è planetario: obiettivi<br />

dello sviluppo sono quelli <strong>di</strong><br />

assicurare una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

vita <strong>di</strong>gnitosa, un’alimentazione<br />

adeguata, un’assistenza sanitaria,<br />

istruzione, lavoro e protezione<br />

contro le calamità.<br />

Intervenire in aiuto delle<br />

Nazioni povere e combattere la<br />

povertà attraverso ogni mezzo;<br />

sostenere i programmi internazionali;<br />

<strong>di</strong>ffondere il messaggio<br />

con campagne <strong>di</strong> informazioni<br />

capillari e ripetute nel<br />

tempo, al fine <strong>di</strong> sensibilizzare<br />

sempre più il citta<strong>di</strong>no; promuovere<br />

incontri con le<br />

Istituzioni, cooperando con esse<br />

per istituire centri <strong>di</strong> raccolta e<br />

per formalizzare programmi <strong>di</strong><br />

intervento educativo; attivarsi<br />

con i me<strong>di</strong>a per <strong>di</strong>ffondere l’obbligo<br />

della <strong>di</strong>fesa dei <strong>di</strong>ritti<br />

umani.<br />

Maila Trillini, V D L.C.


AFRICA MERIDIONALE:<br />

UN CONTINENTE SCONVOLTO DALL’AIDS<br />

RIFLESSIONI SULLE PROBLEMATICHE CHE OSTACOLANO UN EVENTUALE SVILUPPO DELL’AFRICA<br />

Attualmente il continente<br />

africano è quello meno<br />

ricco e con maggiori <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> sviluppo e nella<br />

ricerca <strong>di</strong> stabilità economica. In<br />

tutto il mondo l’Africa rappresenta<br />

uno dei più gran<strong>di</strong> drammi che<br />

costantemente tutte le popolazioni<br />

appartenenti alle nazioni ricche<br />

ed industrializzate tendono a<br />

sottovalutare, o comunque ad<br />

accantonare. Ad aggravarne ulteriormente<br />

l’immutabile instabilità<br />

influiscono pesantemente dati,<br />

stupefacenti per la loro negatività,<br />

riguardanti la popolazione, la denutrizione<br />

e le gravi malattie che, in<br />

modo persistente, colpiscono<br />

uomini, donne e bambini africani,<br />

che non possono sfuggire a seri<br />

problemi per inadeguata igiene.<br />

Gli abitanti del continente africano<br />

sono danneggiati da malattie<br />

endemiche (affezioni a carattere<br />

<strong>di</strong>ffusivo circoscritte ad un territorio<br />

determinato). Da sempre la<br />

povertà, le carestie e la fame affliggono<br />

l’Africa; negli ultimi decenni,<br />

però, queste problematiche<br />

sono <strong>di</strong>venute ancora più gravi,<br />

serie ed allarmanti. Gli Stati che si<br />

trovano in una con<strong>di</strong>zione maggiormente<br />

precaria e che, a tutt’oggi,<br />

più ne risentono sono prevalentemente<br />

i Paesi colpiti da<br />

carestie, calamità e fenomeni naturali<br />

oppure quelli sconvolti da <strong>di</strong>sastrosi<br />

conflitti. L’Etiopia, il Sudan,<br />

il Niger, il Burkina Faso sono solamente<br />

alcuni esempi <strong>di</strong> nazioni<br />

oppresse dalla fame e dalla malnutrizione.<br />

Dati statistici sconvolgenti<br />

hanno portato alla conclusione<br />

che ogni bambino africano<br />

ha una possibilità su <strong>di</strong>eci <strong>di</strong><br />

rischiare una morte prematura,<br />

prima <strong>di</strong> aver raggiunto il primo<br />

anno d’età e che una donna incinta<br />

ha una probabilità su venti <strong>di</strong><br />

morire prima ancora <strong>di</strong> terminare<br />

la gravidanza, <strong>di</strong> mettere alla luce<br />

suo figlio oppure durante il parto<br />

stesso. Milioni <strong>di</strong> persone, non<br />

solo in Africa, soffrono per mancanza<br />

<strong>di</strong> cibo, fame quantitativa o<br />

qualitativa. A ciò si aggiunge che<br />

i Governi africani ed i Capi <strong>di</strong> Stato<br />

del continente hanno in precedenza<br />

attuato una riduzione netta<br />

degli investimenti stanziati per la<br />

Sanità, che più richiedeva <strong>di</strong> particolari<br />

attenzioni e <strong>di</strong> impiego <strong>di</strong><br />

denaro. Questi tagli in ambito sanitario<br />

sono stati per lo più effettuati<br />

in seguito al fatto che i Paesi<br />

del Terzo Mondo dovevano far<br />

fronte al debito estero, che ha<br />

messo in una posizione <strong>di</strong> seria <strong>di</strong>fficoltà<br />

in particolare l’Africa.<br />

Accanto a simili problematiche si<br />

pone anche un ulteriore aggra-<br />

vante: la continua crescita demografica<br />

a cui sono sottoposti gli<br />

abitanti <strong>di</strong> questo continente. Dal<br />

1900 ad oggi, infatti, la popolazione<br />

dell’Africa è quasi quintuplicata.<br />

In tutta la Terra sono sicuramente<br />

presenti altri territori<br />

sconvolti dal boom demografico<br />

del quale sono state oggetto, quali,<br />

ad esempio, l’Asia e l’America<br />

Latina; questi ultimi però non registrano<br />

percentuali paragonabili <strong>di</strong><br />

crescita demografica, tanto allarmanti<br />

quanto i dati statistici africani.<br />

Ad accelerare il ritmo della<br />

mortalità è comparsa intorno agli<br />

anni ‘80 del’900 la sindrome da<br />

immunodeficienza acquisita,<br />

meglio nota con la denominazione<br />

<strong>di</strong> AIDS. Questo morbo è stato<br />

ad<strong>di</strong>rittura identificato con la<br />

“peste del Duemila”, e l’unica soluzione<br />

per poterla sconfiggere è<br />

stata considerata esclusivamente<br />

un’accorta prevenzione. La sensibilizzazione<br />

verso tale malattia è<br />

stata insistentemente promossa<br />

dai mass-me<strong>di</strong>a nei Paesi occidentali.<br />

In Africa però, come si<br />

può ben capire, ben pochi hanno<br />

la possibilità <strong>di</strong> possedere un televisore<br />

o anche solo <strong>di</strong> avere una<br />

ra<strong>di</strong>o, soprattutto se si parla <strong>di</strong><br />

persone che vivono in aree rurali<br />

o periferiche piuttosto che in centri<br />

urbani. La sindrome da immunodeficienza<br />

acquisita, un tempo<br />

etichettata come malattia fatale, si<br />

è trasformata negli ultimi anni,<br />

secondo un e<strong>di</strong>toriale uscito sul<br />

New England Journal of Me<strong>di</strong>cine,<br />

in una malattia infettiva curabile. I<br />

successi della me<strong>di</strong>cina, però,<br />

appartengono ai Paesi industrializzati<br />

e sono un privilegio <strong>di</strong> pochi:<br />

basta rivolgere lo sguardo all’Africa<br />

per ricavarne un quadro totalmente<br />

<strong>di</strong>fferente. L’inizio della storia<br />

dell’AIDS risale probabilmente<br />

agli anni Trenta proprio nel continente<br />

africano. Solo dopo circa<br />

cinquant’anni s’iniziò a considerare<br />

l’infezione come un pericolo per la<br />

salute generale. Da allora si sono<br />

contati cinquanta milioni <strong>di</strong> persone<br />

che hanno contratto il virus:<br />

in Africa muoiono per AIDS più <strong>di</strong><br />

cinquemila persone ogni giorno, e<br />

le previsioni fanno salire questo<br />

numero a tre<strong>di</strong>cimila. I primi a farne<br />

le spese sono stati gli abitanti<br />

dell’Africa centrale, mentre secondo<br />

gli ultimi dati la parte del continente<br />

più colpita è ora quella<br />

meri<strong>di</strong>onale. Nell’Africa subsahariana,<br />

dove vive circa il 10% della<br />

popolazione mon<strong>di</strong>ale, si trova il<br />

70% dei sieropositivi o dei malati<br />

<strong>di</strong> AIDS: ogni minuto sono contagiate<br />

<strong>di</strong>eci persone, ogni giorno<br />

do<strong>di</strong>cimila. Il Sudafrica detiene il<br />

triste primato della velocità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione<br />

del virus, con millecinquecento<br />

persone infettate ogni<br />

giorno. La terapia dell’AIDS, che<br />

richiede una combinazione <strong>di</strong> farmaci,<br />

controlli della carica virale,<br />

nonché monitoraggi attenti e continui,<br />

trova un ostacolo ulteriore<br />

nella mancanza <strong>di</strong> un’organizzazione<br />

adeguata del sistema sanitario<br />

locale, altro punto da sanare,<br />

per il quale, ovviamente,<br />

occorrono, ancora una volta,<br />

<strong>di</strong>sponibilità economiche.<br />

Secondo uno stu<strong>di</strong>o dell’UNICEF<br />

solo negli anni Novanta l’AIDS ha<br />

ucciso le mamme <strong>di</strong> 5,5 milioni <strong>di</strong><br />

bambini al <strong>di</strong> sotto dei quin<strong>di</strong>ci<br />

anni, nel 2000 gli orfani africani <strong>di</strong><br />

madre o <strong>di</strong> entrambi i genitori<br />

sono stati circa 10,4 milioni, una<br />

cifra che copre il 90% <strong>di</strong> tutti quelli<br />

resi tali dal virus. È da ricordare,<br />

però, che in alcuni Stati africani si<br />

sono riscontrati miglioramenti o<br />

sono stati compiuti dei significativi<br />

progressi. Ad esempio, il<br />

Senegal ha portato la percentuale<br />

<strong>di</strong> infettati sotto il 2% e l’Uganda,<br />

da cui si è verosimilmente originata<br />

l’epidemia <strong>di</strong> AIDS in Africa ha<br />

potuto, in cinque anni, ridurre del<br />

200% il numero <strong>di</strong> ragazze colpite<br />

dal virus, del 30% il tasso <strong>di</strong> infezione<br />

delle donne incinte e del 5%<br />

il numero <strong>di</strong> adulti contagiati fra il<br />

1996 ed il 1997. La popolazione<br />

africana è sempre più composta<br />

da bambini ed anziani; la vita<br />

me<strong>di</strong>a, che dall’inizio degli anni<br />

Cinquanta all’inizio degli anni<br />

Novanta era passata da 44 a 59<br />

anni, è ora nuovamente crollata a<br />

45 anni. Purtroppo la situazione si<br />

mantiene costantemente complessa<br />

e non è possibile sbloccarla:<br />

mancano i lavoratori, e ciò<br />

va a stravolgere l’economia <strong>di</strong><br />

Paesi già <strong>di</strong> per sé poveri, in cui<br />

la povertà è un ostacolo alla prevenzione,<br />

alla <strong>di</strong>agnosi ed al trattamento<br />

sanitario dell’ AIDS che<br />

prevede costosi farmaci. Nei Paesi<br />

africani non è scontata la possibilità<br />

<strong>di</strong> una terapia preventiva adeguata<br />

durante la gravidanza ed il<br />

parto. La questione dell’allattamento<br />

poi presenta <strong>di</strong>fferenti implicazioni.<br />

Nei Paesi industrializzati<br />

l’alimentazione artificiale evita la<br />

possibilità <strong>di</strong> trasmissione del virus<br />

attraverso l’allattamento materno.<br />

In territori come l’Africa è fondamentale<br />

una valutazione locale<br />

mirata delle con<strong>di</strong>zioni esistenti,<br />

del tipo <strong>di</strong> allattamento consigliabile<br />

nei <strong>di</strong>versi casi (in base anche<br />

alle terapie preventive <strong>di</strong>sponibili),<br />

della durata e dell’epoca migliore<br />

per lo svezzamento. Secondo<br />

l’Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale della<br />

Sanità in Africa il virus ha contagiato<br />

approssimativamente trentaquattro<br />

milioni <strong>di</strong> persone. In ben<br />

un<strong>di</strong>ci milioni e mezzo sono già<br />

morte. Chi rimane o è già ammalato<br />

o ignora la propria con<strong>di</strong>zione.<br />

Diversamente dagli altri Paesi,<br />

la <strong>di</strong>ffusione della malattia avviene<br />

soprattutto per via eterosessuale<br />

e tra madre e neonato, ma<br />

in Africa – secondo quanto affermato<br />

da Peter Piot, Direttore esecutivo<br />

dello specifico settore<br />

dell’Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale della<br />

Sanità – solo l’1% circa delle persone<br />

sieropositive è consapevole<br />

<strong>di</strong> esserlo. Cinque gran<strong>di</strong> compagnie<br />

farmaceutiche hanno <strong>di</strong>chiarato,<br />

a metà maggio, la loro <strong>di</strong>sponibilità<br />

a ridurre drasticamente (si<br />

parla del 70-80%) il costo dei farmaci<br />

contro l’AIDS per il continente<br />

africano, flagellato e messo<br />

in ginocchio dalla malattia. Gli Stati<br />

Uniti non hanno interferito nella<br />

decisione eventuale <strong>di</strong> Paesi africani<br />

<strong>di</strong> produrre in proprio e fuori<br />

brevetto i farmaci anti-AIDS. Gli<br />

aiuti economici e la maggiore<br />

<strong>di</strong>sponibilità da parte delle multinazionali<br />

farmaceutiche, però, non<br />

possono risolvere a pieno la rilevante<br />

problematica. La soluzione,<br />

infatti, deve venire dall’Africa stessa,<br />

da una presa <strong>di</strong> coscienza delle<br />

Autorità politiche e religiose, da<br />

una politica sanitaria che agisca su<br />

tutti i fronti, non miri alla <strong>di</strong>scriminazione<br />

del malato e tenda a non<br />

fargli nascondere la sua con<strong>di</strong>zione.<br />

Con uno dei computer più<br />

potenti del mondo alcuni ricercatori<br />

del Los Alamos National<br />

Laboratory, nel New Mexico,<br />

hanno stu<strong>di</strong>ato una base dati completa<br />

delle sequenze genetiche<br />

delle varianti dell’HIV-1. A partire<br />

da centosessanta <strong>di</strong> esse, l’applicazione<br />

<strong>di</strong> modelli matematici per<br />

lo stu<strong>di</strong>o dell’evoluzione a livello<br />

molecolare ha permesso <strong>di</strong> risalire<br />

al periodo storico in cui queste<br />

hanno avuto origine: sembra infatti<br />

che la <strong>di</strong>versificazione da un<br />

virus comune avvenga in particolari<br />

con<strong>di</strong>zioni, quali la trasmissione<br />

dell’infezione a un nuovo<br />

ospite. Secondo i calcoli dei ricercatori<br />

la comparsa del virus sarebbe<br />

da situare tra il 1910 ed il 1950,<br />

con tutta probabilità intorno al<br />

1930. La nuova data proposta<br />

mette in dubbio la controversa<br />

ipotesi secondo la quale l’inizio<br />

della <strong>di</strong>ffusione dell’AIDS sarebbe<br />

da connettere con l’utilizzo, in<br />

Africa, <strong>di</strong> lotti contaminati <strong>di</strong> vaccino<br />

orale contro la poliomielite<br />

fra il 1957 ed il 1959.<br />

Angela Anconetani Lioveri, V D L.C.<br />

9<br />

<strong>2007</strong>


10<br />

<strong>2007</strong><br />

Una delle nuove esperienze<br />

della scuola<br />

superiore è stato<br />

l’incontro con il dottor Luca<br />

Butini per il Progetto <strong>di</strong><br />

Educazione alla Salute -<br />

Prevenzione A.I.D.S.<br />

A noi alunni delle classi<br />

prime è stato precedentemente<br />

proposto un questionario<br />

che aveva lo scopo <strong>di</strong><br />

saggiare le nostre conoscenze<br />

sull’ argomento.<br />

Sulla base dei risultati delle<br />

risposte, il dottor Butini<br />

quin<strong>di</strong>, ha impostato la propria<br />

lezione in modo che<br />

potesse colmare le nostre<br />

lacune o comunque far luce<br />

sui nostri dubbi.<br />

Si sono quin<strong>di</strong> riunite le classi<br />

interessate al progetto.<br />

Il dottor Butini ci ha chiarito<br />

lo scopo del suo intervento,<br />

cioè aiutare i ragazzi<br />

della nostra fascia d’ età,<br />

a prendere conoscenza <strong>di</strong><br />

questo problema e, quin<strong>di</strong>,<br />

ad avere comportamenti<br />

adeguati nella vita <strong>di</strong> tutti i<br />

giorni. Ha proseguito la sua<br />

lezione, aiutandosi con le<br />

immagini e illustrandoci, in<br />

modo scientifico, quello che<br />

è la malattia dell’A.I.D.S.<br />

Nonostante la complessità<br />

<strong>di</strong> alcuni termini usati in<br />

me<strong>di</strong>cina, il dottore è riuscito<br />

a spiegarli con parole<br />

più comuni e a renderceli<br />

più comprensibili. La parte,<br />

forse, più produttiva e utile<br />

è stata il momento in cui ,<br />

rivolgendosi a noi, portava<br />

degli esempi <strong>di</strong> situazioni<br />

che potevano essersi verificate<br />

o comunque che potevano<br />

capitarci nella vita quoti<strong>di</strong>ana.<br />

Così facendo, ci ha<br />

reso molto interessati e<br />

attenti alle sue parole e alle<br />

sue spiegazioni.<br />

Arrivati dunque alla fine<br />

della lezione programmata,<br />

il dottor Butini si è detto<br />

<strong>di</strong>sponibile a rispondere ad<br />

eventuali domande per chiarire<br />

i dubbi rimasti.<br />

TI AMO DA… VIVERE<br />

Inizialmente c’era una certa<br />

esitazione da parte nostra:<br />

era <strong>di</strong>fficile parlare <strong>di</strong> certi<br />

argomenti!<br />

Poi però il dottore ci ha incoraggiati<br />

ad interagire e a<br />

cogliere quell’occasione e<br />

sfruttarla: infatti non ci sono<br />

molte possibilità <strong>di</strong> avere a<br />

<strong>di</strong>sposizione una persona con<br />

tale preparazione sull’argomento,<br />

<strong>di</strong>sposta a capire le<br />

nostre richieste e in grado <strong>di</strong><br />

darci risposte utili e corrette.<br />

Abbiamo quin<strong>di</strong> cominciato<br />

a parlare, riuscendo ad<br />

esprimere dubbi ed incertezze<br />

anche su questioni che<br />

potevano, in un qualche<br />

modo, imbarazzarci.<br />

Il dottore ci ha fornito risposte<br />

molto chiare e, allo stesso<br />

tempo, precise e <strong>di</strong>rette,<br />

<strong>di</strong>rei molto adatte alla nostra<br />

età, come quando ha spiegato<br />

lo slogan dell’ANLAIDS<br />

“Ti Amo da… vivere” che<br />

molti <strong>di</strong> noi non avevano<br />

compreso!<br />

Ha reso, così, facile e comprensibile<br />

un argomento<br />

importante e delicato, <strong>di</strong> cui<br />

ci ha permesso <strong>di</strong> avere una<br />

conoscenza molto puntuale.<br />

Secondo la maggioranza degli<br />

studenti partecipanti al<br />

Progetto, quest’intervento è<br />

stato a <strong>di</strong>r poco utilissimo,<br />

efficace e una valida proposta<br />

anche per gli anni a venire.<br />

Quest’esperienza ci ha interessato<br />

e coinvolto, in quanto<br />

trattava <strong>di</strong> un tema attualissimo<br />

e molto sentito,<br />

specialmente tra i più giovani,<br />

<strong>di</strong> cui è importante<br />

sapere il più possibile.<br />

Dunque un grazie al <strong>di</strong>sponibile<br />

e preparatissimo dottor<br />

Butini, che è sicuramente<br />

riuscito nell’obiettivo <strong>di</strong><br />

conoscenza-prevenzione<br />

dell’A.I.D.S e alla scuola che<br />

ci ha offerto questa importante<br />

opportunità.<br />

Jenny Galli, II E L.S.P.P.


Cos’è davvero la poesia?<br />

Lo so, lo so,<br />

potrebbe apparentemente<br />

sembrare una domanda<br />

un po’ marzulliana, ma in<br />

realtà provate un momento a<br />

soffermarvi sul vero significato<br />

<strong>di</strong> questa parola.<br />

Noi, la classe VA, abbiamo cercato<br />

<strong>di</strong> farlo durante l’incontro<br />

con la poetessa Maria Rita<br />

Sampaolesi, la quale ci ha guidato<br />

in un percorso, volto ad<br />

approfon<strong>di</strong>re questa tematica,<br />

coa<strong>di</strong>uvati dalla prof.ssa Valeria<br />

Fava.<br />

A scuola siamo soliti affrontare<br />

lo stu<strong>di</strong>o della poesia, ma,<br />

in questa occasione, ci siamo<br />

riproposti <strong>di</strong> farlo in una<br />

maniera del tutto nuova, nell’arco<br />

<strong>di</strong> tre incontri.<br />

Dapprima ci siamo immersi<br />

nell’approfon<strong>di</strong>mento della<br />

ricerca lessicale, da eseguire<br />

per un componimento.<br />

Lasciati alle spalle i soliti cliché<br />

e luoghi comuni, ci siamo<br />

soffermati a riflettere in merito<br />

alla lingua italiana ed all’uso<br />

che ne facciamo nel quoti<strong>di</strong>ano.<br />

È emerso che troppo<br />

spesso compaiono nei nostri<br />

<strong>di</strong>scorsi vari intercalari (<strong>di</strong>ciamo,<br />

comunque, praticamente,<br />

cioè…). “Cioè, in pratica ripetiamo<br />

sempre le stesse parole,<br />

<strong>di</strong>ciamo, e la conseguenza è<br />

quella <strong>di</strong>, appunto, perdere<br />

una viva proprietà <strong>di</strong> linguaggio<br />

e spogliare l’italiano della<br />

sua ricchezza”. Come è accaduto<br />

in questa frase. Il messaggio<br />

stesso risulta meno<br />

<strong>di</strong>retto ed efficace, non sortendo<br />

magari l’effetto desiderato.<br />

Questo si verifica nel linguaggio<br />

comune, ma, in<br />

maniera particolare, in poesia,<br />

dove la scelta delle parole deve<br />

Che cos’è la poesia<br />

essere molto accurata: l’obiettivo<br />

è creare con un linguaggio<br />

carico <strong>di</strong> senso un’atmosfera,<br />

un pensiero,<br />

un’emozione.<br />

Abbiamo pertanto sintetizzato<br />

i punti chiave nell’ambito<br />

poetico: “la parola innamorata”<br />

perché esistono termini particolarmente<br />

vicini alla nostra<br />

sfera emotiva, “l’imperialismo<br />

del significante” in quanto un<br />

ruolo fondamentale viene oggi<br />

assunto, purtroppo, solo dal<br />

piano del significante, per cui<br />

“non parliamo parole, siamo<br />

parlati dalle parole”.<br />

Dobbiamo ricercare, invece,<br />

un linguaggio in cui chi ci<br />

legga possa leggersi, possa, cioè,<br />

in<strong>di</strong>viduare nelle parole dell’altro<br />

il proprio personale percorso,<br />

il proprio sentire.<br />

Nel secondo incontro, invece,<br />

ci siamo occupati dell’analisi<br />

testuale, comparando due poesie:<br />

la prima <strong>di</strong> Ungaretti e l’altra<br />

<strong>di</strong> Neruda.<br />

La poesia all’interno dell’esistenza<br />

dei due autori costituiva<br />

il tema portante delle opere,<br />

sviluppato però in maniere <strong>di</strong>ametralmente<br />

opposte. Infine,<br />

nel terzo incontro abbiamo<br />

concluso questa attività, scindendo<br />

tra le parole “pesanti” e<br />

“leggere”. Le prime descrivono<br />

in modo preciso il soggetto<br />

del componimento; mentre<br />

le altre sono più evanescenti,<br />

sfruttando il potere evocativo.<br />

Neruda si avvale prettamente<br />

<strong>di</strong> queste ultime; mentre<br />

Ungaretti pre<strong>di</strong>lige uno stile<br />

più scarno sul piano delle figure,<br />

ma ricco <strong>di</strong> vocaboli “pesanti”.<br />

Si è in tal modo conclusa<br />

questa esperienza al fianco <strong>di</strong><br />

una personalità indubbiamente<br />

molto preparata; ma<br />

non si può però <strong>di</strong>re finito il<br />

nostro contatto con il mondo<br />

della poesia. Il più grande insegnamento<br />

della signora<br />

Sampaolesi resta quin<strong>di</strong> la<br />

volontà <strong>di</strong> farci amare questa<br />

forma d’arte, che altrimenti<br />

resterebbe soltanto una delle<br />

tante <strong>di</strong>scipline scolastiche, che<br />

ci viene imposto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are.<br />

Invece la poesia è parola <strong>di</strong><br />

vita, ed appare essenziale, ogni<br />

giorno <strong>di</strong> più, riscoprirne la<br />

magia ed il potere riflessivo,<br />

per riuscire a vivere con maggiore<br />

consapevolezza.<br />

In un mondo sempre più frenetico,<br />

si può nutrire il bisogno<br />

<strong>di</strong> momenti in cui de<strong>di</strong>carsi<br />

alla riflessione, <strong>di</strong> ascoltare<br />

soltanto la propria voce.<br />

È stata appunto questa la motivazione<br />

che ha spinto la poetessa<br />

ad intraprendere la sua<br />

professione. Infatti, superato<br />

l’impatto iniziale, (siamo rimasti<br />

stupiti <strong>di</strong> fronte ad una<br />

donna così elegante e <strong>di</strong> classe…<br />

dove è finito il mito dei<br />

poeti maledetti?!) è stata in<br />

grado <strong>di</strong> entrare in contatto<br />

con noi. Era impossibile non<br />

scorgere in lei una luce particolare.<br />

Una presenza davvero<br />

illuminante.<br />

Mi è parsa una donna con un<br />

trascorso importante alle spalle,<br />

sempre capace, però, <strong>di</strong><br />

guardare al mondo con occhi<br />

nuovi. Credo che il suo<br />

profondo amore per la poesia<br />

la inducesse a con<strong>di</strong>videre questo<br />

suo interesse con noi.<br />

Ci ha invitati a riflettere senza<br />

imposizioni, semplicemente ci<br />

ha permesso <strong>di</strong> spaziare, proprio<br />

perché la poesia ci concede<br />

la libertà <strong>di</strong> esprimere la nostra<br />

anima.<br />

Ciò che più mi ha colpito in<br />

lei è stata la presa <strong>di</strong> coscienza<br />

del fatto che non si è sempre<br />

pronti ad esternare le proprie<br />

emozioni e si nutre spesso<br />

la necessità <strong>di</strong> darci del tempo<br />

per maturare. In fondo, ognuno<br />

scrive per sé, ma ad un certo<br />

punto si può manifestare anche<br />

una volontà, l’esigenza <strong>di</strong> prendere<br />

i propri scritti dal cassetto<br />

e con<strong>di</strong>viderli con gli altri,<br />

senza alcuna costrizione, in<br />

assoluta libertà, soltanto perché<br />

si è maturi e pronti per<br />

farlo. D’altro canto, coloro che<br />

esercitano questa arte sono<br />

strumenti dei propri sentimenti<br />

e non possono fare altro<br />

che seguire questo loro istinto.<br />

Per concludere vorrei anche<br />

precisare che dare una definizione<br />

<strong>di</strong> poesia è molto complesso,<br />

proprio perché, come<br />

molte altre <strong>di</strong>scipline artistiche,<br />

non si esplica su un piano<br />

che può essere considerato soggettivo.<br />

Potremmo, però, guardare alla<br />

poesia con un respiro più<br />

ampio: a mio giu<strong>di</strong>zio si tratta<br />

<strong>di</strong> una forma d’espressione<br />

trasversale, con la quale si può<br />

intendere un qualunque mezzo<br />

in grado <strong>di</strong> scaturire emozioni<br />

profonde. Quando leggendo<br />

nutriamo questa sensazione<br />

<strong>di</strong> vuoto colmato nel<br />

profondo, questa certezza <strong>di</strong><br />

non essere i soli a sentire il<br />

peso <strong>di</strong> un messaggio: allora<br />

abbiamo le netta sensazione<br />

<strong>di</strong> trovarci <strong>di</strong> fronte allo scritto<br />

<strong>di</strong> un poeta.<br />

Pertanto vorrei porgere a tutti<br />

l’invito delle poetessa ad esprimere<br />

le proprie emozioni,<br />

attraverso vari meto<strong>di</strong> espressivi.<br />

La poesia ne è un esempio!<br />

Laura D’Ascanio, VA<br />

11<br />

<strong>2007</strong>


12<br />

<strong>2007</strong><br />

Giunto ormai alla terza e<strong>di</strong>zione,<br />

anche quest’anno il concorso<br />

letterario “Le penne<br />

dell’<strong>Ippogrifo</strong>” ha visto cimentarsi<br />

i nostri studenti con la <strong>di</strong>fficile<br />

arte della scrittura. Il tema<br />

intorno a cui i giovani talenti<br />

dovevano esercitare la loro<br />

creatività era “In viaggio: itinerari<br />

d’altrove”. E, a meritare<br />

la palma della vittoria per il<br />

<strong>2007</strong>, è stato il racconto “Il<br />

domani non è che il viaggio <strong>di</strong><br />

ieri” <strong>di</strong> Mark Bakkum, della I C<br />

del Liceo Classico, che verrà<br />

premiato con un buono <strong>di</strong> 100<br />

euro per l’acquisto <strong>di</strong> materiale<br />

scolastico offerto dalla MATT<br />

- OFFICE 1 SUPERSTORE <strong>di</strong><br />

<strong>Jesi</strong>. Seconda si è classificata<br />

Alessia Balducci, della V B del<br />

Liceo Classico, con il racconto<br />

“Viaggio altrove”, aggiu<strong>di</strong>candosi<br />

un buono dello stesso tipo<br />

per l’importo <strong>di</strong> 60 euro, e terza<br />

Cora Ceccarelli, della II E del<br />

Liceo Socio-psico-pedagogico<br />

con il racconto “Fragile”, che<br />

ha vinto un buono <strong>di</strong> 40 euro.<br />

Pubblichiamo qui il racconto<br />

la cui vittoria è stata decretata<br />

dal verdetto <strong>di</strong> una giuria composta<br />

da docenti e studenti dei<br />

due licei.<br />

Il domani non è<br />

che il viaggio <strong>di</strong> ieri<br />

Era felice quel giorno, felice<br />

come non mai, il cielo limpido<br />

con qualche piccola nuvola<br />

bianca che correva veloce, quel<br />

vento fresco che gli accarezzava<br />

i capelli, il sole ra<strong>di</strong>oso che<br />

quasi irreale si stagliava nel<br />

cielo, grande e luminoso, le<br />

cime bianche che sfidavano il<br />

cielo che come Icaro non avrebbero<br />

mai raggiunto.<br />

Si sedette per terra emozionato,<br />

meravigliato e chiese:<br />

“Perché una cosa così bella è<br />

così <strong>di</strong>fficile da raggiungere?”<br />

Ridendo gli si avvicinò, si sedette<br />

vicino a lui e gli rispose quasi<br />

sussurrando: “Ve<strong>di</strong>, il bello <strong>di</strong><br />

una cosa non è solo in se stessa<br />

, ma nel desiderio che una<br />

persona prova per questa.<br />

Se per esempio quello che tu<br />

ve<strong>di</strong> ora fosse comune nessuno<br />

si fermerebbe a osservarlo<br />

meravigliato, anche lo smeraldo<br />

non è nient’altro che una<br />

pietra, ma è rara e <strong>di</strong>fficile da<br />

Le penne dell’<strong>Ippogrifo</strong><br />

trovare”.<br />

Non gli piacevano queste risposte<br />

serie e noiose, non le sopportava<br />

e, lasciandolo parlare<br />

invano, si mise a osservare un<br />

piccolo fiore che faticosamente<br />

emergeva tra i sassi. Era proprio<br />

bello.<br />

Faticosamente ricordava questo<br />

evento, sinceramente non<br />

capiva nemmeno perché ci stesse<br />

pensando. Ormai tutto era<br />

<strong>di</strong>verso, non era più giovane<br />

come allora, non si inerpicava<br />

sulle montagne, non si <strong>di</strong>vertiva<br />

più d’estate ad andare a fare<br />

il bagno al mare, non correva<br />

più <strong>di</strong>etro al suo cane.<br />

Era un uomo quasi anziano,<br />

seduto su una poltrona rossa<br />

imbottita in un salotto <strong>di</strong> una<br />

casa <strong>di</strong> città davanti a una stufa<br />

a legna scoppiettante che emanava<br />

un dolce calore e, come<br />

un personaggio <strong>di</strong> un film, ricordava<br />

con nostalgia il passato.<br />

Tuttavia non riusciva a non pensare<br />

a quello che era <strong>di</strong>ventato,<br />

a quello che avrebbe voluto<br />

essere, si chiedeva se i suoi<br />

sogni che lo avevano accompagnato<br />

per quasi tutta una vita<br />

si erano almeno in parte realizzati;<br />

se almeno uno <strong>di</strong> quei<br />

tesori, che ognuno ha dentro<br />

come una stella nel cielo notturno<br />

e che guida sempre la<br />

rotta anche nella tempesta, fosse<br />

stato trovato.<br />

Si chiedeva se dopo un così<br />

lungo viaggio la sua strada fosse<br />

stata quella giusta. Aveva molte<br />

volte sbagliato percorso, questa<br />

era la sua unica certezza, ma<br />

alla fine era riuscito a imboccare<br />

la giusta via?<br />

Si era domandato già molte<br />

volte se alla fine ci fosse stato<br />

un senso in quello che aveva<br />

fatto e in quello che era <strong>di</strong>ventato,<br />

ma questa era la prima<br />

volta che ci pensava così a<br />

lungo.<br />

Ricordava la sua giovinezza,<br />

quando tutto era ancora da decidere<br />

e i suoi sogni sembravano<br />

tutti realizzabili e vicini, pensava<br />

affascinato alla prima volta che<br />

gli avevano regalato un fumetto<br />

illustrato in cui erano raffigurati<br />

posti esotici e lontani e<br />

aveva deciso che da grande li<br />

avrebbe visitati tutti.<br />

Questi pensieri gli calarono un<br />

velo <strong>di</strong> tristezza addosso, si sentiva<br />

vecchio e stanco, aveva<br />

perso quella voglia <strong>di</strong> novità<br />

che lo spingeva costantemente<br />

in tutto, sia nelle avversità che<br />

nei momenti favorevoli.<br />

Andò in soffitta più tar<strong>di</strong> per<br />

cercare tra quegli oggetti ormai<br />

inutili, ma che però lo avevano<br />

accompagnato per tutta una<br />

vita, una piccola scatola verde<br />

con i bor<strong>di</strong> dorati che sua nonna<br />

gli aveva cucito molto tempo<br />

fa come regalo <strong>di</strong> compleanno.<br />

Faticosamente la ritrovò tra gli<br />

scatoloni stracolmi <strong>di</strong> cianfrusaglie,<br />

era tutta coperta <strong>di</strong> polvere.<br />

Si sedette su una cassapanca<br />

antica che cigolò sotto il<br />

suo peso, e, dopo aver levato la<br />

patina <strong>di</strong> polvere con un soffio<br />

deciso, la aprì con cautela.<br />

Dentro quella scatola aveva<br />

messo molti ricor<strong>di</strong> della sua<br />

vita, cose <strong>di</strong> nessun valore, ma<br />

che per lui soltanto significavano<br />

un’esistenza intera. Tra molte<br />

foto e qualche piccolo giocattolo<br />

<strong>di</strong> legno scorse un libricino<br />

dall’aria malconcia sul<br />

fondo, lo riconobbe subito. Lo<br />

aprì e vampate <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> si alzarono:<br />

quel desiderio <strong>di</strong> avventura,<br />

quei <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> paesaggi<br />

esotici e affascinanti, quel personaggio<br />

senza patria e scopo<br />

ma realizzato, un Ulisse senza<br />

la sua Itaca , un supereroe interiore,<br />

tutte cose che lui aveva<br />

sognato ardentemente <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />

per una buona parte della<br />

sua vita ma che ora, se ne rendeva<br />

conto, desiderava ancora.<br />

“All’orizzonte <strong>di</strong> quell’oceano<br />

ci sarebbe sempre stata un’altra<br />

isola per riposarsi durante un<br />

tifone, o per riposare e amare.<br />

Quell’ orizzonte sarebbe stato<br />

sempre lì, un invito ad andare.”<br />

Hugo Pratt<br />

Si stava facendo tar<strong>di</strong>, senza<br />

che se ne fosse accorto il tempo<br />

era scivolato via come sabbia al<br />

vento. La sera con tutte le sue<br />

stelle era arrivata, la luna gli<br />

parve più luminosa che mai, la<br />

luce che emanava illuminava<br />

la finestrella della stanza.<br />

Si affacciò e ridendo pensò tra<br />

sé che dopotutto anche nel<br />

pieno della notte e con lo smog<br />

citta<strong>di</strong>no si vedevano sempre<br />

le stelle.<br />

La mattina successiva lo svegliò<br />

il camion della nettezza urbana<br />

che come ogni settimana<br />

veniva a svuotare i cassonetti,<br />

tuttavia non si arrabbiò come<br />

dopotutto faceva settimanalmente:<br />

quella era stata infatti<br />

una delle poche notti in cui era<br />

riuscito a dormire bene, e inoltre<br />

oggi era il suo giorno libero<br />

e poteva starsene a casa a correggere<br />

tranquillamente tutte<br />

quelle verifiche che il giorno<br />

successivo, per la felicità dei<br />

suoi ragazzi, avrebbe riportato<br />

a scuola.<br />

Però, mentre era impegnato nel<br />

suo lavoro, si ricordò <strong>di</strong> quando<br />

lui andava a scuola.<br />

Non era mai stato molto bravo,<br />

sì, era uno studente che se ne<br />

stava sulle sue con dei voti<br />

<strong>di</strong>screti tuttavia non vedeva nella<br />

scuola il suo futuro. Si immaginava<br />

come un grande generale,<br />

un grande giocatore <strong>di</strong> pallone<br />

o un avventuriero o un grande<br />

scienziato. Già, pensò, che strani<br />

scherzi che fa la vita, chi<br />

avrebbe mai detto che avrei finito<br />

per essere un comune insegnante<br />

dopo aver per tutta la<br />

vita inseguito sogni <strong>di</strong> un grande<br />

futuro. Questo pensiero tuttavia<br />

non gli mise tristezza ma<br />

anzi lo fece sorridere: quante<br />

follie aveva commesso in gioventù<br />

per inseguire quei sogni.<br />

Si ricordava quasi sbellicandosi<br />

dalle risate dei suoi tentativi<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are libri <strong>di</strong> fisica per<br />

<strong>di</strong>ventare un grande scienziato<br />

senza però capir nulla, <strong>di</strong> quando,<br />

durante una vacanza con i<br />

genitori in Marocco, si era allontanato<br />

dal gruppo d’escursione<br />

per andare a caccia <strong>di</strong> un leone<br />

che dopo aver domato avrebbe<br />

dovuto addomesticare e tenere<br />

con sé in casa, ed aveva avuto<br />

come risultato quello <strong>di</strong> addormentarsi<br />

sotto un dattero.<br />

Quanti ricor<strong>di</strong> aveva e quante<br />

cose aveva visto nella sua vita<br />

così relativamente breve, quante<br />

risate si era fatto e quanto era<br />

stato felice: si ricordava dei suoi<br />

viaggi in cerca <strong>di</strong> quei posti affascinanti<br />

del Pacifico, quando<br />

pregava i pescatori <strong>di</strong> quelle<br />

piccole isole in un ri<strong>di</strong>colo<br />

inglese <strong>di</strong> raccontargli le leggende<br />

e le storie <strong>di</strong> qui luoghi<br />

misteriosi, <strong>di</strong> quel viaggio in


Oceania in cui aveva ammirato<br />

i canguri e i koala e <strong>di</strong> quando<br />

emozionato in televisione<br />

aveva visto il primo uomo andare<br />

sulla luna.<br />

Come il giorno precedente,<br />

perse la cognizione del tempo<br />

e l’unica cosa che lo riportò alla<br />

realtà e lo costrinse ad abbandonare<br />

i suoi ricor<strong>di</strong> fu il fatto<br />

che l’ora <strong>di</strong> pranzo si avvicinava.<br />

Si alzò dalla poltrona e si <strong>di</strong>resse<br />

in cucina, aprendo il frigo<br />

capì che nel pomeriggio avrebbe<br />

dovuto andare a far la spesa<br />

se non avesse voluto morire <strong>di</strong><br />

fame. Tirò fuori dal suo frigo<br />

color panna quel poco che c’era<br />

e mangiò <strong>di</strong> gusto, tutto quel<br />

ricordare lo aveva affamato<br />

molto.<br />

Dopo che da bravo uomo <strong>di</strong><br />

casa aveva sparecchiato e aveva<br />

lavato i pochi piatti che aveva<br />

usato, si accasciò sulla poltrona.<br />

Avrebbe avuto voglia <strong>di</strong> giocare<br />

a dama come faceva con suo<br />

padre dopo pranzo. Non era<br />

mai riuscito a batterlo: era negato,<br />

lo ammetteva, e perdeva in<br />

continuazione, ma si <strong>di</strong>vertiva<br />

comunque moltissimo. Gli piaceva<br />

stare con suo padre, si sentiva<br />

al sicuro con lui e gli piaceva<br />

moltissimo quando con la<br />

pipa riusciva a fare i cerchietti<br />

<strong>di</strong> fumo; se lo ricordava benissimo<br />

con quei pantaloni marrone<br />

chiaro, e quella camicia<br />

bianca con la cravatta nera.<br />

Nonostante fosse passato molto<br />

tempo dalla sua morte gli occhi<br />

si inumi<strong>di</strong>rono e gli sfuggì una<br />

lacrima che non sarebbe stata<br />

l’unica, ma si ricordava bene<br />

le ultime parole che gli aveva<br />

detto: “Non piangere figliolo<br />

perché sappi che me ne vado<br />

felice, non ho rimorsi e se potessi<br />

rinascere rifarei tutto quello<br />

che ho fatto. Non voglio vederti<br />

triste, sii felice in vita come lo<br />

sono stato io”.<br />

Subito pensò alle tante belle<br />

cose che aveva fatto con lui e<br />

la tristezza si allontanò; la felicità<br />

che aveva provato vivendo<br />

con lui e con sua madre sarebbe<br />

stata sempre con lui.<br />

“Non piangere perché qualcosa<br />

è finito, sorri<strong>di</strong> perché è accaduta”<br />

Gabriel Garcia Marquez<br />

Dopo questi pensieri si preparò<br />

per fare la spesa, si tolse le ciabatte,<br />

si mise i suoi pantaloni<br />

migliori, la camicia bianca, il<br />

cappotto nero e le sue scarpe <strong>di</strong><br />

cuoio regalo del nipote, prese<br />

il portafoglio e le chiavi <strong>di</strong> casa<br />

e, dopo essersi assicurato <strong>di</strong><br />

aver spento tutte le luci, uscì.<br />

L’aria della città era come sempre<br />

densa <strong>di</strong> smog, che in quel<br />

periodo invernale aveva ad<strong>di</strong>rittura<br />

ingrigito la neve che era<br />

caduta pochi giorni prima. Ai<br />

suoi tempi, ricordava, questo<br />

non accadeva.<br />

Decise che sarebbe andato a<br />

far la spesa a pie<strong>di</strong> non solo per<br />

un’ispirazione ambientalista,<br />

ma anche per il fatto che c’era<br />

un tale traffico che alla fine il<br />

tempo che avrebbe impiegato<br />

sarebbe stato lo stesso.<br />

Incamminandosi fu colto però<br />

dalla voglia improvvisa <strong>di</strong> passare<br />

per il suo quartiere natale:<br />

dopotutto a cena sarebbero<br />

venuti suo figlio e suo nipote, i<br />

quali come sempre lo riempivano<br />

<strong>di</strong> provviste come se stesse<br />

per scoppiare una carestia.<br />

Perciò, anche se non si fosse<br />

trattenuto molto al supermercato,<br />

avrebbe potuto comunque<br />

preparare un lauto pasto.<br />

Una volta imboccato il viale<br />

natio cercò con gli occhi la<br />

madonnina al crocicchio della<br />

strada.<br />

Quella era infatti l’unica cosa<br />

che non era cambiata in tutto<br />

questo tempo, se la ricordava<br />

con un vestito verde e rosso<br />

anche se adesso, probabilmente<br />

per restauro, indossava un<br />

can<strong>di</strong>do vestito azzurro chiaro.<br />

La sua casa si trovava esattamente<br />

<strong>di</strong> fronte alla madonnina<br />

dall’altra parte della strada,<br />

dove ora non c’erano<br />

nient’altro che delle banalissime<br />

villette a schiera.<br />

Guardando il suo orologio<br />

da taschino, anch’esso<br />

ricordo <strong>di</strong> famiglia, si <strong>di</strong>resse<br />

al supermercato, dove si<br />

trovavano centinaia <strong>di</strong> persone<br />

intente come lui a fare<br />

la spesa. Velocemente<br />

entrò passando sotto<br />

quelle luci al neon<br />

intermittenti che<br />

avvolgevano<br />

l’e<strong>di</strong>ficio, il periodo natalizio<br />

era appena finito e le luci non<br />

erano state ancora rimosse.<br />

Dopo aver selezionato con rigore<br />

il minimo in<strong>di</strong>spensabile - la<br />

borsa della spesa non doveva<br />

pesar troppo altrimenti non<br />

avrebbe potuto nemmeno sollevarla<br />

- ed aver pagato, si avviò<br />

verso casa. In una mezz’oretta<br />

giunse alla sua porta e l’aprì<br />

con fatica: aveva sempre problemi<br />

con l’aprire la serratura da<br />

quando aveva cominciato a<br />

essere astigmatico, ma per fortuna<br />

l’appuntamento con l’oculista<br />

per i nuovi occhiali si<br />

avvicinava.<br />

Entrato si <strong>di</strong>resse subito in cucina<br />

per sistemare la spesa , apparecchiò<br />

la tavola per quattro e<br />

iniziò a cucinare qualcosa .<br />

Poco dopo suonarono alla porta,<br />

suo figlio e sua moglie con il suo<br />

nipotino erano arrivati. Subito si<br />

misero ad aiutarlo e in poco<br />

tempo avevano preparato tutto<br />

il necessario per la cena.<br />

Felice come tutte le volte che lo<br />

venivano a trovare, si sedette a<br />

tavola con loro: suo nipote era<br />

tutto suo padre, scuro <strong>di</strong> pelle<br />

con quei grossi occhi marroni<br />

e i capelli neri.<br />

I lineamenti del volto invece<br />

assomigliavano <strong>di</strong> più a quelli<br />

della madre, così come quel<br />

naso insolitamente piccolo per<br />

un africano: <strong>di</strong> lui, un tipico<br />

europeo nord occidentale, non<br />

aveva preso nulla tranne che la<br />

lingua e gli usi, eppure quello<br />

era suo nipote e ne andava<br />

molto orgoglioso.<br />

Si ricordava <strong>di</strong> quando aveva<br />

adottato suo figlio contro<br />

il parere <strong>di</strong> tutti.<br />

Lui,<br />

uno scapolo, che voleva adottare<br />

un bambino per <strong>di</strong> più africano.<br />

Aveva dovuto lottare<br />

molto perché ciò avvenisse,<br />

aveva vissuto quasi due anni tra<br />

le scartoffie prima <strong>di</strong> poterlo<br />

vedere.<br />

Ma in quel momento più che<br />

mai non si pentiva dello sforzo<br />

che aveva fatto: aveva combattuto<br />

ma nello sforzo <strong>di</strong> ieri aveva<br />

ottenuto la felicità <strong>di</strong> oggi, e,<br />

come suo padre, anche lui<br />

avrebbe rifatto tutto quello che<br />

aveva fatto per adottarlo.<br />

Dopo aver cenato, si mise a parlare<br />

sul <strong>di</strong>vano con il figlio mentre<br />

il nipote con la madre vedeva<br />

la TV. Gli parlò dei suoi ultimi<br />

pensieri, dei suoi ricor<strong>di</strong>. Il figlio,<br />

dopo averlo ascoltato attentamente,<br />

gli chiese: “Vuoi giocare<br />

a dama, papà?”<br />

In quel momento capì che tutti<br />

gli eventi che aveva vissuto avevano<br />

un senso, tutto quello che<br />

aveva dato gli era stato ridato,<br />

così come quel fiore tra i sassi<br />

in montagna anche lui era riuscito<br />

a fiorire; oltre al bellissimo<br />

presente che aveva con sé portava<br />

tutti i bei ricor<strong>di</strong>, e il suo<br />

viaggio nella memoria lo avrebbe<br />

accompagnato per sempre<br />

insieme a quello che sarebbe<br />

stato.<br />

“La vita è un viaggio, viaggiare<br />

è vivere due volte” Omar<br />

Khayyam<br />

Mark Bakkum, I C L.C.<br />

13<br />

<strong>2007</strong>


14<br />

<strong>2007</strong><br />

Secondo gli attuali orientamenti<br />

della filosofia della<br />

scienza, una teoria è<br />

“potente” quando riesce a dar<br />

ragione <strong>di</strong> fenomeni, anche i più<br />

<strong>di</strong>sparati, sulla base <strong>di</strong> un ristretto<br />

numero <strong>di</strong> elementi.<br />

In astronomia per esempio, l’eliocentrismo<br />

risultò “più potente”<br />

del geocentrismo perché spiegava<br />

in maniera più semplice ciò che<br />

si poteva osservare nel cielo.<br />

La “teoria mimetica” <strong>di</strong> René<br />

Girard (n. 1923) nelle scienze<br />

umane aspira a questo titolo<br />

basandosi su poche assunzioni:<br />

l’evento fondante d’ogni civiltà è<br />

l’assassinio (ritualizzato) del<br />

cosiddetto “capro espiatorio”, sul<br />

quale si proietta mimeticamente<br />

la violenza dei gruppi umani che,<br />

riconciliati, possono ritornare alla<br />

vita, liberi e “innocenti”. Dal “tutti<br />

contro tutti”, che segna la crisi<br />

della convivenza, al “tutti contro<br />

uno”che la risolve e salva il gruppo<br />

altrimenti destinato all’auto<strong>di</strong>struzione.<br />

In questa vicenda,<br />

secondo Girard, si può in<strong>di</strong>viduare<br />

l’origine e l’evoluzione storico-culturale<br />

<strong>di</strong> ogni comunità.<br />

La violenza, dato “universale”<br />

degli uomini <strong>di</strong> ogni epoca e<br />

civiltà, si accende a causa del<br />

“desiderio mimetico” per il quale<br />

nella vita sociale tutti desiderano<br />

ciò che hanno o che desiderano<br />

gli altri. All’origine della società<br />

umana vi è un assassinio; ma<br />

alla vittima sacrificata vengono<br />

poi riconosciuti attributi <strong>di</strong>vini e<br />

sacrali, proprio perchè la sua uccisione<br />

è stata il mezzo che ha posto<br />

fine alla violenza. Scaricando su<br />

un capro espiatorio la violenza<br />

che oppone ciascuno a tutti gli<br />

altri, si placano i conflitti interpersonali<br />

e viene fondato o confermato<br />

il vincolo sociale.<br />

Siamo oggi ben lontani dalla possibilità<br />

<strong>di</strong> mostrare all’opera questo<br />

principio in tutte le vicende<br />

Tutti contro uno<br />

umane, ma si può in ogni caso<br />

affermare, sempre in linea con<br />

l’epistemologia contemporanea,<br />

che questa teoria rappresenti un<br />

fecondo programma <strong>di</strong> ricerca<br />

per future indagini.<br />

In trent’anni <strong>di</strong> attività Girard,<br />

applicando questo modello, ha<br />

ritenuto <strong>di</strong> trovarne conferme nei<br />

campi più <strong>di</strong>versi, dall’antropologia<br />

alla psicologia sociale, dalle<br />

storia delle religioni alla letteratura,<br />

rivelando nessi insospettati<br />

là dove prima si poteva osservare<br />

solo una varietà inspiegabile <strong>di</strong><br />

fenomeni.<br />

Sullo stesso piano possiamo citare<br />

come esempio l’opera <strong>di</strong><br />

Darwin il quale, avendo in<strong>di</strong>viduato<br />

nella teoria dell’evoluzione<br />

per selezione naturale un<br />

“potente” principio esplicativo<br />

unitario con cui dar conto della<br />

estrema varietà altrimenti inspiegabile<br />

delle forme viventi, si<br />

impegnò a trovarne conferme con<br />

innumerevoli indagini e osservazioni.<br />

Con queste poche parole dovrei<br />

dar a mia volta conto <strong>di</strong> centinaia<br />

<strong>di</strong> pagine <strong>di</strong> Girard, ma poiché<br />

l’impresa è impossibile mi limito<br />

a fornire qualche eterogenea<br />

“suggestione”.<br />

Innanzitutto anche Freud nell’opera<br />

“Totem e tabù” (1912)<br />

accenna, descrivendo la situazione<br />

dell’orda primitiva teorizzata<br />

da Darwin, ad un parrici<strong>di</strong>o<br />

originario come inizio dell’organizzazione<br />

sociale, delle restrizioni<br />

morali e della religione.<br />

Egli, tra l’altro, riteneva con ciò<br />

<strong>di</strong> aver presentato un sostituto<br />

cre<strong>di</strong>bile del racconto biblico del<br />

peccato originale. Lo stesso<br />

Darwin con la sua teoria dell’evoluzione<br />

riteneva <strong>di</strong> aver fornito<br />

una spiegazione sostitutiva del<br />

“creazionismo” biblico circa<br />

varietà delle forme viventi.<br />

Poiché citiamo la Bibbia notiamo<br />

che nella Genesi è presentato un<br />

omici<strong>di</strong>o “fondatore”; non nel<br />

racconto del peccato “originale”<br />

il quale non comporta uccisioni,<br />

ma nella vicenda <strong>di</strong> Caino e<br />

Abele; Caino infatti dopo l’assassinio,<br />

“<strong>di</strong>venne fondatore <strong>di</strong><br />

una città” (Gen. 4, 17), cioè <strong>di</strong> una<br />

comunità, <strong>di</strong> un gruppo umano.<br />

Per i classicisti: l’omici<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

Remo, come è noto, è collegato<br />

alla fondazione <strong>di</strong> Roma (e anche<br />

<strong>di</strong> Romolo in alcune tra<strong>di</strong>zioni si<br />

<strong>di</strong>ce che fu ucciso dalla folla).<br />

Un altro omici<strong>di</strong>o, quello <strong>di</strong><br />

Giulio Cesare, è all’origine dell’impero.<br />

Per i grecisti: E<strong>di</strong>po<br />

nella trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Sofocle non<br />

viene ucciso, ma come capro<br />

espiatorio, viene “caricato” delle<br />

più gravi colpe e scacciato dalla<br />

comunità, che si salva con ciò dal<br />

pericolo che ne minacciava l’esistenza.<br />

La morte <strong>di</strong> Socrate, in<br />

certo senso, assume lo stesso<br />

ruolo fondativo per la filosofia.<br />

E ancora prima, nella polis ateniese<br />

è presente il rituale del<br />

pharmakos, cioè <strong>di</strong> una persona,<br />

uomo o donna, scelta per il suo<br />

aspetto ripugnante che in occasione<br />

della festa del Targhelie era<br />

fatto bersaglio <strong>di</strong> violenze collettive,<br />

cacciato fuori dalle mura<br />

delle città e spesso ucciso.<br />

Per i “cinefili”: nel film “2001<br />

O<strong>di</strong>ssea nello spazio” <strong>di</strong> Kubrik<br />

l’omici<strong>di</strong>o primor<strong>di</strong>ale perpetrato<br />

nell’orda delle scimmie, “innesca”<br />

la civiltà umana, nella celeberrima<br />

scena della<br />

trasformazione dell’arma omicida<br />

in una astronave. E visto che<br />

siamo in tema: il recente film<br />

“Apocalypto” <strong>di</strong> Mel Gibson, che<br />

tanto ha fatto <strong>di</strong>scutere per le<br />

scene <strong>di</strong> violenza, descrive in<br />

maniera eloquente i sacrifici<br />

umani fondamento delle civiltà<br />

“amerin<strong>di</strong>e”.<br />

Alla teoria del capro espiatorio,<br />

come abbiamo visto, è legata<br />

quella del “desiderio mimetico”<br />

per il quale nella vita sociale<br />

secondo un “triangolo del desiderio”<br />

tutti desiderano ciò che<br />

hanno o che desiderano gli altri.<br />

Secondo Girard il desiderio nell’uomo<br />

non si origina in maniera<br />

autonoma secondo la via linea-<br />

re: soggetto - oggetto, ma si istituisce<br />

per imitazione del desiderio<br />

<strong>di</strong> un altro soggetto, secondo<br />

lo schema triangolare:<br />

soggetto - modello - oggetto. Nel<br />

desiderare, noi imitiamo il desiderio<br />

<strong>di</strong> altri che pren<strong>di</strong>amo a<br />

modello, anche inconsapevolmente.<br />

Questo meccanismo lo<br />

possiamo vedere all’opera nella<br />

pubblicità: il “testimonial” si propone<br />

come modello: lui possiede<br />

l’oggetto e ci invita ad imitarlo<br />

“invi<strong>di</strong>ando” la sua sod<strong>di</strong>sfazione.<br />

Siamo indotti a desiderare<br />

anche noi quello che lui ha desiderato<br />

e quin<strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare il desiderio<br />

attraverso l’acquisto dell’oggetto.<br />

Anche questo aspetto delle teoria<br />

costituisce un programma <strong>di</strong><br />

ricerca in campo psicologico. Lo<br />

stesso Girard lo ha applicato alla<br />

critica letteraria nell’opera<br />

“Menzogna romantica, verità<br />

romanzesca” (1962) in cui la<br />

menzogna romantica presenta il<br />

desiderio come qualcosa <strong>di</strong> autonomo,<br />

mentre le vicende umane<br />

narrate dai gran<strong>di</strong> scrittori,<br />

Cervantes, Proust, Stendhal,<br />

Shakespeare, Dostoevskij, presentano<br />

la realtà umana, “troppo<br />

umana” , <strong>di</strong> un desiderio per imitazione<br />

e “invi<strong>di</strong>a”.<br />

Federico Lecchi<br />

Bibliografia.<br />

René Girard:<br />

“La violenza e il sacro” (1972), trad.<br />

it. Adelphi 1992<br />

“Menzogna romantica e verità romanzesca”<br />

(1962), trad. it Bompiani 2002<br />

“Vedo Satana cadere come la folgore”<br />

(1999) trad. it. Adelphi, 2001<br />

“Il caso Nietzsche. La ribellione fallita<br />

dell’anticristo” (con Giuseppe<br />

Fornari) Marietti, 2002


Il Duecento fu un secolo<br />

particolarissimo nella cultura<br />

europea, un secolo in<br />

cui mondo arabo e mondo cristiano<br />

vennero a contatto in<br />

molte aree me<strong>di</strong>terranee; questo<br />

contatto, che in alcuni casi<br />

(probabilmente il più delle<br />

volte) era uno scontro violento<br />

tra due civiltà, che si ritenevano<br />

<strong>di</strong>versissime e che<br />

quin<strong>di</strong> si guardavano con o<strong>di</strong>o<br />

e sospetto, in altri casi si trasformava<br />

invece in una proficua<br />

collaborazione, che portava<br />

a quel fenomeno, che<br />

purtroppo non si è più verificato<br />

in seguito, definito “trasmissione<br />

<strong>di</strong> cultura”, grazie<br />

al quale gli europei poterono<br />

fare quel salto <strong>di</strong> qualità che<br />

riportò la filosofia in Europa,<br />

con la nascita della Scolastica.<br />

Gli Arabi infatti riportarono in<br />

Occidente la cultura e il pensiero<br />

greco, che essi, dopo la<br />

caduta dell’Impero Romano,<br />

avevano provveduto a conservare<br />

e, in alcuni casi, a sviluppare<br />

(ve<strong>di</strong> i commenti aristotelici<br />

<strong>di</strong> Averroè). Si<br />

crearono quin<strong>di</strong> molti centri <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>o, soprattutto nella<br />

Spagna <strong>di</strong> re Alfonso X il Savio<br />

e nella Sicilia <strong>di</strong> Federico II,<br />

nei quali i testi islamici venivano<br />

tradotti e stu<strong>di</strong>ati. Dante<br />

si trovò ad operare in questo<br />

periodo ed in questo contesto<br />

ed è perciò probabile che<br />

anche lui, nella composizione<br />

dei suoi lavori (non solo del<br />

suo capolavoro, la Divina<br />

Comme<strong>di</strong>a, ma anche delle<br />

cosiddette “opere minori”)<br />

abbia risentito <strong>di</strong> quella “moda<br />

musulmana” (come l’ha definita<br />

lo stu<strong>di</strong>oso Giordano Berti)<br />

che aveva contagiato l’Europa.<br />

La questione della maggiore o<br />

minore influenza musulmana<br />

nelle opere dantesche, sollevata<br />

dallo stu<strong>di</strong>oso spagnolo<br />

Miguel Asin Palacios con il<br />

saggio La escatologia musul-<br />

Dante e l’ISLAM<br />

mana en la Divina Come<strong>di</strong>a<br />

(1919), è ancora molto <strong>di</strong>battuta.<br />

A favore dell’ipotesi <strong>di</strong><br />

un influsso arabo in Dante si<br />

possono citare varie rassomiglianze<br />

tra la Divina<br />

Comme<strong>di</strong>a e un testo religioso<br />

islamico, il Liber Scalae<br />

Machometti, il Libro della Scala<br />

<strong>di</strong> Maometto. Questo testo,<br />

rinvenuto per la prima volta<br />

in traduzione francese all’inizio<br />

del secolo scorso, narra<br />

d’un viaggio del Profeta arabo<br />

attraverso le profon<strong>di</strong>tà infernali<br />

e i cieli del Para<strong>di</strong>so, com-<br />

piuto sotto la guida dell’Angelo<br />

Jibrail: comuni a entrambi i<br />

viaggi sono, ad esempio, la<br />

forma della voragine infernale<br />

(a imbuto rovesciato), la<br />

legge del contrappasso che<br />

regola le pene dei peccatori, la<br />

visione delle schiere angeliche<br />

che ruotano intorno al<br />

trono celeste e le sensazioni<br />

causate dalla visione <strong>di</strong> Dio<br />

sul pellegrino (sia Dante che<br />

Maometto si <strong>di</strong>cono infatti<br />

incapaci <strong>di</strong> descrivere ciò che<br />

hanno visto o provato).<br />

A sfavore dell’ipotesi soprac-<br />

citata, si può portare invece il<br />

celebre passo del canto XXVIII<br />

dell’Inferno, in cui Dante incontra<br />

Maometto, punito con i<br />

“seminator <strong>di</strong> scandalo e <strong>di</strong> scisma”<br />

nella IX bolgia: va detto<br />

tuttavia che questo episo<strong>di</strong>o si<br />

ricollega ad un’errata tra<strong>di</strong>zione<br />

me<strong>di</strong>evale, che vedeva<br />

Maometto come un Car<strong>di</strong>nale<br />

il quale, viste cadere le sue<br />

aspirazioni al Papato, si era<br />

staccato dalla Chiesa Cattolica,<br />

causando appunto uno scisma<br />

all’interno della Cristianità.<br />

Lorenzo Focanti, III B LC<br />

15<br />

<strong>2007</strong>


16<br />

<strong>2007</strong><br />

PROGETTO FO<br />

INIZIATIVE DI STUDIO E UN CONVEGNO PER VALORIZZARE L’OPERA DEL GEOLOGO NATO A JESI NEL 1884<br />

ENRICO FOSSA MANCINI<br />

UN PROGETTO RIVOLTO AGLI STUDENTI, CON RICERCHE TRA CLASSICI E STORIA NATURALE<br />

Per ricordare la figura <strong>di</strong> Enrico Fossa Mancini, geologo nato<br />

a <strong>Jesi</strong> alla fine dell’800 e morto in Argentina nel 1950, autore<br />

<strong>di</strong> poderose opere <strong>di</strong> geologia e paleontologia, il nostro Liceo<br />

ha organizzato un progetto <strong>di</strong> durata biennale che coinvolge alcune<br />

classi articolandosi in ricerche, iniziative <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento e<br />

un convegno dal titolo “Enrico Fossa Mancini e la storia naturale<br />

dell’Appennino”, che si svolgerà il 5 maggio prossimo presso il<br />

Palazzo della Signoria della nostra città.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un’iniziativa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o che interessa <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>scipline, dalle<br />

scienze alla filosofia alle lingue e letterature classiche e che si propone,<br />

attraverso lavori svolti dagli alunni sotto la guida dei docenti,<br />

<strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re aspetti legati sia alla conoscenza più <strong>di</strong>retta delle<br />

tematiche scientifiche connesse con l’opera dello stu<strong>di</strong>oso, sia - più<br />

estensivamente - al modo che la cultura antica e moderna ebbe <strong>di</strong><br />

porsi in relazione con le questioni <strong>di</strong> storia naturale e con gli argomenti<br />

che furono oggetto della sua indagine.<br />

In particolare, un interessante e stimolante percorso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, tutto<br />

fondato sulla lettura e sulla traduzione <strong>di</strong> testi latini e greci, è stato<br />

condotto a partire dal passato anno scolastico nell’attuale classe III<br />

B. Interrogandosi su come gli antichi “leggessero” le testimonianze<br />

naturali del loro passato e su come interpretassero i fossili che in misura<br />

abbondantissima venivano reperiti nelle loro terre, si sono potute<br />

delineare le tracce <strong>di</strong> un quadro complessivo <strong>di</strong> notevole complessità<br />

e suggestione, che si raccorda in maniera affascinante e per certi<br />

versi inattesa con le notizie in nostro possesso sul loro modo <strong>di</strong> pensarsi<br />

nella storia. Ne è scaturito che le immagini mitiche che essi creavano<br />

erano in buona parte frutto della loro rielaborazione <strong>di</strong> dati materiali<br />

concretamente in loro possesso e testimoniati dai moltissimi<br />

resoconti che ne lasciarono; che lo stesso pensiero mitico, anche attraverso<br />

l’esame <strong>di</strong> questi dati, risulta raccordarsi in maniera significativa<br />

al successivo svilupparsi <strong>di</strong> un pensiero storico e scientifico; che<br />

già duemilacinquecento anni fa, ben prima <strong>di</strong> quanto le moderne teorie<br />

ritennero, essi erano in grado <strong>di</strong> comprendere - o quanto meno<br />

intuire - la natura dei fossili e <strong>di</strong> interpretare correttamente, con<br />

buona approssimazione, fenomeni stu<strong>di</strong>ati scientificamente secoli e<br />

secoli dopo, come le trasgressioni e regressioni marine.<br />

Queste e altre questioni sono oggetto delle ricerche degli alunni che,<br />

Il conte Enrico Fossa Mancini nacque<br />

a <strong>Jesi</strong> (AN) il 7 <strong>di</strong>cembre 1884<br />

da Eugenio e Margherita Censi,<br />

<strong>di</strong>scendente da nobile famiglia originaria<br />

<strong>di</strong> Arcevia (AN).<br />

Compiuti gli stu<strong>di</strong> liceali si laureò in<br />

Giurisprudenza presso l’Università <strong>di</strong><br />

Nota biografica<br />

Perugia (1907). Stu<strong>di</strong>ò poi Fisica<br />

all’Università <strong>di</strong> Roma, (1909-1910),<br />

per trasfersi infine all’Università <strong>di</strong><br />

Pisa (1910-1913), dove conseguì la<br />

laurea in Scienze Naturali. Nell’Ateneo<br />

toscano fu allievo del geologo e paleontologo<br />

Mario Canavari con cui si laureò<br />

con una tesi <strong>di</strong> paleontologia avente<br />

per oggetto la <strong>di</strong>stribuzione del<br />

genere Hammatoceras (Ammonitina)<br />

nelle rocce dell’Appennino Umbro-<br />

Marchigiano. Il giovane naturalista fu<br />

definitivamente attratto dallo stu<strong>di</strong>o<br />

della geologia e della paleontologia,<br />

come testimoniano le sue prime pubblicazioni<br />

scientifiche che, infatti,<br />

hanno per oggetto la stratigrafia e i<br />

fossili dell’Appennino Marchigiano,<br />

principalmente dell’area della Gola<br />

della Rossa e della Gola <strong>di</strong> Frasassi<br />

(AN). Le indagini scientifiche <strong>di</strong> Fossa<br />

Mancini furono, tuttavia, interrotte dal-<br />

in gruppo, hanno lavorato e stanno lavorando ancora esaminando<br />

testi e mettendo a confronto testimonianze.<br />

Questi gli ambiti intorno a cui si è proposta la ricerca, coor<strong>di</strong>nata<br />

dai proff. Stefano Sassaroli, Enrico Baldoni e Patricia Zampini:<br />

La Storia naturale nel mondo antico (Plinio il Vecchio, Seneca, e altri).<br />

La mineralogia nella Naturalis Historia <strong>di</strong> Plinio.<br />

I fossili tra mito, credenza popolare e scienza.<br />

La geologia <strong>di</strong> Aristotele e Teofrasto.<br />

Fossili e <strong>di</strong>luvio universale nella letteratura cristiana dei primi secoli<br />

(Tertulliano, Eusebio <strong>di</strong> Cesarea, Agostino, Paolo Orosio…).<br />

Acqua, terra e i monti dell’Appennino nella letteratura italiana<br />

tra Me<strong>di</strong>oevo e Rinascimento (Ristoro d’Arezzo, Boccaccio, Dante,<br />

Leonardo da Vinci).<br />

Rivoluzione scientifica e origini della geologia dei moderni.<br />

La rivoluzione scientifica e l’età della Terra: la scoperta del tempo<br />

geologico.<br />

La controversia sulla natura dei fossili nell’età della rivoluzione<br />

scientifica.<br />

Al termine dell’attività, che comunque potrà costituire la premessa<br />

per una futura pubblicazione dei risultati anche in forma multime<strong>di</strong>ale,<br />

è prevista una giornata <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o dal titolo “ENRICO FOSSA MAN-<br />

CINI E LA STORIA NATURALE DELL’APPENNINO” con la presentazione<br />

del progetto e le conferenze <strong>di</strong> docenti universitari, inframmezzate<br />

dalle relazioni degli studenti. Tale giornata si svolgerà il 5<br />

maggio prossimo, mattina e pomeriggio, e vedrà la partecipazione<br />

dei seguenti relatori con la trattazione dei sottoin<strong>di</strong>cati argomenti (programma<br />

<strong>di</strong> massima, suscettibile <strong>di</strong> eventuali mo<strong>di</strong>fiche):<br />

• Prof. Leonsevero Passeri (Università <strong>di</strong> Perugia):<br />

Progressi nella conoscenza della geologia dell’Appennino.<br />

• Prof. Federico Venturi (Università <strong>di</strong> Perugia):<br />

Il genere Hammatoceras, gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Fossa Mancini e le<br />

attuali conoscenze degli Hammatoceratinae.<br />

• Prof. Simone Galeotti (Università <strong>di</strong> Urbino)<br />

Dalla Geologia descrittiva alla Geologia quantitativa:<br />

l’esempio della successione Umbro-Marchigiana.<br />

• Prof. Mauro Coltorti (Università <strong>di</strong> Siena):<br />

L’Appennino nel Quaternario e le grotte <strong>di</strong> Frasassi e del Vernino.<br />

l’intervento dell’Italia nella I Guerra<br />

mon<strong>di</strong>ale, cui partecipò come ufficiale<br />

<strong>di</strong> artiglieria, pilota aeronautico e<br />

ufficiale del servizio meteorologico.<br />

Alla fine del conflitto riprese il lavoro<br />

nel campo della geologia e della<br />

paleontologia, pubblicando nuovi stu<strong>di</strong><br />

che gli valsero la nomina <strong>di</strong> Assistente<br />

nell’Istituto <strong>di</strong> Geologia dell’Università<br />

<strong>di</strong> Pisa e, poco dopo, <strong>di</strong> Libero Docente.<br />

Nel frattempo s’impegna, sotto la <strong>di</strong>rezione<br />

del Lotti, ai rilevamenti sul campo<br />

relativi alla descrizione della Carta<br />

Geologica d’Italia. Nel 1922, su incarico<br />

del governo italiano, fu inviato in<br />

Venezuela per dare avvio in quel paese<br />

alle ricerche petrolifere. Nel 1923-1924<br />

fu nominato Professore <strong>di</strong> Geologia<br />

nell’Università <strong>di</strong> Cagliari, nonché<br />

Direttore dell’annesso Museo <strong>di</strong><br />

Scienze Naturali.<br />

Durante questo periodo l’attività scien-<br />

tifica <strong>di</strong> Fossa Mancini fu molto intensa<br />

e pubblicò lavori aventi per oggetto<br />

le ricerche <strong>di</strong> idrocarburi nel Modenese;<br />

la stratigrafia e la tettonica<br />

dell’Appennino, della Sicilia, della<br />

Sardegna e del Varesotto; la paleontologia<br />

degli invertebrati; la geologia<br />

militare; la geoarcheologia; la geologia<br />

pratica e la <strong>di</strong>dattica della geologia.<br />

Ritornato in America latina nel 1226,<br />

dove a tutt’oggi è considerato un pioniere<br />

della ricerca petrolifera, si stabilì<br />

definitivamente in Argentina occupandosi,<br />

oltreché <strong>di</strong> ricerche <strong>di</strong> idrocarburi,<br />

anche <strong>di</strong> geologia generale, <strong>di</strong><br />

insegnamento all’Università <strong>di</strong> Buenos<br />

Aires e <strong>di</strong> Direttore del Museo <strong>di</strong> La<br />

Plata.<br />

Morì a La Plata (Argentina) il 12 marzo<br />

del 1950, in seguito alle gravi lesioni<br />

riportate in un incidente stradale.<br />

S. S.


SSA MANCINI<br />

CACCIATORI DI FOSSILI E NARRATORI DI STORIE<br />

“C’è una località dell’Arabia situata press’a poco<br />

<strong>di</strong> fronte alla città <strong>di</strong> Buto, e a questa località io<br />

andai per informarmi sui serpenti alati. Lì giunto<br />

vi<strong>di</strong> ossa <strong>di</strong> serpenti e spine dorsali in quantità<br />

impossibile a descriversi; erano cumuli <strong>di</strong> spine<br />

dorsali gran<strong>di</strong> e meno gran<strong>di</strong> e ancora più piccole,<br />

ed erano molte. (…) Si narra che all’inizio<br />

della primavera serpenti alati volino dall’Arabia<br />

in Egitto, e che gli uccelli ibis facendosi loro<br />

incontro al punto <strong>di</strong> ingresso <strong>di</strong> questa regione<br />

non lascino entrare i serpenti ma li uccidano”.<br />

(Erodoto, “Storie”, II, 75, 1-3 passim)<br />

“Dirò ora quel che poi è anche degno d’essere<br />

ammirato oltre i fiumi e la vastità della pianura:<br />

mostrano su una pietra un’orma <strong>di</strong> Eracle, che somiglia<br />

sì all’impronta <strong>di</strong> un uomo, ma è grande due<br />

cubiti, presso il fiume Tire”.<br />

(Erodoto, “Storie”, IV, 82)<br />

Questi due passi, scelti tra i moltissimi<br />

che la letteratura antica ci offre, costituiscono<br />

un esempio significativo <strong>di</strong><br />

come, nei classici, possiamo trovare testimonianze<br />

del modo in cui i Greci e i Romani interpretavano<br />

i resti paleontologici arrivati fino a loro.<br />

Serpenti alati, grifoni, orme gigantesche <strong>di</strong> eroi,<br />

titani <strong>di</strong> eccezionali <strong>di</strong>mensioni: trovandosi a<br />

contatto con gigantesche ossa o minuti frammenti<br />

<strong>di</strong> animali pietrificati, <strong>di</strong> cui non avevano<br />

ancora gli strumenti scientifici per capire l’esatta<br />

origine, gli antichi ricorsero spesso, per interpretarli,<br />

alla spiegazione mitica. Fu così che<br />

quello che Erodoto ebbe modo <strong>di</strong> vedere nel suo<br />

viaggio in Egitto - probabilmente un ricco giacimento<br />

<strong>di</strong> resti fossili <strong>di</strong> animali preistorici - venne<br />

da lui interpretato come un cimitero <strong>di</strong> mitologiche<br />

creature, serpenti alati, appunto, <strong>di</strong> cui gli<br />

parve <strong>di</strong> intravedere le sembianze nelle ossa<br />

affioranti dal terreno. O ancora, quella che ci<br />

descrive come orma <strong>di</strong> Eracle a causa della lunghezza<br />

<strong>di</strong> due cubiti (corrispondenti a circa 90<br />

cm.), era probabilmente un’impronta fossile la cui<br />

forma si era conservata nella roccia.<br />

Di testimonianze come queste sono piene le<br />

opere degli antichi scrittori. Ne troviamo ad<br />

esempio moltissime in Pausania; e molto spesso,<br />

al ritrovamento del reperto fossile, è associata<br />

la presenza <strong>di</strong> un santuario o <strong>di</strong> un culto tributato<br />

a questo o a quell’eroe o <strong>di</strong>vinità che si riteneva<br />

avessero lasciato tracce del loro passaggio<br />

in tempi remoti. Esistevano perfino falsificazioni<br />

<strong>di</strong> “reliquie” che venivano venerate nei templi e<br />

attiravano folle <strong>di</strong> pellegrini (ad esempio, <strong>di</strong> un<br />

enorme sandalo che si <strong>di</strong>ceva fosse appartenuto<br />

a Perseo, e che veniva custo<strong>di</strong>to nella località<br />

<strong>di</strong> Chemni, Erodoto ci dà notizia in un altro<br />

passo, il II, 91, della sua opera).<br />

Le storie sugli eroi del passato, tra<strong>di</strong>zionalmente<br />

raffigurati come molto più alti e forti degli<br />

uomini contemporanei (in accordo con l’antichissimo<br />

mito della progressiva decadenza delle<br />

razze dall’Età dell’oro), ben si prestavano a dare<br />

una spiegazione a ritrovamenti che altrimenti<br />

sarebbe stato assai <strong>di</strong>fficile interpretare.<br />

E tuttavia questo non deve affatto farci pensare<br />

che gli antichi Greci si fossero limitati a prestare<br />

fede a fantasiose leggende, o si fossero accontentati,<br />

nella loro credulità, <strong>di</strong> invenzioni improbabilissime<br />

e superstiziose. Al contrario, la lettura<br />

dei testi ci offre un panorama <strong>di</strong> sorprendente<br />

varietà e complessità, in cui - accanto a spiegazioni<br />

in chiave mitico-religiosa - troviamo intelligenti<br />

e rigorosi tentativi <strong>di</strong> interpretazione dei<br />

“documenti” materiali, ricostruzioni scientifiche<br />

che, se non valutabili come esatte alla luce delle<br />

conoscenze da noi acquisite migliaia <strong>di</strong> anni<br />

dopo, ci appaiono certamente acute, rigorose,<br />

e spesso contenenti intuizioni notevoli.<br />

Elaborazioni <strong>di</strong> interi sistemi che, ben lungi dall’essere<br />

il frutto <strong>di</strong> bizzarre speculazioni, rivelano<br />

capacità e conoscenze che forse non abbiamo<br />

apprezzato appieno, che non abbiamo<br />

saputo cogliere (vittime noi stessi <strong>di</strong> un pregiu<strong>di</strong>zio)<br />

e che meriterebbero la nostra attenzione.<br />

Il mito stesso, d’altronde, cui un approccio superficiale<br />

potrebbe negare vero valore documentario,<br />

nasconde in sé fondamentali informazioni sulla<br />

cultura e sulle conoscenze profonde degli antichi,<br />

anche in questo campo. Basterebbe ad<br />

esempio la nozione <strong>di</strong> líthinos thánatos, “morte<br />

<strong>di</strong> pietra”, reperibile già in Pindaro (Pitiche, X,<br />

75) e riecheggiante nelle pagine <strong>di</strong> Aristotele in<br />

contesti assai significativi (ad es. in De partibus<br />

animalium 641a 20) a farci comprendere che i<br />

Greci associavano strettamente il concetto <strong>di</strong><br />

pietrificazione a quello <strong>di</strong> morte (pensiamo anche<br />

allo sguardo mortifero e pietrificante della<br />

Gorgone) e che probabilmente, con buona pace<br />

<strong>di</strong> certe semplicistiche stroncature della vulgata<br />

scientifica, avevano già per lo meno sospettato,<br />

se non pienamente compreso, che i reperti fossili<br />

che trovavano ovunque nelle loro terre appartenessero<br />

ad animali e creature realmente esistite<br />

in tempi passati. E non fossero frutto invece,<br />

come poi un - tuttora ra<strong>di</strong>cato - mito paleontologico<br />

su Aristotele affermò, <strong>di</strong> una vis insita nella<br />

natura che si sarebbe <strong>di</strong>vertita a creare, da<br />

sostanze inorganiche, oggetti <strong>di</strong> aspetto, sì, simile<br />

a conchiglie e piccoli animali pietrificati, ma<br />

che non erano, e non erano mai stati in realtà,<br />

esseri viventi.<br />

Attento e aperto dev’essere dunque, da parte<br />

nostra, lo sguardo con cui guardare a questi documenti.<br />

Una lettura sgombra da pregiu<strong>di</strong>zi e capace<br />

<strong>di</strong> cogliere con obiettività ciò che le fonti <strong>di</strong>cono,<br />

ci offre non solo interessanti conoscenze<br />

sulla cultura <strong>di</strong> Greci e Romani in questo ambito,<br />

ma anche informazioni preziose per una<br />

ricerca più propriamente scientifica, ad esempio<br />

sulla <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> certe specie preistoriche nel<br />

Me<strong>di</strong>terraneo, sulla localizzazione e reperibilità<br />

dei resti, sulle modalità con cui affioravano.<br />

I racconti e le questioni <strong>di</strong> “storia naturale” che<br />

troviamo negli antichi sono moltissimi. Diversi tra<br />

loro, certamente, sia per tipo <strong>di</strong> approccio che<br />

per profon<strong>di</strong>tà d’indagine. Altro sono i resoconti<br />

<strong>di</strong> Pausania e Senofonte, le metafore poetiche<br />

<strong>di</strong> Eschilo e Pindaro, altro le rigorose deduzioni<br />

e casistiche <strong>di</strong> Aristotele e del suo scolaro Teofrasto,<br />

<strong>di</strong> cui Diogene Laerzio riporta il titolo <strong>di</strong> un perduto<br />

trattato Sulle pietrificazioni. I Meteorologica<br />

e le altre opere del filosofo stagirita che a questa<br />

si collegano sono documenti <strong>di</strong> eccezionale<br />

profon<strong>di</strong>tà e complessità.<br />

Va dunque, naturalmente, tributato il giusto riconoscimento<br />

al ruolo svolto dalla filosofia, che fin<br />

dai primi sapienti <strong>di</strong> scuola ionica, ad esempio<br />

Senofane, coltivò un approccio nuovo a certe questioni,<br />

sostituendo alle simbologie del mito le<br />

razionali e “laicissime” ricostruzioni del logos.<br />

Il pensiero razionale ha uno stato civile, ed è<br />

greco: nelle città greche d’Asia Minore del VI secolo,<br />

allontanandosi e liberandosi dal mito, esso<br />

sorge per la prima volta come forma <strong>di</strong> riflessione<br />

nuova, interamente positiva, sulla natura. Se<br />

l’uomo greco ha inventato la filosofia ha potuto<br />

farlo, come affermò J. Burnet, “per le sue qualità<br />

eccezionali d’intelligenza: lo spirito d’osservazione<br />

unito alla potenza del ragionamento”.<br />

E tuttavia, negli ultimi decenni, lo ricorda Jean-<br />

Pierre Vernant, altri stu<strong>di</strong> hanno messo in evidenza<br />

che la frattura tra mythos e logos è forse molto<br />

meno netta <strong>di</strong> quanto si credesse in passato,<br />

che il mythos conteneva già in sé alcuni presupposti<br />

<strong>di</strong> quelle che furono poi le conquiste e<br />

le elaborazioni del logos; che certi approcci dei<br />

primi filosofi alle questioni poi sviluppate autonomamente<br />

rispetto alla prospettiva religiosa<br />

non sono pensabili né spiegabili se non a partire<br />

da un’impostazione le cui strutture si trovano<br />

già in nuce nella forma del racconto mitico,<br />

se letto e interpretato con profon<strong>di</strong>tà.<br />

L’archeologo inglese John Boardman, nell’attribuire<br />

la giusta importanza all’analisi del mito come<br />

fonte per le sue ricerche, sottolinea appunto que-<br />

17<br />

<strong>2007</strong>


18<br />

<strong>2007</strong><br />

PROGETTO FO<br />

sta peculiarità del mondo greco: per eventi anche<br />

legati al loro passato antichissimo - il fatto che col<br />

Me<strong>di</strong>oevo ellenico, che spezzò i ponti col passato<br />

miceneo, essi persero la <strong>di</strong>retta razionale consapevolezza<br />

del legame con la propria storia più<br />

antica - i Greci <strong>di</strong>edero ai racconti su quelle epoche<br />

perdute la forma del <strong>di</strong>scorso mitico. Pur coscienti<br />

del profondo della <strong>di</strong>scendenza da antenati che<br />

portavano il nome <strong>di</strong> Achille, Ettore, Agamennone,<br />

essi non ne possedettero mai delle prove documentali<br />

e oggettivamente verificabili (basti ricordare<br />

che queste prove furono fornite con certezza solo<br />

millenni dopo dagli scavi archeologici e dalla decifrazione<br />

del Lineare B). A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> un sovrano<br />

della Mesopotamia che, scavando in un vecchio<br />

palazzo, avrebbe potuto leggere la scrittura cuneiforme<br />

dei documenti d’archivio in esso contenuti e avere<br />

la percezione storica della propria <strong>di</strong>scendenza da<br />

antenati vissuti secoli prima, i Greci non ebbero mai<br />

questa possibilità <strong>di</strong> rapportarsi al loro passato più<br />

remoto per questa via. E vi si accostarono forse per<br />

questo, anche più degli altri, attraverso il mito, che<br />

nella loro civiltà assunse un’importanza e delle<br />

proporzioni non paragonabili con alcun’altra cultura.<br />

La stessa storiografia iniziò come racconto mitico<br />

per poi liberarsi, progressivamente e orgogliosamente,<br />

dei “molti e ri<strong>di</strong>coli” racconti che venivano<br />

tramandati oralmente, per andare alla ricerca della<br />

verità.<br />

Dobbiamo dunque dare il giusto peso a quanto <strong>di</strong><br />

vero c’è nelle cose che essi ci raccontano, con la<br />

scrittura e con l’arte, anche miticamente. E <strong>di</strong>stinguere,<br />

certo, tra le letture più ingenue e favolistiche<br />

e il fondamentale passo compiuto da storici e<br />

filosofi. Nello stesso autore sono presenti, spessissimo,<br />

narrazioni riconducibili a una lettura mitica<br />

ed esposizioni obiettive sostenute da ragionamenti<br />

logici più che fondati. Sempre in Erodoto, per esempio,<br />

si può leggere una descrizione geofisica<br />

dell’Egitto molto dettagliata ed attenta (II, 10-12),<br />

e delle riflessioni che, a partire dalla constatazione<br />

del rinvenimento sui monti <strong>di</strong> conchiglie, portano<br />

l’autore a formulare l’ipotesi che il territorio <strong>di</strong><br />

cui tratta fosse stato occupato un tempo dal mare,<br />

arrivando a considerazioni che oggi possiamo<br />

definire corrette e anticipatrici della teoria delle trasgressioni<br />

e regressioni marine. Analoghi ragionamenti<br />

si ritrovano in Strabone e Plutarco.<br />

Seguendo il <strong>di</strong>panarsi <strong>di</strong> questa trama, potremo ricavare<br />

informazioni inattese e affascinanti.<br />

Potremo constatare ad esempio che il “mostro <strong>di</strong><br />

Troia” <strong>di</strong>pinto su un vaso corinzio del VI sec. a.C.,<br />

che rappresenta la creatura marina in procinto <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>vorare la vergine Esione offerta in sacrificio e poi<br />

salvata da Eracle, è con ogni evidenza il teschio<br />

<strong>di</strong> un animale preistorico: una giraffa del Miocene<br />

secondo la stu<strong>di</strong>osa americana Adrienne Mayor,<br />

che ai primi “cacciatori <strong>di</strong> fossili” dell’antichità ha<br />

de<strong>di</strong>cato un libro avvincente e ricco <strong>di</strong> documentazione.<br />

O forse anche un altro mammifero, che probabilmente<br />

era stato rinvenuto in una grotta e aveva<br />

colpito l’immaginazione dell’artista. Le rappresentazioni<br />

<strong>di</strong> mostri su pittura vascolare sono infatti <strong>di</strong><br />

solito profondamente <strong>di</strong>verse da questa.<br />

Potremo ancora stupirci nell’apprendere che la leggenda<br />

sui Ciclopi, testimoniata dal notissimo episo<strong>di</strong>o<br />

dell’O<strong>di</strong>ssea omerica, deriva forse dai cospicui<br />

ritrovamenti <strong>di</strong> teschi <strong>di</strong> elefanti nani <strong>di</strong>ffusi<br />

anticamente in Sicilia, la cui cavità centrale per la<br />

proboscide veniva interpretata come un’unica grande<br />

orbita oculare in mezzo alla fronte.<br />

Potremo comprendere come nacquero le leggende<br />

sui Titani, immaginando gli scheletri <strong>di</strong> giganteschi<br />

mammuth ricostruiti dai Greci in posizione<br />

eretta, fino ad assumere sembianze semiumane e<br />

risultare dunque paragonabili a mitiche creature<br />

sepolte dalla terra (non a caso il racconto mitico<br />

sui Titani <strong>di</strong>ce che essi furono sconfitti e rinchiusi<br />

da Zeus nel Tartaro, sede sotterranea dell’oltretomba).<br />

Nel Prometeo incatenato <strong>di</strong> Eschilo sembra<br />

<strong>di</strong> poter intravedere, descritto in forma poetica, un<br />

processo <strong>di</strong> tipo tafonomico: “Per prima cosa - è la<br />

minaccia <strong>di</strong> Ermes a Prometeo - il Padre (Zeus) farà<br />

a pezzi questo baratro <strong>di</strong>rupato con tuoni e fulmini<br />

ardenti, e ricoprirà il tuo corpo: ti stringerà l’amplesso<br />

delle rocce. Poi, quando un lungo tratto <strong>di</strong><br />

tempo si sarà compiuto, tornerai alla luce” (vv.<br />

1016-1021).<br />

Raccogliendo ed esaminando le fitte e spesso minute<br />

testimonianze antiche potremo in<strong>di</strong>viduare in<br />

una creatura mitica, il grifone frequentemente effigiato<br />

su mosaici e <strong>di</strong>pinti e descritto da Erodoto in<br />

un passo delle sue Storie, la ricostruzione sorretta<br />

dalla fantasia <strong>di</strong> un effettivo animale preistorico, il<br />

Protoceratops, i cui resti affioravano, e tuttora affiorano<br />

- proprio nelle zone in<strong>di</strong>cate dagli antichi<br />

come sua sede.<br />

Tanti altri e appassionanti sono i racconti che possiamo<br />

leggere, e le notizie che possiamo ricavare.<br />

Il poeta Ovi<strong>di</strong>o, nelle Metamorfosi, in un lungo<br />

<strong>di</strong>scorso pronunciato da Pitagora, in<strong>di</strong>ca nel mutamento<br />

(omnia mutantur, nihil interit) la legge dell’universo,<br />

cui l’uomo deve docilmente adeguarsi,<br />

e scrive: “Io ho visto farsi mare ciò che un tempo<br />

era terraferma, ho visto terre nascere dal mare, ho<br />

visto che lontano dai flutti vengono alla luce conchiglie<br />

marine, e che si trovano antiche ancore in<br />

cima ai monti” (XV, 262-265).<br />

Nell’antica Roma è testimoniato più volte, tra i pro<strong>di</strong>gi<br />

che annunciavano guerre e sventure, l’affiorare<br />

<strong>di</strong> pesci dalla terra rivoltata dagli aratri (ce lo racconta<br />

Livio), o il verificarsi <strong>di</strong> fenomeni celesti cui<br />

possiamo dare oggi una lettura in chiave astronomica.<br />

Svetonio ci informa invece che già nell’antichità<br />

esistevano dei collezionisti <strong>di</strong> fossili: Augusto,<br />

nella sua villa <strong>di</strong> Capri, conservava “enormi reliquie<br />

<strong>di</strong> immani belve, che son dette ‘ossa dei giganti’<br />

e ‘armi degli eroi’” (Aug. 72).<br />

Plinio il Vecchio de<strong>di</strong>cava un’intera sezione della<br />

sua Naturalis historia alla mineralogia, e - benché<br />

sia <strong>di</strong> norma poco elogiato per la scarsa scientificità<br />

del suo metodo - si rivela spesso, a leggerlo<br />

<strong>di</strong>rettamente, molto<br />

meno ingenuo <strong>di</strong> come<br />

si racconta. Delle glossopetre,<br />

denti fossili <strong>di</strong><br />

squalo miocenico così<br />

chiamate perché <strong>di</strong><br />

forma simile a una lingua,<br />

non <strong>di</strong>ceva, come<br />

gli viene ingiustamente<br />

attribuito, che piovessero<br />

dal cielo e che<br />

avessero poteri magici,<br />

ma, riportando questa<br />

<strong>di</strong>ceria, affermava <strong>di</strong><br />

non crederci affatto.<br />

Ed è sempre Plinio a<br />

parlarci dell’ammonite, o Corno d’Ammone - perché<br />

questo era il nome antico del fossile, che rassomigliava<br />

a un corno d’ariete, animale sacro al<br />

<strong>di</strong>o Ammone, come spiega anche Erodoto -, e a<br />

descriverci anche il tipo <strong>di</strong> fossilizzazione dell’ammocriso,<br />

in cui la conchiglia è ricoperta da pirite<br />

a grana finissima, tanto che la fa sembrare<br />

“corazzata d’oro”.<br />

Esso infatti, per Plinio, “è come d’oro misto a sabbia”.<br />

E sebbene gli esempi possano andare ben oltre questi,<br />

come le questioni oggetto <strong>di</strong> ricerca, forse quanto<br />

descritto basta a far comprendere come uno stu<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> queste cose supportato dalla lettura <strong>di</strong>retta<br />

dei classici possa aggiungere interessanti e nuovi<br />

elementi alle conoscenze che cre<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> avere.<br />

Uno stu<strong>di</strong>o inter<strong>di</strong>sciplinare, preferibilmente, che concili<br />

le competenze dei filologi, ferrati in campo linguistico<br />

ma poco esperti <strong>di</strong> storia naturale, e quelle<br />

dei naturalisti, che spesso hanno accesso a<br />

queste informazioni attraverso resoconti <strong>di</strong> seconda<br />

mano, non sempre documentati e atten<strong>di</strong>bili.<br />

Patricia Zampini<br />

Bibliografia minima:<br />

Jean-Pierre Vernant, “Mito e pensiero presso i<br />

Greci” (Parigi 1965), Einau<strong>di</strong> 1970, 1978 e 2001<br />

Adrienne Mayor, “The first fossil hunters -<br />

Paleontology in Greek and Roman times”, Princeton<br />

Paperbacks 2000<br />

John Boardman, “Archeologia della nostalgia -<br />

Come i Greci reinventarono il loro passato ”, Bruno<br />

Mondadori 2004<br />

Immagini:<br />

• Pleuroceras proveniente dal Giurassico inferiore <strong>di</strong><br />

Holzmaden (Baviera).<br />

• Ricostruzione dello scheletro <strong>di</strong> un Protoceratops e<br />

sua interpretazione fantastica come grifone (da Mayor).<br />

• Scheletro <strong>di</strong> mammuth confrontato con lo scheletro<br />

umano (da Mayor).<br />

• Scheletro <strong>di</strong> mammuth ricostruito in posizione eretta<br />

e somigliante a uno scheletro semiumano <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mensioni (da Mayor).<br />

• Vaso corinzio ritraente il “mostro <strong>di</strong> Esione”, nella<br />

forma <strong>di</strong> teschio <strong>di</strong> animale preistorico (da Mayor).


SSA MANCINI<br />

ARISTOTELE, LE SCIENZE DELLA TERRA E I FOSSILI<br />

Introduzione<br />

Esiste una consolidata tra<strong>di</strong>zione storiografica,<br />

oggi tramandata da storici della scienza<br />

come Adams (1938), Rudwick (1985) e<br />

Paolo Rossi (1979), secondo cui il contributo<br />

della scienza antica al progresso delle conoscenze<br />

geopaleontologiche sarebbe irrilevante,<br />

e nel caso <strong>di</strong> Aristotele ad<strong>di</strong>rittura negativo.<br />

Lo Stagirita, secondo tale interpretazione,<br />

sarebbe stato all’origine <strong>di</strong> numerosi pregiu<strong>di</strong>zi,<br />

rimossi solo successivamente alla rivoluzione<br />

scientifica, che hanno ostacolato per<br />

secoli il progresso delle scienze della Terra.<br />

L’autorevole P. Rossi (1997) ha scritto che<br />

«Come scienze delle vicissitu<strong>di</strong>ni attraversate<br />

dalla Terra e dall’universo, geologia e cosmologia<br />

sono scienze recenti […] Fatta eccezione<br />

per Leonardo da Vinci, che tratta dell’origine<br />

dei fossili marini, […] dominano fino al<br />

Seicento le interpretazioni aristoteliche e platoniche<br />

[…]; i fossilia sono formati per l’azione<br />

<strong>di</strong> un succus lapidescens o <strong>di</strong> un’aurea bituminosa<br />

che circola entro la superficie terrestre.<br />

Per azione del calore solare […] i metalli e gli<br />

altri fossili sono formati da un’esalazione che<br />

sale dall’interno della Terra». Su questa linea<br />

si pongono anche i manuali universitari <strong>di</strong><br />

paleontologia. Il noto testo <strong>di</strong> Raffi & Serpagli<br />

(2003) in<strong>di</strong>vidua due teorie fondamentali sull’origine<br />

dei fossili: la teoria della genesi inorganica,<br />

prevalente fino alla rivoluzione scientifica<br />

e che avrebbe in Aristotele e nello scolarca<br />

del Liceo Teofrasto alcuni tra i principali sostenitori;<br />

la teoria della genesi organica, che <strong>di</strong>venta<br />

prevalente dopo la rivoluzione scientifica,<br />

ma anticipata da alcuni precursori “illuminati”<br />

del tutto scevri da pregiu<strong>di</strong>zi, ad esempio<br />

da Leonardo da Vinci. Da qui alla formazione<br />

<strong>di</strong> una vera e propria “mitologia” negativa su<br />

Aristotele il passo è breve, e infatti è stato<br />

scritto che il filosofo riguardo ai fossili si<br />

sarebbe pronunciato «in un modo che ora ci<br />

sembra inspiegabile. Osservando pesci fossili<br />

provenienti da Eraclea attribuì la loro origine<br />

“a uova <strong>di</strong>sperse, durante il <strong>di</strong>luvio <strong>di</strong><br />

Deucalione e Pirra” e in seguito sviluppatesi<br />

per intervento <strong>di</strong> una vis formativa» (C. Loriga-<br />

Broglio). Si rende necessario, a questo punto,<br />

ristabilire la verità dei fatti e spezzare una lancia<br />

per Aristotele. Dimostreremo in questa<br />

breve sintesi come Aristotele abbia contribuito<br />

in modo significativo allo sviluppo della<br />

geologia dei moderni; mostreremo altresì come<br />

egli non abbia avuto quelle concezioni così<br />

poco scientifiche sui “fossili” che solitamente<br />

gli vengono attribuite.<br />

La geologia <strong>di</strong> Aristotele e del Peripato<br />

I quattro libri Meteorologica costituiscono<br />

la fonte più importante della geologia <strong>di</strong><br />

Aristotele, opera esoterica che è la continuazione<br />

del De generatione et corruptione; qui,<br />

infatti, si possono trovare quei concetti e principi<br />

generali poi applicati in concreto allo stu<strong>di</strong>o<br />

dei mutamenti che si verificano sulla superficie<br />

e nell’atmosfera terrestre, che appunto ne<br />

costituiscono l’oggetto specifico. Aristotele<br />

sarebbe stato autore dell’opera essoterica nota<br />

nel me<strong>di</strong>oevo col titolo De mundo e dai latini,<br />

così come dagli arabi, attribuita allo Stagirita.<br />

Altre interessanti nozioni che riguardano il<br />

nostro tema si trovano in varie altre opere <strong>di</strong><br />

Aristotele, come i Problemata, il De sensu, il<br />

De partibus animalium, e i Parva naturalia.<br />

Diogene Laerzio include nel catalogo delle<br />

operedel filosofo un libro, ora perduto, dal<br />

titolo Perí tes líthou, che testimonia ancora l’interesse<br />

<strong>di</strong> Aristotele per la geologia. Questi<br />

stu<strong>di</strong> vennero poi sviluppati all’interno del<br />

Liceo, in particolare da Teofrasto, autore secondo<br />

Diogene Laerzio <strong>di</strong> un’opera in due libri dal<br />

titolo Perí ton lithouménon, <strong>di</strong> un’opera<br />

in due libri Perí metállon, tutte perdute, e<br />

infine <strong>di</strong> un libro Perí líthon che ci è pervenuto,<br />

e che fu noto nel Me<strong>di</strong>oevo col titolo De lapi<strong>di</strong>bus.<br />

È possibile che in queste opere fosse trattata<br />

esplicitamente, oltre alla mineralogia,<br />

anche la paleontologia. Ricor<strong>di</strong>amo che tra il<br />

345 e il 344 a.c. Aristotele <strong>di</strong>resse nell’isola <strong>di</strong><br />

Lesbo la scuola <strong>di</strong> Mitilene, dove conobbe<br />

Teofrasto, e che in questo luogo sono ancor oggi<br />

visibili i resti fossili <strong>di</strong> una foresta pietrificata.<br />

Inoltre, sempre nell’isola <strong>di</strong> Lesbo, si rinvengono<br />

oggi zanne fossili <strong>di</strong> proboscidati, <strong>di</strong><br />

cui Teofrasto tratta in effetti nel De lapi<strong>di</strong>bus<br />

(VI, 37).<br />

La meteorologia stu<strong>di</strong>a nell’ottica <strong>di</strong><br />

Aristotele i fenomeni connessi al ciclo della<br />

generazione e corruzione dei quattro elementi<br />

terrestri. Nell’ottica della scienza o<strong>di</strong>erna<br />

alcuni fenomeni indagati da Aristotele cadrebbero<br />

nell’ambito della geologia: i terremoti e<br />

i maremoti, le eruzioni vulcaniche, le trasgressioni<br />

e regressioni marine, la formazione<br />

dei “fossili” e dei minerali. Altri fenomeni<br />

sono ancora oggi trattati propriamente dalla<br />

meteorologia, fra questi il ciclo delle acque, correttamente<br />

descritto dallo Stagirita nelle linee<br />

essenziali. Contrariamente a quanto comunemente<br />

si pensa, Aristotele nel trattare questi<br />

argomenti utilizzava la logica e l’esperienza,<br />

criticando coloro che si affidavano ad altre<br />

presunte fonti del sapere, come i miti ancora<br />

cari a Platone.<br />

Riguardo ai mutevoli rapporti fra mare e terraferma,<br />

Aristotele li inseriva in un ciclo <strong>di</strong><br />

mutamenti incessanti propri della natura. Infatti,<br />

a suo a parere, le parti interne della Terra,<br />

ovvero dell’intero globo terracqueo, sono soggette<br />

nel tempo ad un continuo processo <strong>di</strong><br />

generazione e corruzione, non meno degli esseri<br />

viventi; sebbene, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> questi che<br />

singolarmente nascono, si sviluppano e muoiono,<br />

solo porzioni della Terra, <strong>di</strong> volta in volta,<br />

si sviluppano e decadono, essendo la Terra<br />

nella sua totalità eterna. Tuttavia, questi mutamenti<br />

sulla superficie della Terra, posti dallo<br />

Stagirita in relazione alla traslazione del Sole<br />

e alla sua attività, si verificano gradualmente<br />

e su scale temporali enormi rispetto alla brevità<br />

della vita umana, tanto che se ne perde infine<br />

il ricordo In tal modo Aristotele descrive<br />

regioni paludose che inari<strong>di</strong>scono, così come<br />

regioni secche che <strong>di</strong>ventano infine umide; la<br />

genesi delle valli fluviali e il loro colmamento<br />

detritico con la formazione <strong>di</strong> depositi alluvionali<br />

e lo sviluppo sopra essi <strong>di</strong> vaste regioni<br />

abitabili (come la valle del Nilo); la<br />

trasgressione e la regressione dei mari sui continenti<br />

secondo un ciclo senza principio e<br />

senza fine (Meteor.351b-352b). La causa efficiente<br />

dei fenomeni meteorologici risiede principalmente<br />

nel Sole, il cui moto <strong>di</strong> traslazione<br />

produce il calore necessario a tutti i processi<br />

<strong>di</strong> generazione e corruzione che avvengono<br />

sulla Terra. Tuttavia, Aristotele ammette come<br />

causa anche il calore interno alla Terra, posto<br />

<strong>di</strong>rettamente in connessione con l’attività vulcanica.<br />

Da questo calore è generata una duplice<br />

esalazione (anathymíasis): l’esalazione<br />

umida e fredda, simile al vapore, che si genera<br />

dall’umido che è all’interno della Terra e sulla<br />

sua superficie; l’esalazione secca e calda, simile<br />

al fumo e al soffio, che si genera dalla Terra<br />

stessa che per natura è secca.<br />

La genesi dei fossili e dei minerali secondo<br />

Aristotele.<br />

Dopo aver mostrato gli effetti della separazione<br />

degli elementi nell’atmosfera, cioè i<br />

fenomeni prodotti dalla doppia esalazione,<br />

umida e secca, nella sfere dell’acqua, dell’aria<br />

e del fuoco e anche sulla superficie della<br />

terra, Aristotele evidenzia i fenomeni prodotti<br />

da tale separazione all’interno stesso della<br />

terra, quando la doppia esalazione è intrappolata<br />

nelle sue parti. Il processo <strong>di</strong> separazione<br />

degli elementi produce all’interno della Terra<br />

due tipologie <strong>di</strong> corpi omeomeri, poiché le<br />

esalazioni sono, come sappiamo, <strong>di</strong> due specie:<br />

i metalli (metalleutá) e i “fossili” (oryktá)<br />

(Meteor. 378a). L’esalazione umida e fredda<br />

produce tutti i metalli nativi, fusibili e malleabili<br />

(oro, argento, ferro, rame, stagno, piombo,<br />

mercurio). L’esalazione secca e fumosa produce,<br />

invece, tutti i “fossili” quali le rocce e i<br />

minerali non fusibili. Notiamo le ottime qualità<br />

<strong>di</strong> Aristotele come osservatore e classificatore<br />

dei fenomeni naturali. Pur non <strong>di</strong>sponendo<br />

degli strumenti tecnici e teorici degli<br />

scienziati o<strong>di</strong>erni, il suo metodo era <strong>di</strong> indubbia<br />

efficacia, poiché la <strong>di</strong>stinzione tra i “fossili”<br />

e i metalli, corrisponde, sebbene non perfettamente,<br />

alla attuale <strong>di</strong>stinzione tra i minerali<br />

non metallici e i minerali metallici. Il significato<br />

originario <strong>di</strong> “fossile”, termine che nell’uso<br />

o<strong>di</strong>erno sta a significare specificatamente<br />

19<br />

<strong>2007</strong>


20<br />

<strong>2007</strong><br />

PROGETTO FOSSA MANCINI<br />

ciò che si è conservato, normalmente allo stato<br />

minerale, dei resti <strong>di</strong> un antico organismo<br />

vivente, è dunque piuttosto vasto e sta a significare<br />

nei Meteorologica <strong>di</strong> Aristotele tutte<br />

quelle rocce e minerali generalmente non metallici<br />

che sono raccolti “scavando” nella Terra.<br />

Il sostantivo usato da Aristotele, tá oryktá,<br />

richiama infatti il verbo orysso (att. orytto)<br />

che significa “scavare” (es. una fossa) o “estrarre<br />

scavando” (ovvero, cavare dal terreno). In<br />

effetti anche il “fossile” nel significato attuale<br />

si rinviene normalmente scavando nel terreno,<br />

ma il significato originario dato da<br />

Aristotele è molto più ampio. Da qui riteniamo<br />

sia nata la “leggenda” dei pesci fossili <strong>di</strong><br />

Eraclea. Lo Stagirita narra, infatti, (De respiratione,<br />

475b11-12) <strong>di</strong> certi pesci “fossili” che<br />

al sopraggiungere della siccità si rifugiano nel<br />

limo ancora umido e che vengono poi ricercati,<br />

evidentemente a scopo alimentare, scavando<br />

nella terra (eurískontai oryttómenoi); un modo<br />

invero piuttosto inusuale <strong>di</strong> pescare, ma che è<br />

ancora oggi praticato da certe tribù africane.<br />

In questo caso non si trattava, tuttavia, <strong>di</strong> pesci<br />

pietrificati, cioè <strong>di</strong> fossili nel significato attuale,<br />

bensì <strong>di</strong> pesci viventi e commestibili. Che<br />

il pensiero <strong>di</strong> Aristotele fosse ancora influente<br />

nei secoli successivi a questo riguardo è<br />

provato dall’opera del padre della mineralogia<br />

e della metallurgia moderna, Georgius Agricola<br />

(Georg Bauer, 1494-1555), che nel De natura<br />

fossilium (1546) e nel De re metallica (1555)<br />

chiamava ancora “fossilia” (dal latino fo<strong>di</strong>o,<br />

scavo) tutti gli oggetti trovati nel sottosuolo scavando,<br />

come i minerali e le forme animali e<br />

vegetali pietrificate, ciò che oggi si denomina<br />

propriamente come fossili. Chiarita la questione<br />

che Aristotele attribuiva al termine fossile<br />

un significato che non coincide esattamente<br />

con quello vigente, si pone la questione<br />

se dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> Aristotele fosse possibile<br />

o meno che i resti <strong>di</strong> un organismo vivente<br />

potessero conservarsi, o pietrificandosi o in<br />

altro modo, dopo la morte. In altri parole, per<br />

Aristotele possono esistere fossili, nel senso<br />

o<strong>di</strong>erno del termine? Per quanto poco noto, e<br />

contrariamente alle leggende dei moderni e<br />

dei contemporanei, sembra che Aristotele abbia<br />

dato alla questione una risposta positiva.<br />

Anzitutto i principi della sua “tafonomia” (De<br />

generatione et corruptione) sembrano ammettere<br />

che le parti omeomere degli animali e<br />

delle piante possano sotto peculiari circostanze<br />

“congelarsi” e quin<strong>di</strong> sfuggire alla putrefazione.<br />

Ad esempio, Aristotele afferma a proposito<br />

dell’ambra che può inglobare degli<br />

insetti, quin<strong>di</strong> dei fossili nel senso attuale. Nei<br />

Problemata il filosofo tratta la questione della<br />

causa dell’arrotondamento delle pietre e delle<br />

conchiglie che si vedono in riva al mare, fornendo<br />

peraltro la giusta soluzione in senso<br />

meccanico. Non è <strong>di</strong>fficile trovare nel<br />

Me<strong>di</strong>terraneo quelle che potremmo chiamare<br />

spiagge fossili, ora anche molto lontane dal<br />

mare o in collina o ad<strong>di</strong>rittura in montagna, cioè<br />

ammassi <strong>di</strong> ciottoli e conchiglie litificate <strong>di</strong> antichi<br />

organismi marini, arrotondati dal moto<br />

’<br />

’<br />

delle onde e cementati dalla sabbia. Ora è evidente<br />

che Aristotele si riferisse a ciò che osservava<br />

camminando sulla spiaggia. Ma se avesse<br />

incontrato la stessa scena camminando in<br />

montagna quali conclusioni avrebbe tratto,<br />

applicando semplicemente il suo stesso, corretto,<br />

ragionamento? Certo è che altri Greci,<br />

prima (come Senofane <strong>di</strong> Colofone ed Erodoto)<br />

e dopo (come Eratostene e Xanto <strong>di</strong> Li<strong>di</strong>a) lo<br />

Stagirita, avevano osservato la stessa scena e<br />

tratto, giustamente, la conclusione che evidentemente<br />

in quei luoghi un tempo esisteva<br />

una spiaggia. Anche Aristotele avrebbe sicuramente<br />

tratto questa conclusione, e forse l’ha<br />

effettivamente tratta per quanto non ne abbiamo<br />

una testimonianza <strong>di</strong>retta, poiché ha rettamente<br />

teorizzato che il mare e la terraferma<br />

vanno incontro a cicli <strong>di</strong> regressione e trasgressione.<br />

Il geografo Strabone (65 a.c.- 25<br />

d.c) scrive, ad esempio, che, tra gli altri, anche<br />

Stratone <strong>di</strong> Lampsaco, <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> Teofrasto<br />

e secondo scolarca del Liceo, credeva che la<br />

presenza <strong>di</strong> conchiglie fossili sulla terraferma<br />

provasse la trasgressione, seguita dalla regressione,<br />

del mare sulla terraferma. Questa è una<br />

chiara testimonianza della continuazione della<br />

geologia aristotelica nel Liceo; tra<strong>di</strong>zione che<br />

passa poi ai filosofi arabi.<br />

I seguaci della geologia <strong>di</strong> Aristotele nel<br />

me<strong>di</strong>oevo e oltre.<br />

È noto il debito della filosofia <strong>di</strong> Avicenna<br />

(980-1037 d.c.) verso il pensiero <strong>di</strong> Aristotele.<br />

Nel suo Kitab al-Shifa (Libro della guarigione),<br />

che include una Metafisica, una Fisica e<br />

un trattato <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina, il filosofo arabo affronta<br />

tematiche tipiche della meteorologia aristotelica,<br />

come le trasgressioni marine e le cause<br />

dei terremoti, ma tratta anche dell’origine dei<br />

fossili seguendo uno schema che, come abbiamo<br />

visto, i pensatori greci avevano già elaborato<br />

nelle linee essenziali e che, al più, Avicenna<br />

aggiorna e perfeziona. Anche Alberto Magno,<br />

considerato tra i più acuti dei seguaci latini <strong>di</strong><br />

Aristotele, raccolse l’ere<strong>di</strong>tà della geologia del<br />

Liceo. Le principali fonti degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Alberto<br />

in questo campo furono il De generatione et<br />

corruptione, i Meteorologica e il De mundo <strong>di</strong><br />

Aristotele; il De lapi<strong>di</strong>bus <strong>di</strong> Teofrasto, un<br />

estratto delle sezioni geologiche e mineralogiche<br />

del Kitab al-Shifa <strong>di</strong> Avicenna, noto col<br />

titolo De mineralibus. Nella sua opera geologica<br />

e mineralogica più importante, De<br />

Mineralibus et rebus metallicis, Alberto si<br />

espresse riguardo ai fossili in modo ineccepibile,<br />

tale da sfatare tante leggende costruite a<br />

posteriori dai moderni e dagli storici della<br />

scienza sopracitati: “Non c’è alcuno che non<br />

sia stupito <strong>di</strong> trovare delle pietre che, esternamente<br />

e internamente, recano l’impronta <strong>di</strong><br />

animali. Avicenna ci insegna che la causa <strong>di</strong><br />

questo fenomeno è che gli animali possono<br />

essere completamente trasformati in pietre…<br />

Come la terra e l’acqua sono la materia or<strong>di</strong>naria<br />

delle pietre, egli <strong>di</strong>ce, così gli animali possono<br />

<strong>di</strong>ventare materia <strong>di</strong> certe pietre. Se i<br />

corpi <strong>di</strong> questi animali si trovano in posti in<br />

cui esala un potere mineralizzante (vis lapi<strong>di</strong>ficativa),<br />

sono ridotti ai loro elementi e sottoposti<br />

all’influenza <strong>di</strong> quel particolare potere…<br />

poi il potere mineralizzante trasforma<br />

l’elemento terrestre in pietra. Le <strong>di</strong>verse parti<br />

esterne e interne dell’animale conservano la<br />

forma che avevano in precedenza».<br />

L’errore più grave della storiografia apologetica<br />

dei moderni è che pone una rivoluzione<br />

concettuale nella geologia degli antichi e dei<br />

moderni <strong>di</strong> cui non v’è traccia alcuna.<br />

Consideriamo il caso <strong>di</strong> Leonardo da Vinci<br />

che, nella prospettiva storiografica pro-moderni,<br />

incarna il mito dell’innovazione rivoluzionaria<br />

contro le obsolete spiegazioni degli aristotelici.<br />

Ora si dà il caso che questa lettura popolare<br />

degli eventi sia poco atten<strong>di</strong>bile. Leonardo,<br />

infatti, fu indotto allo stu<strong>di</strong>o dei fossili e della<br />

geologia dal desiderio <strong>di</strong> comprovare l’idea<br />

dell’uomo microcosmo. A questo scopo egli<br />

stu<strong>di</strong>ò le opere <strong>di</strong> interesse geologico e cosmologico<br />

<strong>di</strong> Aristotele, Teofrasto, Avicenna, e<br />

Alberto Magno. Le sue conclusioni sui fossili<br />

risultano corrette, e anzi egli confutò l’idea<br />

degli intellettuali cristiani (Tertulliano, Eusebio<br />

<strong>di</strong> Cesarea, Paolo Orosio) che le conchiglie fossili<br />

che si trovavano in cima ai monti testimoniassero<br />

l’occorrenza biblica del <strong>di</strong>luvio universale.<br />

Secondo Leonardo (Co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

Leicester), per contro, queste conchiglie sono<br />

prova del sollevamento dei fondali marini,<br />

come già sostenuto dagli antichi; egli, inoltre,<br />

spiegava il processo <strong>di</strong> fossilizzazione nei termini<br />

che dovevano essere altrettanto familiari<br />

ai seguaci moderni <strong>di</strong> Aristotele, Avicenna<br />

e Alberto Magno: “Quando la natura viene<br />

alla generazione delle pietre, essa genera una<br />

qualità d’omore vischioso, il quale, col suo<br />

seccarsi, congela in sé ciò che dentro <strong>di</strong> lui si<br />

rinchiude”.<br />

Può esser vero che nel Rinascimento abbia<br />

momentaneamente prevalso la teoria della<br />

genesi inorganica dei fossili, sostenuta tra gli<br />

altri da Cardano, Aldovran<strong>di</strong>, Michele Mercati,<br />

Kircher e Campanella, ma questa derivava i suoi<br />

principi dal neoplatonismo magico-ermetico,<br />

piuttosto che dalla tra<strong>di</strong>zione aristotelica. Prova<br />

ne è che in quel tempo gli avvocati della teoria<br />

della genesi organica si ritenevano seguaci<br />

dell’aristotelismo, come Fracastoro e<br />

Cesalpino.<br />

Stefano Sassaroli<br />

Bibliografia<br />

• F.D. Adams, The Birth and Development of the<br />

Geological Sciences, Dover Inc., New York 1938<br />

S. Raffi & E. Serpagli, Introduzione alla paleontologia,<br />

UTET, Torino 2003<br />

• P. Rossi, I segni del tempo. Storia della terra e storia<br />

delle nazioni da Hooke a Vico, Feltrinelli, Milano<br />

1979.<br />

• P. Rossi, La nascita della scienza moderna in<br />

Europa, Laterza, Roma-Bari 1997<br />

• M.J.S. Rudwick, The Meaning of Fossils. Episodes<br />

in the History of Palaeontology, University of Chicago<br />

Press, Chicago 1985, 2 nd Ed.


Sulle ali <strong>di</strong> un ippogrifo<br />

Ogni anno, grazie a molti<br />

racconti ed esperienze<br />

scritte dagli studenti, il<br />

giornalino “L’<strong>Ippogrifo</strong>” <strong>di</strong>venta<br />

sempre più speciale ed interessante.<br />

Ma che cos’è un ippogrifo?<br />

Qual’è la sua storia?<br />

L’ippogrifo è una creatura della<br />

mitologia greco-romana.<br />

Analizzando il suo nome, si può<br />

facilmente dedurre che è frutto<br />

<strong>di</strong> una fusione tra due parole<br />

<strong>di</strong> origine greca: hìppos, che<br />

significa “cavallo”, e grypòs,<br />

che significa “adunco”, riferito<br />

al becco <strong>di</strong> questa fantastica<br />

creatura. L’ippogrifo è dunque<br />

una creatura alata, descritta<br />

come un incrocio tra un cavallo<br />

e un grifone. Ha quin<strong>di</strong> la<br />

testa, le ali e le zampe anteriori<br />

come quelle <strong>di</strong> un’aquila e le<br />

zampe posteriori e il resto del<br />

corpo <strong>di</strong> un cavallo.<br />

In alcune iconografie e descrizioni<br />

lo si può trovare anche<br />

con il corpo <strong>di</strong> un leone.<br />

L’idea del connubio tra grifone<br />

e cavallo si trova inizialmente<br />

nelle Bucoliche <strong>di</strong> Virgilio, in un<br />

passo in cui si considerava questo<br />

incrocio come qualcosa <strong>di</strong><br />

impossibile e <strong>di</strong> assurdo, poiché<br />

si credeva in un leggendario<br />

o<strong>di</strong>o tra i due animali:<br />

“Iugentur iam grypes equis”<br />

(“da oggi i grifoni si uniranno<br />

ai cavalli”).<br />

L’antagonismo tra le due razze,<br />

pari a quello tra cani e gatti, fa<br />

dell’ippogrifo un animale estremamente<br />

raro e <strong>di</strong>fficile sia da<br />

possedere che da domare.<br />

In età me<strong>di</strong>oevale, l’ippogrifo<br />

inizia ad assumere molte caratteristiche.<br />

Nelle leggende è <strong>di</strong><br />

solito l’animale domestico <strong>di</strong><br />

un cavaliere o <strong>di</strong> un mago.<br />

Bestia <strong>di</strong> incre<strong>di</strong>bile forza e<br />

sovrumana velocità, funge spesso<br />

da destriero eccezionale: lo<br />

si descrive mentre vola in altro<br />

nel cielo alla velocità <strong>di</strong> un fulmine.<br />

L’ippogrifo assume un importante<br />

ruolo nel capolavoro letterario<br />

<strong>di</strong> Ludovico Ariosto,<br />

L’”Orlando Furioso”.<br />

Molti, infatti, attribuiscono la<br />

vera invenzione <strong>di</strong> questa creatura<br />

fantastica proprio<br />

all’Ariosto, che ne fa un animale<br />

straor<strong>di</strong>nario ed inconfon-<br />

<strong>di</strong>bile nella sua celeberrima<br />

opera.<br />

Nel poema si narrano le vicende<br />

<strong>di</strong> Orlando, che, essendo<br />

innamorato <strong>di</strong> Angelica, ma non<br />

corrisposto, <strong>di</strong>venta folle. Sarà<br />

poi Astolfo, che partirà alla<br />

ricerca del senno perduto dell’eroe,<br />

compiendo un viaggio<br />

che lo porterà dal Para<strong>di</strong>so alla<br />

Luna. È chiaro che per raggiungere<br />

queste località è necessario<br />

un veicolo eccezionale,<br />

una cavalcatura fantastica: l’ippogrifo.<br />

Anche nella narrativa fantastica<br />

dei nostri giorni viene fatto<br />

ricorso alla figura dell’ippogrifo.<br />

Nel terzo capitolo della famosissima<br />

saga <strong>di</strong> J.K. Rowling,<br />

“Harry Potter e il prigioniero<br />

<strong>di</strong> Azkaban”, gran parte del racconto<br />

verte attorno alla sorte <strong>di</strong><br />

questa creatura, che viene<br />

descritta nobile, fiera <strong>di</strong> sé, ma<br />

tuttavia <strong>di</strong>fficile da avvicinare.<br />

L’ippogrifo infatti si lascia accarezzare<br />

soltanto da persone fiere<br />

e nobili d’animo, e mostra la<br />

propria riconoscenza con un<br />

inchino e lasciandosi cavalcare.<br />

Animale <strong>di</strong> intelligenza pari, se<br />

non superiore a quella umana,<br />

nella saga <strong>di</strong> Harry Potter è<br />

capace persino <strong>di</strong> percepire il<br />

male e le cattive intenzioni <strong>di</strong><br />

chi si trova davanti.<br />

Così, nato da un verso latino <strong>di</strong><br />

Virgilio, l’ippogrifo ha vissuto<br />

le sue storie più fantastiche ed<br />

indelebili nel Me<strong>di</strong>oevo, ed<br />

anche oggi, in racconti sempre<br />

più fantastici ed inverosimili, in<br />

circostanze sempre più magiche,<br />

con il suo coraggio, la sua<br />

fierezza, la sua forza e la sua<br />

velocità, continua, ad ali spiegate,<br />

a volare.<br />

Niccolò Arena, I C L.C.<br />

21<br />

<strong>2007</strong>


22<br />

<strong>2007</strong><br />

Snuff,<br />

crimine piu’ reale<br />

della realta’<br />

Vi è un sottogenere<br />

cinematografico piuttosto<br />

sconosciuto ai<br />

più (e verrebbe da<br />

<strong>di</strong>re fortunatamente), che è un<br />

misto fra hard core e splatter,<br />

ma qualcosa <strong>di</strong> più riprovevole,<br />

<strong>di</strong>sgustoso ed esecrabile <strong>di</strong> questi<br />

ultimi, che vide la luce nel<br />

1976, grazie alla macabra fantasia<br />

<strong>di</strong> due scarsi registi,<br />

Michael e Roberta Findlay. Essi<br />

girarono un film il cui originario<br />

titolo era “Slaughter” (strage),<br />

che poi <strong>di</strong>ventò in un secondo<br />

momento “Snuff”. Questo termine,<br />

in seguito passò ad in<strong>di</strong>care<br />

nello slang familiare americano<br />

“uccidere”, un fatto a <strong>di</strong>r<br />

poco emblematico.<br />

Il film realizzato trattava della<br />

strage <strong>di</strong> Bel Air ad opera della<br />

setta satanica capeggiata da<br />

Charles Manson, in cui morì<br />

anche Sharon Tate, la moglie<br />

del regista polacco Roman<br />

Polanski.<br />

Risultò essere <strong>di</strong> fattura talmente<br />

misera che un responsabile<br />

della produzione, tale Allan<br />

Shackelton lo volle “con<strong>di</strong>re”<br />

con una scena <strong>di</strong> ben più <strong>di</strong><br />

quattro minuti in cui si vedeva<br />

una donna orribilmente martoriata<br />

e straziata.<br />

Pare che la sequenza sia stata<br />

girata a spese <strong>di</strong> un’ignara attrice<br />

<strong>di</strong> nazionalità argentina (il<br />

film era stato ripreso proprio nel<br />

paese sudamericano), convinta<br />

<strong>di</strong> essere stata ingaggiata per un<br />

provino.<br />

Eloquenti in proposito erano le<br />

locan<strong>di</strong>ne, che recitavano succintamente:<br />

“Gli eventi più sanguinosi<br />

che siano mai accaduti<br />

DI FRONTE ad una macchina<br />

da presa!”.<br />

Vi è da chiarire che i punti fondamentali<br />

che caratterizzano lo<br />

snuff sono sostanzialmente tre: i<br />

membri della crew sono degli<br />

assassini, gente cosciente <strong>di</strong> uccidere<br />

un essere umano: essi sanno<br />

cosa stanno realizzando e per<br />

chi lo stanno facendo.<br />

Ovviamente è il denaro il fine ultimo<br />

delle loro azioni, ma non<br />

bisogna trascurare il fattore <strong>di</strong><br />

perversione e <strong>di</strong> crudeltà che li<br />

induce a eseguire tali nefandezze<br />

ottenendone grande appagamento.<br />

Il secondo punto consiste nella<br />

totale inconsapevolezza dell’attore.<br />

Egli non sa <strong>di</strong> girare la sua<br />

ultima scena, <strong>di</strong> essere sul punto<br />

<strong>di</strong> rendere l’anima al Creatore<br />

dopo atroci sofferenze. Il terrore<br />

sul volto degli sventurati quando<br />

all’improvviso realizzano <strong>di</strong><br />

essere in trappola e destinati al<br />

massacro è la cosa che il depravato<br />

amante <strong>di</strong> snuff cerca con<br />

più morbosa ossessione.<br />

In ultimo, ma non ultimo, lo spettatore,<br />

il destinatario “dell’opera”,<br />

la persona per cui viene ucciso<br />

l’attore, che può essere consapevole<br />

o inconsapevole della<br />

realtà <strong>di</strong> quanto sta vedendo.<br />

Ricor<strong>di</strong>amo inoltre che la vittima<br />

è uccisa ai soli fini del film.<br />

L’esibizionismo, il voyeurismo,<br />

la necrofilia sono alcune componenti<br />

psicopatologiche basilari<br />

del video. Una persona sensata<br />

rabbrivi<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> fronte a tali turpitu<strong>di</strong>ni,<br />

anche solo nel sentirne<br />

parlare. C’è da tenere conto<br />

però che non tutti son dotati <strong>di</strong><br />

equilibrio e <strong>di</strong> assennatezza.<br />

Sono proprio questi in<strong>di</strong>vidui a<br />

toccare i limiti più nefan<strong>di</strong> dell’operato<br />

umano.<br />

In fondo quale crimine è peggiore<br />

dell’omici<strong>di</strong>o? Nessuno. E<br />

se l’omici<strong>di</strong>o è compiuto per una<br />

macabra sod<strong>di</strong>sfazione, l’atrocità<br />

compiuta non ha davvero<br />

eguali. È un fenomeno davvero<br />

allarmante, è il prodotto <strong>di</strong> un<br />

mondo a più volti, <strong>di</strong> cui uno<br />

dei tanti genera abiezioni e brutalità<br />

<strong>di</strong> tal genere. La violenza<br />

genera la violenza, in qualunque<br />

forma essa sia, questo è indubbio.<br />

Figuriamoci se viene ad<strong>di</strong>rittura<br />

esibita davanti allaaaae<br />

telecamere.<br />

Maria Costanza Boldrini,<br />

II B L.C.<br />

…………………………………<br />

…………………………………<br />

Nel cuore dello sterminio:<br />

Auschwitz tra storia<br />

e testimonianza<br />

…………………………………


Il caso Welby riaccende il <strong>di</strong>battito<br />

Eutanasia… buona morte?<br />

Per eutanasia, che etimologicamente<br />

significa<br />

“buona morte”, s’intende<br />

“un’azione o un’omissione che<br />

<strong>di</strong> natura sua, o almeno nelle<br />

intenzioni <strong>di</strong> chi la attua, procura<br />

la morte allo scopo <strong>di</strong> eliminare<br />

ogni dolore. Questa definizione<br />

della Santa Congregazione per la<br />

Dottrina della Fede si deve completare<br />

con il concetto <strong>di</strong> “morte<br />

<strong>di</strong>gnitosa”, che quin<strong>di</strong> permetterebbe<br />

al malato <strong>di</strong> terminare la<br />

vita non in ospedale, ma tra l’affetto<br />

dei propri cari.<br />

Il “problema” dell’eutanasia<br />

non è solo recente: fin da epoche<br />

remote, infatti, i me<strong>di</strong>ci hanno<br />

ricevuto dai propri pazienti la<br />

richiesta <strong>di</strong> anticipare la morte.<br />

Ben noto è il giuramento <strong>di</strong><br />

Ippocrate, secondo il quale ogni<br />

me<strong>di</strong>co giura che non somministrerà<br />

mai a nessuno un farmaco<br />

che provochi la morte del paziente.<br />

La particolarità del nostro<br />

tempo, che spiega tra l’altro l’acutizzarsi<br />

del fenomeno, è data dal<br />

profondo cambiamento che le circostanze<br />

in cui si muore hanno<br />

subìto per via del progresso della<br />

me<strong>di</strong>cina e del miglioramento<br />

delle con<strong>di</strong>zioni igienico-sanitarie.<br />

Fino a pochi decenni fa la<br />

morte giungeva presto, poiché<br />

non si riusciva a combattere efficacemente<br />

la malattia o perché<br />

insorgevano infezioni o complicazioni<br />

dovute alle dure con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> vita. I decessi avvenivano<br />

prevalentemente a casa; anche<br />

se non era dolce o quieta, la morte<br />

era sicuramente più rapida ed<br />

indolore. Oggi si muore più tar<strong>di</strong>,<br />

per malattie croniche o degenerative<br />

legate alla vecchiaia. Come<br />

si evince dalla definizione “azione<br />

o omissione che procura la<br />

morte…”, esistono <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong><br />

eutanasia, precisamente tre: il<br />

primo, la forma attiva, prevede<br />

la somministrazione <strong>di</strong> un farmaco<br />

letale, il secondo, quella<br />

passiva, consiste nel sospendere<br />

la terapia abituale, il cosiddetto<br />

“accanimento terapeutico”; infine<br />

il terzo, il “suici<strong>di</strong>o assistito”,<br />

che si verifica quando un me<strong>di</strong>co<br />

o un familiare procura al malato<br />

del veleno, senza però collaborare<br />

all’assunzione dello stesso<br />

da parte del richiedente.<br />

Da quanto esposto si capisce<br />

bene che il problema etico non<br />

coinvolge solo il malato, ma<br />

anche operatori sanitari e legislatori,<br />

nonché le Commissioni<br />

nazionali e sopranazionali per i<br />

<strong>di</strong>ritti dell’uomo e dell’ammalato.<br />

Fino ad ora tutti gli Organi<br />

competenti si sono espressi contro<br />

l’eutanasia, consentendo soltanto<br />

la sospensione o la <strong>di</strong>minuzione<br />

delle terapie<br />

farmacologiche. Ad opporsi a<br />

qualsiasi forma <strong>di</strong> eutanasia è<br />

invece la Chiesa, la cui dottrina<br />

muove da tre punti fermi: il riconoscimento<br />

del carattere sacro<br />

della vita dell’uomo in quanto<br />

creatura <strong>di</strong> Dio; il primato della<br />

persona sulla società; il dovere<br />

delle Autorità <strong>di</strong> rispettare la vita.<br />

Al riguardo papa Pio XII <strong>di</strong>chiarò:<br />

“Per quanto concerne il paziente,<br />

egli non è padrone assoluto <strong>di</strong> se<br />

stesso, del proprio corpo, del proprio<br />

spirito. Non può dunque<br />

<strong>di</strong>sporne liberamente. Per quanto<br />

riguarda i me<strong>di</strong>ci, nessuno al<br />

Mondo, nessuna persona privata,<br />

nessuna umana pietà, può autorizzare<br />

il me<strong>di</strong>co alla <strong>di</strong>retta<br />

<strong>di</strong>struzione della vita; il suo ufficio<br />

non è <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere la vita, ma<br />

<strong>di</strong> salvarla”.<br />

Altri Papi si sono più volte<br />

espressi contro l’eutanasia, ma si<br />

sono rivelati favorevoli alla riduzione<br />

dell’accanimento terapeutico.<br />

Anche esponenti <strong>di</strong> altre confessioni<br />

religiose (quali<br />

l’Anglicanesimo e il Calvinismo,<br />

che recentemente si è <strong>di</strong>chiarato<br />

favorevole ad ogni tipo <strong>di</strong> euta-<br />

nasia) si sono pronunciati contro<br />

l’uso massiccio <strong>di</strong> farmaci.<br />

Contro la “buona morte” si<br />

sono espresse anche<br />

Organizzazioni Sanitarie<br />

Internazionali, perfino<br />

l’Assemblea del Consiglio<br />

d’Europa. Precisamente l’articolo<br />

7 della Dichiarazione dei Diritti<br />

del Malato esclude l’eutanasia<br />

con tali parole: “Il me<strong>di</strong>co deve<br />

sforzarsi <strong>di</strong> placare la sofferenza,<br />

ma non ha il <strong>di</strong>ritto […] <strong>di</strong> affrettare<br />

intenzionalmente il processo<br />

naturale della morte”.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista legislativo,<br />

in Italia l’eutanasia è considerata<br />

alla pari <strong>di</strong> un omici<strong>di</strong>o volontario,<br />

anche se sono previste delle<br />

attenuanti. Il co<strong>di</strong>ce penale stabilisce<br />

dai sei ai quin<strong>di</strong>ci anni <strong>di</strong><br />

reclusione per chiunque causi la<br />

morte <strong>di</strong> un uomo con il consenso<br />

dello stesso. Esistono anche<br />

altre sanzioni minori decise dall’articolo<br />

580. Negli USA la Corte<br />

Costituzionale Federale ha fissato<br />

il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> ogni Stato <strong>di</strong> legiferare<br />

in proposito, ma solo<br />

l’Oregon si è espresso favorevolmente<br />

sulla dolce morte. Sempre<br />

negli “States” ha fatto scalpore il<br />

caso del dottor Kervokian, processato<br />

e condannato a vent’anni<br />

<strong>di</strong> reclusione per aver praticato<br />

l’eutanasia attiva su cento<br />

pazienti terminali. Per quanto<br />

riguarda l’Europa gli unici Stati<br />

che hanno legiferato in materia<br />

sono l’Olanda, l’Austria e la<br />

Svizzera. Nel primo Paese essa è<br />

tollerata da circa vent’anni, ma<br />

solo a particolari con<strong>di</strong>zioni; nel<br />

secondo esiste una legge apposita<br />

dal 1997, mentre più recente<br />

l’adesione all’eutanasia da parte<br />

della Federazione Elvetica, dove<br />

però si accetta solo il “suici<strong>di</strong>o<br />

assistito”.<br />

“Caro Presidente, scrivo a Lei,<br />

e attraverso Lei mi rivolgo anche<br />

a quei citta<strong>di</strong>ni che avranno la<br />

possibilità <strong>di</strong> ascoltare le mie<br />

parole, questo mio grido, che non<br />

è <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione, ma carico <strong>di</strong><br />

speranza umana e civile per questo<br />

nostro Paese”.<br />

Queste sono le parole con le<br />

quali Piergiorgio Welby, alla fine<br />

<strong>di</strong> settembre, ha scosso l’Italia.<br />

Egli, malato terminale <strong>di</strong> <strong>di</strong>strofia<br />

muscolare da circa nove anni,<br />

negli ultimi mesi si era aggravato<br />

e, ormai <strong>di</strong>sperato, aveva inviato<br />

una lettera aperta al Presidente<br />

della Repubblica Giorgio<br />

Napolitano, domandando per sé<br />

l’eutanasia. Chiedeva che le sue<br />

sofferenze venissero messe a tacere<br />

e che, quin<strong>di</strong>, potesse morire.<br />

Il <strong>di</strong>fficile “caso Welby” dal<br />

Quirinale è sceso fino a<br />

Montecitorio, e il suo recente epilogo<br />

ha scosso le coscienze.<br />

Questa tematica mi coinvolge<br />

molto in quanto ho conosciuto<br />

situazioni simili a quelle <strong>di</strong> Welby.<br />

Quella ad esempio <strong>di</strong> un<br />

ragazzo malato <strong>di</strong> <strong>di</strong>strofia<br />

muscolare da vent’anni, non si<br />

alza dal letto da circa nove anni,<br />

vive tramite un respiratore automatico.<br />

A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

Piergiorgio, mangia senza l’ausilio<br />

<strong>di</strong> presi<strong>di</strong> esterni e parla ma,<br />

se non lo si conosce, non si può<br />

notare la più evidente caratteristica<br />

che li <strong>di</strong>fferenzia: la voglia<br />

<strong>di</strong> vivere, la speranza nel futuro.<br />

È l’unico “farmaco” efficace.<br />

Il suo mondo si può vedere<br />

attraverso il monitor <strong>di</strong> un computer;<br />

ha saputo adattarsi a questa<br />

situazione riuscendo a sfidare<br />

la malattia. Se i malati<br />

terminali, giovani o anziani che<br />

siano, invece <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperarsi e chiedere<br />

la morte, provassero a farsi<br />

coraggio e a resistere ad essa, non<br />

ci sarebbe bisogno <strong>di</strong> legiferare<br />

sulla “buona morte”, che, pur<br />

essendo “dolce”, rimane comunque<br />

un evento irrime<strong>di</strong>abile.<br />

Federico Rango<br />

V° D L. C.<br />

23<br />

<strong>2007</strong>


24<br />

<strong>2007</strong><br />

Orientarsi in economia<br />

Si è conclusa con grande successo<br />

la seconda e<strong>di</strong>zione delle<br />

giornate <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o del progetto<br />

"Orientarsi in Economia - Questioni<br />

<strong>di</strong> macroeconomia nell’era della<br />

globalizzazione". Nelle aule della<br />

Biblioteca Petrucciana <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> si sono<br />

svolte, dal 16 al 18 novembre 2006,<br />

le giornate <strong>di</strong> formazione previste<br />

dal progetto, che ha coinvolto gli<br />

alunni delle classi terze del Liceo<br />

Classico e delle classi quinte del<br />

Liceo Sociopsicopedagogico e delle<br />

Scienze Sociali, i docenti universitari<br />

Giuliano Conti (professore or<strong>di</strong>nario<br />

<strong>di</strong> Economia Internazionale presso<br />

l’università Politecnica delle Marche)<br />

e Alberto Niccoli (professore or<strong>di</strong>nario<br />

<strong>di</strong> Politica Economica e<br />

Finanziaria presso l’università<br />

Politecnica delle Marche). Due gran<strong>di</strong><br />

temi, strettamente legati fra loro,<br />

sono stati al centro dell’attività formativa<br />

proposta: il rapporto fra etica<br />

ed economia e il fenomeno della<br />

globalizzazione visto in relazione al<br />

problema dello sviluppo. Questi i<br />

seminari all’interno dei quali si è<br />

articolata l’attività, coor<strong>di</strong>nata dalla<br />

Prof.ssa Maura Brambilla:<br />

Sviluppo e sottosviluppo (Prof.ssa<br />

A. Marcuccini), La povertà nei paesi<br />

ricchi (Prof.ssa S. Valentini), Costi<br />

privati e costi sociali: il problema<br />

dell’inquinamento (Prof. S.<br />

Sassaroli), Globalizzazione (Dott.ssa<br />

F. Scaturro), Consumi e capabilities:<br />

solo consumo o anche qualcos’altro?<br />

(Dott.ssa L. Romagnoli), Finanza<br />

etica (Prof. E. Savini), Istituzioni e<br />

sviluppo economico (Prof.ssa M.<br />

Pozzi), La demografia e il problema<br />

del sovrappopolamento (Prof. F.<br />

Lecchi).<br />

La terza fase del percorso è consistita<br />

in una prova scritta, svolta in<br />

classe su tracce legate ai temi del<br />

progetto, formulate secondo le tipologie<br />

A, B e D della prova scritta <strong>di</strong> italiano<br />

dell’Esame <strong>di</strong> Stato. L’elaborato<br />

giu<strong>di</strong>cato vincitore da un’apposita<br />

commissione è stato quello <strong>di</strong> Lucia<br />

Arcaleni, della classe III A LC.<br />

Secondo si è classificato il lavoro <strong>di</strong><br />

Giada Gar<strong>di</strong>ni (III C LC), e terzo<br />

quello <strong>di</strong> Giuseppina Coscia (III C<br />

LC). Ad essi verranno consegnati i<br />

premi (buoni libro offerti dalla Banca<br />

Popolare <strong>di</strong> Ancona, <strong>di</strong> 150, 100 e 50<br />

euro, da spendersi presso la Libreria<br />

Cattolica <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>).<br />

Ecco il tema vincitore:<br />

Dalla fine della seconda guerra<br />

mon<strong>di</strong>ale l’andamento delle singole<br />

economie nazionali ha cominciato<br />

a <strong>di</strong>pendere da regole e relazioni<br />

economiche internazionali.<br />

L’economia mon<strong>di</strong>ale si è così via via<br />

strutturata come sistema unico,<br />

coinvolgendo anche le economie dei<br />

paesi meno sviluppati. A questo<br />

processo d’integrazione internazionale<br />

della produzione industriale<br />

e degli scambi commerciali è<br />

stato dato il nome <strong>di</strong> globalizzazione<br />

o anche <strong>di</strong> mon<strong>di</strong>alizzazione.Rifletti<br />

sulla questione avvalendoti delle<br />

tue competenze storiche e <strong>di</strong> quelle<br />

acquisite durante il corso<br />

“Orientarsi nell’ Economia”.<br />

Solidarietà, inter<strong>di</strong>pendenza, coscienza<br />

più ampia <strong>di</strong> bene comune: questi<br />

gli obiettivi in<strong>di</strong>viduati dalla cooperazione<br />

internazionale allo sviluppo<br />

al termine del secondo conflitto<br />

mon<strong>di</strong>ale. Sebbene inizialmente tale<br />

cooperazione fosse nata per sostenere<br />

economicamente la ricostruzione <strong>di</strong><br />

alcuni paesi colpiti dal conflitto, già<br />

dagli anni Cinquanta ci si pone l’obiettivo<br />

<strong>di</strong> incoraggiare lo sviluppo<br />

economico e la crescita del prodotto<br />

nazionale lordo dei paesi sottosviluppati,<br />

attraverso il finanziamento<br />

<strong>di</strong> progetti <strong>di</strong> sviluppo,<br />

applicabili per risultati a lungo termine<br />

o in risposta ad un’emergenza.<br />

È con tale spirito che prendono vita,<br />

a partire dal 1946, organismi internazionali,<br />

bilaterali e multilaterali,<br />

per la cooperazione allo sviluppo,<br />

tra i quali emergono gli istituti<br />

finanziari specializzati in materia <strong>di</strong><br />

sviluppo dell’Organizzazione delle<br />

Nazioni Unite: Banca Mon<strong>di</strong>ale e<br />

Fondo Monetario Internazionale,<br />

affiancati negli anni ‘90 dalla<br />

Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale del<br />

Commercio.<br />

Sebbene le iniziali intenzioni della<br />

cooperazione internazionale lasciassero<br />

credere in una possibile e<br />

concreta soluzione alla <strong>di</strong>lagante<br />

povertà del pianeta, l’opinione internazionale<br />

fu costretta, già negli anni<br />

‘60, a rivedere l’idea <strong>di</strong> povertà che<br />

stava alla base dei progetti fino ad<br />

allora proposti.<br />

I finanziamenti <strong>di</strong> imprese private o<br />

quelli per la realizzazione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />

infrastrutture tendevano a far ricadere<br />

i guadagni sulle potenti nazioni occidentali,<br />

facendo sì che non venisse<br />

raggiunto il reale obiettivo, ma che<br />

ci si allontanasse da esso, aumentando,<br />

peraltro, il <strong>di</strong>vario economico<br />

tra Nord e Sud del mondo.<br />

Se inizialmente la crescita economica<br />

si limitava a considerare l’incremento<br />

del prodotto interno lordo procapite,<br />

ad esso si sono aggiunti, in<br />

seguito, in<strong>di</strong>catori sociali, quali l’ac-<br />

cesso all’istruzione, l’alfabetizzazione<br />

degli adulti, l’aspettativa <strong>di</strong><br />

vita alla nascita, l’accesso alla sanità<br />

e all’acqua potabile.<br />

Spostando ed ampliando, dunque, il<br />

campo <strong>di</strong> azione dei progetti, si è<br />

tentato si creare uno sviluppo che<br />

fosse partecipativo (che vedesse<br />

dunque la partecipazione <strong>di</strong>retta delle<br />

popolazioni locali allo sviluppo) e<br />

sostenibile (lo sfruttamento delle<br />

risorse da parte delle attuali generazioni<br />

non ne avrebbe dovuto limitare<br />

la sfruttamento da parte delle successive),<br />

ritenendo fondamentale<br />

aumentare, ben prima del P.I.L., la<br />

capacità amministrativa e <strong>di</strong> gestione<br />

delle imprese locali, e favorire processi<br />

democratici degli organi <strong>di</strong> governo<br />

e <strong>di</strong> sviluppo dello stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto<br />

dei citta<strong>di</strong>ni.<br />

Nonostante la fondante base etica, il<br />

meccanismo internazionale ha stentato<br />

e stenta a procedere efficacemente<br />

verso gli obiettivi preposti: da<br />

un lato la stessa base etica è risultata<br />

totalmente incompatibile, o quasi,<br />

con il sistema economico neoliberista<br />

adottato dagli occidentali ed imposto<br />

da essi a tutti i paesi che desiderano<br />

finanziamenti da parte degli stessi.<br />

Dall’altro la realtà governativa <strong>di</strong><br />

molti paesi in via <strong>di</strong> sviluppo limita<br />

il potere dei finanziamenti, dato il loro<br />

orientamento tutt’altro che liberale e<br />

democratico.<br />

Il tentativo <strong>di</strong> una globalizzazione<br />

efficace fallisce, in parte, come già<br />

accennato, a causa <strong>di</strong> meccanismi<br />

innestati dal neoliberismo stesso.<br />

Esso, riprendendo il concetto <strong>di</strong><br />

“mano invisibile” <strong>di</strong> Smith, secondo<br />

cui un sistema economico in concorrenza<br />

perfetta è capace <strong>di</strong> regolare<br />

le allocazioni sod<strong>di</strong>sfacendo tutti gli<br />

agenti, seppur essi agiscano egoisticamente,<br />

in modo tale che ogni equilibrio<br />

<strong>di</strong> mercato sia un ottimo paretiano,<br />

ne amplifica l’in<strong>di</strong>vidualismo,<br />

annullando la giustizia morale, posta<br />

da Smith alla base dei rapporti sociali.<br />

In tal modo, se ognuno può agire in<br />

base al proprio interesse, ritenendo<br />

così <strong>di</strong> rispettare anche quello altrui,<br />

secondo il concetto della mano invisibile,<br />

senza rispettare alcun principio<br />

morale, in realtà l’assunto stesso<br />

cade: l’iniziale idea <strong>di</strong> ricchezza quale<br />

guadagno si trasforma in una serie <strong>di</strong><br />

innumerevoli attività finanziarie e <strong>di</strong><br />

operazioni in conto capitale per il<br />

finanziamento <strong>di</strong> processi <strong>di</strong> innovazione,<br />

car<strong>di</strong>ne del neoliberismo,<br />

che scadono in giochi a somma zero,<br />

in cui il guadagno <strong>di</strong> un agente corrisponde<br />

esattamente alla per<strong>di</strong>ta dell’altro.<br />

Non ci si pone, così, alcun<br />

problema etico nell’imporre, in cambio<br />

<strong>di</strong> finanziamenti, la privatizzazione<br />

dei servizi, l’aumento delle<br />

imposte, la <strong>di</strong>minuzione della spesa<br />

pubblica e l’apertura ai commerci<br />

internazionali, ad economie nazionali<br />

che non ne possono controllare il<br />

peso, da un lato a causa dell’incapacità<br />

<strong>di</strong> gestione, dall’altro a causa<br />

della debolezza dei loro mercati<br />

rispetto a quelli occidentali.<br />

La globalizzazione, dunque, se astratta<br />

da un contesto storico determinato,<br />

si <strong>di</strong>mostra, a mio avviso, efficace<br />

per dar risposta alla povertà, ma,<br />

come già accennato, è la realtà governativa<br />

degli stati sottosviluppati<br />

che ne annulla la possibilità <strong>di</strong> successo.<br />

Governi <strong>di</strong>spotici, antiliberali<br />

non hanno alcun interesse a lasciar<br />

sviluppare la capacità produttiva<br />

dei loro citta<strong>di</strong>ni, né, tanto meno, a<br />

proporre loro alcuna forma <strong>di</strong><br />

istruzione: una minima coscienza<br />

storica ed etica creerebbe sommosse<br />

popolari che ribalterebbero il governo,<br />

ed un arricchimento della popolazione<br />

me<strong>di</strong>a corrisponderebbe ad<br />

un aumento della sua influenza nelle<br />

decisioni politico-economiche,<br />

<strong>di</strong>minuendo così l’autorità statale.<br />

Da un lato è, dunque, in <strong>di</strong>fetto l’interesse<br />

occidentale a risolvere la questione,<br />

dall’altra è l’impossibilità <strong>di</strong><br />

rendere efficace tale interesse, anche<br />

nel caso in cui esso sia totale.<br />

Non credo, dunque, sia possibile<br />

fornire una soluzione unicamente<br />

economica: in una società occidentale,<br />

nella quale è la sua stessa cultura<br />

a decadere vertiginosamente<br />

verso il baratro <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sinteresse<br />

ignorante, sarà <strong>di</strong>fficile dar vita a<br />

progetti <strong>di</strong> sviluppo o a sistemi economici<br />

internazionali che siano volti<br />

unicamente e realmente alla crescita<br />

socio-economica altrui.<br />

Così, il problema non è tanto nell’erroneo<br />

sfruttamento delle risorse<br />

produttivo-economiche, quanto nel<br />

preoccupante depauperamento <strong>di</strong><br />

quelle intellettuali, proprio là dove il<br />

benessere sarebbe capace <strong>di</strong> concederne<br />

un utilizzo illimitato.<br />

Tralasciando i meccanismi sociopolitici<br />

attuali, i quali ritengo abbiano<br />

un ruolo fondamentale nel fallimento<br />

socio-economico della globalizzazione,<br />

non sarebbe peregrino incentivare<br />

l’annullamento dell’ipocrisia<br />

intellettuale occidentale, nella sua<br />

inconscia approvazione delle ideologie<br />

integraliste, per rendere,<br />

almeno parzialmente, efficace la<br />

cooperazione internazionale allo<br />

sviluppo.<br />

Lucia Arcaleni, III A L.C.


Sei romanzi sui classici<br />

Il genere del romanzo<br />

storico basa la sua vali<strong>di</strong>tà<br />

principalmente su<br />

tre aspetti, dei quali ogni scrittore<br />

che si rispetti deve tener<br />

conto: l’esattezza storica <strong>di</strong><br />

fondo, l’atten<strong>di</strong>bilità della<br />

vicenda che si innesta sugli<br />

eventi “ufficiali” e la verosimiglianza<br />

dei personaggi.<br />

I libri <strong>di</strong> cui sto parlando, cioè<br />

quelli che la scrittrice australiana<br />

Collen Mc Cullough<br />

(nota ai più per il suo romanzo<br />

d’esor<strong>di</strong>o “Uccelli <strong>di</strong><br />

rovo”) ha de<strong>di</strong>cato alla Roma<br />

del I secolo a.C., rispettano<br />

tutti e tre questi punti. Rapida<br />

elencazione dei titoli:<br />

1) I giorni del potere.<br />

2) I giorni della gloria.<br />

3) I favoriti della fortuna.<br />

4) Le donne <strong>di</strong> Cesare.<br />

5) Cesare, il genio e la passione.<br />

6) Le i<strong>di</strong> <strong>di</strong> Marzo.<br />

I sei volumi coprono gli anni<br />

che vanno dal 110 al 42 a.C.<br />

e hanno come protagonisti<br />

quei personaggi che siamo<br />

stati abituati a stu<strong>di</strong>are sui<br />

libri <strong>di</strong> storia, in particolare<br />

Mario, Silla, Pompeo e Giulio<br />

Cesare. Ma, (e questo è il<br />

bello della serie), quegli stessi<br />

uomini che nei manuali <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>o sono visti soltanto dal<br />

“<strong>di</strong> fuori”, come semplici<br />

figure <strong>di</strong> passaggio nel corso<br />

degli eventi storici, o che, in<br />

altri luoghi, sono stati tristemente<br />

stereotipati o ri<strong>di</strong>colizzati<br />

(ve<strong>di</strong> alcune riprese<br />

moderne della figura <strong>di</strong><br />

Cicerone, spesso degradata<br />

al rango d’una macchietta da<br />

comme<strong>di</strong>a), grazie alla penna<br />

della Mc Cullough riacquistano<br />

spessore e cre<strong>di</strong>bilità:<br />

come riporta la postfazione<br />

con cui l’autrice conclude le<br />

I<strong>di</strong> <strong>di</strong> Marzo: “Lungo il percorso<br />

<strong>di</strong> questi sei libri, sono<br />

partita dagli eventi esteriori <strong>di</strong><br />

alcune vite molto famose e ho<br />

tentato <strong>di</strong> creare esseri umani<br />

cre<strong>di</strong>bili, a tutto tondo, con<br />

tutte le complessità che il<br />

buon senso ci impone <strong>di</strong> credere<br />

abbiano posseduto”.<br />

A mio parere, questo tentativo<br />

ha avuto pieno successo:<br />

la figura <strong>di</strong> Silla, visto spesso<br />

come un pazzo sanguinario<br />

(una sorta <strong>di</strong> Caligola ante<br />

litteram) nei tre libri che lo<br />

vedono come protagonista,<br />

viene descritto con una<br />

profon<strong>di</strong>tà mirabile, con le<br />

sue luci e le sue ombre, con<br />

le sue torbide passioni e i suoi<br />

slanci <strong>di</strong> teatralità. L’abilità<br />

della Mc Cullough è evidente<br />

anche in un altro personaggio,<br />

Giulio Cesare, gigantesco<br />

(non mi vengono in<br />

mente altri aggettivi abbastanza<br />

pregnanti) protagonista<br />

della seconda parte della<br />

serie, geniale politico, colto<br />

letterato e formidabile generale.<br />

Discorso simile, del resto,<br />

può essere fatto per tutti gli<br />

altri personaggi, Mario,<br />

Pompeo, Catone Uticense,<br />

Crasso, Bruto, Antonio (figura<br />

ben lontana da quella idealizzata<br />

<strong>di</strong> Shakespeare),<br />

Cicerone o Ottaviano,<br />

costruiti con una vivezza<br />

sconcertante.<br />

La cura che la nostra autrice<br />

ha messo nel creare le fisionomie<br />

dei suoi protagonisti,<br />

è visibile anche nella descrizione<br />

della Roma tardorepubblicana<br />

e degli eventi<br />

storici che l’hanno coinvolta,<br />

basata su un’attenta analisi<br />

delle fonti greche o latine che<br />

ne hanno parlato, come le<br />

Vite Parallele <strong>di</strong> Plutarco o le<br />

monografie <strong>di</strong> Sallustio.<br />

A questo proposito, è sufficiente<br />

leggere il capitolo<br />

de<strong>di</strong>cato alla congiura <strong>di</strong><br />

Catilina, intriso fino all’orlo<br />

<strong>di</strong> fosche tinte sallustiane.<br />

Senza <strong>di</strong>lungarmi troppo,<br />

tutto ciò che mi resta da <strong>di</strong>re<br />

è questo: leggete questi libri,<br />

leggeteli senza lasciarvi scoraggiare<br />

dalle loro <strong>di</strong>mensioni<br />

(la scrittura della Mc<br />

Cullough scorre che è un piacere).<br />

Questa lettura non solo<br />

costituirà un piacevole modo<br />

per passare il tempo, ma vi<br />

porterà anche un grande<br />

arricchimento personale,<br />

arricchimento derivato dalle<br />

riflessioni che l’autrice de<strong>di</strong>ca<br />

a temi ancora oggi attualissimi,<br />

quali l’amore, la guerra<br />

e l’ambizione.<br />

Lorenzo Focanti<br />

III B L. C.<br />

25<br />

<strong>2007</strong>


26<br />

<strong>2007</strong><br />

Viaggio nnella pubblicità<br />

Avete mai provato ad osservare<br />

un vecchio manifesto<br />

pubblicitario <strong>di</strong> fine ‘800<br />

o inizio ‘900?<br />

Le tecniche figurative ed il littering<br />

sono molto cambiati<br />

rispetto ad ora, eppure lo stu<strong>di</strong>o<br />

più attento <strong>di</strong> una pubblicità<br />

d’epoca può risultare molto<br />

interessante per capire meglio<br />

la società e la cultura degli anni<br />

in cui è stata creata.<br />

Alla base della comunicazione<br />

pubblicitaria possiamo considerare<br />

lo schema <strong>di</strong> Jacobson:<br />

EMITTENTE-MESSAGGIO-<br />

DESTINATARIO. In esso il<br />

destinatario assume un ruolo<br />

centrale sia in relazione al livello<br />

dell’informazione che il messaggio<br />

comunica, sia in relazione<br />

al livello emotivo che<br />

punta a coinvolgere chi riceve<br />

l’informazione. L’emittente del<br />

messaggio va considerata l’azienda<br />

produttrice che delega<br />

la rappresentazione <strong>di</strong> sé stessa<br />

al personaggio o ai personaggi<br />

cui il messaggio viene<br />

affidato; infine il messaggio,<br />

oltre ad avere la funzione <strong>di</strong><br />

presentare al pubblico una grande<br />

quantità <strong>di</strong> prodotti per invitarlo<br />

all’acquisto, opera una<br />

funzione più complessa, come<br />

quella <strong>di</strong> suggerire mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vivere,<br />

abitu<strong>di</strong>ni e bisogni fino a<br />

mo<strong>di</strong>ficare i nostri comportamenti.<br />

La pubblicità si serve <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ci<br />

legati alla grafica, all’immagine,<br />

ai colori, alla cultura integrandoli<br />

con quelli verbali: l’efficacia<br />

<strong>di</strong>pende infatti dalla<br />

forza espressiva dei linguaggi<br />

visivi e verbali per la pubblicità<br />

a stampa, per gli spot <strong>di</strong>pende<br />

anche dalla suggestione del<br />

sonoro.<br />

Il messaggio pubblicitario ha il<br />

fine <strong>di</strong> persuadere ed informare<br />

tramite <strong>di</strong>versi stili comunicativi:<br />

quello oggettivo, che usa<br />

lessico comune per fornire il<br />

maggior numero <strong>di</strong> informazioni<br />

relative all’uso, al funzionamento<br />

e alle qualità del<br />

prodotto; lo stile scientifico,<br />

che fa uso <strong>di</strong> termini tecnici e<br />

immagini dettagliate dell’oggetto<br />

descritto (impiegato per<br />

pubblicità <strong>di</strong> creme, me<strong>di</strong>cinali<br />

ecc); lo stile conativo, che<br />

interpella l’acquirente con l’uso<br />

dell’imperativo per persuaderlo;<br />

lo stile emotivo, utilizzato per<br />

produrre nell’osservatore spirito<br />

<strong>di</strong> emulazione e identificazione<br />

(come, ad esempio, negli<br />

spot che mostrano un ambiente<br />

familiare) ed è legato al lessico<br />

del parlato informale; infine<br />

lo stile enfatico,<br />

caratterizzato da espressioni<br />

enfatiche e solenni, per dare<br />

particolare rilievo a qualcosa o<br />

spingere l’acquirente all’identificazione<br />

con il testimonial.<br />

È evidente, quin<strong>di</strong>, come <strong>di</strong>etro<br />

a tutto questo ci sia un vero e<br />

proprio stu<strong>di</strong>o della psicologia<br />

umana, per definire il consumatore<br />

sulla base <strong>di</strong> “stili <strong>di</strong><br />

vita” e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzarne gli acquisti,<br />

anche se negli ultimi anni sta<br />

prevalendo la tendenza a non<br />

considerare il consumatoredestinatario<br />

passivo rispetto al<br />

messaggio, ma <strong>di</strong> cogliere<br />

forme <strong>di</strong> feedback, come il<br />

reclamo, per verificare il successo<br />

del prodotto sul mercato.<br />

Nel corso de “Progetto sul<br />

Linguaggio Pubblicitario” sono<br />

stati analizzati anche <strong>di</strong>versi<br />

manifesti d’epoca.<br />

Le tecniche e i soggetti dei<br />

manifesti pubblicitari (e della<br />

pubblicità in genere) si sono<br />

evoluti notevolmente nel corso<br />

del XX secolo; alla fine<br />

dell’800 un manifesto veniva<br />

<strong>di</strong>pinto quasi come un quadro,<br />

in modo molto pittorico, con<br />

l’aggiunta <strong>di</strong> una <strong>di</strong>dascalia<br />

informativa; col passare del<br />

tempo le figure sono <strong>di</strong>ventate<br />

sempre più schematiche, simboliche,<br />

rappresentative, gli slogan<br />

più incisivi e significativi,<br />

i caratteri più chiari e leggibili,<br />

fino ad arrivare alla pubblicità<br />

come la conosciamo noi. In<br />

questa evoluzione sono stati<br />

fondamentali i grafici pubblicitari,<br />

artisti del secolo scorso<br />

che tuttora fanno sentire la loro<br />

influenza. Come nel caso del<br />

marchigiano Federico Seneca,<br />

creatore <strong>di</strong> numerosi manifesti,<br />

che agli inizi del ‘900 ha ideato<br />

un famosissimo “logo” uti-<br />

lizzato fino a<br />

poco tempo fa<br />

da una nota<br />

marca <strong>di</strong> cioccolatini,<br />

la<br />

“Perugina”;<br />

o p p u r e<br />

Armando<br />

Pomi, grafico<br />

pubblicitario<br />

del ‘900 che<br />

ha lavorato a<br />

lungo per la<br />

<strong>di</strong>tta “Bayer.<br />

Noto è<br />

Marcello<br />

Dudovich,<br />

a u t o r e<br />

<strong>di</strong> importanti<br />

manifesti per<br />

<strong>di</strong>tte quali<br />

“Campari”,<br />

“Martini”,<br />

“Bugatti”.<br />

In ogni manifesto d’epoca sono<br />

emerse le figure tipiche <strong>di</strong> un<br />

periodo storico e le <strong>di</strong>verse abitu<strong>di</strong>ni,<br />

cambiate nel corso degli<br />

anni. Negli anni ‘40, ad esempio,<br />

una donna doveva badare<br />

alla casa e alla famiglia, curare<br />

i figli e preoccuparsi del<br />

marito: ecco allora che nei<br />

manifesti compare la figura<br />

della massaia perfetta che recla-<br />

mizza prodotti per la casa; una<br />

personalità molto <strong>di</strong>versa da<br />

quella precedente degli anni<br />

‘30, quando nelle pubblicità la<br />

donna, che iniziava ad emanciparsi,<br />

appariva “borghese”, elegante<br />

e giocava a tennis, pubblicizzava<br />

prodotti <strong>di</strong> bellezza,<br />

gioielli e articoli sportivi o località<br />

turistiche. Insieme ai manifesti<br />

sono cambiati i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

pensare, <strong>di</strong> comprare, <strong>di</strong> rappresentare:<br />

un vero e proprio<br />

“viaggio nella pubblicità”.<br />

Roberta Vinaccia<br />

III C L. C.


Qualche tempo fa ero<br />

in treno. È bello viaggiare<br />

in treno: è come<br />

stare al centro del tempo, semplice<br />

spettatore delle cose che<br />

passano, della vita che scorre<br />

e che non è mai uguale.<br />

Ma nella vita purtroppo (o per<br />

fortuna), non si è mai spettatori<br />

perché il tutto come il particolare<br />

mi chiama in causa e ogni<br />

avvenimento, anche il più<br />

<strong>di</strong>stante da me, mi coinvolge,<br />

interpella continuamente il mio<br />

pensiero, il mio giu<strong>di</strong>zio, la<br />

mia coscienza, il mio fragile<br />

cuore.<br />

Certo, il rischio <strong>di</strong> essere spettatori<br />

ben pensanti c’è, eccome<br />

se c’è, ma in questo caso si è<br />

delle patate e nulla <strong>di</strong> più (con<br />

tutto il rispetto per le patate!)<br />

Dal 7 all’11 gennaio si<br />

è svolta l’attività<br />

sportiva sulla neve<br />

organizzata dal nostro liceo.<br />

La “settimana sulla neve” ha avuto<br />

luogo in Trentino Alto A<strong>di</strong>ge,<br />

presso la località <strong>di</strong> Folgarida,<br />

dove erano situati sia l’albergo<br />

che l’impianto sciistico. Per quanto<br />

riguarda l’aspetto sportivo,<br />

quin<strong>di</strong>, i corsi <strong>di</strong> sci e snowboard,<br />

abbiamo potuto riscontrare una<br />

buona organizzazione. Già durante<br />

il viaggio d’andata ci era stato<br />

comunicato il gruppo a cui eravamo<br />

stati assegnati: principianti,<br />

interme<strong>di</strong>, esperti, per il corso<br />

<strong>di</strong> sci o snowboard. Pur essendo<br />

pochi i giorni <strong>di</strong> soggiorno, avevamo<br />

4 ore al giorno <strong>di</strong> lezione<br />

con i maestri <strong>di</strong> sci; quin<strong>di</strong> siamo<br />

riusciti ad imparare le tecniche<br />

basilari <strong>di</strong> questo sport, che si è<br />

rivelato molto <strong>di</strong>vertente ma<br />

Bisogno <strong>di</strong> qualcuno<br />

Avvicinandomi ad una stazione<br />

il mio sguardo è attirato da<br />

uno stupendo murales (chi riesce<br />

a <strong>di</strong>segnare cosi è davvero<br />

un artista, forse incompreso,<br />

ma comunque artista).<br />

E c’era scritto: “Non ti accorgi<br />

che ho bisogno <strong>di</strong> te?!<br />

Beh, che <strong>di</strong>re… è bello sapere<br />

che ci sono cuori così stupen<strong>di</strong>,<br />

che scrivono cose stupende<br />

perché hanno un animo<br />

stupendo. E credo che chi ha<br />

scritto quelle parole, abbia un<br />

cuore grande proprio come il<br />

mio. Ho iniziato a piangere in<br />

silenzio. Sentivo dentro tante<br />

emozioni che si mischiavano<br />

tra loro come fossero una<br />

cascata interminabile <strong>di</strong> stelle<br />

e poi… decisi <strong>di</strong> scendere.<br />

Scendo quin<strong>di</strong> dal treno e mi<br />

alquanto stancante ed impegnativo.<br />

La giornata praticamente, funzionava<br />

così: la sveglia era alle<br />

7.30, poi si scendeva e si faceva<br />

una colazione buona (a parte il<br />

caffè che non era dei migliori!) e<br />

sostanziosa perché dopo si doveva<br />

andare a sciare!<br />

Alle 8.30 si andava con la funivia<br />

sui campi da sci e alle 9 ci<br />

incontravamo con i maestri e si<br />

iniziava la nostra “attività sciistica”!<br />

È stato molto <strong>di</strong>vertente: noi<br />

abbiamo imparato a sciare un po’<br />

meglio e poi c’era il nostro maestro<br />

<strong>di</strong> sci, Pietro, che era davvero<br />

professionale e simpaticissimo!<br />

All’inizio eravamo titubanti poi,<br />

constatato che nessuno era un<br />

campione paragonabile ad Alberto<br />

Tomba nello sci, ci siamo tranquillizzate<br />

e spesso ci capitava <strong>di</strong><br />

cadere in modo buffo e così scop-<br />

avvicino al murales per fotografarlo.<br />

Accanto al murales,<br />

in piccolo, con un pennarello<br />

indelebile <strong>di</strong> colore rosso, c’era<br />

scritta una preghiera.<br />

La grafia mi sembrava la stessa<br />

quin<strong>di</strong> suppongo che l’abbia<br />

scritta la stessa persona <strong>di</strong><br />

prima.<br />

La preghiera era intitolata:<br />

Accorgersi<br />

Signore,<br />

aiutami ad accorgermi <strong>di</strong><br />

quelli che mi stanno accanto.<br />

Fammi vedere quelli<br />

preoccupati e <strong>di</strong>sorientati;<br />

quelli che soffrono<br />

e non lo mostrano;<br />

quelli che si sentono isolati<br />

senza volerlo,<br />

piavamo a ridere!<br />

Dopo tutte le risate, lo sci e, purtroppo,<br />

le cadute, verso le 11 -<br />

11.30 ritornavamo in albergo e<br />

lì avevamo un’oretta tutta per noi<br />

per riposarci prima del pranzo.<br />

Verso le 14 ritornavamo a sciare<br />

facendo lezione con il maestro<br />

fino alle 16.30, poi, tornati in<br />

albergo, avevamo un’oretta e<br />

mezza de<strong>di</strong>cata allo stu<strong>di</strong>o nella<br />

grande sala a nostra <strong>di</strong>sposizione<br />

nell’albergo. Finita l’attività <strong>di</strong>dattica<br />

avevamo un’intera ora per<br />

prepararci per la cena… Fra le<br />

camere <strong>di</strong> noi ragazze giravano<br />

piastre e tutti i prodotti per lisciare<br />

e sistemare i capelli! Dopo cena<br />

si scendeva in “<strong>di</strong>scoteca” dove<br />

c’era l’animazione! Tutte le sere lo<br />

spettacolo variava… abbiamo<br />

potuto apprezzare spettacoli <strong>di</strong><br />

cabaret e giochi dove dei nostri<br />

compagni venivano coinvolti e<br />

e dammi la sensibilità<br />

necessaria per ispirare<br />

fiducia.<br />

Signore liberami da me stesso<br />

Perché ti possa servire,<br />

ascoltare e amare in ogni<br />

fratello che mi fai incontrare.<br />

Che non passi accanto ad<br />

alcuno con volto in<strong>di</strong>fferente,<br />

con cuore chiuso,<br />

con passo affrettato.<br />

Il destinatario è chi legge.<br />

Questa volta non mi chiesi a<br />

chi poteva essere in<strong>di</strong>rizzato il<br />

murales ma, come forse non mi<br />

era mai successo prima, in un<br />

lampo capii che in quel preciso<br />

istante, il destinatario <strong>di</strong> quel<br />

profondo appello… ero io.<br />

Gagliar<strong>di</strong> Debora<br />

5 L L.S.S.<br />

Cinque giorni sulla neve<br />

facevano <strong>di</strong> tutto: dal recitare delle<br />

frasi a cercare le proprie scarpe nel<br />

buio totale! Poi l’ultima sera è<br />

arrivato lo spettacolo migliore e<br />

cioè… il ballo! Ci siamo scatenati<br />

davvero fino a mezzanotte (anche<br />

se il “coprifuoco” <strong>di</strong> solito prevedeva<br />

che alle 23 tutti fossero a<br />

“nanna”)! È stata davvero una<br />

bella esperienza, non solo perché<br />

con questa attività scolastica si<br />

ha l’opportunità <strong>di</strong> mettersi in<br />

gioco autonomamente in uno<br />

sport impegnativo e formativo,<br />

ma anche perché è un’ottima occasione<br />

per integrarsi con gli alunni<br />

delle altri classi e degli altri<br />

due licei (scienze sociali e classico).<br />

Quin<strong>di</strong> la consigliamo a tutti perché<br />

ragazzi, ve lo assicuriamo, è<br />

<strong>di</strong>vertentissimo!<br />

Elisa Gianuario, Sara Bordoni<br />

2 F L.S.P.P.<br />

27<br />

<strong>2007</strong>


28<br />

<strong>2007</strong><br />

Sui passi dell’amore<br />

Ciao a tutti… quello che voglio<br />

fare è scrivervi una lettera… “una<br />

lettera per la vita”.Chi sono io per<br />

farlo? Nessuno… e so bene che la pretesa<br />

può sembrare un po’ esagerata,<br />

però credetemi, ciò che mi spinge è<br />

proprio la passione per questa avventura<br />

incre<strong>di</strong>bile che è la vita stessa,e inoltre,<br />

è l’amore che porto dentro, nel mio<br />

mondo e… vorrei farvelo un pochino<br />

conoscere, ecco tutto.<br />

Anche voi, come me, state crescendo e<br />

voi con il vostro mondo. Come vedete<br />

questo mondo? Cosa ne pensate? E<br />

cosa pensate <strong>di</strong> voi stessi,come vi vedete,<br />

come vi ascoltate, come sta cambiando<br />

la vostra vita a quest’età? Forse<br />

non sapete rispondere,perché non sempre<br />

ci si capisce qualcosa,perché spesso,<br />

solo nell’andare si trovano le risposte,<br />

perché solo nel cammino si arriva<br />

a capire e scegliere. Quante domande,<br />

quanti pensieri, quante paure, quanti<br />

sogni, quante gioie, quanti dolori attraversano<br />

l’esistenza,questa lunga autostrada<br />

verticale verso il Cielo,dove tante<br />

“cose” scorrono, passano e ripassano;<br />

qualcuna si ferma e qualcuna se ne va,<br />

qualcuna fa piangere e qualcuna sorridere,qualcuna<br />

dà gioia,speranza,pace,<br />

amore e qualcuna rattrista,lascia il dubbio,<br />

l’incertezza, il fiato sospeso. Tutte<br />

queste “cose” sono la vita che accade,<br />

che scorre e a viverle siamo tutti noi e<br />

sei anche tu. Si, proprio tu che ora stai<br />

leggendo e ti ritrovi in quello che scrivo.<br />

Forse, a volte, anche tu come me, ti<br />

ritrovi solo, con te stesso, a guardare il<br />

soffitto della tua cameretta con le mani<br />

<strong>di</strong>etro la testa, con la tua musica preferita<br />

(oggi “a palla”,domani a basso volume)<br />

e con le tue “cose”, con la tua vita<br />

che scorre, che va, verso un senso,<br />

verso una <strong>di</strong>rezione, verso una meta.<br />

Eh,si… perché la vita,questa benedetta<br />

vita,questa straor<strong>di</strong>naria vita.Non sempre<br />

facile e non sempre felice ha una<br />

meta e il suo nome è… Beh, se non ti<br />

<strong>di</strong>spiace vorrei svelartelo più tar<strong>di</strong>, perché<br />

voglio vedere se riesci a scoprirlo<br />

da solo, con le tue uniche forze e non<br />

pensare che io sia presuntuosa in questo<br />

modo. No, aspetta un attimo! Voglio<br />

solo procedere con calma,per dare spazio<br />

ai miei sentimenti più puri e autentici.<br />

È vero che sono solo una ragazza<br />

<strong>di</strong> 18 anni e nient’altro, ma sono sicura<br />

che dopo aver letto tutto questo,dentro<br />

<strong>di</strong> te nascerà un tipo <strong>di</strong> amore, che<br />

nemmeno tu saprai <strong>di</strong> possedere,quin<strong>di</strong>…<br />

ascoltami, ti prego! Innanzitutto<br />

sono stata figlia (e lo sono tuttora per fortuna),<br />

sono stata bambina, sono ragazza,<br />

giovanotta, adolescente, ecc, pertanto,<br />

pur con tutta l’esperienza che ho<br />

da fare ancora,so un po’ come va la vita,<br />

so cos’è la gioia,quella vera e quella che<br />

fugge via, so cos’è il pianto, quello libe-<br />

ratorio, che trascina tutto il dolore che<br />

hai dentro; so cos’è il dolore,quello passeggero,quello<br />

per cui non vale la pena<br />

<strong>di</strong> soffrire, e quello che ti fa <strong>di</strong>re: “Ce la<br />

farò?; so cos’è l’amore e il bruciore che<br />

uno prova quando qualcuno te lo ferisce;<br />

so cos’è l’amicizia e cosa vuol <strong>di</strong>re<br />

quando il tuo amico più caro (o almeno<br />

che sembrava tale) ti taglia fuori e ti<br />

tra<strong>di</strong>sce; so cosa vuol <strong>di</strong>re perdonare ed<br />

essere perdonati, conosco bene la<br />

pesantezza dell’andare avanti ma anche<br />

la gioia che ti ridona energia e vigore<br />

nuovi; so cosa vuol <strong>di</strong>re incontrare all’improvviso,<br />

“per caso”, una persona che<br />

<strong>di</strong>venta la luce del tuo andare, la spalla<br />

su cui appoggiarti,il cuore a cui puoi confidare<br />

tutto <strong>di</strong> te perché sei certo che mai<br />

ti tra<strong>di</strong>rà. E poi, so cosa vuol <strong>di</strong>re passare<br />

per il dubbio su Dio e quanto possa<br />

far male, ma so anche che la vita è un<br />

cammino e che camminando la vita si<br />

apre, ti spalanca orizzonti mai immaginati<br />

dalla tua fantasia, incontri stupen<strong>di</strong><br />

e del tutto impreve<strong>di</strong>bili,esperienze fantastiche<br />

certamente non segnate sulla tua<br />

agenda. So anche che, se non molli, se<br />

ti rivolgi anche a Dio e non solo a chi vuoi<br />

bene e gli <strong>di</strong>ci: “Guarda Dio, non sono<br />

certo della tua esistenza ma se ci sei<br />

voglio incontrarti”,Dio stesso si rivela al<br />

tuo cuore e ti ritrovi a non avere più bisogno<br />

<strong>di</strong> nessuna prova o <strong>di</strong>mostrazione<br />

della sua esistenza perché sai che ormai<br />

è dentro <strong>di</strong> te e il mondo lo inizi a guardare<br />

con occhi nuovi, pieni <strong>di</strong> speranza<br />

e privi <strong>di</strong> sconforto.<br />

Ma ognuno ha la sua strada da fare, il<br />

suo personalissimo percorso, <strong>di</strong>verso<br />

dagli altri, <strong>di</strong>verso dal mio, i suoi passi<br />

da fare. E ho scoperto che ciascuno <strong>di</strong><br />

noi ha un “compito” da svolgere nella<br />

vita, un compito che gli viene affidato e<br />

nel quale, se lo si accetta, ci si scopre<br />

realizzati e contenti nonostante le inevitabili<br />

<strong>di</strong>fficoltà. Questo compito che è<br />

il tuo lo scopri mentre vivi, giorno dopo<br />

giorno,nell’alternarsi degli eventi e delle<br />

vicende. Io ti parlerò e tu mi giu<strong>di</strong>cherai,<br />

lo so. Ma non mi importa perché<br />

comunque io ti parlerò con il cuore e se<br />

non sarà cosi te ne accorgerai, vedrai.<br />

Voglio solo fare una precisazione. Le<br />

parole racchiudono molto <strong>di</strong> più <strong>di</strong> quello<br />

che <strong>di</strong>cono,pertanto,ti invito ad andare<br />

al <strong>di</strong> là per trovare quel <strong>di</strong> più <strong>di</strong> significato<br />

che esse contengono. Allora và<br />

ragazzo, va’. La vita è sempre, ad ogni<br />

età. Ragazzo che stai venendo su, va’ e<br />

non temere. Sii forte, come lo sono io,<br />

anche se sperimenterai la tua debolezza<br />

e la tua fragilità; conosci te stesso,<br />

ciò che sei e ciò che vali veramente, i<br />

tuoi doni, i tuoi pregi e i tuoi <strong>di</strong>fetti, sii<br />

leale con te stesso e con gli altri, perché<br />

a nulla vale mostrarsi per ciò che<br />

non si è; coltiva nel tuo animo il coraggio,<br />

la fiducia e la speranza, perché a<br />

niente giova pensare sempre al peggio,<br />

appesantisce il cuore e ogni tua azione.<br />

Sentiti un viandante,un ragazzo in cammino,<br />

sempre in cammino, mai arrivato,pronto<br />

a ripartire verso la meta,ama<br />

la verità e và alla ricerca <strong>di</strong> lei:non andare<br />

lontano a cercarla perché essa è dentro<br />

<strong>di</strong> te! Io, nel mio piccolo, ti sono vicino<br />

anche se non te ne accorgi. Intanto<br />

seguo il tuo cammino con il pensiero,<br />

con la mia immaginazione… con la<br />

<strong>di</strong>screzione <strong>di</strong> un padre e le premure <strong>di</strong><br />

una madre, intanto ti guardo quando tu<br />

non mi ve<strong>di</strong>, intanto prego il buon Dio<br />

che ti conduca per le sue splen<strong>di</strong>de vie.<br />

Quando incrocerò i tuoi occhi per caso,<br />

mi sembrerà <strong>di</strong> vedere il mio mondo<br />

nel tuo, quello che porto nascosto nel<br />

cuore, quello che non voglio che altri<br />

conoscano compresi quelli a cui tengo<br />

<strong>di</strong> più. Sai, spesso bastano gli occhi per<br />

<strong>di</strong>re senza parlare e quante cose si <strong>di</strong>cono<br />

con la semplicità <strong>di</strong> uno sguardo!<br />

Carissimo,non stancarti mai <strong>di</strong> andare!<br />

Ciò significa che non devi stancarti mai<br />

<strong>di</strong> sperare che il domani sarà migliore.<br />

Se puoi scaccia via quella malinconia che<br />

a volte mette un velo ai tuoi occhi e un<br />

peso alle tue ali. Ti <strong>di</strong>co “se puoi”, perché<br />

ci sono giorni in cui non riesci a non<br />

essere triste e ti capisco! Ma… accettali,<br />

perché non sono per sempre.<br />

Lasciatelo <strong>di</strong>re da una ragazza che,<strong>di</strong>etro<br />

gli occhialetti un po’ storti, <strong>di</strong>etro<br />

quel suo corpicino “poco cresciuto”per<br />

la sua età,<strong>di</strong>etro quel suo volto in apparenza,<br />

sempre sorridente e ridente,<br />

nasconde tante paure, tante angosce,<br />

tanti dolori che ancora non riesce a<br />

superare,ma…si nasconde anche una<br />

bella verità. Quella <strong>di</strong> una ragazza dal<br />

cuore grande e in perenne movimento,<br />

una ragazza che nonostante la sofferenza<br />

e l’in<strong>di</strong>fferenza, non si lascia più<br />

vivere dalla vita ma,al contrario,la interroga<br />

per capirla,la stu<strong>di</strong>a per non sprecarla!<br />

Una ragazza che racchiude dentro<br />

<strong>di</strong> sé sentimenti sinceri, che pochi<br />

possono comprendere.Una ragazza che<br />

ha un grande mondo dentro <strong>di</strong> sé, dove<br />

pochi riescono a entrare e a capire un<br />

po’ come funziona… E questa ragazza,nonostante<br />

tutto possiede anche dei<br />

sogni, perché senza un sogno la vita è<br />

destinata ad andare avanti nell’illusione,<br />

nella pesantezza, senza più stupore<br />

e meraviglia, senza più bellezza. Si,<br />

perché il sogno ti dà energia, ti dà grinta,<br />

ti dà gioia. Non ti parlo del sogno <strong>di</strong><br />

vincere al lotto o <strong>di</strong> fare 13 al totocalcio,<br />

<strong>di</strong> avere una storia con quell’attore<br />

o con quel cantante, <strong>di</strong> avere un altro<br />

volto,altri capelli,un altro fisico,un altro<br />

carattere,insomma,non ti parlo <strong>di</strong> sogni<br />

che sono delle autentiche balle ,vere e<br />

proprie fughe dalla realtà <strong>di</strong> ogni giorno.<br />

Ti parlo, invece, <strong>di</strong> quei sogni la cui<br />

<strong>di</strong>stanza dal loro avverarsi non è poi<br />

cosi lontana. Non so qual è il tuo sogno<br />

ma,proprio perché lo possie<strong>di</strong> solo nell’avverarsi<br />

che accada, proprio perché<br />

lo vivi non come realtà, ma nel pensiero,<br />

proprio perché è un sogno, allora…<br />

allora lo devi affidare, lo devi consegnare.<br />

Non senti che alle volte ti batte<br />

dentro come una gran cassa? Non percepisci<br />

che è qualcosa più grande <strong>di</strong> te<br />

e che lo ritrovi cosi e non sai perché?<br />

Non preoccuparti… sogna, sogna e<br />

sogna!!! Ma con i pie<strong>di</strong> per terra,eh! Non<br />

bastano le tue qualità e tu lo sai, i tuoi<br />

talenti, le tue capacità.<br />

Ecco, qua… Ho quasi finito, eh! Vi ho<br />

annoiato? Beh, probabilmente in questo<br />

preciso istante vi starete chiedendo il<br />

perché mi sono messa a parlare <strong>di</strong> queste<br />

cose, giusto? Il mio non vuole essere<br />

un tentativo <strong>di</strong> sfiducia nei vostri confronti,<br />

poiché credo e spero che ci siano<br />

ragazzi che come me,combattono la vita<br />

e non la sciupano,semplicemente il mio<br />

è un esempio, le parole <strong>di</strong> una ragazza<br />

che crede in qualcosa e nonostante le <strong>di</strong>fficoltà,<br />

ha deciso <strong>di</strong> buttarsi, <strong>di</strong> rischiare<br />

nella vita e benchè molti tentativi non<br />

siano andati come lei sperava,sta lottando<br />

contro tutti e contro se stessa per rimettersi<br />

in gioco, vuole vivere finalmente!<br />

Certo,i colpi sono stati duri e lo sconforto,<br />

la paura e la delusione sono stati<br />

gran<strong>di</strong>, ma non sono mai tanto gran<strong>di</strong><br />

da spegnere l’amore smisurato che questa<br />

ragazza ha per la vita.Sì,perché per<br />

lei la vita non è solo piacere, lei la sente<br />

dentro la vita… Ora la vive! E per questo<br />

si sta buttando a capofitto nei suoi<br />

sogni, ci vuole credere fino in fondo e<br />

adesso cerca <strong>di</strong> vivere senza rimpianti,<br />

perché la paura <strong>di</strong> una delusione non<br />

le ha impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> rimettersi in gioco,<br />

comunque siano andate le cose. Ed è<br />

questo che voglio farvi capire. Se ami<br />

qualcosa, se la vivi, se la senti dentro,<br />

allora non puoi fare a meno <strong>di</strong> dargli tutto<br />

te stesso. Come quando senti una canzone<br />

e non puoi fare a meno <strong>di</strong> ballarla,come<br />

quando cre<strong>di</strong> in un ideale e non<br />

puoi fare a meno <strong>di</strong> gridarlo.Come quando<br />

sei innamorato e non puoi fare a<br />

meno <strong>di</strong> confessarlo e se non vieni<br />

ricambiato in fin dei conti non è poi cosi<br />

drammatico,dai! Certo,fa male,però vivi<br />

senza rimpianti, per ciò che sarebbe<br />

potuto succedere ma che non è successo<br />

solo perché la paura <strong>di</strong> andare a<br />

sbattere è stata più forte della voglia <strong>di</strong><br />

gridare. Se avete voglia <strong>di</strong> gridare…<br />

gridate!!! Se avete voglia <strong>di</strong> ballare…<br />

ballate!!! Se avete voglia <strong>di</strong> cantare…<br />

cantate!!! Se avete voglia <strong>di</strong> amare…<br />

amate!!! Se avete voglia <strong>di</strong> correre…<br />

correte!!! E se sentite qualcosa scorrere<br />

nelle vene, non potete fare finta <strong>di</strong><br />

niente… dovete viverlooooooooo!!!!!!!!<br />

Gagliar<strong>di</strong> Debora, V LL.L.S.S.


Essere citta<strong>di</strong>ni: uno stile <strong>di</strong><br />

vita, una ricchezza interiore<br />

Iseminari del corso <strong>di</strong> formazione<br />

“Il bene comune.<br />

Ragioni e passioni <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza”<br />

tenuti dal professor Viroli,<br />

docente <strong>di</strong> Teoria Politica<br />

all’Università <strong>di</strong> Princeton, sono<br />

iniziati ad Ancona nel <strong>di</strong>cembre<br />

2006. L’iniziativa è nata a seguito<br />

della prima e<strong>di</strong>zione dell’evento<br />

“Europa e non solo. Dialoghi<br />

intorno ai confini” che ha permesso<br />

l’incontro <strong>di</strong> docenti e ragazzi<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi paesi del mondo per<br />

riflettere sul “ricercare le tracce <strong>di</strong><br />

una comune umanità”.<br />

Il 16 gennaio si è tenuto il seminario<br />

conclusivo durante il quale<br />

ho avuto occasione <strong>di</strong> leggere il mio<br />

“racconto”, che qui ora trascrivo,<br />

della mia partecipazione a quest’esperienza:<br />

I nostri seminari sono iniziati ad<br />

Ancona con due prime giornate il<br />

22 e il 23 marzo 2006 dal titolo “Il<br />

comune sentire dei maestri <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza”.<br />

Abbiamo poi proseguito<br />

con altre giornate in <strong>di</strong>versi<br />

luoghi delle Marche.<br />

Per parlare <strong>di</strong> questo progetto<br />

comincerei prima <strong>di</strong> tutto a raccontarvi<br />

dell’atmosfera vissuta in<br />

queste giornate <strong>di</strong> lavoro. È proprio<br />

l’atmosfera, fatta <strong>di</strong> emozioni<br />

e sensazioni, che mi è rimasta nel<br />

cuore. Ascoltare pensieri, concetti<br />

e valori in cui ho sempre creduto,<br />

poterli in qualche modo vivere con<br />

la guida del nostro professor Viroli<br />

è stata una vera e propria ricarica<br />

<strong>di</strong> energia.<br />

Bello è stato guardarsi intorno e<br />

aver trovato tanti ragazzi, tante<br />

persone con cui con<strong>di</strong>videre questi<br />

valori. È stato bello vedere come<br />

sia forte questo bisogno <strong>di</strong> parlare<br />

<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza e vedere come<br />

siamo in tanti a credere in quest’avventura<br />

che ci è stata proposta.<br />

Un’avventura. Si è trattato proprio<br />

<strong>di</strong> un’avventura del pensiero che<br />

è iniziata scoprendo, come veri e<br />

propri archeologi delle parole,<br />

come ci ha insegnato il professore<br />

a fare, quel qualcosa <strong>di</strong> magico<br />

che c’è nell’idea <strong>di</strong> come si può<br />

essere citta<strong>di</strong>ni.<br />

È così che abbiamo scoperto il cit-<br />

ta<strong>di</strong>no come colui che sa assolvere<br />

dei doveri oltre che possedere<br />

<strong>di</strong>ritti, doveri verso i concitta<strong>di</strong>ni,<br />

doveri che vogliono <strong>di</strong>re possedere<br />

quel particolare tipo <strong>di</strong> saggezza<br />

che ci permette <strong>di</strong> vedere quello<br />

che è il bene comune e la corda<br />

<strong>di</strong> questa saggezza l’abbiamo ritrovata<br />

anche nell’arte del Lorenzetti<br />

nel suo affresco “Il buon governo”.<br />

Abbiamo ritrovato l’importanza<br />

del lavoro della mente e dell’anima;<br />

l’importanza delle passioni<br />

come la carità, quella capacità <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>videre una sofferenza, <strong>di</strong> sentire<br />

vicino chi soffre e accanto alla<br />

carità lo sdegno, la passione che<br />

si prova quando un principio è<br />

offeso. E poi la mitezza.<br />

Abbiamo incontrato l’idea <strong>di</strong><br />

libertà che non vuol <strong>di</strong>re solo<br />

assenza <strong>di</strong> interferenze ma vuol<br />

<strong>di</strong>re non essere dominati, non<br />

<strong>di</strong>pendere dalla volontà arbitraria<br />

<strong>di</strong> un altro; abbiamo immaginato<br />

lo “sguardo abbassato” che è segno<br />

della persona non libera, della<br />

persona che ha paura; abbiamo<br />

ascoltato l’idea <strong>di</strong> uguaglianza non<br />

assoluta ma <strong>di</strong> una <strong>di</strong>suguaglianza<br />

dei meriti e allora abbiamo<br />

anche appreso quale è la vera<br />

nobiltà: “vera nobilitas virtus sola<br />

est” e la “dolcezza del vivere libero”<br />

<strong>di</strong> Machiavelli; la “virtù leggera”<br />

come capacità del citta<strong>di</strong>no<br />

<strong>di</strong> non prendersi sempre troppo<br />

sul serio, <strong>di</strong> fare ironia su sé stesso.<br />

Abbiamo incontrato le figure<br />

del sud<strong>di</strong>to, del minore e dell’immigrato.<br />

Abbiamo appreso la pericolosità<br />

dell’adulto bambino e del sovrano<br />

padre. Abbiamo scoperto chi è il<br />

minore, cosa è l’immaturità e il<br />

rischio enorme della banalità.<br />

È stato bello.<br />

È stato bello aver imparato <strong>di</strong> poter<br />

essere citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> una patria e citta<strong>di</strong>ni<br />

del mondo.<br />

Abbiamo parlato <strong>di</strong> religione della<br />

libertà. E soprattutto è stato bello<br />

provare a scoprire se…<br />

vale la pena essere citta<strong>di</strong>ni?<br />

Riprendendo le parole del professore:<br />

“È naturale crescere, se<br />

hai buona salute, <strong>di</strong>ventare adulti<br />

e invecchiare, amare, o<strong>di</strong>are,<br />

avere invi<strong>di</strong>e, avere fame e sete,<br />

ma citta<strong>di</strong>no<br />

non è naturale,<br />

è artificiale,<br />

nel senso<br />

che è sempre<br />

il risultato <strong>di</strong><br />

uno sforzo…”<br />

Vi vorrei<br />

anche <strong>di</strong>re<br />

che è stato<br />

bello capire<br />

come la strada<br />

per scoprire<br />

se vale<br />

la pena essere<br />

citta<strong>di</strong>ni<br />

sia quella <strong>di</strong><br />

chiederlo a<br />

chi, vivendo da citta<strong>di</strong>no, vede e<br />

sente una particolare eccellenza.<br />

Altrettanto bello è stato apprezzare<br />

come si può essere citta<strong>di</strong>ni<br />

nella vita quoti<strong>di</strong>ana, “nel modo in<br />

cui educhi i figli, ricerchi la verità,<br />

nel modo in cui fai gli affari”. È<br />

stata proprio questa la specialità:<br />

poter tornare a casa dopo le giornate<br />

trascorse a <strong>di</strong>scutere sulla<br />

citta<strong>di</strong>nanza con un arricchimento<br />

dentro, quella ricchezza interiore<br />

<strong>di</strong> cui parlava il professore, tornare<br />

con l’entusiasmo <strong>di</strong> provare a raccontare,<br />

rendere partecipi, le persone<br />

con cui trascorri il tuo tempo<br />

<strong>di</strong> questa piccola grande crescita<br />

vissuta, <strong>di</strong> questa gioia acquisita.<br />

E spero proprio possa trasparire da<br />

queste poche parole un po’ <strong>di</strong> quel<br />

qualcosa <strong>di</strong> magico che ho avuto<br />

occasione <strong>di</strong> ascoltare e <strong>di</strong> vivere.<br />

Ora, quale occasione per con<strong>di</strong>videre<br />

all’interno dell’esperienza<br />

scolastica quanto detto durante<br />

i seminari tenuti dal prof.<br />

Viroli?<br />

Spesso, tra i partecipanti ai seminari,<br />

ci si è posti questa domanda,<br />

e l’occasione è stata trovata<br />

nell’ambito <strong>di</strong> un’assemblea<br />

d’Istituto a seguito della visione<br />

<strong>di</strong> un film, come spunto per iniziare<br />

un <strong>di</strong>battito. Il film, “La<br />

Rosa Bianca” <strong>di</strong> Marc<br />

Rothemund, ambientato durante<br />

il totalitarismo nazista, racconta<br />

la storia <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong><br />

giovani che si opposero al regi-<br />

me trovando la morte.<br />

Quale lo spunto per iniziare un<br />

<strong>di</strong>battito dopo la visione <strong>di</strong> questo<br />

film? L’intento era quello <strong>di</strong><br />

attualizzare una realtà che, sempre<br />

viva nella nostra memoria,<br />

appartiene al passato: i ragazzi<br />

della Rosa Bianca vissero da<br />

forti e coraggiosi citta<strong>di</strong>ni.<br />

Che vuol <strong>di</strong>re essere citta<strong>di</strong>ni<br />

oggi? Come essere citta<strong>di</strong>ni? Vale<br />

la pena esserlo? Da questi spunti<br />

e riprendendo alcune delle<br />

parole del professor Viroli, si è<br />

avviato il nostro <strong>di</strong>battito, che ci<br />

ha permesso <strong>di</strong> confrontarci e <strong>di</strong><br />

porci domande sul nostro modo<br />

<strong>di</strong> vivere, sul nostro essere citta<strong>di</strong>ni.<br />

È nata una lunga e ricca<br />

<strong>di</strong>scussione ed è stato bello con<strong>di</strong>videre<br />

almeno parte <strong>di</strong> ciò che<br />

è stato appreso, vissuto e scoperto<br />

durante i seminari.<br />

La bellezza <strong>di</strong> questo corso, al<br />

quale ho avuto occasione <strong>di</strong> partecipare<br />

è stata proprio quella<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere, approfon<strong>di</strong>re, scoprire<br />

temi che non sono <strong>di</strong>fficili<br />

da comprendere ma <strong>di</strong> cui<br />

quasi mai si sente parlare in<br />

modo esplicito, pensieri che <strong>di</strong>fficilmente<br />

si concretizzano in<br />

parole ben definite proprio perché<br />

quello del citta<strong>di</strong>no è uno<br />

stile <strong>di</strong> vita, è un qualcosa che<br />

si sente nel profondo del cuore.<br />

E credo proprio valga la pena<br />

trovare un modo per poter con<strong>di</strong>videre<br />

queste emozioni.<br />

Laura Pontoni, III C L. C.<br />

29<br />

<strong>2007</strong>


30<br />

<strong>2007</strong><br />

IL LINGUAGGIO DEGLI SMS<br />

NL MZZO DL KAMMIN<br />

D NSTR VITA...…<br />

OVVERO COME FU CHE<br />

L’ITALIANO SI RITROVÒ IN<br />

UNA SELVA OSCURA<br />

(DI K E DI X)<br />

Tutto ebbe inizio in un<br />

giorno non troppo lontano<br />

ma neppure troppo<br />

vicino, il giorno felice in cui<br />

vennero inventati i telefoni cellulari.<br />

Questi attrezzi, como<strong>di</strong>ssimi e<br />

utilissimi senza dubbio alcuno,<br />

si <strong>di</strong>ffusero alla velocità del<br />

lampo, e a quella medesima<br />

velocità <strong>di</strong>ventarono il sogno<br />

proibito <strong>di</strong> tutta la mia generazione<br />

<strong>di</strong> ingenui adolescenti.<br />

Sudato, implorato, spesso e<br />

volentieri barattato, alla fine in<br />

un modo o nell’altro l’Oggetto<br />

giungeva nelle nostre manine<br />

adoranti (magari dopo che finalmente<br />

i nostri intransigenti genitori<br />

avevano ceduto <strong>di</strong>etro promessa<br />

ricompensa <strong>di</strong> un bel<br />

voto a scuola).<br />

Così fu più o meno per me e -<br />

presumo - per molti altri come<br />

me.<br />

Più o meno in quel periodo,<br />

nelle nostre fetide ed insaziabili<br />

zampette adolescenti giungeva<br />

anche qualcos’altro: Internet<br />

(e chi aveva mai visto un computer<br />

prima?)<br />

E sì, quando i due elementi -<br />

cellulari e pc - si incontrarono,<br />

si innescò la bomba a orologeria<br />

che avrebbe portato nel giro<br />

<strong>di</strong> qualche anno all’inabissamento<br />

sempre più totale e palese<br />

della nostra adorata ed adorabile<br />

lingua madre.<br />

Ad<strong>di</strong>o qualche! Ad<strong>di</strong>o perché!<br />

Ad<strong>di</strong>o quando!<br />

Ma occorre procedere con or<strong>di</strong>ne,<br />

poiché a questa mia parola<br />

<strong>di</strong>stratta sono sfuggite alcune<br />

piccole e fondamentali<br />

cosette.<br />

Occorre precisare innanzitutto<br />

che i cellulari sono simili alle<br />

peripatetiche: vanno pagati per<br />

i loro servizi. Ecco quin<strong>di</strong> fioccare<br />

le ricariche, i sol<strong>di</strong>, il business<br />

<strong>di</strong>etro questi innocui<br />

aggeggini.<br />

Ed ecco fioccare pure un’altra<br />

cosa: le k, le x, letterine d’importazione<br />

alquanto infrequenti<br />

nel nostro alfabeto che, stranamente,<br />

iniziarono a fiorire<br />

come rossi papaveri nel grano.<br />

Avevano in ogni caso un loro<br />

perché: giustamente, i messaggini<br />

costano e per risparmiare<br />

è necessario accorciare<br />

le parole in modo da guadagnare<br />

spazio. Nulla in contrario<br />

in questo. Ecco quin<strong>di</strong> che alcune<br />

lettere iniziano a sparire, altre<br />

vengono contratte in mo<strong>di</strong> spesso<br />

squisitamente arbitrari.<br />

Ora accadde che qualche<br />

tempo fa io stessi vagabondando<br />

in giro per il mio regno<br />

virtuale (perché sì, io vivo <strong>di</strong><br />

pane e Internet); me ne andavo<br />

bel bella e ignara per la mia<br />

strada quando mi imbattei in<br />

una bestia veramente strana:<br />

tale paxato.<br />

Ammetto quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> averci messo<br />

due ignominiosi minuti per comprendere<br />

che non si trattava <strong>di</strong><br />

un qualche strano ibrido i<strong>di</strong>oma<br />

alieno, ma della strana deformazione<br />

della parola “passato”.<br />

Oh b,, <strong>di</strong>rete voi, e che c’è <strong>di</strong><br />

tanto strano?<br />

Oh, io non lo so, so soltanto<br />

che la mia unica reazione è<br />

stata un brivido <strong>di</strong> puro orrore.<br />

Brivido <strong>di</strong> orrore che ha avuto<br />

il grande merito <strong>di</strong> farmi mettere<br />

alla tastiera a te<strong>di</strong>are un po’<br />

il prossimo con la mia “pignoleria”.<br />

Perché me la sono presa tanto,<br />

vi chiederete?<br />

Urge precisare a questo punto<br />

che la sottoscritta si <strong>di</strong>letta a<br />

frequentare gli ambienti “letterari”<br />

<strong>di</strong> Internet, nello specifico<br />

quei siti che ospitano gratuitamente<br />

storie <strong>di</strong> autori <strong>di</strong>lettanti,<br />

oppure storie ispirate a libri<br />

o film. La sottoscritta inoltre non<br />

ha niente in contrario se la<br />

cosiddetta “scrittura sms” viene<br />

utilizzata nell’ambito in cui è<br />

nata, vale a <strong>di</strong>re lo spazio<br />

ristretto del telefonino cellulare.<br />

Premesso questo, iniziai<br />

a notare una<br />

cosa: che guarda<br />

un po’, le storie<br />

migliori dal punto<br />

<strong>di</strong> vista stilistico<br />

erano quelle <strong>di</strong> autori<br />

sopra i vent’anni. Me ne<br />

chiesi la ragione, e per puro<br />

motivo <strong>di</strong> raffronto spulciai alcune<br />

storie <strong>di</strong> autori più giovani.<br />

Notai quin<strong>di</strong> che questi ultimi,<br />

unitamente ad un’ignoranza<br />

spesso notevole <strong>di</strong> tipo strettamente<br />

sintattico e grammaticale<br />

- congiuntivi, questi sconosciuti!,<br />

presentavano anche un<br />

uso massiccio e perlopiù ingiustificato<br />

<strong>di</strong> abbreviazioni.<br />

Quelle stesse abbreviazioni da<br />

messaggino grazie alle quali<br />

perché <strong>di</strong>venta xkè, però <strong>di</strong>venta<br />

xrò, che <strong>di</strong>venta ke e le vocali<br />

subiscono un processo <strong>di</strong> sparizione<br />

peggio del senno <strong>di</strong><br />

Orlando!<br />

Ma qui, badate bene, non si<br />

parla affatto <strong>di</strong> sms.<br />

Si parla <strong>di</strong> tutto il resto della lingua<br />

scritta.<br />

Si parla <strong>di</strong> frasi scritte su fogli<br />

bianchi dalla durata potenzialmente<br />

infinita, senza limiti <strong>di</strong><br />

spazio.<br />

E infine, quel che ne risulta è un<br />

“italianese” incomprensibile che<br />

premia la velocità più della<br />

forma.<br />

Eppure tutto questo dovrebbe<br />

essere così ovvio! Il nostro è il<br />

mondo dell’imme<strong>di</strong>atezza, ci si<br />

può quin<strong>di</strong> aspettare qualcosa<br />

<strong>di</strong> meno?<br />

Difatti, chi prova a rimbrottare<br />

qualcuno al riguardo si trova spesso<br />

coperto <strong>di</strong> insulti e finisce per<br />

passare dalla parte del torto<br />

(quante volte è successo a me!).<br />

Come se le abbreviazioni non<br />

bastassero, è stato osservato<br />

anche uno strano e veramente<br />

incomprensibile fenomeno <strong>di</strong><br />

assimilazione della k, per cui<br />

quando non <strong>di</strong>venta soltanto<br />

qnd (ah sì, devo ricordarmi <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>re qnd la prossima volta che<br />

parlo, ma aiutatemi a pronunciarlo<br />

che da sola non ci riesco!)<br />

ma anche - orrore degli<br />

orrori, bestemmia, sacrilegio -<br />

kuando (e così anche kualke,<br />

kualkuno e via <strong>di</strong>scorrendo).<br />

Qui non c’è neanche la scusa<br />

della velocità, e io inizio seriamente<br />

a domandarmi se non ci<br />

sia in ballo un qualche significato<br />

trascendentale a me ignoto.<br />

Cosa ci sta a fare una k lì,<br />

io mi domando? Che sia un fattore<br />

estetico? Il ton<strong>di</strong>no e l’asticella<br />

della q sono così brutti?<br />

O si tratta <strong>di</strong> moda?<br />

Io provo sincero terrore ogni<br />

volta che vedo implumi bimbetti<br />

<strong>di</strong> otto anni armati <strong>di</strong> cellulare<br />

ultimo modello con tele-fotovideocamera-computerincorporati.<br />

Mi chiedo se davvero sia questo<br />

il destino dell’Italiano: quello<br />

<strong>di</strong> sprofondare sempre più,<br />

novello Titanic, dopo essersi<br />

sventrato contro un iceberg a<br />

forma <strong>di</strong> K.<br />

Maria Letizia Car<strong>di</strong>nali<br />

V I A.S. 2005/2006


punta <strong>di</strong> uno<br />

spillo, abbiamo<br />

“Nella<br />

abbastanza spazio<br />

per trascrivere tutti e 24 i volumi<br />

dell’Enciclope<strong>di</strong>a Britannica…”<br />

affermò Richard Feynman.<br />

E, anche se potrà sembrare una frase<br />

assurda, le parole <strong>di</strong> questo fisico in<br />

un certo qual modo corrispondono<br />

a verità, se viste attraverso il mondo<br />

delle nanotecnologie.<br />

Ovviamente, non tutti sapranno<br />

quale sia il significato preciso <strong>di</strong><br />

questo termine. Per farci un’idea<br />

cominciamo a immaginare qualcosa<br />

200.000 volte più piccolo dello<br />

spessore <strong>di</strong> un capello, così da percepire<br />

le <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> un nanometro,<br />

che sono poi le <strong>di</strong>mensione<br />

delle molecole e degli atomi della<br />

cui manipolazione si occupa proprio<br />

la nanotecnologia.<br />

Assemblando atomo dopo atomo,<br />

molecola dopo molecola, si arriverebbe<br />

alla realizzazione <strong>di</strong> macchine<br />

nanoscopiche in grado <strong>di</strong><br />

compiere un lavoro preciso.<br />

Le tecnologie tra<strong>di</strong>zionali hanno<br />

un approccio top-down, costruiscono<br />

in grande per riprodurre,<br />

mentre la nanotecnologia ha un<br />

approccio bottom-up, raggruppa<br />

atomi, neutroni e protoni per formare<br />

molecole da far funzionare a<br />

proprio piacimento.<br />

Di questo vasto argomento ci ha<br />

ampiamente parlato il professor<br />

Rustichelli, venuto in visita nella<br />

nostra scuola il 28 novembre scorso<br />

proprio perché noi avessimo un<br />

primo approccio con questa nuova<br />

e strana <strong>di</strong>mensione.<br />

Molti, con ogni probabilità, non<br />

avranno dato eccessivo peso a questa<br />

innovazione, ma credo che, visto<br />

l’attaccamento smisurato che si ha<br />

al giorno d’oggi per cellulari e<br />

apparecchi elettronici in generale,<br />

potrebbe suscitare grande interesse<br />

sapere dei futuri sviluppi delle<br />

nanotecnologie nel campo delle<br />

telecomunicazioni. Per Internet,<br />

per esempio, si pensa ad una Rete<br />

su scala mon<strong>di</strong>ale che arrivi alla<br />

velocità dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezza <strong>di</strong><br />

migliaia <strong>di</strong> miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> bit al secondo,<br />

ovvero in grado <strong>di</strong> trasmettere<br />

migliaia <strong>di</strong> miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> informazioni<br />

al secondo.<br />

Non solo, si arriverebbe a telefoni<br />

cellulari <strong>di</strong> terza o quarta generazione<br />

che funzioneranno a 100<br />

Megabit (100 milioni) al secondo!<br />

L’enorme attenzione, che si sta concentrando<br />

attorno a questo argomento,<br />

è giustificata dal fatto che<br />

le conoscenze in questione posso-<br />

Le nanotecnologie<br />

no riversarsi in un’ampia gamma <strong>di</strong><br />

applicazioni tecnologiche.<br />

Ad esempio la possibilità <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare<br />

la struttura molecolare della<br />

materia potrà consentire <strong>di</strong> ristrutturare<br />

molti processi industriali per<br />

la lavorazione dei materiali più<br />

comuni.<br />

Anche se non ce ne ren<strong>di</strong>amo<br />

conto, ci sono molti prodotti da cui<br />

siamo circondati che si basano sulle<br />

nanotecnologie: a nessuno verrebbe<br />

mai in mente, per esempio, mentre<br />

gioca una tranquilla partita <strong>di</strong><br />

tennis, che la pallina che sta usando<br />

sia uno <strong>di</strong> questi prodotti. Invece<br />

è proprio così, poiché grazie a queste<br />

tecniche è stato possibile sviluppare<br />

una membrana con migliori<br />

caratteristiche <strong>di</strong> permeabilità,<br />

che garantisce che la pressione<br />

rimanga sempre costante.<br />

Ma, palline da tennis a parte, è il<br />

caso <strong>di</strong> fare il nome <strong>di</strong> una cosa ben<br />

più importante e sensazionale:<br />

sapevate dell’esistenza <strong>di</strong> un nanocomputer,<br />

dotato dell’incre<strong>di</strong>bile<br />

capacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosticare tumori<br />

microscopici e <strong>di</strong> realizzare subito<br />

la me<strong>di</strong>cina che può <strong>di</strong>struggerli?<br />

Infatti, le molecole che lo compongono<br />

sono in grado <strong>di</strong> leggere<br />

l’RNA delle cellule, in<strong>di</strong>viduare<br />

eventuali <strong>di</strong>fetti, <strong>di</strong>agnosticare così<br />

il tipo <strong>di</strong> tumore e riuscire totalmente<br />

a <strong>di</strong>struggerlo, senza intaccare<br />

le cellule sane.<br />

Le nanotecnologie si stanno rivelando<br />

sempre più essenziali e<br />

potrebbero compiere gran<strong>di</strong> cose...<br />

stanno invadendo ogni settore e in<br />

ogni settore il loro approccio si sta<br />

rivelando sempre <strong>di</strong> maggiore<br />

importanza.<br />

Perciò la prossima volta che ci<br />

imbatteremo casualmente o non,<br />

in questo argomento, proviamo a<br />

ripensare a come cose tanto piccole<br />

e non visibili ai nostri occhi, possono<br />

realizzare cose tanto gran<strong>di</strong> e<br />

così manifeste.<br />

Elena Car<strong>di</strong>nali<br />

II B LC<br />

…e le Biotecnologie<br />

Le Biotecnologie sono tecniche<br />

che sfruttano le<br />

proprietà delle cellule<br />

vegetali e animali per produrre<br />

nuove varietà <strong>di</strong> piante o animali<br />

con scopi che vanno dal consumo<br />

alimentare alla produzione<br />

<strong>di</strong> farmaci o vaccini, al<br />

trapianto <strong>di</strong> geni per contrastare<br />

determinate malattie.<br />

Tra le piante che subiscono processi<br />

transgenici vi sono il mais<br />

e la soia (coltivati soprattutto in<br />

Nord America) che vengono<br />

mo<strong>di</strong>ficate con geni estranei in<br />

modo da <strong>di</strong>venire resistenti a<br />

certi parassiti e insetti.<br />

Uno degli aspetti negativi delle<br />

piante geneticamente mo<strong>di</strong>ficate<br />

è il problema dei geni resistenti<br />

agli antibiotici; infatti, poiché<br />

le piante vengono poi<br />

consumate, potrebbero rendere<br />

inefficaci le cure antibiotiche<br />

praticate sull’uomo per debellare<br />

malattie infettive; oppure<br />

potrebbero dare origine allo sviluppo<br />

<strong>di</strong> allergie.<br />

Lo scopo della ricerca è quin<strong>di</strong><br />

quello <strong>di</strong> produrre nuove soluzioni<br />

alternative sempre più sicure.<br />

Le biotecnologie sul mondo animale<br />

procedono più cautamente<br />

e si stanno solo sperimentando<br />

alcune strade senza che vi sia<br />

l’intenzione <strong>di</strong> mettere in commercio<br />

in breve tempo i risultati<br />

della ricerca: dal salmone che<br />

pesa trenta volte il suo peso normale,<br />

agli animali che producono<br />

farmaci con il latte, alla umanizzazione<br />

<strong>di</strong> un animale (per<br />

esempio il maiale) con un gene<br />

umano per consentire che gli<br />

organi del suino siano <strong>di</strong>sponibili<br />

per trapianti sull’uomo (xenotrapianti).<br />

Proprio questi argomenti sono<br />

stati oggetto delle due conferenze<br />

tenute il 15 Dicembre 2006 e<br />

il 16 Gennaio<strong>2007</strong> dalla dott.<br />

Andreoni e dal prof. Mezzetti,<br />

rispettivamente delle Università<br />

<strong>di</strong> Urbino e <strong>di</strong> Ancona.<br />

Sentir parlare della possibilità<br />

<strong>di</strong> intervenire sulla materia manipolandola<br />

e operando su atomi e<br />

molecole ci ha veramente affascinato,<br />

anche se siamo rimasti<br />

perplessi e un po’ <strong>di</strong>ffidenti sui<br />

risultati che promettono le nuove<br />

tecniche.<br />

Ci ren<strong>di</strong>amo conto che esistono<br />

molti problemi <strong>di</strong> carattere etico<br />

e religioso ed è proprio per questi<br />

motivi che bisogna intervenire<br />

cercando <strong>di</strong> sensibilizzare ed<br />

istruire le masse mostrando come<br />

e perché le biotecnologie portino<br />

vantaggi e possano migliorare<br />

la vita non solo in Occidente<br />

ma anche nei Paesi in via <strong>di</strong> sviluppo.<br />

Francesco Mattioni<br />

II B L. C.<br />

31<br />

<strong>2007</strong>


32<br />

<strong>2007</strong><br />

Le pagine d<br />

Risveglio dalla tempesta<br />

Caterina Pentericci IB L.C., 06-06-06<br />

I raggi del primo sole<br />

invadono il mio animo assopito,<br />

la leggera brezza mattutina prude<br />

sul mio corpo accartocciato,<br />

il pudoroso ego si svela<br />

rassicurato dal tempo immortale<br />

non più intimorito dalla Sera<br />

tumultuosa e scura che quasi fatale<br />

gettava le sue ombre<br />

sulle deboli viscere del mio cuore.<br />

Sconforto<br />

Caterina Pentericci, 11-03-06<br />

Sprofondo<br />

Nel buio del mio sconforto,<br />

Annego<br />

Negli abissi del mio ego.<br />

Tempo corrode il passato<br />

Caterina Pentericci, 19-11-06<br />

Tempo corrode il passato<br />

Tempo vela i ricor<strong>di</strong><br />

Tempo cancella ciò che è stato,<br />

ma Tempo non potrai entrare nei sor<strong>di</strong><br />

fondali profon<strong>di</strong><br />

delle viscere del mio cuore<br />

e rubare il calore<br />

dei secolari miei sentimenti.<br />

L’adulterio della vita<br />

Caterina Pentericci, 02-12-06<br />

Vorrei afferrare un Narciso<br />

per fuggire all’illusione<br />

<strong>di</strong> questo mondo intriso<br />

<strong>di</strong> spontaneo dolore.<br />

Non fuggire al desiderio<br />

che, se pur rattrista il mio cuore<br />

gioisce per l’adulterio<br />

della vita.<br />

Tremule insicurezze<br />

Caterina Pentericci, 19-11-06<br />

Lento il giorno s’alza,<br />

inesorabile il tempo passa<br />

e io rimango immobile<br />

inondata da pensieri incerti,<br />

fluttuanti<br />

sulle correnti della mia anima<br />

flebile.<br />

La madre<br />

Caterina Pentericci, 07-05-06<br />

Fra le onde spumose<br />

del mare infuriato,<br />

fra le nuvole burrascose del ciel<br />

inchiostrato,<br />

scorgi la luce sicura del faro<br />

e sorgi<br />

<strong>di</strong> nuovo nel caro<br />

abbraccio <strong>di</strong> tua madre<br />

che ti desta<br />

dal sogno e poi ti apre<br />

all’austera vita.<br />

ΜΕΛΙΧΟΣ<br />

Giulia Orsi, III B LC<br />

Al kleos<br />

offristi il fiore dei tuoi anni,<br />

mio adorato<br />

eroe,<br />

dal meriggio<br />

al tramonto<br />

danzasti tra i dar<strong>di</strong>,<br />

splen<strong>di</strong>do<br />

in alie vesti celato<br />

indomito<br />

cavalier dell’Ellade<br />

una<br />

due<br />

tre volte<br />

t’uccisero<br />

alle spalle<br />

colpito da Febo,<br />

vertigine ingiusta<br />

d’un <strong>di</strong>o stolto,<br />

nel mezzo<br />

la schiena si sciolse<br />

per mano troiana<br />

cadesti a terra,<br />

e<br />

d’Ettore l’asta<br />

ti strappò via<br />

la vita.<br />

Solo allora<br />

non fuggisti la Chera,<br />

t’avvolse,<br />

e scendesti<br />

nell’Ade<br />

lasciando<br />

il vigore,<br />

lasciando<br />

l’Amore.<br />

Ma in me,<br />

immortale,<br />

tu vivi.<br />

Come una candela<br />

Giulia Orsi, III B LC<br />

Mi sciolgo<br />

nell’ombra,<br />

can<strong>di</strong>da,<br />

mi consumo,<br />

colo<br />

lacrime <strong>di</strong> cera,<br />

dense,<br />

opache,<br />

fredde,<br />

dure,<br />

come se<br />

<strong>di</strong>menticassi tutto,<br />

in una fiamma nasco,<br />

nel pianto vivo<br />

e muoio,<br />

come se quello<br />

fosse il mio destino ,<br />

accettato<br />

con immobile<br />

sottomissione;<br />

al mondo<br />

un grido silenzioso,<br />

composto,<br />

<strong>di</strong>staccato.<br />

Lentamente finisco,<br />

goccia dopo goccia,<br />

in un sordo lamento<br />

mi spengo,<br />

affogando<br />

il profumo,<br />

in uno<br />

stagno<br />

<strong>di</strong> tenebra.<br />

Girasoli<br />

Giulia Orsi, III B LC<br />

Sono ormai un girasole stanco,<br />

stanco<br />

<strong>di</strong> volgere lo sguardo al sorgere del<br />

sole<br />

e d’inchinarmi al tramonto<br />

e al crepuscolo torcere <strong>di</strong> nuovo il<br />

dolorante collo,<br />

verso la vita,<br />

verso la luce.<br />

Febo Apollo,<br />

accechi i tuoi figli<br />

con l’ardore del tuo carro,<br />

adusti ormai, sono i miei occhi<br />

non dal fuoco delle tue lacrime,<br />

ma dalla glacialità del tuo animo...<br />

Voglio addormentarmi per sempre<br />

avvolta nel manto del fosco<br />

orizzonte,<br />

celata da nubi a mezz’aria,<br />

vana preghiera d’ un ateo;<br />

non voglio sparire,<br />

ma essere invisibile,<br />

d’etere<br />

le membra,<br />

<strong>di</strong> marmo<br />

il cuore,<br />

per poi pattinare in un oceano <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>amante<br />

e scivolare<br />

tra le cosce della vita,<br />

per carpire il frutto <strong>di</strong> una vuota<br />

eternità,<br />

per assaporare l’essenza d’un Dio,<br />

che forse sà solo <strong>di</strong> paura.<br />

Dolore <strong>di</strong> Donna<br />

Cora Ceccarelli, II E L.S.P.P.<br />

Dolore<br />

Immenso abisso che si propaga<br />

dentro me<br />

Uomo perché non o<strong>di</strong> il mio urlo<br />

<strong>di</strong>sperato?<br />

Insistente<br />

Penetrato<br />

Unico suono percettibile ma tu<br />

insensibile<br />

Come vento impetuoso che <strong>di</strong>sperde<br />

le foglie<br />

tu fai lo stesso con le mie parole<br />

Mai ascoltate<br />

Percepite<br />

Sono solamente fuggite mai<br />

esistite<br />

Rompi il mio silenzio!<br />

Non guardare me solo dentro me<br />

Distruggi il mio silenzio!<br />

ora ascoltami dolore<br />

Eterno letargo<br />

Cora Ceccarelli, II E L.S.P.P.<br />

Fermo e inevitabilmente immobile<br />

come un tempo che fu<br />

nella mia mente tu<br />

Sei troppo forte perché io possa<br />

respingerti<br />

Con una potenza erculea mi sovrasti<br />

mi coman<strong>di</strong><br />

mi possie<strong>di</strong><br />

Io per te son solo l’ormai spento<br />

fuoco dell’amore<br />

che tanto amabilmente in te ardeva<br />

si muoveva irrefrenabile<br />

Tu per me sei ghiaccio e freddo<br />

perenne costante immutabile<br />

Ricordo costretto a ibernarsi per<br />

colpa <strong>di</strong> un litigio tra amanti<br />

che ora sognanti giocano a <strong>di</strong>menticarsi<br />

Il grido dell’Uomo<br />

Cora Ceccarelli, II E L.S.P.P.<br />

Ascolta<br />

Non o<strong>di</strong> anche tu il fuggevole<br />

e persistente grido dell’Uomo<br />

intento farsi a sentire?<br />

Perché mai siamo così sor<strong>di</strong><br />

ai sentimenti?<br />

Non ci sforziamo in alcun modo<br />

<strong>di</strong> capire<br />

Come si può ignorare il potere<br />

del Cuore?<br />

Quella nota forza oscura<br />

che ci possiede<br />

e infervora le nostre gote;<br />

L’immanità delle azioni a volte<br />

è dettata da essa<br />

ma solo la metà le commettiamo<br />

a causa del nostro sordo orecchio<br />

più peccatore della colpa stessa<br />

Ascolta<br />

e sii benedetto<br />

Ignora<br />

che tu sia maledetto


ella poesia<br />

La tua vita<br />

Vescovo Francesca, V F<br />

A volte ci guar<strong>di</strong>amo attorno<br />

E tutto ciò che abbiamo desiderato<br />

sembra essere proprio lì…<br />

davanti a noi…<br />

Ma quanto è orribile poi aprire<br />

gli occhi<br />

Vedere che il para<strong>di</strong>so<br />

è in realtà l’inferno,<br />

una <strong>di</strong>mensione da cui<br />

non si può più fuggire<br />

uno spazio chiuso<br />

in assenza <strong>di</strong> aria.<br />

Quando ve<strong>di</strong> che tutto intorno a te<br />

è buio<br />

Quando l’unica luce<br />

della speranza<br />

è solo pura immaginazione…<br />

Quando ti ren<strong>di</strong> conto<br />

Che la tua esistenza<br />

non è come le altre<br />

Che non è UNA vita…<br />

Vorresti urlare<br />

Sbattere la testa contro il muro<br />

almeno cento e più volte…<br />

Ma a cosa servirebbe?<br />

Non vuoi<br />

Non ci puoi credere<br />

Perché proprio a Te?<br />

Allora…<br />

Forse solo allora…<br />

Ti renderai davvero conto che<br />

ciò che stai vivendo è<br />

LA vita…<br />

Non una qualsiasi…<br />

Ma la TUA vita…<br />

Quella che non puoi cambiare<br />

Quella che ti sta alle costole<br />

Quella fatta <strong>di</strong> salite e siscese<br />

Quel viaggio lungo e faticoso<br />

Che solo i veri eroi riescono ad<br />

affrontare.<br />

Magica<br />

Assurda<br />

Irripetibile<br />

Cattiva<br />

Fantastica<br />

Malvagia<br />

…<br />

ma alla fine <strong>di</strong> tutto<br />

LA vita<br />

È UNA sola e bisogna portarla<br />

avanti.<br />

“capita che tutto il mondo<br />

ti crolli addosso,<br />

schiacci ogni tuo sogno e<br />

renda vano ogni tuo sforzo…<br />

che tutti quanti gli eventi<br />

seguano un corso<br />

ma l’alba dei più belli vede<br />

presto il suo tramonto.<br />

E delle volte ti capita che…<br />

Che non trovi risposta<br />

ai tuoi melle perché,<br />

e delle volte ti capita che…<br />

che più che credere in te<br />

tu cre<strong>di</strong> in quello che c’è…”<br />

Cassandra a Micene<br />

Lorenzo Focanti, III B L.C.<br />

Ecco davanti a te l’alta <strong>di</strong>mora<br />

In cui nero sangue sarà versato:<br />

cadrà il toro sotto la scure doppia,<br />

in un bagno <strong>di</strong> morte macellato.<br />

Cosa sarà <strong>di</strong> te, lo sai già da ora:<br />

la giovenca al toro sempre s’accoppia.<br />

Oh, dei! Già vedo i miei futuri mali!<br />

Io stessa mi pre<strong>di</strong>co la condanna!<br />

Scorgo la terra che il sangue tracanna,<br />

il denso sangue <strong>di</strong> due stirpi reali!<br />

Spaccarsi ve<strong>di</strong> la vasca dorata<br />

E l’acqua al suo interno spargersi fuori:<br />

ride la regina e l’ascia bipenne<br />

goccia rugiada <strong>di</strong> morte e dolori.<br />

Orgogliosa l’aquila incoronata<br />

Verrà denudata delle sue penne.<br />

Ah, incostante, impreve<strong>di</strong>bile Sorte,<br />

cui deve obbe<strong>di</strong>r anche Zeus Signore!<br />

Accomuni il vinto e il vincitore<br />

In un medesimo fato <strong>di</strong> morte!<br />

È il tuo destino, non puoi fuggire.<br />

E non fuggirò! Cassandra, coraggio!<br />

È il tuo destino, devi morire.<br />

Vita felice... perduto miraggio...<br />

Filemone e Bauci<br />

Lorenzo Focanti, III B L.C.<br />

Sparse le stelle nel cielo oltremare,<br />

sognante la notte, calma e profonda;<br />

lucente <strong>di</strong> perla e placido il mare,<br />

bianca la luna si specchia nell’onda.<br />

Bagnati <strong>di</strong> latte, in tiepida brezza<br />

Una quercia e un tiglio sono abbracciati:<br />

l’una con le fronde l’altro accarezza<br />

questo la bacia con rami estasiati.<br />

S’ergono lì, a monumento perenne<br />

D’un tenero amore, giammai toccati<br />

Da crudele accetta o da ascia bipenne,<br />

viva effigie <strong>di</strong> sposi innamorati.<br />

Vita compiuta! Vecchi fortunati!<br />

I poli<strong>di</strong>ci è na cadegoria strana muntobè<br />

Ce fa <strong>di</strong>scorsi ma miga ce vole bè<br />

Chi de sinistra, de destra o de centro<br />

Tutto un magna magna stanne certo<br />

Va tutti vesti<strong>di</strong> con giacche e cravattoni<br />

E ai comizi ce rempe le recchie de paroloni<br />

Pe piasse i vo<strong>di</strong> ce fanno gran<strong>di</strong> promosse<br />

Per esempio de non facce pagà le tasse<br />

Ce <strong>di</strong>ce che giusteranno nigò<br />

N’vece finisce tutto n’ten calderò<br />

Se spartiscono pure la pensione<br />

E non vogliono mai lascià le poltrone<br />

Tutti capisciò e tutti miliardari<br />

I Poli<strong>di</strong>ci<br />

Fabio Ragni, IV C L. C.<br />

In aeternum, partigiano<br />

Al “Partigiano Johnny”<br />

Perché il Partigiano Johnny<br />

è uno qualunque <strong>di</strong> loro<br />

Maria Letizia Car<strong>di</strong>nali,<br />

V I A.S. 2005/2006<br />

Lasciasti la tua terra in silenzio, partigiano.<br />

In aeternum, partigiano.<br />

Non pensasti ai tuoi genitori, partigiano.<br />

In aeternum, partigiano.<br />

Partisti, partigiano, <strong>di</strong>retto chissà dove.<br />

In aeternum, partigiano.<br />

Diretto nei tuoi sogni, verso chi combatteva, partigiano.<br />

In aeternum, partigiano.<br />

E litanie <strong>di</strong> preghiera, e compagnie, partigiano.<br />

In aeternum, partigiano.<br />

Poi ti unisci a loro, partigiano.<br />

In aeternum, partigiano.<br />

A quelli come te, partigiano.<br />

In aeternum, partigiano.<br />

E trovi la morte, partigiano.<br />

In aeternum, partigiano.<br />

E ve<strong>di</strong> la guerra, partigiano.<br />

In aeternum, partigiano.<br />

La ve<strong>di</strong> in faccia, partigiano.<br />

In aeternum, partigiano.<br />

Quale mai l’avevi veduta prima, partigiano.<br />

In aeternum, partigiano.<br />

Ti svelle le membra, partigiano.<br />

In aeternum, partigiano.<br />

Ti battezza nel sangue, partigiano.<br />

In aeternum, partigiano.<br />

Nello scoppio e nell’armi, partigiano.<br />

In aeternum, partigiano.<br />

Sotto il cielo e nella terra, partigiano.<br />

In aeternum, partigiano.<br />

Nell’inverno e nell’estate, partigiano.<br />

In aeternum, partigiano.<br />

Tu li guar<strong>di</strong> in viso, partigiano.<br />

In aeternum, partigiano.<br />

I fucili su <strong>di</strong> te, partigiano.<br />

In aeternum, partigiano.<br />

E pensi al giuramento.<br />

In aeternum, partigiano.<br />

Ispirata dal libro <strong>di</strong> Beppe Fenoglio,<br />

“Il partigiano Johnny”<br />

Perché si possa non <strong>di</strong>menticarli<br />

Che co luscì tanti sol<strong>di</strong> ce potrebbe sfamò<br />

‘ncora l’Africani<br />

Mi nonno <strong>di</strong>ce sempre che chi fa la torta se<br />

licca le mà<br />

È proprio questo che essi sta a fa.<br />

N’ somma se non sa decide de mettese<br />

d’accordo pe facce sta in pace e in tranquillità<br />

Credo che li dovremmo fa ammazzà!<br />

Pe questo el politico voglio fa signorsì<br />

Nede capido non fa<strong>di</strong>ga per niè<br />

e fa n’ sacco de quadrì!<br />

33<br />

<strong>2007</strong>


34<br />

<strong>2007</strong><br />

Sono molti gli autori della nostra<br />

città che pubblicano libri, alcuni<br />

già affermati altri agli esor<strong>di</strong>,<br />

e forse non li conosciamo tutti<br />

abbastanza. Invece vale la pena leggerli,<br />

perché a volte parlano <strong>di</strong> noi.<br />

E altre volte, invece, ci aprono attraverso<br />

il racconto e la poesia spazi<br />

insospettati <strong>di</strong> riflessione, immaginazione,<br />

in uno scenario variegato e<br />

anche stimolante.Vi proponiamo una<br />

rapida carrellata <strong>di</strong> titoli, messi gentilmente<br />

a <strong>di</strong>sposizione dalla Libreria<br />

Cattolica <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> (le descrizioni sono<br />

tratte dalle quarte <strong>di</strong> copertina o dalle<br />

pagine interne).<br />

Lorenzo Verdolini<br />

“La trama segreta”<br />

Nel novembre 1931 un giovane e insospettabile<br />

impiegato <strong>di</strong> banca,Faustino<br />

Sandri, viene arrestato a Oneglia, citta<strong>di</strong>na<br />

del Ponente ligure. Nella sua<br />

abitazione gli agenti dell’Ovra scoprono<br />

un or<strong>di</strong>gno in via <strong>di</strong> fabbricazione<br />

con una notevole quantità <strong>di</strong> esplosivo.<br />

Chi era Sandri? Con chi era in contatto?<br />

Quali erano le sue intenzioni?<br />

Seguendo passo passo questa storia<br />

<strong>di</strong>menticata - fatta rivivere grazie a una<br />

minuziosa ricerca d’archivio - l’autore<br />

s’immerge nel mondo finora poco<br />

esplorato del terrorismo politico, che<br />

proprio nel 1931 si manifestò con<br />

un’improvvisa quanto effimera fiammata.<br />

Ed. Einau<strong>di</strong>, 2003, € 18,00<br />

Massimo Fabrizi, “Guarda come<br />

corrono i fiamminghi pedalatori”.<br />

Narrato in terza persona, in un ritmo<br />

incalzante ed avvincente, il romanzo<br />

è incentrato sulla personale vicenda<br />

umana e sentimentale <strong>di</strong> Fabio<br />

Clementi, studente italiano in Belgio.<br />

Il linguaggio, fortemente intriso d’ironia,<br />

pare riprodurre, attraverso gli<br />

slang e le mescolanze linguistiche<br />

tipiche del parlato giovanile, e non<br />

solo, la babele linguistica della nuova<br />

Europa unita. Sotto il nucleo principale<br />

della trama, costituita dalla storia<br />

d’amore, si celano in realtà prospettive<br />

d’indagine e <strong>di</strong> riflessione<br />

ben più ampie, che spaziano da problematiche<br />

esistenziali a questioni<br />

etico-sociali ed economico-culturali.<br />

Fratelli Frilli E<strong>di</strong>tori, 2002, € 7,50<br />

Francesca Spaccia,“Come i cavoli<br />

a merenda”.<br />

In questo libro d’esor<strong>di</strong>o, con stile<br />

semplice e felice, con sguardo fresco<br />

e a volte ironico, Francesca<br />

Autori jesini<br />

Spaccia affronta temi importanti<br />

come la prostituzione, l’amore e il<br />

rapporto con se stessi, con l’altro<br />

che è racchiuso in tutti noi. Racconta<br />

piccole storie <strong>di</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana<br />

cogliendone vizi e virtù, a cominciare<br />

dal primo racconto: perché la <strong>di</strong>versità,<br />

che dovrebbe essere oggetto <strong>di</strong><br />

arricchimento culturale, <strong>di</strong>venta strumento<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione sociale alimentata<br />

dalla paura <strong>di</strong> chi non conosciamo?<br />

Eppure è questa la realtà <strong>di</strong><br />

un piccolo paese <strong>di</strong> provincia dove un<br />

giorno arriva Margherita, donna affascinante<br />

e ambigua, che sconvolgerà<br />

la quoti<strong>di</strong>anità e l’immobilismo<br />

che reggono il falso equilibrio dei<br />

paesani.<br />

Ed. peQuod, 2002 € 7,55<br />

Andrea Piersantelli, “Selva infernale”.<br />

La storia convulsa <strong>di</strong> questo libro è<br />

ispirata ad un certo senso <strong>di</strong> rivolta<br />

nei confronti della violenza e del<br />

sopruso. Al meccanismo <strong>di</strong> inseguimento<br />

della preda da parte del cacciatore<br />

va sostituendosi bruscamente<br />

l’azione <strong>di</strong> un terzo soggetto, almeno<br />

in apparenza privo <strong>di</strong> intenzioni e<br />

<strong>di</strong> emozioni: la selva. L’insi<strong>di</strong>a della<br />

selva non assume un significato<br />

sostanziale nella prima parte, né particolare<br />

nella seconda. Soltanto in<br />

conclusione si sa trasformare nel<br />

supremo predatore contro cui ogni<br />

tentativo convenzionale <strong>di</strong> fuga risulta<br />

frivolo ed inefficace sino all’ultimo.<br />

Prospettivae<strong>di</strong>trice, 2003, € 8,50<br />

Alessio Pasquinelli,“Il Cappello <strong>di</strong><br />

un Clochard”.<br />

Una sera particolare, una sconosciuta,<br />

su un biglietto, mi lasciò in ere<strong>di</strong>tà<br />

queste parole: “Ho raccolto con<br />

profonda emozione il sudore dell’artista<br />

che ha messo in gioco il canto<br />

della sua anima. La sua voce continua<br />

a contornare paesaggi irresistibili.<br />

Non fermarti spirito ribelle... torna<br />

presto ed un fortissimo IN BOCCA AL<br />

LUPO! Ciao dolcissimo Alino, e sogni<br />

d’oro”. Firmandosi per sempre nella<br />

mia anima come... Lady Sweet.<br />

Stampa Nova - <strong>Jesi</strong>, 2001, € 7,75<br />

Martina Risté, “Una voce per<br />

amica”.<br />

“Al mio cuore grande, immenso, a<br />

tutto l’amore che ho per me, per lui,<br />

per i miei cari e per il mondo intero.<br />

Per ogni creatura su questa terra<br />

perché è l’immagine dell’amore <strong>di</strong> Dio<br />

che ci ha donato il bene più prezioso...<br />

la vita. Spero che per il suo dono<br />

<strong>di</strong> scrivere nelle mie mani possa<br />

lasciare l’impronta preziosa della sua<br />

generosità”.<br />

Gabrieli E<strong>di</strong>tore, 2006, € 10,33<br />

Vittorio Graziosi,“La vita è un arco<br />

teso”.<br />

Il vento è cessato <strong>di</strong> colpo dopo aver<br />

cancellato, nella notte, un po’ <strong>di</strong> storia<br />

degli uomini. Mario guarda le sue<br />

mani e non le riconosce, le sente<br />

nemiche, strumento <strong>di</strong> morte. Le rigira<br />

sotto la luce strofinandole tra loro.<br />

Ha gli occhi fissi sulla macchia <strong>di</strong><br />

luce, come vedesse un film dove violenza<br />

e felicità non gli appartengono.<br />

Quella luce, nella stanza, svanisce.<br />

Non racconta più la storia <strong>di</strong><br />

nessuno né rievoca fantasmi. E questo<br />

va bene per sopravvivere una<br />

notte <strong>di</strong> più.<br />

Prospettivae<strong>di</strong>trice, 2004, € 8,00<br />

Maria Chiara Teodori, “A manoscritto”.<br />

Questo racconto, fantastico, storico,<br />

ambientato nei primi anni del millecinquecento,<br />

è costruito come se si<br />

lavorassero maglie montate su tre<br />

ferri per fare la calza. Il lettore, quarto<br />

ferro, dovrà lavorare le maglie dei<br />

tre ferri e ricostruire la storia.<br />

Prospettivae<strong>di</strong>trice, 2004, € 7,00<br />

Serenella Barbaresi, “Pensieri,<br />

Riflessioni, Sentenze”.<br />

Raccolta <strong>di</strong> massime tratte da autori<br />

<strong>di</strong>versi, con lo scopo <strong>di</strong> offrire spunti<br />

per la riflessione, in<strong>di</strong>rizzi per <strong>di</strong>rigere<br />

lo sguardo, vie per iniziare un<br />

passo in <strong>di</strong>rezione migliore.<br />

Prospettivae<strong>di</strong>trice, 2006, € 10,00<br />

Emanuele Colò, “Versi <strong>di</strong> un giovane<br />

analfabeta”.<br />

Sentimenti, sensazioni ed emozioni,<br />

versi scritti con l’intento <strong>di</strong> comunicare<br />

immagini e parole che hanno<br />

affollato il cuore e la mente.<br />

Libroitaliano, 2005, € 10,00<br />

Francesco Formiconi, “Vallesina<br />

misteriosa”.<br />

Memorie storiche e tra<strong>di</strong>zioni leggendarie<br />

<strong>di</strong> carattere sacro e profano,<br />

fatti straor<strong>di</strong>nari ed enigmi storici,<br />

clamorose truffe, tesori nascosti<br />

e sette esoteriche, vicende umane e<br />

aspetti particolari, curiosi o suggestivi<br />

del paesaggio della Vallesina: questi<br />

gli argomenti che il lettore interessato<br />

alla cultura locale potrà trovare in<br />

questo libro. Il vario materiale è organizzato<br />

in una specie <strong>di</strong> “guida vagabonda”;<br />

l’autore, infatti, è un giova-<br />

ne ingegnere amante della natura e<br />

camminatore instancabile che, attraverso<br />

i suoi itinerari in Vallesina, ha<br />

raccolto foto, testimonianze ed aspetti<br />

storico-culturali del grande patrimonio<br />

della tra<strong>di</strong>zione locale.<br />

Stampa Nova - <strong>Jesi</strong>, 2006, € 12,00<br />

Emanuele Ramini, “Quegli anni<br />

Cinquanta - <strong>Jesi</strong> tra speranze e<br />

nostalgie”.<br />

Il cordaio e il canapino, lo stagnino,<br />

il fabbro e il facocchio, il carbonaio<br />

e le tante altre figure <strong>di</strong> artigiani<br />

che lavoravano nelle loro<br />

piccole botteghe ed esprimevano<br />

un’inventiva e una capacità straor<strong>di</strong>narie;<br />

le lavandaie che lavavano<br />

i panni al Vallato o nei lavatoi citta<strong>di</strong>ni;<br />

le maestre delle piccole<br />

scuole elementari <strong>di</strong> campagna; gli<br />

operai della Sima e le ultime sedarole;<br />

i giocatori della <strong>Jesi</strong>na e le loro<br />

mitiche sfide contro l’Anconitana,<br />

gli emuli locali <strong>di</strong> Coppi e Bartali, il<br />

maestro Triccoli e gli esor<strong>di</strong> della<br />

scuola <strong>di</strong> scherma... Le lunghe file<br />

<strong>di</strong> persone davanti alle Sale<br />

Cinematografiche per vedere i<br />

Kolossal del tempo; l’entusiastica<br />

partecipazione popolare alla Festa<br />

dei Fiori e al Carnevalone del Prato.<br />

Un nostalgico ritorno alla <strong>Jesi</strong> degli<br />

anni ‘50 e la ricostruzione delle sue<br />

vicende politiche, economiche, culturali,<br />

sociali e sportive.<br />

Gruppo E<strong>di</strong>toriale Informazione,<br />

2005, € 14,00<br />

Cristiana Simoncini, “La pieve tra<br />

Cupramontana e Apiro”.<br />

Un libro, tratto dalla tesi <strong>di</strong> laurea<br />

dell’autrice, che approfon<strong>di</strong>sce aspetti<br />

poco conosciuti del nostro territorio,<br />

aggiungendo un capitolo <strong>di</strong> particolare<br />

interesse alla conoscenza<br />

della nostra storia e dell’origine <strong>di</strong><br />

tante denominazioni e tra<strong>di</strong>zioni che<br />

sono arrivate fino ad oggi.<br />

Ed. Cupramontana, 2005, € 7,00<br />

Marco Torcoletti, “Gli Amatori -<br />

Una famiglia nobile nel secolo della<br />

borghesia”.<br />

Una ricerca storica scrupolosa,<br />

paziente e <strong>di</strong>fficile che vuole, attraverso<br />

la storia <strong>di</strong> una famiglia - gli<br />

Amatori <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>, Monteroberto e<br />

Maiolati, guidarci anche attraverso<br />

le fortunose vicende <strong>di</strong> un ceto<br />

sociale: la nobiltà. E approfon<strong>di</strong>re<br />

la sua storia nel momento della<br />

grandezza e della crisi, in cui seppe<br />

conservare tuttavia <strong>di</strong>gnità e virtù.<br />

Effeci E<strong>di</strong>zioni, 2002


Vision to Visions<br />

In Xanadu <strong>di</strong>d Kubla Khan<br />

A stately pleasure dome decree:<br />

Where Alph, the sacred river, ran<br />

Through caverns measureless to man<br />

Down to a sunless sea.<br />

So twice five miles of fertile ground<br />

With walls and towers were girdled round:<br />

And here were gardens bright with sinuous rills,<br />

Where blossomed many an incense-bearing tree,<br />

And here were forests ancient as the hills,<br />

Enfol<strong>di</strong>ng sunny spots of greenery...<br />

From “KUBLA KHAN” (lines 1-9) S.T. Coleridge<br />

Disegni realizzati da:<br />

Sofia Cartuccia e Riccardo Giustini, II B L.C.<br />

Kubla Khan<br />

Kubla Khan fece in Xanadù<br />

un duomo <strong>di</strong> delizia fabbricare:<br />

dove Alfeo, sacro fiume, verso un mare<br />

senza sole fluiva giù<br />

per caverne che l’uomo non può misurare.<br />

Per cinque e cinque miglia <strong>di</strong> fertile suolo<br />

lo circondò con torri e mura;<br />

c’erano bei giar<strong>di</strong>ni, ruscelli sinuosi,<br />

alberi da incenso in fioritura;<br />

c’erano boschi antichi come le colline<br />

e assolate macchie <strong>di</strong> verzura.<br />

Traduzione <strong>di</strong> Mario Luzi<br />

35<br />

<strong>2007</strong>


36<br />

<strong>2007</strong><br />

Ai nostri giovani poeti e narratori proponiamo qui una<br />

selezione <strong>di</strong> concorsi cui è possibile partecipare.<br />

CONCORSI <strong>di</strong> POESIA e NARRATIVA<br />

(con sezioni anche “Studenti”)<br />

1) Concorso Letterario Internazionale “Città <strong>di</strong> Ancona” (anche con una<br />

sezione “Studenti”), organizzato dall’Associazione Culturale<br />

Marchigiana “Voci Nostre” (sede legale: Via Sabotino, 9 - 60124 ANCONA).<br />

Presentazione testi a: l a Circoscrizione,Via Cesare Battisti, 11/C - 60124<br />

ANCONA (tel. 071-52748)<br />

2) Premio Nazionale <strong>di</strong> Poesia “Dire” (aperto anche a studenti), organizzato<br />

dall’Associazione Culturale “Pegaso” <strong>di</strong> Biella<br />

Presentazione testi a: Libert Libero Bion<strong>di</strong>, Presidente dell’Associazione<br />

Culturale “Pegaso”, Via Quittengo, 3 - 13900 BIELLA (tel. 015-404120)<br />

3) Concorso Internazionale <strong>di</strong> Narrativa e Poesia “Atena”.<br />

Presentazione testi a: E<strong>di</strong>zioni “Atena” (Redazione) Via F. Crispi, 9 -<br />

73037 POGGIARDO (LE) - tel. 0836-909787<br />

4) Premio Penisola Sorrentina “A. Esposito”, organizzato<br />

dall’Associazione Culturale “Il Simposio delle Muse”. Presentazione<br />

testi a: Via C. Amalfi 8 - 80063 PIANO <strong>di</strong> SORRENTO NA - tel. 081-<br />

8787670, Dott. Mario Esposito.<br />

5) Premio Nazionale <strong>di</strong> Poesia e Narrativa “Pinayrano”, organizzato<br />

dall’Associazione “Pinayrano”. Presentazione testi a Via Biscaretti,<br />

15/5 - 10025 PINO TORINESE (TO). Tel. 011-842247<br />

6) Euro Premio Letterario dì Poesia e Narrativa “Umberto Fraccacreta”,<br />

organizzato dal Centro Culturale “L. Einau<strong>di</strong>” <strong>di</strong> San Severo (FG).<br />

Presentazione testi a: Segreteria Centro Culturale “L. Einau<strong>di</strong>” (Prof.<br />

Domenico Vasciarelli), Via M. Pagano, 56 - 71016 SAN SEVERO (FG)<br />

(il concorso si svolge con cadenza biennale, negli anni <strong>di</strong>spari)<br />

Disegno <strong>di</strong> copertina <strong>di</strong>: Sofia Cartuccia, IIB L.C., su versi <strong>di</strong> Fabrizio De Andrè<br />

“Un blasfemo”. 1971<br />

MARZO <strong>2007</strong><br />

LICEO CLASSICO STATALE V. EMANUELE II JESI<br />

Anno 23 N. 1 • In<strong>di</strong>rizzi: Classico • Socio Psico Pedagogico • Scienze Sociali<br />

S O M M A R I O<br />

Tre in<strong>di</strong>rizzi, un’unica sede . . . . . . . . . . . . 2<br />

L’imaugurazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2<br />

Un ricordo del professor Ambrosi . . . . . . . . 3<br />

Alberto Alberti in mostra al Liceo . . . . . . . . 3<br />

L’Orestea nel III millennio . . . . . . . . . . . . . 4<br />

L’etica sportiva: intervista doppia . . . . . . . . 5<br />

Di che sport stiamo parlando? . . . . . . . . . . 6<br />

Dai Greci ad oggi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6<br />

La fame nel mondo . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8<br />

Africa Meri<strong>di</strong>onale: un continente sconvolto dall’Aids 9<br />

Ti amo… da vivere . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10<br />

Che cos’è la poesia . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11<br />

Le penne dell’<strong>Ippogrifo</strong> . . . . . . . . . . . . . . 12<br />

Tutti contro uno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14<br />

Dante e l’ISLAM . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15<br />

Progetto Fossa Mancini<br />

Enrico Fossa Mancini - Nota biografica . . . 16<br />

Cacciatori <strong>di</strong> fossili e narratori <strong>di</strong> storie . . . 17<br />

Aristotele, le scienze della terra e i fossili . . 19<br />

Sulle ali <strong>di</strong> un ippogrifo . . . . . . . . . . . . . . 21<br />

Snuff, crimine più reale della realtà . . . . . 22<br />

Eutanasia… buona morte? . . . . . . . . . . . . 23<br />

Orientarsi in economia . . . . . . . . . . . . . . . 24<br />

Sei romanzi sui classici . . . . . . . . . . . . . . . 25<br />

Viaggio nella pubblicità . . . . . . . . . . . . . . 26<br />

Bisogno <strong>di</strong> qualcuno . . . . . . . . . . . . . . . . . 27<br />

Cinque giorni sulla neve . . . . . . . . . . . . . . 27<br />

Sui passi dell’amore . . . . . . . . . . . . . . . . . 28<br />

Essere citta<strong>di</strong>ni: uno stile <strong>di</strong> vita,<br />

una ricchezza interiore . . . . . . . . . . . . . . . 29<br />

Il linguaggio degli SMS . . . . . . . . . . . . . . . 30<br />

Le nanotecnologie . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31<br />

Le pagine della poesia . . . . . . . . . . . . . . . 32<br />

Autori jesini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34<br />

Vision to Vision . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35<br />

Kubla Khan . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35<br />

Concorsi <strong>di</strong> Poesia e Narrativa . . . . . . . . . 36<br />

Sommario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36<br />

E<strong>di</strong>tore<br />

LICEO CLASSICO STATALE<br />

“V. EMANUELE II”<br />

C.so Matteotti, 48 - 60035 JESI (An)<br />

Tel. 0731.57444 - 0731.208151<br />

Fax 0731.53020<br />

E-mail: clasjesi@tin.it<br />

C.F. 82001640422<br />

LICEO CLASSICO<br />

LICEO SOCIO PSICO PEDAGOGICO<br />

LICEO DELLE SCIENZE SOCIALI<br />

Dirigente Scolastico:<br />

Prof.ssa Giuliana Petta<br />

Direttore Responsabile:<br />

Enrico Filonzi<br />

Reg. del Trib. <strong>di</strong> AN n.2 del 26.01.94<br />

Comitato <strong>di</strong> Redazione<br />

Coor<strong>di</strong>natori:<br />

Prof.ssa Patricia Zampini<br />

Prof.ssa Paola Giombini<br />

Prof. Francesco Rossi<br />

Studenti:<br />

Anna Chiara Boschi - L.C. II B<br />

Alessandro Mancia - L.C. III B<br />

Giulia Orsi - L.C. III B<br />

Sara Trillini - L.S.P.P. IV E<br />

Ilaria Serpentini - L.S.P.P. IV E<br />

Disegno <strong>di</strong> copertina:<br />

Sofia Cartuccia - L.C. IIB<br />

Stampa: Stampa Nova, <strong>Jesi</strong>

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