Ippogrifo 2007 - Comune di Jesi
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<strong>2007</strong><br />
Orientarsi in economia<br />
Si è conclusa con grande successo<br />
la seconda e<strong>di</strong>zione delle<br />
giornate <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o del progetto<br />
"Orientarsi in Economia - Questioni<br />
<strong>di</strong> macroeconomia nell’era della<br />
globalizzazione". Nelle aule della<br />
Biblioteca Petrucciana <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> si sono<br />
svolte, dal 16 al 18 novembre 2006,<br />
le giornate <strong>di</strong> formazione previste<br />
dal progetto, che ha coinvolto gli<br />
alunni delle classi terze del Liceo<br />
Classico e delle classi quinte del<br />
Liceo Sociopsicopedagogico e delle<br />
Scienze Sociali, i docenti universitari<br />
Giuliano Conti (professore or<strong>di</strong>nario<br />
<strong>di</strong> Economia Internazionale presso<br />
l’università Politecnica delle Marche)<br />
e Alberto Niccoli (professore or<strong>di</strong>nario<br />
<strong>di</strong> Politica Economica e<br />
Finanziaria presso l’università<br />
Politecnica delle Marche). Due gran<strong>di</strong><br />
temi, strettamente legati fra loro,<br />
sono stati al centro dell’attività formativa<br />
proposta: il rapporto fra etica<br />
ed economia e il fenomeno della<br />
globalizzazione visto in relazione al<br />
problema dello sviluppo. Questi i<br />
seminari all’interno dei quali si è<br />
articolata l’attività, coor<strong>di</strong>nata dalla<br />
Prof.ssa Maura Brambilla:<br />
Sviluppo e sottosviluppo (Prof.ssa<br />
A. Marcuccini), La povertà nei paesi<br />
ricchi (Prof.ssa S. Valentini), Costi<br />
privati e costi sociali: il problema<br />
dell’inquinamento (Prof. S.<br />
Sassaroli), Globalizzazione (Dott.ssa<br />
F. Scaturro), Consumi e capabilities:<br />
solo consumo o anche qualcos’altro?<br />
(Dott.ssa L. Romagnoli), Finanza<br />
etica (Prof. E. Savini), Istituzioni e<br />
sviluppo economico (Prof.ssa M.<br />
Pozzi), La demografia e il problema<br />
del sovrappopolamento (Prof. F.<br />
Lecchi).<br />
La terza fase del percorso è consistita<br />
in una prova scritta, svolta in<br />
classe su tracce legate ai temi del<br />
progetto, formulate secondo le tipologie<br />
A, B e D della prova scritta <strong>di</strong> italiano<br />
dell’Esame <strong>di</strong> Stato. L’elaborato<br />
giu<strong>di</strong>cato vincitore da un’apposita<br />
commissione è stato quello <strong>di</strong> Lucia<br />
Arcaleni, della classe III A LC.<br />
Secondo si è classificato il lavoro <strong>di</strong><br />
Giada Gar<strong>di</strong>ni (III C LC), e terzo<br />
quello <strong>di</strong> Giuseppina Coscia (III C<br />
LC). Ad essi verranno consegnati i<br />
premi (buoni libro offerti dalla Banca<br />
Popolare <strong>di</strong> Ancona, <strong>di</strong> 150, 100 e 50<br />
euro, da spendersi presso la Libreria<br />
Cattolica <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>).<br />
Ecco il tema vincitore:<br />
Dalla fine della seconda guerra<br />
mon<strong>di</strong>ale l’andamento delle singole<br />
economie nazionali ha cominciato<br />
a <strong>di</strong>pendere da regole e relazioni<br />
economiche internazionali.<br />
L’economia mon<strong>di</strong>ale si è così via via<br />
strutturata come sistema unico,<br />
coinvolgendo anche le economie dei<br />
paesi meno sviluppati. A questo<br />
processo d’integrazione internazionale<br />
della produzione industriale<br />
e degli scambi commerciali è<br />
stato dato il nome <strong>di</strong> globalizzazione<br />
o anche <strong>di</strong> mon<strong>di</strong>alizzazione.Rifletti<br />
sulla questione avvalendoti delle<br />
tue competenze storiche e <strong>di</strong> quelle<br />
acquisite durante il corso<br />
“Orientarsi nell’ Economia”.<br />
Solidarietà, inter<strong>di</strong>pendenza, coscienza<br />
più ampia <strong>di</strong> bene comune: questi<br />
gli obiettivi in<strong>di</strong>viduati dalla cooperazione<br />
internazionale allo sviluppo<br />
al termine del secondo conflitto<br />
mon<strong>di</strong>ale. Sebbene inizialmente tale<br />
cooperazione fosse nata per sostenere<br />
economicamente la ricostruzione <strong>di</strong><br />
alcuni paesi colpiti dal conflitto, già<br />
dagli anni Cinquanta ci si pone l’obiettivo<br />
<strong>di</strong> incoraggiare lo sviluppo<br />
economico e la crescita del prodotto<br />
nazionale lordo dei paesi sottosviluppati,<br />
attraverso il finanziamento<br />
<strong>di</strong> progetti <strong>di</strong> sviluppo,<br />
applicabili per risultati a lungo termine<br />
o in risposta ad un’emergenza.<br />
È con tale spirito che prendono vita,<br />
a partire dal 1946, organismi internazionali,<br />
bilaterali e multilaterali,<br />
per la cooperazione allo sviluppo,<br />
tra i quali emergono gli istituti<br />
finanziari specializzati in materia <strong>di</strong><br />
sviluppo dell’Organizzazione delle<br />
Nazioni Unite: Banca Mon<strong>di</strong>ale e<br />
Fondo Monetario Internazionale,<br />
affiancati negli anni ‘90 dalla<br />
Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale del<br />
Commercio.<br />
Sebbene le iniziali intenzioni della<br />
cooperazione internazionale lasciassero<br />
credere in una possibile e<br />
concreta soluzione alla <strong>di</strong>lagante<br />
povertà del pianeta, l’opinione internazionale<br />
fu costretta, già negli anni<br />
‘60, a rivedere l’idea <strong>di</strong> povertà che<br />
stava alla base dei progetti fino ad<br />
allora proposti.<br />
I finanziamenti <strong>di</strong> imprese private o<br />
quelli per la realizzazione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />
infrastrutture tendevano a far ricadere<br />
i guadagni sulle potenti nazioni occidentali,<br />
facendo sì che non venisse<br />
raggiunto il reale obiettivo, ma che<br />
ci si allontanasse da esso, aumentando,<br />
peraltro, il <strong>di</strong>vario economico<br />
tra Nord e Sud del mondo.<br />
Se inizialmente la crescita economica<br />
si limitava a considerare l’incremento<br />
del prodotto interno lordo procapite,<br />
ad esso si sono aggiunti, in<br />
seguito, in<strong>di</strong>catori sociali, quali l’ac-<br />
cesso all’istruzione, l’alfabetizzazione<br />
degli adulti, l’aspettativa <strong>di</strong><br />
vita alla nascita, l’accesso alla sanità<br />
e all’acqua potabile.<br />
Spostando ed ampliando, dunque, il<br />
campo <strong>di</strong> azione dei progetti, si è<br />
tentato si creare uno sviluppo che<br />
fosse partecipativo (che vedesse<br />
dunque la partecipazione <strong>di</strong>retta delle<br />
popolazioni locali allo sviluppo) e<br />
sostenibile (lo sfruttamento delle<br />
risorse da parte delle attuali generazioni<br />
non ne avrebbe dovuto limitare<br />
la sfruttamento da parte delle successive),<br />
ritenendo fondamentale<br />
aumentare, ben prima del P.I.L., la<br />
capacità amministrativa e <strong>di</strong> gestione<br />
delle imprese locali, e favorire processi<br />
democratici degli organi <strong>di</strong> governo<br />
e <strong>di</strong> sviluppo dello stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto<br />
dei citta<strong>di</strong>ni.<br />
Nonostante la fondante base etica, il<br />
meccanismo internazionale ha stentato<br />
e stenta a procedere efficacemente<br />
verso gli obiettivi preposti: da<br />
un lato la stessa base etica è risultata<br />
totalmente incompatibile, o quasi,<br />
con il sistema economico neoliberista<br />
adottato dagli occidentali ed imposto<br />
da essi a tutti i paesi che desiderano<br />
finanziamenti da parte degli stessi.<br />
Dall’altro la realtà governativa <strong>di</strong><br />
molti paesi in via <strong>di</strong> sviluppo limita<br />
il potere dei finanziamenti, dato il loro<br />
orientamento tutt’altro che liberale e<br />
democratico.<br />
Il tentativo <strong>di</strong> una globalizzazione<br />
efficace fallisce, in parte, come già<br />
accennato, a causa <strong>di</strong> meccanismi<br />
innestati dal neoliberismo stesso.<br />
Esso, riprendendo il concetto <strong>di</strong><br />
“mano invisibile” <strong>di</strong> Smith, secondo<br />
cui un sistema economico in concorrenza<br />
perfetta è capace <strong>di</strong> regolare<br />
le allocazioni sod<strong>di</strong>sfacendo tutti gli<br />
agenti, seppur essi agiscano egoisticamente,<br />
in modo tale che ogni equilibrio<br />
<strong>di</strong> mercato sia un ottimo paretiano,<br />
ne amplifica l’in<strong>di</strong>vidualismo,<br />
annullando la giustizia morale, posta<br />
da Smith alla base dei rapporti sociali.<br />
In tal modo, se ognuno può agire in<br />
base al proprio interesse, ritenendo<br />
così <strong>di</strong> rispettare anche quello altrui,<br />
secondo il concetto della mano invisibile,<br />
senza rispettare alcun principio<br />
morale, in realtà l’assunto stesso<br />
cade: l’iniziale idea <strong>di</strong> ricchezza quale<br />
guadagno si trasforma in una serie <strong>di</strong><br />
innumerevoli attività finanziarie e <strong>di</strong><br />
operazioni in conto capitale per il<br />
finanziamento <strong>di</strong> processi <strong>di</strong> innovazione,<br />
car<strong>di</strong>ne del neoliberismo,<br />
che scadono in giochi a somma zero,<br />
in cui il guadagno <strong>di</strong> un agente corrisponde<br />
esattamente alla per<strong>di</strong>ta dell’altro.<br />
Non ci si pone, così, alcun<br />
problema etico nell’imporre, in cambio<br />
<strong>di</strong> finanziamenti, la privatizzazione<br />
dei servizi, l’aumento delle<br />
imposte, la <strong>di</strong>minuzione della spesa<br />
pubblica e l’apertura ai commerci<br />
internazionali, ad economie nazionali<br />
che non ne possono controllare il<br />
peso, da un lato a causa dell’incapacità<br />
<strong>di</strong> gestione, dall’altro a causa<br />
della debolezza dei loro mercati<br />
rispetto a quelli occidentali.<br />
La globalizzazione, dunque, se astratta<br />
da un contesto storico determinato,<br />
si <strong>di</strong>mostra, a mio avviso, efficace<br />
per dar risposta alla povertà, ma,<br />
come già accennato, è la realtà governativa<br />
degli stati sottosviluppati<br />
che ne annulla la possibilità <strong>di</strong> successo.<br />
Governi <strong>di</strong>spotici, antiliberali<br />
non hanno alcun interesse a lasciar<br />
sviluppare la capacità produttiva<br />
dei loro citta<strong>di</strong>ni, né, tanto meno, a<br />
proporre loro alcuna forma <strong>di</strong><br />
istruzione: una minima coscienza<br />
storica ed etica creerebbe sommosse<br />
popolari che ribalterebbero il governo,<br />
ed un arricchimento della popolazione<br />
me<strong>di</strong>a corrisponderebbe ad<br />
un aumento della sua influenza nelle<br />
decisioni politico-economiche,<br />
<strong>di</strong>minuendo così l’autorità statale.<br />
Da un lato è, dunque, in <strong>di</strong>fetto l’interesse<br />
occidentale a risolvere la questione,<br />
dall’altra è l’impossibilità <strong>di</strong><br />
rendere efficace tale interesse, anche<br />
nel caso in cui esso sia totale.<br />
Non credo, dunque, sia possibile<br />
fornire una soluzione unicamente<br />
economica: in una società occidentale,<br />
nella quale è la sua stessa cultura<br />
a decadere vertiginosamente<br />
verso il baratro <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sinteresse<br />
ignorante, sarà <strong>di</strong>fficile dar vita a<br />
progetti <strong>di</strong> sviluppo o a sistemi economici<br />
internazionali che siano volti<br />
unicamente e realmente alla crescita<br />
socio-economica altrui.<br />
Così, il problema non è tanto nell’erroneo<br />
sfruttamento delle risorse<br />
produttivo-economiche, quanto nel<br />
preoccupante depauperamento <strong>di</strong><br />
quelle intellettuali, proprio là dove il<br />
benessere sarebbe capace <strong>di</strong> concederne<br />
un utilizzo illimitato.<br />
Tralasciando i meccanismi sociopolitici<br />
attuali, i quali ritengo abbiano<br />
un ruolo fondamentale nel fallimento<br />
socio-economico della globalizzazione,<br />
non sarebbe peregrino incentivare<br />
l’annullamento dell’ipocrisia<br />
intellettuale occidentale, nella sua<br />
inconscia approvazione delle ideologie<br />
integraliste, per rendere,<br />
almeno parzialmente, efficace la<br />
cooperazione internazionale allo<br />
sviluppo.<br />
Lucia Arcaleni, III A L.C.