Ippogrifo 2007 - Comune di Jesi
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<strong>2007</strong><br />
Snuff,<br />
crimine piu’ reale<br />
della realta’<br />
Vi è un sottogenere<br />
cinematografico piuttosto<br />
sconosciuto ai<br />
più (e verrebbe da<br />
<strong>di</strong>re fortunatamente), che è un<br />
misto fra hard core e splatter,<br />
ma qualcosa <strong>di</strong> più riprovevole,<br />
<strong>di</strong>sgustoso ed esecrabile <strong>di</strong> questi<br />
ultimi, che vide la luce nel<br />
1976, grazie alla macabra fantasia<br />
<strong>di</strong> due scarsi registi,<br />
Michael e Roberta Findlay. Essi<br />
girarono un film il cui originario<br />
titolo era “Slaughter” (strage),<br />
che poi <strong>di</strong>ventò in un secondo<br />
momento “Snuff”. Questo termine,<br />
in seguito passò ad in<strong>di</strong>care<br />
nello slang familiare americano<br />
“uccidere”, un fatto a <strong>di</strong>r<br />
poco emblematico.<br />
Il film realizzato trattava della<br />
strage <strong>di</strong> Bel Air ad opera della<br />
setta satanica capeggiata da<br />
Charles Manson, in cui morì<br />
anche Sharon Tate, la moglie<br />
del regista polacco Roman<br />
Polanski.<br />
Risultò essere <strong>di</strong> fattura talmente<br />
misera che un responsabile<br />
della produzione, tale Allan<br />
Shackelton lo volle “con<strong>di</strong>re”<br />
con una scena <strong>di</strong> ben più <strong>di</strong><br />
quattro minuti in cui si vedeva<br />
una donna orribilmente martoriata<br />
e straziata.<br />
Pare che la sequenza sia stata<br />
girata a spese <strong>di</strong> un’ignara attrice<br />
<strong>di</strong> nazionalità argentina (il<br />
film era stato ripreso proprio nel<br />
paese sudamericano), convinta<br />
<strong>di</strong> essere stata ingaggiata per un<br />
provino.<br />
Eloquenti in proposito erano le<br />
locan<strong>di</strong>ne, che recitavano succintamente:<br />
“Gli eventi più sanguinosi<br />
che siano mai accaduti<br />
DI FRONTE ad una macchina<br />
da presa!”.<br />
Vi è da chiarire che i punti fondamentali<br />
che caratterizzano lo<br />
snuff sono sostanzialmente tre: i<br />
membri della crew sono degli<br />
assassini, gente cosciente <strong>di</strong> uccidere<br />
un essere umano: essi sanno<br />
cosa stanno realizzando e per<br />
chi lo stanno facendo.<br />
Ovviamente è il denaro il fine ultimo<br />
delle loro azioni, ma non<br />
bisogna trascurare il fattore <strong>di</strong><br />
perversione e <strong>di</strong> crudeltà che li<br />
induce a eseguire tali nefandezze<br />
ottenendone grande appagamento.<br />
Il secondo punto consiste nella<br />
totale inconsapevolezza dell’attore.<br />
Egli non sa <strong>di</strong> girare la sua<br />
ultima scena, <strong>di</strong> essere sul punto<br />
<strong>di</strong> rendere l’anima al Creatore<br />
dopo atroci sofferenze. Il terrore<br />
sul volto degli sventurati quando<br />
all’improvviso realizzano <strong>di</strong><br />
essere in trappola e destinati al<br />
massacro è la cosa che il depravato<br />
amante <strong>di</strong> snuff cerca con<br />
più morbosa ossessione.<br />
In ultimo, ma non ultimo, lo spettatore,<br />
il destinatario “dell’opera”,<br />
la persona per cui viene ucciso<br />
l’attore, che può essere consapevole<br />
o inconsapevole della<br />
realtà <strong>di</strong> quanto sta vedendo.<br />
Ricor<strong>di</strong>amo inoltre che la vittima<br />
è uccisa ai soli fini del film.<br />
L’esibizionismo, il voyeurismo,<br />
la necrofilia sono alcune componenti<br />
psicopatologiche basilari<br />
del video. Una persona sensata<br />
rabbrivi<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> fronte a tali turpitu<strong>di</strong>ni,<br />
anche solo nel sentirne<br />
parlare. C’è da tenere conto<br />
però che non tutti son dotati <strong>di</strong><br />
equilibrio e <strong>di</strong> assennatezza.<br />
Sono proprio questi in<strong>di</strong>vidui a<br />
toccare i limiti più nefan<strong>di</strong> dell’operato<br />
umano.<br />
In fondo quale crimine è peggiore<br />
dell’omici<strong>di</strong>o? Nessuno. E<br />
se l’omici<strong>di</strong>o è compiuto per una<br />
macabra sod<strong>di</strong>sfazione, l’atrocità<br />
compiuta non ha davvero<br />
eguali. È un fenomeno davvero<br />
allarmante, è il prodotto <strong>di</strong> un<br />
mondo a più volti, <strong>di</strong> cui uno<br />
dei tanti genera abiezioni e brutalità<br />
<strong>di</strong> tal genere. La violenza<br />
genera la violenza, in qualunque<br />
forma essa sia, questo è indubbio.<br />
Figuriamoci se viene ad<strong>di</strong>rittura<br />
esibita davanti allaaaae<br />
telecamere.<br />
Maria Costanza Boldrini,<br />
II B L.C.<br />
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Nel cuore dello sterminio:<br />
Auschwitz tra storia<br />
e testimonianza<br />
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