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Ippogrifo 2007 - Comune di Jesi

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26<br />

<strong>2007</strong><br />

Viaggio nnella pubblicità<br />

Avete mai provato ad osservare<br />

un vecchio manifesto<br />

pubblicitario <strong>di</strong> fine ‘800<br />

o inizio ‘900?<br />

Le tecniche figurative ed il littering<br />

sono molto cambiati<br />

rispetto ad ora, eppure lo stu<strong>di</strong>o<br />

più attento <strong>di</strong> una pubblicità<br />

d’epoca può risultare molto<br />

interessante per capire meglio<br />

la società e la cultura degli anni<br />

in cui è stata creata.<br />

Alla base della comunicazione<br />

pubblicitaria possiamo considerare<br />

lo schema <strong>di</strong> Jacobson:<br />

EMITTENTE-MESSAGGIO-<br />

DESTINATARIO. In esso il<br />

destinatario assume un ruolo<br />

centrale sia in relazione al livello<br />

dell’informazione che il messaggio<br />

comunica, sia in relazione<br />

al livello emotivo che<br />

punta a coinvolgere chi riceve<br />

l’informazione. L’emittente del<br />

messaggio va considerata l’azienda<br />

produttrice che delega<br />

la rappresentazione <strong>di</strong> sé stessa<br />

al personaggio o ai personaggi<br />

cui il messaggio viene<br />

affidato; infine il messaggio,<br />

oltre ad avere la funzione <strong>di</strong><br />

presentare al pubblico una grande<br />

quantità <strong>di</strong> prodotti per invitarlo<br />

all’acquisto, opera una<br />

funzione più complessa, come<br />

quella <strong>di</strong> suggerire mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vivere,<br />

abitu<strong>di</strong>ni e bisogni fino a<br />

mo<strong>di</strong>ficare i nostri comportamenti.<br />

La pubblicità si serve <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ci<br />

legati alla grafica, all’immagine,<br />

ai colori, alla cultura integrandoli<br />

con quelli verbali: l’efficacia<br />

<strong>di</strong>pende infatti dalla<br />

forza espressiva dei linguaggi<br />

visivi e verbali per la pubblicità<br />

a stampa, per gli spot <strong>di</strong>pende<br />

anche dalla suggestione del<br />

sonoro.<br />

Il messaggio pubblicitario ha il<br />

fine <strong>di</strong> persuadere ed informare<br />

tramite <strong>di</strong>versi stili comunicativi:<br />

quello oggettivo, che usa<br />

lessico comune per fornire il<br />

maggior numero <strong>di</strong> informazioni<br />

relative all’uso, al funzionamento<br />

e alle qualità del<br />

prodotto; lo stile scientifico,<br />

che fa uso <strong>di</strong> termini tecnici e<br />

immagini dettagliate dell’oggetto<br />

descritto (impiegato per<br />

pubblicità <strong>di</strong> creme, me<strong>di</strong>cinali<br />

ecc); lo stile conativo, che<br />

interpella l’acquirente con l’uso<br />

dell’imperativo per persuaderlo;<br />

lo stile emotivo, utilizzato per<br />

produrre nell’osservatore spirito<br />

<strong>di</strong> emulazione e identificazione<br />

(come, ad esempio, negli<br />

spot che mostrano un ambiente<br />

familiare) ed è legato al lessico<br />

del parlato informale; infine<br />

lo stile enfatico,<br />

caratterizzato da espressioni<br />

enfatiche e solenni, per dare<br />

particolare rilievo a qualcosa o<br />

spingere l’acquirente all’identificazione<br />

con il testimonial.<br />

È evidente, quin<strong>di</strong>, come <strong>di</strong>etro<br />

a tutto questo ci sia un vero e<br />

proprio stu<strong>di</strong>o della psicologia<br />

umana, per definire il consumatore<br />

sulla base <strong>di</strong> “stili <strong>di</strong><br />

vita” e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzarne gli acquisti,<br />

anche se negli ultimi anni sta<br />

prevalendo la tendenza a non<br />

considerare il consumatoredestinatario<br />

passivo rispetto al<br />

messaggio, ma <strong>di</strong> cogliere<br />

forme <strong>di</strong> feedback, come il<br />

reclamo, per verificare il successo<br />

del prodotto sul mercato.<br />

Nel corso de “Progetto sul<br />

Linguaggio Pubblicitario” sono<br />

stati analizzati anche <strong>di</strong>versi<br />

manifesti d’epoca.<br />

Le tecniche e i soggetti dei<br />

manifesti pubblicitari (e della<br />

pubblicità in genere) si sono<br />

evoluti notevolmente nel corso<br />

del XX secolo; alla fine<br />

dell’800 un manifesto veniva<br />

<strong>di</strong>pinto quasi come un quadro,<br />

in modo molto pittorico, con<br />

l’aggiunta <strong>di</strong> una <strong>di</strong>dascalia<br />

informativa; col passare del<br />

tempo le figure sono <strong>di</strong>ventate<br />

sempre più schematiche, simboliche,<br />

rappresentative, gli slogan<br />

più incisivi e significativi,<br />

i caratteri più chiari e leggibili,<br />

fino ad arrivare alla pubblicità<br />

come la conosciamo noi. In<br />

questa evoluzione sono stati<br />

fondamentali i grafici pubblicitari,<br />

artisti del secolo scorso<br />

che tuttora fanno sentire la loro<br />

influenza. Come nel caso del<br />

marchigiano Federico Seneca,<br />

creatore <strong>di</strong> numerosi manifesti,<br />

che agli inizi del ‘900 ha ideato<br />

un famosissimo “logo” uti-<br />

lizzato fino a<br />

poco tempo fa<br />

da una nota<br />

marca <strong>di</strong> cioccolatini,<br />

la<br />

“Perugina”;<br />

o p p u r e<br />

Armando<br />

Pomi, grafico<br />

pubblicitario<br />

del ‘900 che<br />

ha lavorato a<br />

lungo per la<br />

<strong>di</strong>tta “Bayer.<br />

Noto è<br />

Marcello<br />

Dudovich,<br />

a u t o r e<br />

<strong>di</strong> importanti<br />

manifesti per<br />

<strong>di</strong>tte quali<br />

“Campari”,<br />

“Martini”,<br />

“Bugatti”.<br />

In ogni manifesto d’epoca sono<br />

emerse le figure tipiche <strong>di</strong> un<br />

periodo storico e le <strong>di</strong>verse abitu<strong>di</strong>ni,<br />

cambiate nel corso degli<br />

anni. Negli anni ‘40, ad esempio,<br />

una donna doveva badare<br />

alla casa e alla famiglia, curare<br />

i figli e preoccuparsi del<br />

marito: ecco allora che nei<br />

manifesti compare la figura<br />

della massaia perfetta che recla-<br />

mizza prodotti per la casa; una<br />

personalità molto <strong>di</strong>versa da<br />

quella precedente degli anni<br />

‘30, quando nelle pubblicità la<br />

donna, che iniziava ad emanciparsi,<br />

appariva “borghese”, elegante<br />

e giocava a tennis, pubblicizzava<br />

prodotti <strong>di</strong> bellezza,<br />

gioielli e articoli sportivi o località<br />

turistiche. Insieme ai manifesti<br />

sono cambiati i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

pensare, <strong>di</strong> comprare, <strong>di</strong> rappresentare:<br />

un vero e proprio<br />

“viaggio nella pubblicità”.<br />

Roberta Vinaccia<br />

III C L. C.

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