Ippogrifo 2007 - Comune di Jesi
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<strong>2007</strong><br />
Viaggio nnella pubblicità<br />
Avete mai provato ad osservare<br />
un vecchio manifesto<br />
pubblicitario <strong>di</strong> fine ‘800<br />
o inizio ‘900?<br />
Le tecniche figurative ed il littering<br />
sono molto cambiati<br />
rispetto ad ora, eppure lo stu<strong>di</strong>o<br />
più attento <strong>di</strong> una pubblicità<br />
d’epoca può risultare molto<br />
interessante per capire meglio<br />
la società e la cultura degli anni<br />
in cui è stata creata.<br />
Alla base della comunicazione<br />
pubblicitaria possiamo considerare<br />
lo schema <strong>di</strong> Jacobson:<br />
EMITTENTE-MESSAGGIO-<br />
DESTINATARIO. In esso il<br />
destinatario assume un ruolo<br />
centrale sia in relazione al livello<br />
dell’informazione che il messaggio<br />
comunica, sia in relazione<br />
al livello emotivo che<br />
punta a coinvolgere chi riceve<br />
l’informazione. L’emittente del<br />
messaggio va considerata l’azienda<br />
produttrice che delega<br />
la rappresentazione <strong>di</strong> sé stessa<br />
al personaggio o ai personaggi<br />
cui il messaggio viene<br />
affidato; infine il messaggio,<br />
oltre ad avere la funzione <strong>di</strong><br />
presentare al pubblico una grande<br />
quantità <strong>di</strong> prodotti per invitarlo<br />
all’acquisto, opera una<br />
funzione più complessa, come<br />
quella <strong>di</strong> suggerire mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vivere,<br />
abitu<strong>di</strong>ni e bisogni fino a<br />
mo<strong>di</strong>ficare i nostri comportamenti.<br />
La pubblicità si serve <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ci<br />
legati alla grafica, all’immagine,<br />
ai colori, alla cultura integrandoli<br />
con quelli verbali: l’efficacia<br />
<strong>di</strong>pende infatti dalla<br />
forza espressiva dei linguaggi<br />
visivi e verbali per la pubblicità<br />
a stampa, per gli spot <strong>di</strong>pende<br />
anche dalla suggestione del<br />
sonoro.<br />
Il messaggio pubblicitario ha il<br />
fine <strong>di</strong> persuadere ed informare<br />
tramite <strong>di</strong>versi stili comunicativi:<br />
quello oggettivo, che usa<br />
lessico comune per fornire il<br />
maggior numero <strong>di</strong> informazioni<br />
relative all’uso, al funzionamento<br />
e alle qualità del<br />
prodotto; lo stile scientifico,<br />
che fa uso <strong>di</strong> termini tecnici e<br />
immagini dettagliate dell’oggetto<br />
descritto (impiegato per<br />
pubblicità <strong>di</strong> creme, me<strong>di</strong>cinali<br />
ecc); lo stile conativo, che<br />
interpella l’acquirente con l’uso<br />
dell’imperativo per persuaderlo;<br />
lo stile emotivo, utilizzato per<br />
produrre nell’osservatore spirito<br />
<strong>di</strong> emulazione e identificazione<br />
(come, ad esempio, negli<br />
spot che mostrano un ambiente<br />
familiare) ed è legato al lessico<br />
del parlato informale; infine<br />
lo stile enfatico,<br />
caratterizzato da espressioni<br />
enfatiche e solenni, per dare<br />
particolare rilievo a qualcosa o<br />
spingere l’acquirente all’identificazione<br />
con il testimonial.<br />
È evidente, quin<strong>di</strong>, come <strong>di</strong>etro<br />
a tutto questo ci sia un vero e<br />
proprio stu<strong>di</strong>o della psicologia<br />
umana, per definire il consumatore<br />
sulla base <strong>di</strong> “stili <strong>di</strong><br />
vita” e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzarne gli acquisti,<br />
anche se negli ultimi anni sta<br />
prevalendo la tendenza a non<br />
considerare il consumatoredestinatario<br />
passivo rispetto al<br />
messaggio, ma <strong>di</strong> cogliere<br />
forme <strong>di</strong> feedback, come il<br />
reclamo, per verificare il successo<br />
del prodotto sul mercato.<br />
Nel corso de “Progetto sul<br />
Linguaggio Pubblicitario” sono<br />
stati analizzati anche <strong>di</strong>versi<br />
manifesti d’epoca.<br />
Le tecniche e i soggetti dei<br />
manifesti pubblicitari (e della<br />
pubblicità in genere) si sono<br />
evoluti notevolmente nel corso<br />
del XX secolo; alla fine<br />
dell’800 un manifesto veniva<br />
<strong>di</strong>pinto quasi come un quadro,<br />
in modo molto pittorico, con<br />
l’aggiunta <strong>di</strong> una <strong>di</strong>dascalia<br />
informativa; col passare del<br />
tempo le figure sono <strong>di</strong>ventate<br />
sempre più schematiche, simboliche,<br />
rappresentative, gli slogan<br />
più incisivi e significativi,<br />
i caratteri più chiari e leggibili,<br />
fino ad arrivare alla pubblicità<br />
come la conosciamo noi. In<br />
questa evoluzione sono stati<br />
fondamentali i grafici pubblicitari,<br />
artisti del secolo scorso<br />
che tuttora fanno sentire la loro<br />
influenza. Come nel caso del<br />
marchigiano Federico Seneca,<br />
creatore <strong>di</strong> numerosi manifesti,<br />
che agli inizi del ‘900 ha ideato<br />
un famosissimo “logo” uti-<br />
lizzato fino a<br />
poco tempo fa<br />
da una nota<br />
marca <strong>di</strong> cioccolatini,<br />
la<br />
“Perugina”;<br />
o p p u r e<br />
Armando<br />
Pomi, grafico<br />
pubblicitario<br />
del ‘900 che<br />
ha lavorato a<br />
lungo per la<br />
<strong>di</strong>tta “Bayer.<br />
Noto è<br />
Marcello<br />
Dudovich,<br />
a u t o r e<br />
<strong>di</strong> importanti<br />
manifesti per<br />
<strong>di</strong>tte quali<br />
“Campari”,<br />
“Martini”,<br />
“Bugatti”.<br />
In ogni manifesto d’epoca sono<br />
emerse le figure tipiche <strong>di</strong> un<br />
periodo storico e le <strong>di</strong>verse abitu<strong>di</strong>ni,<br />
cambiate nel corso degli<br />
anni. Negli anni ‘40, ad esempio,<br />
una donna doveva badare<br />
alla casa e alla famiglia, curare<br />
i figli e preoccuparsi del<br />
marito: ecco allora che nei<br />
manifesti compare la figura<br />
della massaia perfetta che recla-<br />
mizza prodotti per la casa; una<br />
personalità molto <strong>di</strong>versa da<br />
quella precedente degli anni<br />
‘30, quando nelle pubblicità la<br />
donna, che iniziava ad emanciparsi,<br />
appariva “borghese”, elegante<br />
e giocava a tennis, pubblicizzava<br />
prodotti <strong>di</strong> bellezza,<br />
gioielli e articoli sportivi o località<br />
turistiche. Insieme ai manifesti<br />
sono cambiati i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
pensare, <strong>di</strong> comprare, <strong>di</strong> rappresentare:<br />
un vero e proprio<br />
“viaggio nella pubblicità”.<br />
Roberta Vinaccia<br />
III C L. C.