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Ippogrifo 2007 - Comune di Jesi

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AFRICA MERIDIONALE:<br />

UN CONTINENTE SCONVOLTO DALL’AIDS<br />

RIFLESSIONI SULLE PROBLEMATICHE CHE OSTACOLANO UN EVENTUALE SVILUPPO DELL’AFRICA<br />

Attualmente il continente<br />

africano è quello meno<br />

ricco e con maggiori <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> sviluppo e nella<br />

ricerca <strong>di</strong> stabilità economica. In<br />

tutto il mondo l’Africa rappresenta<br />

uno dei più gran<strong>di</strong> drammi che<br />

costantemente tutte le popolazioni<br />

appartenenti alle nazioni ricche<br />

ed industrializzate tendono a<br />

sottovalutare, o comunque ad<br />

accantonare. Ad aggravarne ulteriormente<br />

l’immutabile instabilità<br />

influiscono pesantemente dati,<br />

stupefacenti per la loro negatività,<br />

riguardanti la popolazione, la denutrizione<br />

e le gravi malattie che, in<br />

modo persistente, colpiscono<br />

uomini, donne e bambini africani,<br />

che non possono sfuggire a seri<br />

problemi per inadeguata igiene.<br />

Gli abitanti del continente africano<br />

sono danneggiati da malattie<br />

endemiche (affezioni a carattere<br />

<strong>di</strong>ffusivo circoscritte ad un territorio<br />

determinato). Da sempre la<br />

povertà, le carestie e la fame affliggono<br />

l’Africa; negli ultimi decenni,<br />

però, queste problematiche<br />

sono <strong>di</strong>venute ancora più gravi,<br />

serie ed allarmanti. Gli Stati che si<br />

trovano in una con<strong>di</strong>zione maggiormente<br />

precaria e che, a tutt’oggi,<br />

più ne risentono sono prevalentemente<br />

i Paesi colpiti da<br />

carestie, calamità e fenomeni naturali<br />

oppure quelli sconvolti da <strong>di</strong>sastrosi<br />

conflitti. L’Etiopia, il Sudan,<br />

il Niger, il Burkina Faso sono solamente<br />

alcuni esempi <strong>di</strong> nazioni<br />

oppresse dalla fame e dalla malnutrizione.<br />

Dati statistici sconvolgenti<br />

hanno portato alla conclusione<br />

che ogni bambino africano<br />

ha una possibilità su <strong>di</strong>eci <strong>di</strong><br />

rischiare una morte prematura,<br />

prima <strong>di</strong> aver raggiunto il primo<br />

anno d’età e che una donna incinta<br />

ha una probabilità su venti <strong>di</strong><br />

morire prima ancora <strong>di</strong> terminare<br />

la gravidanza, <strong>di</strong> mettere alla luce<br />

suo figlio oppure durante il parto<br />

stesso. Milioni <strong>di</strong> persone, non<br />

solo in Africa, soffrono per mancanza<br />

<strong>di</strong> cibo, fame quantitativa o<br />

qualitativa. A ciò si aggiunge che<br />

i Governi africani ed i Capi <strong>di</strong> Stato<br />

del continente hanno in precedenza<br />

attuato una riduzione netta<br />

degli investimenti stanziati per la<br />

Sanità, che più richiedeva <strong>di</strong> particolari<br />

attenzioni e <strong>di</strong> impiego <strong>di</strong><br />

denaro. Questi tagli in ambito sanitario<br />

sono stati per lo più effettuati<br />

in seguito al fatto che i Paesi<br />

del Terzo Mondo dovevano far<br />

fronte al debito estero, che ha<br />

messo in una posizione <strong>di</strong> seria <strong>di</strong>fficoltà<br />

in particolare l’Africa.<br />

Accanto a simili problematiche si<br />

pone anche un ulteriore aggra-<br />

vante: la continua crescita demografica<br />

a cui sono sottoposti gli<br />

abitanti <strong>di</strong> questo continente. Dal<br />

1900 ad oggi, infatti, la popolazione<br />

dell’Africa è quasi quintuplicata.<br />

In tutta la Terra sono sicuramente<br />

presenti altri territori<br />

sconvolti dal boom demografico<br />

del quale sono state oggetto, quali,<br />

ad esempio, l’Asia e l’America<br />

Latina; questi ultimi però non registrano<br />

percentuali paragonabili <strong>di</strong><br />

crescita demografica, tanto allarmanti<br />

quanto i dati statistici africani.<br />

Ad accelerare il ritmo della<br />

mortalità è comparsa intorno agli<br />

anni ‘80 del’900 la sindrome da<br />

immunodeficienza acquisita,<br />

meglio nota con la denominazione<br />

<strong>di</strong> AIDS. Questo morbo è stato<br />

ad<strong>di</strong>rittura identificato con la<br />

“peste del Duemila”, e l’unica soluzione<br />

per poterla sconfiggere è<br />

stata considerata esclusivamente<br />

un’accorta prevenzione. La sensibilizzazione<br />

verso tale malattia è<br />

stata insistentemente promossa<br />

dai mass-me<strong>di</strong>a nei Paesi occidentali.<br />

In Africa però, come si<br />

può ben capire, ben pochi hanno<br />

la possibilità <strong>di</strong> possedere un televisore<br />

o anche solo <strong>di</strong> avere una<br />

ra<strong>di</strong>o, soprattutto se si parla <strong>di</strong><br />

persone che vivono in aree rurali<br />

o periferiche piuttosto che in centri<br />

urbani. La sindrome da immunodeficienza<br />

acquisita, un tempo<br />

etichettata come malattia fatale, si<br />

è trasformata negli ultimi anni,<br />

secondo un e<strong>di</strong>toriale uscito sul<br />

New England Journal of Me<strong>di</strong>cine,<br />

in una malattia infettiva curabile. I<br />

successi della me<strong>di</strong>cina, però,<br />

appartengono ai Paesi industrializzati<br />

e sono un privilegio <strong>di</strong> pochi:<br />

basta rivolgere lo sguardo all’Africa<br />

per ricavarne un quadro totalmente<br />

<strong>di</strong>fferente. L’inizio della storia<br />

dell’AIDS risale probabilmente<br />

agli anni Trenta proprio nel continente<br />

africano. Solo dopo circa<br />

cinquant’anni s’iniziò a considerare<br />

l’infezione come un pericolo per la<br />

salute generale. Da allora si sono<br />

contati cinquanta milioni <strong>di</strong> persone<br />

che hanno contratto il virus:<br />

in Africa muoiono per AIDS più <strong>di</strong><br />

cinquemila persone ogni giorno, e<br />

le previsioni fanno salire questo<br />

numero a tre<strong>di</strong>cimila. I primi a farne<br />

le spese sono stati gli abitanti<br />

dell’Africa centrale, mentre secondo<br />

gli ultimi dati la parte del continente<br />

più colpita è ora quella<br />

meri<strong>di</strong>onale. Nell’Africa subsahariana,<br />

dove vive circa il 10% della<br />

popolazione mon<strong>di</strong>ale, si trova il<br />

70% dei sieropositivi o dei malati<br />

<strong>di</strong> AIDS: ogni minuto sono contagiate<br />

<strong>di</strong>eci persone, ogni giorno<br />

do<strong>di</strong>cimila. Il Sudafrica detiene il<br />

triste primato della velocità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione<br />

del virus, con millecinquecento<br />

persone infettate ogni<br />

giorno. La terapia dell’AIDS, che<br />

richiede una combinazione <strong>di</strong> farmaci,<br />

controlli della carica virale,<br />

nonché monitoraggi attenti e continui,<br />

trova un ostacolo ulteriore<br />

nella mancanza <strong>di</strong> un’organizzazione<br />

adeguata del sistema sanitario<br />

locale, altro punto da sanare,<br />

per il quale, ovviamente,<br />

occorrono, ancora una volta,<br />

<strong>di</strong>sponibilità economiche.<br />

Secondo uno stu<strong>di</strong>o dell’UNICEF<br />

solo negli anni Novanta l’AIDS ha<br />

ucciso le mamme <strong>di</strong> 5,5 milioni <strong>di</strong><br />

bambini al <strong>di</strong> sotto dei quin<strong>di</strong>ci<br />

anni, nel 2000 gli orfani africani <strong>di</strong><br />

madre o <strong>di</strong> entrambi i genitori<br />

sono stati circa 10,4 milioni, una<br />

cifra che copre il 90% <strong>di</strong> tutti quelli<br />

resi tali dal virus. È da ricordare,<br />

però, che in alcuni Stati africani si<br />

sono riscontrati miglioramenti o<br />

sono stati compiuti dei significativi<br />

progressi. Ad esempio, il<br />

Senegal ha portato la percentuale<br />

<strong>di</strong> infettati sotto il 2% e l’Uganda,<br />

da cui si è verosimilmente originata<br />

l’epidemia <strong>di</strong> AIDS in Africa ha<br />

potuto, in cinque anni, ridurre del<br />

200% il numero <strong>di</strong> ragazze colpite<br />

dal virus, del 30% il tasso <strong>di</strong> infezione<br />

delle donne incinte e del 5%<br />

il numero <strong>di</strong> adulti contagiati fra il<br />

1996 ed il 1997. La popolazione<br />

africana è sempre più composta<br />

da bambini ed anziani; la vita<br />

me<strong>di</strong>a, che dall’inizio degli anni<br />

Cinquanta all’inizio degli anni<br />

Novanta era passata da 44 a 59<br />

anni, è ora nuovamente crollata a<br />

45 anni. Purtroppo la situazione si<br />

mantiene costantemente complessa<br />

e non è possibile sbloccarla:<br />

mancano i lavoratori, e ciò<br />

va a stravolgere l’economia <strong>di</strong><br />

Paesi già <strong>di</strong> per sé poveri, in cui<br />

la povertà è un ostacolo alla prevenzione,<br />

alla <strong>di</strong>agnosi ed al trattamento<br />

sanitario dell’ AIDS che<br />

prevede costosi farmaci. Nei Paesi<br />

africani non è scontata la possibilità<br />

<strong>di</strong> una terapia preventiva adeguata<br />

durante la gravidanza ed il<br />

parto. La questione dell’allattamento<br />

poi presenta <strong>di</strong>fferenti implicazioni.<br />

Nei Paesi industrializzati<br />

l’alimentazione artificiale evita la<br />

possibilità <strong>di</strong> trasmissione del virus<br />

attraverso l’allattamento materno.<br />

In territori come l’Africa è fondamentale<br />

una valutazione locale<br />

mirata delle con<strong>di</strong>zioni esistenti,<br />

del tipo <strong>di</strong> allattamento consigliabile<br />

nei <strong>di</strong>versi casi (in base anche<br />

alle terapie preventive <strong>di</strong>sponibili),<br />

della durata e dell’epoca migliore<br />

per lo svezzamento. Secondo<br />

l’Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale della<br />

Sanità in Africa il virus ha contagiato<br />

approssimativamente trentaquattro<br />

milioni <strong>di</strong> persone. In ben<br />

un<strong>di</strong>ci milioni e mezzo sono già<br />

morte. Chi rimane o è già ammalato<br />

o ignora la propria con<strong>di</strong>zione.<br />

Diversamente dagli altri Paesi,<br />

la <strong>di</strong>ffusione della malattia avviene<br />

soprattutto per via eterosessuale<br />

e tra madre e neonato, ma<br />

in Africa – secondo quanto affermato<br />

da Peter Piot, Direttore esecutivo<br />

dello specifico settore<br />

dell’Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale della<br />

Sanità – solo l’1% circa delle persone<br />

sieropositive è consapevole<br />

<strong>di</strong> esserlo. Cinque gran<strong>di</strong> compagnie<br />

farmaceutiche hanno <strong>di</strong>chiarato,<br />

a metà maggio, la loro <strong>di</strong>sponibilità<br />

a ridurre drasticamente (si<br />

parla del 70-80%) il costo dei farmaci<br />

contro l’AIDS per il continente<br />

africano, flagellato e messo<br />

in ginocchio dalla malattia. Gli Stati<br />

Uniti non hanno interferito nella<br />

decisione eventuale <strong>di</strong> Paesi africani<br />

<strong>di</strong> produrre in proprio e fuori<br />

brevetto i farmaci anti-AIDS. Gli<br />

aiuti economici e la maggiore<br />

<strong>di</strong>sponibilità da parte delle multinazionali<br />

farmaceutiche, però, non<br />

possono risolvere a pieno la rilevante<br />

problematica. La soluzione,<br />

infatti, deve venire dall’Africa stessa,<br />

da una presa <strong>di</strong> coscienza delle<br />

Autorità politiche e religiose, da<br />

una politica sanitaria che agisca su<br />

tutti i fronti, non miri alla <strong>di</strong>scriminazione<br />

del malato e tenda a non<br />

fargli nascondere la sua con<strong>di</strong>zione.<br />

Con uno dei computer più<br />

potenti del mondo alcuni ricercatori<br />

del Los Alamos National<br />

Laboratory, nel New Mexico,<br />

hanno stu<strong>di</strong>ato una base dati completa<br />

delle sequenze genetiche<br />

delle varianti dell’HIV-1. A partire<br />

da centosessanta <strong>di</strong> esse, l’applicazione<br />

<strong>di</strong> modelli matematici per<br />

lo stu<strong>di</strong>o dell’evoluzione a livello<br />

molecolare ha permesso <strong>di</strong> risalire<br />

al periodo storico in cui queste<br />

hanno avuto origine: sembra infatti<br />

che la <strong>di</strong>versificazione da un<br />

virus comune avvenga in particolari<br />

con<strong>di</strong>zioni, quali la trasmissione<br />

dell’infezione a un nuovo<br />

ospite. Secondo i calcoli dei ricercatori<br />

la comparsa del virus sarebbe<br />

da situare tra il 1910 ed il 1950,<br />

con tutta probabilità intorno al<br />

1930. La nuova data proposta<br />

mette in dubbio la controversa<br />

ipotesi secondo la quale l’inizio<br />

della <strong>di</strong>ffusione dell’AIDS sarebbe<br />

da connettere con l’utilizzo, in<br />

Africa, <strong>di</strong> lotti contaminati <strong>di</strong> vaccino<br />

orale contro la poliomielite<br />

fra il 1957 ed il 1959.<br />

Angela Anconetani Lioveri, V D L.C.<br />

9<br />

<strong>2007</strong>

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