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01 Prel_mnn 08:_v - Teatro del Giglio di Lucca

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ancora poco noto, ma destinato a fama durevole come musicista, Ruggero<br />

Leoncavallo. Questi s’era avvicinato alla maison Ricor<strong>di</strong> per proporre il<br />

progetto d’una trilogia sul Rinascimento italico intitolata Crepusculum, <strong>di</strong><br />

cui solo il primo pannello, I Me<strong>di</strong>ci, avrebbe visto la luce nel 1893, a poca<br />

<strong>di</strong>stanza da Manon Lescaut. L’e<strong>di</strong>tore sembra però apprezzarlo più come librettista<br />

che come compositore, e lo incarica <strong>di</strong> fornire un nuovo schema<br />

per l’atto II (il cosiddetto atto <strong>del</strong>la ‘casetta bianca’) e <strong>di</strong> praticare qualche<br />

aggiustamento qua e là. 6 I frutti <strong>del</strong>l’inventiva leoncavallina (sorvegliata a<br />

vista dall’attentissimo e acuminato Sor Giulio) 7 passano a Oliva per la versificazione,<br />

ma l’esito finale si rivela più che <strong>del</strong>udente (Adami, Epistolario,<br />

lettera n. 29).<br />

Nell’inverno 1890-91 la situazione precipita: Praga si defila, lasciando<br />

oneri e onori al solo Oliva; nel frattempo, Puccini (gennaio 1891), privo<br />

<strong>di</strong> materiale nuovo su cui lavorare, strumenta l’Atto I, intrapreso a partire<br />

dalla tarda estate <strong>del</strong>l’89; in<strong>di</strong>, entro maggio, completa la stesura in ‘particella’<br />

(linea <strong>del</strong> canto, accompagnamento pianistico, appunti <strong>di</strong> orchestrazione)<br />

<strong>di</strong> Atto III, parte prima, e IV, mentre l’Atto III, parte seconda (Le Havre)<br />

e l’Atto II (la ‘casetta’) restano allo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> abbozzo. È intorno a questi<br />

ultimi due episo<strong>di</strong> che si concentrano le maggiori <strong>di</strong>fficoltà; per risolvere<br />

le quali, prima <strong>di</strong> fine anno, interviene l’ultimo (?) personaggio <strong>di</strong> questa<br />

intricatissima vicenda, Luigi Illica (1857-1919). Anch’egli vanta inizi da<br />

giornalista (al «Corriere <strong>del</strong>la sera» e al bolognese «Don Chisciotte»), anch’egli<br />

ha scritto per il teatro (più volte in collaborazione con Fontana); però,<br />

a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> Praga e Oliva, può contare su una certa pratica come librettista<br />

(oltre al citato Colombo per Franchetti, e a titoli minori per<br />

Smareglia e Tebal<strong>di</strong>ni, ha fornito Wally a Catalani e sta lavorando a Tosca<br />

proprio per Puccini). Illica risolve alla ra<strong>di</strong>ce il problema <strong>del</strong>la ‘casetta bianca’<br />

eliminando la scena (tarda primavera 1892); apporta mo<strong>di</strong>fiche e aggiunte<br />

ai tableaux in casa <strong>di</strong> Geronte e al porto <strong>di</strong> Le Havre (per maggiori<br />

particolari si legga, più avanti, quanto scrive Giovanni Pozza); interviene<br />

sull’atto americano, che in un primo tempo suggerisce ad<strong>di</strong>rittura d’eliminare<br />

in pro d’un finale aperto alla speranza. Quell’estate, come gli anni precedenti,<br />

Puccini soggiorna a Vacallo, nel Canton Ticino: impegnato nella<br />

6 Anche l’esatta collocazione temporale <strong>del</strong>l’intervento <strong>di</strong> Leoncavallo è merito <strong>di</strong><br />

Morini. Molti biografi pucciniani, ingannati dalla ricostruzione inesatta proposta da Gara<br />

(ve<strong>di</strong> nota 4), lo retrodatavano agli inizi <strong>del</strong>l’impresa.<br />

7 Ve<strong>di</strong> la comunicazione <strong>di</strong> Ricor<strong>di</strong> a Puccini, parzialmente tradotta in inglese da<br />

George R. Marek (Puccini. A Biography, Simon & Schuster, New York 1951, p. 116),<br />

nella quale si parla <strong>del</strong>la ‘casetta bianca’. Secondo Budden, che avrà con ogni probabilità<br />

consultato l’originale presso l’Archivio Ricor<strong>di</strong>, i fogli allegati alla lettera riguardavano anche<br />

l’atto IV.<br />

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