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01 Prel_mnn 08:_v - Teatro del Giglio di Lucca

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evisione <strong>del</strong>l’Atto II, ricorre una seconda volta a Leoncavallo, suo vicino <strong>di</strong><br />

casa, per un inciso <strong>di</strong> Des Grieux («nell’oscuro futuro | dì, che farai <strong>di</strong><br />

me!»). Il manoscritto <strong>del</strong>la partitura consegnato in agosto a Ricor<strong>di</strong> non è<br />

ancora completo, manca la porzione conclusiva <strong>del</strong>l’Atto III (nella corrispondenza<br />

in<strong>di</strong>cato fino all’ultimo come Atto II, parte seconda), giunto a<br />

maturazione solo tra settembre e ottobre grazie all’istinto teatrale <strong>di</strong> Illica,<br />

agli aggiustamenti <strong>del</strong> musicista e ai provvi<strong>di</strong> consigli <strong>del</strong>l’e<strong>di</strong>tore: a lui anzi,<br />

se prestiamo fede ai ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Praga, si debbono le frasi <strong>del</strong> Comandante<br />

giusto avanti il calar <strong>del</strong> sipario. 8<br />

Si trattava adesso <strong>di</strong> trovare una via d’uscita onorevole per tutte le parti<br />

in causa: ne fu incaricato, intorno alla fine <strong>di</strong> agosto (Carteggi Pucciniani,<br />

lettera n. 75), Giuseppe Giacosa, uomo che godeva <strong>del</strong>la stima e <strong>del</strong>l’amicizia<br />

<strong>di</strong> tutti i contendenti: 9 il libretto, preparato per la stampa da Illica e<br />

Oliva insieme, sarebbe uscito anonimo, cosa <strong>del</strong> resto a noi già nota attraverso<br />

la lettera <strong>di</strong> Oliva al «Corriere» (ve<strong>di</strong> nota 2).<br />

Il testo poetico <strong>di</strong> Manon Lescaut si configura come un deciso tentativo<br />

d’infrangere uno dei vincoli più rigi<strong>di</strong> <strong>del</strong>l’industria melodrammatica:<br />

il pool degli autori, lo si è già accennato, non comprende librettisti <strong>di</strong><br />

professione, ma giornalisti letterati drammaturghi <strong>di</strong> parola (lo stesso Illica<br />

passava allora, più che altro, per un autore <strong>di</strong> teatro). L’imperativo,<br />

nella critica <strong>del</strong> tempo, nelle intenzioni <strong>di</strong> musicisti ed e<strong>di</strong>tori, era fuggire<br />

il convenzionale, battere vie originali, lontane tanto dal «fare <strong>del</strong> Wa-<br />

8 «Ah! popolar le Americhe, | giovinotto, desiate? | Ebben – sia pur! | Via, mozzo v’affrettate!»<br />

Varianti al testo intonato (come spesso accade, non sempre coincidente con<br />

quello a stampa) seguirono anche il battesimo <strong>del</strong>l’opera: il nuovo Finale I (parole e musica),<br />

basato sul tema <strong>di</strong> «Tra voi belle» (quello originario era invece un’elaborazione <strong>di</strong><br />

«Donna non vi<strong>di</strong> mai»), vide la luce al Coccia <strong>di</strong> Novara il 24 <strong>di</strong>cembre 1893; i nuovi<br />

versi per «Sola, perduta, abbandonata» (un pezzo che, vivente Puccini, venne più volte<br />

cassato o ri<strong>di</strong>mensionato), furono chiesti a Giuseppe Adami ad<strong>di</strong>rittura nel 1923, per l’e<strong>di</strong>zione<br />

definitiva <strong>del</strong>lo spartito (Adami, Epistolario, lettera n. 34), ovvero, se pren<strong>di</strong>amo<br />

per buona l’ipotesi <strong>di</strong> Schickling, che anticipa il tutto d’un anno, in vista <strong>del</strong>la ripresa alla<br />

Scala per il trentennale <strong>di</strong> Manon (26 <strong>di</strong>cembre 1922). Puccini apportò numerose mo<strong>di</strong>fiche<br />

all’orchestrazione, accogliendo le varianti introdotte da Toscanini in due allestimenti<br />

da lui <strong>di</strong>retti: a Parigi nel 1910 (in tournée col Metropolitan <strong>di</strong> Nuova York) e,<br />

appunto, a Milano tra il ’22 e il ’23.<br />

9 Di recente, Pier Giuseppe <strong>Giglio</strong> (Documenti <strong>di</strong> interesse musicale nell’archivio privato<br />

<strong>di</strong> Casa Giacosa: esiti <strong>di</strong> uno spoglio ricognitivo, «Fonti musicali italiane», IX, 2004, pp.<br />

185-2<strong>01</strong>) ha riaffacciato la possibilità che Giacosa sia stato <strong>di</strong>rettamente coinvolto nel lavoro<br />

intorno a Manon Lescaut, ma il documento ascritto come prova a carico non è tale<br />

da rimettere in gioco la questione. Il fantasioso quantunque non sempre bugiardo Lucio<br />

D’Ambra (Puccini, Colombo, Roma 1940, «Vite <strong>di</strong> musicisti italiani, 3») imbranca tra i<br />

librettisti un altro giornalista-letterato, Olindo Malago<strong>di</strong>, responsabile, si <strong>di</strong>ce, <strong>del</strong>la versificazione<br />

(pp. 45 e 120)<br />

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