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01 Prel_mnn 08:_v - Teatro del Giglio di Lucca

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gennaio 1890 alla memoria <strong>di</strong> Amedeo, duca d’Aosta, e copiosamente <strong>di</strong>sseminato<br />

negli Atti III e IV. Lo sfogo <strong>di</strong> Des Grieux «Ve<strong>di</strong>, son io che piango…»<br />

è un ampliamento <strong>del</strong>l’espansione lirica nell’Intermezzo sinfonico,<br />

riconducibile a sua volta a un inciso <strong>del</strong>la protagonista nell’Atto II («deh,<br />

mi perdona»), non immemore, nell’iniziale <strong>di</strong>scesa <strong>di</strong> seconda minore (fami),<br />

<strong>del</strong> tema <strong>di</strong> Manon. La quale implora «aita» sul solo <strong>di</strong> violoncello che<br />

apriva l’Intermezzo; nell’impossibilità <strong>di</strong> soccorrerla una «<strong>di</strong>sperazione»<br />

impotente invade il Cavaliere sempre sulle note <strong>di</strong> Crisantemi; e quando,<br />

prima <strong>di</strong> andare in esplorazione, egli la «fissa» <strong>di</strong> lontano, ecco innalzarsi<br />

in orchestra il fulgore inno<strong>di</strong>co <strong>di</strong> «Nell’occhio tuo profondo» (Atto II).<br />

Nel frattempo, mentre Manon scongiura «cerca monte o casolar», è intervenuta<br />

una nuova cantilena in mi bemolle maggiore <strong>di</strong> sapore funebre, e il<br />

soprano evidenzia i termini fondamentali, monte e casolare (la salvezza),<br />

con una doppia <strong>di</strong>scesa <strong>di</strong> seconda (il suo marchio!), maggiore e minore.<br />

Dopo il monologo <strong>del</strong>la donna (e<strong>di</strong>ficato con materiali <strong>di</strong> prima mano),<br />

gli amanti prolungano l’agonia aggrappandosi a elementi esposti nella parte<br />

iniziale. Anche i successivi punti culminanti <strong>di</strong> questo funerale in vita<br />

non sfuggono alla regola ormai assodata, si coniugano al passato: riappare<br />

il motivo <strong>del</strong>l’appello <strong>del</strong>le prostitute (Atto III), momento <strong>di</strong> massima abiezione<br />

pubblica toccato alla coppia, e il decesso avviene sulle note <strong>del</strong> minuetto<br />

nell’Atto II, o meglio <strong>del</strong> suo trio, rallentato e deformato da una <strong>di</strong>ssonanza<br />

agretta.<br />

La scelta <strong>di</strong> rivolgersi a un momento ‘<strong>di</strong> colore’ e non a uno <strong>di</strong> passione<br />

erotica risponde, innanzitutto, alla regola teatrale, prettamente italiana, <strong>del</strong><br />

contrasto (tra situazioni, climi sonori, ecc.); ma v’è <strong>del</strong>l’altro. Nella premessa<br />

al libretto Manon è descritta come un «bizzarro contrasto <strong>di</strong> amore,<br />

<strong>di</strong> civetteria, <strong>di</strong> venalità, <strong>di</strong> seduzione». Bel riba<strong>di</strong>re il proprio amore e pur<br />

ammettendo i propri errori, la morente non può fare a meno <strong>di</strong> essere fe<strong>del</strong>e<br />

anche all’altra se stessa, la frivola «[…] vinta, abbacinata | dai raggi <strong>del</strong>la<br />

vita dorata!». Vale la pena <strong>di</strong> tornare a Messinis: il «minuetto [è] larvale<br />

rimembranza e acutissima eco <strong>di</strong> vanificate illusioni, intese […] come negazione<br />

<strong>del</strong> vivere». Si deve perciò concordare con Paduano quando, contro<br />

l’opinione corrente, riven<strong>di</strong>ca la vicinanza <strong>di</strong> Manon Lescaut alla novella<br />

<strong>di</strong> Prévost. Con la fondamentale <strong>di</strong>fferenza, sottolineata dallo stesso<br />

Paduano, che nel «dramma lirico», invece che secondo un’ottica maschile<br />

(l’Homme de qualité apprende tutto per bocca <strong>del</strong> Cavaliere), gli eventi ci<br />

vengono presentati attraverso una lente femminile. Se ora torniamo a Barrière,<br />

ci accorgeremo come Puccini non solo preferisca un ‘autoimprestito’<br />

musicale <strong>di</strong> tono assai <strong>di</strong>fferente (sentimenti filtrati, non esibiti) per la <strong>di</strong>partita,<br />

ma ra<strong>di</strong>calizzi all’estremo l’opzione drammatica. Con l’inserzione<br />

<strong>del</strong> monologo centrale, una <strong>del</strong>le due figure agenti tende a svanire nel nul-<br />

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