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01 Prel_mnn 08:_v - Teatro del Giglio di Lucca

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loro avrebbe dovuto risultare logica e chiara anche per quelli – e sono i più –<br />

che non hanno letto la storia <strong>di</strong> Prévost: da questa hanno cavato con criteri <strong>di</strong><br />

scernita o <strong>di</strong> esclusione spesso <strong>di</strong>scutibili una serie un po’ sconnessa <strong>di</strong> quadri,<br />

alcuni dei quali, per <strong>di</strong>r il vero, offrono situazioni atte assai ad essere musicalmente<br />

espresse. Il Puccini, che ha qualità essenziali <strong>di</strong> coloritore istrumentale,<br />

non si preoccupa gran che <strong>di</strong> un razionale andamento <strong>del</strong> dramma, <strong>di</strong> giuste<br />

proporzioni nello sviluppo <strong>del</strong>le singole sue parti: il soggetto <strong>di</strong> Manon Lescaut<br />

gli piacque: gli or<strong>di</strong>rono una tela sulla quale pensò <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>stendere tutti i colori<br />

<strong>del</strong>la sua tavolozza – ad altro, evidentemente, non abbadò.<br />

Il nome <strong>di</strong> Oliva (e dei suoi partner) ha già fatto capolino; ecco adesso<br />

un’ulteriore attestazione <strong>di</strong> paternità riguardo al IV atto. A scrivere è sempre<br />

il collaboratore piemontese <strong>del</strong>la «Gazzetta musicale» (XLVIII, 9, 26 febbraio<br />

1893, p. 148):<br />

deploro […] che il librettista o i librettisti non si facciano conoscere… Mi consta,<br />

ad esempio, che l’ultimo atto è tutto <strong>di</strong> un egregio quanto modesto poeta<br />

cui mi lega, fra le altre cose, anche una antica fe<strong>del</strong>e amicizia… forense [Oliva,<br />

ricor<strong>di</strong>amolo, era avvocato, nda]! quell’ultimo atto è tutto un gioiello artistico…<br />

[segue una scelta dei versi]<br />

Tutto <strong>del</strong>l’«egregio poeta», dunque, l’epilogo <strong>del</strong>la Lescaut? Sì, può darsi,<br />

però…<br />

Non bestemmiar, ché l’ultimo<br />

Atto gli è ormai finito…<br />

E tu sei bello e frito,<br />

È inutil gridar tant!<br />

Or lo copio, lestissimo,<br />

E giovedì l’avrai…<br />

Un duetton cacai,<br />

Puccin, che è uno splendor!<br />

si legge nell’epistola in versi (si fa per <strong>di</strong>re) vergata il 3 giugno 1890 da Praga,<br />

che con spiccato realismo e sana autoironia si firma «il tuo poetta». 16<br />

Forse il «duetton» <strong>di</strong> Praga non sarà stato che un primo sta<strong>di</strong>o rispetto all’ultima<br />

stesura; forse Oliva l’avrà rifatto <strong>di</strong> sana pianta o magari solo volto<br />

in versi; forse, come <strong>del</strong> resto Leoncavallo, Illica e lo stesso Puccini (Carteggi<br />

Pucciniani, lettera n. 77, che Schickling riconduce all’atto IV e non,<br />

come Gara, al I), non ne avrà aggiustato che qualche passo. Forse… Ma<br />

anche se fosse tutta farina <strong>del</strong> sacco <strong>di</strong> Oliva, ebbene, l’impostazione generale<br />

e innumerevoli particolari, a cominciare dalla cornice ambientale, rimandano<br />

a «quel tal dramma su Manon Lescaut» prestato da Fontana a<br />

24<br />

16 ARRIGHI, Venti missive a Giacomo Puccini, p. 212 (lettera n. 18).

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