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15 gazzetta blocco 23-30.pdf - La Gazzetta del Medio Campidano

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FRAMMENTI DI STORIA<br />

Coloro che non possono più annoverarsi anagraficamente tra i<br />

giovani o i meno giovani, ma semplicemente tra gli apprendisti<br />

anziani o, ormai, <strong>del</strong> tutto anziani, ricorderanno quante e<br />

quante volte essendo bambini, dalle loro Madri, dalle Nonne o<br />

semplicemente da quelli che erano più avanti di molto in età,<br />

spesso venivano redarguiti, minacciati, qualche volta in tono<br />

scherzoso, ma sempre sotto forma di severo rimprovero, con<br />

quelle frasi che suonavano più o meno così “... Anku tihi currat<br />

su Bugginu… Anku t’acciapidi su Bugginu... Anku tihi<br />

cruxiat su Bugginu…”. Frasi comuni nei nostri territori, ma<br />

altrettanto in tutte le parti <strong>del</strong>la Sardegna con qualche differenza<br />

solo di parlata, che si richiamavano a un fantomatico “Bugginu”,<br />

terribile e cru<strong>del</strong>e, da cui tenersi lontano, pena: feroci<br />

supplizi più o meno legittimi. Per molti anni, nel periodo <strong>del</strong>la<br />

giovinezza e <strong>del</strong>la maturità, ho indagato, chiesto, il senso e il<br />

significato <strong>del</strong>le frasi, ottenendo quasi unanimemente dall’opinione<br />

pubblica interrogata, che fosse stata,essa, moderatamente<br />

acculturata (!) o semplicemente ricca di memoria “storica”<br />

locale, sempre la stessa risposta: trattavasi di un richiamo antico<br />

rivolto a tale Bogino funzionario <strong>del</strong> Re, esecrato nemico<br />

<strong>del</strong>la Sardegna, tanto da diventare l’orco a cui richiamarsi per<br />

augurare severe punizioni e vendette alle persone sgradite, o<br />

citare severamente, per altrettanto minaccioso ammonimento<br />

ai giovanissimi e giovani intolleranti. Tale considerazione e<br />

interpretazione è stata utilizzata da molti ricercatori in qualche<br />

loro scritto; è stata inserita in molte discussioni più o meno<br />

saccenti; è stata utilizzata per rimarcare, al pari di altre “frasi<br />

storiche” il disagio e la sofferenza <strong>del</strong> popolo Sardo sotto il<br />

tallone <strong>del</strong>la tirannìa, o peggio, per sottolineare il lassismo e<br />

trasandatezza <strong>del</strong> medesimo Popolo, di fronte agli accadimenti<br />

che avvenivano o che avvengono tutt’ora, intorno a Esso. È<br />

frequente in molti il continuo richiamarsi alle frasi d’effetto<br />

tipo “pocos, locos, y male unidos” motto offensivo e osceno,<br />

ma certo meritato per chi lo utilizza per avallare i fallimenti<br />

culturali Sardi per le pseudo attività di maggiorenti <strong>del</strong>la politica<br />

attuale e locale o calza, per alcuni momenti storici vissuti<br />

dai Sardi, come quelli che si vivono in questi tempi; ma, la<br />

frase, oltre che storicamente falsa, è stata furbescamente attribuita<br />

a Carlo V° l’imperatore spagnolo dove non tramontava<br />

mai il sole (per darli più peso e meglio rafforzarla e accreditarla);<br />

oppure, ancora: “centu concas, centus barrittas”, a significare<br />

il caos e l’incapacità di trarre sintesi in momenti significativi<br />

ed importanti. Motti e detti che hanno fondatezza<br />

se utilizzati con il senso, e non in modo generico e fuorviante,<br />

ancor più perché coniati dagli stessi Sardi, per giustificare, attenuare,<br />

rivoltare agli altri insomma, le colpe e le responsabilità<br />

che spesso sono personali e soggettive.<br />

Il conte Giambattista Bogino (1701-1784) ebbe l’incarico di<br />

Ministro per gli affari di Sardegna dal Re Carlo Emanuele III,<br />

di Antonio Loru<br />

<strong>La</strong> Perlarte di Walter Marchionni,<br />

in collaborazione<br />

con il Comune di Villacidro<br />

Assessorato alla Cultura,<br />

ha indetto la quarta edizione<br />

<strong>del</strong> Premio Concorso<br />

di Grafica Dino Marchionni<br />

dedicato alle varie<br />

tecniche di grafica. Tra le<br />

varie sezioni, da quest’anno,<br />

è stata istituita la sezione<br />

Ex Alunni di Professor<br />

Marchionni, Anni ’50 / ’60<br />

/ ’70 / ‘80 alla quale possono<br />

partecipare tutti coloro<br />

che hanno avuto come<br />

insegnante di disegno Dino<br />

Marchionni.<br />

Il concorso è a tema libero,<br />

i partecipanti al concorso<br />

potranno utilizzare tutte<br />

quelle tecniche che il<br />

Prof. Marchionni ha insegnato<br />

loro, e che sono rimaste<br />

nella memoria di<br />

ogni singolo ex alunno. Il<br />

concorso è intitolato alla<br />

memoria di Dino Mar-<br />

Il Boia di Sardegna<br />

e fu, il Bogino, il primo dei Ministri per la Sardegna (NON<br />

viceRe), che affrontò, seppur in modo non organico e con<br />

molta timidezza (dati anche i tempi e i problemi statutari<br />

<strong>del</strong>l’Isola, che, bisogna ricordare, era ancora saldamente<br />

imperniata nel sistema intoccabile feudale, che gli stessi Savoia<br />

al momento di intronizzazione nel Regno erano stati vincolati<br />

a conservare, pena il rientro <strong>del</strong>l’Isola alla Spagna e<br />

la perdita <strong>del</strong> titolo Reale), i problemi Sardi, tentando di modernizzarli<br />

nei limiti allora possibili. Bogino diede impulso<br />

all’Istruzione, individuando primariamente proprio nel settore<br />

cultura (pare strano ma è così) il principale veicolo di rinascita<br />

e italianizzazione <strong>del</strong>la Sardegna; oltre che intervenire<br />

nell’Università (i cui risultati si vedranno soltanto qualche<br />

decennìo più avanti sfornando uomini come i Simon, Angioj,<br />

Azuni). Puntò molto sulle scuole primarie, promuovendo<br />

la costituzione di una scuola in ogni villaggio <strong>del</strong>l’isola<br />

con le spese a carico <strong>del</strong>la comunità e quindi sottraendole al<br />

feudatario e alla Chiesa, in un ammirevole tentativo di alfabetizzazione<br />

popolare, purtroppo fallito. Promosse la costituzione<br />

dei Consigli Civici in ogni villaggio, eletti con libere elezioni<br />

e ponendoli sotto il controllo <strong>del</strong> Governo Regio come strumento<br />

antagonista alle pretese feudali; incentivò e trasformo<br />

in vecchi spagnoleschi “monti” <strong>del</strong> 1600, i cosiddetti positos,<br />

in monti frumentari organizzati e gestiti dai consigli civici<br />

e non più dalle Parrocchie e dai Canonici. Organizzò la promozione<br />

di nuove colture agricole, favorendo l’inserimento<br />

di nuove tecniche di lavorazione, anche grazie al significativo<br />

apporto di uno studioso sardo, tale Giuseppe Cossu, formatosi<br />

nelle scuole agrarie <strong>del</strong> Piemonte; istituì un reale servizio postale,<br />

che collegava con un corriere Cagliari a Porto Torres,<br />

poi via mare, con un apposito battello, per Nizza e Torino, con<br />

fermate intermedie a San Gavino, Oristano, Sassari, a loro volta<br />

collegati con i villaggi <strong>del</strong>l’interno. Ridusse le decime ecclesiastiche;<br />

toccò per la prima volta dopo secoli l’assurdo sistema<br />

giudiziario, riducendo le esenzioni e le protezioni baronali<br />

e <strong>del</strong>la Chiesa. Insomma Bogino portò nell’Isola un vento nuovo,<br />

pur leggero e appena percepibile ma comunque nuovo, in<br />

un mondo che si era fermato da secoli: vinto, sconfitto e oramai<br />

arreso; una brezza che non spirava più, se non nel mitico<br />

ricordo di pochi <strong>del</strong>la gloriosa epopea Arborense, e soltanto<br />

l’iconografia superficiale, l’ignoranza dei più, ha consentito<br />

che il medesimo fosse confuso con altra cosa, e citato a torto,<br />

nel mostro poc’anzi chiamato.<br />

Qualche decennio prima <strong>del</strong>la nomina <strong>del</strong> Bogino a ministro<br />

per gli affari sardi, i Vice Re inviati da Torino al governo <strong>del</strong><br />

Regno dovettero affrontare, fra le altre cose in un’isola straniera<br />

e ostica, il fenomeno <strong>del</strong> banditismo, piaga antica ma<br />

che proprio negli anni immediatamente successivi al passaggio<br />

<strong>del</strong>l’isola ai Savoia, si intensificò in modo esponenziale,<br />

Concorso di grafica Dino Marchionni<br />

chionni, incisore e acquerellista<br />

proveniente dall’Istituto<br />

d’arte di Urbino, trasferitosi<br />

nel 1954 a Villacidro,<br />

dove ha insegnato arte per<br />

oltre trent’anni, e scomparso<br />

nel 1994.<br />

BANDO E REGOLAMENTO<br />

Condizioni. L’adesione al<br />

Concorso implica l’accettazione<br />

incondizionata <strong>del</strong> Regolamento<br />

e <strong>del</strong> giudizio <strong>del</strong>la<br />

Commissione Artistica<br />

espresso in merito all’ammissione<br />

<strong>del</strong>le opere al Premio<br />

Concorso ed alla assegnazione<br />

dei Premi.<br />

Modalità di iscrizione.<br />

L’adesione al Concorso si<br />

effettua presso la Sede <strong>del</strong>la<br />

Perlarte di W. Marchionni<br />

Via Cagliari 83, Villacidro,<br />

tel. 340 3473320, tramite la<br />

presentazione <strong>del</strong>l’Opera entro<br />

il 30 settembre 2012 e<br />

contestualmente alla presentazione<br />

<strong>del</strong>la scheda di ade-<br />

sione compilata e sottoscritta<br />

nella sede <strong>del</strong>la Perlarte il<br />

giorno <strong>del</strong>la presentazione<br />

<strong>del</strong>l’opera stessa.<br />

Tecniche ammesse. Sono<br />

ammesse tutte le tecniche di<br />

grafica in genere (sanguigna/carboncino/china/acquerello/matita<br />

e matita<br />

grassa/pastello/gessetto) oltre<br />

alle tecniche di incisione<br />

(litografia/acquaforte/acquatinta/puntasecca/xilografia/<br />

linoleum grafia/tecniche miste<br />

calcografiche) e comunque<br />

quelle tecniche oggetto<br />

di insegnamento <strong>del</strong> Prof.<br />

Marchionni. Le opere devono<br />

avere dimensioni nette<br />

non superiori a cm. 140<br />

come somma <strong>del</strong>la base e<br />

<strong>del</strong>l’altezza e non inferiore<br />

a cm 80 con lo stesso criterio,<br />

essere dotate di passepartout<br />

rigido (cartone, legno<br />

o altro materiale) con<br />

attaccaglia. Le opere devono<br />

essere identificate dal<br />

Arte<br />

cartellino Autore/Opera<br />

compilato dall’ex studente<br />

incollato sul retro.<br />

Legge sulla privacy. Titolare<br />

<strong>del</strong> trattamento dei dati,<br />

definiti personali dalla L.<br />

675/96 e correlati all’organizzazione<br />

<strong>del</strong>la Premio<br />

Concorso, è l’organizzazione<br />

Perlarte, Via Cagliari n.<br />

83, 09039 Villacidro (VS).<br />

Premi. 1° classificato, serigrafia<br />

originale di Dino Marchionni<br />

+ pergamena; 2°<br />

classificato, catalogo Dino<br />

Marchionni + pergamena; 3°<br />

classificato, catalogo Dino<br />

Marchionni + pergamena.<br />

Per la visione completa <strong>del</strong><br />

Bando di concorso visitate i<br />

siti perlarte@tiscali.it o<br />

giottanchis@tiscali.it<br />

Partecipate numerosi, rendiamo<br />

onore a un uomo, un<br />

maestro, un artista che ha<br />

portato nel nostro paese<br />

l’idea e la pratica <strong>del</strong>la bellezza.<br />

anche per merito di un<br />

folto stuolo di nobili<br />

che anelavano a rientrare<br />

sotto il dominio<br />

Spagnolo; tra questi<br />

Vice Re si segnalò per<br />

efficacia e brutalità, il<br />

marchese Rivarolo,<br />

Vice Re dal 1732, che,<br />

forte di un consistente<br />

numero di dragoni e<br />

fucilieri portati dalla<br />

Terra Ferma, battè la<br />

Sardegna palmo a palmo<br />

per due anni contro<br />

le bande armate<br />

che scorrazzavano impuniti<br />

al soldo, spesso<br />

e appunto, di nobili:<br />

tra questi, si ricorda<br />

10 settembre 2012 <strong>23</strong><br />

di Sergio Tocco<br />

Il conte Giambattista Bogino, ministro<br />

per la Sardegna dal 1759 al 1773<br />

per ferocia la baronessa di Nulvi, tale Lucia Delitala, postasi a<br />

capo di una banda di oltre trecento grassatori e finita poi uccisa<br />

in un’azione repressiva <strong>del</strong> Rivarolo sul Limbara, assieme<br />

a oltre duecento suoi accoliti. Il Rivarolo era convinto che<br />

solo con la forza <strong>del</strong>le armi e il terrore <strong>del</strong>la forca si potesse<br />

sconfiggere il banditismo; per questo era solito far eseguire le<br />

sentenze di morte con apparato impressionante, innalzando il<br />

patibolo nei luoghi stessi dove venivano catturati i malviventi<br />

e costringendo la popolazione ad assistervi, provvedendo poi<br />

ad inviare la testa mozzata dei giustiziati ai paesi d’origine,<br />

entro una grata di ferro, per esservi esposta come ammonimento.<br />

Viaggiava con il patibolo e il boia appresso, per non<br />

perder tempo. Fece condannare alla galera più di tremila inquisiti,<br />

altre migliaia al confino o arruolati coattivamente nel<br />

reggimento punitivo in Sicilia. Fece eseguire 432 sentenze di<br />

morte.(Carlino Sole: la Sardegna sabauda nel settecento.<br />

Chiarella Sassari)<br />

È probabile che quegli anni siano rimasti impressi nell’immaginario<br />

popolare tanto che il Boia, in sardo “Bugginu”,<br />

parola ormai desueta e scomparsa da quando non furono più<br />

eseguite sentenze capitali nell’Isola, ovvero dalla seconda metà<br />

<strong>del</strong>l’800, anche se di fatto, essa non veniva applicata già da<br />

alcuni decenni precedenti. Tale parola è comunque rimasta<br />

nella memoria collettiva, alimentata e sostenuta, non senza<br />

interesse e partigianeria, proprio da quelle classi di nobili, di<br />

ecclesiastici, di ruffiani e loro fiancheggiatori, che il Bogino<br />

intaccò, o tentò di farlo, nei loro privilegi: ed è quella richiamata<br />

appunto pertinacemente nei detti che ancora vivono nelle<br />

nostre parlate.<br />

RACCONTO BREVE<br />

di Albertina Piras<br />

<strong>La</strong> raccolta<br />

<strong>del</strong>le mandorle<br />

Quando la campagna cominciava<br />

a vestirsi dei colori<br />

<strong>del</strong>l’autunno con zia<br />

Luisa e zia Minia io andavo<br />

spesso a raccogliere<br />

le mandorle.<br />

Andavamo con la carretta<br />

trainata dal cavallo che<br />

aveva un passo elegante e<br />

fiero. Facevamo il tragitto<br />

accompagnati dalla<br />

musica dei suoi zoccoli, che cambiava a seconda <strong>del</strong>la strada<br />

in cui si passava.<br />

<strong>La</strong> campagna si presentava come una grande tavola imbandita.<br />

Gli alberi erano carichi di frutta e gli uccelli si nascondevano<br />

nelle loro fronde. Le vigne, distese in lunghi filari, erano<br />

vigilate da spaventapasseri e vibrate da lunghi striscioni e<br />

stracci di di tutti i colori. I grappoli d’uva chiedevano protezione<br />

dagli ingordi uccelli.<br />

<strong>La</strong> raccolta <strong>del</strong>le mandorle durava una decina di giorni. Il<br />

vicinato si riuniva di nuovo in casa per sbucciarle.<br />

I ragazzini, per due che ne sbucciavano ne mettevano da<br />

parte cinque; poi andavano a tagliarle in un angolo per non<br />

farsi vedere. Il cortile si riempiva di formiche.


24<br />

10 settembre 2012<br />

Rubriche<br />

AMBIENTE E SICUREZZA<br />

Il Medico Competente (MC) deve istituire, aggiornare e custodire,<br />

sotto la propria responsabilità una cartella sanitaria e di rischio<br />

per ogni lavoratore sottoposto a sorveglianza sanitaria.<br />

Il 26 luglio 2012 è stato pubblicato in <strong>Gazzetta</strong> Ufficiale il Decreto<br />

9 luglio 2012 <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>la Salute che definisce i contenuti<br />

e le modalità di trasmissione <strong>del</strong>le informazioni relative ai<br />

dati aggregati sanitari e di rischio dei lavoratori, ai sensi <strong>del</strong>l’art.<br />

40 <strong>del</strong> D.Lgs. 81/2008 e s.m.i. in materia di tutela <strong>del</strong>la salute e<br />

<strong>del</strong>la sicurezza nei luoghi di lavoro. In particolare sono stati definiti<br />

i nuovi contenuti <strong>del</strong>l’Allegato 3A (contenuti <strong>del</strong>la cartella<br />

sanitaria e di rischio) e contestualmente <strong>del</strong>l’Allegato 3B (contenuti<br />

e modalità di trasmissione <strong>del</strong>le informazioni relative ai dati<br />

aggregati sanitari e di rischio dei lavoratori) <strong>del</strong> D.Lgs. 81/2008 e<br />

s.m.i. A differenza <strong>del</strong> precedente, il nuovo Allegato 3A non è un<br />

“modulo” da compilare, ma un “elenco” di contenuti suddiviso in<br />

4 parti: anagrafica <strong>del</strong> lavoratore, dati relativi all’azienda, visita<br />

preventiva, visite successive. Fa parte integrante <strong>del</strong>lo stesso Allegato<br />

3A anche una sezione riguardante i contenuti minimi <strong>del</strong>la<br />

comunicazione scritta <strong>del</strong> giudizio di idoneità alla mansione: si<br />

tratta di un punto che, ancorché non specificatamente previsto<br />

dall’art. 40, comma 2 bis, <strong>del</strong> D.Lgs. 81/2008 e s.m.i., introduce<br />

alcuni elementi di chiarezza in ordine alle modalità di comunicazione<br />

scritta <strong>del</strong> giudizio di idoneità di cui all’art. 41, comma 6,<br />

<strong>del</strong> D.Lgs. 81/2008 e s.m.i. Rispetto ai contenuti <strong>del</strong> “vecchio<br />

Allegato 3A”, non è più previsto che si specifichi o riporti quanto<br />

di Andrea Alessandro Muntoni e Ugo Mattana (Ingegneri)<br />

CARTELLA SANITARIA E DI RISCHIO<br />

Contenuti e trasmissione alla luce <strong>del</strong>le recenti disposizioni di legge<br />

segue: nominativo <strong>del</strong> Medico Curante; se la cartella è istituita<br />

per la prima volta, per esaurimento <strong>del</strong> documento precedente o<br />

per altri motivi; il numero <strong>del</strong>le pagine di cui è composta la cartella;<br />

la firma <strong>del</strong> datore di lavoro; la firma per presa visione <strong>del</strong><br />

lavoratore.<br />

<strong>La</strong> cartella sanitaria e di rischio (predisposta su formato cartaceo<br />

o informatizzato, secondo quanto previsto dall’art. 53 <strong>del</strong> D.Lgs.<br />

81/2008 e s.m.i.) deve riportare i fattori di rischio a cui il lavoratore<br />

è esposto e, nei casi previsti dalla normativa vigente, i livelli<br />

di esposizione individuale. <strong>La</strong> comunicazione scritta <strong>del</strong> giudizio<br />

di idoneità deve recare la firma <strong>del</strong> lavoratore all’atto <strong>del</strong> rilascio<br />

<strong>del</strong> giudizio di idoneità (ad es.: idoneo; idoneo con prescrizioni;<br />

idoneo con limitazioni; inidoneo temporaneamente; inidoneo permanentemente);<br />

esso deve essere anche consegnato all’interessato.<br />

<strong>La</strong> firma <strong>del</strong> lavoratore dovrà attestare l’informazione circa il<br />

significato e i risultati <strong>del</strong>la sorveglianza sanitaria, la corretta<br />

espressione dei dati anamnestici (leggi: raccolta dalla voce diretta<br />

<strong>del</strong> lavoratore, di tutte le informazioni, notizie e sensazioni che<br />

possono aiutare il MC a indirizzarsi verso una diagnosi), l’informazione<br />

circa la possibilità di ricorrere contro il giudizio di idoneità.<br />

Avverso i giudizi <strong>del</strong> MC, ivi compresi quelli formulati in fase<br />

preassuntiva, è ammesso ricorso, entro 30 giorni dalla data di comunicazione<br />

<strong>del</strong> giudizio medesimo, all’organo di vigilanza territorialmente<br />

competente che dispone, dopo eventuali ulteriori<br />

LA LOTTERIA DIVIDE IL PAESE?<br />

Certo che siamo veramente sterili e poveri di spirito se dopo il<br />

successo <strong>del</strong>la bellissima festa di San Giacomo non sappiamo fare<br />

altro che criticare i premi <strong>del</strong>la lotteria che avrebbe, addirittura,<br />

diviso il paese. È vero, il paese è diviso, ma dall’ignoranza <strong>del</strong>le<br />

persone che non cercano neppure di capire il significato <strong>del</strong>le cose<br />

e si sentono in diritto di esprimere e pubblicare giudizi che vanno<br />

al di là <strong>del</strong>l’opinione personale, tuttavia rispettabile, anche se non<br />

condivisa. Mi riferisco non solo agli scritti comparsi su “Comprendo”<br />

e sull’ “Unione Sarda” ma a tutte quelle voci più o meno<br />

attendibili che sono circolate in questi giorni. Chi fa certe affermazioni<br />

dimostra di non aver capito niente <strong>del</strong>l’importanza di<br />

conservare le tradizioni, soprattutto quelle religiose, e soprattutto<br />

nel 2012, epoca in cui una profonda crisi di valori pervade tutti<br />

gli aspetti <strong>del</strong>l’esistenza umana. Con la costruzione <strong>del</strong> Santuario<br />

di San Giacomo Don Samuele non solo ha realizzato un suo sogno<br />

ma ha voluto dimostrare che il passato non è morto, ma vive<br />

tuttora in noi e con noi, ci accompagna e si manifesta in casa, per<br />

la strada, attorno alla bara, nelle feste, nei giochi.<br />

Nella cultura contadina la religione è presente dalla nascita alla<br />

morte. Il contadino sente istintivamente il bisogno di invocare<br />

Dio contro le malattie, i soprusi, le avversità atmosferiche e contro<br />

qualsiasi altro evento negativo.<br />

<strong>La</strong> festa scandiva le fasi <strong>del</strong> calendario agricolo che sono state<br />

inglobate dal cristianesimo nella scansione liturgica <strong>del</strong>l’anno.<br />

Il solstizio d’inverno sancisce la nascita, il Natale, l’avvento <strong>del</strong><br />

Cristo portatore di luce, di vita nuova, dopo il grigiore <strong>del</strong>l’inverno.<br />

Il solstizio di primavera è la resurrezione, la rinascita, il cambiamento,<br />

il passaggio ad una diversa esistenza, rigenerante e ricreata<br />

con la stagione primaverile. L’estate con le sue messi comporta<br />

la crescita di quanto si è seminato. <strong>La</strong> verifica <strong>del</strong> seminato<br />

avviene in autunno con la vendemmia e la raccolta di frutti, periodo<br />

in cui nuovi semi cadranno nel terreno o verranno trasportati<br />

dal vento in altri giardini e colture e forse lì daranno vita a nuovi<br />

germogli di cui altre persone, magari sconosciute, trarranno giustamente<br />

profitto. Il seme rimarrà in incubazione tutto l’inverno<br />

per germogliare ciclicamente con il nuovo anno.<br />

In Sardegna sono numerosi i Santuari che testimoniano la profonda<br />

religiosità <strong>del</strong> mondo agro-pastorale.<br />

I contadini erano molto religiosi. Essi non tralasciavano mai di<br />

santificare le feste, anche a costo di grossi sacrifici per recuperare<br />

il tempo sottratto al lavoro.<br />

Uomini e donne, giovani ed anziani aspettavano il giorno di festa<br />

anche per incontrare amici, parenti o semplici conoscenti e spesso<br />

erano costretti a lunghi percorsi per raggiungere la chiesa.<br />

Gli uomini erano soliti fermarsi, prima e dopo la funzione religiosa,<br />

sul sagrato per discutere dei comuni problemi <strong>del</strong> lavoro.<br />

Per i giovani, soprattutto ragazzi, quella era anche l’occasione<br />

per incontrare qualche ragazza da corteggiare.<br />

<strong>La</strong> comunità contadina si incontrava in chiesa anche in occasione<br />

di novene, tridui e feste patronali ed è proprio durante le feste<br />

che l’esperienza di Dio e la fiducia nella sua provvidenza si manifesta<br />

maggiormente attraverso l’ espressione di bellissimi canti<br />

e preghiere nelle quali appare la serena fiducia nell’amore di<br />

Dio, <strong>del</strong>la Madonna, dei Santi capaci di trasformare anche il dolore<br />

ed aprire la vita ad un ottimismo vittorioso.<br />

Nelle feste la devozione popolare esprime i sentimenti con gesti<br />

visibili e tangibili attraverso inni, litanie, fuochi, colori, offerte<br />

generose. Il popolo tocca le immagini, le bacia, offre fiori ed ex<br />

voto, accende can<strong>del</strong>e, fa pellegrinaggi e processioni, usa medaglie,<br />

nastri e scapolari, porta vesti speciali. I valori di cui si fa<br />

portatrice la cultura contadina sono tuttora validi e la conoscenza<br />

<strong>del</strong>la storia passata ci permette di attingerne insegnamenti costruttivi,<br />

senza per questo assumere atteggiamenti di oppressione<br />

o di chiusura nei confronti di tutto ciò che rappresenta novità<br />

e progresso positivo o esula dal ristretto ambito <strong>del</strong>la civiltà rurale.<br />

<strong>La</strong> festa popolare ha rappresentato, in passato, anche il risveglio<br />

<strong>del</strong>la collettività comunitaria che vivendo, soffrendo e spartendo<br />

la quotidianità, produceva e creava la propria cultura.<br />

Oggi la società sta tentando di riprodurre e ricomporre occasioni<br />

e ambiti di festività creatrice e ri-creatrice, tentando di produrre<br />

anticorpi contro il pressante sistema individualistico e capitalistico<br />

omologante. Si avverte la necessità di un cambiamento profondo,<br />

che recuperi l’alleanza tra individui e il buon funzionamento<br />

di gruppi e istituzioni, al fine di accompagnare lo sviluppo<br />

<strong>del</strong>la persona. Perciò nasce anche l’esigenza di nuovi nuclei<br />

di appartenenza, luoghi dove sperimentarsi e conoscersi nel rispettoso<br />

confronto con l’altrui diversità, dove si possono ricreare<br />

gli stessi sostanziali valori che animavano la tradizione popolare<br />

nei cortili, dove ciascuno riscopriva se stesso nell’altro e per<br />

questo lo amava così come era. Soprattutto risulta necessario il<br />

volontariato, la partecipazione, il significato <strong>del</strong> dono, <strong>del</strong>la gratuità<br />

nel lavoro di preparazione svolto collettivamente, non solo<br />

per una rigenerazione creativa nella riappropriazione di valori di<br />

Il 3 marzo 1863 il baritono cagliaritano Luigi Saccomanno raccoglie gli applausi e l’entusiasmo <strong>del</strong> gremitissimo<br />

e sempre esigente pubblico <strong>del</strong>la Scala per la sua sorprendente interpretazione di Mefistofele nel<br />

“Faust” di Gounod. <strong>La</strong> sua carriera, iniziata quasi per caso nel 1846 al “Civico” di Cagliari come tenore, era<br />

stata ininterrotta da una grave malattia alle corde vocali. In seguito ad una operazione la sua voce tenorile<br />

scomparve lasciando il posto a quella di baritono. Non si perse d’animo, reimpostò i suoi studi ed infine<br />

giunse al grande successo <strong>del</strong> 1863, che si ripeté per undici volte , tanto da legare inscindibilmente il personaggio<br />

di Mefistofele al nome di Luigi Saccomanno. <strong>La</strong> parabola <strong>del</strong> suo successo però si concluse ben<br />

presto: nel 1867 tornò a Cagliari , dove morì il 13 dicembre 1871 all’età di quasi 46 anni.<br />

accertamenti, la conferma, la modifica o la revoca <strong>del</strong> giudizio<br />

stesso (art. 41, comma 9, <strong>del</strong> D.Lgs. 81/2008 e s.m.i., così modificato<br />

dall’art. 26, comma 9, <strong>del</strong> D.Lgs. 106/2009).<br />

Per quanto concerne l’Allegato 3B recante “Contenuti e modalità<br />

di trasmissione <strong>del</strong>le informazioni relative ai dati aggregati sanitari<br />

e di rischio dei lavoratori”, il comma 2 <strong>del</strong>l’art. 3 <strong>del</strong> D.M. 9<br />

luglio 2012 specifica che la trasmissione dei dati utilizzabili a fini<br />

epidemiologici deve essere effettuata dal MC- unicamente in via<br />

telematica -entro il primo trimestre <strong>del</strong>l’anno successivo all’anno<br />

di riferimento. Le disposizioni transitorie di cui all’art. 4 <strong>del</strong> decreto<br />

in parola prevedono che durante il periodo di sperimentazione<br />

(12 mesi a far data dall’entrata in vigore <strong>del</strong> decreto) il termine<br />

per la trasmissione <strong>del</strong>le informazioni di cui all’Allegato 3B<br />

è il 30 giugno 2013.<br />

<strong>La</strong> cartella sanitaria deve essere conservata, con salvaguarda <strong>del</strong><br />

segreto professionale e, salvo il tempo strettamente necessario<br />

per l’esecuzione <strong>del</strong>la sorveglianza sanitaria e la trascrizione dei<br />

relativi risultati, presso il luogo concordato al momento <strong>del</strong>la nomina<br />

<strong>del</strong> MC. Alla cessazione <strong>del</strong> rapporto di lavoro il MC deve<br />

consegnare una copia <strong>del</strong>la cartella sanitaria e di rischio al lavoratore<br />

al quale deve fornire, inoltre, le informazioni necessarie relative<br />

alla conservazione <strong>del</strong>la medesima. L’originale <strong>del</strong>la cartella<br />

sanitaria deve essere conservata (nel rispetto di quanto disposto<br />

dal D.Lgs. 196/2003 in materia di protezione dei dati personali) a<br />

cura <strong>del</strong> datore di lavoro per almeno 10 anni.<br />

di Tomasu Mannu<br />

cui il consumismo ci ha privato ma anche in vista di un recupero<br />

storico, ambientale e culturale <strong>del</strong> territorio. Il Santuario di Spadula<br />

e la festa in onore di San Giacomo rappresentano tutto questo.<br />

E la Festa quest’ anno è stata davvero molto bella; ha rivelato<br />

un’organizzazione perfetta, lotteria compresa, unendo e valorizzando<br />

armoniosamente sia l’aspetto prettamente religioso che<br />

quello ludico. <strong>La</strong> partecipazione è stata massiccia da tutti i paesi<br />

<strong>del</strong> circondario. Le celebrazioni <strong>del</strong> triduo, la messa solenne il<br />

sabato sera, animata dalla cantante sarda Ambra Pintore e la suggestiva<br />

processione <strong>del</strong>la domenica mattina hanno raggiunto momenti<br />

di alta spiritualità nel canto dei coggius guidati dalla voce<br />

possente di Don Samuele che con forza e insistenza invocava per<br />

tutti l’intercessione <strong>del</strong> Santo. Un momento, inaspettato, di autentica<br />

commozione è stato quando Don Samuele, accompagnato<br />

dal suono <strong>del</strong>le launeddas, ha intonato il canto <strong>del</strong> Padre nostro<br />

in sardo, durante la messa <strong>del</strong>la domenica sera.<br />

I discorsi sulla santità e sull’importanza <strong>del</strong>la cultura e <strong>del</strong>la religiosità<br />

popolare, nelle omelie di Don Samuele e di Padre Giampaolo,<br />

hanno suscitato attenzione e vivo interesse da parte di tutti.<br />

Le manifestazioni civili hanno offerto momenti di sano e piacevole<br />

divertimento culminati il sabato sera con la presentazione<br />

in diretta di “Sardegna canta in piazza” che ha attirato un pubblico<br />

numerosissimo e particolarmente caloroso.<br />

Bellissimo anche lo spettacolo di canti e balli di ben 60 bambini<br />

dai 5 ai 12 anni che hanno portato con sé tantissimi genitori,<br />

parenti, amici e conoscenti che li hanno sostenuti e applauditi<br />

con entusiasmo.<br />

Finita la festa il Santuario di San Giacomo torna ad essere un’oasi<br />

di silenzio e di pace dove chiunque può recarsi, in solitudine o<br />

in compagnia, a pregare, a meditare, a trascorrere momenti di<br />

vera e serena spiritualità.<br />

Di fronte a tutto questo, critiche, invidie e maldicenze precipitano<br />

miseramente nel vuoto e non toccano minimamente noi, che<br />

vivendo in questa splendida terra di Sardegna, siamo consapevoli<br />

<strong>del</strong>la grande fortuna che abbiamo di poter osservare e vivere,<br />

anche attraverso le feste, quelle che sono le testimonianze di vita<br />

<strong>del</strong> mondo rurale. Lo stesso che un tempo apparteneva ai nostri<br />

nonni e che noi oggi vogliamo valorizzare il più possibile.<br />

Anche per questo ringraziamo Dio e il coraggio di Don Samuele<br />

che, sicuramente ispirato da una grande fede, ci ha permesso di<br />

conoscere una così bella realtà. (continua)


IL SENSO DELLA VITA<br />

Perché si vive e si muore? È<br />

la domanda chiave sulla quale<br />

s’è arrovellata l’Umanità dai<br />

tempi dei primi barlumi <strong>del</strong>la<br />

ragione. In effetti ci si trova<br />

fiondati qui, su questo sasso<br />

d’acqua e di scontento, in mezzo<br />

al niente <strong>del</strong>l’Universo, relegati<br />

dalla forza di gravità che<br />

c’impedisce di sfuggire a questa<br />

prigione fatta – se va bene<br />

– di sentimenti controversi,<br />

vendette, solidarietà, parole,<br />

canzoni… senza contare la<br />

fame, la sete e l’acqua purgativa<br />

(vecchio detto <strong>del</strong>le mie<br />

parti che sta a indicare tutto<br />

quello che ci fracassa)! Il tutto<br />

condito dal non sapere di<br />

quale colore sia la speranza <strong>del</strong><br />

giorno dopo. Di risposte non<br />

ne ho. Posso solo dichiarare la<br />

mia ignoranza circa quale sia<br />

la mistura chimica di acqua,<br />

ormoni, carboidrati, proteine<br />

che ci trascina a riprodurci, a<br />

mangiare, ad accumulare carabattole<br />

e orpelli, a distruggere<br />

la nostra astronave derelitta,<br />

unica casa di cui disponiamo:<br />

non mi è dato sapere<br />

né chi abbia messa in moto<br />

tutto l’ambaradan (se Dio o il<br />

Caso – ma forse sono la stessa<br />

cosa) né tanto meno perché.<br />

Una ventina di anni fa, quando<br />

mi trovai estromessa dal<br />

mondo <strong>del</strong> lavoro, mi misi a<br />

ricercare le ragioni <strong>del</strong>la mia<br />

esistenza nella storia, sprofondando<br />

presto e inevitabilmente<br />

nell’archeologia e poi nella<br />

paleontologia, senza per altro<br />

trovare soddisfazione alle mie<br />

In effetti i Sumeri dicono anche che i tentativi di disinfestare la<br />

Terra dall’Umanità siano stati più d’uno, cosa che corrisponde<br />

alle tradizioni Maya, che parlano di più mondi finiti e ricominciati<br />

attraverso numerosi tipi di catastrofe.<br />

ansie. Ci trovai, però, alcune<br />

interessanti teorie circa l’inizio<br />

<strong>del</strong>la vita umana. Mi attirò<br />

soprattutto la teoria sumera.<br />

I Sumeri (per altro inventori<br />

<strong>del</strong>la prima vera forma di scrittura<br />

– almeno per quello che<br />

se ne sa – in competizione forse<br />

solo con i Cinesi che hanno<br />

sempre inventato tutto per primi)<br />

raccontano nelle loro tavolette<br />

di argilla che gli Anannuki<br />

(gli Dei antenati provenienti<br />

dal pianeta Nibiru) costruirono<br />

per mezzo di alcuni<br />

esperimenti di genetica (portati<br />

avanti dalla dott.ssa<br />

Ninhursag, genetista) degli<br />

automi a loro immagine e somiglianza,<br />

perché si occupassero<br />

dei lavori pesanti nelle<br />

miniere d’oro e li accudissero<br />

TABELLA N° 1<br />

GLI EROI DEL DILUVIO<br />

nelle loro necessità quotidiane.<br />

Circa il pianeta Nibiru occorre<br />

dire che le descrizioni lo<br />

fanno sembrare molto simile a<br />

una cometa e qualcuno dice<br />

che il pianeta di provenienza<br />

degli Anannuki fosse in effetti<br />

<strong>La</strong>hmu (Marte), ma questa<br />

è un’altra storia. Presto i Creatori<br />

si accorsero di aver combinato<br />

un gran pasticcio e cercarono<br />

di affogare le loro creature<br />

con il diluvio universale.<br />

Però (questo lo dicono quasi<br />

tutte le culture) nonostante<br />

gli sforzi degli Dei, qualcuno<br />

riuscì a sopravvivere, cosicché<br />

i Creatori decisero di abbandonare<br />

le creature (ormai rimaste<br />

un numero esiguo) al<br />

loro destino sullo sfortunato e<br />

derelitto pianeta Terra.<br />

POPOLO NOME MEZZO DI SALVATAGGIO<br />

Dravidi Manu cinghiale<br />

Hindu Krhsna collina Govardhana<br />

Assiri Utnapishtim arca<br />

Babilonesi Atrahasis arca<br />

Sumeri Ziusudra arca<br />

Greci Deucalione barchetta<br />

Ebrei Noé arca<br />

Egizi Osiride cassa sigillata<br />

Incas Pacha monte Pachincha<br />

Aztechi Tata tronco cavo<br />

Persiani Yiama caverna sigillata<br />

Aborigeni Australiani Waark e Weirk oggetti volanti<br />

Cinesi Fuxi e Mixi dente-barca<br />

Polinesiani Konikonia e <strong>La</strong>lohana capanna su un albero<br />

Vichinghi Bergelmir ludhr<br />

TUTTA GUSPINI NE PARLA<br />

di Martin Eden<br />

SI SALVI CHI PUÒ<br />

Lo sanno anche le massaie più sprovvedute, che a furia di mettere la polvere sotto il tappeto, ti<br />

ritrovi un letamaio in casa. Pare, sia quello che sta avvenendo nelle stanze <strong>del</strong>la politica comunale.<br />

Commissioni che non si riuniscono, altre che, a metà legislatura non sono state mai costituite. È il<br />

caso, <strong>del</strong>l’importante commissione per le pari opportunità. Altre commissioni, ormai in guerra aperta<br />

con l’assessore di riferimento. Come quella allo sport, dove il presidente Mondo Porceddu parla<br />

apertamente, di un settore ormai in stato di abbandono. Mentre Gianni Pettinelli, che in tanti davano<br />

come probabile assessore, relegato a presiedere la commissione bilancio, chiamata solo a ratificare<br />

decisioni di altri, ha, elegantemente, preferito riconsegnare il mandato. Lo stesso Marcello Fanari,<br />

di fronte a questo triste scenario, ha preferito sbattere la porta in faccia alla maggioranza e in un<br />

colpo solo, si dimette da presidente <strong>del</strong>la commissione urbanistica e da capogruppo <strong>del</strong> Pd. Anzi, va<br />

oltre e si sospende anche dal gruppo. Il sindaco, tenta in tutti i modi, di giustificare il tutto, come una<br />

discussione interna piuttosto accanita. Ma per i più, appare una vera e propria fuga di mezza estate,<br />

da una giunta, accusata di essere, perennemente in ferie. Anche il Pd locale sta mostrando un’ insofferenza<br />

crescente verso ciò che sta avvenendo in municipio. Nessun documento di sostegno all’amministrazione<br />

comunale, o almeno di chiarimenti verso i cittadini. Solo prese di distanza e notizie di<br />

dimissioni, pure lì. Anche il segretario Attilio Saba, saluta e si dimette.<br />

Di combinare guai non abbiamo ancora finito.<br />

I Custodi <strong>del</strong> Regno si sono trasformati nei suoi distruttori,<br />

senza per altro aver messo da parte l’ansia e il desiderio di<br />

avere un padrone che diriga le loro azioni, al quale magari di-<br />

GUSPINI BY NIGHT<br />

10 settembre 2012 25<br />

di Mabi Col<br />

Chi è Mabi Col<br />

Nata a Milano nel 1947 e<br />

laureata in biologia, ha<br />

insegnato, girato il mondo<br />

alla ricerca <strong>del</strong> senso<br />

<strong>del</strong>la vita e rincorso le chimere<br />

<strong>del</strong>la poesia e <strong>del</strong>la<br />

pittura sperimentando tecniche<br />

diverse e partecipando<br />

a mostre e concorsi.<br />

Ha fondato e condotto<br />

alcuni circoli letterari,<br />

pubblicato tre raccolte di<br />

poesie, una di fiabe e una<br />

serie di dialoghi poetici<br />

con altri autori, più due<br />

saggi archeologici: il primo, Penelope e le altre, tratta la condizione<br />

<strong>del</strong>la donna nel periodo postneolitico; il secondo, Zeus<br />

& C., <strong>del</strong>le tradizioni religiose e <strong>del</strong>le loro variazioni nel tempo<br />

al variare dei rimescolamenti genetici. Collabora alla rivista<br />

<strong>La</strong> scelta. Abita a Genova da 35 anni, ma non si è ancora<br />

abituata.<br />

Statuette in calcare e terracotta rappresentanti vari tipi sumeri<br />

Tavolette accadica (a sinistra) e sumera (a destra) contenenti<br />

le notizie sul diluvio<br />

sobbedire, ma a cui rivolgersi nei casi di necessità, specie se<br />

disperata, perché la Religione è una tradizione culturale che si<br />

tramanda con i cromosomi esattamente come il linguaggio.<br />

(continua)<br />

di Sally O’Neill<br />

SOZZONE A CHI?<br />

Gli emigrati che tutti gli anni tornano a Guspini, questa estate hanno trovato una Guspini cambiata. Sporcizia<br />

e rifiuti ovunque, nelle strade, nei giardini, nelle cunette, insomma uno spettacolo indecoroso. Per non parlare<br />

<strong>del</strong>la piazza XX Settembre, dove chi usciva dalla chiesa, si è ritrovata più volte, s’arramadura con l’immondezza.<br />

Come il giorno di Santa Maria, dove i fe<strong>del</strong>i si sono dovuti armare di ramazze per pulire la piazza,<br />

sostituendosi al comune. Intanto gli amministratori comunali fanno a gara sulla stampa e su facebook, dove<br />

pare siano molto attivi, a dare la colpa ai cittadini che sporcano. Poi qualcuno si è chiesto, ma com’è possibile<br />

che da un giorno all’altro i guspinesi siano diventati dei sozzoni? C’è una spiegazione semplice semplice, che<br />

gli amministratori conoscono, ma preferiscono non dire. Allora acqua in bocca e si faccia ricadere la colpa<br />

solo sui cittadini. Ecco i fatti: a marzo scorso, il sindaco dispone, che la società che gestisce la nettezza urbana,<br />

riduce lo spazzamento <strong>del</strong>le strade <strong>del</strong> centro, da sette giorni su sette, a un solo giorno alla settimana, con una<br />

macchina spazzatrice vecchia e difettosa. Mentre gli operai comunali, vanno avanti e indietro a mettere divieti<br />

di sosta temporanei, che stanno facendo impazzire la gente. Non solo. <strong>La</strong> società non dovrà più vuotare i<br />

cestini, diserbare i marciapiedi, lavare la piazza, raccogliere i rifiuti abbandonati nelle campagne e nel centro,<br />

pulire le caditoie, spazzare durante le feste e le manifestazioni. Tutto questo, adesso lo sta facendo il comune<br />

a spese sue. Un vero capolavoro e senza che la tassa per i cittadini, cali neppure di un centesimo. E come se<br />

non bastasse, i cittadini ora si beccano anche l’accusa di sporcaccioni. Ci provino a casa loro, a pulire una<br />

volta ogni due mesi, anziché tutte le settimane e poi vediamo se non li chiamerebbero sozzoni.


26<br />

10 settembre 2012<br />

IL MIO PUNTO DI VISTA<br />

di Antonio Loru<br />

LO SPREAD, MOODY’S, LA SANTISSIMA TRINITÀ: VECCHI E NUOVI MISTERI GAUDIOSI<br />

In me l’ateismo non é né una conseguenza, né tanto meno un fatto nuovo:<br />

esso esiste in me per istinto. Sono troppo curioso, troppo incredulo,<br />

troppo insolente per accontentarmi di una risposta così grossolana. Dio<br />

é una risposta grossolana, un’in<strong>del</strong>icatezza contro noi pensatori: anzi,<br />

addirittura, non é altro che un grossolano divieto contro di noi: non<br />

dovete pensare! (Friedrich Wilhelm Nietzsche, Ecce homo)<br />

Religione può essere un sentimento, religione può essere una fuga d’amore,<br />

religione può essere intrattenimento, religione può essere terrore.<br />

(Francesco De Gregori, Condannato a morte, dall’album Amore nel<br />

pomeriggio, 2001)<br />

Qui non c’è niente di sacro tranne l’osso dove si prendono i calci. (Marcello<br />

Marchesi)<br />

<strong>La</strong> paura e la stupidità sono le cause fondamentali <strong>del</strong>la religione, <strong>del</strong><br />

potere, <strong>del</strong>l’autorità e perché no, anche <strong>del</strong>la vanità. (Carl William<br />

Brown)<br />

Le religioni sono come le lucciole: per splendere hanno bisogno <strong>del</strong>le<br />

tenebre. (Arthur Schopenhauer)<br />

<strong>La</strong> crisi non è il sintomo di un fallimento degli Stati ma di un fallimento<br />

<strong>del</strong> mercato che a sua volta è stato salvato dagli Stati. (Amartya Sen,<br />

Premio Nobel per l’Economia)<br />

Ora il mondo non vive più nell’interiorità <strong>del</strong>l’Io (filosofia antica), o<br />

nella forma <strong>del</strong>la sua rappresentazione (filosofia moderna), ma nella<br />

coerenza <strong>del</strong>le sue procedure che lo descrivono sotto il controllo <strong>del</strong>la<br />

scienza. Dopo questa svolta qualsiasi procedimento diventa scientifico,<br />

qualsiasi esperienza di vita viene decodificata e tradotta in sapere e,<br />

solo guardando gli ordini <strong>del</strong> sapere, gli uomini sapranno di sé. Impareranno<br />

cos’è normalità e follia dalla psichiatria, cos’è salute e malattia<br />

dalla clinica, cos’è sessualità e perversione dalla psicanalisi, cos’è ordine<br />

e disordine dalle scienze sociali. […] Il loro sguardo non sarà più<br />

rivolto a sé, ma fuori di sé, non più sul mondo, ma sulle parole che lo<br />

descrivono. (Umberto Galimberti, Paesaggi <strong>del</strong>l’anima, Oscar Saggi<br />

Mondadori, 1998, Mi)<br />

All’apparenza non hanno niente in comune i vecchi dogmi trinitari,<br />

il mistero più misterioso di tutti, la transustanziazione, e altri<br />

più o meno derivati, con i nuovi credo: lo spread, il default, l’austerità,<br />

i sacrifici, l’euro e il dollaro. C’è però a cercarle, tra le<br />

BIANCO E NERO<br />

<strong>La</strong> celebre frase di papà Cervi, “dopo un raccolto<br />

ne viene un altro” non trova applicazione nell’isola.<br />

<strong>La</strong> situazione economica <strong>del</strong>la Provincia <strong>del</strong><br />

<strong>Medio</strong> <strong>Campidano</strong> non consente di spendere, in<br />

forma straordinaria nelle attività produttive. <strong>La</strong><br />

scellerata applicazione <strong>del</strong>le norme <strong>del</strong> Patto di<br />

stabilità hanno impoverito ancor di più il territorio.<br />

Le opere pubbliche hanno subito un drastico<br />

taglio con conseguenze disastrose per le imprese<br />

e per i cittadini. I possibili aggiustamenti <strong>del</strong>la norma,<br />

quelli che si decidono in sede regionale per<br />

sanare le situazioni più difficoltose, arrivano sempre<br />

nella cosiddetta “zona cesarini”. Vale a dire<br />

quando sono scaduti i termini di una possibile riprogrammazione<br />

<strong>del</strong>la spesa. Questa è la riprova<br />

che ogni livello amministrativo si applica per difendere<br />

se stesso e non la condizione socio economica<br />

dei sardi. L’elefantiaca struttura regionale<br />

voluta dalla storia <strong>del</strong>l’ Autonomia regionale è<br />

la palla al piede <strong>del</strong> sistema. Sistema lento, costoso<br />

e poco propenso all’innovazione. Ma continuiamo<br />

chiamarci Regione Autonoma <strong>del</strong>la Sardegna.<br />

Quest’anno, nella nostra “autonomia” non sarà<br />

possibile avviare il progetto Vivere la Campagna;<br />

non sarà possibile mantenere una formula che ha<br />

dimostrato la sua validità nelle tempistiche, nella<br />

coltivazione dei suoli, nella produzione <strong>del</strong>la ricchezza<br />

a ritorno immediato, nella riduzione <strong>del</strong>le<br />

importazioni, nell’avere dimostrato per cinque<br />

anni di fila la convenienza <strong>del</strong>l’investimento pubblico.<br />

Su un milione di euro investito dai comuni<br />

Beati i poveri di spirito, ché ce li giostriamo come vogliamo!<br />

cose analogia, e in tutte le cose una ragione, che stiano sotto il<br />

cielo <strong>del</strong>la luna o nel mondo <strong>del</strong>l’iperuranio. Così nella nostra<br />

cultura vi sono legami causali tra la madre di tutte le fandonie, la<br />

religione, pur nel suo divenire storico, nei suoi continui aggiustamenti<br />

per adeguare la stessa storiella alle nuove esigenze dei diversi<br />

tempi, che qualcuno chiama modernismo, e i dogmi <strong>del</strong>le<br />

pseudo scienze economiche con le quali le moderne forme di potere,<br />

che nell’evolversi <strong>del</strong>le civiltà, dalla svolta borghese <strong>del</strong><br />

Mille ai giorni nostri si sono succedute e hanno obnubilato le menti<br />

e permesso alle oligarchie imprenditoriali di signoreggiare sui<br />

popoli. Alziamo la mano chi sa dare ragione <strong>del</strong>lo spread, cosa<br />

sia, così come, da duemila anni a questa parte, <strong>del</strong>la Santissima<br />

Trinità. Ne parlano gli economisti, ne parlano i preti, gli uni e gli<br />

altri sacerdoti di un non sapere, di fandonie metafisiche, consolatorie<br />

ma inàni. È certo che oggi, tanti microscopici don Abbondi<br />

grassottelli, dalla pelle liscia liscia, <strong>del</strong>l’uno e <strong>del</strong>l’altro credo,<br />

sono sposi felici anche nel Sud <strong>del</strong>l’Europa, dove si tesse l’elogio<br />

<strong>del</strong> ricco che non deve più vergognarsi ma essere fiero <strong>del</strong>le sue<br />

abbondanze materiali.<br />

In un mondo sempre più popolato di tanti poveri, dicono, in occasioni<br />

convenute, parole spuntate contro il male fatto in tempi remoti,<br />

ma ben si guardano dal denunciare i mercanti che oggi abitano<br />

il tempio.Potrebbero perdere la loro razione giornaliera di<br />

kilocalorie e/o i capitali nascosti nei tanti paradisi fiscali di casa,<br />

o vicini e lontani. Pochi altri, per fortuna, hanno scelto la figura e<br />

l’esempio di Lodovico, ricco mercante fattosi Cristoforo, di Francesco<br />

e di Pietro Valdo, idem di Cristo, e con-dividono il puzzo, il<br />

vomito, il sale <strong>del</strong>le lacrime degli ultimi, nelle strade di giorno e<br />

di notte, nelle carceri, a vegliare che nel buio non si aggiunga sui<br />

fratelli che le abitano, ingiuria a ingiuria. Ma così è, il coraggio<br />

chi non ce l’ha non se lo può dare, anche se veste la divisa ultimo<br />

grido <strong>del</strong>lo yesman New Mo<strong>del</strong> Economy. O l’abito talare. Immagino<br />

l’obiezione, la conosco, non solo, la condivido: in questo<br />

modo, di questo mondo solo la scienza ne sarebbe la grammatica,<br />

la sintassi, la semantica, la religione non avrebbe più alcun ruolo<br />

e dunque non solo Dio è morto, (Nietzsche) ma si uccide lo Spiri-<br />

di Fulvio Tocco<br />

Presidente <strong>del</strong>la Provincia <strong>del</strong> <strong>Medio</strong> <strong>Campidano</strong><br />

Nella prossima annata agraria non sarà possibile avviare il progetto Vivere la Campagna<br />

DOPO UN RACCOLTO (NON) NE VIENE UN ALTRO<br />

Si è spenta, nel disinteresse <strong>del</strong>la politica regionale, l’unica luce che consentiva il<br />

sostegno <strong>del</strong>le attività produttive a ritorno immediato sull’economia <strong>del</strong>la Sardegna<br />

e dalla provincia <strong>del</strong> <strong>Medio</strong> <strong>Campidano</strong> si è avuto<br />

un ritorno di quattro milioni e mezzo di euro. E<br />

questo è solo uno dei benefici. I ritorni su questo<br />

investimento sono tantissimi: tra i quali segnalo<br />

le 80 mila giornate lavorative e la conservazione<br />

degli ecosistemi e <strong>del</strong> paesaggio, ma la politica regionale<br />

non ha mosso un dito. Questa formula estesa<br />

su ogni angolo di territorio coltivabile consente<br />

d’intraprendere la via <strong>del</strong>la ripresa in tempi rapidissimi.<br />

Credo il bisogno collettivo <strong>del</strong> momento<br />

dica questo. Ma i contadini a settembre devono<br />

sapere che fare! L’agricoltura non è improvvisazione<br />

perché dopo un raccolto ne viene un altro,<br />

questa è la regola. Il Governo <strong>del</strong>la regione dovrebbe<br />

investire almeno lo 0,5% <strong>del</strong>le entrate in<br />

attività produttive e far seguire il progetto fuori degli<br />

schemi <strong>del</strong>la burocrazia regionale. Qualcuno<br />

ha dei dubbi? Facciamo almeno una prova triennale<br />

coinvolgendo la pubblica amministrazione, i<br />

contadini, gli allevatori e gli industriali e i risultati<br />

saranno alla portata di tutti. Da noi il consumo <strong>del</strong><br />

mangime per produrre latte, formaggio e carne è<br />

altissimo, non si capisce perché la politica non provi<br />

a far ripartire l’economia regionale considerando<br />

la forza strategica di alcuni comparti <strong>del</strong> settore<br />

primario. Si son trovate le risorse per finanziare il<br />

referendum per l’abolizione <strong>del</strong>le province e non<br />

si fa un ragionevole investimento straordinario per<br />

uscire dalla crisi. I soldi per le “pazzie” si trovano,<br />

quelli per segnare la ripartenza <strong>del</strong>l’economia no.<br />

Che strana la politica dei sardi!<br />

di Edmunduburdu<br />

to tout court. Bisogna però precisare che la religione è un momento<br />

storico nel cammino <strong>del</strong>la autocoscienza <strong>del</strong>lo Spirito, non<br />

solo, ma le religioni storiche monoteiste sono il vero tradimento<br />

dei bisogni spirituali degli uomini, che sono invece la ragione<br />

d’essere <strong>del</strong>le religioni olimpiche o politeiste in genere, dove ogni<br />

divinità è una domanda atta a soddisfare la nostra connaturata<br />

fame di senso. Certo la scienza lascia insoddisfatta quella insopprimibile<br />

voglia di metafisica, quel vizio originario <strong>del</strong>l’uomo di<br />

farsi domande sul misterioso che tanto ci affascina, che le religioni<br />

politeiste, aperte e interrogative hanno saputo soddisfare.<br />

Riposa proprio qui il difetto congenito <strong>del</strong>la religione giudaicocristiana,<br />

che non domanda, anzi, nella forma <strong>del</strong> precetto dà risposte<br />

che abilitano pochi all’esercizio <strong>del</strong> potere e abituano i<br />

tanti all’obbedienza cieca. Quando per millenni si è costruito un<br />

orizzonte culturale di questo tipo, che difficoltà reali possono<br />

incontrare i nuovi sacerdoti <strong>del</strong> capitale a farci credere che le loro<br />

politiche economico - sociali, i sacrifici imposti sull’altare <strong>del</strong>lo<br />

spread e di altre divinità minori, possano portarci fuori dalla crisi,<br />

così come Mosè portò in salvo il suo popolo attraverso il mare<br />

che miracolosamente si aprì al loro passaggio e si richiuse sui<br />

loro nemici? <strong>La</strong> religione cristiana cattolica da sempre, oggi assieme<br />

alle sue riforme protestanti, soddisfa esigenze materiali familistiche,<br />

è un ufficio di collocamento per i servi più fe<strong>del</strong>i e<br />

meno interrogativi degli altri, per gli amici e i figlioli degli amici,<br />

che ricambiano con l’obbedienza politica, corruttrice <strong>del</strong>la laicità<br />

<strong>del</strong>le istituzioni civili, nate dalle rivoluzioni scientifiche e politiche<br />

che nel Sei e Settecento hanno tentato di liberare gli uomini<br />

dai vincoli <strong>del</strong>la minorità imposta, e accettata, attraverso il suo<br />

farsi instrumentum regni per gestire in proprio o in sodalizio il<br />

dominio, l’imperio <strong>del</strong> mondo. Non è un caso se ancora oggi,<br />

persone note per non dare un goccio d’acqua ai cani assetati, quando<br />

si candidano a ricoprire un ruolo nelle istituzioni politico-amministrative<br />

non dimenticano di mettere in bella evidenza, nei<br />

loro santini elettorali: padre/madre di tot figli, cattolico praticante<br />

convinto. Alla faccia <strong>del</strong> bicarbonato di sodio, direbbe il Principe<br />

de’ Curtis, in arte Totò.<br />

Peste e corna<br />

CESSIONE DI SOVRANITÀ? COMUNQUE SERVI<br />

Anche le ferie sono una disgrazia, se mi portano<br />

mio nipote. Si è messo in grande, ha rilevato<br />

l’attività <strong>del</strong> socio e dopo le caldarroste invernali<br />

si è attrezzato e d’estate vende pizze,<br />

gelati e bibite fresche. E continua a predicare<br />

peggio dei politicanti di mestiere. Ce l’ha con<br />

poveri e ricchi, burocrati e politici, lavoratori e<br />

pensionati, che manderebbe tutti alla forca.<br />

- Mi faccio un mazzo così - esordisce - e non<br />

mi lamento. Ma mi fa schifo l’andazzo. Ho il<br />

furgoncino frigo e forno e rilascio sempre lo<br />

scontrino, anche se è solo per dieci centesimi.<br />

Prendo freddo, caldo, pioggia, neve e afa, mi<br />

pago i contributi e le assicurazioni, rispetto leggi<br />

e regolamenti, e ogni tanto qualcuno viene a<br />

controllare se pago le tasse. Però troppi non lo<br />

fanno, come dicono le verifiche <strong>del</strong>la GdF.<br />

Commercianti, artigiani, consulenti, tecnici e<br />

via dicendo che evadono, gente falsamente cieca<br />

o invalida che prende pensioni e accompagnamenti,<br />

amministratori che mandano in malora<br />

le aziende e percepiscono liquidazioni o<br />

stipendi milionari, altri che assumono amici e<br />

parenti, e pensionati che vengono chiamati poveri<br />

perché percepiscono meno di mille euro al<br />

mese. Gente che in molti casi non ha pagato<br />

contributi e pretende chissà cosa. Li guardi, e<br />

capisci dalle dimensioni <strong>del</strong>la pancia che mangiano<br />

in un giorno quello che tu mangi in una<br />

settimana.<br />

- Non dovresti generalizzare - gli dico.<br />

- Non generalizzo, zio. L’informazione ci assilla<br />

con la storia dei sette/otto milioni di italiani<br />

che stentano a campare con un reddito<br />

sotto i mille al mese, ma io mi chiedo chi siano<br />

realmente i poveri, se quelli che non hanno mai<br />

fatto e pagato niente e pretendono tutto, o quelli<br />

che per esempio hanno avuto un datore di lavoro<br />

che non gli ha pagato i contributi. Come<br />

dici tu, siamo un popolo non responsabilizzato,<br />

dove chi ruba o imbroglia o ammazza la fa franca<br />

perché c’è il perdonismo e la giustizia lenta.<br />

Io dico al rogo, o in alternativa a rimboschire<br />

per il resto <strong>del</strong>la vita, chi incendia boschi, e in<br />

galera chi ruba, intrallazza e sperpera. Galera<br />

nel senso di pulire strade, fiumi, monti, cessi o<br />

assistere chi sta male. Invece da noi nessuno è<br />

responsabile dei guai che causa: tutti dovrebbero<br />

pagare i danni arrecati, anziché come per i<br />

potenti venir promossi ad altri incarichi. Promoveatur<br />

ut amoveatur. Ti pare giusto?<br />

Non mi pare giusto, ma se poi ci mette il latino<br />

di mezzo...<br />

- Invece dei ricchi si dice poco. Tempo fa si era<br />

parlato di una patrimoniale: non si è fatto niente<br />

ma spero che arrivi. Come dei superstipendi,<br />

milioni tolti agli investimenti, alla ricerca e alle<br />

buste paga degli operai mentre le aziende vanno<br />

in malora. Dicono che l’Europa farà prestiti<br />

agli stati e chiederà di vedere i conti, e si protesta<br />

che è sovranità violata, mentre, come dici<br />

tu, non è l’Europa che la viola, ma quanti hanno<br />

sgovernato per decenni. Tutti a spazzare,<br />

dico, da chi evade le tasse, fosse anche un solo<br />

euro, a chi ruba o malgoverna. Guarda, stavolta<br />

un partito lo creo sul serio. Lo chiamerò Onesti<br />

per forza. Che te ne pare?<br />

Potrebbe essere un’idea. Onesti per forza, altrimenti<br />

mazzate in testa a cominciare dai responsabili<br />

dei <strong>15</strong>0 e passa miliardi evasi. Non so se<br />

mio nipote sta diventando serio o è solo velleitario.<br />

Ma che differenza fa per un popolo che<br />

vota per simpatia, anziché a ragion veduta e seriamente<br />

documentata e responsabile? I politici<br />

dicono sempre che il popolo è sovrano, ma lo<br />

ingannano anche con quest’affermazione. Il popolo<br />

è sovrano solo quando vota, poi esce di<br />

scena e diventa suddito.


INTRIGO INTERNAZIONALE A TEULADA<br />

I finanzieri arabi, il pastore e il paradiso di Tuerredda<br />

Ha il sapore di un intrigo internazionale la disputa<br />

iniziata qualche tempo fa per l’acquisizione<br />

di Tuerredda, angolo di paradiso sulla costa<br />

di Teulada conteso fra affaristi e ricchi imprenditori<br />

immobiliari che vorrebbero fare di<br />

questo tratto di costa selvaggio e bellissimo una<br />

miniera d’oro. <strong>La</strong> vicenda è alquanto complicata<br />

e la procura di Cagliari ha addirittura aperto<br />

un fascicolo contro ignoti dove l’ipotesi di reato<br />

è quello di truffa. Ma andiamo con ordine.<br />

Tutto inizia lo scorso anno quando il pastore<br />

Ovidio Marras, ottant’anni, e un appezzamento<br />

di terra nel paradiso di Teulada, dichiara guerra<br />

al colosso immobiliare Sitas colpevole di aver<br />

costruito un mega hotel a cinque stelle, il Malfatano<br />

Resort, deviando la stradina d’accesso al<br />

terreno di famiglia.<br />

Il Malfatano Resort è un hotel di lusso, costruito<br />

dalla società immobiliare Sitas, insieme a un<br />

centro termale, piscine, ristoranti e ville esclusive<br />

affacciate alla spiaggia di Tuerredda, vicino<br />

a Teulada e Capo Malfatana. <strong>La</strong> Sitas è partecipata<br />

dalla Sansedoni, immobiliare di proprietà<br />

<strong>del</strong>la Fondazione Monte dei Paschi di Siena,<br />

che ne possiede il 43%, di Benetton che conta il<br />

24% e <strong>del</strong>l’ingegnere Claudio Toti, un imprenditore<br />

romano a capo <strong>del</strong> gruppo <strong>La</strong>maro, uno<br />

dei colossi italiani nel campo <strong>del</strong>l’edilizia.<br />

A sorpresa, nonostante il gigante con cui ha a<br />

che fare, Ovidio vince la sua battaglia contro<br />

gli affaristi che vorrebbero cementificare la costa<br />

di Teulada e il tribunale dispone immediatamente<br />

la demolizione <strong>del</strong> lussuoso hotel. Benetton,<br />

Caltagirone, Toti e tutti gli altri imprenditori<br />

che, tramite Sitas, avrebbero costruito e<br />

guadagnato dal progetto sembrano sconfitti.<br />

Ma non è tutto, pochi mesi fa arriva una notizia<br />

inaspettata. I diritti ereditari sulla costa di Teulada<br />

sarebbero stati acquisiti gratuitamente dalla<br />

Ace of the Spades, una società con sede negli<br />

Emirati Arabi. A curare l’operazione l’avvocato<br />

milanese Paolo Francesco Calmetta, che, grazie<br />

a un contratto firmato dai Marras, e attraverso<br />

la società Zylberberg Fein LLc con sede a<br />

Dover, sostiene di aver acquisito gratuitamente<br />

dal pastore Ovidio i diritti ereditari sull’area di<br />

Tuerredda.<br />

Ma perché i Marras dopo aver lottato contro la<br />

costruzione dei resort di Sitas avrebbero accettato<br />

di cedere la terra tanto difesa e amata ad<br />

una società sconosciuta di Dubai? Ed è proprio<br />

qui che entra in gioco Jochen Bruch, imprenditore<br />

svizzero che opera a Teulada e che, adocchiando<br />

un affare da milioni di euro, si sarebbe<br />

proposto di fare da tramite ai Marras nella contesa<br />

contro Sitas. È così che l’umile famiglia<br />

Marras sarebbe stata catapultata dalle terre aspre<br />

<strong>del</strong>la Sardegna fino ai palazzi chic di Milano, in<br />

uno studio legale esclusivo guidato proprio da<br />

Calmetta. Sarebbe stato lui a convincere la famiglia<br />

Marras a firmare sbrigativamente un contratto<br />

in base al quale l’ignaro Ovidio avrebbe<br />

ceduto gratis alla Zylbelberg Fein srl i diritti ereditari<br />

sull’area in cui si trovava il resort Sitas,<br />

rimasta, dopo il contenzioso, di proprietà dei<br />

Marras. Da qui la proprietà sarebbe finita nelle<br />

mani degli arabi grazie all’intermediazione <strong>del</strong>l’ambiguo<br />

avvocato Calmetta a cui fa capo, a<br />

quanto pare, una moltitudine di società sparse in<br />

tutto il mondo.<br />

Quando la famiglia Marras si sarebbe resa conto<br />

<strong>del</strong> rischio avrebbe nominato un nuovo legale,<br />

l’avvocato Andrea Pogliani e Calmetta, prontamente,<br />

avrebbe fatto valere la clausola contrattuale<br />

che prevedeva il ricorso a un collegio arbitrale<br />

di Milano. Intanto, mentre l’avvocato Pogliani<br />

preparava la difesa dei Marras nel giudizio<br />

arbitrale, la Zylbelberg Fein ha citato Sitas,<br />

Montepaschi Capital Service e Intesa San Paolo<br />

davanti al tribunale di Cagliari per ottenere i diritti<br />

sull’area oggi in gran parte occupata dal resort<br />

Sitas e ceduto con l’inganno dai Marras. A<br />

siglare l’atto di citazione, la firmataria <strong>del</strong> contratto<br />

coi Marras, ovvero Ace of Spades Guandong<br />

Opportunity Investments limited con sede<br />

a Al Tower, Sheikh Zayed road di Dubay, negli<br />

Emirati Arabi e non la Zylbelberg Fein srl.<br />

Da chiarire anche la posizione <strong>del</strong>la società Ace<br />

of Spades di cui non sono ancora chiare le origini.<br />

Avrebbe sede a Dubai Al Tower, Sheikh Zayed<br />

road, ma qui oltre a non essere registrata la società<br />

risulta irreperibile. Mentre in un altro documento<br />

la sede indicata non è più negli Emirati<br />

Arabi, ma si afferma che la Ace of Spades si troverebbe<br />

sull’isola Tortore situata nell’inafferrabile<br />

paradiso fiscale <strong>del</strong>le Isole Vergini.<br />

Nel ruolo di intermediario di Ace of the Spades,<br />

nel tentativo di accaparrarsi le terre di Ovidio, ci<br />

sarebbe Andreas Moustras, incaricato a sua volta<br />

con una procura firmata a Limassol, nell’isola<br />

di Cipro, ma, mistero ancora più fitto, nella certificazione<br />

rilasciata dall’ufficio <strong>del</strong> registro <strong>del</strong>la<br />

zona franca di Al Kaimaii l’amministratore risulta<br />

con il nome di Andreas Thomas Montrsas.<br />

E infine resta da chiarire chi sia il fantomatico<br />

avvocato Michael C. Spencer <strong>del</strong>lo studio Milberg<br />

Llp di New York che il 6 giugno contattò il<br />

sindaco di Teulada Gianni Albai, presentandosi<br />

come legale <strong>del</strong>la Ace of Spades e informandolo<br />

che la Aceof Spades avrebbe acquistato alcuni<br />

diritti riguardanti immobili situati nel territorio<br />

<strong>del</strong> Comune di Teulada.<br />

Un vero e proprio intrigo internazionale che, fra<br />

società fantasma e individui ambigui, promette<br />

risvolti inaspettati.<br />

Valentina Vanzini<br />

PSICONEWS<br />

10 settembre 2012 27<br />

di Samuela Garau<br />

Psicoterapeuta<br />

NON RIMANDARE A DOMANI<br />

QUELLO CHE PUOI FARE DOPODOMANI<br />

Libri iniziati e mai finiti di leggere,<br />

corsi di studi interrotti ad<br />

un passo dalla conclusione, lavori<br />

lasciati a metà e niente<br />

affatto ultimati: questi sono<br />

solo alcuni esempi di azioni<br />

iniziate e mai portate a termine,<br />

tipiche di chi ha la tendenza<br />

a rinviare. Diversi autori<br />

hanno studiato le tecniche per<br />

aiutare le persone a non rimandare<br />

a domani quello che potrebbero<br />

fare oggi e recentemente<br />

il procrastinare è stato<br />

ufficialmente riconosciuto<br />

come una patologia. Questo<br />

probabilmente riguarda anche<br />

il fatto che la modernità ci impone<br />

ritmi sempre più veloci,<br />

mentre le liste <strong>del</strong>le cose da<br />

fare si allungano a dismisura.<br />

In questo quadro tutto quello<br />

che non abbiamo ancora fatto<br />

è già decaduto e persino quello<br />

che abbiamo appena programmato<br />

di realizzare, sarebbe<br />

stato meglio farlo prima.<br />

Rimandare un’azione, o non<br />

eseguirla affatto, è un atteggiamento<br />

che comporta una dispersione<br />

<strong>del</strong> tempo a disposizione,<br />

che induce ad agire all’ultimo<br />

momento, oppure a<br />

non agire affatto. Naturalmente<br />

non si tratta sempre di un<br />

vero e proprio disturbo, ma<br />

può far parte di episodi sporadici<br />

che possono capitare a<br />

chiunque, in determinati periodi<br />

<strong>del</strong>la vita, o di fronte ad<br />

attività specifiche. In questo<br />

caso significa semplicemente<br />

spostare a domani: rimandare<br />

un compito da svolgere, accantonare<br />

la realizzazione di un<br />

progetto. Al contrario, chi<br />

adotta la procrastinazione<br />

come stile di comportamento,<br />

manifesta questo atteggiamen-<br />

LE VITE VOLANO, I RICORDI RESTANO<br />

“Lunga e diritta correva la strada, l’auto veloce correva<br />

la dolce estate era già cominciata vicino lui sorrideva, vicino<br />

lui sorrideva...<br />

Forte la mano teneva il volante, forte il motore cantava,<br />

non lo sapevi che c’era la morte quel giorno che ti aspettava,<br />

quel giorno che ti aspettava...<br />

Non lo sapevi che c’era la morte, quando si è giovani è strano<br />

poter pensare che la nostra sorte venga e ci prenda per mano,<br />

venga e ci prenda per mano...<br />

Non lo sapevi, ma cosa hai sentito quando la strada è impazzita,<br />

quando la macchina è uscita di lato e sopra un’altra è finita, e<br />

sopra un’altra è finita...<br />

Non lo sapevi, ma cosa hai pensato quando lo schianto ti ha<br />

uccisa,<br />

quando anche il cielo di sopra è crollato, quando la vita è fuggita,<br />

quando la vita è fuggita... ”<br />

Se ci capiterà di ascoltare questi versi di Guccini, resi ancora<br />

più celebri dalle armonie dei Nomadi, soprattutto alla luce degli<br />

ultimi avvenimenti, a noi samassesi verranno in mente tante<br />

vite stroncate in modo ingiusto durante il corso degli anni. Tra<br />

i tanti compaesani che ci hanno lasciato in seguito a incidenti<br />

stradali voglio ricordarne sei. Voglio fare sei nomi, non perché<br />

tutti gli altri non meritino di essere ricordati, ma perché<br />

queste sono state vittime più recenti e ho avuto la possibilità<br />

di conoscerle anche se alcune solo di vista.<br />

Daniele. Andrea. Giuseppe. Manuel. Valentina. Peppe.<br />

Sei angeli che ci hanno lasciato troppo presto in circostanze<br />

tragiche. Sei vite strappateci da un unico demone: la strada.<br />

Sei giovani come noi. Spensierati, allegri e pieni di entusiasmo<br />

che con il loro ricordo riscaldano il cuore di familiari e<br />

amici. Troppo giovani per morire. Pieni di progetti come tutti,<br />

carichi di sogni che sono sfumati via in un istante. Un dolore<br />

troppo grande per i loro cari che portano ancora l’amaro in<br />

bocca e tante domande cui mai si troveranno risposte. Si dice<br />

che in questi casi sia necessario avere fede. Fede in che cosa?<br />

Quando ti sfiorano tragedie <strong>del</strong> genere inizi a dubitare che ci<br />

sia veramente qualcuno lassù … Come potrebbe darti una spiegazione<br />

plausibile per ciò che è accaduto?! Come può esistere<br />

un Dio che stabilisca <strong>del</strong>la nostra vita e decida di scegliere per<br />

circondarlo persone così giovani?! Se veramente esiste Dio in<br />

cambio <strong>del</strong> dolore che ci ha dato per le nostre perdite dovrà<br />

indubbiamente darci la forza necessaria per superarlo, ma non<br />

per accettarlo perché è impensabile … Potranno passare anni<br />

ma queste vite non ci saranno più e la ferita nei nostri cuori<br />

non sarà mai rimarginata. Che ci regali, allora, la forza per<br />

continuare a vivere, per lo meno. Vivere in maniera responsabile<br />

facendo attenzione ai pericoli <strong>del</strong>la strada. Anche un solo<br />

to in modo diffuso, nella quasi<br />

totalità degli spazi di vita: nel<br />

benessere psicofisico; nell’iter<br />

di studi; nella pratica sportiva;<br />

negli impegni assunti con altre<br />

persone. Un valido criterio<br />

per distinguere fra un’abitudine<br />

sporadica ed uno stile di<br />

comportamento, è quello di domandarsi<br />

se i benefici a lungo<br />

termine sono maggiori rispetto<br />

a quelli che, nel breve periodo,<br />

deriverebbero dal non agire.<br />

Le motivazioni psicologiche<br />

che vi sono dietro la procrastinazione<br />

possono essere<br />

diverse: ad esempio si può rimandare<br />

l’azione perché si è<br />

convinti di non essere in grado<br />

di svolgerla in modo perfetto.<br />

In questo caso è presente un<br />

pensiero <strong>del</strong> tipo “tutto-o-niente”,<br />

per cui non sono ammesse<br />

soluzioni di compromesso e vi<br />

è la convinzione che esista un<br />

unico modo corretto per svolgere<br />

le cose. <strong>La</strong> persona non si<br />

mette all’opera se non è sicura<br />

di riuscire e di avere tutto sotto<br />

controllo, perché un fallimento<br />

non sarebbe tollerabile.<br />

Al contrario, anche il timore di<br />

un successo, può avere l’effetto<br />

di bloccare l’azione, a causa<br />

<strong>del</strong>la convinzione che ciò<br />

porterebbe ad aumentare le<br />

aspettative altrui nei propri<br />

confronti, generando in questo<br />

modo sensi di colpa all’idea di<br />

non essere meritevoli di tale<br />

giudizio positivo. In entrambi<br />

i casi il procrastinare evita, da<br />

una parte, il senso di disagio<br />

che si associa alla esecuzione<br />

<strong>del</strong>l’azione e, dall’altra, consente<br />

di mantenere lo stato di<br />

benessere presente. Si cerca,<br />

quindi, di mantenere una<br />

condizione di inattività o atti-<br />

vità precedente, in quanto cimentarsi<br />

in nuovi percorsi potrebbe<br />

rappresentare un cambiamento<br />

troppo rischioso.<br />

Nella ricerca <strong>del</strong>la gratificazione<br />

immediata, inoltre, è possibile<br />

vivere nella convinzione<br />

che, prima o poi, si verificheranno<br />

le condizioni tali da ottenere<br />

un risultato senza alcuna<br />

fatica. In quest’ultimo caso<br />

procrastinare può rappresentare<br />

uno stratagemma interpersonale,<br />

messo in atto per provocare<br />

una reazione specifica negli<br />

altri, come, ad esempio, la<br />

compassione, in modo da ottenere<br />

aiuto nello svolgimento<br />

di un compito. Chi rimanda è<br />

solitamente una persona molto<br />

razionale, che sa fornire<br />

spiegazioni apparentemente<br />

molto convincenti circa le sue<br />

scelte di immobilità, soprattutto<br />

nei confronti di se stesso.<br />

Nella maggior parte dei casi,<br />

però, tali giustificazioni sono<br />

prive di fondamento, come<br />

quando si aspetta che si creino<br />

le condizioni ideali per agire,<br />

e questa attesa porta a rimandare<br />

l’azione in modo indefinito<br />

nel tempo. Alla base <strong>del</strong>la<br />

procrastinazione vi sono, quindi,<br />

una serie di convinzioni<br />

poco utili e sane che è importante<br />

individuare, in modo da<br />

sostituirle con valide alternative<br />

di pensiero. Solo in questo<br />

modo è possibile passare all’azione,<br />

aumentando la nostra<br />

percezione di benessere, autoefficacia<br />

e realizzando concretamente<br />

i nostri progetti, senza<br />

rimandare a domani quello<br />

che, invece, si potrebbe fare<br />

oggi.<br />

Per richieste o info:<br />

samuela.garau@libero.it<br />

di Carola Onnis<br />

momento di distrazione potrebbe esserci fatale. Ora abbiamo<br />

sei angeli che ci osservano e proteggono con la loro solita<br />

vitalità ma dobbiamo comunque stare sempre all’erta perché<br />

quel demone, chiamato strada, è sempre in agguato …<br />

Daniele, Andrea, Giuseppe, Manuel, Valentina e Peppe, non<br />

voglio salutarvi. Voglio ricordarvi, perché solamente in questo<br />

modo potrete essere sempre con noi. Le persone non sono<br />

immortali ma i ricordi sì, dunque questo è per voi. Che possiate<br />

trovare la pace e vegliare su di noi.<br />

“Voglio però ricordarti com’eri, pensare che ancora vivi,<br />

voglio pensare che ancora mi ascolti e che come allora sorridi<br />

e che come allora sorridi...”<br />

<strong>La</strong> sezione di Villacidro ricorda ai donatori che<br />

Sabato 6 ottobre<br />

effettuerà i prelievi<br />

al Poliambulatorio in Via G. Rossa N. 49


28<br />

10 settembre 2012<br />

Gentile Signora Síndaca,<br />

Le scrivo questa léttera aperta, per evitare l’incombenza e l’imbarazzo<br />

a un mio amico il cui nome voglio tacere, che ben <strong>La</strong> stima,<br />

pur essendo stato <strong>del</strong>uso dall’attuale lenta e claudicante política<br />

amministrativa villacidrese (cosí mi sembra d’aver capito, àsino<br />

che sono!), che avrebbe invece voluto inviarne un’altra di contenuto<br />

símile anche al Prefetto e al Procuratore <strong>del</strong>la Repúbblica.<br />

Lui, amico d’uòmini e àsini da quasi settant’anni, parla anche<br />

con me, che sono ormai il piú vecchio tra i suoi fe<strong>del</strong>íssimi compagni,<br />

dopo la morte <strong>del</strong> pòvero da lema; lo capisco fin dal primo<br />

suo raglio, voglio dire (lui mi scuserà certamente) il suo lamento,<br />

che ha sempre quella triste nota dolente per amore <strong>del</strong> suo, <strong>del</strong><br />

nostro paese, come una stonatura d’inizio. Anche se súbito si ferma,<br />

perché mi sembra piú paziente di me, che sono un po’ mulo<br />

testardo, per riprender poi all’avvío successivo.<br />

Lui, ormai da molti anni, come cittadino di Villacidro, attraverso<br />

scritti nei giornali, comunicazioni dirette al Comando dei Vígili<br />

urbani, ai Síndaci, Vicesíndaci e Assessori, informàndone<br />

personalmente anche il Luogotenente dei Carabinieri maresciallo<br />

Fenu, lamenta la gravíssima situazione in cui si trova il paese<br />

completamente privo di controllo da parte <strong>del</strong>le “guardie” comunali.<br />

Lui dice che sono fantasmi. Appàiono all’improvviso e all’improvviso<br />

scompàiono, come i coghi <strong>del</strong>le leggende o come<br />

quei pòveri ladri di galline, di cui parlava mia nonna s’Egua ghiani<br />

(cosí veniva chiamata, la Cavalla mora), che non si son piú visti<br />

da queste parti e che son diventati invece, modernamente, ladri di<br />

batteríe d’auto, che io incontro spesso di notte durante i miei pàscoli<br />

lunari, veloci e furtivi all’arrivo, piú ràpidi e sfreccianti alla<br />

partenza. Sí, sono come i fantasmi <strong>del</strong>la notte. Anche se, tra questi<br />

e quelli, io preferisco quelli, anche perché, con i tempi di fame<br />

che córrono, questi fantasmi <strong>del</strong>la notte, morti-di-fame, ricompariranno<br />

di nuovo, per involarsi in un baleno, senza farsi mai vedere<br />

nel muso. In fondo sono i vigliacchi <strong>del</strong>la vita.<br />

I fantasmi <strong>del</strong> sole li preferisco. Almeno possiamo guardarli negli<br />

occhi, i vígili. Anche perché qualche volta sorrídono e pàrlano e,<br />

poi, non rúbano, se non il tempo, un po’ come tutti gli abitanti <strong>del</strong><br />

globo terracqueo. Anche se il mio amico dice che, in realtà, il<br />

vero ladro è il tempo, che ci toglie àttimo per àttimo quel poco di<br />

esistenza che abbiamo, in un quotidiano presente in cui ci troviamo<br />

sempre diversi e consumati, illudèndoci ch’esso abbia per noi<br />

un passato e un futuro. Ma questi son proprio pensieri d’àsino.<br />

Torno ai vígili fantasmi. Il mio amico dice che sono assenti anche<br />

quando, in via eccezionale, apparentemente sono presenti nelle<br />

strade <strong>del</strong> paese; ossía, non intervèngono per alcun motivo, neppure<br />

quando sono sollecitati a fare il loro dovere dagli stessi cittadini.<br />

E lui, il mio amico, non dice bugíe. E io gli credo. Ma so che<br />

anche Lei gli crede.<br />

Pochi sono quelli che vèngono multati, gli sfortunati, i piú meticolosi,<br />

proprio quelli che normalmente sono scrupolosi e sèntono<br />

come un imperativo categòrico il senso <strong>del</strong> dovere, per distrazione<br />

momentànea. Vèngono multati soprattutto quando, invece,<br />

l’infrazione alle norme <strong>del</strong> còdice stradale poteva esser evitata da<br />

un sémplice intervento preventivo dissuasivo.<br />

Il mio amico, durante il período <strong>del</strong>la precedente amministrazione<br />

comunale, venne “multato” senza motivo e dovette ricórrere<br />

al Giúdice di Pace per difèndersi dall’accusa di aver commesso<br />

un’infrazione per non aver osservato un’ordinanza <strong>del</strong> Síndaco<br />

che vietava il parcheggio nell’única zona di parcheggio <strong>del</strong> centro<br />

stòrico senza límiti d’orario. In realtà l’ordinanza <strong>del</strong> Síndaco non<br />

era stata mai esposta da nessuna parte, cioè non era stata resa<br />

PAESE DEI FANTASMI<br />

Léttera aperta al Síndaco<br />

Prima Parte<br />

púbblica.<br />

Con vera sorpresa, il giorno fissato per l’udienza, apprese dal<br />

Giúdice di pace di non aver nessun motivo per esser davanti a lui<br />

e di aver fatto inutilmente opposizione al verbale dei vígili, poiché<br />

l’ammenda era già stata pagata. Da chi? Non certo da lui. Da<br />

chi? Resta il fatto che lui, che già si era lamentato con la signora<br />

Campesi, capo responsàbile <strong>del</strong>l’Ufficio <strong>del</strong>le Guardie comunali,<br />

chiedèndole di annullare il verbale ingiusto e gravoso (euro 84,20<br />

di ammenda) con la data illeggíbile, con la contestazione, la violazione,<br />

la motivazione incomprensíbili, ci aveva già rimesso di<br />

tasca 41 euro di marche per il ricorso al Giúdice di pace, oltre al<br />

viaggio a Gúspini dov’è la sua sede, al tempo perso e al continuo<br />

danno morale subito. Ma, con la signora Campesi c’era stato già<br />

un precedente, poiché il mio amico, chiedendo con una léttera la<br />

messa in esecuzione di un’ordinanza <strong>del</strong> Síndaco riguardante la<br />

posa di cartelli stradali di velocità màssima all’ingresso <strong>del</strong> vícolo<br />

chiamato “via Sant’Efisio”, rimasta per lungo tempo inapplicata,<br />

ottenne dopo qualche giorno l’assicurazione che il dettato<br />

<strong>del</strong>l’ordinanza stava per esser eseguito. E cosí avvenne, ma con<br />

un assurdo límite di velocità a 40 Km l’ora, ridotto a 10, durante<br />

l’attuale amministrazione, e una larghezza màssima di 3 metri,<br />

essendo la strada piú píccola di 5 centímetri di quella consentita.<br />

Ed è ancora rimasta cosí.<br />

In ogni caso (oltre al fatto che solo un incosciente dovrebbe<br />

giúngere con l’automezzo a quel límite di velocità, in quel punto,<br />

trattàndosi di una vera strettoia, in cui la via principale s’innesta a<br />

gòmito, che prosegue incuneàndosi in una strozzatura angolare<br />

tra due case che dístano appena metri 2, 95 l’una dall’altra), il<br />

vícolo è percorso ogni giorno e ogni notte da migliaia di autovetture<br />

e motociclette che ignòrano qualsíasi divieto, da mezzi pesanti<br />

da trasporto e da lavoro, d’ogni peso e larghezza. I piú trànsitano<br />

con velocità pericolosa e criminale noncuranza per l’incolumità<br />

dei pedoni: vecchi, donne, bambini. <strong>La</strong> via Sant’Efisio inoltre<br />

presenta un altro aspetto che invece le autorità comunali contínuano<br />

a ignorare: la pericolosità ínsita nella stessa natura <strong>del</strong>la<br />

strada carraia, che è una vera tràppola di furia e di morte per una<br />

prevedíbile strage d’uòmini e distruzione di automezzi e di fabbricati.<br />

Essa è una soletta appiccicata sul letto di un torrentaccio,<br />

la copertura di quella Fluminera che provocò due anni fa e una<br />

quindicina d’anni prima, allagamenti e danneggiamenti e, il 5 dicembre<br />

<strong>del</strong> 1842, data stòrica villacidrese, la morte di due donne<br />

e il crollo di diverse costruzioni, trent’anni dopo il fatídico annu<br />

doxi.<br />

Nella sua autopresentazione elettorale giustamente ne accennò<br />

l’ingegner Sollai, oggi vicesíndaco e assessore all’urbanística,<br />

deprecando l’insistenza degli amministratori che l’avevan preceduto<br />

a continuare ad usare come sola strada d’uscita dal paese la<br />

copertura <strong>del</strong> “rio”, forse mai collaudata per un tràffico cosí intenso,<br />

frenètico e pesante e per una permanenza perpetua di màcchine<br />

e grossi camion e cingolati in sosta, a destra e, nonostante il<br />

divieto, a sinistra.<br />

Oggi appunto è assessore e vicesíndaco, ma le cose son come<br />

prima, anzi, peggio di prima, data l’assoluta mancanza d’ogni vígile<br />

controllo. Ha comunicato, a propòsito <strong>del</strong> tràffico, attraverso<br />

la stampa, che si dovrà ricórrere a uno “studio universitario”.<br />

Se non fosse pericolosamente grave, sarebbe ridícolo il solo<br />

pensiero che le autorità comunali contínuino a far passare le auto<br />

SARDARA: APPROVATO IL REGOLAMENTO<br />

CONSULTA CULTURA E LINGUA SARDA<br />

Un’altra Consulta? Ma ita stocada si ndi fadeus! Ma con tutti i problemi<br />

che abbiamo! Spread, spending review… <strong>La</strong> Consulta è prevista dalla<br />

L.R. 26/97 con la finalità di promuovere la nostra cultura e lingua. Il<br />

punto è: ve ne è davvero il bisogno? Est cosa chi s’agiudat a si preni su<br />

scraxu?<br />

Quanto <strong>del</strong> nostro patrimonio culturale immateriale stiamo trasmettendo<br />

ai nostri figli? Forse la lingua, is dìcius, contus <strong>del</strong>la tradizione o il<br />

sapere legato alla cucina o alle attività <strong>del</strong> fare contadino/artigiano? Insomma<br />

un giorno i nostri figli potrebbero chiedersi: ma babbu e mama<br />

ita s’ant lassau? In una società sempre più complessa <strong>del</strong>eghiamo con<br />

troppa leggerezza ad altri “istituti” il compito di educare i figli: tv e<br />

scuola, in primis. <strong>La</strong> prima sappiamo benissimo cos’è, la seconda non<br />

mi pare che nei suoi programmi curriculari confezionati oltremare carcullit<br />

più di tanto la nostra cultura. Viviamo in una terra bellissima ma<br />

in quanti vi è questa consapevolezza. In quanti si rendono conto <strong>del</strong>l’unicità<br />

<strong>del</strong>la civiltà millenaria nuragica o <strong>del</strong>la grande civiltà giudicale.<br />

In quanti sanno che la nostra lingua si scriveva perfino prima <strong>del</strong>l’italiano?<br />

<strong>La</strong> realtà e che l’attuale sistema educativo ci ha convinto di<br />

essere un popolo senza storia o comunque con una storia di poco conto,<br />

di gentixedda sempre dominata e comunque destinata a subire. Finiamo<br />

con l’essere e comportarci secondo questo (falso) luogo comune, con<br />

una lingua che è sempre più dialetto, con le nostre mamas de funtana,<br />

momotis, gianas, cogas, mainàrgias, brùscias, animeddas… che certo<br />

non valgono i folletti, elfi, halloween e supereroi anglossassoni fiancheggiati<br />

dalle schiere <strong>del</strong>le potenti lobby <strong>del</strong>l’industria cinematografica/editoriale<br />

che schiacciano come un rullo compressore le culture più<br />

deboli e che sempre più ci convincono <strong>del</strong>la loro superiorità. Un popolo<br />

senza storia, senza cultura e senza lingua non esiste. L’equazione: cultura<br />

debole = classe politica debole = povertà economica, è a mio modesto<br />

parere sempre valida, vedi per tutte la recente operazione spending<br />

review… Siamo ad un sistema produttivo quasi inesistente, isolati da<br />

una continuità territoriale mai attuata che mortifica il nostro turismo.<br />

Smettiamola di far decidere agli altri ciò che vale, almeno a casa nostra:<br />

siamo ancora capaci di un moto di orgoglio? In conclusione la Consulta<br />

vuole essere uno strumento che dia un segnale, che comunichi e provi a<br />

dimostrare che anche noi abbiamo una cultura che non è strocidura de<br />

cussa allena. Noi valiamo per ciò che di diverso e originale possiamo<br />

proporre al mondo, sempre in una logica di scambio e confronto. In una<br />

società sempre più globalizzata l’alternativa è quella di essere fagocitati,<br />

ingùrtius de is culturas e economias prus fortis, è quello che sta già<br />

succedendo oggi con una terra sempre più disperata, ridotta a ciambella<br />

per il drammatico spopolamento <strong>del</strong>l’interno, eja, che una tzìpula ma<br />

marigosa po su stampu ocasionau fintzas de sa pagu cuscèntzia.<br />

Giampaolo Pisu – <strong>del</strong>egato lingua sarda Comune Sardara<br />

là dove nessuno ha ancora autorevolmente sentenziato sulla nociva<br />

o tranquilla percorribilità <strong>del</strong>la falsa strada. In poche parole, è<br />

consentito dalle autorità comunali far passare gli automezzi nel<br />

luogo per il quale nessuno è ancora in grado di stabilire la forza,<br />

la resistenza, la consistenza e tutto quanto sia necessario per l’incolumità<br />

umana ed urbana. E se, dal passaggio ininterrotto d’ogni<br />

mezzo, si provocasse un grave danno irreversíbile sia alle persone,<br />

sia a tutte quelle costruzioni le cui fondamenta sono ancorate<br />

nell’una o nell’altra <strong>del</strong>le due sponde <strong>del</strong>la fiumara, incessantemente<br />

sollecitate, scosse, urtate dalle vibrazioni, dai violenti cozzi,<br />

dai rullíi e dagli esasperanti rumori, non ne sarèbbero responsàbili<br />

le autorità comunali? Non ha bisogno, chiaramente, di alcuna<br />

risposta.<br />

Nello schermo televisivo abbiamo visto immàgini raccapriccianti,<br />

scene di distruzione e tragedia per l’insospettato moto di un<br />

píccolo corso d’acqua esploso e straripante che trascinava con sé<br />

tutto ciò che trovava in quella che prima era la via piú trafficata di<br />

un paese <strong>del</strong>la nostra penísola, dopo aver eroso le sue sòlite sponde.<br />

Un paese come Villacidro, appeso ai fianchi dei suoi monticelli<br />

già resi dal fuoco come i nostri d’oggi, fràgili, squassati dai<br />

venti e dalle piogge. Anche questi nostri rilievi sono ormai piagati<br />

dalle fiamme, privi d’àlberi e arbusti, desolati, indeboliti e, di<br />

tanto in tanto, làsciano cadere tra le case le loro rocce ferite, stracotte<br />

e bollenti o intrise, inzuppate d’acqua. Si chiama Sarno, quel<br />

paese campano, con un suo fiume da cui prende il nome, che signífica<br />

proprio “scorrente”. Ed è scorso davvero, è scivolato giú<br />

con i suoi monti e le sue acque. Ma può esser anche Quíndici, tra<br />

frane e incendi, anch’esso in Campania. O Pentidàttilo, le cinque<br />

dita <strong>del</strong> fantasma abbandonato tra i fichidindia, in Calabria. O<br />

Balestrino, in provincia di Savona, abbandonato tra le sue frane.<br />

O Rovaiolo vecchio, altro paese fantasma, in provincia di Pavía.<br />

O Agaro, paese alpino sommerso. O Fàbbriche di Coréggine, in<br />

Garfagnana, in provincia di Lucca, paese sepolto nel lago di Vagli.<br />

O Roscigno abbandonato con i suoi fantasmi, nel Cilento, in<br />

provincia di Salerno.<br />

Dovrèbbero insegnarci qualcosa quegli accadimenti vicini e lontani,<br />

quei paesi. E il Comune di Villacidro insiste ancora e permette<br />

a tutti i Villacidresi (anzi òbbliga, invece di impedire) di<br />

rischiare la propria vita, i pròpri mezzi e la vita e i beni altrui con<br />

il diuturno scorrimento veicolare dove i danni si pèrpetrano giorno<br />

dopo giorno, verso quella Fluminera, sopra quella Fluminera<br />

imprigionata che è una condotta di morte annunciata per chi vi<br />

sosta, per chi vi trànsita, per le case i cui muri subíscono ogni<br />

momento profondi scotíi, spinte sradicanti, insistenti vigorose<br />

pressioni. Ma non c’è soltanto la Fluminera coperta.<br />

Allo stesso modo avviene, con minor intensità di tràffico, nella<br />

via Gialeto e nella via Càrceri, ma gl’incidenti, con seri guai alle<br />

persone e danni alle case, ormai non si còntano piú anche in queste<br />

strade. Sarebbe solo un’amministrazione veramente irresponsàbile,<br />

quella che a parole sostenesse di èssersi resa conto che è<br />

un dovere cívico e morale non perméttere il trànsito a nessun automezzo,<br />

se non a quelli dei residenti nelle vie sunnominate, e<br />

invece invitasse alla perpetuazione dei danni, con il lasciare ogni<br />

cosa cosí com’è da quasi un decennio.<br />

Ma le dirò altro ancora, gentile Signora Síndaca, se vorrà lèggermi,<br />

fra quíndici giorni, poiché vorrei approfittare anch’io di<br />

questo tempo che, inesorabilmente cínico e silenziosamente inavvertito,<br />

senza darci tregua, ci ruba.<br />

<strong>La</strong> saluto,<br />

Víndice Aurito<br />

LA PROVINCIA DEFUNTA CONTINUA<br />

A PERCEPIRE LA PENSIONE<br />

Si sa che l’estate invita i più alla rilassatezza: il caldo, le vacanze,<br />

le feste, tutto invita all’evasione, allo stordimento, alla rilassatezza.<br />

Così in questo clima di totale (o quasi) rilascio dei freni<br />

inibitori, càpita di leggere cose strabilianti. In due diversi manifesti<br />

illustranti la festa di due santi locali (san Sisinnio e sant’Ignazio)<br />

si poteva leggere, tra le varie altre cose, i nomi dei<br />

patrocinanti queste feste. Uno di questi illustri benefattori risulta<br />

essere la Provincia <strong>del</strong> <strong>Medio</strong> <strong>Campidano</strong>. Nonostante la chiara<br />

volontà espressa dal popolo che ne ha votato con un referendum<br />

l’abolizione, questo ente inutile continua ad apparire come sponsor<br />

di feste e sagre paesane. Quel che è grave è che nessuno,<br />

neppure la cosiddetta autorità religiosa, abbia “notato” e contestato<br />

il fatto. Insomma la volontà popolare che dovrebbe essere<br />

sovrana, viene tranquillamente messa sotto i piedi, compresi quelli<br />

dei preti, più pronti a sollecitare di aderire a “pesche miracolose”<br />

per sovvenire alle esigenze <strong>del</strong>la parrocchia che a propugnare la<br />

legalità. Insomma, mi vengono in mente quei casi, frequenti in<br />

quest’Italia di furbetti, di coloro che continuano a percepire la<br />

pensione <strong>del</strong> genitore defunto. <strong>La</strong> provincia <strong>del</strong> <strong>Medio</strong> <strong>Campidano</strong>,<br />

piaccia o no, è ormai defunta e quindi don dovrebbe sponsorizzare<br />

un bel niente, neppure il suo funerale. Invece…<br />

Gian Paolo Marcialis


<strong>La</strong> mannaia <strong>del</strong> Governo Monti all’insegna <strong>del</strong> risparmio<br />

colpisce anche l’apparato giustizia. Infatti, in un colpo solo,<br />

viene prevista la soppressione di circa mille sedi giudiziarie<br />

sparse su tutto il territorio nazionale. Il progetto, una volta<br />

approvato, sancirà il definitivo tracollo <strong>del</strong> sistema con pesanti<br />

e inevitabili ricadute negative per i cittadini che si vedranno<br />

privati nei propri territori dei necessari presidi di legalità.<br />

<strong>La</strong> Sardegna, se i decreti saranno approvati così come ideati<br />

dal Ministero <strong>del</strong>la Giustizia, perderà tutti i 50 uffici <strong>del</strong> Giudice<br />

di Pace e le otto Sezioni Distaccate di Tribunale, compresa<br />

quella di Sanluri, che ci interessa più da vicino.<br />

Il decreto legislativo che è intitolato “Revisione <strong>del</strong>le circoscrizioni<br />

giudiziarie’’ (ma in realtà si tratta di una vera e propria<br />

cancellazione), a suo tempo è stato trasmesso dal Governo<br />

alle apposite Commissioni di Camera e Senato per acquisirne<br />

il parere obbligatorio ma non vincolante. Quindi le Commissioni,<br />

in data 31 luglio quella <strong>del</strong> Senato e I° agosto quella<br />

<strong>del</strong>la Camera, dopo audizioni di esponenti <strong>del</strong> sistema giustizia<br />

e politico, ed esame di documentazione a vario titolo depositata<br />

da Sindacati, Enti Locali e Provinciali, CSM, Consigli<br />

Giudiziari, ecc., hanno espresso i tanto attesi pareri favorevoli<br />

con una serie di proposte e raccomandazioni. E qui viene<br />

il bello! Nessuna osservazione per gli Uffici <strong>del</strong>la Sardegna,<br />

anche perchè, nel frattempo, nessuna presa di posizione<br />

vi era stata da parte <strong>del</strong>le forze politiche e/o dei Capi degli<br />

Uffici Giudiziari <strong>del</strong>la Sardegna. Anzi, questi ultimi hanno<br />

accettato passivamente le decisioni governative quasi sollecitandole,<br />

parlando addirittura di “ siamo stati trattati sin troppo<br />

bene’’.<br />

L’unica nota positiva che si evinceva dall’elenco allegato<br />

alla relazione <strong>del</strong>la Comissione <strong>del</strong> Senato era la previsione<br />

di mantenere in funzione le Sezioni Distaccate di Olbia e Car-<br />

10 settembre 2012 29<br />

DOPO CIRCA <strong>15</strong>0 ANNI CHIUDE IL TRIBUNALE DI SANLURI<br />

bonia accorpando a quest’ultima Iglesias e Sanluri per il raggiungimento<br />

<strong>del</strong> numero necessario di abitanti e sopravvenienze<br />

di affari. Il Governo, però, non ne ha tenuto conto. Infatti il<br />

Consiglio dei Ministri <strong>del</strong> 10 agosto ha approvato definitivamente<br />

il decreto che prevede, appunto, la soppressione di tutte<br />

le 220 Sezioni Distaccate di Tribunale ritenute “un mo<strong>del</strong>lo<br />

organizzativo foriero di inconvenienti sotto il profilo <strong>del</strong>l’efficienza<br />

<strong>del</strong> servizio e <strong>del</strong> buon andamento <strong>del</strong>l’amministrazione’’(dalla<br />

relazione ministeriale).<br />

Posso affermare senza smentite, invece, che in oltre quarant’anni<br />

di servizio prima nella Pretura mandamentale e poi<br />

nella Sezione di Tribunale di Sanluri la giustizia ha funzionato<br />

sempre grazie all’impegno di bravi magistrati (voglio ricordare<br />

uno su tutti, l’ultimo in ordine di tempo: il dr Enzo<br />

Luchi, distintosi, a mio avviso, per le grandi doti umane, intellettuali<br />

e nei rapporti con le persone) che nel tempo si sono<br />

susseguiti, nonchè l’abnegazione profusa dal personale amministrativo<br />

che negli anni ha lavorato.<br />

Oggi, invece, si afferma con la relazione ministeriale che<br />

accompagna la proposta di decreto legislativo che “ l’impegno<br />

<strong>del</strong> magistrato presso la Sede Distaccata si presenta frequentemente<br />

più gravoso sia in termini professionali, per la<br />

necessità di farsi carico di materie diverse (come allora il vecchio<br />

Pretore?, dico io) sia da un punto di vista logistico, imponendo<br />

una mobilità, peraltro non retribuita, dalla sede centrale’’.<br />

<strong>La</strong> verità vera, quindi, è che il giudice non vuole più spostarsi<br />

in periferia. Sanluri pertanto, sarebbe da considerarsi Sede disagiata<br />

rispetto a Cagliari? E Carbonia, forse, sarebbe stata<br />

ancora più vicina?<br />

Penso comunque che non sia giusto “sacrificare’’ il bisogno<br />

di giustizia di <strong>15</strong>0.000 persone a quello di pochi che evidentemente<br />

si sentono privilegiati.<br />

di Anna Steri Cammeo<br />

Pensavo fosse un discorso<br />

già chiuso. Sì, intendo<br />

quei battelli di disgraziati<br />

partiti azzardando mete<br />

sconosciute. Misere esistenze<br />

in acqua, da poter<br />

bere all’occorrenza, come<br />

un sorso inconcludente<br />

dentro la bocca di un gigante.<br />

In notti come quelle, vieni<br />

inghiottito così, senza<br />

respiro. Senza valigie.<br />

Perché, cosa vuoi portare<br />

se non te stesso? <strong>La</strong>sciando<br />

case spoglie. Dimore,<br />

Chiuse gli occhi e strinse i<br />

pugni fino a far diventare<br />

bianche le nocche perché<br />

a questo punto era giunto<br />

il momento di scoperchiare<br />

l’ultima giara senza fondo<br />

e affrontare lo spettro<br />

urlante <strong>del</strong> suo passato.<br />

Così si ritrovò sul molo <strong>del</strong><br />

piccolo porto in Tunisia,<br />

spintonato a bordo di un<br />

barcone fatiscente, insieme<br />

a centinaia di disgraziati,<br />

con il sacco leggero<br />

<strong>del</strong>le sue ultime cose sulle<br />

spalle e dietro a sé il peso<br />

<strong>del</strong>la porta di casa che aveva<br />

chiuso su tutta una vita.<br />

Risentì le urla degli scafisti,<br />

l’odore di miseria dei<br />

suoi compagni di viaggio,<br />

il calore disperato di corpi<br />

che si stringevano l’uno<br />

all’altro, per il freddo e la<br />

paura, sul fare <strong>del</strong>la notte<br />

che scendeva sul mare di<br />

fronte a loro. Percepì nuovamente<br />

sotto di sé il rollio<br />

<strong>del</strong>lo scafo troppo carico,<br />

sballottato dalle<br />

CLANDESTINI<br />

che a guardarle all’indomani,<br />

si sarebbero potute riabitare<br />

come castelli, e loro<br />

prìncipi. <strong>La</strong>sciando mogli,<br />

che sarebbero servite nelle<br />

nuove case per un amplesso<br />

ogni tanto, così da ricordare<br />

di essere uomini, almeno nel<br />

ventre.<br />

Quei pezzi di navi, ridotti a<br />

miseri battelli, ondeggiano<br />

come un uovo lasciato andare<br />

su un asse.<br />

Chi lo stomaco se lo porta<br />

addosso, rischia di perderlo<br />

in quel vomitevole addio.<br />

Da “L’uomo che non contava i giorni” di Alberto Cavanna<br />

onde, il rumore ansimante e<br />

monotono <strong>del</strong> vecchio diesel<br />

sfondato, i gemiti degli altri<br />

infreddoliti e affamati… rivide<br />

l’alba gelida sul mare, grigia<br />

dietro alla notte appena<br />

passata, il vento pungente che<br />

annunciava il sorgere di un<br />

sole pallido, senza calore né<br />

speranza.<br />

E, come nel peggiore incubo,<br />

risentì le improvvise urla stridule<br />

e brutali degli aguzzini,<br />

che ordinavano a tutti di voltarsi<br />

verso il mare senza girare<br />

la testa.<br />

Voltare la faccia da un’altra<br />

parte per non vedere quello<br />

che stavano per fare e di cui<br />

nessuno doveva essere testimone…<br />

Aveva voluto dimenticare<br />

quello che allora era successo,<br />

quello che aveva visto:<br />

aveva dovuto farlo per riuscire<br />

ad andare avanti, per non<br />

perdere la forza di cercare la<br />

nuova vita verso la quale era<br />

partito…<br />

Ma ora doveva ricordare, do-<br />

Chi lo lascia sulla sabbia,<br />

prima di poggiare il piede su<br />

quella speranza fluttuante, è<br />

più fortunato, perché la nausea<br />

se la fa amica.<br />

Si possono immaginare i respiri<br />

in notti come quella. E<br />

le preghiere. E la paura. E<br />

silenzio, nell’aria. Ma noi,<br />

seduti ad ascoltare distrattamente<br />

un telegiornale, cosa<br />

ne possiamo sapere? Cosa ne<br />

possiamo sapere dei colpi di<br />

cannone al posto <strong>del</strong> cuore,<br />

in notti come quella? Cosa ne<br />

possiamo sapere <strong>del</strong>l’arsura<br />

veva farlo per il bene <strong>del</strong> vecchio:<br />

non solo doveva, lo<br />

voleva…lo voleva perché ritrovare<br />

il passato, tutto il passato,<br />

era la condizione indispensabile<br />

per avere la sua<br />

nuova alba. Per tornare a<br />

casa, senza lasciare dietro a<br />

sé nulla che un giorno potesse<br />

riportarlo indietro con gli<br />

artigli neri <strong>del</strong> rimorso.<br />

Lui, Mohamed, era uno di<br />

quelli che allora avevano fatto<br />

finta di voltarsi, ma in realtà<br />

aveva continuato a guardare<br />

di sbieco, col rischio di<br />

prendere un colpo di pistola<br />

nella testa, e così aveva visto<br />

tutto.<br />

Aveva visto due uomini<br />

estrarre dal gruppo la ragazza<br />

incinta che era morta nella<br />

notte per il freddo e gli<br />

stenti. Aveva visto come<br />

l’avevano trascinata sul pagliolo<br />

bagnato <strong>del</strong>la barca<br />

fino a poppa, dove, con <strong>del</strong><br />

filo di ferro, le avevano legato<br />

alle caviglie magre alcune<br />

grosse pietre che si erano<br />

che prende, come una presa<br />

per culo <strong>del</strong> destino, visto<br />

che tutto attorno l’acqua ce<br />

l’hai, così tanta da potertici<br />

dissetare tutta una vita? Ma<br />

il sale che la profuma ti obbliga<br />

a pensare che anche il<br />

mare pianga con te, in notti<br />

come quella. Ed altro non sa<br />

fare, che abbracciarti fino all’ultimo<br />

respiro, se per caso<br />

quel viaggio non dovesse andare<br />

come si deve. E benedirti,<br />

perché, talvolta, l’acqua<br />

questo fa. Come lacrime<br />

di Dio.<br />

portati dietro apposta.<br />

Uno di loro lo notò: “Cebik<br />

toghzer? Taarafha? Taarafha?<br />

<strong>La</strong> conoscevi?” urlò rabbioso.<br />

“Non la conosco” gli aveva<br />

risposto mentre stringeva i<br />

pugni. “Non la conosco, non<br />

so chi sia…” continuava a ripetergli.<br />

Ma per quanto volesse non<br />

riuscì a distogliere lo sguardo<br />

e vide che l’altro uomo le<br />

aveva infilato un cacciavite<br />

tra i denti, le aveva aperto la<br />

bocca serrata e le aveva infilato<br />

a forza un lungo pezzo di<br />

gomma dentro alla gola, perché<br />

affondando i polmoni e lo<br />

stomaco si riempissero d’acqua.<br />

Il corpo non si sarebbe<br />

gonfiato per i gas <strong>del</strong>la decomposizione<br />

e i pesci avrebbero<br />

fatto in tempo e divorarlo<br />

prima che potesse riemergere.<br />

L’avevano infine presa in due<br />

come un sacco di stracci e<br />

l’avevano buttata nell’acqua<br />

nera, nella scia oleosa <strong>del</strong>lo<br />

scarico <strong>del</strong> motore.<br />

E, così, il territorio esteso per circa 3.000 chilometri quadrati<br />

comprensivo di 45 Comuni – da Arbus per finire a <strong>La</strong>coni,<br />

Isili, Villanovatulo, Orroli) perderà un altro pezzo <strong>del</strong>lo Stato.<br />

<strong>La</strong> desertificazione continuerà implacabile. <strong>La</strong> soppressione<br />

di uffici pubblici (scuole, presidi sanitari, piccoli comuni,<br />

tribunali,ecc.) comporterà in particolare due conseguenze negative:<br />

a) la chiusura di piccole e medie attività commerciali e artigianali,<br />

con un inevitabile aumento <strong>del</strong>la già pesante e drammatica<br />

disoccupazione;<br />

b) contribuirà a diffondere un generale senso di rassegnazione<br />

<strong>del</strong> cittadino.<br />

Anche quei pochi giovani che volessero rimanere in Sardegna,<br />

governando sempre la politica <strong>del</strong> rigore e dei tagli, saranno<br />

inesorabilmente costretti ad emigrare, sempre che ci si possa<br />

ancora permettere di salire su una nave o su un aereo che li<br />

trasporti oltre l’Isola!<br />

A mio avviso bisognerebbe iniziare una rivoluzine culturale:<br />

una fase politica nuova, insomma, che salvaguardi e difenda<br />

l’insularità e le sue peculiarità, prima che ci venga negato persino<br />

il medico e perchè no anche il prete, evitando così di finire<br />

tutti a Cagliari come nel <strong>Medio</strong>evo.<br />

E allora tutti insieme in campo, per difendere, questa volta, la<br />

Sezione di Tribunale di Sanluri assumendo, la Politica in primis,<br />

prima che sia troppo tardi , le iniziative convincenti a scongiurare<br />

la chiusura definitiva <strong>del</strong>l’unico presidio di giustizia<br />

presente in un territorio, come detto, vasto ben 3.000 Kmq.<br />

Invito, pertanto, il Sindaco <strong>del</strong> Comune di Sanluri e quanti<br />

volessero impegnarsi a lottare, lottare, lottare, per il mantenimento<br />

<strong>del</strong>la Sezione Distaccata <strong>del</strong> Tribunale di Sanluri.<br />

Pasquale Ruggiero<br />

Direttore di cancelleria <strong>del</strong>la sezione distaccata di tribunale<br />

di Sanluri ed ex consigliere comunale di Sanluri<br />

SONO LA TALPA<br />

Salve, sono la Talpa. Quella vera che vive sottoterra nelle gallerie<br />

che scavo con le mie amiche, con i miei amici e che, a<br />

detta degli esperti, servono per arieggiare i terreni in cui viviamo.<br />

Per il bene dei terreni e <strong>del</strong>la agricoltura, la quale trae vantaggio<br />

da questa areazione. Mi nutro non di radici (ignorante di<br />

una Lettera Firmata) ma di vermi, forse tuoi amici anche.<br />

Salve… sono sempre la Talpa e non sono amica di nessun gelataio,<br />

tantomeno di una gelateria. Non sono amica di sindaci ex<br />

o sindaci attuali, di segretari mancati <strong>del</strong> PD o <strong>del</strong> PDL, non ho<br />

neppure amici senza collocazione politica ora che le provincie<br />

non ci sono più. Salve signor Lettera Firmata, nel tuo scritto<br />

cerchi di essere ironico, pungente, acuto, ma sei soltanto quello<br />

che non vorresti essere. Un Gran C… che farebbe meglio a lasciare<br />

che le Lettere Firmate le scrivesse chi sa scrivere, chi<br />

capisce quello che scrive e soprattutto chi ha il coraggio <strong>del</strong>le<br />

proprie azioni, ammesso che sia in grado di compierne.<br />

Salve sono la Talpa capo <strong>del</strong>le Talpe dei terreni di Guspini, mi<br />

scuso per la durezza <strong>del</strong> linguaggio, ma non tollero di essere<br />

usata, io e i miei simili, per le beghe da bottegai che alcuni<br />

“Esperti politici guspinesi” usano fare. Salve sono la Talpa,<br />

chiarisco anche che non vado su Face Book, tantomeno “posto”<br />

qualcosa, non uso fare capannello presso i portoncini d’ingresso<br />

con il balcone con lo striscione sopra, però mi capita spesso,<br />

sottoterra, mentre scavo le mie gallerie di intravedere l’ombra<br />

e di sentire lo squittio di qualche topo di sezione.<br />

Salve sono ancora la Talpa,ma ti chiedo cara Lettera Firmata,<br />

ma perché non te ne vai a VVV… illanovatulo? Chiedo scusa<br />

ai tulesi e saluto i guspinesi… intelligenti, che sono molti e<br />

conoscono e rispettano… le Talpe.<br />

P.S.” Intelligentissima e spiritosissima” Lettera Firmata, ma ci<br />

hai pensato al fatto che prima di guardare nella vita <strong>del</strong>le talpe<br />

faresti benissimo a pensare che in casa tua, politicamente parlando,<br />

hai un sacco di problemi, partendo dalla famosissima<br />

“Casa di Cura d’Eccellenza”, ai “Trenini deraglianti “ di Montevecchio,<br />

per proseguire con “il Caseificio di Peter Pan” o anche<br />

“il Caseificio che non c’è”, dove tuoi amici, compagni, o<br />

colleghi di ideologia, ci sono immersi fino al collo?<br />

Rifletti caro/a Talpa, Talpina, Talpata, <strong>del</strong>l’ufficio “Stalpa”<br />

<strong>Medio</strong> <strong>Campidano</strong>, Stalpa News


30<br />

10 settembre 2012<br />

L’INTERVENTO<br />

di Sergio Pibiri<br />

UNIFICAZIONE EUROPEA, SOVRANITÀ NAZIONALE, AUTONOMIA SPECIALE<br />

Scrivere su un giornale locale di politica europea può sembrare<br />

fuori luogo, invece mi pare giusto che anche la <strong>Gazzetta</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Medio</strong> <strong>Campidano</strong> se ne interessi nella stessa misura di<br />

quella nazionale e regionale, per vivere coscientemente ciò<br />

che sta accadendo nell’Unione europea scossa dalla diversità<br />

degli “interessi” nazionali e regionali. Dobbiamo saper valutare<br />

l’insieme dei “tasselli” <strong>del</strong> mosaico socio politico in ricomposizione,<br />

perché riguardano tutti noi non solo i potentati<br />

<strong>del</strong>l’Eurotower di Francoforte.<br />

Va da sé quindi che la politica regionale non può più essere<br />

una variabile indipendente e l’autonomia speciale avrà valore<br />

aggiunto se concorrerà armonicamente all’unificazione europea.<br />

Certo, il processo è lento e faticoso, specie per quei<br />

Paesi che hanno concepito l’Europa come un bancomat, ligia<br />

a elargire aiuti per spendere più <strong>del</strong>la ricchezza prodotta. Ora<br />

si sta aprendo un importante dibattito in cui si prende atto di<br />

un’Europa che benché abbia consolidato la pace, sconfitto la<br />

penuria alimentare, superato le barriere doganali, garantito<br />

libertà e democrazia, non riesce a trovare quella coesione<br />

politica per il governo unitario degli Stati federati europei. I<br />

trattati finora stipulati sono serviti per creare l’unione monetaria,<br />

ma ora è il momento di adottare comportamenti omogenei<br />

per conseguire quest’altro obiettivo straordinario. Per<br />

questo fine anche la politica <strong>del</strong>la Sardegna deve liberarsi di<br />

quel vittimismo ipocrita e furbesco che ha voluto far credere<br />

che l’arretratezza economica <strong>del</strong>l’isola è colpa <strong>del</strong>la Merkel<br />

e lo spread a 500 punti dei cinici mercati. Non è così: dei<br />

mali di casa nostra siamo noi i responsabili, abbiamo scialacquato<br />

con i soldi pubblici per troppo tempo e perseverare<br />

nell’errore è diabolico. Indietro non si torna, prendiamone<br />

atto e seguiamo le strade giuste, anche se a noi sardi possono<br />

apparire impervie e accidentate, le altre sarebbero peggiori.<br />

Non si dimentichi che nel mondo sempre più globalizzato<br />

I SASSOLINI DI TZIU SARBADORICU<br />

LA SARDEGNA AGLI OCCHI DELLA PRINCIPESSA LIBANESE RAYA DAOUK<br />

<strong>La</strong> stagione turistica volge al<br />

termine malinconica, <strong>del</strong>udente<br />

per il calo <strong>del</strong>le presenze e<br />

<strong>del</strong> fatturato fra gli operatori<br />

<strong>del</strong> settore. Ormai è il terzo<br />

anno consecutivo che i turisti<br />

scelgono altre mete, forse<br />

meno attraenti ma sicuramente<br />

più organizzate e meno<br />

care. Le cause <strong>del</strong> calo dei vacanzieri<br />

sono diverse: crisi<br />

economica europea, perdita<br />

<strong>del</strong> potere d’acquisto di salari<br />

e pensioni e dei redditi <strong>del</strong><br />

ceto medio, rincaro dei trasporti,<br />

disorganizzazione <strong>del</strong>l’offerta<br />

turistica e dei servizi.<br />

<strong>La</strong> politica ovviamente ha<br />

colpe gravi per il caotico governo<br />

<strong>del</strong> territorio che non ha<br />

mai garantito diritto e certezze<br />

per nessuno, lasciando che<br />

la speculazione edificatoria dilapidasse<br />

parte importante<br />

<strong>del</strong>la materia prima: il paesaggio<br />

costiero e agricolo. A testimoniare<br />

la dissennata politica<br />

urbanistica ci sono gli<br />

scempi paesaggistici lungo il<br />

territorio costiero. Sono decenni<br />

che polemiche e scontri<br />

aspri si sprecano sul Piano paesaggistico,<br />

ancora oggi il<br />

Consiglio regionale non riesce<br />

ad approvare l’importante<br />

strumento di governo e di tutela!<br />

«Cantu batallas politicas<br />

po’ podiri ghetai prus ciumentu<br />

oror’e mari….!» <strong>La</strong>mentava<br />

tziu Sarbadoricu, già negli<br />

anni Ottanta. Ebbene sì, si è<br />

scelto di mollare le briglie alla<br />

speculazione modulando le<br />

zone F con discrezione, in una<br />

commistione d’interessi politici<br />

e affaristici, anziché programmare<br />

lo sviluppo turistico<br />

con lungimiranza e rigore.<br />

Non meno grave è la complicità<br />

degli operatori economici<br />

nelle varie attività collaterali<br />

al turismo che anziché organizzarsi<br />

in funzionali filiere<br />

per migliorare l’offerta di prodotti<br />

e servizi, perseverano invidiosi<br />

ed egoisti. Se a tutto ciò<br />

aggiungiamo la scarso senso<br />

civico ostentato con discariche<br />

lungo le arterie e luoghi di svago<br />

e di ristoro, recinzioni di<br />

cartelli pubblicitari e lastre<br />

d’amianto al posto di fichidindia<br />

e lentischio, una volta cornici<br />

caratteristiche <strong>del</strong>le nostre<br />

strade, il gioco è fatto: i turisti<br />

ripartano portando con sé immagini<br />

e disservizi che mortificano<br />

quelle più apprezzate<br />

<strong>del</strong> mare e altri paesaggi naturali.<br />

«Mai dannu tengat sa<br />

modditzi e su murdegu cosa<br />

nostra, narat sa bonanima de<br />

babai.» Rammenta tziu Sarbadoricu,<br />

dando sfogo all’amarezza<br />

per gli incendi in Gallura<br />

che servono a cacciare le ultime<br />

attività agropastorali per<br />

favorire l’edificazione <strong>del</strong>le<br />

seconde case. Questa è, purtroppo,<br />

la realtà <strong>del</strong>la Sardegna<br />

che, anno dopo anno, lamenta<br />

il calo <strong>del</strong>le presenze<br />

l’Ue, è fondamentale per consolidare la convivenza civile tra<br />

i popoli, insidiati più che mai dai focolai di guerra nel sud <strong>del</strong><br />

pianeta.<br />

E’ dunque in questa dimensione geopolitica che dobbiamo<br />

confrontarci, riflettendo meglio anche su quel concetto d’indipendenza<br />

coltivato dai diversi movimenti, giacché ciò che<br />

si è sperimentato in Irlanda e Catalogna, nonostante i forti<br />

aiuti finanziari, non ha dato i frutti sperati. Il tema che più<br />

scotta in questi mesi prossimi al voto politico di primavera, è<br />

il rischio di perdere la sovranità statale. L’unificazione europea<br />

esige che le sovranità nazionali e le autonomie regionali<br />

rispettino rigorosamente i percorsi stabiliti: qualsiasi misura<br />

di governo non può essere avulsa da questi riferimenti e, dunque,<br />

tanto per fare un esempio a noi vicino, la chiusura <strong>del</strong>la<br />

Provincia <strong>del</strong> <strong>Medio</strong> <strong>Campidano</strong> è atto funzionale a essa, non<br />

una vendetta dei promotori <strong>del</strong> referendum abrogativo. Le<br />

alchimie politiche per resistere un giorno in più sulla poltrona,<br />

servono solo a rendere più accidentato il percorso. L’Italia<br />

nella sua unità nazionale deve partecipare all’unificazione<br />

<strong>del</strong>l’Europa da protagonista, non da outsider, ma dimostrando<br />

che riesce a fare i conti in casa. Conti in casa che<br />

devono fare anche Regioni e Comuni: se li fa il Piemonte e la<br />

Renania, deve svolgerli anche la Sardegna non rimandarli<br />

alle calende greche perché prima deve stabilizzare i precari<br />

<strong>del</strong>la Regione o assumerne seicento nell’antincendio.<br />

Si sa che con lo spread a 500 punti aumenta considerevolmente<br />

il costo <strong>del</strong> debito. Le proposte di Pdl e Pd per risanarlo<br />

giungono in ritardo, ma meritano rispetto e attenzione.<br />

Monti prova a contenerlo con uno stop and go dimostratosi<br />

poco incisivo; sicuramente farebbe molto di più se potesse<br />

contare sulla coesione sociale anziché essere costantemente<br />

minacciato di sciopero generale e stacco <strong>del</strong>la spina dei partiti<br />

che lo sostengono. <strong>La</strong> crisi è grave e le istituzioni perife-<br />

turistiche, i mancati guadagni<br />

e assiste mugugnando alla crescita<br />

in Croazia, Tunisia, Spagna,<br />

Turchia, Egitto. «Oi prangint<br />

coment’e su cocodrillu:<br />

du depiant cumprendi ca su turista<br />

non est aici tontu de si<br />

lassai spignai coment’e unu<br />

caboniscu.» Soggiunge tziu<br />

Sarbadoricu con una certa ilarità.<br />

All’anziano uomo non gli<br />

si può dare torto: con le furbizie<br />

e le politiche di corto respiro<br />

si creano solo castelli di<br />

sabbia. Ma forse si è ancora<br />

in tempo per rimediare agli errori<br />

e programmare lo sviluppo<br />

turistico che interagisce<br />

con l’intero patrimonio naturalistico,<br />

storico, culturale, gastronomico.<br />

C’è chi guarda<br />

alla Sardegna con interesse,<br />

intravedendovi nelle bellezze<br />

naturali l’opportunità di creare<br />

sviluppo e occupazione.<br />

«<strong>La</strong> Sardegna è un museo a<br />

cielo aperto, un gioiello che<br />

dovete custodire amandolo<br />

fortemente», ha affermato la<br />

principessa libanese Raya Daouk<br />

in una recente intervista<br />

all’Unione Sarda, rilevando<br />

appunto quel potenziale finora<br />

trascurato. <strong>La</strong> principessa,<br />

che è anche presidente di<br />

un’importante associazione<br />

ambientalista e opinionista di<br />

Al Jazeera e viene in Sardegna<br />

fin da quando l’Aga<br />

Kham sbarcò a Porto Cervo<br />

indica un turismo ecocompa-<br />

di Piser<br />

tibile, non speculativo. Una<br />

valutazione che non smentisce<br />

certo la finalità <strong>del</strong>l’operazione<br />

fatta in Costa Smeralda dall’Emiro<br />

<strong>del</strong> Qatar Al Thani,<br />

concretato con l’Aga Khan nel<br />

solco <strong>del</strong>la globalizzazione.<br />

Anche per l’economista sardo<br />

Paolo Savona il turismo “è<br />

una risorsa <strong>del</strong>l’isola che però<br />

deve ancora produrre la sua<br />

ricchezza”. <strong>La</strong> politica ci rifletta<br />

e si decida a decidere per<br />

dare alla Sardegna gli strumenti<br />

per favorire questo mo<strong>del</strong>lo.<br />

Tziu Sarbadoricu, sebbene<br />

in Costa Smeralda ci sia<br />

passato da ragazzino in compagnia<br />

<strong>del</strong> padre per acquistare<br />

dieci capre, lo dice spesso<br />

che i turisti che vengono in<br />

Sardegna devono essere guidati<br />

anche in percorsi inediti<br />

per conoscere le origini, la storia<br />

e le tradizioni <strong>del</strong> suo popolo.<br />

I turisti sanno che l’isola<br />

ha un’attività agropastorale<br />

diffusa, li affascina e vogliono<br />

conoscerne le ragioni<br />

che motivano il mantenimento<br />

di quattro milioni tra pecore<br />

e capre: le statistiche dicono<br />

che il turista è interessato<br />

anche alle nostre origini, ai<br />

prodotti tradizionali di questo<br />

mondo. «Deu pensu ca chi<br />

poneus is forzas in paris onestamenti,<br />

podeus binciri sa batalla<br />

e aderetzai is cosas trotas»,<br />

chiosa speranzoso tziu<br />

Sarbadoricu.<br />

sergio.pibiri1943@tiscali.it<br />

riche chiedono deroghe, interventi straordinari, come se non<br />

sapessero che non c’è più trippa per i gatti! Se non fosse per<br />

la famosa lettera <strong>del</strong>la Bce, il Parlamento non avrebbe certo<br />

approvato la riforma che obbliga il pareggio di bilancio e la<br />

tattica <strong>del</strong>l’accumulo <strong>del</strong> debito avrebbe già superato i due<br />

mila miliardi! Siamo sull’orlo <strong>del</strong>l’abisso, ma ancora non si<br />

scorge quel senso di responsabilità diffuso che sarebbe necessario<br />

per invertire la tendenza. Il premier rassicura: “L’Italia<br />

ce la farà da sola.” Tuttavia rimane il timore che invece<br />

sarà costretto a chiedere aiuto al Fmi e alla Bce, con la conseguente<br />

perdita di sovranità.<br />

“O mangi questa minestra o salti dalla finestra!” Questa è la<br />

perentoria condizione che le istituzioni monetarie pongono.<br />

Inutile lamentarci: ce la siamo cercata. Ora urge un grande<br />

progetto unitario, sostenuto da una convinta coesione politica<br />

e sociale. L’ottimismo esternato dal ministro Passera “s’intravvede<br />

la luce in fondo al tunnel” probabilmente si specchia<br />

in quest’opportunità, auspicando che centrosinistra e centrodestra<br />

la colgano e offrano alla campagna elettorale le rispettive<br />

proposte per risanare il debito. <strong>La</strong> proposta di Amato<br />

e Bassanini (giuristi di cultura socialista) sottoscritta da eccellenti<br />

economisti, prevede di ridurre il debito di 200 miliardi<br />

in otto anni e altri <strong>15</strong>0 nel quinquennio successivo;<br />

mentre quella di Alfano (Pdl) mira a un taglio secco di 400<br />

miliardi in cinque anni, per riportare l’incidenza <strong>del</strong> debito<br />

sul Pil sotto il 100%. Anche il ministro <strong>del</strong>l’Economia Vittorio<br />

Grilli ha esternato una simile manovra: no a nuove tasse,<br />

vendita <strong>del</strong> patrimonio mobiliare e immobiliare per <strong>15</strong>/20<br />

miliardi in cinque anni e 40 <strong>del</strong>le partecipazioni in Eni, Enel,<br />

Finmeccanica e StM, ma non <strong>del</strong>l’oro di Banca d’Italia. Una<br />

sintesi di queste potrebbe essere un salutare compromesso<br />

per il bene <strong>del</strong> Paese che ci aiuterebbe ad affrontare l’autunno<br />

con meno patema d’animo.<br />

MIRACOLO!<br />

ANZI, MIRACOLI!!<br />

Pari e patta<br />

1. Miracolo in un sobborgo di New York: la Vergine Maria<br />

appare in un tronco d’albero.<br />

Processioni di cattolici ispanici stanno muovendo verso<br />

West New York, cittadina a poca distanza da New York,<br />

per vedere l’albero dove in molti dicono essere comparsa<br />

l’immagine <strong>del</strong>la Vergine Maria.<br />

<strong>La</strong> Chiesa cattolica prende le distanze e stabilisce, con Bolla<br />

Sigillata, che tra l’enclave romana di San Pietro e la<br />

capitale morale degli USA, corrono 6892 km.<br />

<strong>La</strong> cittadina è tristemente nota per il suo alto tasso di criminalità<br />

e perché il suo primo cittadino è accusato di pirateria<br />

informatica.<br />

Più precisamente nel tronco di un Ginkgo biloba, (che porta<br />

il nome <strong>del</strong>l’acerrimo nemico di Diabolik, e qualcosa vorrà<br />

pur dire) i fe<strong>del</strong>i distinguono chiaramente l’immagine<br />

di Notre-Dame di Guadalupa, figura maggiore <strong>del</strong> cattolicesimo<br />

messicano.<br />

Chiedono che venga dichiarato monumento nazionale.<br />

Attorno, la polizia ha eretto <strong>del</strong>le barriere per proteggere<br />

l’albero dall’assalto <strong>del</strong>le migliaia di fan <strong>del</strong>la madre di<br />

Gesù, che cercano di prenderne ramoscelli per piantarli a<br />

talea nei giardini di casa, sperando di poter avere tra qualche<br />

anno anche loro alberi propri, con l’immagine <strong>del</strong>la<br />

Vergine, o almeno <strong>del</strong>la cugina Elisabetta, o di altri parenti<br />

prossimi <strong>del</strong>l’Assunta.<br />

<strong>La</strong> chiesa cattolica locale ha richiesto il monopolio sulla<br />

vendita <strong>del</strong>le talee; alla Chiesa di Roma andrebbe il 10%<br />

<strong>del</strong> ricavato, a maggior gloria di Pietro.<br />

2. Miracolo in Africa Occidentale: un albero di frutta,<br />

forse di uva Chardonnay, appare in una statua di arenaria<br />

<strong>del</strong>la Madonna in una zona desertica <strong>del</strong> Burkina Faso,<br />

un’area arida <strong>del</strong> Sahel, assolutamente priva di organismi<br />

vegetali, abitata da Tuareg, Peul e Hausa.<br />

Immediata la polemica tra una nota multinazionale di biotecnologie<br />

agrarie, che considera la pianta transgenica e<br />

dunque legittimamente sua, e le tribù locali, per i diritti di<br />

proprietà e immagine <strong>del</strong> prezioso vitigno.<br />

Incoronata Assunta Di Domenica<br />

e Angelo Sangiovese

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