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Appunti di Storia della medicina - Medicina e Chirurgia

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<strong>Appunti</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Storia</strong> <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina<br />

• <strong>Storia</strong>, filosofia ed etica generale <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina – L.R. Angeletti, V. Gazzaniga<br />

• Diapositive <strong>della</strong> Proff.sa Tognotti<br />

• http://pacs.unica.it/biblio/storiaindex.htm<br />

• http://www.sapere.it


Dal XII al VIII sec a.C. - La me<strong>di</strong>cina teurgica<br />

Nelle prime fasi, la me<strong>di</strong>cina occidentale era una me<strong>di</strong>cina teurgica, in cui la malattia era<br />

considerata un castigo <strong>di</strong>vino; sono infatti gli dei ad infliggere malattie mortali a chi abbia compiuto<br />

azioni empie. Questo concetto si trova in moltissime opere greche, come l'Iliade, che riporta fatti e<br />

consuetu<strong>di</strong>ni dal XII al IX – VIII a. C..<br />

In quest’opera la peste colpisce gli achei sottoforma <strong>di</strong> frecce mortali scagliate da Apollo perché<br />

Agamennone aveva offeso Crise, sacerdote <strong>di</strong> Apollo recatosi nel campo acheo per riscattare la<br />

figlia con le bende <strong>di</strong> Apollo fra le mani; l’oltraggio a lui <strong>di</strong>viene oltraggio al <strong>di</strong>o.<br />

Nell’Iliade sono descritte anche le prime azioni dei me<strong>di</strong>ci, limitate soprattutto alla piccola<br />

chirurgia, gli stessi me<strong>di</strong>ci greci che accompagnano la spe<strong>di</strong>zione, Solidario e Macaone, sono figli<br />

<strong>di</strong> Asklepio (<strong>di</strong>o greco <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina, Esculapio nel mondo romano) ed hanno appreso da lui l’uso<br />

dei blan<strong>di</strong> farmaci (épia phàrmaka).<br />

Nell’O<strong>di</strong>ssea compare anche una me<strong>di</strong>cina attenta alla persona ed alle malattie che portano<br />

lentamente alla morte, perché tolgono la vita me<strong>di</strong>ante un lento processo e non solo a seguito <strong>di</strong><br />

eventi cruenti. L’esempio più noto è quello <strong>della</strong> madre <strong>di</strong> Ulisse, Anticlea, morta per il lungo<br />

tormento causato dal pensiero del figlio lontano.<br />

E’ un passaggio importante perché introduce due elementi che faranno parte <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina<br />

ippocratica ovvero la malattia a grave e lungo decorso e la malattia che oggi chiamiamo<br />

psicosomatica.<br />

La <strong>di</strong>vinità incombe su tutto ciò che non è controllabile, come la malattia mortale, e la me<strong>di</strong>cina<br />

appare decisamente derivata dagli dei. Lo stesso <strong>di</strong>o che causa la malattia può essere l’artefice<br />

<strong>della</strong> guarigione, specialmente se opportunamente placato con offerte rituali.<br />

Un esempio che in<strong>di</strong>ca senza appello questo concetto <strong>di</strong> malattia come evento inspiegabile, si<br />

ritrova sempre nell’O<strong>di</strong>ssea quando, a proposito <strong>della</strong> cecità <strong>di</strong> Polifemo, viene scritto:<br />

“Se “nessuno” ti fa violenza, allora è una malattia che viene dal grande Zeus e da cui non puoi sfuggire”.<br />

Il concetto <strong>di</strong> malattia e <strong>di</strong> guarigione, come evento in qualche modo collegato al volere <strong>della</strong><br />

<strong>di</strong>vinità, è ancora oggi presente in molti credenti e ciò si evince anche a partire dal linguaggio<br />

comune, laddove si <strong>di</strong>ce che uno è preso, colpito, da una malattia.<br />

Il lungo processo <strong>di</strong> sviluppo <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina occidentale parte quin<strong>di</strong> da un giu<strong>di</strong>zio teurgico <strong>della</strong><br />

malattia fino al raggiungimento <strong>della</strong> concezione razionale-laica <strong>della</strong> stessa e <strong>della</strong> <strong>di</strong>sciplina<br />

me<strong>di</strong>ca.<br />

Il simbolo <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina è il serpente, animale sacro perché ritenuto, erroneamente, immune<br />

dalle malattie; sicuramente era molto utilizzato nella pratica <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina antica.<br />

Nel tempio <strong>di</strong> ogni città, che non era solo un luogo <strong>di</strong> devozione ma anche <strong>di</strong> cura, c'era una sorta<br />

<strong>di</strong> cunicolo con i serpenti che avevano lo scopo <strong>di</strong> impressionare il paziente, a cui probabilmente<br />

venivano date anche delle pozioni, per indurre uno stato <strong>di</strong> shock e fargli apparire il <strong>di</strong>o che così lo<br />

guariva.<br />

Dal VII al V sec a.C. - La scuola <strong>di</strong> Mileto<br />

La più antica tra le scuole me<strong>di</strong>che preippocratiche fu quella <strong>di</strong> Mileto (VII a.C.).<br />

I maestri <strong>di</strong> questa scuola furono filosofi come Talete, Anassagora, Anassimandro, Archelao e<br />

Diogene, che affrontarono lo stu<strong>di</strong>o dell’uomo anche da un punto <strong>di</strong> vista naturalistico.<br />

L’importanza <strong>della</strong> scuola <strong>di</strong> Mileto e dei suoi filosofi risiede nell’aver rotto il concetto ontologico <strong>di</strong><br />

malattia e nell’averlo tramutato in un concetto <strong>di</strong>namico: la malattia è un processo, è qualche cosa<br />

che fa parte dell’uomo, o dell’animale, è un modo del vivere, non più una cosa separata.<br />

Un punto fondamentale per la formazione e lo sviluppo del pensiero scientifico, attribuito ai filosofi<br />

<strong>della</strong> natura ed ai milesi in particolare, risiede in un importante passaggio logico: oltre alla<br />

scoperta dell’archè, <strong>di</strong> un principio fondatore, è essenziale la laicità dell’atteggiamento mentale<br />

con il quale si affronta la scoperta <strong>di</strong> un or<strong>di</strong>ne generale.<br />

Talete elabora un'importante sistema secondo cui l'universo (macrocosmo) è costituito da 4<br />

elementi fondamentali: aria, acqua, terra e fuoco. In questo periodo viene dato grande rilievo<br />

anche alle qualità e dualità: secco e umido, freddo e caldo, dolce e amaro, etc.<br />

2


Anassagora fu il primo ad affermare che per la nascita <strong>di</strong> una nuova vita è necessario il<br />

contributo (semen) <strong>di</strong> entrambi i genitori e pone l’accento sull’importanza <strong>della</strong> ricerca delle cause<br />

dei fenomeni, <strong>della</strong> comprensione del loro funzionamento e del poterne prevedere l’evoluzione.<br />

Pitagora (VI sec. a.C.) nacque a Crotone (VI a.c.) e la sua scuola si <strong>di</strong>ffuse in tutto il mondo<br />

antico, soprattutto nelle periferie del mondo greco (Magna Grecia, Ionia).<br />

Con lui lo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> scienza naturale, ancora non definibile me<strong>di</strong>cina, fu affrontato da un punto<br />

<strong>di</strong> vista quantitativo.<br />

L’importanza dei numeri nel pensiero pitagorico, infatti, si manifesta anche nella sua visione <strong>della</strong><br />

me<strong>di</strong>cina: le malattie nascono dagli eccessi e possono essere evitate rispettando regole<br />

alimentari, <strong>di</strong> igiene e <strong>di</strong> vita. La dottrina <strong>di</strong> Pitagora ebbe un grande successo; numerosi me<strong>di</strong>ci<br />

greci e italici (Alcmeo, Filolao e sopratutto Empedocle e Democede) la approfon<strong>di</strong>rono e la<br />

<strong>di</strong>ffusero anche fuori dei confini <strong>della</strong> Magna Grecia.<br />

Secondo la teoria dei numeri <strong>di</strong> Pitagora, questi ultimi avevano significati precisi ed i più importanti<br />

erano il 4 e il 7.<br />

Il 7 moltiplicato per 4 dà 28, ovvero il mese lunare <strong>della</strong> mestruazione.<br />

Il 7 moltiplicato per 40 dà 280, ossia la durata in giorni <strong>della</strong> gravidanza.<br />

Sempre per la connotazione magica del 7, si <strong>di</strong>ceva che era meglio che il bambino nascesse al 7°<br />

mese piuttosto che all’8°. Anche il periodo <strong>di</strong> quarantena, cioè i 40 giorni che servirebbero per<br />

evitare il contagio delle malattie, è derivato dal concetto <strong>di</strong> sacralità del numero 40.<br />

Alcmeone è allievo <strong>di</strong> Pitagora, fu il primo ad avere l'idea che l'uomo fosse un microcosmo<br />

costituito dai 4 elementi in<strong>di</strong>viduati da Talete.<br />

Secondo lui dall'equilibrio degli elementi, che chiamò isonomia o democrazia, derivava lo stato <strong>di</strong><br />

salute, mentre lo stato <strong>di</strong> malattia derivava dalla monarchia, ovvero dal prevalere <strong>di</strong> un elemento<br />

sugli altri.<br />

Alcmeone afferma una <strong>di</strong>versità sostanziale tra ciò che si osserva ed è quin<strong>di</strong> oggetto <strong>di</strong> indagine<br />

e ciò che appartiene al mondo teurgico. La relatività delle conoscenze che derivano dalla<br />

osservazione rappresenta una pietra miliare nello sviluppo del pensiero scientifico.<br />

La relatività del sapere scientifico <strong>di</strong>pende dalla capacità <strong>di</strong> fare osservazioni che portano a nuove<br />

conoscenze; la me<strong>di</strong>cina si deve fondare quin<strong>di</strong> sull’osservazione e deve continuare su<br />

conoscenze relative: le certezze sono degli dei.<br />

“…sulle cose invisibili e sulle cose mortali certezze evidenti sono gli dei ad averle, agli uomini è dato solo far congetture”<br />

Nel lavoro <strong>di</strong> Alcmeone non si ricerca alcun principio fondatore (arché), ma si procede<br />

all’osservazione <strong>della</strong> natura, particolarmente dell’anatomo-fisiologia del corpo umano in relazione<br />

alle osservazioni sugli animali, traendo i principi generali <strong>di</strong> funzionamento.<br />

Alcmeone fu il primo ad in<strong>di</strong>viduare nel cervello l'organo più importante; sino ad allora era stata<br />

data pochissima importanza al cervello, che era sempre sfuggito all'osservazione: all'epoca greca<br />

il corpo era sacro e non si praticavano <strong>di</strong>ssezioni, ma veniva visto negli animali sacrificati come<br />

una massa gelatinosa e fredda <strong>di</strong> scarso interesse. Alcmeone stabilì che il cervello doveva essere<br />

l'organo che comandava l'organismo. Pare che si fosse anche reso conto, fatto poi smentito da<br />

altri, che i nervi servissero per condurre gli impulsi nervosi, ma questa notizia non ha lasciato<br />

traccia nella storia <strong>della</strong> scienza <strong>di</strong> allora.<br />

V sec a.C. - Ippocrate e la scuola ippocratica<br />

Ippocrate nasce nel 460 a.C. a Cos (Grecia) nel Dodecanneso, e visse durante i 50 anni <strong>di</strong> pace<br />

periclea, periodo in cui fiorì la filosofia e si sviluppò la scuola razionale, cui vanno ascritti molti dei<br />

pensieri attribuiti ad Ippocrate; operò nell'area del Me<strong>di</strong>terraneo e nei suoi viaggi toccò la Sicilia,<br />

l'Egitto, Alessandria, Cirene, Cipro.<br />

E’ considerato il “padre” <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina razionale (che esclude ogni intervento <strong>di</strong>vino nelle<br />

malattie), rompe definitivamente, continuando il percorso dei milesi, con la tra<strong>di</strong>zione magica <strong>della</strong><br />

me<strong>di</strong>cina antica ed elabora nuove regole nate dal razionalismo, caratterizzante il pensiero greco<br />

in quel periodo (si pensi al “De morbo sacro”). Le sue teorie influenzarono i me<strong>di</strong>ci dell’occidente<br />

per circa 2000 anni.<br />

La concezione <strong>di</strong> Ippocrate si rifaceva a quella dei filosofi <strong>della</strong> natura, in particolare <strong>di</strong> Talete ed<br />

Alcmeone. Secondo Ippocrate agli elementi del corpo umano (aria, fuoco, terra ed acqua)<br />

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corrispondevano, in base a delle qualità comuni, degli umori ai quali in seguito furono fatte<br />

corrispondere anche le stagioni e con le quattro età <strong>della</strong> vita:<br />

• aria onnipresente > sangue;<br />

• fuoco caldo > bile gialla;<br />

• terra per il colore > bile nera umore scuro probabilmente corrispondente al sangue<br />

<strong>della</strong> milza, venoso e quin<strong>di</strong> molto scuro;<br />

• acqua > flegma o pituita (muco), comprendente tutte le secrezioni acquose del nostro<br />

corpo (saliva, sudore, lacrime, etc.), localizzato principalmente nel cervello, che era umido<br />

e freddo come l'acqua;<br />

Elementi<br />

<strong>di</strong> Talete<br />

Umori <strong>di</strong><br />

Ippocrate<br />

Aria Sangue Primavera<br />

Fuoco Bile gialla Estate<br />

Terra Bile Nera Autunno<br />

Stagioni Età Temperamento<br />

Infanzia e prima<br />

giovinezza<br />

Giovinezza<br />

matura<br />

Età virile<br />

avanzata<br />

Gioviale<br />

Amoroso<br />

Collerico<br />

Acqua Flegma Inverno Età senile Flemmatico<br />

Ippocrate, rifacendosi ad Alcmeone sosteneva che la malattia derivasse dallo squilibrio dei quattro<br />

umori del corpo umano, senza parlare più <strong>di</strong> democrazia o monarchia per non offendere i tiranni,<br />

e che dove c'era equilibrio tra gli umori c'era la salute; la cura consisteva nel ripristinare l’equilibrio<br />

rimuovendo l'umore in eccesso. Gli umori, infatti, si spostano all’interno dei vasi del corpo (non vi<br />

è ancora <strong>di</strong>stinzione fra arterie e vene) ed in caso <strong>di</strong> malattia si fissano in una zona errata,<br />

causando la sofferenza.<br />

Alla base delle concezioni <strong>di</strong> Ippocrate c'era una filosofia profonda e pratica e un notevole<br />

buonsenso. I principi fondamentali erano <strong>di</strong> lasciar fare alla forza guaritrice <strong>della</strong> natura e<br />

permettere alla malattia <strong>di</strong> fare il suo corso; osservare attentamente il malato ed intervenire il<br />

meno possibile, limitando rigidamente il ricorso ai farmaci, somministrati secondo il principio del<br />

“contraria contraris" (la sostanza attiva deve avere un’azione contraria agli effetti <strong>della</strong> malattia).<br />

I farmaci ippocratici erano <strong>di</strong> origine vegetale, minerale, animale e provenivano dalla tra<strong>di</strong>zione<br />

me<strong>di</strong>ca egiziana e orientale: la me<strong>di</strong>cina <strong>della</strong> Magna Grecia, infatti, si affidava a prescrizioni<br />

<strong>di</strong>etetiche e igieniche più che a veri principi attivi.<br />

Si doveva inoltre fare attenzione all'alimentazione e alla salubrità dell'aria.<br />

Per eliminare lo squilibrio era necessario rimuovere la materia in eccesso, detta materia peccans.<br />

I mezzi a <strong>di</strong>sposizione per l'eliminazione <strong>della</strong> futura materia peccans erano il capipurgio<br />

ovvero la purga del capo attraverso lo starnuto indotto da droghe come il pepe; il clistere; il<br />

salasso o sanguisugio. Quest'ultima pratica fu molto usata dai seguaci <strong>di</strong> Ippocrate, soprattutto<br />

nell'epoca romana <strong>di</strong> Galeno, con conseguenze gravissime, perché il levare il sangue ad un<br />

malato non era utile ed era spesso causa <strong>di</strong> morte.<br />

Ippocrate comunque, raccomandava <strong>di</strong> utilizzare questi mezzi con la massima parsimonia.<br />

Come già accennato, fu fra i primi a considerare una sorta <strong>di</strong> patogenesi, (i malanni come eventi<br />

<strong>di</strong>namici che evolvono attraversando fasi <strong>di</strong>verse) e fu il creatore <strong>della</strong> semeiotica: associò a<br />

ciascuna malattia una serie <strong>di</strong> sintomi e insegnò a cercare i segni del <strong>di</strong>sturbo attraverso i cinque<br />

sensi: l’ispezione del corpo, la palpazione e l’ascoltazione del torace, l’analisi <strong>della</strong> materia<br />

peccans.<br />

Da Ippocrate e dalla sua scuola derivano numerosi scritti che sono raccolti nel “Corpus<br />

Ippocraticus", che comprende 72 opere; gli argomenti trattati possono essere ricondotti ai<br />

seguenti campi:<br />

• Anatomia e fisiologia;<br />

• Me<strong>di</strong>cina Interna;<br />

• <strong>Chirurgia</strong> e traumatologia; insegnò a cauterizzare le ferite, a ridurre e immobilizzare le<br />

fratture (si svolgevano le olimpia<strong>di</strong>), a incidere gli ascessi;<br />

• Ginecologia;<br />

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• Ostetricia;<br />

• Pe<strong>di</strong>atria;<br />

• Terapia;<br />

• Dietetica;<br />

• Libri Etici;<br />

I testi <strong>di</strong> Ippocrate, o i presunti tali, furono commentati nelle università sino al 1700.<br />

La me<strong>di</strong>cina ippocratica è una me<strong>di</strong>cina olistica, al centro <strong>della</strong> quale vi è l’uomo inteso come<br />

in<strong>di</strong>viduo e non come somma <strong>di</strong> parti, fisiche o psichiche, più o meno malate; anche la malattia<br />

viene spiegata ed affrontata in modo olistico, rispetto all’ambiente interno ed esterno, stimolando<br />

l’autoguarigione, riequilibrando gli umori.<br />

I testi ippocratici comprendono anche una serie <strong>di</strong> aforismi che sono alla base <strong>della</strong> sua filosofia<br />

ed invitano a pensare attentamente e ripetutamente prima <strong>di</strong> intervenire.<br />

"La vita è breve, l'arte è lunga, l'occasione è fuggevole, l'esperienza è fallace, il giu<strong>di</strong>zio è <strong>di</strong>fficile"<br />

La philotechne e la philanthropia devono accompagnare l’operato del me<strong>di</strong>co<br />

Questo fece la fortuna <strong>della</strong> scuola ippocratica nei confronti <strong>della</strong> scuola rivale <strong>di</strong> Cnido, che<br />

invece era focalizzata sulla malattia con una concezione riduzionistica, simile a quella o<strong>di</strong>erna.<br />

Il famoso giuramento <strong>di</strong> Ippocrate co<strong>di</strong>fica la figura del me<strong>di</strong>co.<br />

“Giuro ad Apollo me<strong>di</strong>co, Asclepio, Igea e Panacea, prendendo come testimone tutti gli dei e le dee, <strong>di</strong><br />

tenere fede secondo il mio potere e il mio giu<strong>di</strong>zio a questo impegno: giuro <strong>di</strong> onorare come onoro i miei<br />

genitori colui che mi ha insegnato l'arte <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina (concetto <strong>di</strong> allievo e maestro) e <strong>di</strong> <strong>di</strong>videre con<br />

lui il mio sostentamento e <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare i suoi bisogni, se egli ne avrà necessità;”<br />

“…<strong>di</strong> considerare i suoi figli come fratelli, e se vogliono imparare quest'arte, <strong>di</strong> insegnarla a loro senza<br />

salario né contratto…”<br />

“…<strong>di</strong> comunicare i precetti generali, le nozioni orali e tutto il resto <strong>della</strong> dottrina ai miei figli, ai figli del mio<br />

maestro e ai <strong>di</strong>scepoli ingaggiati ed impegnati con giuramento secondo la legge me<strong>di</strong>ca, ma a nessun<br />

altro” (concetto <strong>della</strong> casta).<br />

“Applicherò il regime <strong>di</strong>etetico a vantaggio dei malati, secondo il mio potere e il mio giu<strong>di</strong>zio, li <strong>di</strong>fenderò<br />

contro ogni cosa nociva ed ingiusta”.<br />

“Non darò, chiunque me lo chieda, un farmaco omicida (rifiuto dell'eutanasia), né prenderò iniziativa <strong>di</strong><br />

simile suggerimento, né darò ad alcuna donna un pessario abortivo”.<br />

“Con la castità e la santità salvaguarderò la mia vita e la mia professione. Non opererò gli affetti da calcoli<br />

e lascerò questa pratica a professionisti”.<br />

(È questo un anatema contro la chirurgia, che trova la sua giustificazione nel fatto che la chirurgia<br />

allora aveva esiti <strong>di</strong>sastrosi. Non c'era nessuno stimolo a stu<strong>di</strong>are l'anatomia, perché si pensava<br />

che le malattie fossero causate dallo squilibrio degli umori e gli organi non avessero nessuna<br />

importanza; quin<strong>di</strong> la chirurgia era un qualcosa <strong>di</strong> empirico, uno tagliava senza sapere cosa<br />

andava a tagliare, non c'erano i concetti <strong>della</strong> asepsi, <strong>della</strong> anestesia. La chirurgia fu considerata<br />

una pratica artigianale secondaria senza utilità, non una scienza, sino alla fine del 1700. Gli<br />

artigiani la praticavano <strong>di</strong> nascosto, tramandandosi tra loro i segreti. I chirurghi e i me<strong>di</strong>ci<br />

indossavano anche un <strong>di</strong>verso abbigliamento: i me<strong>di</strong>ci, poiché laureati e magistri togati, potevano<br />

portare la toga a <strong>di</strong>fferenza dei chirurghi, che invece erano persone indotte e non conoscevano il<br />

latino, che in epoca me<strong>di</strong>oevale e moderna era la lingua dei dotti (nelle incisioni del’500, del’600 e<br />

anche del’700 si <strong>di</strong>stinguono i me<strong>di</strong>ci con la toga lunga sino ai pie<strong>di</strong> dai chirurghi con le gambe<br />

scoperte). Questo corollario fu benefico nell'imme<strong>di</strong>ato, ma portò alla pratica <strong>della</strong> chirurgia da<br />

parte <strong>di</strong> persone prive <strong>di</strong> ogni conoscenza teorica.)<br />

“In qualunque casa io entri sarà per utilità dei malati, evitando ogni atto <strong>di</strong> volontaria corruzione, e<br />

soprattutto <strong>di</strong> sedurre le donne, i ragazzi, liberi e schiavi”.<br />

“Le cose che nell'esercizio <strong>della</strong> mia professione o al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> essa potrò vedere o <strong>di</strong>re sulla vita degli<br />

uomini e che non devono essere <strong>di</strong>vulgate le tacerò, ritenendole come un segreto” (concetto <strong>di</strong> segreto<br />

professionale).<br />

5


IV sec a.C. - La scuola <strong>di</strong> Cos<br />

La scuola Ippocratica sopravvisse alla morte <strong>di</strong> Ippocrate grazie all’opera dei suoi <strong>di</strong>scendenti.<br />

Ne fecero parte me<strong>di</strong>ci molto famosi come Diocle e Prassagora che parteciparono attivamente al<br />

<strong>di</strong>battito dell’epoca tra Dogmatici ed Empirici.<br />

I dogmatici consideravano il ragionamento e la logica come base per la me<strong>di</strong>cina e costituiscono<br />

la continuazione <strong>della</strong> scuola <strong>di</strong> Ippocrate; ne facevano parte sia Diocle che Prassagora ma<br />

tuttavia essi accolsero e fecero fruttare lo spirito pratico tipico degli empirici.<br />

Gli empirici davano più importanza all’osservazione delle evidenze, rifiutando i ragionamenti e le<br />

ricerche, secondo questi l’attività del me<strong>di</strong>co comprendeva tre momenti fondamentali: l’anamnesi,<br />

la visita <strong>di</strong>retta del me<strong>di</strong>co al malato e la <strong>di</strong>agnosi.<br />

Aristotele (384 a.C. - 322 a.C.) contribuì enormemente non tanto alla me<strong>di</strong>cina in sé, quanto alla<br />

scienza naturale, ed a lui si deve la prima classificazione degli animali (al suo allievo Teofrasto<br />

quella delle piante). Purtroppo alcuni passi <strong>di</strong> Aristotele, forse interpretati male, portarono ad un<br />

errore che ebbe gravi conseguenze sull'evoluzione <strong>della</strong> scienza: pare che egli sostenesse che<br />

certi animali inferiori, gli insetti originassero dalla materia in decomposizione per generazione<br />

spontanea e che quin<strong>di</strong> non fosse possibile limitarne la crescita.<br />

Aristotele elaborò un sistema fisiologico incentrato sul cuore, nel quale, secondo lui, ardeva una<br />

fiamma vitale mantenuta da uno spirito, detto pneuma o spirito vitale, che dava calore.<br />

I polmoni ed il cervello avevano invece una funzione <strong>di</strong> raffreddamento.<br />

Il cuore era l'organo più importante perché quando il cuore si ferma l'uomo muore.<br />

Inoltre Aristotele nei suoi stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> embriologia notò che quest’organo comincia a battere nelle fasi<br />

iniziali dello sviluppo dell'organismo “primum oriens, ultimum moriens”.<br />

Nella sua teoria il calore era la cosa più importante e dava la vita. Egli sosteneva che l'uomo,<br />

avendo molto calore, riusciva ad utilizzare tutte le risorse del suo organismo e a produrre lo<br />

sperma. La donna, invece, non avendo abbastanza calore, eliminava parte del sangue attraverso<br />

il mestruo. Lo sperma col calore agiva sul mestruo, producendo l'embrione.<br />

La riprova, secondo Aristotele, <strong>della</strong> vali<strong>di</strong>tà <strong>della</strong> sua teoria era che questo calore derivato dallo<br />

sperma, nel periodo del puerperio, faceva sì che la donna producesse il latte: nella maggior parte<br />

dei casi non si presentava la mestruazione proprio perché questo sangue in abbondanza veniva<br />

trasformato in latte grazie al calore.<br />

Con Aristotele nasceva figura del physikos, il filosofo <strong>della</strong> natura, fornito <strong>di</strong> un sapere scientifico<br />

che spaziava dai <strong>di</strong>versi processi <strong>della</strong> vita animale alla dottrina degli elementi e delle qualità. La<br />

filosofia aristotelica sarà inserita nei programmi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o delle facoltà <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina dove ci si<br />

addottorava in Filosofia e Me<strong>di</strong>cina.<br />

Aristotele fu anche maestro <strong>di</strong> Alessandro Magno, che portò al massimo la fioritura <strong>della</strong> cultura<br />

ellenica, che si espanse in tutto il Me<strong>di</strong>terraneo.<br />

III sec a.C. - La scuola <strong>di</strong> Alessandria<br />

Alessandro Magno aveva conquistato tutto il Me<strong>di</strong>terraneo ma, come spesso accade, la massima<br />

espansione portò alla caduta dell'impero. Il potere fu ripartito fra i suoi vari generali e nel 300 a. C.<br />

l'impero venne <strong>di</strong>viso in numerosi regni.<br />

Tra i più importanti regni vi sono quello <strong>di</strong> Pergamo e soprattutto quello tolemaico in Egitto, qui la<br />

cultura greca si fuse con quella egiziana, va ricordata, infatti, la <strong>di</strong>ffusione del liceo ateniese<br />

formato da Aristotele dopo la morte <strong>di</strong> Alessandro Magno.<br />

Nell'impero tolemaico, ad Alessandria d'Egitto si sviluppò un movimento culturale <strong>di</strong> vastissime<br />

proporzioni e la città <strong>di</strong>venne un centro molto vivace per l’insegnamento <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina: fu<br />

costruita la biblioteca più grande e famosa dell'antichità, che costituiva la summa del sapere<br />

dell'epoca e che, nei secoli successivi, andò incontro ad alterne vicende.<br />

Questa era una vera e propria università, in cui operavano scienziati formatisi alla scuola<br />

aristotelica che praticavano le <strong>di</strong>ssezioni sugli animali e sull’uomo.<br />

L'Egitto era una terra in cui da secoli, per non <strong>di</strong>re millenni, si faceva uso <strong>di</strong> pratiche funerarie che<br />

prevedevano la <strong>di</strong>ssezione dell'uomo come preparazione alla mummificazione.<br />

Ecco che quin<strong>di</strong> acquisì importanza la tecnica dell’esame sul cadavere, l’autopsia, inteso non<br />

semplicemente come <strong>di</strong>ssezione, ma, come avverrà anche nel nascimento, quale momento<br />

6


fondamentale dell'attività del me<strong>di</strong>co.<br />

La scuola era basata soprattutto sul patrimonio antico, su un’intensa opera <strong>di</strong> traduzione e<br />

commento dei testi classici greci raccolti ad Alessandria, a Pergamo, a Efeso, a Ro<strong>di</strong>; si stu<strong>di</strong>ava<br />

Aristotele, furono tradotti gli aforismi <strong>di</strong> Ippocrate ed il trattato <strong>di</strong> botanica <strong>di</strong> Dioscoride, De<br />

materia me<strong>di</strong>ca; venne anche ideata una nuova terminologia me<strong>di</strong>ca.<br />

Erofilo ed Erasistrato (appartenenti alla scuola dei dogmatici), sempre intorno al III secolo a.C.<br />

insegnarono ad Alessandria d’Egitto e svilupparono ulteriormente gli insegnamenti ippocratici,<br />

<strong>di</strong>edero alla me<strong>di</strong>cina una nuova <strong>di</strong>mensione epistemologica dovuta all’affermarsi <strong>della</strong> teoria<br />

anatomo-fisiologica, anche grazie alla <strong>di</strong>ffusa pratica <strong>di</strong>ssettoria.<br />

Entrambi, oltre che a insegnare, si cimentarono con successo nell’anatomia.<br />

Erofilo si occupò dello stu<strong>di</strong>o del sistema nervoso centrale con particolare interesse al cervello,<br />

ritenuto la sede delle sensazioni;<br />

Erasistrato, invece, fece importanti osservazioni sull’apparato car<strong>di</strong>ocircolatorio ed evidenziò la<br />

<strong>di</strong>fferenza fra vene ed arterie.<br />

La Me<strong>di</strong>cina Romana<br />

A Roma vi è la compresenza <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>cina “alta e filosofica” ed una basata sul sostrato sociale<br />

e praticata in ambito familiare dal pater familias. Quest’ultima non era basata in realtà su una<br />

teoria vera e propria ma comprendeva l'erboristica, alcuni incantesimi e rituali e preghiere.<br />

In seguito alla conquista <strong>della</strong> Grecia ci furono numerosi me<strong>di</strong>ci che si vendettero come schiavi<br />

per poter andare a Roma ad esercitare la propria arte, nell’urbe, infatti, fare il me<strong>di</strong>co era<br />

considerata cosa <strong>di</strong>s<strong>di</strong>cevole, che poteva fare solo uno straniero.<br />

Grazie all’apporto delle conoscenze provenienti dalla Grecia la me<strong>di</strong>cina romana si sviluppa<br />

moltissimo.<br />

A Roma erano presenti <strong>di</strong>verse scuole:<br />

La scuola empirica, secondo la quale l'attività del me<strong>di</strong>co comprendeva tre momenti<br />

fondamentali: l'anamnesi, l'autopsia, (intesa però come ispezione, visita <strong>di</strong>retta del me<strong>di</strong>co<br />

sul malato), e la <strong>di</strong>agnosi. Anche tale scuola aveva dei principi molto affascinanti, che<br />

richiamano quelli o<strong>di</strong>erni, tuttavia fallì giacché non vi era la possibilità concreta <strong>di</strong> fare una<br />

<strong>di</strong>agnosi accurata e, <strong>di</strong> conseguenza, una terapia ad hoc, viste le scarse cognizioni, in<br />

termini <strong>di</strong> malattie, in loro possesso.<br />

Asclepìade è un degno esempio <strong>di</strong> empirico; questi si innesta perfettamente nel substrato<br />

culturale romano: è un buon retore, non è favorevole a mezzi <strong>di</strong> cura violenti, ma propone<br />

una terapia varia, basata in gran parte sull’assunzione <strong>di</strong> vino, su bagni, massaggi ed un<br />

blando esercizio fisico, quin<strong>di</strong> perfettamente in accordo con la tra<strong>di</strong>zione romana delle<br />

terme.<br />

• La scuola dogmatica, continuazione <strong>della</strong> scuola d'Ippocrate.<br />

• La scuola meto<strong>di</strong>ca (I sec. a.C.) ebbe un grosso successo nel me<strong>di</strong>oevo e si rifaceva alla<br />

teoria atomistica <strong>di</strong> Democrito. Secondo tale scuola era necessario valutare le cose così<br />

come apparivano nel mondo reale, bisognava porre attenzione allo stato fisico del malato.<br />

Grande importanza, secondo loro, aveva lo stato dei pori: a seconda che questi fossero<br />

aperti o chiusi si aveva una con<strong>di</strong>zione, rispettivamente, <strong>di</strong> rilassatezza o <strong>di</strong> tensione; e<br />

bisognava far <strong>di</strong> tutto perché i pori rimanessero aperti in modo normale, quin<strong>di</strong> fare<br />

attenzione a come ci si lavava, alla temperatura dell'acqua... Questo concetto fu la causa<br />

dell'estrema scarsità d'igiene esistente nel me<strong>di</strong>oevo, poiché venne male interpretato e<br />

inteso come la condanna dell'acqua in quanto causa <strong>della</strong> chiusura dei pori. Oltre al<br />

fenomeno visibile esaltavano l’importanza <strong>della</strong> strumentaria nella <strong>di</strong>agnosi ed<br />

in<strong>di</strong>viduavano nella malattia quattro perio<strong>di</strong>: inizio, crescita, acme, declino.<br />

I Meto<strong>di</strong>ci si impegnarono duramente nel tentativo <strong>di</strong> classificare tutte le malattie e le cure<br />

allora conosciute; le teorie degli Empirici furono il loro punto <strong>di</strong> partenza.<br />

• La scuola pneumatica (I sec. a.C.) <strong>di</strong> origine aristotelica affermava lo pneuma fosse<br />

l’agente capace <strong>di</strong> raggiungere ogni parte del corpo trasportato del sangue, producendo il<br />

7


“calore animale”, avvertibile attraverso la palpazione del polso, come principio <strong>di</strong> vita e<br />

salute.<br />

Nell'epoca greca e poi romana ci fu un gran<strong>di</strong>ssimo sviluppo dell'igiene: i bisogni fisiologici non<br />

venivano più espletati nell'ambiente esterno o in luoghi aperti comuni (vicoli, spiazzi) ma in<br />

apposite costruzioni, le latrine pubbliche, dotate <strong>di</strong> sistema idrico e <strong>di</strong> sistema fognario efficienti.<br />

In ogni casa, non solo in quelle dei ricchi, ma anche nelle insulae, che erano le case popolari<br />

dell'epoca, vi era una fontana, l'acqua corrente, portata in ogni casa dagli acquedotti.<br />

Questi acquedotti, costituiti da tubi <strong>di</strong> piombo, materiale molto malleabile, furono imputati del crollo<br />

dell'impero romano, a causa <strong>della</strong> malattia causata dai sali <strong>di</strong> piombo, il saturnismo.<br />

In realtà pare che non fosse tanto l'acqua inquinata a determinare tale malattia, ma il vino.<br />

L'acqua, infatti, non depurata proveniente da zone montane, era ricca <strong>di</strong> sali <strong>di</strong> calcio, i quali, col<br />

tempo, depositandosi sulle pareti delle tubature, costituivano un rivestimento capace <strong>di</strong> trattenere i<br />

sali <strong>di</strong> piombo, che non venivano più a riversarsi nell'acqua corrente. Il vino risultava invece, alla<br />

fine, ricco <strong>di</strong> sali <strong>di</strong> piombo, che sono solubili, in quanto questi venivano utilizzati, alla stregua del<br />

bisolfito usato oggi, per controllare la fermentazione del vino.<br />

Sulla scia <strong>della</strong> grande importanza data all'igiene, in epoca romana sorsero i primi veri e propri<br />

ospedali, costruiti secondo precise norme igieniche quali smaltimento dei rifiuti, sistema idrico,<br />

libera circolazione dell'aria, come <strong>di</strong>mostrano le numerose finestre <strong>di</strong> cui erano dotati.<br />

Aulo Cornelio Celso (I sec d.C.) fu l’unico vero romano tra i gran<strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci che operarono a<br />

Roma e non fece parte <strong>di</strong> nessuna delle scuole me<strong>di</strong>che dell’epoca; nella pratica si rifaceva agli<br />

insegnamenti <strong>di</strong> Ippocrate e Asclepiade. Questi fece una sorta <strong>di</strong> enciclope<strong>di</strong>a “De artibus”, <strong>della</strong><br />

quale è arrivata fino a noi solo la sezione me<strong>di</strong>ca, il trattato “De Me<strong>di</strong>cina” in cui erano affrontati<br />

argomenti <strong>di</strong> chirurgia, <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> un eru<strong>di</strong>to, piuttosto che da quello <strong>di</strong> un<br />

conoscitore dell'argomento, facendo un grande elenco <strong>di</strong> pratiche comuni a Roma. Da qui<br />

possiamo però farci un'idea dello sviluppo raggiunto dalla chirurgia in quell'epoca, soprattutto in<br />

alcuni campi, quali l'odontoiatria (<strong>di</strong> origine etrusca basandosi sulle immagini <strong>di</strong> protesi dentarie e<br />

<strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> denti). Inventò una terminologia me<strong>di</strong>ca ancora usata nella me<strong>di</strong>cina moderna.<br />

Galeno (II sec. d.C.) è il più noto dei me<strong>di</strong>ci dell’epoca romana e lasciò una traccia<br />

importantissima nella cultura occidentale. Nacque a Pergamo intorno al 130 d.C. ed era figlio<br />

dell'architetto del re, dopo il tirocinio a Corinto, Smirne ed Alessandria si trasferì a Roma.<br />

Qui fece il me<strong>di</strong>co dei gla<strong>di</strong>atori, acquisendo quin<strong>di</strong> una certa infarinatura anatomica, anche se,<br />

seguendo i concetti greci, si de<strong>di</strong>cò soprattutto alla <strong>di</strong>ssezione degli animali. Tra questi i più<br />

stu<strong>di</strong>ati erano il maiale “l'animale più simile all'uomo” ed il macaco.<br />

Galeno basa la sua sapienza me<strong>di</strong>ca sull’acquisizione sistematica del dato anatomo-fisiologico e<br />

sulla sistematizzazione dell’enorme quantità <strong>di</strong> dati proveniente dagli scritti <strong>di</strong> scuola ippocratica<br />

ed in genere <strong>di</strong> autori antichi.<br />

Galeno si trova ad affrontare la fama <strong>di</strong> Asclepiade, che con le sue terapie era entrato nella piena<br />

stima <strong>di</strong> gran parte del popolo, ed inizia, fin da giovane, una continua opera <strong>di</strong> aggressione nei<br />

confronti delle teorie <strong>di</strong> quest’ultimo.<br />

Sul piano <strong>della</strong> fisiologia perfezionò la tra<strong>di</strong>zione umorale ippocratica, collegando ad ogni umore<br />

un organo ed ad una qualità che corrisponde ai quattro elementi caratteristici del macrocosmo.<br />

La salute implica l’equilibrio dei quattro umori, a seconda che prevalga uno o l’altro si hanno<br />

quattro tipi <strong>di</strong> temperamento.<br />

Elementi<br />

<strong>di</strong> Talete<br />

Umori <strong>di</strong><br />

Ippocrate<br />

Organo Qualità<br />

Aria Sangue Cuore Caldo<br />

Fuoco Bile gialla Fegato Umido<br />

Terra Bile Nera Milza Secco<br />

Acqua Flegma Cervello Freddo<br />

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Galeno intuì l'importanza fondamentale degli organi e <strong>di</strong> molti anche il loro effettivo ruolo; ad<br />

esempio capì che le vesciche urinarie non producevano urina, ma che questa proveniva dagli<br />

ureteri (lo <strong>di</strong>mostrò legando gli ureteri); per Galeno la malattia è un fenomeno <strong>di</strong> alterazione<br />

funzionale riferito ad un singolo organo.<br />

Elaborò un teoria fisiologica per capire come funzionava il nostro corpo e come si muoveva il<br />

sangue, intuendo il rapporto <strong>di</strong> continuità fra arterie e vene attraverso i capillari. Secondo la sua<br />

teoria non esiste una circolazione ma tre circuiti: quello del sangue trasportato dalle vene per<br />

nutrire gli organi e quello dello spirito vitale, che circola attraverso le arterie per insufflare le forze<br />

<strong>della</strong> vita. Sulla base <strong>di</strong> molte affermazioni <strong>di</strong> Aristotele affermò che il cibo durante la <strong>di</strong>gestione<br />

<strong>di</strong>venisse sangue e si arricchisse <strong>di</strong> spirito naturale.<br />

In seguito il sangue attraverso le vene, veniva portato al fegato: l'organo principale <strong>della</strong><br />

circolazione e gran parte <strong>di</strong> questo, dal fegato andava in periferia, attraverso le vene, dove veniva<br />

consumato come nutrimento. Una parte, invece, attraverso la vena Cava, passava al cuore, sede<br />

in cui arde la fiamma vitale, nel quale si arricchiva dello spirito vitale; in particolare il sangue<br />

giungeva al cuore destro e da qui, attraverso dei pori (foramina), giungeva al cuore sinistro;<br />

da qui, attraverso le arterie, considerate dei vasi, il sangue giungeva soprattutto al cervello.<br />

Prima <strong>di</strong> giungere però al cervello all’interno del quale il sangue si arricchiva <strong>di</strong> un ulteriore spirito,<br />

lo spirito animale, quin<strong>di</strong>, attraverso i nervi, considerati il terzo sistema <strong>di</strong> vasi, giungeva in<br />

periferia dove poteva dare la vita. Questa teoria non presuppone una circolazione del sangue,<br />

bensì solo un movimento: a suo giu<strong>di</strong>zio si muoveva secondo il moto delle maree.<br />

Secondo tale concezione, il sangue sarebbe dovuto essere una quantità enorme: infatti, se man<br />

mano che il sangue giungeva in periferia si consumava, è logico che se ne sarebbe dovuto<br />

produrre una quantità notevole in continuazione. Per confutarla sarebbe bastato prendere un<br />

animale e sgozzarlo, come fece 1500 anni dopo Harvey. Secondo la teoria galenica, inoltre, a<br />

livello del cervello il sangue veniva filtrato e si veniva così a creare uno spurgo, rappresentante ciò<br />

che <strong>di</strong> impuro il sangue conteneva, e che, attraverso la lamina cribrosa (chiamata così per<br />

l'appunto) colava giù dando origine alle lacrime. Una teoria affascinante che, tuttavia, non era<br />

fondata su basi sperimentali e che portò poi alla cristallizzazione <strong>di</strong> tutto il sapere me<strong>di</strong>coscientifico.<br />

Esasperò l'aspetto terapeutico <strong>della</strong> materia peccans, come ad esempio il pus, "bonum et<br />

laudabile", perché espressione <strong>di</strong> materia peccans che doveva essere eliminata.<br />

Purtroppo tale intuizione venne sfruttata in senso stretto, basti pensare che le ferite non dovevano<br />

guarire per prima intenzione, ma doveva formarsi prima pus: era quin<strong>di</strong> necessario bruciare la<br />

ferita in maniera tale da provocare la sua formazione, perché solo così le ferite guarivano meglio.<br />

Tale concetto restò valido sino alla fine del 1500.<br />

Galeno portò, inoltre, all'esasperazione anche altre meto<strong>di</strong>che terapeutiche, quali il salasso.<br />

Nel suo concetto introdusse anche il concetto meto<strong>di</strong>sta dei pori: ciò, però, fu travisato ed<br />

interpretato come un invito a non lavarsi.<br />

Tra le trattazioni rese così inattaccabili, oltre a quella sul sangue, già vista, vi è quella anatomica.<br />

Una anatomia, tuttavia, fondata sullo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> animali che quin<strong>di</strong> non aveva nessuna funzionalità<br />

pratica, reale. A riprova dell'intoccabilità <strong>di</strong> Galeno è <strong>di</strong>mostrativo il fatto che, nonostante tutte le<br />

prove rappresentate dai numerosi scheletri presenti sotto gli occhi <strong>di</strong> tutti, si continuasse ad<br />

affermare che gli omeri fossero curvi, e che quelli dritti non erano altro che ingannevoli scherzi<br />

<strong>della</strong> natura.<br />

Galeno ebbe molta importanza come me<strong>di</strong>co pratico: basandosi sulle piante me<strong>di</strong>cinali introdusse<br />

farmaci <strong>di</strong> gran<strong>di</strong>ssima importanza (preparati galenici), ad esempio, l'uso <strong>della</strong> corteccia <strong>di</strong> salice,<br />

del laudano, tintura <strong>di</strong> oppio come anestetico.<br />

Però insieme a questi reclamizzò dei farmaci completamente inutili, tra cui la triaca o teriaca, in<br />

altre parole un brodone in cui erano presenti le cose più strane: sterco <strong>di</strong> capra, pezzi <strong>di</strong> mummia,<br />

teste <strong>di</strong> vipera. L'unica cosa buona <strong>di</strong> questo intruglio era il fatto che veniva fatto bollire a lungo<br />

per cui il materiale contenuto all'interno era sterile. Venne utilizzata fino alla fine del 1700; veniva<br />

prodotta generalmente una volta l'anno nelle varie città sotto la responsabilità del magistrato e<br />

venduta poi nelle farmacie.<br />

9


Dal VIII sec. d.C. - La me<strong>di</strong>cina araba<br />

L’origine <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina araba è il frutto <strong>di</strong> un complesso panorama storico.<br />

La condanna all’eresia del vescovo Nestorio, sancita dal concilio <strong>di</strong> Efeso nel 431 e la chiusura<br />

dell’accademia <strong>di</strong> Atene, operata nel 529 da Giustiniano, possono essere considerati i due fatti<br />

propulsori <strong>di</strong> una fuga verso oriente <strong>di</strong> uomini dotti, grammatici e uomini <strong>di</strong> legge, che ha<br />

<strong>di</strong>rettamente favorito il crearsi <strong>di</strong> una speciale via <strong>di</strong> trasmissione delle opere del mondo classico.<br />

Dopo Galeno ci fu una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci che operarono nell'impero d'occidente ma soprattutto<br />

in quello d'oriente, con il conseguente definitivo passaggio del sapere.<br />

In effetti non esiste una me<strong>di</strong>cina araba <strong>di</strong> per sé, ma lo sforzo per apprendere tutta la<br />

conoscenza greca e romana in campo me<strong>di</strong>co è notevole, ne è testimonianza il fatto che gli arabi<br />

tradussero con estrema precisione gran parte <strong>della</strong> bibliografia classica esistente e che decisero<br />

<strong>di</strong> costituire una propria terminologia me<strong>di</strong>ca.<br />

Grande importanza sulla scia dell’esempio romano venne attribuita all’igiene: vennero costruiti<br />

ospedali avanzati, a immagine <strong>di</strong> quelli romani, a Bagdad, in altre città dell'Iraq e al Cairo.<br />

In realtà esistevano già delle strutture ma non erano certo comparabili a quelle sopra citate.<br />

La grande novità dell’ospedale arabo risiede nel suo carattere laico che lo porta a <strong>di</strong>fferenziarsi<br />

dai ricoveri già sorti nell’oriente cristiano sottoforma <strong>di</strong> “case <strong>della</strong> carità”; nell’ospedale vi è poi la<br />

presenza <strong>di</strong> personale sanitario con ruoli <strong>di</strong>fferenziati, <strong>di</strong> personale addetto alle pulizie e <strong>di</strong> allievi,<br />

tutti regolarmente ricompensati in denaro. La presenza dei volontari, dei samaritani quin<strong>di</strong> viene<br />

meno, a <strong>di</strong>fferenza delle strutture dell’occidente cristiano.<br />

Era prevista una <strong>di</strong>visione in reparti a seconda <strong>della</strong> patologia dei ricoverati e la presenza <strong>di</strong> un<br />

laboratorio <strong>di</strong> elaborazione farmacologica.<br />

Un’ altra importante novità dell’ospedale arabo è il suo legame con i centri <strong>di</strong> elaborazione<br />

culturale. Acquisisce particolare importanza la clinica svolta al letto del malato da parte <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci e<br />

dei loro allievi: un utile modo per ampliare e rinnovare l’esperienza.<br />

In questa epoca araba non si dava importanza, continuando sul concetto <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina olistica,<br />

all'anatomia. La scienza me<strong>di</strong>ca araba poggia sulle concezioni <strong>della</strong> teoria umorale ere<strong>di</strong>tate da<br />

Ippocrate e Galeno. Rimaneva tuttavia ben saldo il concetto dell'igiene avanzata, del lavarsi<br />

molto. Nella me<strong>di</strong>cina araba ebbe grande influenza anche la religione.<br />

Uno dei concetti del Corano era che non bisognava toccare il corpo umano per evitare che<br />

uscisse il sangue, in quanto insieme a questa sarebbe uscita anche l'anima; ciò pose un veto alla<br />

possibilità <strong>di</strong> eseguire <strong>di</strong>ssezioni nelle 24 ore successive alla morte, per paura che venisse persa<br />

l'anima.<br />

Nella religione cattolica, invece, non vi è nessun ostacolo <strong>di</strong> carattere religioso alla <strong>di</strong>ssezione: il<br />

corpo è qualcosa <strong>di</strong> secondario, ciò che importa è l'anima.<br />

La civiltà araba ebbe il massimo sviluppo in Europa nella Spagna islamica, a Cordoba, in<br />

particolare, vi furono gran<strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci e commentatori <strong>di</strong> Aristotele, quali Averroè ed Avicenna.<br />

Il periodo <strong>della</strong> civiltà moresca in Europa fu il culmine <strong>della</strong> civiltà araba. Dopo la <strong>di</strong>sfatta dei mori<br />

l'impero arabo crollò e il loro sapere tornò in Europa, in particolare a Montpellier e a Salerno.<br />

Avicenna nato nel 980 in Persia fu me<strong>di</strong>co, filosofo e matematico. Delle sue 94 opere, 26<br />

trattano <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina e anatomia. “Il Canone <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina" e “La terapia”, in particolare,<br />

raccolgono tutto lo scibile dell’epoca in campo me<strong>di</strong>co, riprendendo le teorie <strong>di</strong> Ippocrate, Galeno<br />

e Aristotele.<br />

IV sec d.C. - La me<strong>di</strong>cina me<strong>di</strong>evale<br />

I me<strong>di</strong>ci dell’epoca furono fortemente influenzati da Galeno, ma non aggiunsero nulla <strong>di</strong> nuovo alle<br />

sue teorie, favorendo ad una cristallizzazione ed una conseguente involuzione del sapere me<strong>di</strong>co,<br />

al contrario <strong>della</strong> società araba, protagonista <strong>di</strong> un imponente sviluppo in questo campo.<br />

Durante la sua espansione, il cristianesimo tese a <strong>di</strong>ventare il punto <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong> ogni sapere,<br />

compreso quello me<strong>di</strong>co, ed in un certo senso si ha un ritorno a quella che era la me<strong>di</strong>cina<br />

teurgia. Si afferma una nuova concezione <strong>della</strong> malattia e <strong>della</strong> salute che con<strong>di</strong>ziona<br />

pesantemente l’evoluzione <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina.<br />

10


Sia la me<strong>di</strong>cina monastica che quella laica partono da un identico assunto: tutto proviene da Dio e<br />

non si può lottare contro Dio. Da qui l’impotenza dell’uomo in generale e del me<strong>di</strong>co in particolare<br />

contro le malattie, introdotte nel mondo con il peccato originale: esse sono il simbolo dello stato<br />

dell’umanità dopo la colpa. La per<strong>di</strong>ta dell’immortalità del corpo è lo stato naturale dell’uomo nella<br />

storia. Malattia e guarigione si caricano <strong>di</strong> un significato prevalentemente religioso; la prima è<br />

considerata come la via verso la redenzione, la possibilità offerta da Dio per riscattarsi dal<br />

peccato. La cura dell’anima è quin<strong>di</strong> primaria a quella del corpo.<br />

La preghiera <strong>di</strong>venta il più prezioso dei farmaci e ai Santi viene attribuito il compito <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere<br />

dalle malattie e <strong>di</strong> intercedere per la guarigione, venivano chiamati a<strong>di</strong>uvanti e alle loro reliquie<br />

venivano attribuiti poteri miracolosi; vere e proprie guerre venivano combattute per tali reliquie.<br />

Vi erano santi protettori per ogni organo e contro ogni malattia:<br />

Santa Lucia protettrice degli occhi;<br />

Santa Apollonia o sant’Apollinare per il mal <strong>di</strong> denti;<br />

San Biagio <strong>della</strong> gola;<br />

San Fiacre proteggeva dalle emorroi<strong>di</strong>;<br />

Sant'Antonio dalla lebbra e del fuoco sacro;<br />

San Rocco dalla peste;<br />

San Giobbe per la lebbra;<br />

A partire dal VI secolo la me<strong>di</strong>cina era esercitata sopratutto nei monasteri, specie in quelli<br />

benedettini (infirmorum cura ante omnia); in questi luoghi si tramandavano le conoscenze<br />

me<strong>di</strong>che dell’antichità e le si metteva in pratica spinti da intenti caritativi. Alcuni monaci, tuttavia,<br />

<strong>di</strong>edero un contributo personale scrivendo trattati <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina. Tra questi ricor<strong>di</strong>amo Alcuino, il<br />

me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Carlo Magno.<br />

Nasce una concezione del malato come insieme <strong>di</strong> anima e corpo, verso il quale devono essere<br />

concentrati i valori <strong>di</strong> accoglienza, assistenza ed ospitalità.<br />

Cristo infatti è nello stesso tempo il malato, il sofferente, il povero ed il debole ma anche il<br />

me<strong>di</strong>camento che ovvia a tutti questi <strong>di</strong>sagi.<br />

La parabola del buon samaritano “Ogni volta che avrete fatto queste cose ad uno dei più piccoli,<br />

l’avete fatto a me” concretizza l’aspetto <strong>di</strong> caritas, l’amore cristiano che spinge l’uomo verso il suo<br />

simile sofferente, in quanto riflesso dell’amore scambievole che lega <strong>di</strong>o alle sue creature, e<br />

restituisce all’uomo la somiglianza perduta dopo il peccato.<br />

L’assistenza ai malati si <strong>di</strong>versificò nel me<strong>di</strong>oevo: a partire dal dal IX secolo è documentata la<br />

presenza dell’hospitale (ve<strong>di</strong> Evoluzione dei luoghi <strong>di</strong> cura<br />

IX sec. d.C. - La scuola salernitana<br />

Dopo la caduta del regno arabo, gli scienziati <strong>della</strong> Spagna mussulmana, come già detto, si<br />

rifugiarono soprattutto in Francia, a Montpellier, e in Italia a Salerno, dove fiorì la cosiddetta<br />

scuola salernitana, che, secondo la leggenda, fu fondata poco prima del 1000 da un greco, da un<br />

latino e da un ebreo e sopravvisse fino al 1811; il suo massimo splendore è fra il 1100 ed il 1300.<br />

Più probabilmente venne aperta da organizzazioni religiose che però ospitarono fin dai primi anni<br />

insegnanti laici. In questa scuola confluirono una marea <strong>di</strong> manoscritti greci ed arabi; si ebbe<br />

perciò un ritorno alla cultura greca e classica e alla me<strong>di</strong>cina ippocratica.<br />

Questa scuola si <strong>di</strong>stinse come polo <strong>di</strong>dattico moderno, <strong>di</strong> tipo universitario. A Salerno<br />

insegnarono le prime donne me<strong>di</strong>co: Abella, Rebecca, Francesca, Costanza e, sopratutto,<br />

Trotula; quest’ultima fu autrice <strong>di</strong> un trattato <strong>di</strong> ostetricia “De mulieribus passionibus ante, in et<br />

post partum" che si impose come testo <strong>di</strong> riferimento fino al ‘500.<br />

La scuola me<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> Salerno <strong>di</strong>ede il via ad una nuova me<strong>di</strong>cina che si basava sulla<br />

sperimentazione come fonte <strong>di</strong> conoscenza, allontanandosi progressivamente dalle posizioni <strong>di</strong><br />

Galeno, all'esame del malato e all'esame delle urine; vi fu un certo sviluppo <strong>della</strong> chirurgia, ma<br />

non <strong>della</strong> con<strong>di</strong>zione dei chirurghi, i quali erano sempre considerati degli aggregati e non dei<br />

me<strong>di</strong>ci. Lo spirito e gli insegnamenti <strong>della</strong> scuola salernitana furono raccolti nel “Regimen sanitatis<br />

salernitanum", una raccolta <strong>di</strong> precetti e aforismi in versi latini. L’opera influenzò tutte le scuole <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>cina dell’epoca.<br />

11


I temi trattati erano la moderazione <strong>della</strong> <strong>di</strong>eta e del vino, il non eccedere nelle pratiche amorose,<br />

il non leggere a lume <strong>di</strong> candela, non sforzarsi troppo nella defecazione.<br />

Ritornarono i principi dell'igiene, del lavarsi molto, <strong>della</strong> salubrità dell'aria.<br />

Il concetto dei temperamenti (gioviale, amoroso, collerico e flemmatico), derivato dalla mutazione<br />

galenica <strong>della</strong> teoria ippocratica degli umori, non venne abbandonato e ciò è riscontrabile in alcuni<br />

consigli in relazione all’alimentazione (se uno era molto collerico aveva troppa bile, troppo fuoco,<br />

per cui bisognava smorzare tale temperamento facendogli mangiare pesce <strong>di</strong> palude che è<br />

freddo).<br />

Dal XII sec d.C. - La nascita delle università<br />

Il termine “Universitas”, come corpo unico <strong>di</strong> docenti e studenti risale al XII secolo.<br />

Dal 1200 in poi i centri <strong>della</strong> cultura <strong>di</strong>ventarono le Università. La prima fu quella <strong>di</strong> Bologna,<br />

fondata nel 1113. Seguirono Padova (1222), Napoli, Messina (1224), Siena (1241), Roma, Pisa,<br />

Pavia e in seguito molte altre.<br />

L'Università <strong>di</strong> Sassari fu fondata nel 1616, quella <strong>di</strong> Cagliari, nel 1634.<br />

Lo stesso fenomeno si verificò nel resto d’Europa; Parigi (1100) Montpellier (1181), Oxford,<br />

Cambridge, Heidelberg, Praga, Vienna <strong>di</strong>vennero centri universitari molto famosi.<br />

Non bisogna <strong>di</strong>menticare il ruolo importantissimo <strong>della</strong> scuola salernitana.<br />

All’interno delle Università si sviluppò un nuovo modo <strong>di</strong> vedere la me<strong>di</strong>cina, sempre più <strong>di</strong>stante<br />

da quello <strong>di</strong> Galeno. Gli esperimenti <strong>di</strong>ventano l’unico strumento <strong>della</strong> conoscenza.<br />

Nel 1200-1300 si riprese a fare la <strong>di</strong>ssezione. Si ebbe un certo periodo <strong>di</strong> stallo intorno al 1299<br />

perché il papa Bonifacio VIII promulgò una bolla papale chiamata "De sepolturis", in cui si vietata<br />

la manipolazione dei cadaveri, cioè non potevano essere ridotti in scheletro e bolliti.<br />

Questo aveva due scopi principali:<br />

1) limitare il florido commercio <strong>di</strong> reliquie;<br />

2) si era sviluppato un florido commercio <strong>di</strong> ossa <strong>di</strong> guerriero supposto morto in terra santa.<br />

La bolla cui si è accennato non aveva alcuna intenzione <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re le <strong>di</strong>ssezioni, però in pratica<br />

le bloccò. Pochi anni dopo, le <strong>di</strong>ssezioni ripresero grazie ad altri papi che capirono l'equivoco e<br />

<strong>di</strong>vulgarono delle bolle che permettevano le <strong>di</strong>ssezioni in particolari perio<strong>di</strong> dell'anno, soprattutto in<br />

quaresima sulle donne, da taluni ritenute prive <strong>di</strong> anima, e solo successivamente sugli uomini.<br />

Da illustrazioni dell'epoca appaiono chiari il ruolo assunto nella pratica <strong>della</strong> <strong>di</strong>ssezione e dal<br />

me<strong>di</strong>co togato e dal chirurgo inserviente: il primo indossava una lunga toga da cui spuntano solo<br />

le scarpe, per evidenziare la sua statura culturale, leggeva il testo e dava <strong>di</strong>rettive al chirurgo; il<br />

secondo indossa una corta toga dalla quale fuoriescono le gambe, per <strong>di</strong>mostrare il rango<br />

inferiore e la non riconosciuta <strong>di</strong>gnità accademica.<br />

XIV secolo d.C. - Mon<strong>di</strong>no de Liuzzi<br />

La prima <strong>di</strong>ssezione ufficiale per motivi me<strong>di</strong>co-legali e con scopo <strong>di</strong>dattico fu praticata<br />

all'università <strong>di</strong> Bologna nel 1315 da Mon<strong>di</strong>no de' Liuzzi (1270- 1326), lettore <strong>di</strong> anatomia che<br />

seziono due cadaveri <strong>di</strong> donna.<br />

Nel frontespizio dell' Anatomia Mun<strong>di</strong>ni si vede che la <strong>di</strong>ssezione era qualcosa <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ato, un<br />

commento ai testi galenici. Mon<strong>di</strong>no fu il più importante dei precursori <strong>di</strong> anatomia vera e propria,<br />

ma la sua intenzione <strong>di</strong> mostrare ai suoi allievi la vera composizione del corpo umano collide con<br />

quanto affermano le opere <strong>di</strong> Galeno, la cui conoscenza anatomica si basava sulla <strong>di</strong>ssezione <strong>di</strong><br />

animali. Mon<strong>di</strong>no giustifica le <strong>di</strong>fferenze che si riscontrano fra testo ed osservazione <strong>di</strong>retta<br />

ricorrendo a supposti cambiamenti morfologici che si sarebbero svolti in natura dai tempi <strong>della</strong><br />

pubblicazione delle opere galeniche.<br />

Le asserzioni <strong>di</strong> Galeno costituivano un dogma che non poteva essere criticato.<br />

I chirurghi non avevano accesso alle conoscenze anatomiche perché non conoscevano il latino,<br />

ragion per cui l'anatomia <strong>di</strong>ventava una sorta <strong>di</strong> esercizio filosofico.<br />

Pochi anni dopo cominciarono le prime <strong>di</strong>ssezioni con finalità <strong>di</strong>dattiche: per la prima volta veniva<br />

trasmesso agli studenti il concetto che fosse necessario scrutare all’interno del corpo umano<br />

rispetto che in quello degli animali.<br />

12


XV e XVI sec d.C. - Il Rininascimento<br />

Il Rinascimento nel XV e XVI secolo segna la rinascita <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina moderna, sulla spinta<br />

dell’entrata in crisi del dogmatismo filosofico e religioso del lungo me<strong>di</strong>oevo e l’affermazione<br />

dell’umanesimo che poneva l’uomo come entità libera <strong>di</strong> pensiero, portò allo sviluppo dello spirito<br />

<strong>di</strong> osservazione, del metodo sperimentale e <strong>della</strong> libertà <strong>di</strong> pensiero.<br />

L’invenzione <strong>della</strong> stampa favoriva la circolazione <strong>di</strong> testi greci e latini soprattutto riguardo la<br />

filosofia me<strong>di</strong>ca, l’anatomia e la chirurgia.<br />

Con la <strong>di</strong>ffusione dell’iconografia anatomica il rinascimento <strong>di</strong>viene il secolo d’oro <strong>di</strong> questa<br />

<strong>di</strong>sciplina. Chi praticò l'anatomia reale in prima persona furono artisti del calibro <strong>di</strong> Leonardo Da<br />

Vinci (1452-1519, finissimo anatomico), Mantenga, Michelangelo. Alcuni <strong>di</strong> essi rinunciarono al<br />

salario per avere a <strong>di</strong>sposizione delle salme dai vescovi (Leonardo, Michelangelo). Si fecero<br />

numerosissime scoperte che vennero riprodotte fedelmente in co<strong>di</strong>ci che rimasero più o meno<br />

segreti, non influenzando <strong>di</strong> fatto quello che era lo sviluppo dell’anatomia.<br />

Leonardo da Vinci, oltre ad una produzione <strong>di</strong> 750 tavole, rappresentò la cavità uterina con il feto<br />

nella sua vera posizione. Un suo progetto era quello <strong>di</strong> pubblicare un atlante anatomico insieme a<br />

Marco Antonio <strong>della</strong> Torre, che però morì giovanissimo. Anche Michelangelo voleva fare un<br />

atlante <strong>di</strong> anatomia insieme a Realdo Colombo, ma anche questo si concluse nel nulla.<br />

Tuttavia, sono i gran<strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci a far fare il salto <strong>di</strong> qualità a questa branca <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina.<br />

Sylvius <strong>di</strong>ede un contributo alla sistematizzazione <strong>della</strong> nomenclatura anatomica.<br />

Andrea Vesalio (1514 - 1564), insegnò anatomia e chirurgia a Padova; attraverso lo stu<strong>di</strong>o<br />

obbligato dei testi <strong>di</strong> Galeno si convinse che questi avesse praticato <strong>di</strong>ssezioni solo su animali e<br />

sostenne la necessità <strong>di</strong> effettuarle dal vero.<br />

Pubblicò un opera monumentale (300 tavole) nel 1542 "De Humani Corporis Fabrica" in cui<br />

descriveva il corpo umano visto in una <strong>di</strong>ssezione operata da lui stesso.<br />

L’opera si proponeva <strong>di</strong> offrire a chi non potesse partecipare alle <strong>di</strong>mostrazioni settorie , la<br />

descrizione particolareggiata delle parti del corpo umano: le ossa, le articolazioni (specie del<br />

cranio, <strong>della</strong> mano e del piede), la muscolatura, il sistema artero-venoso, il midollo spinale ed il<br />

sistema nervoso periferico, il tubo <strong>di</strong>gerente, l’apparato urogenitale e gli organi <strong>della</strong> riproduzione,<br />

gli organi endotoracici; il cervello e gli organi <strong>di</strong> senso.<br />

La <strong>di</strong>ssezione <strong>di</strong>venne autopsia nel senso ellenistico, qualcosa che si vedeva con i propri occhi. Si<br />

può notare l'orgogliosa affermazione <strong>di</strong> Vesalio che <strong>di</strong>ceva: “Le cose le vedo io”. Nel frontespizio<br />

<strong>della</strong> sua opera osserviamo l'anatomico che opera <strong>di</strong>rettamente sul cadavere. Questa tavola è<br />

opera del pittore Giovanni Stefano Calcar allievo <strong>di</strong> Tiziano, che servì a Vesalio per fare i <strong>di</strong>segni<br />

che corredano il libro.<br />

Nelle tavole <strong>di</strong> Calcar c'è una raffigurazione molto precisa del corpo umano: in pie<strong>di</strong> e con<br />

paesaggi <strong>di</strong> fantasia. Le tavole non venivano colorate perché era troppo <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>oso. Vesalio<br />

corresse Galeno in 250 punti. Però non attaccò la concezione galenica del movimento del sangue<br />

anche se lo demolì, <strong>di</strong>mostrando che non esistevano pori nel cuore, non esisteva il circolo<br />

mirabile, ma li si fermò.<br />

Con l’anatomia dell’epoca la me<strong>di</strong>cina acquisisce due principi che vennero rimarcati dall’opera <strong>di</strong><br />

Galileo.<br />

1. Nessuna verità scientifica è immutabile, compresa quella asserita da Galeno.<br />

2. La verità scientifica deriva dall’osservazione empirica e non da <strong>di</strong>spute oratorie o dalla sola<br />

conoscenza analogica, per osservazione su animali.<br />

Altri gran<strong>di</strong> anatomisti del tempo furono Gabriele Falloppio (1523 - 1562), Girolamo Fabrici <strong>di</strong><br />

Acquapendente (1533 - 1619) e Bartolomeo Eustachio (1505 - 1574); quest’ultimo operò a Roma<br />

e scrisse un trattato quasi superiore a quello <strong>di</strong> Vesalio, non dal punto <strong>di</strong> vista artistico, ma dal<br />

punto <strong>di</strong> vista scientifico. Questo trattato andò a finire nel <strong>di</strong>menticatoio fino agli inizi del 700.<br />

Paracelso nacque nel 1493 a Einsiedeln (Svizzera), si laureò a Ferrara e girò tutta l’Europa per<br />

<strong>di</strong>ffondere le sue conoscenze. Si tratta <strong>di</strong> una figura molto complessa, che spaziò dall’alchimia,<br />

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all’astronomia, la sua concezione me<strong>di</strong>co-filosofica risiede in un binomio che lega il microcosmo<br />

del corpo umano al macrocosmo dell’ambiente che lo circonda e dell’universo che lo comprende.<br />

Ad ogni elemento del microcosmo corrisponde un elemento del macrocosmo.<br />

Sostituisce i quattro umori flui<strong>di</strong> in movimento, sui quali si basava la teoria classica, con tre<br />

sostanze chimiche: zolfo, mercurio e sale ai quali corrispondevano nell’or<strong>di</strong>ne tre qualità:<br />

combustibile, volatile ed incombustibile.<br />

Secondo Paracelo nell’organismo, tramite l’accoppiarsi o separarsi del sale, dello zolfo e del<br />

mercurio, si verificano le variazioni fisiologiche e patologiche.<br />

La visione del corpo come un luogo <strong>di</strong> reazione <strong>di</strong> processi chimico-reattivi <strong>di</strong>versificati in modo<br />

specifico a seconda <strong>della</strong> sede in cui essi si verificano (per esempio i sali del sangue sono <strong>di</strong>versi<br />

da quelli delle ossa) rivoluziona alle fondamenta l’ere<strong>di</strong>tà galenica anche nelle sue ricadute<br />

terapeutiche, perché non si deve curare sulla base <strong>della</strong> teoria dei contrari, ma reimmettendo nel<br />

corpo i principi su base chimica.<br />

Per primo tentò <strong>di</strong> coltivare cellule al <strong>di</strong> fuori dell’organismo e fu uno strenuo sostenitore del<br />

metodo sperimentale. Il suo interesse per l’alchimia rappresenta il tentativo <strong>di</strong> spiegare con la<br />

chimica i fenomeni fisiologici.<br />

Per la prima volta utilizzò l'etere e si accorse che questo aveva capacità anestetiche (questa<br />

pratica andò scemando e venne riscoperta in America 300 anni più tar<strong>di</strong>), il laudano per lenire i<br />

dolori e l'antimonio.<br />

Girolamo Fracastoro (1483) fu contemporaneo <strong>di</strong> Paracelso e fu anch’egli un grande innovatore,<br />

effettuò importanti stu<strong>di</strong> sulle malattie infettive e viene considerato il primo batteriologo del XVI<br />

secolo. In quel tempo andava affermandosi la “dottrina dei miasmi (esalazioni)” e l’idea <strong>di</strong> contagio<br />

inteso come trasmissione <strong>di</strong> un processo infettivo da un soggetto ad un altro. Si pensava che la<br />

malattia penetrasse nel corpo attraverso l'aria (soprattutto) o il cibo e che portasse alla<br />

putrefazione degli organi e degli umori. Per questo motivo gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Fracastoro furono accolti con<br />

grande interesse.<br />

Per primo egli intuì che alcune patologie fossero trasmesse da agenti microscopici che chiamò<br />

“seminaria prima" o “seminaria morbi”, i precursori dei microrganismi patogeni e nel suo libro “Il<br />

contagio e i morbi contagiosi” presenta una serie <strong>di</strong> osservazioni cliniche <strong>di</strong> grande accuratezza<br />

sulla loro <strong>di</strong>ffusione ad esempio <strong>di</strong> tifo e sifilide; quest’ultima, in particolare, all’epoca<br />

rappresentava una grande piaga.<br />

Galileo Galilei (1564), fondatore <strong>della</strong> scienza moderna, affermò come già aveva fatto Fabrizio<br />

d’Acquapendente il <strong>di</strong>vario fra me<strong>di</strong>cina e chirurgia.<br />

La svolta del pensiero scientifico e filosofico operata da Galileo mirava ad abbandonare il<br />

pensiero deduttivo e seguire quello induttivo.<br />

Il suo contributo è da rilevare nell’enunciazione dei due principi fondamentali del pensiero<br />

scientifico:<br />

1. Nessuna verità scientifica è immutabile.<br />

2. La verità scientifica deriva dall’osservazione empirica.<br />

Dall’osservazione dei fenomeni si doveva giungere all’in<strong>di</strong>viduazione <strong>della</strong> legge che li governa e<br />

poi, con l’esperimento, si doveva controllare la vali<strong>di</strong>tà del ragionamento.<br />

Oltre a ciò Galileo creò un’ apparecchiatura me<strong>di</strong>ca chiamata pulsilogio, che misurava la<br />

frequenza e la variazione del polso <strong>di</strong> un paziente. Questo consisteva in un pendolo con la<br />

possibilità <strong>di</strong> allungarsi ed accorciarsi fino a quando le oscillazioni fossero sincrone con i battiti del<br />

polso. Utilizzando il compasso si procedeva alla misurazione <strong>della</strong> cor<strong>di</strong>cella del pendolo ed essa<br />

era rapportata ad una scala metrica che esprimeva la frequenza.<br />

Fabrizio <strong>di</strong> Acquapendente (1533 - 1619) fu un gran<strong>di</strong>ssimo chirurgo e professore a Padova.<br />

Pubblicò numerosi trattati <strong>di</strong> chirurgia e fu il maestro dello scopritore delle valvole del sistema<br />

venoso. Costruì a Padova il primo teatro anatomico stabile al mondo. Il teatro era circolare, gli<br />

studenti stavano in pie<strong>di</strong> ed il tavolo era al centro, in modo da avere una visione precisa del<br />

cadavere <strong>di</strong>steso sul tavolo. Sotto il tavolo c'era un canale che serviva per eliminare i rifiuti e far<br />

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arrivare i cadaveri. Gli altri teatri fino ad allora conosciuti erano mobili. Da allora l'anatomia<br />

<strong>di</strong>venne qualcosa <strong>di</strong> sociale.<br />

XVII secolo d.C. - Harvey e Malpighi<br />

Fra ‘600 e ‘700 la nuova scienza e la nuova filosofia <strong>di</strong>vennero le basi per una nuova me<strong>di</strong>cina, in<br />

cui buona parte <strong>della</strong> terapeutica rimase inalterata.<br />

Vennero introdotti strumenti <strong>di</strong> misurazione <strong>di</strong> precisione come il termometro clinico ed il<br />

“pulsilogium”, impiegati per la prima volta nella pratica clinica.<br />

Particolarmente importante per l’osservazione me<strong>di</strong>co-morfologica furono la scoperta del<br />

cannocchiale e del microscopio.<br />

Bernar<strong>di</strong>no Ramazzini (1633 - 1700) me<strong>di</strong>co e stu<strong>di</strong>oso è considerato il padre <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina<br />

occupazionale, nel 1700 pubblica la prima e<strong>di</strong>zione del suo trattato più famoso “De Morbis<br />

Artificum Diatriba”, il primo lavoro sulle malattie occupazionali basato su un approccio sistematico.<br />

Ramazzini investigò infatti oltre 40 occupazioni, descrivendo per ciascuna i rischi alla salute, i<br />

commenti dei lavoratori e i possibili rime<strong>di</strong>.<br />

La relazione tra rischi e malattia in<strong>di</strong>viduata da Ramazzini si basa su intuizioni e deduzioni logiche<br />

che anticipavano l’approccio scientifico moderno basato sui principi epidemiologici. Per questo<br />

egli è considerato il padre <strong>della</strong> moderna me<strong>di</strong>cina occupazionale. Anticipando meto<strong>di</strong> moderni <strong>di</strong><br />

investigazione dei cambiamenti <strong>di</strong> salute e intuendo eventi inusuali, Ramazzini volle enfatizzare la<br />

necessità <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are l’ambiente <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> migliorarlo. Inoltre prestò molta attenzione alla<br />

necessità <strong>di</strong> fornire informazioni adeguate ai lavoratori riguardo ai rischi in cui incorrevano e<br />

suggerendo misure per prevenirli.<br />

William Harvey (1578 – 1657) applicò il metodo quantitativo matematico-sperimentale <strong>di</strong> Galileo<br />

e nel 1628 spiegò la circolazione del sangue. Anzitutto misurò la quantità <strong>di</strong> sangue che c'è nel<br />

corpo (prese un animale a cui tagliò una vena e estrasse tutto il sangue) e vide che era molto<br />

limitata. Questo fatto era quin<strong>di</strong> in contrasto col concetto galenico secondo cui il sangue veniva<br />

continuamente prodotto per essere assorbito dalle strutture periferiche;<br />

Harvey, usando le tavole <strong>di</strong> Fabrizio d'Acquapendente, <strong>di</strong>mostrò che nelle vene il sangue non<br />

aveva decorso centrifugo, come invece sosteneva Galeno, secondo il quale il sangue andava dal<br />

fegato alla periferia. Fabrizio aveva interpretato quelle tumefazioni che si vedono quando si<br />

comprime una vena (e dovute alle valvole venose) come delle porticine che servivano per<br />

rallentare il flusso dal centro alla periferia, Harvey <strong>di</strong>mostrò esattamente il contrario: infatti aveva<br />

visto che, mettendo un laccio ad una vena, che pertanto <strong>di</strong>venta turgida, e poi chiudendo altri due<br />

segmenti, il sangue non va dal centro alla periferia ma dalla periferia verso il centro.<br />

Sulla base <strong>di</strong> esperimenti condotti sui cani capì il meccanismo <strong>della</strong> circolazione venosa, il cuore<br />

era come una pompa che metteva in circolo il sangue, non riuscì però a trovare l'anello <strong>di</strong><br />

congiunzione tra le arterie e le vene perché non riusciva a vedere i capillari.<br />

I capillari vennero poi scoperti, più tar<strong>di</strong>, da Malpighi negli animali a sangue freddo ed in quelli a<br />

sangue caldo da Spallanzani.<br />

La sua teoria è esposta nell’opera “Exercitatio de motu cor<strong>di</strong>s et sanguinis” e contiene due<br />

concetti rivoluzionari: il concetto <strong>di</strong> circolazione in un circuito completamente chiuso e l’idea che è<br />

il battito car<strong>di</strong>aco a spingere il sangue nelle arterie.<br />

Marcello Malpighi (1628-1694), allievo <strong>di</strong> Galileo, descrisse la struttura dei capillari nel polmone<br />

<strong>di</strong> rana (animale a sangue freddo) completando lo schema <strong>di</strong> Harvey, unendo come piccolo e<br />

grande circolo il duplice anello dove si compie il moto del sangue.<br />

Malpigli sostenne che tutti gli organi erano formati da delle minute macchine, le ghiandole.<br />

Questo è vero e falso nello stesso tempo. Infatti è vero che si può riconoscere una struttura<br />

ghiandolare nel fegato, nel rene, ma questo non vale per il cervello o altri organi. Questo grande<br />

scienziato fece altre scoperte importanti: gli strati dell'epidermide, il glomerulo renale, i corpuscoli<br />

<strong>della</strong> milza, i globuli rossi, ma il suo genio deriva dall'essere riuscito a <strong>di</strong>stinguere ciò che era<br />

artefatto da ciò che era realtà, perché i microscopi <strong>di</strong> allora davano immagini veramente fallaci.<br />

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XVIII sec d.C. - L’illuminismo - Morgagni e Bichat<br />

L’illuminismo e il razionalismo del ‘700 sono il terreno fertile sul quale la scienza me<strong>di</strong>ca può<br />

svilupparsi. Il metodo sperimentale <strong>di</strong>venta lo strumento in<strong>di</strong>spensabile per raggiungere la<br />

conoscenza.<br />

Nel ‘700 avviene la sintesi fra clinica ed anatomia e vengono a scoprirsi i rapporti causali fra le<br />

lesioni anatomiche degli organi infetti e le relative malattie, nasce l’anatomia patologica<br />

sistematica, intesa come il tentativo <strong>di</strong> correlare il quadro anatomo-patologico osservato dopo la<br />

morte con la sintomatologia clinica presentata dal paziente.<br />

Nel’700 la me<strong>di</strong>cina <strong>di</strong>venta soprattutto osservativa, <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> ciò è la nascita <strong>della</strong><br />

semeiotica: la <strong>di</strong>sciplina che insegna a rilevare ed ad interpretare i segni delle malattie.<br />

Gian Battista Morgagni pone la parola fine alla considerazione <strong>della</strong> malattia come alterazione<br />

degli umori o dei toni. Il suo “De se<strong>di</strong>bus et causis morborum per anatomen indagatis" del 1761 è<br />

il primo vero trattato <strong>di</strong> anatomia patologica.<br />

Si scopriva finalmente che le malattie potevano avere una sede, localizzarsi in un determinato<br />

organo. Dalla lesione locale <strong>di</strong>mostrata all’esame del cadavere, si poteva risalire ai fenomeni ed ai<br />

sintomi delle malattie osservate in vita, naturalmente se si erano seguiti gli eventi patologici del<br />

soggetto.<br />

Per una miglior comprensione dei meccanismi patologici e per progre<strong>di</strong>re nello stu<strong>di</strong>o volto a<br />

scoprire i nessi tra le lesioni locali ed il ruolo <strong>della</strong> malattia, fu necessario attendere gli sviluppi<br />

<strong>della</strong> fisiologia. Se l’anatomia prevedeva <strong>di</strong> conoscere meglio la struttura degli organi, i<br />

proce<strong>di</strong>menti sperimentali tesi a spiegare il loro funzionamento, durante il ‘700 erano con<strong>di</strong>zionati<br />

dalla fallacia degli strumenti <strong>di</strong> misura.<br />

Xavier Bichat (1771 – 1802) è il fondatore dell’istologia e <strong>della</strong> fisiopatologia in quanto <strong>di</strong>mostrò<br />

per la prima volta che gli organi sono costituiti da tessuti, che venivano in<strong>di</strong>viduati come<br />

fondamentali unità costitutive dell’organismo; questo approccio gli consentì <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere<br />

alterazioni comuni <strong>di</strong> ogni apparato ed alterazioni specifiche <strong>di</strong> ogni <strong>di</strong>stretto.<br />

La patologia poteva quin<strong>di</strong> essere inquadrata non solo a livello <strong>di</strong> un organo, ma a livello <strong>di</strong> uno<br />

specifico tessuto fra quelli che lo componevano, in<strong>di</strong>pendentemente dallo stato dell’organo nel<br />

quale quel tessuto è compreso.<br />

Laennec, allievo <strong>di</strong> Bichat, inventò lo stetoscopio nel 1816; il primo strumento <strong>di</strong>agnostico <strong>di</strong> uso<br />

generale che trasforma la pratica <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina e cambia la percezione <strong>della</strong> malattia da parte<br />

del me<strong>di</strong>co.<br />

La leggenda racconta che per evitare l’imbarazzo dell’auscultazione con l’orecchio appoggiato al<br />

petto <strong>di</strong> una giovane paziente, abbia arrotolato un quaderno appoggiandone un estremità al<br />

torace e l’altra al proprio orecchio, scoprendo così i rumori polmonari e car<strong>di</strong>aci molto amplificati.<br />

Successivamente perfezionò la sua invenzione con un cilindro <strong>di</strong> legno con un foro passante <strong>di</strong><br />

due millimetri.<br />

XIX sec d.C. – Virchow, Bernard, Pasteur e Koch<br />

La grande trasformazione <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina, soprattutto nella seconda metà dell’ottocento, si colloca<br />

in un contesto <strong>di</strong> profonde trasformazioni economico sociali ed è accompagnata da enormi<br />

progressi <strong>della</strong> scienza <strong>di</strong> base (fisica, chimica, matematica), le cui acquisizioni confluiscono in<br />

vario modo rendendo possibili gli straor<strong>di</strong>nari successi <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina.<br />

Il miglioramento del microscopio e l’utilizzo delle lenti acromatiche permettono un notevole<br />

sviluppo delle tecniche d’osservazione relative alle microstrutture, eliminando le aberrazioni<br />

ottiche che avevano fatto osservare “globuli” ed “animaluncoli” in tutti i preparati.<br />

La chimica contribuì nella conoscenza <strong>della</strong> <strong>di</strong>namica <strong>della</strong> cellula vivente.<br />

Si sviluppa la chimica fisiologica e nasce la chimica organica e la chimica farmaceutica, che<br />

consisteva nello stu<strong>di</strong>o dei meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> preparazione <strong>di</strong> sostanze ad impiego terapeutico.<br />

La matematica applicata alla statistica, permette una raccolta sistematica <strong>di</strong> dei dati relativi alle<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute e malattia.<br />

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A metà del XIX secolo la me<strong>di</strong>cina era ancora fondata sull’esperienza e sull’osservazione (molto<br />

arricchita nel XVIII secolo). Il metodo sperimentale compare in questo periodo più o meno<br />

contemporaneamente in tre settori:<br />

• Patologia (con la patologia cellulare e sperimentale <strong>di</strong> Virchow)<br />

• Me<strong>di</strong>cina interna (con la me<strong>di</strong>cina sperimentale <strong>di</strong> Bernard)<br />

• Malattie infettive (con i gran<strong>di</strong> batteriologi Pasteur e Koch)<br />

Virchow e la patologia cellulare sperimentale<br />

Una tappa fondamentale nella biome<strong>di</strong>ca <strong>della</strong> seconda metà dell’800 è la nascita <strong>della</strong> patologia<br />

cellulare ad opera <strong>di</strong> Rudolf Virchow.<br />

L’opera <strong>di</strong> Virchow ha per lit-motiv l’idea che l’interpretazione patogenica <strong>della</strong> malattia, a livello<br />

degli apparati e degli organi interessati, deve essere ricercata all’interno <strong>della</strong> cellula, le cui<br />

alterazioni funzionale e strutturali dovrebbero spiegare gli aspetti fenomenici <strong>della</strong> malattia e l’iter<br />

<strong>della</strong> sua evoluzione fino all’esito letale o alla guarigione.<br />

Bernard e la me<strong>di</strong>cina sperimentale<br />

Claude Bernard è me<strong>di</strong>co, farmacologo, chimico e stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> metabolismo, rivolto a definire i<br />

criteri <strong>di</strong> scientificità delle osservazioni in clinica come in laboratorio. Nella sua opera principale<br />

“Introduzione allo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina sperimentale”, pubblicata nel 1865 egli definisce il ruolo<br />

dell’esperimento nella scienza biome<strong>di</strong>ca.<br />

Secondo Bernard la ricerca biome<strong>di</strong>ca deve nascere dalla formulazione <strong>di</strong> un ipotesi (concezione<br />

a priori o idea preconcetta) che doveva essere suggerita non solo da semplici osservazioni, che<br />

anche se acquisite in gran numero costituivano una conoscenza sterile, quanto più dalla<br />

formazione <strong>di</strong> un pensiero creatrice <strong>di</strong> nuove idee associative che dovevano essere sottoposte al<br />

vaglio dell’esperimento in modo da raggiungere, nel caso in cui l’esperimento confermi l’idea<br />

preconcetta, una interpretazione a posteriori.<br />

La me<strong>di</strong>cina sperimentale analizza i processi morbosi nascosti nell’organismo e non si occupa <strong>di</strong><br />

quelli visibili allo sguardo del me<strong>di</strong>co, che concernono la me<strong>di</strong>cina clinica.<br />

La me<strong>di</strong>cina sperimentale si basa sull’intuizione <strong>di</strong> Bernard <strong>della</strong> continuità esistente tra fisiologia<br />

e patologia, che <strong>di</strong>fferiscono fra loro per gli elementi quantitativi. Questa comprensione <strong>di</strong>viene<br />

quin<strong>di</strong> il presupposto basilare per la terapia.<br />

Dai miasmi ai germi<br />

Per lunghi secoli le malattie epidermiche furono attribuite ai miasmi9 ed alla putrefazione dell’aria.<br />

Nella storia non erano mancate le intuizioni sulla presenza <strong>di</strong> esseri animati, invisibili ad occhio<br />

nudo e responsabili delle malattie.<br />

Fracastoro nel rinascimento intuì che alcune patologie fossero trasmesse da agenti microscopici<br />

che chiamò “seminaria prima" o “seminaria morbi”, i precursori dei microrganismi patogeni.<br />

Stu<strong>di</strong>ò il tifo e la sifilide; quest’ultima malattia, in particolare, all’epoca rappresentava una grande<br />

piaga.<br />

Nella me<strong>di</strong>cina ufficiale del Seicento malattie come la scabbia ed i pidocchi (il cosiddetto "morbus<br />

pe<strong>di</strong>cularis") venivano attribuite ad uno squilibrio umorale dell'organismo, <strong>di</strong> cui la comparsa dei<br />

"pellicelli" e dei "len<strong>di</strong>ni" era soltanto l'epifenomeno visibile prodotto per generazione spontanea<br />

dagli umori sovrabbondanti del corpo. Nel 1687 due stretti collaboratori <strong>di</strong> Re<strong>di</strong>, Giovan Cosimo<br />

Bonomo e Diacinto Cestoni <strong>di</strong>mostrarono invece che la scabbia <strong>di</strong>pendeva dall'aggressione <strong>di</strong><br />

un microscopico acaro che si riproduceva tramite uova depositate sotto la pelle dei malati,<br />

provocando prurito e le caratteristiche pustole acquose. Nelle parole <strong>di</strong> Bonomo, la malattia era la<br />

conseguenza <strong>di</strong> "una morsicatura, o rosicatura pruriginosa e continua fatta nella cute dei nostri<br />

corpi da questi soprammentovati bacolini".<br />

Ma nel caso <strong>di</strong> Re<strong>di</strong> e dei suoi collaboratori questa conquista non fu tanto, o non solo, la<br />

conseguenza <strong>di</strong> un exploit <strong>di</strong> indagine microscopica quanto l'effetto naturale <strong>della</strong> confutazione del<br />

sistema <strong>della</strong> generazione spontanea.<br />

Nell’800 cadde la teoria dei miasmi a seguito <strong>della</strong> <strong>di</strong>mostrazione sperimentale che la causa <strong>di</strong><br />

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una malattia infettiva <strong>di</strong> un animale (il bacco da seta) poteva essere attribuita ad un infezione<br />

provocata da un essere vivente minutissimo: un fungo parassita visibile al microscopio.<br />

Questa prima <strong>di</strong>mostrazione sperimentale operata da Agostino Bassi nel 1836.<br />

Nel suo libro “Mal <strong>di</strong> segno, calcinaccio o moscar<strong>di</strong>no” del 1835, Bassi sostenne che la maggior<br />

parte delle malattie contagiose era provocata da questo tipo <strong>di</strong> esseri microscopici, vegetali o<br />

animali e che in ogni caso: “…la presenza del detto parassita o virus non basta ove non si avi,<br />

nell’in<strong>di</strong>viduo attaccato, la <strong>di</strong>sposizione, capacità ed attitu<strong>di</strong>ne o pascolo opportuno a produrre il<br />

morbo”.<br />

Il progresso <strong>della</strong> conoscenza sui minuti esseri organizzati era però bloccato dalle antiche teorie<br />

sulla generazione spontanea, secondo le quali ogni materiale organico in putrefazione origina<br />

larve, insetti ed in generale germi.<br />

Louis Pasteur (1822-1895) pose fine a questa situazione. Costui era, un chimico organico<br />

incaricato dal governo francese <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are i meccanismi <strong>di</strong> fermentazione che permettevano la<br />

produzione del vino e <strong>della</strong> birra. Questi si rese conto che essi erano dovuti all'azione <strong>di</strong><br />

microrganismi detti saccaromiceti. Fu anche incaricato <strong>di</strong> appurare o meno da veri<strong>di</strong>cità <strong>della</strong><br />

generazione spontanea. Sulla base delle scoperte <strong>di</strong> Spallanzani e Bassi, arrivò alla conclusione<br />

che esistevano i batteri, che erano germi responsabili <strong>di</strong> malattie. Se infatti, dei microrganismi<br />

erano responsabili <strong>di</strong> processi chimico-biologici come fermentazione e putrefazione, come non<br />

ammettere che ad essi fossero da collegare anche alcune malattie degli uomini e degli animali?<br />

Nel sul suo “Esame <strong>della</strong> dottrina <strong>della</strong> generazione spontanea” del 1862, lo scienziato afferma<br />

che qualunque tipo <strong>di</strong> fermentazione avviene ad opera <strong>di</strong> molecole organiche, che egli chiama<br />

fermenti prodotti da microrganismi.<br />

Pasteur aveva decisamente affossato la teoria <strong>della</strong> generazione spontanea.<br />

L'articolo <strong>di</strong> Pasteur sulla teoria <strong>della</strong> generazione spontanea finì tra le mani <strong>di</strong> un chimico inglese<br />

che lo fece vedere al chirurgo Joseph Lister (1827-1912) , operante ad E<strong>di</strong>mburgo, che fu<br />

impressionato da tale ipotesi (i germi erano i responsabili dell'infezione) .Ispirandosi al fatto che<br />

per bonificare le fogne <strong>di</strong> una citta<strong>di</strong>na inglese era stato usato il fenolo, nebulizzò tale sostanza sul<br />

tavolo operatorio durante l'intero intervento chirurgico, ottenendo una drastica riduzione dei<br />

decessi per sepsi <strong>della</strong> ferita. Tale processo venne chiamato antisepsi. Più tar<strong>di</strong> si capì che la<br />

sterilizzazione preventiva (asepsi) introdotta da Ernst von Bergmann (1836-1907), chirurgo<br />

tedesco, era più pratica ed efficace dell'antisepsi. L'uso dei guanti in gomma fu introdotto dal<br />

chirurgo americano William Halstead (1852-1922).<br />

Robert Koch (1843-1910), fu un altro grande microbiologo, premio Nobel 1905.<br />

A lui si deve il metodo scientifico per affrontare il problema eziopatogenetico su come stabilire in<br />

maniera inequivocabile che un determinato microrganismo è la causa <strong>di</strong> una specifica malattia.<br />

I suoi famosi postulati offrono dei criteri per rispondere a questa domanda.<br />

1. Affinché un microrganismo sia considerato responsabile <strong>di</strong> una malattia esso deve essere<br />

osservato in tutti i casi <strong>della</strong> malattia.<br />

2. Il microrganismo deve essere isolato e coltivato in coltura pura.<br />

3. Il microrganismo, inoculato in modo idoneo in animale da esperimento, deve riprodurre in<br />

tutto o in parte la malattia.<br />

4. Dall’animale infettato deve essere possibile isolare nuovamente il microrganismo.<br />

Nel 1876 pubblica la descrizione del ciclo biologico del microrganismo responsabile del<br />

carbonchio, il bacillus antracis.<br />

Nel 1882 Koch scoprì il bacillo responsabile <strong>della</strong> tubercolosi.<br />

Nel 1884 scoprì il bacillo del colera.<br />

Gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> infettivologia <strong>di</strong> Pasteur e Koch portano ad identificare i batteri come <strong>di</strong>retti responsabili<br />

delle infezioni. L’introduzione <strong>della</strong> causalità necessaria costituisce la mo<strong>di</strong>ficazione teorica più<br />

importante prodotta dalla microbiologia.<br />

18


Lo sviluppo <strong>della</strong> chirurgia<br />

Per molti secoli avevano pesato sull’evoluzione <strong>della</strong> chirurgia 4 fattori:<br />

• scarsa conoscenza dell’anatomia;<br />

• pericolo <strong>di</strong> infezioni;<br />

• impossibilità <strong>di</strong> controllare il dolore;<br />

• rischio <strong>di</strong> emorragie;<br />

Ai progressi contribuirono gli apporti <strong>della</strong> rivoluzione scientifica del rinascimento, i progressi<br />

dell’anatomia normale e patologica del ‘700.<br />

La chirurgia, una piccola chirurgia fatta <strong>di</strong> riduzione <strong>di</strong> fratture, taglio <strong>di</strong> fistole, legatura <strong>di</strong> vene<br />

varicose, manipolazioni fisiche, fratture, era rimasta fino alla fine del ‘700 un ambito <strong>di</strong><br />

competenza <strong>di</strong> cerusici e <strong>di</strong> un’articolata gerarchia <strong>di</strong> barbieri, barbieri-chirurghi e chirurghi. La loro<br />

formazione non era universitaria ed il loro sistema <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento regolato da corporazioni.<br />

La grande interventistica richiedeva infatti, abilità e rapi<strong>di</strong>tà, era necessario muovere i ferri, che il<br />

chirurgo teneva lontano dai vasi maggiori,con destrezza per evitare dolori al paziente e limitare i<br />

contorcimenti.<br />

Talora negli ospedali clinicizzati l’operazione viene effettuata nell’aula <strong>di</strong> lezione, solo a fine ‘800<br />

si farà nella sala chirurgica vera e propria.<br />

Il paziente veniva legato con cinghie <strong>di</strong> tela al tavolo <strong>di</strong> legno e in genere, prima dell'operazione,<br />

veniva intervistato da un padre spirituale. Un assistente con spugne imbevute <strong>di</strong> acqua ghiacciata<br />

e spremute con continuità sul campo operatorio cercava <strong>di</strong> garantire un minimo <strong>di</strong> igiene locale.<br />

In genere venivano somministrati dei purganti, mentre contro il dolore si usavano la mandragola,<br />

l’oppio, la canapa in<strong>di</strong>ana e a fine ‘700 l’ipnosi <strong>di</strong> Mesmer, ma più spesso una robusta bevuta.<br />

Su questo panorama si innestò la svolta <strong>di</strong> metà ottocento, in cui confluirono la messa a punto<br />

degli antidolorifici, verso gli anni ‘60 dell’asepsi (con<strong>di</strong>zione in cui è impe<strong>di</strong>ta la contaminazione<br />

microbica <strong>di</strong> una ferita aperta in con<strong>di</strong>zioni operatorie o <strong>di</strong> materiale sterile. Un campo operatorio<br />

materiale sterile sarà mantenuto asettico grazie a provve<strong>di</strong>menti che ne impe<strong>di</strong>scono il contatto<br />

con agenti infettanti), dell’antisepsi (procedura <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinfezione che tende ad impe<strong>di</strong>re la crescita<br />

dei microrganismi su cute, pelle, ferite o alimenti. I prodotti antisettici in particolare inattivano<br />

microrganismi patogeni senza raggiungere il livello <strong>di</strong> sterilizzazione ma senza danneggiare i<br />

tessuti o gli alimenti) che fu un passo veramente importante per evitare la febbre da ferite<br />

operatorie.<br />

Nel 1846 si ebbe la grande svolta <strong>della</strong> chirurgia con l’avvento dell’anestesia.<br />

Il primo grande contributo americano alla me<strong>di</strong>cina si deve ad un dentista, William Morton che<br />

sperimentò a Boston l’opportunità <strong>di</strong> produrre insensibilità al dolore me<strong>di</strong>ante l’inalazione <strong>di</strong> etere<br />

solforoso; poco tempo più tar<strong>di</strong> Sir Young Simpson usò il cloroformio per attenuare il dolore del<br />

parto. Un altro anestetico molto usato era il protossido <strong>di</strong> azoto. Sull’uso <strong>di</strong> questi tre composti si<br />

aprì un vastissimo <strong>di</strong>battito sugli aspetti me<strong>di</strong>ci ed etici del controllo del dolore. I teologi fautori<br />

<strong>della</strong> predestinazione protestarono e così pure i fautori <strong>di</strong> forma ascetiche <strong>di</strong> perfezione; ma vi<br />

furono anche coloro che considerarono questi tre composti un dono <strong>di</strong> Dio.<br />

Era anche <strong>di</strong>ffusa la convinzione che l’assenza del dolore provocasse degli inconvenienti<br />

funzionali e psicologici: persisteva l’associazione fra insensibilità e morte.<br />

Quasi contemporaneamente alla scoperta <strong>di</strong> Morton, l'aiuto ostetrico <strong>di</strong> una clinica viennese,<br />

Ignac Fulop Semmelweiss (1818-1865), dopo aver raccolto una serie <strong>di</strong> statistiche sulla febbre<br />

puerperale ed essendo rimasto colpito dall’elevata mortalità delle donne che partorivano nelle<br />

<strong>di</strong>visioni ospedaliere frequentate da me<strong>di</strong>ci e studenti rispetto alla mortalità <strong>di</strong> donne che<br />

partorivano in casa o nelle <strong>di</strong>visioni tenute da infermiere ostetriche, obbligò me<strong>di</strong>ci e studenti che<br />

palpavano le parti intime delle donne, passando da una malata all'altra e senza guanti, a lavarsi le<br />

mani tra una visita e l'altra con il cloruro <strong>di</strong> calcio.<br />

A Londra un chirurgo <strong>di</strong> primo piano, Sir Thomas Spencer a partire dal 1860 non lesinò acqua<br />

fredda e tovagliette pulite durante l’operazione.<br />

Il contributo <strong>di</strong> Semmelweiss e Spencer venne recepito solo in parte dalla comunità accademica,<br />

perché si trattava <strong>di</strong> osservazioni empiriche e non si conosceva ancora il ruolo degli agenti<br />

patogeni.<br />

Nel 1878 si introdusse la bollitura degli strumenti e nel 1891 la sterilizzazione a secco; sempre in<br />

quegli anni apparvero sui campi operatori i primi guanti <strong>di</strong> gomma a coprire le mani dei chirurghi e<br />

19


a cavallo dei due secoli la preparazione <strong>della</strong> cute da incidere veniva effettuata con pennellature<br />

<strong>di</strong> tintura <strong>di</strong> io<strong>di</strong>o. Grazie a tutti questi passi in avanti si superò il rischio delle febbri e delle<br />

infezioni postoperatorie.<br />

In seguito si cercò <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are nuove vie <strong>di</strong> somministrazione (via rettale) e nuove sostanze<br />

(morfina, cocaina...), ma l'uso dei gas dominò la scena fino al nostro secolo quando si arrivò<br />

all'anestesia endovenosa.<br />

Sul piano terapeutico, la patologia cellulare implicava la rimozione chirurgica dei tessuti con<br />

alterazioni patologiche da cui si riteneva che le malattie avessero origine.<br />

Il periodo <strong>di</strong> maggiore sviluppo <strong>della</strong> chirurgia si ha fra il 1830 ed il 1870; vi sono innovazioni che<br />

riguardano l’urologia, la ginecologia, gli organi gastrointestinali, si inizia il trattamento dei calcoli<br />

alla vescica.<br />

Nel 1853 appare l’endoscopio e per più <strong>di</strong> un secolo venne introdotto solo negli orifizi naturali del<br />

corpo. I raggi X e la strumentazione ottica sviluppata nella seconda metà del XIX secolo<br />

permettevano l’esame visivo <strong>di</strong> orecchio, naso, gola, laringe, esofago, stomaco, retto, vescica<br />

urinaria e vagina.<br />

Verso la fine del secolo avviene la conquista delle cavità interne e si afferma il ruolo <strong>di</strong> infermiere<br />

professionale ed all’inizio del XX secolo inizia l’addestramento infermieristico in sala operatoria.<br />

Nel corso del secolo scorso la chirurgia si imponeva senza rivali come la branca terapeuticamente<br />

più attiva <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina somatica. Date le doti <strong>di</strong> intuizione, genialità tecnica e costanza richiesti<br />

dalla chirurgia, i singoli chirurghi avevano la possibilità <strong>di</strong> imporsi come maestri, prendendosi una<br />

rivincita sulla storia.<br />

Due chirurghi furono fra i primi a ricevere un premio Nobel: nel 1909 Kocher (fisiologia e chirurgia<br />

<strong>della</strong> ghiandola tiroidea) e nel 1911 Alexis Carrel per lavori sulla suturazione <strong>di</strong> vasi sanguigni e<br />

trapianti.<br />

L’evoluzione dei luoghi <strong>di</strong> cura<br />

In epoca romana esistevano i valetu<strong>di</strong>naria, delle pseudo infermerie dove venivano raccolti i<br />

soldati con gravi traumi bellici; nei nosocomi invece veniva data assistenza generica agli infermi.<br />

Con l’avvento del cristianesimo si ha una evoluzione del concetto <strong>di</strong> assistenza.<br />

Nasce una concezione del malato come insieme <strong>di</strong> anima e corpo, verso il quale devono essere<br />

concentrati i valori <strong>di</strong> accoglienza, assistenza ed ospitalità.<br />

Negli assiomi evangelici sono presenti i fondamenti dell’assistenza e <strong>della</strong> cura ai malati ed più in<br />

generale ai poveri. Diaconi e <strong>di</strong>aconesse si impegnavano volontariamente in questa opera <strong>di</strong><br />

assistenza. Cristo infatti è nello stesso tempo il malato, il sofferente, il povero ed il debole ma<br />

anche il me<strong>di</strong>camento che ovvia a tutti questi <strong>di</strong>sagi.<br />

La parabola del buon samaritano “Ogni volta che avrete fatto queste cose ad uno dei più piccoli,<br />

l’avete fatto a me” concretizza l’aspetto <strong>di</strong> caritas, l’amore cristiano che spinge l’uomo verso il suo<br />

simile sofferente, in quanto riflesso dell’amore scambievole che lega <strong>di</strong>o alle sue creature, e<br />

restituisce all’uomo la somiglianza perduta dopo il peccato.<br />

Secondo la tra<strong>di</strong>zione, ad opera <strong>di</strong> Fabiola, una nobildonna romana, si costruì nel IV secolo d.C. il<br />

primo ospedale a Roma.<br />

L’assistenza ai malati si <strong>di</strong>versificò nel me<strong>di</strong>oevo: a partire dal IX secolo è documentata la<br />

presenza dell’hospitale, generalmente e<strong>di</strong>ficato sulle vie dei pellegrinaggi, le mansioni svolte al<br />

suo interno hanno un carattere principalmente caritatevole, i poveri erano considerati come malati;<br />

la mancata <strong>di</strong>stinzione fra povertà e malattia perdurerà per tutto il me<strong>di</strong>oevo.<br />

Con la nascita degli or<strong>di</strong>ni religiosi inizia un processo <strong>di</strong> regolarizzazione degli ospedali, molti<br />

prevedono la raccolta settimanale <strong>di</strong> poveri e malati per le vie <strong>della</strong> città. Anche se in qualche<br />

caso sono previste forme <strong>di</strong> sovvenzione pubblica il personale che vi esercita è <strong>di</strong> tipo non<br />

specialistico ed a formazione religiosa.<br />

L’hospitale principalmente è retto da or<strong>di</strong>ni religiosi, il suo personale è quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> formazione non<br />

specialistica. Le con<strong>di</strong>zioni igieniche erano alquanto sommarie, ad esempio: non venivano mai<br />

cambiate le lenzuola, (frequenti le situazione con due pazienti nello stesso letto e monache che<br />

preparano feretri nella stessa stanza). Non doveva però mancare l'immagine del Signore, in<br />

quanto gli ospedali erano considerati dei luoghi dove ci doveva essere la presenza guaritrice dello<br />

spirito santo.<br />

20


Gli ospedali me<strong>di</strong>evali (ma questo andò avanti fino all'età moderna, e vale anche per l'ospedale<br />

civile vecchio San Giovanni <strong>di</strong> Dio) hanno la porta rivolta verso il Vaticano, perché lo Spirito Santo<br />

possa entrare meglio. Erano costituiti con una cappella che potesse essere vista da tutti i reparti<br />

ospedalieri. Il primo ospedale vero e proprio fu quello <strong>di</strong> Santo Spirito fondato a Roma da<br />

Innocenzo III, il secondo fu quello <strong>di</strong> santa Maria Novella, a Firenze.<br />

Nasce anche l’or<strong>di</strong>ne religioso dei cavalieri <strong>di</strong> San Giovanni o Ospitalieri.<br />

A partire dal X secolo l’educazione me<strong>di</strong>ca comincia ad essere istituzionalizzata. Il curriculum dei<br />

me<strong>di</strong>ci che intendessero esercitare la professione è abbastanza flessibile e consta principalmente<br />

<strong>di</strong> letture e <strong>di</strong>scussioni sotto la guida <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci più esperti; ancora non è previsto l’addestramento<br />

negli ospedali.<br />

Per la cosiddetta “Morte nera” del 1347 si costruirono i lebbrosari o lazzaretti, per l’isolamento dei<br />

malati contagiosi, in primis i lebbrosi, ai quali era impe<strong>di</strong>ta la frequentazione dei luoghi pubblici e i<br />

quali erano obbligati ad indossare abiti particolari ed ad annunciarsi con un campanaccio.<br />

Nel rinascimento inizia il vero e proprio processo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>calizzaizone degli ospedali, inoltre questi<br />

ultimi si dotano <strong>di</strong> spezierie ed infermerie. Tuttavia le strutture non sono ancora luogo <strong>di</strong> cura, ma<br />

solo <strong>di</strong> ricovero, <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione e <strong>di</strong> abusi (manicomi).<br />

Dopo il concilio <strong>di</strong> Trento (1542-1563) si assiste ad un calo delle vocazioni per le regole più<br />

severe imposte ai religiosi; il personale <strong>di</strong> assistenza si laicizza e viene reclutato fra le classi meno<br />

abbienti <strong>della</strong> popolazione, rimanendo comunque senza una preparazione specifica.<br />

Sempre nel ‘500 nasce l’or<strong>di</strong>ne Fatebenefratelli, de<strong>di</strong>to all’assistenza degli infermi.<br />

Nell’illuminismo, secondo i principi <strong>della</strong> rivoluzione francese povertà, malattia e men<strong>di</strong>cità devono<br />

essere prevenuti.<br />

Nel XIX secolo mutuano l’architettura e le funzioni degli ospedali (pa<strong>di</strong>glioni separati). Accanto alle<br />

corsie nascono i gabinetti <strong>di</strong> analisi. Si <strong>di</strong>ffondono i raggi X, proliferano i laboratori <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnostica e<br />

le corsie <strong>di</strong>ventano meno affollate, più spaziose e pulite.<br />

Vengono introdotti etere ed antisettici, gli infermieri <strong>di</strong>vengono qualificati e l’ospedale perde<br />

parzialmente l’immagine <strong>di</strong> luogo <strong>di</strong> orrori per acquisire quella <strong>di</strong> luogo <strong>di</strong> cura, dove anche i<br />

facoltosi si recano per essere curati.<br />

L’ospedale <strong>di</strong>venta anche un luogo <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong>dattica.<br />

Deontologia, etica e bioetica<br />

Il concetto <strong>di</strong> deontologia me<strong>di</strong>ca si rifà al famoso testo del “giuramento <strong>di</strong> Ippocrate”, che<br />

stabilisce una serie <strong>di</strong> norme etico-comportamentali in<strong>di</strong>rizzate alla regolarizzazione del<br />

comportamento degli appartenenti ad una comunità professionale.<br />

I comportamenti ai quali il me<strong>di</strong>co si deve attenere sono rivolti al raggiungimento del benessere<br />

del paziente, fine ultimo <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina; il me<strong>di</strong>co dovrà pertanto compiere solamente atti <strong>di</strong> cui è<br />

capace, rispettare la vita (<strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> provocare la morte e l’eutanasia), avere un corretto rapporto<br />

con il paziente che ha <strong>di</strong>ritto ad essere informato <strong>della</strong> sua con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> salute ed ha il <strong>di</strong>ritto al<br />

segreto su tutto ciò che lo riguarda.<br />

L’osservanza <strong>di</strong> questi principi, che delineano il trattamento me<strong>di</strong>co moralmente accettabile e la<br />

condotta da tenere nell’esercizio professionale, costituisce la norma in base alla quale il me<strong>di</strong>co<br />

può essere accolto all’interno del gruppo, poiché è legato da vincoli che egli stesso sceglie <strong>di</strong><br />

mantenere. L’esigenza <strong>di</strong> regolamentare i comportamenti pratici del me<strong>di</strong>co è propria <strong>di</strong> ogni<br />

tempo: nel XIII secolo a Venezia si stende un “capitolare per i me<strong>di</strong>ci”, ma è nel XVI secolo, in<br />

Inghilterra che si arriva ad una normativa etica professionale.<br />

L’illuminismo porta a ridefinire i confini dei comportamenti sociali e professionali all’interno <strong>di</strong> una<br />

comunità (autorevolezza del me<strong>di</strong>co e la sua dolcezza nel rapporto con il paziente).<br />

La rivoluzione dell’etica me<strong>di</strong>ca prende avvio dopo la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, quando il<br />

processo <strong>di</strong> Norimberga svelò i crimini compiuti nella Germania nazista anche in nome <strong>della</strong><br />

ricerca scientifica. Si affermano quin<strong>di</strong> questi principi:<br />

• Libertà del soggetto (il malato deve dare il consenso alle cure)<br />

• Responsabilità dello sperimentatore<br />

• Necessità <strong>della</strong> ricerca<br />

• Adeguata proporzionalità rischio/beneficio<br />

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Per etica generale si intende la riflessione sui principi <strong>di</strong>rettivi e sui valori primi <strong>di</strong> un’esistenza<br />

in<strong>di</strong>viduale o sociale.<br />

Per etica me<strong>di</strong>ca si intende l’insieme dei concetti che interessano la definizione <strong>di</strong> una morale<br />

professionale sino alla filosofia morale applicata alla me<strong>di</strong>cina.<br />

Per deontologia si intende l’insieme strutturato <strong>di</strong> norme comportamentali che l’operatore sanitario<br />

si pone ad obiettivo in riferimento ad un contesto sociale e culturale.<br />

Il termine bioetica viene introdotto negli anni ’70. Con questo settore si determina l’area <strong>di</strong> ricerca<br />

che, avvalendosi <strong>della</strong> collaborazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>scipline, ha per oggetto l’esame sistematico<br />

<strong>della</strong> condotta umana nel campo delle scienze, <strong>della</strong> vita e <strong>della</strong> salute.<br />

La bioetica giu<strong>di</strong>ca i comportamenti in base a questi principi:<br />

• Rispetto: non può essere condotta una ricerca senza consenso;<br />

• Giustizia: la sperimentazione non deve <strong>di</strong>scriminare tra gruppi sociali;<br />

• Adeguata proporzionalità rischio/beneficio: secondo il dettato ippocratico “primum non<br />

nocere”.<br />

Il ruolo dei comitati <strong>di</strong> bioetica riguarda questi campi:<br />

• Metodologie inerenti la fecondazione artificiale;<br />

• Limiti <strong>della</strong> terapia genica;<br />

• Ruolo <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina pre<strong>di</strong>ttiva;<br />

• Sperimentazione umana ed animale;<br />

• Problematiche connesse al trapianto <strong>di</strong> organi;<br />

• Garanzie del principio <strong>di</strong> equità nelle erogazioni delle prestazioni sanitarie;<br />

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