Eresie del Cammino Neocatecumenale - InternEtica
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PENTITO DEI SUOI PECCATI, LI CONFIDA AL CONFESSORE, DECIDE DI<br />
CAMBIARE VITA, CHIEDE E OTTIENE L'ASSOLUZIONE SACRAMENTALE.<br />
Ancora una volta Kiko dissente dalla Chiesa Cattolica. La<br />
gravità e il numero <strong>del</strong>le sue asserzioni questa volta obbligano<br />
ad un'analisi critica che offre il vantaggio di seguire con<br />
assoluta aderenza il testo incriminato, anche se l'ordine dei<br />
rilievi non è esemplare dal punto di vista teologico storico:<br />
a) Saltando a pie’ pari i notissimi testi <strong>del</strong> N. Testamento sul<br />
potere di rimettere i peccati conferito da Gesù unicamente<br />
agli Apostoli (Gv 20, 23; Mt 16,19; 18,18), egli ignora <strong>del</strong> tutto<br />
quanto ne affermano i Padri dei primi secoli: «La Chiesa<br />
primitiva non ebbe la confessione (...) come l’abbiamo noi<br />
oggi” (p. 164). Quale confessione abbiamo oggi? Noi - da<br />
sempre - alla “conversione» operata per la Grazia aggiungiamo<br />
l'“assoluzione” <strong>del</strong> ministro di Dio, da cui dipende “il<br />
perdono dei peccati”. Ma Kiko non accetta.<br />
* * *<br />
b) È ambiguo affermare che la “conversione non ha mai un<br />
senso moralista e volontarista”, essendo “essenzialmente un<br />
cambiamento di mentalità, un cambiamento di direzione” (p.<br />
165). Una mentalità cambia soltanto se riferita ad una<br />
determinata cosa, prima amata e poi odiata, o viceversa...<br />
Solo così intesa, la volontà cambia direzione, alludendo<br />
precisamente a quel «contenuto-termine che si riassume in Dio<br />
e in ciò che Egli comanda e proibisce..., almeno se si vuol dire<br />
qualcosa di concreto quando si ripete che “la conversione » è<br />
sempre «mettersi di fronte a Dio» (p. 165); altrimenti si cade nel<br />
v u o t o <strong>del</strong>la tendenza vaga o velleità, <strong>del</strong>la direzione senza<br />
un termine, di un atteggiamento assurdo...<br />
* * *<br />
c) Con ostentata sicurezza Kiko dichiara che “i valori essenziali<br />
<strong>del</strong> sacramento <strong>del</strong>la penitenza sono la situazione esistenziale<br />
<strong>del</strong> peccato, Dio non è rimasto indifferente, ma è intervenuto,<br />
prendendo l'iniziativa e aprendo un cammino di salvezza e di<br />
conversione per il popolo» (p. 166).<br />
17<br />
Magistero e teologia cattolica si sono sempre espressi<br />
diversamente:<br />
− La situazione <strong>del</strong> peccato, e poi l’iniziativa <strong>del</strong>la grazia (che<br />
stimola il processo <strong>del</strong>la conversione) precedono, non<br />
costituiscono il sacramento <strong>del</strong>la penitenza;<br />
− che invece comprende come suoi elementi essenziali sia<br />
l'accusa <strong>del</strong> peccato, sia il dolore di aver offeso Dio, sia il<br />
proposito di emendarsi e riparare, sia soprattutto, l'assoluzione<br />
<strong>del</strong> sacerdote, senza la quale è vano sperare il perdono di<br />
Dio, almeno nell'ambito <strong>del</strong>la Chiesa di Cristo...<br />
** *<br />
d) Ma Kiko non cessa di sorprendere con le sue stravaganze,<br />
connesse con quelle sopra segnalate: “la conversione non è un<br />
pentirsi <strong>del</strong> passato; ma mettersi in cammino in avanti, verso il<br />
futuro... (p. 166). L'espressione è talmente oscura da stimolare a<br />
tornarci sopra, osservando:<br />
chi non si pente può essere solo un ostinato, ossia l'impenitente<br />
che, incapace di perdono, neppure pensa a chiederlo...;<br />
chi non si pente (se non è «ostinato») mostra di non sentirsi<br />
colpevole, per cui non prova alcun rimorso...;<br />
allora però resta qual era, né quindi è stimolato a mettersi in<br />
cammino per una ripresa o cambiamento di rotta...<br />
***<br />
e) E siamo ad uno dei punti nevralgici <strong>del</strong>la “teologia<br />
neocatecumenale”: “La Chiesa primitiva non ha nessuna<br />
esplicitazione <strong>del</strong> sacramnteo <strong>del</strong>la penitenza che non sia il<br />
battesimo” (p. 167). Ma:<br />
1° innanzi tutto l'affermazione è contraddetta dalla storia <strong>del</strong>la<br />
Chiesa, secondo la quale: peccato, accusa, pentimento,<br />
soddisfazione e riconcili-azione costituivano le fasi di un vero<br />
rito nettamente distinto da quello <strong>del</strong> b a t t e s i m o, come<br />
attestano gli scritti dei primi secoli: dalla Didachè alla Lettera di<br />
Barnaba; dalla Lettera di Clemente Romano ai Corinzi al<br />
Pastore di Erma; da Tertulliano a Cipriano... Non è il nome che<br />
vale, ma la realtà <strong>del</strong> rito... Astraendo da varianti <strong>del</strong> tutto