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Download - Suore Domenicane di Santa Caterina da Siena

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Oltre la memoria del tempo che ho vissuto,<br />

oltre la speranza che serve al mio domani,<br />

oltre il desiderio <strong>di</strong> vivere il presente,<br />

anch’io, confesso, ho chiesto che cosa è verità?<br />

E tu, come un desiderio che non ha memoria, Padre buono,<br />

come una speranza che non ha confini,<br />

come un tempo eterno sei per me.<br />

Io so quanto amore chiede<br />

questa lunga attesa del tuo giorno, o Dio<br />

luce in ogni cosa io non vedo ancora,<br />

ma la tua parola mi rischiarerà.<br />

Quando le parole non bastano all’amore,<br />

quando il mio fratello doman<strong>da</strong> più del pane,<br />

quando l’illusione promette un mondo nuovo,<br />

anch’io rimango incerto nel mezzo del cammino.<br />

E tu, Figlio tanto amato, verità dell’uomo, mio Signore,<br />

come la promessa <strong>di</strong> un perdono eterno,<br />

libertà infinita sei per me.<br />

Chiedo alla mia mente coraggio <strong>di</strong> cercare,<br />

chiedo alle mie mani la forza <strong>di</strong> donare,<br />

chiedo al cuore incerto passione per la vita<br />

e chiedo a te, fratello, <strong>di</strong> credere con me!<br />

E tu, forza della vita, Spirito d’amore,<br />

dolce Id<strong>di</strong>o, grembo d’ogni cosa,<br />

tenerezza immensa, verità del mondo sei per me.<br />

• Quale prezzo hanno dovuto pagare uomini e donne solo<br />

per il fatto <strong>di</strong> essere ebrei: le nostre, spesso futili<br />

sofferenze, hanno senso <strong>di</strong> esistere?<br />

• Noi ci affanniamo per molte cose, ci preoccupiamo<br />

tanto della nostra immagine “presentabile”, del nostro<br />

essere adeguati: è paragonabile la loro adeguatezza alla<br />

nostra attuale?<br />

L1. Il lavoro pesante nei campi e le vessazioni continue erano<br />

massacranti, atroci per tutti. L’assistenza ai malati non si poteva<br />

chiamare con questo nome. Chi era malato, an<strong>da</strong>va in<br />

“infermeria” per morire, bestie destinate al macello. Tre<strong>di</strong>ci<br />

ore <strong>di</strong> lavoro ogni giorno, poi la ginnastica, l’interminabile<br />

appello dei prigionieri.<br />

L2. Allora i sol<strong>da</strong>ti lo rivestirono <strong>di</strong> porpora e, dopo aver<br />

intrecciato una corona <strong>di</strong> spine, gliela misero sul capo. Cominciarono<br />

poi a salutarlo: Salve, re dei Giudei!. E gli percuotevano<br />

il capo con una canna, gli sputavano addosso e,<br />

piegando le ginocchia, si prostravano a lui. Dopo averlo schernito,<br />

lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti,<br />

poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. (Mc 15,16-20)<br />

Rit.<br />

L1. I maltrattamenti, continui, volgari, crudeli, impreve<strong>di</strong>bili.<br />

Il cibo, a <strong>di</strong>r poco, schifoso, sempre scarso. Ogni giorno, molti<br />

morivano. A rendere agghiacciante il quadro, il camino del<br />

forno crematorio che fumava in continuazione. Il fumo era<br />

portato <strong>da</strong>l vento verso le baracche e talvolta giungeva fino a<br />

Monaco. A chi chiedeva spiegazioni, la risposta: Sono soltanto<br />

dei criminali.<br />

Era un campo <strong>di</strong> annientamento.<br />

L2. Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino<br />

alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte:<br />

Eloì, Eloì, lemà sabactani?, che significa: Dio mio, Dio mio,<br />

perchè mi hai abbandonato?. Alcuni dei presenti, u<strong>di</strong>to ciò,<br />

<strong>di</strong>cevano: Ecco, chiama Elia. Uno corse ad inzuppare <strong>di</strong> aceto<br />

una spugna e, postala su una canna, gli <strong>da</strong>va <strong>da</strong> bere, <strong>di</strong>cendo:<br />

Aspettate, ve<strong>di</strong>amo se viene Elia a toglierlo <strong>da</strong>lla croce.<br />

Ma Gesù, <strong>da</strong>ndo un forte grido, spirò. (Mc15,33-37) Rit.

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