Orchestra Italiana e Orchestrazione fra Sette e Ottocento
Orchestra Italiana e Orchestrazione fra Sette e Ottocento
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Tale eliminazione ebbe un’ulteriore importantissima conseguenza: essa liberò i bassi (violoncello<br />
e contrabbasso) che stazionavano rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra, e che di norma<br />
erano suonati dai più valenti musicista dell’orchestra (quelli meglio retribuiti, dopo il violino<br />
direttore e il maestro al cembalo) dall’obbligo di questa residenza forzata. Si poterono riunire così<br />
in un sol gruppo tutti i violoncelli e i contrabbassi, in una disposizione che si prestava mirabilmente<br />
alla direzione dal centro dello spazio orchestrale. A tale riguardo la figura ed il nome da citare per<br />
primi sono quelli del grande violinista succeduto a Rolla nella direzione della compagine scaligera,<br />
Eugenio cavallini (1806-1881), allievo dello stesso Rolla e <strong>fra</strong>tello dell’altrettanto acclamato<br />
Ernesto, primo clarinetto della medesima orchestra. Egli si fece carico di una drastica riforma,<br />
realizzata tra il 1834 e il 1846 in tre fasi successive, con il sostegno di Donizetti e poi anche di un<br />
Verdi reduce dai primi grandi successi, scatenando con ciò gli strali di un singolare personaggio,<br />
Francesco Antonio Biscottini, all’epoca ispettore dell’orchestra di quel teatro 22 . La riforma operata<br />
da Cavallini diede motivo al temibile Biscottini di indirizzare alla Direzione Centrale dei Teatri un<br />
subdolo (quanto per noi preziosissimo) documento pubblicato da Renato Meucci 23 .<br />
Ma sempre riguardo all’opera di Eugenio cavallini ben più significativi risultano i positivi<br />
commenti di Donizetti, che così si espresse in una lettera del gennaio 1834 indirizzata al duca<br />
Visconti, allora direttore dei Teatri Imperiali di Milano, il quale aveva personalmente incoraggiato<br />
il cambiamento:<br />
La descrizione di Donizetti è comprensibilmente riferita principalmente al ruolo del compositore,<br />
che tuttavia aveva una funzione di ben poco rilievo dopo le prime recite di un’opera in prima<br />
rappresentazione, essendo notoriamente obbligato – come abbiamo visto – a lasciare nelle mani del<br />
primo violino «capo d’orchestra» la completa responsabilità per le rappresentazioni successive.<br />
22<br />
Egli era stato assunto nel 1853, subentrando al maestro Zaneboni (Milano, Archivio Storico Civico, fondo Spettacoli<br />
Pubblici, cart. 11)<br />
23<br />
Renato Meucci, Osservazioni del m°. Francesco Antonio Biscottini sull’orchestra scaligera del 1846, «Il flauto<br />
dolce», n. 17-18, 1987-1988, pp.41-44.<br />
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