cosiddetta «banda turca» ( o «bassa musica») 32 , una presenza altresì rilevabile, sotto forma di particolare registro, in molti pianoforti e organi del primo <strong>Ottocento</strong> 33 . Per quanto riguarda il primo punto, è necessario rigettare una convinzione piuttosto diffusa, quella cioè che sia stato proprio Rossini ad introdurre un impiego sistematico e generalizzato della banda di palcoscenico. Questa convinzione non è confortata da alcuna prova plausibile ed è anzi in aperto contrasto con le numerose testimonianze di epoca precedente 34 che pure attestano l’impiego di compagini militari nel corso delle rappresentazioni teatrali 35 . Va semmai attribuito a Rossini un particolare e massiccio sfruttamento di queste risorse, sfruttamento che gli valse numerose critiche 36 , anche da parte dei suoi stessi ammiratori. Resta da aggiungere un’osservazione circa un fenomeno rimasto finora del tutto ignorato, ma perfettamente esemplificativo delle vicende dell’epoca: la particolare relazione che esisteva, a cavallo tra sette e <strong>Ottocento</strong>, tra il più importante complesso bandistico milanese. Quello della Guardia Nazionale, e della stessa orchestra del teatro alla Scala. Una recente ricerca d’archivio ha permesso di rinvenire un elenco di musicisti aggregati a tale complesso nel 1796 37 , dal quale risulta la sorprendente presenza di ben nove elementi su sedici precedentemente o contemporaneamente al servizio del massimo teatro milanese, compreso il primo violino dell’orchestra, Luigi De Baillou, che qui appare come compositore ufficiale della banda («Maestro nazionale per la musica istromentale»: e v. fig. 8). Con riferimento a tali stretti rapporti tra la maggiore banda cittadina e la più importante orchestra italiana dell’epoca (rapporti peraltro documentabili anche per il periodo successivo), sembra doveroso avanzare qui un’ipotesi che ricerche future potranno forse documentare e chiarire: il fatto cioè che l’introduzione di nuovi strumenti, a fiato o a percussione, ovvero di particolari modelli di tali strumenti, sia stata in molti casi mediata e favorita proprio dalla costante presenza di bande militari o civili nei teatri italiani: queste ultime difatti furono le prime a sperimentare (e con molta minore prevenzione) quelle innovazioni tecniche che caratterizzarono in maniera incessante la produzione di strumenti musicali nell’<strong>Ottocento</strong> (ad esempio l’adozione dei corni e delle trombe a valvole, di cui i bandisti si servirono ben prima degli orchestrali) 38 . Un altro timbro “bandistico” particolarmente significativo, ma che non ha incontrato finora sufficiente attenzione da parte degli studiosi, è quello della cosiddetta «banda turca». Forse introdotta nell’opera per la prima volta da Gluck 39 questa formazione, composta da triangoli, piatti, 32 Si trattava di un gruppo di strumenti a percussione comprendente tamburo, triangolo, piatti e cappel cinese 33 Cfr. Rosamond E.M. Harding, The Piano–Forte. Its History traced to the Great Exibition of 1851, London, Heckscher 1978, cap. 5, pp. 118-123 (The influence of Turkish music upon the Pianoforte) e cap. 6, pp. 124-150 (Turkish Music and other pedals) 34 Una accurata trattazione dell’argomento si trova in Jurgen Maehder, «Banda sul palco» Variable Besetzungen in der Buhnenmusik der italiwenischen Oper des 19. Jahrhunderts als Relikte alter Besetzungstraditionen?, in Alte musik als asthetische Gegenwart. Bericht uber der internationalen musikwissenschaftlicher Kongress Stuttgart 1985, II Kassel- Basel, Barenreiter 1987, pp. 293-310. 35 Basti ricordare la presenza di una banda militare al San Carlo di Napoli già in occasione dell’Ezio di Sarro (1741) e del Tigrane di Hasse (1746). 36 Tra cui quello di G.S.Mayr, che pure era stato tra i suoi predecessori nell’impiego della banda (cfr. Zibaldone, a cura di Arrigo Gazzaniga, bergamo, Grafica gutemberg 1977, p. 81). 37 Cfr. Renato Meucci, Gioacchino Rossini 1792-1992 il testo e la scena, Convegno internazionale di studi, Pesaro 25- 28 giugno 1992, Fondazione Rossini Pesaro; Milano, Archivio Storico civico, fondo Materie, art. 50, Banda militare. 38 Cfr. Anthony Baines, Gli Ottoni, Torino, EDT/ Musica 1991, p. 202 (ed. orig. London, 1978) 39 Sulla fortuna di questo complesso in Europa cfr. tra l’altro il lavoro di Ivano Cavallini, Musica e strumenti turchi in alcune fonti europee del XVIII secolo e l’ «Histoire» di Charles de Blainville (1767), in Restauro, conservazione e recupero di antichi strumenti musicali, Firenze, Olschki 1986, pp. 257-273. 20
gran cassa, e sopratutto dal «cappel cinese» 40 , riscosse in tutta Europa e anche in Italia un così entusiastico successo da consentirle una lunga permanenza negli organici orchestrali (cfr. fig. 9) Figura 8 40 Si tratta dello strumento a forma di ombrello («ombralino» nell’organico della banda della Guardia Nazionale milanese cfr. fig. 8) corredato di campanellini tintinnanti. 21