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Orchestra Italiana e Orchestrazione fra Sette e Ottocento

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«di fare negli spartiti che dovranno prodursi al pubblico, tutti que’ cambiamenti che potessero<br />

occorrere». Nulla di più. Eppure un tal «maestro di cappella» doveva ben essere un apprezzato<br />

pianista, viste le sue mansioni e visto che nello stesso documento tale qualifica veniva richiesta<br />

anche al suo sostituto. Ma i tempi evidentemente non erano ancora maturi in Italia (quindi non solo<br />

a Parma, ma anche negli altri principali teatri italiani) per un radicale cambiamento di ruoli che<br />

altrove era già stato attuato e che risultava ampiamente giustificato dalla crescente complessità delle<br />

scrittura orchestrale.<br />

Ad un ben meno noto violinista che si firmava con le iniziali «A.B.», identificabili con quelle del<br />

conte Antonio Belgioioso 25 , dobbiamo invece un più realistico progetto pubblicato nel 1845<br />

all’interno del Mentore teatrale di Francesco Avventi 26 con l’aggiunta di note redazionali che ci<br />

fanno ipotizzare una data di concepimento vicinissima alla fine degli anni ’30 27 . In questa proposta,<br />

inviata ad un corrispondente bolognese, il conte Belgioioso descrive accuratamente le mansioni del<br />

nuovo direttore e dei suoi principali colleghi violinisti dell’orchestra, distinguendo tre ruoli<br />

principali «Supremo direttore, Concertino, Spalla ossia continuo» (p.273). Esaminiamo dalle parole<br />

stesse di Belgioioso la natura di questi incarichi, le cui denominazioni serviranno, oltretutto, a<br />

rivelare l’origine insospettata di alcuni termini ancora oggi in uso nelle orchestre italiane. In<br />

particolare è necessario osservare che il termine «concertino» non sembra avere alcun riferimento<br />

all’antico ruolo del Concerto grosso strumentale, ma solo alle capacità virtuosistiche (concertanti)<br />

del violinista cui, nelle orchestre più rinomate, era affidata la realizzazione dei passi a solo, altrove<br />

(e in altri tempi) eseguiti dallo stesso direttore. La necessità di questo ruolo appare impellente (p.<br />

268) «per le superiori orchestra ove il direttore vuolsi un omo in età di senno e dell’esperienza e che<br />

non può assumere simultaneamente la parte do concertista, detta il concertino», mentre la scelta di<br />

quest’ultimo «deve cadere sopra professori di fresca età, ma che abbiano date non dubbie e reiterate<br />

pubbliche prove di loro eccellenza in questa estetica classe». Altrettanto significativa risulta al<br />

riguardo una precisazione che si deve all’anonimo estensore delle note aggiunte al testo del<br />

Belgioioso, il quale chiarisce anche il significato originario del termine «spalla» (p. 279, nota 10)<br />

25 Cantante e compositore dilettante (1801-1858), egli risultava aver scritto un’opera. La figlia di Domenico,<br />

rappresentata a Milano (teatro del Re) nel 1845, un trattato Sull’arte del canto (Milano, Lampato 1841) e musica<br />

strumentale, tra cui tre Gran trio (op. 1-3) per pf. Vl. vlc. Alcuni Notturni e anche Sei valzer con coda per pf. (Milano,<br />

Ricordi n. 1 2884: nessun esemplare localizzato).<br />

26 [Antonio Belgioioso], Sulla importanza dell’elezione del primo violino nelle principali città d’Italia. Lettera scritta<br />

dal lago di Como a Bologna da un istruito dilettante di violino, e di composizioni musicali, in Francesco Avventi,<br />

Mentore teatrale. Repertorio di leggi, massime, nrme e discipline per gli artisti melo-drammatici e per chiunque abbia<br />

ingerenza e interesse in affari teatrali, Ferrara, Negri 1845, pp. 264-281.<br />

27 Con riferimento ad Alessandro Rolla (1757-1841), che aveva lasciato la Scala nel 1833, ci dice nel testo (p.276, nota<br />

2): «questo classico quanto venerando vecchio, vuol starsene com’ha diritto e bisogno in onoranda e tranquilla<br />

quiescenza»<br />

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