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N. <strong>46</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2011 IL CALITRANO<br />
occhi seguo il disfacimento delle dita quasi<br />
con rassegnazione. A malincuore, provo ad<br />
abituarmi all’idea dell’invalidità che da questo<br />
momento potrebbe condizionare la mia<br />
vita futura. Non nego che persino lo spettro<br />
della rassegnazione alla nuova realtà va addomesticando<br />
la mia innata ostinazione.<br />
L’aiuto di conforto e il coraggio di accettare<br />
la situazione mi vengano forniti dal mondo<br />
che mi circonda, ossia, dalla consapevolezza<br />
di condizioni molto più gravi e più<br />
complicate della mia. Compagni d’armi e di<br />
ospedale hanno subito l’amputazione di una<br />
gamba, di un braccio, la perdita di un occhio<br />
dopo essere stati colpiti in combattimento;<br />
sono ancora bendati con fasciature<br />
sporche di sangue; si lamentano sotto il tormento<br />
del dolore provocato dalle ferite.<br />
Molti casi mi forniscono la prova di quanto<br />
sia crudele la guerra e di quanto, pur nella<br />
disgrazia, io sia stato fortunato. Eppure il risvolto<br />
peggiore del mio stato di salute è appena<br />
dietro l’angolo. Dopo l’ennesima visita<br />
medica, infatti, il 1° marzo del 1943, una<br />
Commissione sanitaria composta da esponenti<br />
sovietici e da rappresentanti Italiani<br />
ravvisa la necessità di amputare le dita congelate.<br />
DIALETTO E CULTURA POPOLARE<br />
Quiss’ eja cum’ nu c’rnicchj r’ fav’lat’<br />
riferito alle persone che parlano troppo<br />
e non sanno mantenere alcun segreto.<br />
Ndov’ atting’ e n’ r’funn’ quann’ s’ ver’ lu’ funn’<br />
prelevare senza rimpiazzare si tocca il fondo.<br />
Quann’ la rota eja bona leva pur’ li r’fiett’<br />
se la dote della sposa è abbondante,<br />
cancella anche qualche difetto.<br />
Si la hatta n’gappa li surg’,<br />
lu’ m’scigghj’ pur li surg’ adda n’gappà<br />
frase pregiudizievole dove i figli<br />
ereditano la nomea dei genitori.<br />
L’hann’ p’l’zzat’ gghiogn’<br />
riferito in particolare alle finanze del malcapitato.<br />
Quiss’ n’ coc’ cu’ n’acqua<br />
riferito a persone che non si lasciano convincere facilmente.<br />
Lecce, 15 marzo 1969. Caserma Trizio Scuola Truppe Meccanizzate e Corazzate, Giuramento<br />
del XXII Corso A.C.S. VI Compagnia Bersaglieri, il terzo da sinistra è il nostro concittadino<br />
Michele Galgano (secchia).<br />
PARTICOLARI MODI DI DIRE CALITRANI<br />
A cura di Giovanni Sicuranza<br />
19<br />
Si cum’ lu’ can’ r’la chianga,<br />
lu’ muss’ m’bcat’ r’ sang’ e fac’ halizz’<br />
persona che pur stando in situazioni favorevoli,<br />
non ne trae alcun vantaggio.<br />
Li partit’ s’ so spartut’ la cammisa r’ Crist’<br />
la politica è una spartizione di favori.<br />
P’scatur’ e ngappauciegghj’ fann’ i figl’ p’v’riegghj’<br />
pescatori e cacciatori non sfamano la famiglia.<br />
Vaj acchiann’ v’rtonach’<br />
Va cercando scuse, ma usato, spesso,<br />
per intendere proposte indecenti.<br />
Scopa la casa ca n’saj chi tras’,<br />
fa u liett’ cà n’ saj chi aspiett’<br />
tenere in ordine la casa,<br />
per qualsiasi evenienza.