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Uso e abuso della PEG - Sied

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<strong>Uso</strong> e <strong>abuso</strong> <strong>della</strong> <strong>PEG</strong><br />

La gastrostomia percutanea<br />

endoscopica (<strong>PEG</strong>) ha conosciuto una<br />

grande diffusione per la sua efficacia e<br />

facilità di realizzazione. Si osserva però<br />

una tendenza al sovra utilizzo, anche<br />

negli stati terminali o nei casi di età molto<br />

avanzata con patologia severa e qualità<br />

di vita inaccettabile.<br />

Sarebbe auspicabile poter disporre di<br />

linee guida condivise ma l’argomento è<br />

mal definito e risente di variabili di ordine<br />

etico, legislativo e psicologico, oltre che<br />

clinico. L’Endoscopista deve rivendicare<br />

un ruolo nodale nel complesso processo<br />

decisionale che porta a realizzare una<br />

nutrizione artificiale enterale.<br />

Percutaneous endoscopic gastrostomy<br />

(<strong>PEG</strong>) spread all over the world because<br />

of its effectiveness and easy carrying out.<br />

Nevertheless we observe a tendency to<br />

over utilization, even in end-life state and<br />

in old patients with severe pathologies and<br />

very poor quality of life. We wish we had<br />

dedicated guidelines but this problem is<br />

vague and influenced by ethical, legislative<br />

and psychological, besides clinical,<br />

components. The Endoscopist must claim<br />

a central role in the complicated decision<br />

making to realize an enteral artificial nutrition.<br />

Parole chiave: Gastrostomia Percutanea<br />

endoscopica (<strong>PEG</strong>), stato terminale, qualità di<br />

vita, processo decisionale, dilemmi etici,<br />

Key words: Percutaneous Endoscopic<br />

gastrostomy (<strong>PEG</strong>), end life state, quality of life,<br />

decision making, ethical dilemmas<br />

Maurizio Azzurro<br />

U.O.C. di Endoscopia Digestiva<br />

e Gastroenterologia<br />

Ospedale Mater Salutis<br />

di Legnago (VR)<br />

La nutrizione artificiale<br />

enterale<br />

L’efficacia <strong>della</strong> nutrizione artificiale enterale è validata<br />

da molte autorevoli evidenze. Le linee guida “ESPEN”<br />

sottolineano che l’anziano disfagico e, più in generale,<br />

la persona fragile disfagica (non in stato terminale) si<br />

giova di un apporto nutrizionale adeguato per mantenere<br />

e migliorare la massa muscolare, incrementare<br />

l’energia, ridurre le complicanze dopo fratture, combattere<br />

la depressione, prevenire e guarire le ulcere da<br />

decubito, allungare la sopravvivenza (1).<br />

Per quanto riguarda le modalità per realizzare la nutrizione<br />

enterale di lungo periodo ci sono ampie dimostrazioni<br />

sulla superiorità <strong>della</strong> <strong>PEG</strong> rispetto al sondino<br />

naso-gastrico per efficacia, risultati clinici, fallimento del<br />

trattamento e facilità di gestione (1,2).<br />

L’efficacia <strong>della</strong> <strong>PEG</strong> è stata documentata soprattutto<br />

negli anziani affetti da disfagia con numerosi studi<br />

retrospettivi recenti (3,4). L’attendibilità di tali riscontri<br />

viene però messa in discussione da una serie di lavori<br />

che puntualmente dimostrano l’assenza degli asseriti<br />

benefici derivanti dall’utilizzo prolungato <strong>della</strong> <strong>PEG</strong> in<br />

pazienti cronici, non solo affetti da demenza grave (5).<br />

CComunicazione Scientifica<br />

Giorn Ital End Dig 2013;36:21-25 S<br />

21


22<br />

Maurizio Azzurro > <strong>Uso</strong> e <strong>abuso</strong> <strong>della</strong> <strong>PEG</strong><br />

S<br />

Comunicazione Scientifica<br />

Diffusione <strong>della</strong> <strong>PEG</strong><br />

Anche se è nota la grande diffusione <strong>della</strong> <strong>PEG</strong> dopo<br />

la sua introduzione nel 1979 (6), non è facile trovare<br />

in letteratura informazioni sulla numerosità delle procedure.<br />

Le poche pubblicazioni disponibili ci dicono<br />

che negli USA si è passati dalle 15.000 <strong>PEG</strong> del 1989<br />

alle 216.000 del 2000 (7). Sempre negli USA approssimativamente<br />

il 30% delle <strong>PEG</strong> sono confezionate in<br />

pazienti affetti da demenza e circa il 10% delle persone<br />

residenti in case di riposo è portatore di <strong>PEG</strong><br />

(7). Diversi studi hanno inoltre dimostrato che le caratteristiche<br />

delle case di riposo (dimensione, tipo di<br />

staff e di regime fiscale) influenzano la prevalenza <strong>della</strong><br />

nutrizione mediante <strong>PEG</strong> e che c’è una significativa<br />

disparità razziale, con una quota di procedure doppia<br />

negli afroamericani rispetto ai bianchi (8).<br />

Per quanto riguarda l’Europa, dati provenienti dalla<br />

Germania dicono che il 6,6% di tutti gli ospiti delle<br />

case di riposo (senza differenziazione per patologia) è<br />

portatore di <strong>PEG</strong> (9).<br />

Mortalità associata a <strong>PEG</strong><br />

La <strong>PEG</strong> è sicuramente uno strumento efficace e sicuro<br />

per realizzare una nutrizione artificiale enterale. I dubbi<br />

e i problemi, sempre dal punto di vista “tecnico”,<br />

insorgono quando dobbiamo decidere se confezionare<br />

la <strong>PEG</strong> in pazienti gravi o addirittura terminali. A tal<br />

proposito in letteratura sono disponibili alcuni dati che<br />

debbono far riflettere.<br />

Molti studi sottolineano un fatto allarmante, costituito<br />

dalla elevata mortalità (superiore al 20%) a 30 giorni<br />

dal confezionamento in pazienti anziani (3). Altri hanno<br />

verificato una mortalità fino al 30% in ospedale dopo<br />

l’intervento (10,11). Tali dati sarebbero naturalmente<br />

inaccettabili per qualsiasi altra procedura chirurgica e<br />

dipendono evidentemente da una non approfondita<br />

valutazione preliminare dei pazienti.<br />

Fattori predittivi<br />

di outcome negativo<br />

Nel tentativo di stabilire dei criteri selettivi per aumentare<br />

l’efficacia <strong>della</strong> <strong>PEG</strong> alcuni recenti studi hanno evidenziato<br />

fattori predittivi di un outcome negativo. Pazienti<br />

≥ 65 anni con ipoalbuminemia, proteina C reattiva (pCr)<br />

elevata e Body Mass Index (BMI) < 18.5 presentano<br />

una mortalità a 30 giorni del 20% rispetto ad una quota<br />

< 3% di quelli con valori normali (12).<br />

In un lavoro giapponese i fattori prognostici negativi<br />

nell’anziano sono risultati la pCr elevata e l’iperazotemia<br />

(4). Infine uno studio tedesco con ampia casistica<br />

su popolazione adulta ha evidenziato età avanzata,<br />

basso BMI e diabete (13).<br />

Riflessioni sono state fatte anche sulla influenza che ha<br />

il timing del confezionamento sull’outcome. Abuksin<br />

ha dimostrato una minore mortalità nello stroke se<br />

la <strong>PEG</strong> viene eseguita 30 giorni dopo la dimissione<br />

dall’ospedale (14). Analoga è la raccomandazione che<br />

scaturisce dal trial FOOD (15). È evidente che in tali<br />

conclusioni bisogna considerare la diversa severità del<br />

decorso clinico.<br />

Indicazioni alla <strong>PEG</strong><br />

Il problema principale rimane comunque la mancanza<br />

di indicazioni condivise sulla selezione dei pazienti in relazione<br />

a tipo e stadio di patologia e condizioni generali.<br />

Tra le controindicazioni <strong>della</strong> <strong>PEG</strong>, oltre ad elementi di<br />

pura fattibilità tecnica, più spesso si fa riferimento all’aspettativa<br />

di vita (generalmente quantificata in 6 mesi),<br />

che è ovviamente difficile da stabilire e che non sempre<br />

è correlata alla qualità <strong>della</strong> vita stessa. In campo internazionale<br />

le autorevoli linee guida dell’AGA (16) risultano<br />

“generiche”, stabilendo solo che il paziente non<br />

possa mangiare, che l’intestino sia integro, che il rischio<br />

di confezionamento sia accettabile e che la necessità di<br />

nutrizione artificiale sia maggiore di 30 giorni. La titolata<br />

revisione del 2011 rappresenta soprattutto una disamina<br />

degli aspetti tecnici connessi ai vari accessi per<br />

nutrizione enterale (17).<br />

Tra le varie altre proposte, la più orientata alla medicina<br />

per le evidenze risulta quella di Niv-Abuksin (18) che<br />

raccomanda la <strong>PEG</strong> solo in 4 situazioni: cancro <strong>della</strong><br />

testa e del collo, stroke acuto con disfagia (30 giorni<br />

dopo la dimissione dall’ospedale), sindromi con distrofia<br />

neuromuscolare e decompressione gastrica.<br />

In Italia ci si rifà alle linee guida <strong>della</strong> Società Italiana di<br />

Nutrizione Artificiale e Metabolismo (SINPE) che ha prodotto<br />

un documento articolato per la sfera ospedaliera<br />

(19), utilizzato poi come base per le linee guida sulla<br />

nutrizione artificiale domiciliare (20). In tali documenti si<br />

raccomanda la <strong>PEG</strong> quando si presuma che il paziente<br />

non possa più riprendere l’alimentazione orale o comunque<br />

quando si preveda una durata di trattamento<br />

superiore a 4 settimane e quando vi siano stenosi<br />

invalicabili delle alte vie digestive. Si precisano però le<br />

condizioni nelle malattie tumorali terminali in cui la nutrizione<br />

artificiale, e quindi la <strong>PEG</strong>, non è indicata poiché<br />

“l’esito è condizionato dalla progressione neoplastica e<br />

non dal deterioramento nutrizionale”.<br />

Per quanto riguarda la <strong>PEG</strong> in età geriatrica si fa solo<br />

riferimento a controindicazioni tecniche.


La <strong>PEG</strong><br />

nelle situazioni avanzate<br />

Molti autorevoli lavori hanno tentato di analizzare gli<br />

aspetti etici e legali <strong>della</strong> nutrizione enterale, contestualizzandoli<br />

anche nella tradizione e nella storia dei vari<br />

Paesi, senza riuscire a giungere a conclusioni pratiche<br />

(21). Solo sulla demenza “grave” c’è accordo nel ritenere<br />

la <strong>PEG</strong> non indicata (22). Qualche cautela dovrebbe<br />

essere presa anche nel confezionamento di <strong>PEG</strong> in pazienti<br />

con demenza non severa ma con oltre 80 anni di<br />

età vista la maggiore mortalità osservata (3).<br />

I casi sicuramente più spinosi riguardano lo stato vegetativo<br />

permanente, ma molte perplessità presenta anche<br />

la gestione di gravi patologie degenerative e progressive.<br />

Negli stati terminali delle malattie neoplastiche invece è<br />

più facilmente accettato che si possa interrompere la nutrizione<br />

e a supporto di tale atteggiamento ci sono dati<br />

di letteratura che dimostrano scarsi benefici clinici (23).<br />

La <strong>PEG</strong> nell’età anziana<br />

Sicuramente i casi più frequenti che suscitano legittime<br />

perplessità nel porre indicazione alla <strong>PEG</strong> sono costituiti<br />

dalle persone “semplicemente” molto anziane, con<br />

patologie da allettamento, piaghe da decubito, involuzione<br />

cerebrale. E questo sarà un problema sempre più<br />

consistente: in Europa nel 2060 il 30% <strong>della</strong> popolazione<br />

sarà costituita da ultrasessantacinquenni con vita<br />

media di 89 anni per le donne e 84,6 per gli uomini<br />

tabella. 1: presupposti normativi<br />

Costituzione Italiana (art 2, 13, 32)<br />

Codice penale ( art 50, 54, 610)<br />

Codice civile (art 1, 5)<br />

Codice deontologia medica 2006<br />

(art 3, 16, 17, 18, 20, 35, 38, 39, 53)<br />

Convenzione di Oviedo (art 5, 9)<br />

Codice deontologico infermieri (art 24, 35, 36, 37, 38)<br />

Documento assistenza infermieristica ai pazienti in NED<br />

(DgR Veneto 2010)<br />

tabella. 2: pareri autorevoli<br />

Comitato nazionale per la bioetica (2003, 2005, 2008)<br />

Consiglio direttivo e commissione di bioetica SINPE (2007)<br />

Congregazione per la dottrina <strong>della</strong> fede (2007)<br />

Unione europea medici specialisti UEMS (2006)<br />

Suprema corte di cassazione Roma (sentenza Englaro 2007)<br />

TAR del Lazio (sentenza 8560/2009)<br />

Agenzia regionale socio-sanitaria Veneto (2009)<br />

S<br />

Comunicazione Scientifica<br />

(European Commission: “The 2012 ageing report”). Nel<br />

tentativo di definire scientificamente i criteri di selezione<br />

dei pazienti anziani da sottoporre a <strong>PEG</strong> pesa l’impossibilità<br />

di eseguire studi randomizzati per evidenti motivi<br />

etici. I pochi trials disponibili si riferiscono in genere a<br />

patologie neurologiche acute e tendono a confrontare<br />

le diverse modalità di attuazione <strong>della</strong> nutrizione enterale<br />

(15). Dobbiamo dunque basarci su studi osservazionali,<br />

spesso retrospettivi, che registrano eventi “grossolani”<br />

come mortalità e complicanze senza dare informazioni<br />

sulla qualità di vita.<br />

Come già accennato, nella scelta di confezionare la<br />

<strong>PEG</strong> in persone anziane con varie comorbilità intervengono<br />

anche “condizionamenti” per facilitare l’assistenza<br />

nelle strutture di residenza (24); negli USA le case di<br />

riposo hanno anche un rimborso economico più elevato<br />

per gli ospiti alimentati con sonda.<br />

Aspetti etico-legislativi<br />

Le variabili fondamentali che intervengono nella scelta<br />

di confezionare una <strong>PEG</strong> in situazioni cliniche molto<br />

compromesse si riferiscono a motivazioni di ordine<br />

psicologico, religioso, etico e legislativo. Soprattutto<br />

questi ultimi aspetti costituiscono un capitolo molto<br />

dibattuto, ricco di contributi. Non è semplice addentrarsi<br />

nei dettagli di tale materia, estremamente ampia<br />

e sfaccettata. Ciò che risulta utile in questa sede è<br />

precisare quali sono i punti nodali <strong>della</strong> discussione:<br />

• la prima questione è stabilire se la nutrizione<br />

artificiale è una terapia, e quindi un atto<br />

medico finalizzato all’efficacia che abbisogna<br />

di un consenso informato, oppure un<br />

sostegno di base, e quindi un atto di umanità<br />

necessario per la sopravvivenza che deve<br />

essere sempre mantenuto<br />

• il secondo punto fondamentale è decidere<br />

se è lecito nutrire un paziente che<br />

inevitabilmente per la sua malattia di base<br />

morirà a breve termine o che ha una qualità<br />

di vita molto scadente<br />

• il terzo aspetto che interviene in questi<br />

dilemmi è se siamo in presenza di soggetti<br />

coscienti, in grado di esplicitare la loro<br />

volontà, o di soggetti privi di coscienza.<br />

E a tal riguardo si inserisce anche la<br />

tematica del corretto “consenso informato”,<br />

che spesso nella nostra attività quotidiana<br />

viene demandato genericamente ad un<br />

familiare, rendendolo privo di valore legale.<br />

In questa intricata e spesso dolorosa materia possiamo<br />

affidarci a presupposti normativi ed a titolati pareri<br />

etici, di cui l’elenco indicato nelle tabelle 1 e 2 è solo<br />

una breve sintesi. I riferimenti locali attengono al Ve-<br />

Giorn Ital End Dig 2013;36:21-25<br />

23


24<br />

Maurizio Azzurro > <strong>Uso</strong> e <strong>abuso</strong> <strong>della</strong> <strong>PEG</strong><br />

S<br />

Comunicazione Scientifica<br />

neto, a titolo di esempio, ma ogni Regione possiede i<br />

suoi pronunciamenti.<br />

Alti organismi si sono espressi sul tema <strong>della</strong> nutrizione<br />

artificiale (NA) nei casi limite, con orientamenti<br />

diversi e con vari distinguo.<br />

Possiamo schematicamente ricordare che:<br />

• la NA è un atto medico per SINPE<br />

("precisazioni in merito alle implicazioni<br />

bioetiche <strong>della</strong> NA", 2007) e Suprema Corte<br />

di Cassazione di Roma ("sentenza Englaro",<br />

2007); è invece un sostentamento vitale di<br />

base per il Comitato Nazionale di Bioetica<br />

("l’alimentazione e l’idratazione di pazienti<br />

in stato vegetativo permanente", 2005).<br />

• Tutti sono d’accordo sul fatto che la NA non<br />

sia un accanimento terapeutico anche se<br />

gli organismi laici prevedono la possibilità<br />

di attenersi a linee guida che salvaguardino<br />

le effettive esigenze dei pazienti, mentre<br />

la Congregazione per la dottrina <strong>della</strong><br />

fede ("risposte a quesiti <strong>della</strong> conferenza<br />

episcopale statunitense circa l’alimentazione<br />

e idratazione artificiale", 2007) ne sancisce<br />

l’obbligatorietà a prescindere.<br />

• Nello stato vegetativo permanente<br />

il Comitato Nazionale di Bioetica<br />

("dichiarazioni anticipate di trattamento",<br />

2003) ritiene non vincolanti per il medico<br />

le eventuali dichiarazioni anticipate dei<br />

pazienti e sullo stesso orientamento è<br />

la proposta di legge per il testamento<br />

biologico del 2009. In controtendenza<br />

sono state la sentenza Englaro <strong>della</strong><br />

Suprema Corte di Cassazione di Roma<br />

ed altre successive ("sentenza 8560/2009",<br />

TAR del Lazio).<br />

L’ultima constatazione riguarda il fatto che l’Italia, insieme<br />

al Giappone, è l’unico dei paesi sviluppati a non<br />

avere il cosiddetto testamento biologico, ovvero la possibilità<br />

da parte di un cittadino di esprimere con valore<br />

legale delle dichiarazioni anticipate su futuri trattamenti.<br />

Discussione<br />

Non è possibile, sulla base delle evidenze, ricondurre<br />

il tema trattato a messaggi riassuntivi né tantomeno<br />

indicare modalità di comportamento univoche. Vista<br />

l’amplissima gamma di sfumature che disegna il problema,<br />

si possono ragionevolmente proporre anche<br />

alcune considerazioni che derivano dalla esperienza<br />

lavorativa quotidiana.<br />

La prima è che, a dispetto dei dati di letteratura sull’outcome<br />

non positivo <strong>della</strong> <strong>PEG</strong> in talune patologie (prima<br />

fra tutte la demenza grave) e pur considerando l’alta<br />

incidenza di complicanze e mortalità a breve termine in<br />

pazienti compromessi, la <strong>PEG</strong> è uno strumento molto<br />

efficace che può facilmente rendere più lunghi certi stati<br />

di inaccettabile sofferenza. Di questo abbiamo il dovere<br />

di tenere conto.<br />

Considerando come sia difficile porre regole rigide,<br />

la raccomandazione più ragionevole è che ogni caso<br />

vada valutato nella sua individualità, considerandone il<br />

quadro clinico complessivo, la qualità di vita, gli aspetti<br />

psicologici, il grado di lucidità mentale e autonomia, le<br />

eventuali aspettative e i presumibili vantaggi delle varie<br />

scelte possibili. Altra cosa fondamentale è cercare di relazionarsi<br />

nella maniera giusta con i familiari dei pazienti.<br />

È evidente che l’alimentazione ha un elevato valore<br />

simbolico e rappresenta più di ogni altra cosa la cura e<br />

l’assistenza. Fornire l’apporto nutrizionale risponde ad<br />

esigenze affettive e morali; talora lenisce i sensi di colpa<br />

e non è facile razionalizzare la cosa con evidenze scientifiche.<br />

Se gli Operatori si spendessero di più nel parlare<br />

con le persone si potrebbero ottenere maggiori risultati,<br />

ma la comunicazione efficace richiede professionalità e<br />

partecipazione, oltre che tempo (un tempo forse maggiore<br />

di quello necessario per confezionare una <strong>PEG</strong>…).<br />

Inoltre è ovviamente imprescindibile una posizione univoca<br />

verso i familiari da parte di tutte le figure mediche<br />

che sono interessate alla gestione del paziente.<br />

Conclusioni<br />

Che ci sia il concreto rischio di sovrautilizzare la <strong>PEG</strong> è<br />

dimostrato, oltre che dalla evidenza quotidiana, anche<br />

dalle parole dello stesso Gauderer che 20 anni dopo la<br />

sua “invenzione” così si esprimeva:<br />

"Because of its simplicity and low complication rate,<br />

this minimally invasive procedure also lends itself to<br />

overutilization. Therefore, as percutaneous endoscopic<br />

gastrostomy enters its third decade, much of our<br />

effort in the future needs to be directed toward the<br />

ethical aspects associated with long-term enteral feeding.<br />

In addition to developing new procedures and<br />

devices, or to perfecting existing ones, we physicians<br />

must continuosly strive to demonstrate that our interventations<br />

truly benefit the patients" (25).<br />

In attesa di ulteriori evidenze scientifiche, di pronunciamenti<br />

condivisi da parte di comitati etici e organi<br />

decisori, di adeguata legislazione sulle direttive anticipate<br />

il nostro processo decisionale deve fondarsi<br />

su professionalità, umanizzazione e persino pietà,<br />

nell’accezione più alta del termine.<br />

Ringraziamenti<br />

Si ringrazia la Dott.ssa Antonella Cervato, Coordinatrice<br />

Infermieristica UOC Endoscopia e Gastroenterologia<br />

ULSS 21 Regione Veneto, per le ricerche<br />

su leggi e normative.


Corrispondenza<br />

Maurizio Azzurro<br />

U.O.C. di Endoscopia Digestiva e Gastroenterologia<br />

Ospedale Mater Salutis<br />

Via C. Gianella, 1 - 37045 Legnago (VR)<br />

Tel. + 39 044 2622426<br />

Fax + 39 044 2622664<br />

e-mail: maurizio.azzurro@aulsslegnago.it<br />

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