19.06.2013 Views

Attilio Momigliano, voce Verga da Enciclopedia Italiana di ... - Treccani

Attilio Momigliano, voce Verga da Enciclopedia Italiana di ... - Treccani

Attilio Momigliano, voce Verga da Enciclopedia Italiana di ... - Treccani

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

"VERGA, GIOVANNI" <strong>voce</strong> tratta <strong>da</strong>lla <strong>Enciclope<strong>di</strong>a</strong> italiana <strong>di</strong> Scienze, Lettere ed Arti, vol. XXXV<br />

paesaggio è più costante, più unitario e più profondo: più che <strong>di</strong> paesaggio è<br />

perciò <strong>da</strong> parlare <strong>di</strong> "patria", cioè del motivo che, abbracciando il cielo <strong>di</strong> Aci<br />

Trezza, il mare, il suolo, la casa, il paese, costituisce il centro affettivo del<br />

romanzo. Per esso, nei Malavoglia circola un soffio religioso, d'una religiosità<br />

domestica e semplice, che colorisce d'un'affettuosità intima tutta la scena fra cui<br />

si svolge quell'umile vita. Per esso si scopre che il motivo ispiratore <strong>di</strong> tutte le<br />

pagine del libro è quello in<strong>di</strong>cato <strong>da</strong>lle parole <strong>da</strong>l V.: "il tenace attaccamento <strong>di</strong><br />

quella povera gente allo scoglio sul quale la fortuna li ha lasciati cadere"<br />

(Fantasticheria), questa interpretazione - prima e unica nella letteratura italiana -<br />

del lirismo dei poveri. Per questo riguardo il V. è an<strong>da</strong>to al <strong>di</strong> là del Manzoni, in<br />

virtù <strong>di</strong> quel suo sforzo d'immedesimazione, tanto <strong>da</strong> <strong>da</strong>rci della patria, della<br />

natura e del cielo una concezione ancora ignota alla poesia italiana, adeguando,<br />

con perfetta verità <strong>di</strong> tono, il mare, il cielo, il paesaggio <strong>di</strong> Aci Trezza ai cuori<br />

semplici <strong>di</strong> quei pescatori.<br />

Mastro-don Gesualdo. Una tecnica potente, uno stile venato <strong>di</strong> lirismo<br />

Mastro-don Gesualdo (Milano 1889) è la biografia d'un muratore siciliano,<br />

Gesualdo Motta, arricchito in mezzo ad avversità d'ogni sorta, circon<strong>da</strong>to <strong>da</strong>lla<br />

malignità e <strong>da</strong>ll'invi<strong>di</strong>a dei rivali e dei beneficati, amareggiato anche <strong>da</strong>lla<br />

lontananza spirituale della moglie, <strong>di</strong> nascita troppo superiore alla sua, e infine<br />

<strong>da</strong>ll'in<strong>di</strong>fferenza della figlia, che tiene della finezza aristocratica della madre. La<br />

sua vita è una continua lotta che si risolve in una sconfitta: egli muore dopo<br />

lunghe sofferenze, quasi abbandonato, nel palazzo dove la figlia e il genero<br />

scialacquano le ricchezze che egli ha gua<strong>da</strong>gnato. Gesualdo è della stessa tempra<br />

<strong>di</strong> nonno 'Ntoni, ma ha fatto esperienze più varie, e vive in mezzo a un mondo più<br />

vario: perciò il suo romanzo ha un aspetto più multiforme. Forse, anche, in<br />

talune pagine il V. si <strong>di</strong>mostra artista più potente: forse in tutta la sua opera non<br />

c'è nulla <strong>di</strong> uguale alla morbidezza delle tinte e al respiro riposato della notte che<br />

Gesualdo passa con Dio<strong>da</strong>ta alla Canziria: e certo soltanto nella descrizione della<br />

morte <strong>di</strong> Gesualdo il V. ha raggiunto l'evidenza gigantesca dei realisti immortali.<br />

Questi due passi mostrano chiaramente le due qualità che il V. ha acquistato<br />

negli anni che corrono fra il 1881 e il 1889. Anzitutto una tecnica più <strong>di</strong>spersa e<br />

più potente, un fare più aerato, più complesso, più sensibile, che si manifesta<br />

nella preparazione <strong>di</strong>screta e pietosa del matrimonio <strong>di</strong> Bianca, nelle figure <strong>di</strong><br />

Dio<strong>da</strong>ta e dei Trao, nella costruzione dei capitoli - pittoreschi, mobili, corsi <strong>da</strong><br />

folate <strong>di</strong> vita, eppure quasi sempre equilibratissimi e convergenti verso il motivo<br />

fon<strong>da</strong>mentale (v. per es., nel I come spicca, tra la confusione dell'incen<strong>di</strong>o e la<br />

selvatichezza spaurita dei Trao, la figura gagliar<strong>da</strong> <strong>di</strong> Gesualdo) -; un<br />

atteggiamento meno sorvegliato e più spontaneo, che fa apparire la dura<br />

<strong>di</strong>sciplina antilirica dei Malavoglia come la via necessaria perché il V. potesse<br />

abbandonarsi alla lirica, al romanticismo e ad un linguaggio meno i<strong>di</strong>otistico<br />

senza aver paura del lirismo, dell'emozione torbi<strong>da</strong> e della letteratura. Poi, una<br />

pittura <strong>di</strong> una sicurezza e potenza caratteristica del tutto nuove, che si rivela nei<br />

ritratti (il sensale nel cap. II, donna Agrippina nel cap. III, le acqueforti <strong>di</strong> Diego e<br />

Fer<strong>di</strong>nando, la Rubiera inchio<strong>da</strong>ta <strong>da</strong>ll'apoplessia), nei quadri (la morte <strong>di</strong><br />

Nunzio), negli ambienti (il palazzo del duca), nel gusto spicciolo del colore e della<br />

linea, in una capacità classica e violenta <strong>di</strong> cogliere la vitalità delle cose, del<br />

paesaggio e delle persone.<br />

Il linguaggio del V. è <strong>di</strong>ventato a volte più sfumato, a volte più massiccio, più<br />

4

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!