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Scaricate liberamente il libro (3.3 Mb) - ITIS G. Marconi

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Uomini<br />

Maurizio Cunico, imprenditore, ex-componente del Consiglio d’Istituto<br />

dell’<strong>ITIS</strong> Guglielmo <strong>Marconi</strong><br />

Fu una mattina di un sabato.<br />

Il giorno prima mio figlio era venuto a casa dicendomi: <strong>il</strong> professore vuole parlare<br />

con te.<br />

Con un po’ di preoccupazione arrivai al colloquio.<br />

In pochi minuti scoprii che come padre di un allievo e imprenditore potevo, nella<br />

valutazione del professore, portare un mio contributo alla giornata dedicata all’Orientamento<br />

dei ragazzi del <strong>Marconi</strong>.<br />

Nei giorni precedenti all’incontro stesi non meno di una decina di potenziali interventi:<br />

da “Il Merito è <strong>il</strong> vostro futuro” a “Studiate, perché nello studio c’è la vostra dignità”.<br />

La mattina dell’incontro ascoltai gli altri relatori e, con sgomento, scoprii che tutto<br />

quello che mi ero preparato era argomento condiviso con gli altri.<br />

Quando fu <strong>il</strong> mio momento di parlare pensai a due cose:<br />

• cosa avrei voluto sentire io quando avevo l’età dei ragazzi;<br />

• cosa avrei voluto raccontare a mio figlio.<br />

Così, quello di cui parlai voleva rispondere proprio a queste due domande.<br />

Non è fac<strong>il</strong>e parlare con chi deve ancora iniziare una vita professionale o studi più<br />

avanzati di ciò che li aspetta e di ciò che ritengo essere “bene” per affrontare questo.<br />

Come è possib<strong>il</strong>e parlare, a chi ha l’entusiasmo del domani, di povertà?<br />

Non la povertà materiale ma la povertà di spirito, degli uomini piccoli dentro, uomini<br />

che, spesso, è molto diffic<strong>il</strong>e definire tali.<br />

Puoi raccontare, a dei ragazzi (che dietro ad una maschera dura e forte, restano dei<br />

ragazzi veri, fatti di cuore e sogni), di professori universitari meschini che valutano più<br />

la scollatura delle capacità?<br />

Puoi raccontare di colleghi, di capi, di subordinati che rinunciano al ruolo di cittadini<br />

per quello, più fac<strong>il</strong>e, di sudditi pur di vedere riconosciuti a se stessi meriti di altri?<br />

No, non è quello di cui dovevo parlare e quindi scelsi un percorso fatto di esperienze<br />

di vita, di emozioni e d’idee.<br />

Esperienze: non grandi parole espressioni di grandi teoremi, ma piccole parole di<br />

piccole verità. Esperienze mie che, nel loro essere poca cosa-privata, erano comunque<br />

estratte dal percorso di vita.<br />

Emozioni: nulla di ciò che raccontavo era al di fuori delle mie emozioni, non dovevo<br />

affascinare, blandire, adescare i ragazzi che avevo di fronte, ma attrarre la loro attenzione<br />

con la forza di un pensiero pensato, vissuto, in cui fosse palese che io ne ero parte, che ci<br />

credevo fino in fondo, che ciò che cercavo di comunicare era, per prima cosa, ciò in cui<br />

io stesso credevo profondamente.<br />

Idee: idee non sempre “nel coro”, ma idee mediate dall’esperienza personale e dal<br />

vissuto.<br />

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