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il riflesso di dante nella primavera di botticelli - Astroarte

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La grande tavola, dunque, sarebbe stata ideata con un intento pedagogico nei confronti<br />

del giovane de’ Me<strong>di</strong>ci 4 , quasi fosse una lezione morale sulle <strong>di</strong>fferenze tra l’amore<br />

carnale e quello intellettuale, una splen<strong>di</strong>da (e misteriosa) <strong>il</strong>lustrazione del ciclo<br />

platonico che segna <strong>il</strong> procedere dalla pratica della vita attiva alla vita contemplativa in<br />

cui essa va trascesa: dal tempo all’eternità. Ed ecco allora tutta la teoria delle letture<br />

critiche che, a partire dalla definizione del Vasari 5 - in base alla quale si può <strong>di</strong>re che <strong>il</strong><br />

<strong>di</strong>pinto fosse una sorta <strong>di</strong> oroscopo allegorico - si sono orientate in <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong>verse nel<br />

tentativo <strong>di</strong> dare un significato finale alla Primavera: dall’allegoria del regno <strong>di</strong> Venere<br />

<strong>di</strong> Warburg all’alleg oria della Venere-humanitas <strong>di</strong> Gombrich, dall’allegoria delle<br />

stagioni mitologicamente figurate <strong>di</strong> Dempsey all’allegoria delle Veneri e degli Amori<br />

del Neoplatonismo <strong>di</strong> Panofsky; insomma: una celebrazione <strong>di</strong> Venere che, una volta<br />

tanto casta e del tutto vestita, rappresenterebbe l’amore intellettuale contrapposto a<br />

quello carnale della nuda e sensuale Venere della Nascita. Secondo <strong>il</strong> Wind 6 , poi, la<br />

sequenza dei personaggi così come viene comunemente accettata, andrebbe letta come<br />

una metamorfosi che non si limita ad essere semplice mo<strong>di</strong>ficazione della natura, ma<br />

ad<strong>di</strong>rittura conc<strong>il</strong>iazione tra castità (Flora), voluttà (Zefiro) e bellezza (le Grazie) 7 , una<br />

conc<strong>il</strong>iazione me<strong>di</strong>ata appunto da Venere dea dell’amore; in questo senso, Zefiro e<br />

Mercurio figurerebbero rispettivamente come due fasi <strong>di</strong> un unico procedere: ciò che<br />

scende sulla terra come emanazione della passione, torna <strong>nella</strong> sfera della pura<br />

contemplazione. E, a ulteriore giustificazione <strong>di</strong> questo genere <strong>di</strong> approccio critico, vi è<br />

poi chi contestualizza e storicizza <strong>il</strong> <strong>di</strong>pinto: “La situazione <strong>di</strong> crisi economica e politica<br />

della Firenze dell’epoca sicuramente influì su quest’opera, che rappresenta una mitica<br />

età dell’oro, un mondo incorrotto dove rifugiarsi per sfuggire alle miserie della realtà.<br />

La Primavera è infatti rappresentazione <strong>di</strong> un ideale para<strong>di</strong>so umanistico, immerso <strong>nella</strong><br />

natura, abitato da un’umanità eternamente giovane e bella, retto dalle leggi dell’armonia<br />

universale.” 8<br />

Una spiegazione più complessivamente plausib<strong>il</strong>e parrebbe oggi essere quella cui è<br />

giunta Barbara Deimling, la quale in<strong>di</strong>vidua quale fonte letteraria <strong>di</strong> ispirazione del<br />

Botticelli, più che Poliziano, <strong>il</strong> ben più antico Ovi<strong>di</strong>o: “La spiegazione <strong>di</strong> questo<br />

complesso <strong>di</strong>pinto va ricercata in un’antica fonte scritta, cioè nei Fasti, poema <strong>di</strong> Ovi<strong>di</strong>o<br />

che ha per tema <strong>il</strong> calendario romano. In esso <strong>il</strong> poeta descrive l’inizio della <strong>primavera</strong><br />

come trasformazione della ninfa Chloris in Flora, la dea dei fiori. Un tempo ero Chloris,<br />

ma ora son Flora, esor<strong>di</strong>sce la ninfa, mentre fiori le sgorgano dalla bocca. Zefiro,<br />

prosegue la storia, avvampò <strong>di</strong> passione quando la vide e la possedette con la forza<br />

prima <strong>di</strong> sposarla. Pentito della violenza commessa, la trasformò in Flora, dea dei fiori<br />

4 Tra le letture succedute al restauro della tavola, va sicuramente segnalata quella <strong>di</strong> Mirella Levi<br />

D’Ancona la quale, con un appassionato stu<strong>di</strong>o sul simbolismo dei fiori presenti nel <strong>di</strong>pinto, ha avanzato<br />

l’ipotesi che Botticelli avesse iniziato l’opera per Giuliano de’Me<strong>di</strong>ci e, dopo la sua morte, l’abbia portato<br />

a termine per celebrare le nozze <strong>di</strong> Lorenzo <strong>di</strong> Pierfrancesco con Semiramide Appiani (Botticellli’s<br />

Primavera. A botanical Interpretation inclu<strong>di</strong>ng Astrology, Alchemy and the Me<strong>di</strong>ci, Firenze, 1983)<br />

5 Nelle sue Vite de’ più eccellenti pittori, scultori, ecc. (Firenze, 1568), Giorgio Vasari parla <strong>di</strong> due quadri<br />

del Botticelli, raffiguranti Venere, conservati <strong>nella</strong> v<strong>il</strong>la <strong>di</strong> Castello del Duca Cosimo: “ l’uno Venere, che<br />

nasce, & quelle aure, & venti, che la fanno venire in terra con gli amori: & così un’altra Venere, che le<br />

grazie la fioriscono, <strong>di</strong>notando la <strong>primavera</strong>;” E’ appunto da questa fonte che venne in seguito desunto <strong>il</strong><br />

titolo tra<strong>di</strong>zionalmente accettato.<br />

6 E.Wind, La <strong>primavera</strong> <strong>di</strong> Botticelli, in Misteri pagani nel Rinascimento, Adelphi.<br />

7 “Anche le Grazie non sono tra loro uguali, ma rappresentano la stessa <strong>di</strong>alettica tra castità (la Grazia<br />

centrale, timida e malinconica) e voluttà (rappresentata dalla Grazia a sinistra, con i capelli ribelli e <strong>il</strong><br />

gioiello in vista sul seno), che conduce alla bellezza (la figura <strong>di</strong> destra, con i capelli raccolti da un f<strong>il</strong>o <strong>di</strong><br />

perle e una collana dall’elegante pendente, che tiene in equlibrio le mani delle altre due.” in Cottino -<br />

Dantini-Guastalla, Il racconto dell’arte, Dal Rinascimento al Rococò , Archimede, 1999, pag. 117-118.<br />

8 Rosci-Capano-Mongiat, Storia dell’arte, Linguaggi e percorsi, Electa, vol. 2, pag. 98<br />

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