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il riflesso di dante nella primavera di botticelli - Astroarte

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degli astri così come è stato iconologicamente raffigurato <strong>nella</strong> Primavera, con Sole<br />

Giove e Venere in esaltazione nei rispettivi segni, Mercurio in congiunzione perfetta<br />

con Marte in Ariete e la Luna in Me<strong>di</strong>um Coeli, si è verificato <strong>il</strong> 14 Marzo 1319, la<br />

stessa data deco<strong>di</strong>ficata tramite <strong>il</strong> linguaggio dei segni. La carta della posizione dei<br />

pianeti al 14 Marzo 1319 conferma in modo incontrovertib<strong>il</strong>e la nostra interpretazione,<br />

la lettura in chiave astronomica del <strong>di</strong>pinto, in quanto la posizione dei pianeti <strong>il</strong> giorno<br />

14 Marzo 1319 alle ore 06.06 a Firenze era la seguente:<br />

- Sole 00° 56' in Ariete<br />

- Luna 25° 44' in Sagittario<br />

- Mercurio 07° 33' in Ariete<br />

- Venere 14° 39' in Pesci<br />

- Marte 07° 51' in Ariete<br />

- Giove 09° 25' in Sagittario<br />

- Saturno 25° 39' in Pesci<br />

- Ascendente 00° 55' in Ariete<br />

- Me<strong>di</strong>um Coeli 00° 27' in Capricorno.<br />

Va detto che, prima che Botticelli <strong>di</strong>pingesse la Primavera (1477-78), vi era stato un<br />

altro anno, oltre al 1319, in cui si era verificato un evento posizionale abbastanza sim<strong>il</strong>e:<br />

<strong>il</strong> 1378; ma all’equinozio <strong>di</strong> quell’anno non tutte le posizioni planetarie erano<br />

perfettamente identiche a quelle in<strong>di</strong>viduate: infatti la Luna era appena tramontata, e<br />

Marte e Mercurio non erano in congiunzione. Oltre a ciò, va fatto notare che solamente<br />

nell’equinozio <strong>di</strong> <strong>primavera</strong> del 1319 si è presentata per i pianeti lenti la combinazione<br />

Giove in Sagittario e Saturno in Pesci tra Sole e Venere.<br />

Insomma, pare finalmente trovare conferma l’ipotesi che Botticelli abbia voluto<br />

“celare” <strong>nella</strong> Primavera la data del 14 Marzo 1319 in due mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>stinti, tali che uno<br />

confermi l'altro, così che, escludendo qua lsiasi ipotesi <strong>di</strong> casualità, non ci sia possib<strong>il</strong>ità<br />

<strong>di</strong> errore: <strong>il</strong> primo, come abbiamo visto, fa uso del linguaggio basato sui segni delle<br />

mani dei personaggi raffigurati; <strong>il</strong> secondo e più complesso in<strong>di</strong>ca, usando la simbologia<br />

astrologica, la posizione esatta dei pianeti in quel determinato giorno con una precisione<br />

e completezza <strong>di</strong> dettagli incre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>i, come se <strong>il</strong> pittore, tramite questa mappa celeste in<br />

f<strong>il</strong>igrana che nel <strong>di</strong>pinto traccia la posizione dei pianeti - che in un certo senso non sono<br />

che lancette <strong>di</strong> un immenso e preciso orologio - ci abbia voluto fornire<br />

informazioni inequivocab<strong>il</strong>i e conferme matematiche della data in questione: le ore 6:06<br />

<strong>di</strong> mercoledì 14 Marzo 1319, la prima alba successiva all’equinozio <strong>di</strong> <strong>primavera</strong>. 46<br />

5. Un giorno particolare: puro e <strong>di</strong>sposto a salir le stelle<br />

Questa lettura della Primavera che fa ricorso al metodo dell’astronomia sferica<br />

me<strong>di</strong>evale - un mezzo che comunque pare aver comprovato la suggestiva intuizione<br />

della decifrazione <strong>di</strong> un “co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>gitale” criptato nel <strong>di</strong>pinto - se non ha certo la pretesa<br />

<strong>di</strong> sostituirsi alle più accre<strong>di</strong>tate e ortodosse letture correnti, ci sembra, a questo punto<br />

dell’analisi, ut<strong>il</strong>e contributo per una ine<strong>di</strong>ta proposta <strong>di</strong> interpretazione del capolavoro<br />

46 Quasi fossimo <strong>di</strong> fronte ad una nuova Stele <strong>di</strong> Rosetta, a ulteriore conferma della scoperta è possib<strong>il</strong>e<br />

leggere nel <strong>di</strong>pinto la data del 14 marzo 1319 facendo ricorso ad un terzo metodo, un co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

decifrazione scoperto e descritto dal professor Giovanni Ferrero; tale co<strong>di</strong>ce è caratterizzato da un<br />

complesso aspetto tecnico <strong>di</strong> calcolo del tempo espresso su base sessagesimale, e si fonda sul sistema che<br />

<strong>il</strong> prof. Ferrero ha denominato Andromeda-Sirio.<br />

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