Capitolo 3 - Veneto Agricoltura
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3.3 La progettazione dell’impianto<br />
forestale<br />
La superficie del terreno su cui si infrastruttura il sistema<br />
idraulico di scoline è inoltre interessata dalla messa a dimora<br />
di un impianto forestale.<br />
Tali popolamenti contribuiscono ad aumentare il tasso di<br />
infiltrazione dell’acqua nel terreno, per effetto dell’azione<br />
degli apparati radicali delle piante stesse.<br />
La biomassa ipogea è inoltre di importanza fondamentale<br />
per attivare l’“effetto tampone” nel caso l’AFI venga utilizzata<br />
anche per la distribuzione di reflui zootecnici e digestati.<br />
Infine, fornendo una produzione periodica e costante di biomassa<br />
legnosa (nella forma di legna da ardere o di legno<br />
cippato), che può essere utilizzata a scopo energetico per<br />
alimentare moderni impianti termici, queste aree vengono<br />
a costituire un’interessante fonte di reddito per i proprietari<br />
dei terreni.<br />
Tali sistemi possono svolgere altre funzioni di tipo ambientale:<br />
– fissazione della CO2: sottrazione dell’anidride carbonica<br />
presente nell’atmosfera e accumulo del carbonio nella<br />
biomassa delle piante stesse;<br />
– rifugio per la fauna selvatica: la creazione di aree forestate<br />
aumenta la biodiversità del paesaggio e contribuisce<br />
a creare nicchie e corridoi ecologici presso cui l’avifauna<br />
e la fauna selvatica possono trovare nido, riparo,<br />
alimentazione.<br />
Le piantagioni si configurano principalmente come cedui a<br />
turno breve o molto breve, detti impianti di Short Rotation<br />
Forestry (SRF): si tratta di piantagioni arboree a densità<br />
d’impianto elevata o molto elevata, governate a turni molto<br />
ridotti (in genere compresi tra 2-5 anni) e destinate alla<br />
produzione di biomasse legnose a fini energetici.<br />
La progettazione, la realizzazione e la successiva gestione<br />
del popolamento di SRF devono seguire un preciso protocollo<br />
colturale, che tenga conto del tipo di terreno in cui si<br />
opera, valuti le specie più idonee da mettere a dimora, esegua<br />
tutte le operazioni colturali con la massima efficienza<br />
tecnico-economica, in particolare per quanto riguarda l’organizzazione<br />
e l’effettuazione delle fasi di raccolta, esbosco<br />
e prima trasformazione della biomassa legnosa ottenibile<br />
dalle periodiche ceduazioni di fine turno (vedi cap. 6).<br />
Il protocollo tecnico-colturale per la realizzazione dell’impianto<br />
di SRF all’interno di un’AFI prevede una sequenza<br />
di più fasi:<br />
– analisi e individuazione del sito d’impianto;<br />
– scelta del tipo di specie da mettere a dimora;<br />
– scelta del sesto d’impianto e del turno di raccolta<br />
dell’arboreto;<br />
– realizzazione delle lavorazioni del terreno e della pacciamatura;<br />
– messa a dimora della piantagione;<br />
– realizzazione delle cure colturali;<br />
– raccolta, esbosco e trasformazione della biomassa a<br />
fine turno;<br />
– ripristino del terreno alla fine del ciclo di vita della piantagione.<br />
3.3.1 L’individuazione del sito d’impianto<br />
Nell’individuazione dei siti di impianto delle AFI si deve<br />
considerare la multifunzionalità di queste aree, progettate<br />
in primo luogo per assicurare la capacità di infiltrazione e<br />
ricarica, in secondo luogo per fornire la produzione di biomassa<br />
anche in zone aziendali considerate marginali dal<br />
punto di vista produttivo.<br />
Si deve infatti tenere conto delle peculiarità e della natura<br />
dei suoli spesso presenti nelle aree in cui si vanno a collocare<br />
le AFI: tendenzialmente si tratta di terreni costituiti<br />
da uno strato superficiale di terreno agrario di tipo franco<br />
o leggero, sovrapposto a un rilevante materasso indifferenziato<br />
di ghiaie e sabbie.<br />
3.3.2 La scelta del tipo di specie<br />
da mettere a dimora<br />
Sulla base delle condizioni pedoclimatiche delle zone d’impianto<br />
(profondità della falda, struttura, tessitura, capacità<br />
drenante del suolo) si deve poi procedere alla scelta della<br />
specie o delle specie più idonee da mettere a dimora.<br />
Presupposto fondamentale per la buona riuscita di ogni<br />
impianto è l’idoneità delle specie alle caratteristiche del<br />
terreno e alle condizioni climatico–ambientali dell’area interessata.<br />
Le potenzialità ecologiche e produttive di tali popolamenti<br />
si esplicano appieno solo se vengono rispettate<br />
le loro peculiari esigenze, in particolare riguardo alle caratteristiche<br />
stazionali del sito d’impianto e alla creazione di<br />
adeguate consociazioni tra le specie arboree ed eventualmente<br />
arbustive prescelte.<br />
Esiste una vasta gamma di specie che si possono selezionare<br />
nella costituzione delle piantagioni forestali realizzate<br />
nell’ambito delle AFI.<br />
Figura 3.4 – Soprassuolo di ontano nero (Alnus glutinosa).<br />
27<br />
3. LA PROGETTAZIONE E LA REALIZZAZIONE DELLE AFI