La presentazione di un'opera collettanea, curata da Emanuele Cusa ...

Libri 28-01-2011 12:43 Pagina 153
Roberto: “Sono diventato
socio di Cpl nel 1972 o nel
1973, la quota era di duecentocinquantamila
lire e si
pagava a rate. Quando divento
Presidente, la Cpl è
una piccola cooperativa della
Bassa, con sessanta o settanta
soci, che fattura un
miliardo o due di lire dell’epoca.
Diciamo che pesavamo
più o meno del tre per
cento del movimento cooperativo
provinciale.
Ho cinquantatre anni, sta
per venire anche per me –
uno che si diverte di più
quando lavora che quando è
in vacanza – il tempo di passare
il testimone. Costruire
il ricambio è il lavoro più difficile
che mi aspetta, anche
perché io al metodo delle
primarie non ci credo, e non
soltanto in cooperativa”.
Severo: “Sono stato assunto
in Cpl nel 1980. Ma se ho
deciso di venire a lavorare in
Cpl è stato anche perché
questa era una cooperativa,
e la cosa si avvicinava alle
mie idee politiche. Io avevo
pensato di andare in pensione
già nel 2004, avendone
i requisiti. Ma quello era
per Cpl un periodo difficile ,
e io non volevo abbandonare
la nave in difficoltà. Perciò
ho rimandato la decisione
al momento in cui le difficoltà
fossero state superate,
come in effetti è successo.
Ho sempre detto che dovevamo
programmare il ricambio,
e ho cominciato da
me, cercando di trovare delle
soluzioni nuove per la vicepresidenza
e per la direzione
del personale. Ho in-
dividuato due persone che,
a mio avviso, potevano avere
le caratteristiche adatte.
Capacità personali e capacità
di considerare il patrimonio
umano come il patrimonio
più importante di un’azienda,
e di una cooperativa
in particolare”.
Silvano: “ In Cpl ho cominciato
prestissimo, a 17 anni.
Era il 1969, stavo ancora andando
a scuola... È cambiata
la vita in Cpl. Nel settore
Assistenza Impianti abbiamo
cominciato in due fino a
qualche anno fa, in occasione
della macellazione del
maiale, si organizzava una
cena a casa di qualcuno.
Ora siamo arrivati a cento
persone e non si può più fare.
Scade un po’ il discorso
umano, ma direi che è cambiata
anche la società: la
gente avendo meno bisogno
di stabilità in un luogo, ha
meno esigenze di impegnarsi,
di sentirsi partecipe dell’azienda.
Ai nostri tempi vivevamo
un’era pionieristica,
nelle cose nuove partivi
di tua iniziativa, con meno
vincoli e procedure, e la
soddisfazione di riuscirci era
il massimo”.
Vanna: “Avevo appena terminato
il diploma quando
mi hanno detto che in Cpl
cercavano una persona per
la segreteria, perché a quell’epoca
le cose andavano
bene e si era pensato di assumere
una ragazza in ufficio.
Mi hanno chiesto se volevo
iniziare in cooperativa.
I primi giorni li ho passati al
centralino, ricordo ancora il
numero della Cpl: cinque
uno quattro due. Ricordo i
momenti di difficoltà vissuti
per il bilancio negativo del
2004, ci guardavamo un po’
tutti in faccia. In quei frangenti
si spera sempre nella
ripresa, perché Cpl è piena
di gente in gamba, preparata,
per cui bisogna rimboccarsi
le maniche, darsi da
fare e guardare avanti. Oggi
noto che le persone desiderano
fare tanto nel poco
tempo che hanno a disposizione,
quindi in genere hanno
meno disponibilità a lavorare,
pensano più spesso
a cosa fare nel dopo lavoro.
Noi siamo stati a lavorare, a
dare tante ore all’azienda:
adesso lo spirito del socio è
meno presente, dura fino
alle cinque e mezzo del pomeriggio.
A una giovane o a
un giovane, direi di metterci
tutto l’impegno possibile,
di dare il meglio di se stessa,
perché sicuramente
quello che fa le tornerà indietro.
Se darà tanto, le tornerà
tanto”.
E, se mai era desiderio
espresso che la storia delle
undici parentesi individuali
appassionasse, o almeno
interessasse il lettore, si
può affermare che gli intrecci
di storie, nei rispettivi
tempi storici, di narrazioni
personali, trasmettono un
sapere e un essere di ogni
individuo che riporta agli altri
e al rapporto che si instaura
in una grande cooperativa
come Cpl.
Il testo, oltre alle testimonianze,
riporta l’intervista a
Giuseppe Tanferri (1915-
2007). Tanferri è stato presi-
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