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M U E C - Istituto italiano di studi cooperativi Luigi Luzzatti

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Nella solenne sede <strong>di</strong> San Giovanni<br />

in Monte, l’Alma Mater Stu<strong>di</strong>oru m<br />

ha celebrato la decima e<strong>di</strong>zione<br />

del corso post lauream<br />

(oggi Master <strong>di</strong> primo livello)<br />

in economia della cooperazione.<br />

Si tratta della prima e principale<br />

iniziativa <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento<br />

della materia a livello accademico,<br />

che vede l’<strong>Istituto</strong> <strong>Luzzatti</strong><br />

fra i protagonisti: un buon esempio,<br />

fra l’altro, <strong>di</strong> collaborazione<br />

fra Università e movimento<br />

cooperativo. Si è trattato<br />

non solo <strong>di</strong> una scadenza form a l e ,<br />

ma anche <strong>di</strong> un’occasione<br />

<strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento:<br />

la Rivista ne pubblica, a part i re<br />

da questo numero, i risultati<br />

M U E C


M U E C<br />

6 7<br />

Il Master compie <strong>di</strong>eci anni<br />

Giunto ormai alla sua decima e<strong>di</strong>zione,<br />

il primo Master universitario<br />

de<strong>di</strong>cato alla cooperazione è stato<br />

celebrato a Bologna.<br />

R i p o rtiamo in queste pagine<br />

la rielaborazione <strong>di</strong> una delle re l a z i o n i<br />

svolte nella solenne giornata<br />

Nella mattinata <strong>di</strong> giovedì 1° giugno 2006, la pre s t i g i o s a<br />

ricorrenza della decima e<strong>di</strong>zione del Corso post lauream in<br />

Economia della Cooperazione istituito presso l'Ateneo fel -<br />

sineo è stata celebrata con un convegno – <strong>di</strong> rilievo nazio -<br />

nale – de<strong>di</strong>cato al tema de “L’ a rticolo 45 della Costituzione e<br />

la sfida della Cooperazione”; i lavori si sono svolti nel Com -<br />

plesso <strong>di</strong> San Giovanni in Monte dell’Università <strong>di</strong> Bologna.<br />

Nato come Corso <strong>di</strong> Perfezionamento ed evolutosi – a seguito<br />

della riforma generale degli stu<strong>di</strong> universitari del 1999 – in<br />

Master Universitario <strong>di</strong> I livello (a.a. 2002-03), il Corso post<br />

l a u ream de<strong>di</strong>cato all'economia ed alla gestione delle impre s e<br />

cooperative viene infatti regolarmente attivato e svolto presso<br />

la Facoltà <strong>di</strong> Economia dell'Alma Mater Stu<strong>di</strong>orum Univer -<br />

sità <strong>di</strong> Bologna dall'anno accademico 1996-97.<br />

L'iniziativa si avvale – sin dalla sua prima e<strong>di</strong>zione – della col -<br />

laborazione e del sostegno dell'<strong>Istituto</strong> Italiano <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Coope -<br />

rativi “<strong>Luigi</strong> <strong>Luzzatti</strong>” <strong>di</strong> Roma, della Associazione Generale<br />

delle Cooperative Italiane (A.G.C.I.), della Confederazione del -<br />

le Cooperative Italiane (Confcooperative), della Lega Nazionale<br />

delle Cooperative e Mutue (Legacoop), dell'Unione Nazionale<br />

delle Cooperative Italiane (U.N.C.I.), nonché del contributo dei<br />

Fon<strong>di</strong> mutualistici per la promozione e lo sviluppo della coope -<br />

razione delle Centrali cooperative medesime (Coopfond Spa,<br />

Generalfond Spa, Fondosviluppo Spa e Promocoop Spa).


Giova rammentare come il Corso in oggetto ab -<br />

bia storicamente rappresentato la prima inizia -<br />

tiva post-lauream, <strong>di</strong> carattere universitario,<br />

specificamente <strong>di</strong>retta a sod<strong>di</strong>sfare la <strong>di</strong>ffusa do -<br />

manda <strong>di</strong> formazione specifica e <strong>di</strong> valorizzazio -<br />

ne delle attitu<strong>di</strong>ni in<strong>di</strong>viduali ad operare dei<br />

quadri me<strong>di</strong> delle imprese e delle strutture terri -<br />

toriali e <strong>di</strong> servizio del Movimento Cooperativo.<br />

C o o r<strong>di</strong>nati e presieduti dal Dott. Sandro Bonella,<br />

P residente dell'<strong>Istituto</strong> <strong>Luzzatti</strong> e del Corso <strong>di</strong><br />

M a s t e r, i lavori della giornata sono stati apert i<br />

dagli in<strong>di</strong>rizzi <strong>di</strong> saluto del Magnifico Rettore del -<br />

l'Università <strong>di</strong> Bologna, Prof. Pier Ugo Calzolari,<br />

e del Preside della Facoltà <strong>di</strong> Economia <strong>di</strong> Bolo -<br />

gna, Prof. Sandro Sandri, e sono quin<strong>di</strong> pro s e -<br />

guiti con la presentazione delle quattro re l a z i o n i<br />

scientifiche previste dal pro g r a m m a .<br />

I Professori Antonio Matacena e Maurizio Ma -<br />

rano (Università <strong>di</strong> Bologna) hanno trattato il<br />

tema dell’“Accountability e re p o rting nelle co -<br />

operative mutualistiche”, il Prof. Everardo Mi -<br />

nar<strong>di</strong> (Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Teramo) quello<br />

Accountability e social re p o rting<br />

nelle cooperative mutualistiche<br />

<strong>di</strong> Antonio Matacena e Maurizio Marano<br />

1. Accountability<br />

e sistema inform a t i v o<br />

Qualora si voglia analizzare il sistema<br />

i n f o rmativo aziendale <strong>di</strong> qualsivoglia<br />

impresa, occorre ricordare che:<br />

• tutti i sistemi informativi aziendali<br />

devono essere strutturati in modo tale<br />

da off r i re dati utili per la decisione e<br />

per il controllo d'esito (dati sia ad uso<br />

interno, sia esterno quin<strong>di</strong>);<br />

• tutti i sistemi informativi aziendali<br />

debbono essere strutturati nel rispetto<br />

<strong>di</strong> un preciso principio d'or<strong>di</strong>ne generale<br />

in base al quale l’informativa pro d o t t a ,<br />

de “Il ritorno dei <strong>di</strong>lemmi dell’azione cooperati -<br />

va e la ricerca <strong>di</strong> un progetto cooperativo”, e il<br />

P rof. Guido Bonfante (Università degli Stu<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> Torino) quello della “Grande impresa e de -<br />

mocrazia cooperativa”. Il Prof. Stefano Zama -<br />

gni, Dire t t o re del Corso <strong>di</strong> Master e Coord i n a -<br />

tore del Comitato Tecnico Scientifico dell’Istitu -<br />

to <strong>Luzzatti</strong>, ha concluso la sessione presentando<br />

una relazione avente per oggetto la “Governan -<br />

ce cooperativa e democratic stakehol<strong>di</strong>ng”.<br />

Sono poi intervenuti – nell'or<strong>di</strong>ne – la Dott.ssa Sa -<br />

ra Agostini, Segretario Generale dell’U.N.C.I.;<br />

l’on. Paolo Cristoni, in rappresentanza del Pre s i -<br />

denza nazionale dell'A.G.C.I.; il Dott. Vi n c e n z o<br />

Mannino, Segretario generale <strong>di</strong> Confcooperative;<br />

il Dott. Giuliano Poletti, Presidente nazionale <strong>di</strong><br />

Legacoop, e <strong>di</strong>verse delle numerose persone pre s e n -<br />

ti. Con le conclusioni tratte dal Dott. Sandro Bo -<br />

nella, i lavori della giornata sono giunti al term i n e .<br />

La partecipazione all’iniziativa, superiore alle mi -<br />

gliori aspettative (oltre 160 presenze nell'intera<br />

g i o rnata), è stata ampia e qualificata. ( g . d . )<br />

obbligatoria o non che sia, deve re n d e re<br />

evidente l'esistenza <strong>di</strong> una corre l a z i o n e<br />

esplicita tra: a) gli obiettivi perseguiti<br />

dalla singola azienda; b) la struttura organizzativa<br />

– come assetto istituzionale<br />

della singola azienda – che, acquisiti gli<br />

obiettivi da perseguire, definisce ed attua<br />

le strategie e le politiche necessarie<br />

al loro raggiungimento; c) l’insieme <strong>di</strong><br />

p ro c e d u re contabili e non, volte a prod<br />

u rre le informazioni necessarie per dec<br />

i d e re e per verificare .<br />

Ciò vale ad aff e rm a re che in ogni azienda<br />

deve esistere una esplicita, e coere nte,<br />

coor<strong>di</strong>nazione tra m i s s i o n, g o v e rn a n c e


ed a c c o u n t a b i l i t y; <strong>di</strong> più qualora si pro p ugni,<br />

utilizzando la teoria dei sistemi 1 ,<br />

che in ogni azienda (privata o pubblica<br />

che sia) debba verificarsi, almeno teoricamente,<br />

l’esistenza <strong>di</strong> una precisa e<br />

stabile coor<strong>di</strong>nazione b i d i re z i o n a l e tra i richiamati<br />

elementi, ogni “ideal-tipo” <strong>di</strong><br />

azienda può “leggersi nel suo vissuto<br />

essenziale” attraverso un para<strong>di</strong>gma int<br />

e r p retativo nascente appunto dalla<br />

messa in luce delle coor<strong>di</strong>nazioni sistemiche<br />

presenti al suo interno tra i questi<br />

elementi; sapendo ovviamente che:<br />

• la m i s s i o n 2 rende esplicito il finalismo<br />

motivante l’essere ed il <strong>di</strong>venire dell’azienda,<br />

collegando così gli obiettivi perseguiti<br />

alle strategie tramite le quali raggiungerli<br />

– rappresentando quin<strong>di</strong>, la<br />

m i s s i o n, l’elemento che orienta la <strong>di</strong>re z i one<br />

aziendale e ne finalizza i comport amenti<br />

a favore <strong>di</strong> determinati soggetti;<br />

• la corporate govern a n c e 3 evidenzia la stru ttura<br />

<strong>di</strong> comando/governo presente nell’azienda<br />

ed identifica gli strumenti tramite<br />

i quali si governa il conflitto tra l’obiettivo<br />

del management a gestire l’aff are<br />

sociale senza vincoli e l’interesse dei<br />

finanziatori a verificare i ren<strong>di</strong>menti che<br />

derivano dai capitali da loro impiegati;<br />

• l’accountability esprime la re s p o n s a b i l ità<br />

informativa dell’azienda medesima e<br />

sostanzia quel sistema <strong>di</strong> comunicazioni,<br />

interne ed esterne, che nella trasparenza<br />

e nel controllo d’esito trovano la<br />

l o ro piena conformazione; a c c o u n t a b i l i t y<br />

da intendersi (ricordando che il term i n e<br />

inglese a c c o u n t a b i l i t y non ha una traduzione<br />

<strong>di</strong>retta in <strong>italiano</strong> 4 ) sinteticamente<br />

come esigenza (part i c o l a rmente sentita<br />

nel mondo anglosassone) del dover<br />

render conto dei risultati ottenuti nel<br />

caso si utilizzino risorse non pro p r i e .<br />

In sostanza:<br />

• la mission esterna i fini dei soggetti per<br />

i quali l’azienda vive e che all’azienda<br />

“hanno dato vita” – il cosiddetto K i n g<br />

titolare questo del potere <strong>di</strong> controllo<br />

d’esito cioè <strong>di</strong> verifica <strong>di</strong> congru e n z a<br />

tra attese e risultati;<br />

• la corporate governance evidenzia le modalità<br />

<strong>di</strong> governo dell’azienda e <strong>di</strong> relazione<br />

tra governo e controllo, cioè il<br />

principio <strong>di</strong> comando che viene posto<br />

in essere dal cosiddetto King Maker – titolare<br />

questo del governo aziendale –<br />

ed il principio <strong>di</strong> controllo che regola i<br />

rapporti tra King e King Maker;<br />

• l’a c c o u n t a b i l i t y in<strong>di</strong>vidua l’area de<strong>di</strong>ta<br />

1 Da qui il successivo uso della terminologia tipica della teoria stessa.<br />

2 Cioè l’insieme degli obiettivi e dei valori che l’azienda pone a fondamento delle proprie scelte gestionali.<br />

3 “La <strong>di</strong>sciplina (…) relativa al governo delle società, o se si preferisce relativa ai sistemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione<br />

e controllo delle società. (…). Tendenzialmente si parla <strong>di</strong> corporate governance relativamente alle società<br />

quotate ovvero possedute da una pluralità <strong>di</strong> soci”, MF, Il nuovo <strong>di</strong>zionario inglese <strong>di</strong> finanza e new economy,<br />

pagina 26.<br />

“La (…) espressione governo dell’impresa designa l’intero processo comprendente la reale e mutevole<br />

<strong>di</strong>stribuzione, tra <strong>di</strong>fferente gruppi <strong>di</strong> azionisti, del potere e del controllo sulla gestione dell’impresa,<br />

nonché tra questi e i manager ed i <strong>di</strong>rigenti (…); le relazioni con il potere politico”. Gallino (2005,<br />

pagina 20).<br />

4 Il termine accountability, nel tempo si è <strong>di</strong>mostrato veramente “proteiforme” tanto da essere recentemente<br />

interpretato anche come una modalità <strong>di</strong> conduzione gestionale che garantisce la conguenza<br />

tra fini, obiettivi e politiche aziendali e la loro coerenza con le attività poste in essere dall’impresa<br />

stessa. A nostro parere, va riba<strong>di</strong>to, che l’accountability è “il mezzo attraverso cui in<strong>di</strong>vidui ed organizzazioni<br />

si relazionano <strong>di</strong> fronte a una o più autorità riconosciute, rendendosi responsabili delle loro<br />

azioni”. Edwards, Hulme (1996, p. 967).


a l l ’ i n f o rmazione ed alla comunicazione<br />

aziendale, area volta a pre d i s p o rre<br />

tutte le informazioni necessarie da off<br />

r i re: 1. al King Maker, per decidere –<br />

a rea che nelle imprese lucrative si appoggia<br />

sul cosiddetto sistema informativo<br />

interno/decisionale; 2. al K i n g,<br />

per misurare le p e rf o rm a n c e aziendali e,<br />

quin<strong>di</strong>, contro l l a re e valutare il K i n g<br />

M a k e r – area che nelle imprese lucrative<br />

si appoggia sul cosiddetto sistema<br />

i n f o rmativo esterno (molte volte obbligatoriamente<br />

previsto negli aspetti<br />

<strong>di</strong> livello minimo-obbligo contabile).<br />

L’a c c o u n t a b i l i t y evidenzia cioè l’insieme<br />

delle informazioni e delle modalità <strong>di</strong> comunicazione<br />

poste in essere dal cosiddetto<br />

C o n t ro l l e r verso K i n g e King Maker.<br />

Avendo ben chiaro comunque che trattasi<br />

<strong>di</strong> un ruolo articolato in <strong>di</strong>ff e renti funzioni<br />

ricoperte da vari soggetti (quali l’i n -<br />

t e rnal au<strong>di</strong>tor, l’e x t e rnal au<strong>di</strong>tor, l’investor re l a -<br />

t o r) che fanno del cosiddetto C o n t ro l l e r u n<br />

a rchitetto e gestore <strong>di</strong> sistemi inform a t ivi,<br />

un consulente sulla verifica del perseguimento<br />

degli obbiettivi aziendali, un<br />

c o m u n i c a t o re ed un motivatore, soggetto<br />

che esercita queste funzioni con professionalità<br />

ed in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> terz i a r i t à 5<br />

nei confronti <strong>di</strong> K i n g e King Maker.<br />

Applicando questo para<strong>di</strong>gma interpretativo<br />

possiamo giungere ad in<strong>di</strong>viduare,<br />

all’interno delle aziende operanti nell’attuale<br />

economia <strong>di</strong> mercato, gli “idealtipi”<br />

<strong>di</strong> aziende caratterizzate dalla coor<strong>di</strong>nazione<br />

logica e sistematica sopra richiamata<br />

e, conseguentemente, la tipologia<br />

ed il contenuto dell’a c c o u n t a b i l i t y<br />

che in esse dovrebbe essere pre s e n t e .<br />

Ai fini dell’economia del nostro lavoro<br />

soffermiamoci prima <strong>di</strong> tutto sulle imprese<br />

lucrative e sulle imprese sociali 6 ;<br />

facendo riferimento a loro, la coor<strong>di</strong>nazione<br />

sopra richiamata può essere resa<br />

5 In altri termini il complesso <strong>di</strong> funzioni richiamate, e fatte convergere nella figura del Controller, lo<br />

“idealizzano”, specie quando comunica verso l’esterno, come colui che deve far “capire” a tutti i “pubblici<br />

interssati” il valore dell’azienda e che produce e comunica informazioni necessarie per mantenere<br />

ed alimentare la fiducia verso l’azienda stessa da parte <strong>di</strong> tutti coloro a cui è occorre render conto.<br />

Egli rappresenta quin<strong>di</strong> colui promuove l’immagine dell’impresa.<br />

6 A fini definitori delle tipologie delle aziende presentate nella tabella ci avvaliamo della termimologia<br />

giuri<strong>di</strong>ca attualmente vigente in Italia.<br />

La scelta <strong>di</strong> esaminare prima <strong>di</strong> tutto le interelazione tra MGA in questi due modelli e poi, come<br />

si vedrà nei paragrafi successivi, <strong>di</strong> analizzare la stessa coor<strong>di</strong>nazione nella impresa cooperativa<br />

serve, ad in<strong>di</strong>viduare gli estremi logici del modello ed a facilitare l’in<strong>di</strong>viduazione degli elementi <strong>di</strong>fferenzianti<br />

i richiamati ideal-tipi <strong>di</strong> aziende; il che ci permetterà inoltre <strong>di</strong> meglio comprendere le alterità<br />

del modello cooperativo mutualistico. Sapendo comunque che così operando si commette un<br />

preciso errore logico: quello <strong>di</strong> anteporre le imprese sociali alle cooperative mutualistiche; imprese<br />

queste ultime che storicamente sono apparse ben prima, come competitor delle imprese lucrative e la<br />

cui esistenza, a parere dello scrivente, è con<strong>di</strong>zione necessaria per lo sviluppo autonomo delle imprese<br />

sociali stesse. Sulle imprese sociali si veda Matacena (2005a). Sull’argomento si veda anche Zamagni,<br />

Mazzoli (2005). Nella tabella in testo ci si riferisce agli ideal-tipi delle imprese lucrative che sulla<br />

base del modello “puro” <strong>di</strong> public company siano caratterizzate da:<br />

• separazione della proprietà dalla gestione;<br />

• in<strong>di</strong>pendenza e professionalità dei King Maker e dei Controller;<br />

• trasparenza nei comportamenti sempre dei King Maker e dei Controller.<br />

E delle imprese sociali definite nella mission e nella governance come segue:<br />

• mission espressa come “perseguimento <strong>di</strong> un esplicito ideale <strong>di</strong>stributivo a favore della comunità o <strong>di</strong><br />

parte <strong>di</strong> essa” (Borzaga, 2002); mission nascente dalla società civile e, molte volte, leggittimata dall’operatore<br />

pubblico il che ne determina la loro “controllabilità sociale”;<br />

• governance <strong>di</strong> tipo ultrademocratico.


TA B E L L A<br />

1<br />

MGA: impresa lucrativa ed impresa sociale a confro n t o<br />

S o g g e t t i I m p resa lucrativa S o g g e t t i I m p resa sociale<br />

A z i o n i s t i M i s s i o n<br />

Beneficio capitalistico<br />

cioè ottimizzazione e i<br />

ren<strong>di</strong>menti degli azionisti<br />

nel perseguimento <strong>di</strong> un<br />

ottimo economico e <strong>di</strong><br />

metafinalità sociali ed<br />

ambientali ritenute, al<br />

momento, convenienti.<br />

I m p re n d i t o re<br />

a t t o re<br />

i n n o v a t o re 7<br />

Utenza<br />

in<strong>di</strong>viduale<br />

e collettiva<br />

G o v e rn a n c e<br />

I m p re n d i t o re<br />

G o v e rno aziendale c o l l e t t i v o<br />

c o e rente con l’obiettivo<br />

finalistico; coere n z a<br />

ottenuta attraverso un<br />

principio <strong>di</strong> comando forte<br />

reso evidente da una<br />

finalizzata catena<br />

g e r a rchica e re a l i z z a t o<br />

attraverso comportamenti<br />

d i rezionali <strong>di</strong> tipo<br />

c o o r<strong>di</strong>nativo nei confro n t i<br />

<strong>di</strong> specifici s t a k e h o l d e r s<br />

economici e sociali.<br />

M i s s i o n<br />

Beneficio collettivo cioè ottimizzazione delle<br />

utilità in<strong>di</strong>viduali, <strong>di</strong> gruppo e/o collettive nel<br />

rispetto del mantenimento della con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

aziendalità come vincolo alla continuità della<br />

specifica m i s s i o n.<br />

G o v e rn a n c e<br />

G o v e rno aziendale ultrademocratico per eff e t t o<br />

della presenza, nella <strong>di</strong>rezione strategica, <strong>di</strong><br />

tutti gli attori del business etico;<br />

ultrademocraticità resa possibile da<br />

comportamenti <strong>di</strong>rezionali <strong>di</strong> tipo concertativo<br />

nei confronti appunto <strong>di</strong> s t a k e h o l d e r s<br />

economici e sociali.<br />

C o n t ro l l e r A c c o u n t a b i l i t y C o n t ro l l e r A c c o u n t a b i l i t y<br />

Sistema informativo<br />

Sistema informativo unico da cui derivano<br />

i n t e rno utile al<br />

informazioni atte a dar vita ad una sistematica<br />

management separato dal<br />

comunicazione tramite cui verificare i livelli <strong>di</strong><br />

sistema informativo<br />

aziendalità e <strong>di</strong> m i s s i o n perseguiti e raggiunti<br />

e s t e rno quest’ultimo volto<br />

me<strong>di</strong>ante il controllo degli esiti:<br />

a pro d u r re documenti con<br />

1. amministrativi, utili alla verifica degli obblighi<br />

dati e valori consuntivi.<br />

derivanti dalla presenza <strong>di</strong> eventuale<br />

Sistema questo capace<br />

legislazione agevolativa;<br />

<strong>di</strong> pro d u r re :<br />

2. gestionali, utili alla verifica del vincolo <strong>di</strong><br />

1. documenti conformi<br />

a z i e n d a l i t à ;<br />

all’obbligo contabile utili<br />

3. istituzionali, utili alla verifica delle<br />

per la verifica della<br />

p e r f o rm a n c e s sociali specifiche ed alla<br />

a z i e n d a l i t à ;<br />

attivazione <strong>di</strong> meccanismi <strong>di</strong> f u n d - r a i s i n g.<br />

2. reportistica finanziaria<br />

C o n t rolli consuntivi per tutti gli s t a k e h o l d e r s<br />

utile agli investitori;<br />

e s t e rni, controlli ex ante, in itinere ed ex post<br />

3. eventuale re p o r t i s t i c a<br />

per gli attori presenti nella g o v e rn a n c e, ciò al<br />

socio-ambientale utile agli<br />

fine anche <strong>di</strong> re n d e re possibile il <strong>di</strong>alogo<br />

s t a k e h o l d e r s r i t e n u t i<br />

intrasociale; <strong>di</strong>alogo utile per la concertazione<br />

p revalenti in quel<br />

dei <strong>di</strong>ff e renti e conflittuali interessi degli attori<br />

m o m e n t o .<br />

coinvolti nella g o v e rn a n c e.<br />

7 Ci si riferisce alla ben nota figura <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tore schumpeteriano (cioè “solitario” innovatore <strong>di</strong> processi/prodotti/<br />

mercati), ciò al fine <strong>di</strong> potere separare, all’interno del management, i titolari dell’azione<br />

strategica – l’impren<strong>di</strong>tore che innova – rappresentati dal top management, da coloro che consolidano<br />

e mantengono la prescelta innovazione, rappresentati dall’executive management.


evidente attraverso la tabella nella pagina<br />

precedente (v. tabella 1).<br />

La tabella evidenzia coor<strong>di</strong>nazioni che<br />

permettono <strong>di</strong> affermare che:<br />

• i rapporti strategia/struttura (rapport i<br />

già stu<strong>di</strong>ati in passato come fondanti,<br />

appunto, l’essere ed il <strong>di</strong>venire delle imp<br />

rese lucrative) sono il risultato delle relazioni<br />

tra soggetti gestori e soggetti ben<br />

e f i c i a r i / c o n t rollori, situandosi l’impre n<strong>di</strong>torialità<br />

(cioè l’aziendalità del sistema)<br />

a l l ’ i n t e rno dell’azione gestionale ed il<br />

c o n t rollo all’interno della verifica d’esito;<br />

• la tipologia <strong>di</strong> governance, presente in<br />

azienda, è anch’essa <strong>di</strong>rettamente collegata<br />

alla coerenza esistente tra il finalismi<br />

ed i principi <strong>di</strong> funzionamento<br />

dell’organizzazione;<br />

• il livello <strong>di</strong> a c c o u n t a b i l i t y <strong>di</strong>pende internamente<br />

dagli specifici obiettivi gestionali<br />

perseguiti e dal modo attraverso cui<br />

si governano i conflitti interaziendali,<br />

m e n t re esternamente è funzionale alla<br />

tipologia degli interessi delle categorie<br />

sociali che rivestono il ruolo <strong>di</strong> K i n g .<br />

Tutto ciò premesso qualora si voglia<br />

s t u d i a re la tipologia ed il contenuto<br />

d e l l ’a c c o u n t a b i l i t y nelle o<strong>di</strong>erne cooperative<br />

mutualistiche, utilizzando il modello<br />

sopra richiamato, è necessario,<br />

prima <strong>di</strong> tutto, verificarne le con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> alterità rispetto alle imprese lucrative<br />

ed a quelle sociali, in termini appunto<br />

<strong>di</strong> mission e <strong>di</strong> governance.<br />

2. L’alterità cooperativa 8<br />

e l’accountability nelle<br />

cooperative mutualistiche<br />

L'alterità cooperativa, cioè la sua <strong>di</strong>versità<br />

rispetto le imprese lucrative e sociali,<br />

va fatta risalire ai principi che ne<br />

regolano il funzionamento principi cui,<br />

quin<strong>di</strong>, occorre tratteggiare i caratteri.<br />

Per m u t u a l i t à, espressione del serv i z i o<br />

da re n d e re ai soci, si può intendere il<br />

principio che postula, da parte delle<br />

cooperative, un'attività economica <strong>di</strong>retta<br />

a forn i re beni e servizi ai soci con<br />

la minor spesa possibile e senza intenti<br />

speculativi, con l’obiettivo <strong>di</strong> mig<br />

l i o r a rne la con<strong>di</strong>zione economica e<br />

anche sociale.<br />

In sostanza è considerata attività mutualistica<br />

quella che si realizza, nei rapporti<br />

tra soci e cooperativa, attraverso<br />

l'eliminazione <strong>di</strong> interme<strong>di</strong>ari capitalistici<br />

nei processi <strong>di</strong> produzione, <strong>di</strong><br />

scambio e <strong>di</strong> lavoro; attività questa volta<br />

a massimizzare il vantaggio cooperativo<br />

dei soci (beneficio cooperativo) e<br />

non a valorizzare un capitale finanziario.<br />

In modo palese il perseguimento <strong>di</strong><br />

tale obiettivo – eliminazione <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>te<br />

d ' i n t e rme<strong>di</strong>azione a cui si accompagnano,<br />

fin dall’origine, istanze emancipative<br />

dei soci cooperatori, in particolare<br />

nelle cooperative <strong>di</strong> lavoro – <strong>di</strong>viene<br />

strumento <strong>di</strong> democratizzazione del<br />

8 Per una migliore comprensione <strong>di</strong> questo lavoro si tenga presente che lo scrivente in<strong>di</strong>vidua:<br />

• nel rapporto che lega il socio all’impresa cooperativa;<br />

• nell’effetto che tale rapporto genera sul funzionamento della stessa;<br />

• nel finalismo multiplo dell’impresa cooperativa;<br />

• nel <strong>di</strong>acronico adattamento <strong>di</strong> detto finalismo ai mutamenti dell’ambiente economico e non;<br />

gli elementi caratterizzanti l’ideal-tipo <strong>di</strong> cooperativa mutualistica e che, relativamente al quarto punto,<br />

il continuo adattamento dovrebbe essere finalizzato all’innalzamento del benessere collettivo, si<br />

da poter affermare che “l’obiettivo cooperativo è il risultato <strong>di</strong> una azione gestionale volta a ricercare<br />

l’adeguato equilibrio tra efficacia economico-aziendale ed efficacia politico-sociale”. Matacena (1990,<br />

pagina 20).<br />

Sull’argomento si veda anche Matacena (2004, pp. 83-105).


mercato in cui siano presenti le cooperative<br />

stesse. La mutualità si aff e rm a<br />

quin<strong>di</strong> come strumento che regola i<br />

rapporti tra i soci – a cui impone un <strong>di</strong>vieto,<br />

potremmo <strong>di</strong>re, <strong>di</strong> uso speculativo<br />

a fini personali dell'attività cooperativa<br />

– e il rapporto tra cooperativa e<br />

mercato (richiedendo alla stessa <strong>di</strong> farsi<br />

carico <strong>di</strong> processi <strong>di</strong> correzione e moralizzazione<br />

dei mo<strong>di</strong> tipici con cui<br />

l'impresa lucrativa, organizzata in modo<br />

intrinsecamente interme<strong>di</strong>ario, impatta<br />

con il mercato stesso).<br />

È la mutualità, così intesa, che prima<br />

<strong>di</strong> tutto permette alle cooperative <strong>di</strong><br />

qualificarsi come aziende volte alla “<strong>di</strong>fesa<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> partecipazione, non necessariamente<br />

formali, dei red<strong>di</strong>ti e<br />

della capacità <strong>di</strong> fruizione <strong>di</strong> servizi sociali<br />

da parte <strong>di</strong> fasce sociali svantaggiate”<br />

9 . È la mutualità, così intesa, che<br />

p e rmette, quin<strong>di</strong>, alle cooperative <strong>di</strong><br />

a c c re<strong>di</strong>tarsi sul mercato come “una<br />

sorta <strong>di</strong> countervailing power nei confronti<br />

d e l l ’ i m p resa privata e dell’impre s a<br />

p u b b l i c a ” 1 0 e <strong>di</strong> essere strumento <strong>di</strong><br />

democratizzazione dello stesso.<br />

Se tutto ciò è valido risultano evidenti<br />

gli esiti <strong>di</strong> un comportamento cosiddetto<br />

mutualistico:<br />

• esso si estrinseca prima <strong>di</strong> tutto nel<br />

privilegio attribuito ai soci <strong>di</strong> utilizzare<br />

la cooperativa al fine <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare i<br />

propri bisogni, il che porta la cooperativa<br />

a gestirsi in modo opportunamente<br />

mirato per sod<strong>di</strong>sfare i bisogni dei<br />

soci stessi (produttori, lavoratori, consumatori,<br />

utenti che siano); finalizzazione<br />

questa da raggiungersi con l'enfasi<br />

però del volere / d o v e re a m p l i a re<br />

l'ambito <strong>di</strong> impatto mutualistico su una mas -<br />

sa crescente <strong>di</strong> soggetti nel rispetto del<br />

principio del “proselitismo”, ulteriore<br />

principio che qualifica le cooperative<br />

mutualistiche aderenti all’A.C.I. (Alleanza<br />

Cooperativa Internazionale);<br />

• esso permette la presenza <strong>di</strong> aspetti<br />

“speculativi” nella gestione cooperativa<br />

(attivazione <strong>di</strong> circuiti gestionali, caratteristici<br />

o non, con terzi non soci) se ed in<br />

quanto il perseguimento del “lucro” in tali<br />

circuiti sia accessorio alla gestione mutualistica<br />

e strumentale alla stessa, re p utandosi<br />

come negativo per la mutualità<br />

l’intento speculativo del socio non quello dell’im -<br />

p resa cooperativa. Tutto ciò è accettabile<br />

poiché la cooperativa, per assunzione finalistica,<br />

<strong>di</strong>rettamente o a mezzo <strong>di</strong> una<br />

o rganizzazione cooperativa, dovre b b e<br />

anche operare nelle aree <strong>di</strong> quell’economia<br />

civile in cui si rendono evidenti l’esistenza<br />

<strong>di</strong> bisogni insod<strong>di</strong>sfatti e l’inutilizzo<br />

<strong>di</strong> risorse umane, sì da re n d e re possibile,<br />

attraverso la sua azione, il pro d u r s i<br />

<strong>di</strong> “esternalità positive (economiche e<br />

non, N d A) che contribuiscono alla accumulazione<br />

<strong>di</strong> capitale sociale e alla <strong>di</strong>ff usione<br />

<strong>di</strong> reti fiduciarie a livello locale” 1 1 .<br />

In sintesi, comportamento mutualistico<br />

non significa quin<strong>di</strong> assenza <strong>di</strong><br />

intento speculativo ma finalizzazione<br />

<strong>di</strong> quest’ultimo, se presente, allo svi-<br />

9 Borzaga, Tortia (2004, p. 27).<br />

10 Bonfante (1984, p. 235).<br />

11 Borzaga, Tortia (2004, p. 7).<br />

Per capitale sociale si intende una “forma <strong>di</strong> capitale immateriale (rappresentato, NdA) dall’insieme<br />

dei valori, degli stili <strong>di</strong> vita, dalle norme <strong>di</strong> comportamento che, in situazioni <strong>di</strong> non coincidenza tra interesse<br />

privato e interesse collettivo, orientano le scelte in<strong>di</strong>viduali in <strong>di</strong>rezioni coerenti con la promozione<br />

del bene comune della società (o comunque del gruppo sociale <strong>di</strong> riferimento)”. Ecchia, Zarri<br />

(2004, pagina 9).


luppo dell'intento mutualistico prima<br />

e poi solidaristico, il che re n d e<br />

evidente “l’ancoraggio etico dell’agire<br />

cooperativo” 1 2 e rende possibile<br />

c o n s i d e r a re la cooperativa mutualistica<br />

come u n ’ i m p resa socialmente re -<br />

s p o n s a b i l e.<br />

La solidarietà, da intendersi come sentimento<br />

comune <strong>di</strong> vicendevole aiuto<br />

che si estrinseca nel volere agire assieme<br />

e nel perseguire il proprio interesse<br />

attraverso il perseguimento degli interessi<br />

dell’altro 1 3 , è connessa naturalmente<br />

alla mutualità interna al sorgere<br />

della cooperativa; al crescere della sua<br />

incidenza (ed al suo aggregarsi in forme<br />

coor<strong>di</strong>nate ad altri soggetti <strong>cooperativi</strong><br />

e non) essa si “traduce” sempre<br />

più in assunzione <strong>di</strong> obiettivi d'or<strong>di</strong>ne<br />

anche non economici verso i soci, poi<br />

verso i terzi non soci ed infine verso la<br />

collettività circostante (assunzione<br />

questa che si rende evidente qualora si<br />

considerino i processi produttivi <strong>di</strong><br />

esternalità positive che la cooperativa<br />

genera col suo operare e finanche col<br />

solo suo esistere nei confronti dei terzi<br />

non soci 14 ); collettività che <strong>di</strong>viene collettività<br />

tutta qualora:<br />

• l'agire delle cooperative sia volto: a)<br />

alla crescita occupazionale; b) alla produzione<br />

<strong>di</strong> servizi <strong>di</strong> interesse collettivo;<br />

c) alla produzione/<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong><br />

beni relazionali 15 ;<br />

• l’assunzione finalistica metaeconomica<br />

sia gestita dalle singole cooperative<br />

<strong>di</strong>rettamente o per il tramite dell'organizzazione<br />

che le contiene (movimento<br />

cooperativo);<br />

• e tutto ciò avviene in part i c o l a re<br />

quando la cooperativa pone in essere<br />

c o m p o rtamenti <strong>di</strong>rezionali <strong>di</strong> tipo<br />

c o n c e rtativo volti a favorire il bilanciamento<br />

interno degli interessi dei<br />

soci cooperatori e non, del movimento<br />

cooperativo a cui appartiene e degli<br />

specifici s t a k e h o l d e r s singoli e coll<br />

e t t i v i .<br />

In altri termini si propone una evoluzione<br />

della mutualità interna verso una<br />

mutualità esterna che si qualifica semp<br />

re più come comportamento socialmente<br />

responsabile qualora l’attività<br />

gestionale delle cooperative ampli il<br />

proprio impatto <strong>di</strong>mensionale e giunga<br />

a coinvolgere <strong>di</strong>rettamente un maggior<br />

numero <strong>di</strong> soggetti a cui la stessa rende<br />

conto del suo essere attore economico<br />

e sociale.<br />

Le richiamate finalità solidaristiche (e<br />

sociali) non potranno essere quin<strong>di</strong><br />

pienamente perseguite da cooperative<br />

che presentano scarsa <strong>di</strong>mensione (cooperative<br />

residuali o, melius, etero<strong>di</strong>rette<br />

e come tali volte principalmente alla<br />

funzione <strong>di</strong> tutela <strong>di</strong> cooperatori economicamente<br />

marginali), mentre si segnalano,<br />

come potenti leve moltiplica-<br />

12 Sul concetto sopra richiamato si rinvia a Zamagni, Mazzoli (2005).<br />

13 Sull’argomento cfr. Zamagni (2002).<br />

14 Sull’argomento dei benefici indotti <strong>di</strong>rettamente ed in<strong>di</strong>rettamente sulla collettività dalle forme impren<strong>di</strong>toriali<br />

cooperative si veda Borzaga, Tortia (2004).<br />

15 È relazionale un bene “che può essere prodotto soltanto assieme, non è esclu<strong>di</strong>bile per nessuno che<br />

ne faccia parte, non è frazionabile e neppure è concepibile come somma <strong>di</strong> beni in<strong>di</strong>viduali (…) in<br />

quanto <strong>di</strong>pende dalle relazioni messe in atto dai soggetti l’uno verso l’altro e può essere fruito solo se<br />

essi si orientano <strong>di</strong> conseguenza”. Donati (1991).<br />

Il bene relazionale è quin<strong>di</strong> un servizio alla persona la cui fruizione dovrebbe mo<strong>di</strong>ficare stati o comportamenti<br />

dell’utente e migliorarne il benessere e la cui qualità è verificabile solo al momento del<br />

consumo e successivamente.


tive dell’evoluzione della socialità cooperativa<br />

l’organizzazione che le stesse<br />

si danno (il movimento cooperativo) e<br />

la loro attività <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nazione con gli<br />

altri attori economici.<br />

Se nelle relazioni esterne la cooperativa<br />

può presentarsi come un attore<br />

economico socialmente re s p o n s a b ile<br />

internamente essa si caratterizza<br />

per effetto dell’accettazione del principio<br />

della d e m o c r a t i c i t à che si re n d e<br />

palese attraverso i noti postulati u n a<br />

testa un voto e della p o rta apert a. Ta l e<br />

principio segnala la possibilità che,<br />

fin dall’origine, nelle cooperative<br />

siano presenti con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> “autogestione”:<br />

in quelle che utilizzano lavoro<br />

sociale remunerato, non re m u n erato<br />

e/o benefico che sia (e/o <strong>di</strong> “partecipazione<br />

<strong>di</strong>retta”), in quelle in cui<br />

i soci apportano beni o servizi <strong>di</strong>versi<br />

dal lavoro e/o acquisiscono beni e<br />

s e rvizi prodotti dalla cooperativa 1 6 .<br />

Con<strong>di</strong>zioni queste che, poi, nell'art icolazione<br />

e ridefinizione dell'obiettivo<br />

cooperativo (da mutualistico a<br />

mutualistico/solidaristico/sociale) si<br />

possono trasform a r e in forme <strong>di</strong><br />

“ p a rt e c i p a z i o n e / c o n t rollo” <strong>di</strong>rette <strong>di</strong><br />

pluralità <strong>di</strong> soggetti che, come app<br />

o rtatori/utenti, sono coinvolti nel<br />

perseguimento <strong>di</strong> detto obiettivo.<br />

Queste con<strong>di</strong>zioni determinano quin<strong>di</strong><br />

precipui assetti istituzionali e precipue<br />

regole <strong>di</strong> funzionamento delle organizzazioni<br />

cooperative, <strong>di</strong>ff e renti dagli<br />

omologhi presenti nelle imprese lucrative;<br />

regole <strong>di</strong> funzionamento dell’orga-<br />

nizzazione in cui la pari <strong>di</strong>gnità sostituisce<br />

la catena gerarchica e il potere <strong>di</strong> co -<br />

mando è esito <strong>di</strong> processi <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione<br />

delle attese <strong>di</strong> tutti i soci ugualmente<br />

importanti.<br />

Questo principio propone:<br />

• prima <strong>di</strong> tutto l’esistenza <strong>di</strong> forme impren<strong>di</strong>toriali<br />

d’or<strong>di</strong>ne collettivo;<br />

• poi l’esistenza <strong>di</strong> forme impren<strong>di</strong>toriali<br />

d’or<strong>di</strong>ne collettivo/sociale 17 ;<br />

• forme impren<strong>di</strong>toriali queste in cui<br />

solo una parte dei soci esercita <strong>di</strong>rettamente<br />

la funzione <strong>di</strong>rezionale ma è<br />

soggetta ad un costante controllo d’esito<br />

da parte <strong>di</strong> soci e via via nel tempo<br />

<strong>di</strong> utenti e collettività.<br />

I soci gestori esercitano tale funzione<br />

accollandosi, per delega:<br />

• il rischio <strong>di</strong> variabilità delle remunerazioni<br />

del lavoro e del capitale (e correlativamente<br />

il rischio <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta del<br />

lavoro e del capitale) apportati da loro<br />

stessi e dai soci non coinvolti <strong>di</strong>rettamente<br />

nella gestione (rischio <strong>di</strong> demutualizzazione);<br />

• l’obbligo al coor<strong>di</strong>namento tra mutualità/solidarietà<br />

interna mutualità<br />

esterna/solidarietà collettiva utilità/socialità;<br />

ciò al fine d’interpre t a re<br />

la mission sociale della cooperativa e <strong>di</strong><br />

evitare il verificarsi <strong>di</strong> rischi <strong>di</strong> desolidarizzazione<br />

(mutualità/solidarietà interna<br />

che si trasformano in corporativismo<br />

economico <strong>di</strong> parte <strong>di</strong> soci verso<br />

altri soci e verso terzi esterni) e quin<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> desocializzazione;<br />

• l’attitu<strong>di</strong>ne al coor<strong>di</strong>namento tra mis -<br />

sion e agire della cooperativa e mission e<br />

16 Sull'argomento si rinvia a Matacena (1990).<br />

1 7 È qui implicito il rinvio anche alla teoria degli “interlocutori” aziendali; soggetti questi verso cui<br />

il management è responsabile <strong>di</strong>rettamente; soggetti questi che sono caratterizzati dall’avere un int<br />

e resse coinvolto nell’attività dell’impresa. Sulla nozione <strong>di</strong> s t a k e h o l d e r e sulle modalità <strong>di</strong> interpretazione<br />

<strong>di</strong> detta figura (i cosiddetti approcci strategici o multifiduciari) si veda in part i c o l a re Fre eman<br />

(1984).


agire del movimento cooperativo 18 .<br />

In estrema sintesi, l’essere l’impre s a<br />

cooperativa un’organizzazione caratterizzata<br />

da una struttura <strong>di</strong> governo democratica,<br />

favorisce l’instaurarsi al suo<br />

interno <strong>di</strong> rapporti stabili <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento<br />

tra soci, lavoratori, manager e<br />

t e rzi ulteriori; rapporti incentrati “su<br />

criteri <strong>di</strong> reciprocità, equità e fiducia” e<br />

ne permette una sua trasformazione in<br />

una struttura m u l t i s t a k e h o l d e r “ f o n d a t a<br />

sul principio <strong>di</strong> riconoscimento esplicito<br />

[…] <strong>di</strong> interessi potenzialmente contrastanti<br />

ma anche necessari allo scopo<br />

<strong>di</strong> ridurre fenomeni connessi a possibili<br />

fallimenti del mercato e alla presenza<br />

<strong>di</strong> asimmetrie informative” 19 .<br />

L’ i m p resa cooperativa è quin<strong>di</strong> un'imp<br />

resa mutualistica, solidaristica e democratica,<br />

il che la qualifica “<strong>di</strong>versa”,<br />

nel fine e nell'agire competitivo, da<br />

qualunque altra impresa (privata o sociale)<br />

e la esplicita attraverso comportamenti<br />

gestionali che, facendo salve le<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> autonomia e <strong>di</strong> sviluppo:<br />

• possono essere orientati in termini <strong>di</strong><br />

“qualità sociale” dell'azione – cioè<br />

obiettivizzati alla pro d u z i o n e / d i s t r i b uzione<br />

<strong>di</strong> esternalità positive sia economiche<br />

che sociali;<br />

• sono attuati in un quadro <strong>di</strong> potenziale<br />

“non conflittualità istituzionale”<br />

nei confronti <strong>di</strong> coloro che, in termini<br />

d’esito, interagiscono con la cooperativa<br />

– cioè sono comportamenti tendenzialmente<br />

emergenti da crescenti livelli<br />

<strong>di</strong> concertazione fra le parti;<br />

• emergono da un’organizzazione dotata<br />

<strong>di</strong> un maggior grado e spessore <strong>di</strong><br />

complessità – cioè più adatta a percepire,<br />

prevedere e gestire mutevolezze e<br />

turbolenze ambientali.<br />

In sintesi essere cooperativa significa gestire<br />

economicamente obiettivi economico-sociali <strong>di</strong><br />

pochi, nell’ipotesi che <strong>di</strong>vengano <strong>di</strong> molti e fi -<br />

nanche <strong>di</strong> tutti.<br />

Se ciò è valido, postulandosi una piena<br />

c o o r<strong>di</strong>nazione tra gli fine/obiettivi delle<br />

cooperative e il suo sistema inform a t ivo<br />

(a m p l i u s, postulandosi che la m i s s i o n<br />

mutualistica, solidaristica e sociale,<br />

perseguita attraverso una g o v e rn a n c e d i<br />

tipo democratico, <strong>di</strong>a esiti resi evidenti<br />

in termini <strong>di</strong> efficacia, efficienza e produttività<br />

– con il vincolo della salvag<br />

u a r<strong>di</strong>a, al minimo, dell’autonoma cont<br />

i n u i t à ) 2 0 , occorrerà che in esse sia presente<br />

un’a c c o u n t a b i l i t y che derivi dalla<br />

c o o r<strong>di</strong>nazione sistematica emerg e n t e<br />

dalla successiva tabella 2.<br />

A c c o u n t a b i l i t y che si appoggi quin<strong>di</strong> su<br />

<strong>di</strong> un sistema informativo capace <strong>di</strong>:<br />

• coor<strong>di</strong>nare, in fase <strong>di</strong> implementazione<br />

strategica, i fini mutualistici, solidaristici<br />

e sociali con il vincolo economico-finanziario;<br />

18 Ciò fa emergere la fondamentale importanza dei principi dell’educazione, della formazione e della<br />

informazione.<br />

19 Le frasi entro virgolette sono <strong>di</strong> Borzaga, Tortia (2004, p. 22 e p. 27). Gli Autori tra l’altro notano come<br />

in queste organizzazioni si riducano i costi collegati all’esercizio dell’autorità e del controllo.<br />

Dette frasi “riecheggiano” l’affermazione freemaniana <strong>di</strong> Hanks (1994) secondo il quale “il management<br />

è portatore <strong>di</strong> una relazione fiduciaria che lo lega tanto agli stakeholder quanto all’impresa come<br />

entità astratta. Esso è tenuto ad agire nell’interesse degli stakeholders come se fosse un loro agente e<br />

deve agire nell’interesse dell’azienda per garantire la sua sopravvivenza, salvaguardando le quote <strong>di</strong><br />

lungo periodo <strong>di</strong> ciascun gruppo”, postulandosi quin<strong>di</strong> che responsabilità economica e responsabilità<br />

sociale coincidano.<br />

20 E avendo chiaro che, come più volte detto, quanto segue trova i propri soggetti <strong>di</strong> riferimento nelle<br />

cooperative mutualistiche sviluppate <strong>di</strong>mensionalmente e culturalmente orientate al sociale.


• qualificare / q u a n t i f i c a re il livello <strong>di</strong> fini<br />

mutualistici, solidaristici e sociali raggiunto,<br />

definendone l’incidenza anche<br />

in termini aziendali cioè <strong>di</strong> economicità,<br />

solvibilità e patrimonializzazione;<br />

• perm e t t e re ai terzi, interni ed esterni, in<br />

base alle specifiche opzioni, <strong>di</strong> valutare ,<br />

per validare o non, tali p e rf o rm a n c e s e v i n c o l i.<br />

Me<strong>di</strong>ante il sistema informativo, tutte le coope -<br />

rative, al crescere del loro impatto, dovrebbero<br />

d i m o s t r a re: al loro interno, l’applicazione del<br />

principio <strong>di</strong> democraticità caratterizzante le or -<br />

ganizzazioni multistakeholder e, al loro ester -<br />

no, il rispetto della coerenza finalistica e dei<br />

vincoli <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne economico e finanziario.<br />

TA B E L L A<br />

2<br />

MGA nell’impresa mutualistica<br />

M i s s i o n Corporate governance A c c o u n t a b i l i t y<br />

S o g g e t t i : Soggetti: Soggetti:<br />

soci cooperatori i m p re n d i t o re c o n t r o l l e r c o o p e r a t i v o<br />

Beneficio mutualistico cioè<br />

ottimizzazione dei ren<strong>di</strong>menti degli<br />

apporti sociali, in qualunque forma<br />

e ffettuati, nel rispetto del vincolo<br />

della aziendalità e della tutela del<br />

patrimonio collettivo e nel<br />

necessario perseguimento <strong>di</strong><br />

obiettivi <strong>di</strong> solidarietà <strong>di</strong> gruppo e<br />

collettivi, secondo le specifiche<br />

aspirazioni sociali intern a m e n t e<br />

maturate e possibilmente conforme<br />

alle in<strong>di</strong>cazioni del movimento.<br />

G o v e rno aziendale posto in essere<br />

nel rispetto dei principi della porta<br />

aperta e della democraticità e<br />

realizzato attraverso<br />

comportamenti <strong>di</strong>rezionali <strong>di</strong> tipo<br />

c o o r<strong>di</strong>nativo volti a favorire il<br />

bilanciamento degli interessi dei<br />

soci cooperatori e non, del<br />

movimento cooperativo e degli<br />

s t a k e h o l d e r s singoli e collettivi.<br />

Sistema informativo unico da cui<br />

derivano informazioni atte a dar vita<br />

ad una sistematica comunicazione<br />

tramite la quale perseguire la<br />

verifica della m i s s i o n me<strong>di</strong>ante il<br />

c o n t rollo degli esiti:<br />

1. amministrativi, utili alla verifica<br />

del rispetto degli obblighi derivanti<br />

dalla presenza <strong>di</strong> eventuale<br />

legislazione agevolativa;<br />

2. gestionali, utili alla verifica della<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> aziendalità e del<br />

livello <strong>di</strong> finalismo mutualistico<br />

i n t e rno raggiunto;<br />

3. istituzionali, utili alla verifica del<br />

livello <strong>di</strong> finalismo mutualistico<br />

e s t e rno raggiunto e delle<br />

responsabilità sociali<br />

specificamente assunte. Contro l l o<br />

consuntivo per tutti gli s t a k e h o l d e r s<br />

e s t e rni alla base sociale, ex ante, in<br />

i t i n e re ed ex post per la base<br />

sociale, ciò al fine <strong>di</strong> garantire il<br />

<strong>di</strong>alogo intracooperativo e re n d e re<br />

possibili comportamenti dei soci<br />

basati sulla lealtà e fedeltà <strong>di</strong><br />

a p p a r t e n e n z a .<br />

In sintesi l’accountability <strong>di</strong> una cooperativa<br />

mutualistica, sviluppata verso il<br />

sociale, dovrebbe essere caratterizzata<br />

dalla copresenza <strong>di</strong> strumenti informativi<br />

contabili e non, che dovrebbero garantire,<br />

ripetiamolo:<br />

• forme <strong>di</strong> c o n t rollo amministrativo v o l t o<br />

alla verifica delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sussistenza<br />

<strong>di</strong> quei requisiti che garantiscono<br />

alla cooperativa la fruizioni <strong>di</strong> eventuali<br />

agevolazioni previste;<br />

• forme <strong>di</strong> c o n t rollo gestionale volto alla<br />

verifica dei livelli <strong>di</strong> aziendalità, <strong>di</strong> salv<br />

a g u a r<strong>di</strong>a della integrità del patrimonio<br />

collettivo e del beneficio mutuali-


stico strictu sensu della cooperativa;<br />

• forme <strong>di</strong> c o n t rollo istituzionale volto alla<br />

verifica dell’efficacia sociale esterna della<br />

cooperativa cioè del suo impatto solidaristico<br />

e sociale; in altri termini, verifica<br />

quin<strong>di</strong> volta al controllo della sussistenza<br />

<strong>di</strong> livelli <strong>di</strong> beneficio mutualistico<br />

latu sensu; efficacia collegata, in sostanza,<br />

alla esistenza <strong>di</strong> ulteriori benefici, economici<br />

e non, generati dalla cooperativa<br />

a favore <strong>di</strong> soggetti <strong>di</strong>versi dai soci, sì da<br />

d i m o s t r a re la piena assunzione <strong>di</strong> responsabilità<br />

ultramutualistiche;<br />

• potendosi, con l’esito dei primi due<br />

tipi controlli, informare sul rispetto dei<br />

requisiti richiesti dalle norme vigenti e<br />

sul livello <strong>di</strong> mutualità raggiunta, nel<br />

mantenimento (o meno) delle con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> aziendalità, e con l’esito del<br />

terzo tipo <strong>di</strong> controllo sul livello <strong>di</strong> efficacia<br />

sociale perseguita e raggiunta.<br />

L’analisi del livello <strong>di</strong> mutualità potrebbe<br />

affrontarsi informando sul come<br />

la struttura patrimoniale, la situazione<br />

finanziaria e il risultato economico del<br />

periodo della singola cooperativa <strong>di</strong>pendano<br />

e/o derivino dai flussi <strong>di</strong> interscambio<br />

tra socio, cooperativa e movimento<br />

cooperativo.<br />

Detta informazione si ottiene attraverso<br />

una analisi “zonale” dell’obbligatorio<br />

bilancio d’esercizio, analisi che<br />

metta in luce le poste contabili esplicitanti<br />

dette interconnessioni e ne pesi<br />

l’incidenza in termini <strong>di</strong> essere e <strong>di</strong> <strong>di</strong>venire<br />

dell’impresa cooperativa.<br />

Si tratterà in sostanza <strong>di</strong> verificare:<br />

• il livello del finanziamento derivante<br />

dal “complessivo” scambio mutualistico<br />

(avendo ben presente che il socio si<br />

caratterizza: come finanziatore in<strong>di</strong>retto<br />

quando apporta fattori pro d u t t i v i<br />

specifici; come finanziatore <strong>di</strong>re t t o<br />

quando “presta” risorse alla cooperati-<br />

va e come capitalista quando versa<br />

quote sociali – configurandosi quin<strong>di</strong> il<br />

socio stesso come apport a t o re multiplo)<br />

e l’incidenza <strong>di</strong> detti finanziamenti<br />

rispetto a quelli non nascenti dal medesimo<br />

scambio mutualistico;<br />

• il livello <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> questi app<br />

o rti nell’ipotesi che il beneficio mutualistico<br />

perseguito sia quello derivante<br />

da comportamenti gestionali<br />

volti ad ottimizzare tutte le remunerazioni<br />

attribuibili al socio, ottimizzazione<br />

però che sottintende politiche gestionali<br />

che privilegino sì i ren<strong>di</strong>menti<br />

sociali ma mai a scapito della capacità<br />

<strong>di</strong> autosviluppo della cooperativa;<br />

• il livello e l’incidenza dell’interscambio<br />

finanziario ed economico fluente<br />

tra cooperativa e movimento cooperativo<br />

a cui afferisce.<br />

Informare sulla mutualità interna perseguita<br />

e raggiunta significherebbe, in<br />

sostanza, re n d e re conto sul grado <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>pendenza finanziaria della cooperativa<br />

nei confronti dei soci apportatori e<br />

sul grado d’integrazione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza<br />

della cooperativa con (da) il movimento<br />

cooperativo.<br />

Tutto ciò richiederebbe, ad esempio,<br />

l’allegazione alla nota integrativa:<br />

• <strong>di</strong> prospetti che analizzino l’effetto finanziario<br />

della gestione dei conferimenti<br />

sociali;<br />

• <strong>di</strong> prospetti che <strong>di</strong>mostrino l’incidenza<br />

del socio or<strong>di</strong>nario, come finanziatore,<br />

rispetto agli altri soci unicamente<br />

capitalisti ed ai terzi;<br />

• <strong>di</strong> prospetti che qualifichino la gestione<br />

del prestito sociale ed analizzino<br />

i movimenti delle componenti il patrimonio<br />

netto;<br />

• <strong>di</strong> prospetti che evidenzino i rapporti<br />

infragruppo finalizzandone l’analisi per<br />

g i u n g e re alla costruzione <strong>di</strong> bilanci-


somma (se non consolidati);<br />

• <strong>di</strong> prospetti che misurino l’incidenza<br />

finanziaria e patrimoniale delle relazioni<br />

che la cooperativa attua con le strutture<br />

economiche e non del movimento;<br />

lasciando ai documenti contabili obbligatori<br />

la funzione <strong>di</strong> inform a re in tema <strong>di</strong>:<br />

• patrimonializzazione – inform a z i o n e<br />

questa ottenibile me<strong>di</strong>ante un’analisi<br />

v e rticale delle poste attive e passive<br />

dello stato patrimoniale;<br />

• situazione finanziaria e solvibilità –<br />

informazioni queste ottenibili me<strong>di</strong>ante<br />

un’analisi orizzontale delle poste attive<br />

e passive dello stato patrimoniale<br />

e me<strong>di</strong>ante un’analisi del ren<strong>di</strong>conto <strong>di</strong><br />

liqui<strong>di</strong>tà;<br />

• situazione economica – informazione<br />

questa ottenibile me<strong>di</strong>ante gli approfon<strong>di</strong>menti,<br />

in termini <strong>di</strong> efficienza e <strong>di</strong><br />

produttività, dell’area <strong>di</strong> conto economico<br />

contenente la “gestione caratteristica”<br />

e me<strong>di</strong>ante l’analisi dell’art i c olarsi<br />

della globale gestione economica<br />

in caratteristica (mutualistica e non),<br />

accessoria, or<strong>di</strong>naria e straord i n a r i a ;<br />

avviando inoltre un processo <strong>di</strong> successiva<br />

separazione della gestione caratteristica<br />

mutualistica da quella caratteristica<br />

lucrativa (svolta cioè con fornitori<br />

non soci) al fine <strong>di</strong> misurare il risultato<br />

<strong>di</strong> quest’ultima e la sua incidenza<br />

sulla complessiva gestione caratteristica<br />

e <strong>di</strong> analizzare le modalità<br />

<strong>di</strong> utilizzo del risultato, se positivo.<br />

Se con l’inserimento nel bilancio <strong>di</strong><br />

esercizio delle cooperative dei soprarichiamati<br />

prospetti è preve<strong>di</strong>bile che<br />

siano sod<strong>di</strong>sfatte le attese informative<br />

in tema <strong>di</strong> trasparenza gestionale, re-<br />

stano comunque da considerare quelle<br />

i n e renti la trasparenza istituzionale<br />

cioè le attese informative relative agli<br />

esiti solidaristici e sociali. De<strong>di</strong>chiamoci<br />

ora a questa problematica.<br />

3. L’accountability cooperativa:<br />

la comunicazione istituzionale<br />

Per aff ro n t a re questo argomento sarà<br />

prima <strong>di</strong> tutto necessario evidenziare<br />

alcuni <strong>di</strong>stinguo <strong>di</strong> merito.<br />

O c c o rre capire che o<strong>di</strong>ernamente la<br />

problematica della comunicazione sociale<br />

delle imprese è strettamente collegata<br />

a quella della responsabilità sociale<br />

in particolare delle imprese lucrative;<br />

<strong>di</strong> più la responsabilità sociale<br />

delle imprese lucrative è, nell’attuale<br />

momento temporale, sempre più connessa<br />

a quel “sentire” capitalistico riassumibile<br />

nella nota aff e rmazione che<br />

“good ethic is good business”. Tutto ciò ha<br />

portato quin<strong>di</strong>:<br />

• alla massiccia <strong>di</strong>scesa in campo <strong>di</strong><br />

uomini marketing, mentre né la teoria<br />

né la prassi aziendale hanno consolidato<br />

modelli <strong>di</strong> comunicazione sociale<br />

precipui per i <strong>di</strong>versi ideal-tipi <strong>di</strong><br />

a z i e n d e ;<br />

• mentre comune è l’accettazione dell’impossibilità<br />

<strong>di</strong> “generare” questa informazione<br />

solo attraverso un linguaggio<br />

contabile fatto <strong>di</strong> numeri e valori;<br />

• mentre “esplosiva” è <strong>di</strong>ventata la varietà<br />

della comunicazione sociale attualmente<br />

presente sul mercato 21 .<br />

Tutto questo ci induce a desumere il<br />

contenuto della comunicazione istituzionale<br />

delle cooperative mutualisti-<br />

21 E tutto ciò avviene ora che “è in atto un’evidente obsolescenza dei tra<strong>di</strong>zionali strumenti informativi<br />

che in Italia caratterizzano il richiamato obbligo contabile, mentre avanzano processi <strong>di</strong> standar<strong>di</strong>zzazione<br />

dell’informativa bilancistica (si pensi agli IAS) e delle modalità tramite le quali si valuterà il


che, almeno quello minimo, dal loro<br />

schema interpretativo MGA sopra<br />

presentato, così da far emergere, il<br />

contenuto stesso, come esito delle alterità<br />

caratterizzanti le cooperative rispetto<br />

alle imprese lucrative e, in parte,<br />

alle imprese sociali 22 .<br />

• Relativamente alla mission, premesso<br />

che le cooperative mutualistiche si<br />

qualificano come sistemi volti alla produzione<br />

<strong>di</strong> benefici economici e non<br />

nei confronti dei soci (perseguono cioè<br />

la mutualità interna), nel tempo esse<br />

dovrebbero però generare benefici economici<br />

e non a favore a favore <strong>di</strong> una<br />

collettività circostante più o meno ampia<br />

(attivando così specifiche e pre c ipue<br />

forme <strong>di</strong> “mutualità” esterna). Gli<br />

obiettivi solidaristico-sociali estern i<br />

caratterizzano quin<strong>di</strong> la gestione ultramutualistica<br />

o istituzionale delle cooperative,<br />

obiettivi questi da perseguire<br />

ben sapendo però che il rispetto dell’equilibrio<br />

economico e <strong>di</strong> quello finanziario<br />

costituisce, per loro, con<strong>di</strong>zione<br />

necessaria a garantirne la sopravvivenza,<br />

la continuità, lo sviluppo e la<br />

tutela del patrimoni collettivo.<br />

Tutto ciò rende praticamente impossibile<br />

(o limitato) l’utilizzo dei misurato-<br />

ri <strong>di</strong> efficacia tipici delle imprese lucrative<br />

(red<strong>di</strong>to, roe, coor<strong>di</strong>nati sistematici<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci, ecc.) mentre rende necessaria,<br />

prima <strong>di</strong> tutto, la trasparente comuni -<br />

cazione della complessiva specifica mission in -<br />

terna ed esterna e poi l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> speci -<br />

fici in<strong>di</strong>catori volti a definire e a valutare i livel -<br />

li <strong>di</strong> intramutualità e <strong>di</strong> ultramutualità perse -<br />

guiti, rendendo gli stessi, specie i secon<strong>di</strong>, ester -<br />

namente percepibili 23 .<br />

• Relativamente alla m i s s i o n le cooperative<br />

mutualistiche si qualificano come sistemi<br />

volti alla produzione <strong>di</strong> benefici<br />

economici nei confronti prima <strong>di</strong> tutto<br />

dei soci e, nel tempo eventualmente, <strong>di</strong><br />

benefici economici e sociali <strong>di</strong> una collettività<br />

circostante più o meno ampia.<br />

Gli obiettivi solidaristico-sociali possono<br />

si caratterizzare la gestione mutualistica<br />

delle cooperative, ben sapendo però che<br />

il rispetto dell’equilibrio economico e <strong>di</strong><br />

quello finanziario costituisce, per loro ,<br />

con<strong>di</strong>zione necessaria a garantirne la sopravvivenza,<br />

la continuità, la tutela del<br />

patrimonio collettivo e lo sviluppo.<br />

Tutto ciò rende praticamente impossibile<br />

(o limitato) l’utilizzo dei misuratori<br />

<strong>di</strong> efficacia tipici delle imprese lucrative<br />

(red<strong>di</strong>to, roe, coor<strong>di</strong>nati sistematici<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci, ecc.) mentre rende necessa-<br />

merito <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to delle singole imprese lucrative o sociali che siano (si pensi a Basilea 2) (…)”. Matacena<br />

(2005b, p. 17).<br />

Sull’argomento si veda Hinna (2002).<br />

Per bilancio sociale s’intende comunque un documento <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione in cui vengono riportate le<br />

informazioni necessarie ad offrire un quadro completo dell’attività e dei risultati raggiunti da un’organizzazione<br />

in relazione agli obiettivi <strong>di</strong>chiarati (mission). Il Bilancio Sociale ha infatti la funzione <strong>di</strong> descrivere<br />

le ragioni per cui si sostengono o si sono sostenute determinate attività che hanno prodotto<br />

vantaggi per le categorie degli stakeholders <strong>di</strong> riferimento.<br />

22 Si prospetta cioè un approccio interpretativo che qualifica il contenuto della comunicazione istituzionale<br />

per effetto delle <strong>di</strong>fferenti mission e governance che <strong>di</strong>stinguono le cooperative mutualistiche<br />

specie dalle aziende for profit, dovendo considerare che, per quanto sopra emerso, le cooperative mutualistiche,<br />

a parere dello scrivente, fanno parte del cosiddetto terzo settore pur <strong>di</strong>fferenziandosi, come<br />

emerge nello schema richiamato in testo, dalle aziende non profit strictu sensu.<br />

23 Stante i <strong>di</strong>versi livelli d’impatto <strong>di</strong>mensionale delle <strong>di</strong>fferenti cooperative, in queste fasi volte all’interna<br />

implementazione e alla comunicazione della socialità perseguita, fondamentale sarà l’intervento<br />

del movimento entro cui operano le singole cooperative.


ia, prima <strong>di</strong> tutto, la trasparente comuni -<br />

cazione della complessiva specifica mission e poi<br />

l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> specifici in<strong>di</strong>catori volti a de -<br />

finire e a valutare i livelli <strong>di</strong> intramutualità e <strong>di</strong><br />

socialità perseguiti, rendendo gli stessi, specie i<br />

secon<strong>di</strong>, esternamente percepibili 24 .<br />

• La precedente affermazione, relativa<br />

alla duplicità <strong>di</strong> obiettivi della cooperativa,<br />

determina l’esito <strong>di</strong> dover pre v edere<br />

un pieno “collegamento” tra la comunicazione<br />

dell’efficacia mutualistica<br />

e <strong>di</strong> quella della precipua socialità.<br />

Tutto ciò rende necessaria la trasparente<br />

comunicazione della tipologia dei prodotti/ser -<br />

vizi proposti e prestati a tutti i principali stake -<br />

holders della cooperativa e l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> qualità degli stessi, <strong>di</strong>stinguendo,<br />

comunque e sempre, gli in<strong>di</strong>catori<br />

della qualità ricercata e proposta da<br />

c o l o ro che gestiscono, da quelli che<br />

misurano la qualità richiesta e percepita<br />

dagli stakeholders stessi.<br />

• Il sistema dei finanziamenti delle cooperative<br />

mutualistiche è l’ulteriore alterità<br />

da considerare; queste finanziariamente<br />

possono <strong>di</strong>pendere in maniera<br />

p reponderante dal socio e dalle interrelazioni,<br />

come sopra emergeva, tra socio<br />

-> cooperativa -> movimento 2 5 . Ciò det<br />

e rmina, come con<strong>di</strong>zione necessaria,<br />

per il perseguimento della m i s s i o n ( m a<br />

anche e forse soprattutto, per il rispetto<br />

del vincolo <strong>di</strong> aziendalità) il loro impe-<br />

gno nella ricerca <strong>di</strong> nuove – e possibilmente<br />

costanti – fonti <strong>di</strong> finanziamento,<br />

e s t e rne allo scambio mutualistico,<br />

a p rendosi per ciò a soggetti “p ro f i t”.<br />

Tutto ciò richiede pertanto una comunicazione<br />

che renda trasparente la co -<br />

erenza tra le modalità <strong>di</strong> acquisizione delle fon -<br />

ti, tramite i richiamati circuiti d’investimento<br />

“non mutualistici e finanziari”, e la modalità <strong>di</strong><br />

loro uso nei circuiti d’investimento “mutualisti -<br />

ci, solidaristici e sociali”, coerenza da <strong>di</strong>mostrarsi<br />

attraverso:<br />

- la verifica della non prevalenza delle attività<br />

a “mercato” rispetto a quelle “mutualistiche”;<br />

- la verifica del livello <strong>di</strong> connessione tra attività<br />

a “mercato” ed attività “istituzionali” 2 6 ;<br />

questo in part i c o l a re per perseguire<br />

crescenti livelli <strong>di</strong> fidelizzazione del socio<br />

“educandolo” a percepire le assunzioni<br />

sociali della propria cooperativa<br />

come finalità sempre connesse alla<br />

mutualità che lui persegue; consci comunque<br />

che il socio stesso era ed è il<br />

vero ed unico “centro motore” della cooperativa<br />

e del suo sviluppo 27 .<br />

• Il riferimento ai sistemi <strong>di</strong> finanziamento<br />

delle cooperative introduce l’ulteriore<br />

alterità tipicizzante le stesse: la<br />

mancanza <strong>di</strong> un definitivo assetto proprietario<br />

28 e la presenza <strong>di</strong> soci-cooperatori<br />

e <strong>di</strong> soci-capitalistici (istituzionali<br />

e non).<br />

24 Stante i <strong>di</strong>versi livelli d’impatto <strong>di</strong>mensionale delle <strong>di</strong>fferenti cooperative, in queste fasi volte all’interna<br />

implementazione e alla comunicazione della socialità perseguita, fondamentale sarà l’intervento<br />

del movimento entro cui operano le singole cooperative.<br />

25 Interrelazione quest’ultima che all’interno delle cooperative si sostanzia nella esistenza <strong>di</strong> un patrimomio<br />

collettivo da trasmettere ai futuri cooperatori.<br />

26 L’obiettivo <strong>di</strong> detta comunicazione è in sostanza quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare il grado <strong>di</strong> effettiva strumentalità<br />

delle attività accessorie rispetto a quelle mutualistiche-sociali.<br />

27 L’azione “educativa” nei confronti del socio fa parte dei comportamenti tipicizzanti le cooperative<br />

aderenti all’A.C.I. e <strong>di</strong>viene opzione strategica specie in quei momenti in cui “l’intorno ambientale” pare<br />

favorire comportamenti meramente opportunistici e corporativi.<br />

28 In nota precedente si ricordava l’esistenza, all’interno <strong>di</strong> ogni cooperativa mutualistica, <strong>di</strong> un patrimonio<br />

“collettivo (o <strong>di</strong> movimento)” molte volte vissuto, però, dai singoli soci come res nullius.


Tutto ciò rende necessaria l’esistenza<br />

<strong>di</strong> una duplice comunicazione (interna/esterna)<br />

volta a motivare le parti in<br />

causa ed a favorire il <strong>di</strong>alogo intrasociale,<br />

comunicazione:<br />

• la prima volta ad esplicitare l’efficacia sociale<br />

della cooperativa (ve<strong>di</strong> sopra);<br />

• la seconda volta ad attivare l’interno bilan -<br />

ciamento delle finalità operative perseguite dai<br />

<strong>di</strong>versi soggetti richiamati; finalità queste<br />

da “me<strong>di</strong>are” per evitare il prevalere <strong>di</strong><br />

logiche lucrative o lobbistiche e per<br />

corresponsabilizzare, alle scelte solidaristica<br />

e sociale, tutti gli attori interni<br />

della singola cooperativa.<br />

In conclusione, a nostro parere, il perseguimento<br />

della trasparenza istituzionale<br />

nelle cooperative mutualistiche<br />

che per <strong>di</strong>mensione, impatto e cultura<br />

abbiano introitato nella propria originaria<br />

mission anche “aspetti <strong>di</strong> solidarietà<br />

e socialità” si ottiene attraverso la<br />

p re<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> un documento descrittivo<br />

(bilancio sociale, bilancio <strong>di</strong><br />

missione, relazione morale, ecc.) che<br />

contenga:<br />

• la definizione della mission cioè degli<br />

obiettivi prioritari per cui la cooperativa<br />

è stata costituita e del sistema (attuale,<br />

NdA) delle convinzioni che accomuna<br />

i partecipanti a qualsiasi titolo<br />

all’attività (della stessa) 29 ;<br />

• opportuni in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> efficacia atti a<br />

misurare, nel tempo, i benefici solidaristici<br />

e sociali conseguenti alle attività<br />

delle cooperative;<br />

• opportuni in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> risultato (detti<br />

anche <strong>di</strong> o u t c o m e 3 0 ) atti a misurare ,<br />

29 Sull’argomento ve<strong>di</strong> Matacena, Santi (2000, p. 538).<br />

30 Sull’argomento si rinvia a Ramanathan (1982).<br />

Gli in<strong>di</strong>catori maggiormente richiamati, e noti nella prassi, possono essere raggruppati in due classi<br />

specifiche:<br />

• in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> controllo del soggetto;<br />

• in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> controllo delle attività;<br />

a cui aggiungere una terza classe (quella degli in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> controllo del personale) vista la strategicità<br />

della qualità del capitale umano per il perseguimento dell’efficacia in termini <strong>di</strong> outcome (ve<strong>di</strong> oltre).<br />

I primi sono costruiti per verificare “l’aziendalità” del soggetto erogatore e quin<strong>di</strong> sono collegati alla<br />

capacità dell’azienda <strong>di</strong> sopravvivere e <strong>di</strong> svilupparsi in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> autonomia; detta capacità si raggiunge se: l’azienda<br />

è solvibile; l’azienda è patrimonializzata; l’azienda è economica; l’azienda è in<strong>di</strong>pendente; l’azienda è in<br />

grado svilupparsi in modo autonomo.<br />

I secon<strong>di</strong> sono utili per misurare le performances delle attività svolte dal soggetto e possono essere<br />

schematizzati secondo la griglia successiva.<br />

In<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> controllo delle attività<br />

I n d i c a t o r i Elementi misurati<br />

I n p u t Qualità e quantità delle risorse impiegate (finanziarie, umane, tecniche, org a n i z z a t i v e )<br />

O u t p u t Risultati imme<strong>di</strong>ati, in volumi e qualità delle attività aziendali<br />

O u t c o m e E ffetti a breve e me<strong>di</strong>o termine sui benefici indotti dall’attività. Grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione dell’utenza<br />

O u t c o m e<br />

d e p u r a t o Va l o re aggiunto per l’utenza<br />

Lo schema è tratto in buona parte da Molteni (2003, pp.441- 475).<br />

Si notino le <strong>di</strong>fferenze tra output e outcome:<br />

• l’output è misurabile al termine dell’erogazione del servizio (e quin<strong>di</strong> la sua valorizzazione è statica)<br />

mentre l’outcome è un risultato <strong>di</strong> lungo periodo (e quin<strong>di</strong> la sua valorizzazione è <strong>di</strong>namica); in sintesi<br />

cioè l’output è il risultato imme<strong>di</strong>ato dell’attività aziendale, mentre l’outcome è l’esito, indotto nel tempo,<br />

sul beneficiario dall’attività aziendale stessa;<br />

• gli output sono in buona parte standar<strong>di</strong>zzabili, gli outcome vanno invece personalizzati;<br />

• la determinazione degli output è esterna alle valutazioni dell’utente non così quella degli outcome.


nel tempo, i benefici derivanti ai terzi<br />

dalla fruizione dei prodotti/servizi erogati<br />

dalla cooperativa;<br />

• opportuni in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> attività (detti<br />

anche <strong>di</strong> output) atti a misurare il livello<br />

<strong>di</strong> produttività quantitativa/qualitativa<br />

della stessa.<br />

Se a questo documento descrittivo si<br />

allegano i richiamati documenti contabili<br />

e non, emersi in sede <strong>di</strong> analisi della<br />

comunicazione <strong>di</strong> tipo amministrativo<br />

e gestionale, a nostro parere, si configura<br />

compiutamente il contenuto “tipo”<br />

della comunicazione <strong>di</strong> una cooperativa<br />

mutualistica e l’insieme <strong>di</strong> informazioni<br />

che debbono essere oggetto <strong>di</strong><br />

costante monitoraggio e controllo 31 .<br />

Se quanto detto è valido, auspicabile e<br />

preve<strong>di</strong>bile sarà il tentativo <strong>di</strong> “costruire”,<br />

all’interno <strong>di</strong> ciascuna cooperativa,<br />

elastici sistemi informativi multi<strong>di</strong>mensionali<br />

32 capaci <strong>di</strong> offrire un’esauriente<br />

informativa gestionale ed istituzionale;<br />

sistemi informativi utilizzabili<br />

anche e, forse soprattutto, per prog<br />

r a m m a re il “<strong>di</strong>venire d’essere” della<br />

cooperativa medesima.<br />

Quanto fin qui aff e rmato deve tro v a re<br />

verifica e conferma (o non) attraverso<br />

l’esame della prassi <strong>di</strong> a c c o u n t a b i l i t y p re-<br />

sente nelle cooperative italiane, una<br />

prima lettura dell’esistente è l’oggetto<br />

principale dei successivi paragrafi.<br />

4. L’indagine sulle modalità<br />

<strong>di</strong> social re p o rting cooperativo<br />

Il para<strong>di</strong>gma MGA identifica i nessi che<br />

s’instaurano tra finalismo, governance e<br />

accountability cooperativa, imperniandosi<br />

su relazioni <strong>di</strong> natura causale enunciate<br />

su un piano puramente l o g i c o; <strong>di</strong><br />

conseguenza, questo modello:<br />

• si presenta come una proposta <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne<br />

normativo, che in<strong>di</strong>ca un percorso<br />

<strong>di</strong> marcia che tutte le imprese cooperative<br />

– sia mutualistiche, sia sociali –<br />

dovrebbero intraprendere per dar vita a<br />

p rocessi <strong>di</strong> comunicazione interna ed<br />

e s t e rna congruenti con le caratteristiche<br />

<strong>di</strong>stintive dell’impresa cooperativa<br />

(il finalismo mutualistico, sociale e solidaristico,<br />

operativamente esplicitato<br />

in forma articolata nella definizione <strong>di</strong><br />

missione; il modello <strong>di</strong> governance, che<br />

postula forme <strong>di</strong> democrazia partecipativa<br />

sia nello svolgimento dell’attività<br />

<strong>di</strong> governo, sia nell’esercizio della funzione<br />

<strong>di</strong> controllo 33 );<br />

• assume una valenza interpretativa, poi-<br />

31 In altri termini si sta ipotizzando che la comunicazione aziendale nelle cooperative mutualistiche<br />

debba ritenersi trasparente solo se la comunicazione esterna si configuri attraverso una completa informazione,<br />

non ci stancheremo <strong>di</strong> ripeterlo, <strong>di</strong> tipo gestionale e istituzionale.<br />

Vale la pena <strong>di</strong> notare che detto bilancio <strong>di</strong> esercizio potrebbe essere esito <strong>di</strong> un unico sistema informativo<br />

<strong>di</strong> tipo multi<strong>di</strong>mensionale atto a garantire sia i dati per la decisione, sia quelli per il controllo<br />

che per il <strong>di</strong>alogo intrasociale e istituzionale. Sull’argomento si rinvia a Santi (2000).<br />

S u l l ’ a rgomento cfr. anche Sibilio Parri (2003). In tema è utile ricord a re quanto aff e rma Salani<br />

(2003, p.22): “Se la ren<strong>di</strong>contazione dell’efficacia (socialità) è parte integrante <strong>di</strong> quella dell’eff icienza<br />

(<strong>di</strong>mensione economica) forse conviene alla cooperazione riconsiderare (sempre per marc<br />

a re la sua <strong>di</strong>versità) la possibilità <strong>di</strong> una <strong>di</strong>retta integrazione del bilancio sociale nel bilancio economico<br />

<strong>di</strong> eserc i z i o ” .<br />

32 Ci si riferisce ad esempio ai modelli <strong>di</strong> Balanced Scorecard (BSC). Cfr. Kaplan, Norton (1992) e Kaplan,<br />

Norton (2004).<br />

33 Il secondo principio cooperativo previsto dall’Alleanza Cooperativa Internazionale (A.C.I., 1995) tratta<br />

del «controllo democratico da parte dei soci». In forza <strong>di</strong> tale principio, le imprese cooperative sono<br />

definite «organizzazioni democratiche, controllate dai propri soci che partecipano attiva-


ché da esso si possono derivare ipotesi<br />

<strong>di</strong> ricerca sulla base delle quali verificare<br />

– con riferimento a singoli case-study<br />

o a campioni statisticamente significativi<br />

<strong>di</strong> imprese cooperative – quali siano<br />

le logiche e gli strumenti dell’accoun -<br />

t a b i l i t y cooperativa concretamente implementati<br />

e quale sia il grado <strong>di</strong> congruenza<br />

tra il sistema <strong>di</strong> procedure <strong>di</strong><br />

raccolta ed elaborazione dell’inform azione<br />

implementate e la sua configurazione<br />

i d e a l e delineata dal modello <strong>di</strong><br />

analisi economico-aziendale.<br />

La transizione dalla <strong>di</strong>mensione normativa<br />

del modello alla sua <strong>di</strong>mensione<br />

interpretativa fa pertanto sorg ere<br />

l’interrogativo inerente alle modalità<br />

<strong>di</strong> a c c o u n t a b i l i t y o p e r a t i v a m e n t e<br />

seguite dalle cooperative mutualistiche<br />

italiane 3 4 .<br />

Lo stu<strong>di</strong>o delle pratiche <strong>di</strong> accountability<br />

cooperativa comporta la consapevole<br />

scomposizione del fenomeno secondo<br />

le sue <strong>di</strong>verse forme, separando la<br />

componente del dovere inform a t i v o<br />

che assume carattere obbligatorio (a c -<br />

countability legale) da quella che ha viceversa<br />

natura d i s c rezionale (a c c o u n t a b i l i t y<br />

v o l o n t a r i a 3 5 ). Tale classificazione si intreccia<br />

con la <strong>di</strong>stinzione tra le forme <strong>di</strong><br />

comunicazione cui sono rivolti gli strumenti<br />

dell’a c c o u n t a b i l i t y c o o p e r a t i v a<br />

(comunicazione amministrativa, comunicazione<br />

gestionale, comunicazione<br />

i s t i t u z i o n a l e ) 3 6 , secondo le combinazioni<br />

rappresentate dalla tabella 3.<br />

Si evince che l’accountability legale comporta<br />

rilevanti forme <strong>di</strong> comunicazione<br />

amministrativa e gestionale (quest’ultima<br />

essenziale stante l’obbligatorietà<br />

delle <strong>di</strong>sposizioni civilistiche in materia<br />

<strong>di</strong> bilancio d’esercizio); essa richiede<br />

altresì alcuni nuclei informativi per<br />

la comunicazione istituzionale, in par-<br />

mente a stabilirne le politiche e ad assumere le relative decisioni. Gli uomini e le donne eletti come<br />

rappresentanti sono responsabili nei confronti dei soci. Nelle cooperative <strong>di</strong> primo grado, i soci hanno<br />

gli stessi <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> voto (una testa, un voto), e le cooperative <strong>di</strong> altro grado sono ugualmente organizzate<br />

in modo democratico».<br />

34 Il riferimento delle successive argomentazioni è costituito dalle cooperative mutualistiche (salvo occasionali<br />

riferimenti, attuati a scopo comparativo, alle cooperative sociali).<br />

35 La locuzione «accountability volontaria» appare <strong>di</strong> prim’acchito un ossimoro. Infatti, sebbene il sostantivo<br />

inglese «accountability» non sia traducibile in modo univoco, la sua natura è quella <strong>di</strong> parola de -<br />

rivata dai verbi «to account» o, in forma passiva, «to be accountable for», cosicché il suo significato attiene<br />

al dovere <strong>di</strong> rendere conto, in particolare – nel caso delle aziende – delle modalità <strong>di</strong> svolgimento e<br />

degli esiti dei processi gestionali.<br />

Può allora un dovere avere base volontaria? Un dovere avente ad oggetto una modalità comportamentale<br />

è sempre imposto dall’esterno: dalla legge, in alcuni casi (nei quali il dovere <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione<br />

assume la veste dell’obbligo giuri<strong>di</strong>co, presupposto dell’accountability legale); dalla morale con<strong>di</strong>visa<br />

in un dato contesto spazio-temporale (o da una delle morali accettate nelle società ad alto tasso<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziazione interna), in altri casi, nei quali l’accountability poggia le basi sull’espressione <strong>di</strong><br />

aspettative collettive e <strong>di</strong>viene applicabile il concetto <strong>di</strong> accountability collettiva – communal accountability<br />

– proposto da Leat (1990). Tuttavia, volontaria è sempre l’adesione ad un comportamento che la legge<br />

non prescrive e che non sia accompagnato da istituti giuri<strong>di</strong>ci sanzionatori applicabili a chi vi si sottragga<br />

(sebbene, <strong>di</strong> fatto, meccanismi sanzionatori ulteriori rispetto alla legge possono spesso riconoscersi<br />

nelle relazioni sociali ed economiche, come ad esempio per la scelta posta in essere dal<br />

«consumatore etico» <strong>di</strong> non acquistare dati prodotti o servizi a causa dell’insod<strong>di</strong>sfazione avvertita<br />

nei confronti dell’insufficiente trasparenza informativa realizzata del produttore). L’aggettivo incluso<br />

nella locuzione è allora spiegato dal fatto che volontaria è l’adesione ad un dovere informativo rispetto<br />

al quale si possono generare comportamenti <strong>di</strong>fferenziati all’interno del sistema economico.<br />

36 Cfr. supra, par. 3.


A c c o u n t a b i l i t y<br />

l e g a l e<br />

A c c o u n t a b i l i t y<br />

v o l o n t a r i a<br />

ticolare incentrati sulla mission mutualistica,<br />

poiché il co<strong>di</strong>ce civile detta <strong>di</strong>sposizioni<br />

minimali all’interno del riformato<br />

art. 2545, <strong>di</strong>sponendo che amministratori<br />

e sindaci in<strong>di</strong>chino nelle loro<br />

relazioni 38 i criteri seguiti nella gestione<br />

sociale per la realizzazione dello<br />

scopo mutualistico.<br />

In ragione dell’accountability volontaria,<br />

la comunicazione amministrativa non<br />

assume rilevanza, mentre è significativa<br />

la comunicazione gestionale (in relazione<br />

alla <strong>di</strong>sclosure volontaria <strong>di</strong> informazioni<br />

integrative utili all’appre z z a-<br />

TA B E L L A<br />

3<br />

Accountability legale e volontaria:<br />

c o rrelazioni con le forme <strong>di</strong> comunicazione3 7<br />

Comunicazione<br />

a m m i n i s t r a t i v a<br />

Comunicazione<br />

g e s t i o n a l e<br />

X X X X X<br />

X X X<br />

Comunicazione<br />

i s t i t u z i o n a l e<br />

mento dell’andamento del business cooperativo<br />

e delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibrio<br />

economico, finanziario e patrimoniale<br />

39 ) ed è cruciale la comunicazione<br />

istituzionale; quest’ultima concerne la<br />

propagazione <strong>di</strong> flussi informativi volti<br />

a favorire la valutazione del grado <strong>di</strong> efficacia<br />

mutualistica (mutualità s t r i c t u<br />

s e n s u o mutualità intern a), nonché della<br />

realizzazione delle finalità ulteriori <strong>di</strong><br />

o r<strong>di</strong>ne sociale che p o s s o n o 4 0 c a r a t t e r i zzare<br />

la cooperativa, quale impresa che<br />

– con lo sviluppo <strong>di</strong>mensionale 41 – assume<br />

una configurazione versata alla<br />

37 All’interno della tabella, la doppia “X” in<strong>di</strong>ca il ruolo prevalente <strong>di</strong> una componente dell’accountability<br />

(legale o volontaria) nell’indurre dati processi <strong>di</strong> comunicazione (amministrativa, gestionale, istituzionale).<br />

La singola “X” in<strong>di</strong>ca un ruolo secondario o marginale.<br />

38 Si tratta delle relazioni previste dagli art. 2428 e 2429 del co<strong>di</strong>ce civile.<br />

39 Si pensi ad in<strong>di</strong>catori espressivi del posizionamento della cooperativa rispetto alla concorrenza<br />

(quote <strong>di</strong> mercato, tasso <strong>di</strong> crescita del fatturato, ecc.).<br />

40 “L’impresa cooperativa occupa una posizione peculiare a proposito della corporate social responsibility<br />

(Csr)? La tesi che intendo sostenere è che questa peculiarità esiste e <strong>di</strong>pende da tratti istituzionali,<br />

culturali e motivazionali delle imprese cooperative (per altro non tutte identiche tra loro). Non nel<br />

senso però che la Csr sia una caratteristica intrinseca da ascrivere alla “natura” <strong>di</strong> questa forma <strong>di</strong> impresa,<br />

bensì nel senso che la cooperativa ha un vantaggio comparato nell’adempiere a standard comuni<br />

<strong>di</strong> Csr attraverso scelte consapevoli nell’adozione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> “governance allargata” appropriato.<br />

Detto in poche parole, l’“identità” cooperativa (qualunque cosa possa significare) offre un vantaggio<br />

comparato nella capacità <strong>di</strong> conformarsi a standard comuni <strong>di</strong> Csr e quin<strong>di</strong> nella competizione per<br />

un’essenziale risorsa intangibile: la reputazione e la relazione fiduciaria tra l’impresa e i suoi stakehol -<br />

der”. Cfr. Sacconi (2003, p. 154).<br />

Tesi similare sulla possibilità dell’assunzione <strong>di</strong> finalità sociali da parte delle cooperative è espressa da<br />

Vermiglio (1990, p. 89).<br />

41 Cfr. supra, par. 1.


esponsabilità sociale, cioè al rispetto<br />

degli interessi espressi dai suoi molteplici<br />

s t a k e h o l d e r. L’a c c o u n t a b i l i t y v o l o n t aria<br />

si amplia così alla presentazione e<br />

alla misurazione del grado <strong>di</strong> responsabilità<br />

sociale manifestato in seno ai<br />

p rocessi gestionali caratteristici, del<br />

quale la realizzazione della mutualità<br />

esterna <strong>di</strong> movimento e l’orientamento<br />

solidale costituiscono specifiche <strong>di</strong>rettrici<br />

<strong>di</strong> sviluppo.<br />

L’inquadramento delle <strong>di</strong>verse componenti<br />

dell’accountability, in base al meccanismo<br />

d’innesco della relazione inf<br />

o rmativa (l’obbligo normativo o la<br />

scelta intenzionale), spiega la scelta <strong>di</strong><br />

d e d i c a re le future argomentazioni all<br />

’accountability istituzionale. Infatti, il<br />

forte grado <strong>di</strong> standar<strong>di</strong>zzazione al quale<br />

va soggetta l’accountability legale 42 sospinge<br />

l’interesse prevalente del ricerc<br />

a t o re e dell’operatore consapevole<br />

verso la frontiera dell’accountability vo -<br />

lontaria e, in questo ambito, l’interesse<br />

massimo è suscitato dell’a c c o u n t a b i l i t y<br />

istituzionale, stante il forte carattere <strong>di</strong><br />

specificità che questa assume nel contesto<br />

aziendale <strong>di</strong> riferimento 43 .<br />

Per esigenze <strong>di</strong> rilevanza dell’indagine<br />

scientifica è perciò imme<strong>di</strong>ato riformul<br />

a re più analiticamente l’interro g a t i v o<br />

suscitato dalla presentazione del para<strong>di</strong>gma<br />

MGA. Ci si chiede pert a n t o :<br />

“quali sono de facto le modalità <strong>di</strong> implementazione<br />

dell’a c c o u n t a b i l i t y i s t i t uzionale<br />

da parte delle cooperative italiane?”.<br />

In che modo, cioè, esse rispondono<br />

al dovere <strong>di</strong> misurare e comuni-<br />

care le risultanze dei processi gestionali<br />

prodotte nel perseguimento <strong>di</strong> una finalità<br />

articolata della quale lo scopo<br />

mutualistico è l’architrave? In che modo<br />

danno conto dei risultati rispettivamente<br />

generati a favore dei soci costituenti<br />

la comunità d’impresa (soci-lavoratori,<br />

soci-consumatori, soci-risparmiatori,<br />

ecc.), del movimento cooperativo,<br />

nonché delle ulteriori categorie <strong>di</strong><br />

stakeholder <strong>cooperativi</strong>?<br />

Il punto focale della lente dell’osservatore<br />

si sposta così dalla definizione <strong>di</strong><br />

principi teorici inerenti all’art i c o l a z i one<br />

dei complementari doveri informativi<br />

della cooperativa, alla fase applicativa,<br />

così come essa si manifesta nei<br />

vissuti aziendali; la questione posta<br />

viene pertanto ad investire i p rocessi <strong>di</strong><br />

ren<strong>di</strong>contazione cooperativa.<br />

Nel momento stesso in cui l’interrogativo<br />

viene formulato, emerge però<br />

un problema definitorio, avente ad<br />

oggetto la possibilità <strong>di</strong> fare riferimento<br />

alla nozione <strong>di</strong> social re p o rt i n g,<br />

tipica della letteratura intern a z i o n a l e<br />

in materia <strong>di</strong> CSR e <strong>di</strong> a c c o u n t a b i l i t y,<br />

nel trattare della comunicazione istituzionale<br />

cooperativa.<br />

In effetti, l’accountability istituzionale attiene<br />

all’esigenza <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare richieste<br />

<strong>di</strong> trasparenza in merito alla re a l i z z azione<br />

del composito finalismo dell’istituto<br />

cooperativo. Come tale, essa ha<br />

ad oggetto una duplice esigenza informativa.<br />

Le sue due anime sono rispettivamente<br />

inerenti:<br />

I) ad un esito economico (e non economi-<br />

42 Benché non manchino neppure in questo ambito aree tematiche nelle quali si può manifestare eterogeneità<br />

comportamentale nell’implementazione del contenuto della <strong>di</strong>sposizione normativa; si<br />

consideri, a tale riguardo, proprio il <strong>di</strong>sposto del citato art. 2545 cc.<br />

43 Viceversa, l’informazione integrativa volontariamente inclusa nei rapporti <strong>di</strong> comunicazione gestionale<br />

non presenta particolari tratti <strong>di</strong> “specificità cooperativa”, in quanto legata a strumentazioni <strong>di</strong><br />

analisi tra<strong>di</strong>zionali.


co) atteso dai primari soggetti interni, i<br />

soci, titolari <strong>di</strong> prerogative decisionali<br />

e destinatari principali dell’attività cooperativa;<br />

II) all’impatto dei processi gestionali<br />

sulle ulteriori categorie <strong>di</strong> interessi –<br />

economici e non economici – gravitanti attorno<br />

all’impresa cooperativa ed espre s s i<br />

da interlocutori i n t e rni ed estern i.<br />

Ora, malgrado gli stu<strong>di</strong> intern a z i o n a l i<br />

sul corporate social reporting vedano comp<br />

resenti molteplici definizioni (Mathews,<br />

1997; Contrafatto, 2005), queste<br />

convergono intorno ad elementi comuni,<br />

quali la misurazione dell’impatto<br />

sociale e ambientale dell’attività d’impresa,<br />

dell’efficacia dei programmi sociali<br />

e ambientali posti in essere dalle<br />

imprese, la comunicazione inerente all’assolvimento<br />

delle responsabilità sociale<br />

e ambientale (Parker, 1986,<br />

p . 7 2 ) 4 4 . Ve rrebbe pertanto da concludere<br />

che, così come la nozione <strong>di</strong> corpo -<br />

rate social reporting <strong>di</strong>ffusa a livello internazionale<br />

esclude dall’orizzonte del<br />

processo <strong>di</strong> misurazione la creazione <strong>di</strong><br />

v a l o re per l’azionista (cioè la risposta<br />

a l l ’ i n t e resse economico espresso dal<br />

primario soggetto interno), allo stesso<br />

modo il social reporting cooperativo dov<br />

rebbe escludere dal proprio panorama<br />

la misurazione dell’analogo inte-<br />

resse economico primario interno: il<br />

beneficio prodotto a favore del socio<br />

nell’attuazione del rapporto <strong>di</strong> scambio<br />

mutualistico. Di conseguenza, il so -<br />

cial reporting verrebbe a costituire un sistema<br />

integrato <strong>di</strong> informazioni <strong>di</strong>rette<br />

a realizzare una parte del dovere informativo<br />

identificato dalla nozione <strong>di</strong> ac -<br />

c o u n t a b i l i t y istituzionale. Tuttavia, questa<br />

prima conclusione non può essere<br />

con<strong>di</strong>visa una volta che si prenda atto<br />

delle specificità del fenomeno cooperativo,<br />

quale forma d’impresa che si<br />

istituisce per rispondere a bisogni dei<br />

p ropri soci attinenti allo svolgimento<br />

<strong>di</strong> convenienti processi <strong>di</strong> consumo, al<br />

<strong>di</strong>ritto all’abitazione o al lavoro, alla<br />

giusta remunerazione del risparmio e<br />

così via. Forma d’impresa connotata,<br />

dunque, da una funzione sociale riconosciuta<br />

dall’art. 45 della Costituzione.<br />

P e rtanto, il social re p o rt i n g c o o p e r a t i v o<br />

(o ren<strong>di</strong>contazione sociale cooperativa) non<br />

può che includere al proprio intern o<br />

anche processi informativi fondati sulla<br />

misurazione del vantaggio mutualistico,<br />

da esprimersi me<strong>di</strong>ante:<br />

• parametri qualitativi (ad esempio, relativamente<br />

all’attivazione <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong><br />

c o n t rollo per la sicurezza dei pro d o t t i<br />

alimentari <strong>di</strong>stribuiti dalle cooperative<br />

<strong>di</strong> consumo) 45 ;<br />

4 4 P e r a l t ro, parte della letteratura internazionale è giunta a sostenere che il processo <strong>di</strong> re p o rt i n g a mbientale<br />

possa essere integrato all’interno della più vasta tematica del social re p o rt i n g, anziché considerarli<br />

necessariamente complementari (Gray, 1996). Gli effetti prodotti a carico dell’ecosistema si riverberano<br />

infatti sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita delle persone componenti le presenti e le future generazioni. Perciò,<br />

nel prosieguo si farà riferimento al social reporting come processo fondato sull’elaborazione <strong>di</strong> strumenti<br />

informativi aventi ad oggetto anche la variabile ambientale.<br />

45 Va da sé che tali procedure si rifletterebbero positivamente anche sui terzi non soci; d’altra parte, la<br />

mutualità esterna può manifestarsi – tra i suoi contenuti – anche come ricerca della finalità mutualistica<br />

nelle relazioni col mercato. Tali controlli eserciterebbero inoltre un effetto positivo nei confronti<br />

delle istituzioni pubbliche operanti nella programmazione, finanziamento ed erogazione <strong>di</strong> servizi sanitari;<br />

d’altronde, la responsabilità sociale ha mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> essere olistici, in virtù dei quali si ravvisano<br />

complessi rapporti <strong>di</strong> influenza sullo stato <strong>di</strong> uno stakeholder in conseguenza delle azioni intraprese a<br />

favore degli altri.


• in<strong>di</strong>catori quantitativi espressi me<strong>di</strong>ante<br />

grandezze fisico-tecniche (ad<br />

esempio, la determinazione dei livelli<br />

occupazionali realizzati dalla cooperativa<br />

<strong>di</strong> lavoro, sud<strong>di</strong>visi per fasce d’età,<br />

genere, ecc.);<br />

• in<strong>di</strong>catori monetari della p e rf o rm a n c e<br />

economica prodotta a favore del socio<br />

(ad esempio, in termini <strong>di</strong> superamento<br />

del salario me<strong>di</strong>o convenzionale nelle<br />

cooperative <strong>di</strong> lavoro o <strong>di</strong> minor costo<br />

<strong>di</strong> acquisto dell’immobile per i soci<br />

delle cooperative <strong>di</strong> abitazione).<br />

La riflessione sulle modalità <strong>di</strong> attuazione<br />

dei processi <strong>di</strong> social re p o rt i n g<br />

p rende le mosse dalla constatazione<br />

che il modello comportamentale dell’impresa<br />

cooperativa può posizionarsi<br />

in uno dei punti del continuum che si situano<br />

tra i seguenti estremi:<br />

• presentazione dell’informativa sociale<br />

secondo modalità scarsamente sistematiche,<br />

come avviene – ad esempio<br />

– nel caso in cui all’interno della relazione<br />

sulla gestione ex art. 2428 c.c.<br />

siano incluse i s o l a t e i n f o rmazioni sull’efficacia<br />

mutualistica, sugli interventi<br />

a sostegno <strong>di</strong> altre cooperative, sul finanziamento<br />

effettuato per la realizzazione<br />

<strong>di</strong> opere <strong>di</strong> restauro <strong>di</strong> dati beni<br />

culturali;<br />

• produzione <strong>di</strong> un output sistematico,<br />

esito <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong> stru t t u r a z i o n e<br />

<strong>di</strong> strumenti informativi specificamen-<br />

te finalizzati al pieno assolvimento delle<br />

richieste <strong>di</strong> trasparenza cooperativa.<br />

In quest’ultimo caso, si mettono perc i ò<br />

a punto strumenti informativi che la<br />

pratica riconduce solitamente sotto la<br />

denominazione <strong>di</strong> “bilanci sociali” o <strong>di</strong><br />

“bilanci <strong>di</strong> sostenibilità” 4 6 , ma che nel<br />

mondo cooperativo sono spesso caratterizzati<br />

da un’eterogeneità term i n o l ogica<br />

ancora più marcata <strong>di</strong> quella che si<br />

riscontra tra le imprese capitalistiche 4 7 .<br />

Ciò posto, l’indagine sulle modalità<br />

applicative del social reporting cooperativo<br />

fa emergere l’esigenza <strong>di</strong> obiettivi <strong>di</strong><br />

analisi espressi con chiarezza e debitamente<br />

circoscritti, cosicché l’interrogativo<br />

formulato deve imme<strong>di</strong>atamente<br />

sud<strong>di</strong>vidersi in una pluralità <strong>di</strong> q u e s i t i<br />

analiticamente enunciati.<br />

In primo luogo, ci si chiede quale sia il<br />

grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione degli strumenti <strong>di</strong> social re -<br />

porting, cioè in quale misura appropriati 48<br />

s t rumenti <strong>di</strong> a c c o u n t a b i l i t y i s t i t u z i o n a l e<br />

siano adottati all’interno delle circ a<br />

sessantamila cooperative costituenti il<br />

movimento cooperativo <strong>italiano</strong><br />

( U n i o n c a m e re-<strong>Istituto</strong> Guglielmo Tagliacarne,<br />

2006).<br />

Secondariamente, il processo <strong>di</strong> analisi<br />

p o rta a scomporre il concetto <strong>di</strong> m o d a l i t à<br />

<strong>di</strong> implementazione, cosicché il f o c u s d e l l ’ a ttenzione<br />

viene a porsi partitamente su<br />

t re <strong>di</strong>stinti elementi, dai quali si fanno<br />

d i s c e n d e re tre ulteriori quesiti:<br />

46 Il lessico della ren<strong>di</strong>contazione sociale è frequentemente contrad<strong>di</strong>stinto da una marcata varietà<br />

terminologica.<br />

47 Nel suo lavoro <strong>di</strong> ricerca sulle prassi <strong>di</strong> social reporting cooperativo, Salani (2004) rileva che in un terzo<br />

delle cooperative del campione analizzato lo strumento <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale assume denominazioni<br />

non riconducibili alle due formule definitorie su citate, viceversa <strong>di</strong> applicazione quasi generalizzata<br />

nei processi <strong>di</strong> accountability sociale delle imprese capitalistiche.<br />

48 Infatti, le modalità <strong>di</strong> implementazione dell’accountability istituzionale potrebbero tradursi – come<br />

detto precedentemente – nella produzione <strong>di</strong> informazioni a carattere non sistematico incluse a margine<br />

<strong>di</strong> strumenti dell’accountability gestionale (e, in particolare, dell’informativa economica-finanziaria-patrimoniale).<br />

Pertanto, nell’analisi delle modalità <strong>di</strong> implementazione rientra innanzi tutto la verifica<br />

dell’adozione <strong>di</strong> strumenti specificamente destinati ad assolvere tale funzione informativa.


• qual è la composizione dei set informa -<br />

t i v i p re<strong>di</strong>sposti ed inclusi negli strumenti<br />

<strong>di</strong> social reporting delle cooperative<br />

mutualistiche?<br />

• quali sono i fattori <strong>di</strong> influenza e s t e rni<br />

ed interni sul social re p o rt i n g c o o p er<br />

a t i v o 4 9 ?<br />

• quali sono le funzioni esercitate dal social<br />

re p o rting c o o p e r a t i v o 5 0 ? In part i c o l a re ,<br />

quali funzioni svolge all’interno delle<br />

cooperative mutualistiche e quali al <strong>di</strong><br />

fuori <strong>di</strong> esse (nell’ambito <strong>di</strong> re l a z i o n i<br />

con il mercato e con il sistema dei portatori<br />

<strong>di</strong> interesse o, più specificamente,<br />

nell’ambito <strong>di</strong> relazioni istituzionali<br />

che si attivano in seno al mondo cooperativo,<br />

come nel caso delle relazioni<br />

cooperativa-centrale)?<br />

Si può a latere aggiungere che un obiettivo<br />

<strong>di</strong> analisi complementare alle modalità<br />

<strong>di</strong> implementazione dell’accountability<br />

istituzionale cooperativa potrebbe att<br />

e n e re all’identificazione degli e ff e t t i<br />

p rodotti dalla pre<strong>di</strong>sposizione degli<br />

s t rumenti <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale.<br />

Tale analisi potrebbe essere condotta<br />

in termini <strong>di</strong> efficacia del reporting, concepito<br />

come processo aziendale finaliz -<br />

zato, oppure sulla base della valutazione<br />

<strong>di</strong> suoi esiti – intenzionalmente ricercati<br />

dalla cooperativa o meno – inseriti<br />

nell’agenda dello stu<strong>di</strong>oso sulla<br />

base <strong>di</strong> ragionevoli ipotesi <strong>di</strong> ricerc a ;<br />

così, ad esempio, per l’analisi dell’impatto<br />

dell’informativa elaborata sull’atteggiamento<br />

degli s t a k e h o l d e r o per la<br />

verifica dell’ipotesi <strong>di</strong> correlazione positiva<br />

tra la coerente declinazione dell<br />

’a c c o u n t a b i l i t y istituzionale e la p e rf o r -<br />

m a n c e economico-finanziaria dell’impresa<br />

mutualistica 51 .<br />

Tuttavia, fermo restando l’interrogativo<br />

<strong>di</strong> base posto e le sue <strong>di</strong>stinte declinazioni,<br />

la risposta ai quesiti esplicitati<br />

può essere costruita muovendosi lungo<br />

le seguenti linee <strong>di</strong> indagine:<br />

• l’attivazione <strong>di</strong> un percorso <strong>di</strong> verifica<br />

ad hoc, da condursi me<strong>di</strong>ante il censimento<br />

degli strumenti <strong>di</strong> re n d i c o n t azione<br />

sociale implementati all’intern o<br />

della cooperazione mutualistica italiana<br />

(o <strong>di</strong> uno dei <strong>di</strong>stinti movimenti che<br />

la compongono), oppure sulla base <strong>di</strong><br />

un’indagine campionaria da condursi<br />

sui medesimi ambiti <strong>cooperativi</strong> <strong>di</strong> riferimento;<br />

49 Si anticipa che, nell’ottica dell’aziendalista, tra i fattori <strong>di</strong> influenza sulla ren<strong>di</strong>contazione sociale<br />

mutualistica assumono particolare rilievo gli aspetti organizzativi e procedurali, nonché – in armonia<br />

col para<strong>di</strong>gma MGA – le specifiche mission cooperative e le concrete configurazioni del modello <strong>di</strong> ripartizione<br />

del potere decisionale e <strong>di</strong> controllo (governance).<br />

50 Tali funzioni possono corrispondere agli obiettivi posti alla base della pianificazione della politica <strong>di</strong><br />

reporting oppure emergere nel tempo. È evidente il parallelismo con il tema della formulazione strategica,<br />

legata in parte a processi pianificatori (strategie deliberate), in parte allo sviluppo <strong>di</strong> strategie emergen -<br />

ti. Cfr. Mintzberg e Waters (1985).<br />

51 L’esito favorevole della verifica consentirebbe <strong>di</strong> rafforzare la normatività del para<strong>di</strong>gma MGA, la<br />

quale non sarebbe giustificata soltanto dall’aspirazione a indurre processi <strong>di</strong> razionalizzazione dei modelli<br />

organizzativi e degli strumenti <strong>di</strong>rezionali <strong>cooperativi</strong>, bensì dai superiori risultati che si <strong>di</strong>mostra -<br />

no possibili in virtù <strong>di</strong> adeguate prassi <strong>di</strong> accountability. Si tratta peraltro <strong>di</strong> una analisi <strong>di</strong> correlazione<br />

<strong>di</strong> più <strong>di</strong>fficile conduzione rispetto al caso delle imprese capitalistiche, per effetto della sovrapposizione<br />

tra processo <strong>di</strong> produzione e <strong>di</strong>stribuzione della ricchezza tipico dell’economia dell’impresa cooperativa,<br />

che può ridurre la significatività dell’analisi della red<strong>di</strong>tività aziendale, soprattutto quando<br />

si pongano in essere comparazioni con campioni <strong>di</strong> imprese capitalistiche.<br />

Non<strong>di</strong>meno, si ricorda che nel caso delle imprese capitalistiche le indagini condotte ravvisano gra<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> correlazione positiva crescente nel corso del tempo (Molteni, 2005).


• l’analisi sistematica dei risultati <strong>di</strong> ricerca<br />

prodotti dalla letteratura in materia<br />

<strong>di</strong> social reporting cooperativo.<br />

È quest’ultimo l’in<strong>di</strong>rizzo che si intende<br />

seguire. D’altra parte, questa linea<br />

<strong>di</strong> ricerca può rispondere ad un obiettivo<br />

complementare: la verifica dello sta -<br />

to dell’arte della ricerca nazionale in materia<br />

<strong>di</strong> social reporting cooperativo, chiarendo<br />

a quali interrogativi gli stu<strong>di</strong><br />

condotti rispondano esaustivamente,<br />

identificando per converso le eventuali<br />

“lacune conoscitive” da colmare.<br />

La scelta operata a fronte degli interrogativi<br />

formulati spiega perché i quesiti<br />

in<strong>di</strong>cati ai punti b ), c ) e d ) non siano<br />

stati composti secondo una <strong>di</strong>versa ed<br />

o rganica struttura gerarchica. Infatti,<br />

laddove si parta dall’analisi dei documenti<br />

redatti dalle cooperative mutua-<br />

F I G U R A<br />

1<br />

listiche per scopi <strong>di</strong> re n d i c o n t a z i o n e<br />

sociale, <strong>di</strong>viene possibile procedere alla<br />

verifica della correlazione tra i set in -<br />

formativi pre<strong>di</strong>sposti e date variabili che<br />

si ipotizzano eserc i t a re forme <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento<br />

sul contenuto del social re p o r -<br />

t i n g, così come illustrato nella figura 1.<br />

Tali correlazioni non sono invece verificabili<br />

quando si analizzano rapporti <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>o composti da «frequenze re l a t i v e »<br />

i n e ren ti a date variabili quantitative e<br />

a date modalità qualitative del fenomeno,<br />

poiché viene meno la possibilità<br />

<strong>di</strong> incro c i a re i dati elementari re l a t ivi<br />

alle singole unità statistiche, in<strong>di</strong>sponibili<br />

al lettore.<br />

Nel dar luogo alla lettura del percorso<br />

<strong>di</strong> ricerca condotto in Italia sulla ren<strong>di</strong>contazione<br />

sociale cooperativa, si reputa<br />

utile pro c e d e re al confronto con<br />

La struttura dei quesiti sulla social accountability<br />

negli stu<strong>di</strong> basati sull’analisi della documentazione


le linee <strong>di</strong> ricerca maggiormente consolidate<br />

sul corporate social reporting della<br />

letteratura internazionale <strong>di</strong> Accounting<br />

e delle social sciences. Trattasi <strong>di</strong> numerose<br />

indagini basate sulla conduzione <strong>di</strong><br />

s u rvey re s e a rch su campioni <strong>di</strong> impre s e<br />

capitalistiche, analisi testuali su campioni<br />

<strong>di</strong> bilanci sociali d’impresa e case<br />

study volti all’osservazione in profon<strong>di</strong>tà<br />

delle pratiche <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale<br />

<strong>di</strong> singole c o r p o r a t i o n. Lo scopo<br />

non è quello <strong>di</strong> raffrontare le evidenze<br />

in tema <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale delle<br />

due forme <strong>di</strong> impresa (capitalistica e<br />

cooperativa mutualistica) – ciò che in<br />

altro contesto costituirebbe un obiettivo<br />

conoscitivo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>scusso interesse<br />

– quanto <strong>di</strong> comparare i percorsi <strong>di</strong> ricerca<br />

per la verifica <strong>di</strong> potenziali vuoti cono -<br />

scitivi non ancora colmati, ai quali la comunità<br />

scientifica italiana e i centri <strong>di</strong><br />

ricerca <strong>cooperativi</strong> dovrebbero rispond<br />

e re nelle scelte <strong>di</strong> impostazione dei<br />

futuri lavori <strong>di</strong> ricerca.<br />

Occorre a tal riguardo premettere che<br />

la ricerca italiana sulle esperienze <strong>di</strong> so -<br />

cial reporting delle imprese capitalistiche<br />

ha conosciuto un avvio tar<strong>di</strong>vo, poiché<br />

per lungo tempo l’attenzione si è prevalentemente<br />

de<strong>di</strong>cata a percorsi <strong>di</strong> ric<br />

e rca teorizzante, in part i c o l a re per<br />

quanto concerne la definizione <strong>di</strong> modelli<br />

<strong>di</strong> bilancio sociale d’impresa: dai<br />

lavori <strong>di</strong> avanguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Matacena<br />

(1984) e Rusconi (1988), fino ai più recenti<br />

risultati del Gbs (2001), Hinna<br />

(2002). Viceversa, il filone <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> internazionali<br />

rivolto alle pratiche <strong>di</strong> so -<br />

cial re p o rting d ’ i m p re s a 5 2 ha alle spalle<br />

una lunga tra<strong>di</strong>zione, avendo preso le<br />

mosse in sostanziale continuità con<br />

l ’ e m e rg e re dell’intenso <strong>di</strong>battito sulla<br />

corporate social responsibility (CSR). L’avvio<br />

delle verifiche empiriche può infatti<br />

farsi risalire alla metà degli anni Settanta<br />

del secolo scorso – quando<br />

Ernst&Ernst (1978) si de<strong>di</strong>carono all’analisi<br />

delle informazioni sulla <strong>di</strong>mensione<br />

sociale dell’attività d’impresa inserite<br />

dalle cinquecento maggiori società<br />

incluse nell’elenco <strong>di</strong> “Fort u n e ”<br />

nelle loro comunicazioni perio<strong>di</strong>che –<br />

per conoscere (dopo una fase <strong>di</strong> <strong>di</strong>saffezione<br />

per il tema) una particolare fioritura<br />

nel corso degli anni Novanta –<br />

con il proliferare <strong>di</strong> numerosi lavori <strong>di</strong><br />

ricerca, a partire da quelli <strong>di</strong> Guthrie e<br />

Parker (1990), Harte e Owen (1991) –<br />

che continua tuttora aiutata da un clima<br />

favorevole al <strong>di</strong>battito sulla responsabilità<br />

sociale d’azienda.<br />

Va da sé che il filone <strong>di</strong> indagine internazionale<br />

sulle prassi <strong>di</strong> social reporting<br />

si è de<strong>di</strong>cato quasi esclusivamente all<br />

’ i m p resa capitalistica, per effetto <strong>di</strong><br />

una combinazione tra intenzionalità e<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> contesto nelle quali operavano<br />

i ricercatori 53 .<br />

L’intenzionalità è resa manifesta dal<br />

fatto che in questi stu<strong>di</strong>, la selezione<br />

delle forme <strong>di</strong> imprese è sovente operata<br />

in modo consequenziale alla scel-<br />

52 La sterminata letteratura in materia è classificata minuziosamente da Mathews (1997).<br />

53 Le eccezioni non sono molto numerose e in qualche caso coinvolgono proprio esperienze cooperative<br />

italiane. Cfr. Vaccari (1997) in Zadek S., Pruzan P., Evans R. (1997).<br />

Si noti che la modesta presenza della cooperazione come contesto empirico <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o della ricerc a<br />

i n t e rnazionale sul social re p o rt i n g non equivale a sostenere l’assenza della cooperazione dal <strong>di</strong>battito<br />

internazionale sulla progettazione degli strumenti della responsabilità sociale d’impresa, come<br />

<strong>di</strong>mostra la presenza del mondo cooperativo nel consiglio <strong>di</strong>rettivo della CEEPA, artefice del modello<br />

SA8000.


ta della teoria <strong>di</strong> riferimento della quale<br />

pro c e d e re alla verifica; ad esempio,<br />

delle asserzioni inerenti agli eff e t t i<br />

economico-finanziari del comport amento<br />

socialmente responsabile d’imp<br />

resa e del conseguente utilizzo <strong>di</strong><br />

s t rumenti <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale.<br />

D’altra parte, in altri casi la focalizzazione<br />

dell’indagine sul re p o rt i n g s o c i a l e<br />

s u l l ’ i m p res a capitalistica appare il mero<br />

portato <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> contesto, in<br />

p a rt i c o l a re della <strong>di</strong>versa composizione<br />

<strong>di</strong> molti sistemi economici del mondo<br />

o c c i d e n t a l e 5 4 , nei quali l’incidenza della<br />

forma cooperativa era – specialmente<br />

nel passato – significativamente ridotta<br />

rispetto al caso <strong>italiano</strong> 5 5 , assumendo<br />

un’incidenza ancor meno significativa<br />

nel segmento delle attività imp<br />

ren<strong>di</strong>toriali <strong>di</strong> grande <strong>di</strong>mensione: ai<br />

r i c e rcatori <strong>di</strong> a c c o u n t i n g e <strong>di</strong> m a n a g e m e n t<br />

i n t e res sati ai temi <strong>di</strong> social re p o rt i n g e r a<br />

così spesso preclusa la conoscenza <strong>di</strong><br />

f o rme d’impresa <strong>di</strong>ff e renti da quella<br />

c a p i t a l i s t i c a .<br />

Per quanto concerne la ricerca nazionale<br />

sul social re p o rt i n g delle imprese cooperative,<br />

il punto <strong>di</strong> partenza è sicuramente<br />

più recente. Tale ritardo è forse<br />

imputabile a vari fattori tra i quali si segnala<br />

il relativo interesse che ancora<br />

oggi l’impresa cooperativa riceve dai ric<br />

e rcatori delle scienze economiche e<br />

sociali – tra i quali soltanto un gruppo<br />

relativamente sparuto in rapporto all<br />

’ i m p o rtanza dell’economia cooperati-<br />

va nazionale si de<strong>di</strong>ca con continuità<br />

all’indagine – ma anche al fatto che<br />

l’impresa cooperativa è stata, per così<br />

d i re, “sorpresa” dall’emerg e re del <strong>di</strong>battito<br />

sugli strumenti <strong>di</strong> re n d i c o n t azione<br />

sociale (fors’anche poiché nel<br />

passato non si poneva il problema della<br />

verifica della sussistenza della socialità,<br />

data per scontata in virtù del finalismo<br />

e dell’orientamento valoriale),<br />

procedendo soltanto a partire dai primi<br />

anni Novanta – e limitatamente ad alcune<br />

sue partizioni – a prime forme <strong>di</strong><br />

sperimentazione <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> e strumenti<br />

essenziali per rappresentare l’efficacia<br />

dell’azione cooperativa rispetto al suo<br />

articolato finalismo.<br />

5. Una panoramica sulle indagini<br />

sul campo in materia<br />

<strong>di</strong> social re p o rting cooperativo<br />

Malgrado i citati vincoli allo sviluppo<br />

<strong>di</strong> un filone <strong>di</strong> ricerca sulle modalità <strong>di</strong><br />

a c c o u n t a b i l i t y istituzionale cooperativa,<br />

nell’ultimo decennio sono tuttavia<br />

giunte a compimento alcune iniziative<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> notevole interesse, che iniziano<br />

a squarciare il velo sulle pratiche<br />

<strong>di</strong> social reporting in atto nell’ambito della<br />

cooperazione.<br />

Tra i principali riferimenti inerenti alle<br />

prassi <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale delle<br />

cooperative, si richiamano le seguenti<br />

fonti <strong>di</strong> ricerca 56 (v. tabella 4).<br />

Si tratta <strong>di</strong> lavori <strong>di</strong> grande rilievo e<br />

54 Il nostro paese ha avuto nella sua tra<strong>di</strong>zione aspetti <strong>di</strong>stintivi nella rilevanza dell’intervento pubblico<br />

nella gestione <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> imprese (le partecipazioni statali) e nella rilevanza del movimento cooperativo.<br />

55 Si ricorda, a titolo esemplificativo, che il movimento cooperativo tedesco ha una consistenza che è<br />

circa un decimo del corrispondente movimento <strong>italiano</strong>, assumendo consistenze significative soprattutto<br />

nel settore cre<strong>di</strong>tizio.<br />

56 Benché, nel prosieguo della trattazione si dovrebbe fare riferimento agli strumenti <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione<br />

sociale quale categoria generale della quale il bilancio sociale appare una specie, seppur pre-


TA B E L L A<br />

4<br />

Una selezione <strong>di</strong> ricerche sul campo in materia<br />

<strong>di</strong> social re p o rt i n g c o o p e r a t i v o<br />

A n n o Attori della ricerca<br />

e fonti bibliografiche<br />

1 9 9 9 CE.I.S.CO. (UNCI) - Dipartimento <strong>di</strong> Economia<br />

Aziendale dell’Università <strong>di</strong> Messina<br />

Fonte: CE.I.S.CO. (1999)<br />

2 0 0 0 Censcop - Confcooperative<br />

Fonte: Williams (2000)<br />

2 0 0 4 Salani - Legacoop<br />

Fonte: Salani (2004)<br />

2 0 0 4 ANCST - Legacoop<br />

Fonte: ANCST - Legacoop (2004)<br />

2 0 0 5 Legacoop Bologna - DTN Consulenza<br />

Fonte: Legacoop Bologna (2005)<br />

Oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />

e metodologia <strong>di</strong> analisi<br />

Politiche <strong>di</strong> comunicazione sociale ed<br />

esperienze in materia <strong>di</strong> bilancio sociale delle<br />

cooperative aderenti all’UNCI. Stu<strong>di</strong>o del ruolo<br />

del bilancio sociale come strumento <strong>di</strong><br />

ren<strong>di</strong>contazione. Analisi me<strong>di</strong>ante questionario<br />

Ricognizione delle esperienze <strong>di</strong> bilancio<br />

sociale delle cooperative adere n t i<br />

• Grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione del bilancio sociale<br />

a l l ’ i n t e rno delle cooperative aderenti a<br />

Legacoop (analisi me<strong>di</strong>ante questionario);<br />

• Analisi delle pratiche <strong>di</strong> bilancio sociale<br />

a l l ’ i n t e rno <strong>di</strong> un campione nazionale <strong>di</strong><br />

cinquantatré unità (quarantasette cooperative<br />

a d e renti a Legacoop, tre associazioni <strong>di</strong><br />

r a p p resentanza, tre Spa a contro l l o<br />

cooperativo) (analisi testuale);<br />

• Comparazione con un campione <strong>di</strong> bilanci<br />

sociali redatti da imprese capitalistiche (analisi<br />

t e s t u a l e )<br />

Analisi delle pratiche <strong>di</strong> bilancio sociale<br />

condotta su un campione formato dalle<br />

q u a t t o r<strong>di</strong>ci cooperative sociali e <strong>di</strong> servizi<br />

incluse nel citato lavoro <strong>di</strong> ricerca nazionale<br />

(Salani, 2004) 5 7 ed integrato <strong>di</strong> ulteriori unità<br />

statistiche e profili aggiuntivi <strong>di</strong><br />

a p p rofon<strong>di</strong>mento su specifiche <strong>di</strong>mensioni<br />

della ren<strong>di</strong>contazione sociale5 8<br />

(analisi testuale)<br />

R i c e rca comparativa sui modelli <strong>di</strong><br />

ren<strong>di</strong>contazione sociale utilizzati da quin<strong>di</strong>ci<br />

cooperative aderenti a Legacoop Bologna e da<br />

alcuni interlocutori (enti pubblici, società<br />

private) <strong>di</strong> quel territorio provinciale (analisi<br />

t e s t u a l e )<br />

dominante, tuttavia, molti dei lavori citati riconducono i <strong>di</strong>versi strumenti <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale<br />

alla locuzione più <strong>di</strong>ffusa in materia, ovvero “bilancio sociale”.<br />

57 Pertanto, questo lavoro riporta conclusioni ottenute dall’analisi <strong>di</strong> un campione che è per la metà<br />

costituito da cooperative mutualistiche, per l’altra metà da cooperative sociali.<br />

Peraltro, occorre notare che all’interno della Legacoop, dal 2005, esiste una nuova federazione, Lega -<br />

coopsociali, che organizza e rappresenta le cooperative sociali aderenti a Legacoop.<br />

58 In particolare, le modalità <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione e coinvolgimento verso alcuni stakeholder prioritari (soci,<br />

clienti/utenti, fornitori/collaboratori, comunità); le modalità <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione relativamente ai temi<br />

delle pari opportunità, della formazione e dei migranti; le modalità <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione inerenti alle<br />

specificità cooperative (porta aperta, mutualità, democrazia partecipativa).


notorietà nel mondo cooperativo, le<br />

cui risultanze sono ora richiamate sia<br />

per una valutazione complessiva dello<br />

stato dell’art e della ricerca sul social re p o r -<br />

t i n g cooperativo, sia perché la lettura<br />

i n t e g r a t a delle loro risultanze forn i s c e<br />

occasione <strong>di</strong> riflessione re l a t i v a m e n t e<br />

alle tendenze delle prassi <strong>di</strong> accountability<br />

i s t i t u z i o n a l e.<br />

Sotto il primo profilo (analisi dello stato<br />

dell’arte dell’indagine), i lavori <strong>di</strong> ricerca<br />

sulle tendenze della ren<strong>di</strong>contazione<br />

sociale cooperativa in Italia si caratterizzano<br />

per i seguenti profili:<br />

• una marcata segmentazione dell’universo<br />

<strong>di</strong> riferimento su base associazionistica, poiché<br />

gli stu<strong>di</strong> sono solitamente condotti<br />

prendendo in esame sistemi o campioni<br />

<strong>di</strong> cooperative aderenti a singole<br />

centrali o, persino, a specifici sotto-insiemi<br />

identificabili in una delle “federazioni”<br />

o in una delle strutture territoriali<br />

nelle quali la centrale si articola, sebbene<br />

con il possibile utilizzo <strong>di</strong> campioni<br />

<strong>di</strong> confronto <strong>di</strong> imprese capitalistiche<br />

e istituzioni pubbliche;<br />

• l’adozione <strong>di</strong> criteri <strong>di</strong> selezione delle<br />

u n i t à statistiche talora fondati su nozioni<br />

eterogenee <strong>di</strong> r i l e v a n z a, come avviene<br />

quando si prescelgano cooperative<br />

delle quali è già nota all’intern o<br />

del mondo cooperativo l’adesione alle<br />

prassi <strong>di</strong> social re p o rt i n g e che assumono<br />

rilievo sotto il profilo delle <strong>di</strong>mensioni,<br />

della notorietà, della qualità<br />

dei servizi, del grado <strong>di</strong> interazione<br />

con la centrale cooperativa, della<br />

stessa qualità degli strumenti <strong>di</strong> re n<strong>di</strong>contazione<br />

sociale;<br />

• il focus d e l l ’ o s s e rvazione, che tende<br />

spesso a converg e re sulla c o m p o s i z i o n e<br />

dell’informativa sociale (dando cioè risposta<br />

al secondo dei quesiti analiticamente<br />

riferiti al social reporting cooperativo),<br />

benché non manchi l’analisi <strong>di</strong> alcuni<br />

fattori <strong>di</strong> influenza sulla ren<strong>di</strong>contazione<br />

sociale (in part i c o l a re aspetti<br />

<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne procedurale, benché esposti<br />

me<strong>di</strong>ante considerazioni <strong>di</strong> natura prevalentemente<br />

qualitativa);<br />

• relativamente alle ricerche condotte<br />

a l l ’ i n t e rno del medesimo movimento<br />

cooperativo, l’occasionale s o v r a p p o s i z i o -<br />

ne dei campioni, circostanza che si riflette<br />

nel forte grado <strong>di</strong> correlazione tra i risultati<br />

dei <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong> 59 .<br />

Tra i profili <strong>di</strong>stintivi suddetti, la segmentazione<br />

su base associazionistica<br />

dell’universo <strong>di</strong> riferimento (sub 1) suscita<br />

alcune considerazioni.<br />

Innanzi tutto, essa si interpreta e giustifica<br />

agevolmente: si tratta <strong>di</strong> un’opzione<br />

pienamente congruente con la<br />

natura del pro m o t o re della ricerc a ,<br />

trattandosi <strong>di</strong> indagini solitamente attivate<br />

da associazioni <strong>di</strong> rappresentanza<br />

cooperativa (o dai relativi centri stu<strong>di</strong>)<br />

per elaborare elementi conoscitivi<br />

sulle prassi <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale;<br />

investigazioni pertanto strumentali alla<br />

<strong>di</strong>alettica interna a singoli movimenti<br />

<strong>cooperativi</strong>, nonché all’elaborazione<br />

<strong>di</strong> politiche e iniziative <strong>di</strong> supporto da<br />

parte della relativa centrale.<br />

La frammentazione del percorso <strong>di</strong> indagine<br />

per centrale cooperativa ostacola<br />

peraltro i tentativi <strong>di</strong> cogliere il<br />

grado <strong>di</strong> maturità dell’intera coopera-<br />

59 Ad esempio, la ricerca ANCST Legacoop (2004) stu<strong>di</strong>a ventiquattro cooperative, quattor<strong>di</strong>ci delle<br />

quali rientrano nel campione <strong>di</strong> cinquantatré unità utilizzato da Salani (2004); a sua volta, l’indagine<br />

Legacoop Bologna (2005) osserva quin<strong>di</strong>ci imprese cooperative, delle quali circa la metà rientra nel<br />

campione <strong>di</strong> Salani (2004).


zione mutualistica italiana nell’adozione<br />

<strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> social re p o rt i n g, a<br />

causa delle <strong>di</strong>ff e renti opzioni metodologiche<br />

re t rostanti le singole ricerc h e<br />

c o n d o t t e 6 0 .<br />

Inoltre, le <strong>di</strong>fformità metodologiche riducono<br />

la possibilità <strong>di</strong> verificare se<br />

l ’ a p p a rtenenza a <strong>di</strong>ff e renti movimenti<br />

<strong>cooperativi</strong> si riverberi sulla cultura e la<br />

pratica del social reporting delle cooperative<br />

mutualistiche italiane, attraverso<br />

analisi del grado <strong>di</strong> correlazione tra le<br />

logiche e le soluzioni <strong>di</strong> social re p o rt i n g<br />

adottate, da una parte, e – dall’altra – i<br />

connotati valoriali, strutturali ed operativi<br />

dei <strong>di</strong>versi movimenti <strong>cooperativi</strong><br />

e delle loro associazioni <strong>di</strong> rappresentanza,<br />

potenzialmente caratterizzati da<br />

<strong>di</strong>scrasie riguardo ad una pluralità <strong>di</strong><br />

profili. Tra questi ultimi, può considerarsi<br />

il rilievo attribuito alla <strong>di</strong>mensione<br />

impren<strong>di</strong>toriale dell’attività cooperativa<br />

rispetto alla pura tutela dell’interesse<br />

del socio (le <strong>di</strong>mensioni me<strong>di</strong>e<br />

cooperative possono esercitare influssi<br />

sulle prassi <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale<br />

in funzione dell’accresciuta capacità<br />

d’impatto aziendale sulla sfera <strong>di</strong> interessi<br />

<strong>di</strong> singoli e collettività, ciò che<br />

dovrebbe accrescere il rilievo <strong>di</strong> informazioni<br />

orientate a rispondere alla richiesta<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> comporta-<br />

menti socialmente re s p o n s a b i l i 6 1 ); il<br />

grado <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento realizzabile tra<br />

gli aderenti da parte delle centrali; i<br />

servizi <strong>di</strong> ricerca e consulenza da tempo<br />

off e rti in materia <strong>di</strong> social re p o rt i n g;<br />

l’enfasi data al tema della comunicazione<br />

istituzionale e della re n d i c o n t azione<br />

sociale in seno alla <strong>di</strong>alettica intra-associazionistica.<br />

6. Le risultanze delle indagini<br />

sul campo in materia<br />

<strong>di</strong> social re p o rting cooperativo<br />

6.1. La <strong>di</strong>ffusione degli strumenti<br />

<strong>di</strong> social re p o rting cooperativo<br />

È ora possibile porsi il primo dei quattro<br />

interrogativi 62 sull’accountability istituzionale<br />

cooperativa, concernente il<br />

grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> appropriati strumenti <strong>di</strong><br />

social reporting all’interno della cooperazione<br />

mutualistica.<br />

La letteratura presenta tesi che asseverano<br />

la parziale <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> tale strumentazione<br />

all’interno del mondo cooperativo<br />

(Viviani, 2005), nonostante l’intensa<br />

opera svolta sin dall’inizio degli anni<br />

Novanta all’interno <strong>di</strong> parti significative<br />

del movimento cooperativo per<br />

l’affermazione <strong>di</strong> una cultura del bilancio<br />

sociale 63 ; l’andamento è uniforme a<br />

quello che numerosi stu<strong>di</strong> colgono al-<br />

60 A fini <strong>di</strong> significatività scientifica, si renderebbe pertanto necessaria una maggiore trasversalità delle<br />

ricerche. Si tratta <strong>di</strong> un’esigenza alla quale potrebbe dare risposta un gruppo <strong>di</strong> ricerca in<strong>di</strong>pendente,<br />

oppure un progetto nascente da un ragionamento con<strong>di</strong>viso all’interno del mondo cooperativo su<br />

un tema che potrebbe generare benefici collettivi all’intera cooperazione italiana, prima ancora che<br />

vantaggi strategici alle singole unità o centrali cooperative, poiché traslando il tema della ren<strong>di</strong>contazione<br />

sociale dall’arena scientifica a quella delle politiche, essa si presenta come strumento chiave<br />

per asseverare il ruolo delle cooperative per lo sviluppo economico e sociale della comunità.<br />

61 L’esistenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti percorsi <strong>di</strong> avvicinamento al bilancio sociale compiuti da due delle centrali<br />

cooperative (Legacoop e Confcooperative) è segnalata da Viviani (2000, p. 72-73).<br />

62 Si tratta dei quesiti inerenti rispettivamente alla <strong>di</strong>ffusione, al contenuto, ai fattori <strong>di</strong> influenza ed<br />

alle funzioni del social reporting cooperativo. Cfr. par. 4.<br />

63 Ad esempio, in Legacoop Toscana e Legacoop Bologna sin dal 1992. Per le iniziative dell’area bolognese,<br />

cfr. Viviani (2000, p. 73).


l’interno del sistema delle imprese capitalistiche,<br />

malgrado il vasto processo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione riscontrato negli ultimi<br />

a n n i 6 4 . Tali tesi trovano conferma nei<br />

dati rilevati dalle ricerche sotto in<strong>di</strong>cate<br />

(v. tabella 5).<br />

L’assenza <strong>di</strong> strumenti volti a dare sistematicità<br />

al processo <strong>di</strong> social re p o r -<br />

t i n g cooperativo non equivale ad asse-<br />

TA B E L L A<br />

5<br />

r i re che nella più parte dei casi manchino<br />

integralmente forme <strong>di</strong> comunicazione<br />

volte ad esplicitare minimali<br />

contenuti informativi, per lo meno attinenti<br />

all’efficacia mutualistica: infatti,<br />

nelle cooperative che non pro c e d ono<br />

alla redazione del bilancio sociale,<br />

tale funzione è frequentemente aff i d ata<br />

ad informazioni incluse all’intern o<br />

Grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione del bilancio sociale 6 5 c o o p e r a t i v o<br />

F o n t e C a m p i o n e Tasso <strong>di</strong> risposte Tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione del bilancio<br />

sociale cooperativo<br />

CE.I.S.CO. (1999) 800 cooperative con fatturato<br />

s u p e r i o re a 200.000.000 lire<br />

3 , 8 7 % 6 6 6 , 4 5 %<br />

Salani (2004) C i rca 10.000 cooperative 2% circa 6 7 1 3 % 6 8<br />

64 Tale posizione era già espressa da Gray et al. (1995), ma trova ancora oggi conferma nelle indagini<br />

sulla ren<strong>di</strong>contazione sociale delle società quotate italiane, delle quali meno <strong>di</strong> un terzo attiva un processo<br />

formale <strong>di</strong> social reporting.<br />

65 Come si è detto, a fronte della <strong>di</strong>fferenziazione interna agli strumenti <strong>di</strong> social reporting in<strong>di</strong>viduati e<br />

del pluralismo terminologico adottato dai redattori, le ricerche citate tendono ad accomunare i <strong>di</strong>versi<br />

strumenti <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sotto la locuzione «bilancio sociale», riferibile – a parere dello scrivente<br />

– ad uno strumento in grado <strong>di</strong> esprimere con ragionevole grado <strong>di</strong> completezza le <strong>di</strong>verse classi<br />

<strong>di</strong> effetti socio-ambientali generati dallo svolgimento dei processi gestionali attraverso analisi multi<strong>di</strong>mensionali<br />

fondate su in<strong>di</strong>catori qualitativi e quantitativi (monetari e no). A tale riguardo, si veda<br />

la classificazione degli strumenti <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale proposta da Marano (2006, par. 2) partendo<br />

dal caso delle aziende non profit <strong>di</strong> servizi sportivi.<br />

66 Loprevite (1999, p. 87-88) sostiene che, malgrado l’esiguità del numero dei rispondenti, si possano<br />

esprimere alcune considerazioni relativamente atten<strong>di</strong>bili rispetto alle pratiche <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale<br />

delle cooperative oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, stante il fatto che il sottoinsieme dei rispondenti presenta<br />

caratteristiche corrispondenti, in termini <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione territoriale e settoriale delle unità statistiche,<br />

a quelle del campione cui è stato inviato il questionario.<br />

67 Il tasso <strong>di</strong> risposte e la forte eterogeneità delle aree geografiche <strong>di</strong> provenienza dei questionari – ciò<br />

che caratterizza il sottoinsieme dei risponenti secondo una <strong>di</strong>stribuzione territoriale <strong>di</strong>fforme da quello<br />

dell’universo <strong>di</strong> riferimento – non consentono all’Autore <strong>di</strong> attribuire significatività alle frequenze<br />

rilevate in seno a questa sezione dell’indagine, de<strong>di</strong>cata alla <strong>di</strong>ffusione del bilancio sociale. Cfr. Salani<br />

(2004, p. 116).<br />

68 Se si escludono dal novero dei rispondenti (in totale 194) le 39 cooperative sociali (delle quali 10<br />

danno luogo alla ren<strong>di</strong>contazione sociale), la <strong>di</strong>ffusione del bilancio sociale in questo gruppo <strong>di</strong> cooperative<br />

mutualistiche scende a circa il 9,5 per cento, contro il 25 per cento circa del corrispondente<br />

gruppo <strong>di</strong> cooperative sociali.


della relazione sulla gestione 6 9 , oppure<br />

ad altro strumento <strong>di</strong> comunicazione<br />

aziendale.<br />

Pertanto, se poco più <strong>di</strong> un ventesimo<br />

delle cooperative aderenti all’UNCI<br />

analizzate dal CE.I.S.CO. (1999) presenta<br />

un bilancio sociale, quasi tre<br />

q u a rti (71%) delle unità campionate<br />

espletano non<strong>di</strong>meno parziali funzioni<br />

<strong>di</strong> a c c o u n t a b i l i t y istituzionale, avvalendosi<br />

a tal scopo <strong>di</strong> strumenti per l’ac -<br />

countability legale (bilancio d’esercizio),<br />

m e n t re poco meno della metà delle<br />

unità intervistate appronta altri strumenti<br />

<strong>di</strong> comunicazione aziendale finalizzati<br />

alla <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> inform a z i o n i<br />

inerenti all’efficacia mutualistica e alla<br />

<strong>di</strong>mensione sociale dell’attività<br />

( 4 5 , 1 % ) 7 0 , comprendenti “note informative<br />

interne, organizzazione <strong>di</strong> incontri<br />

e convegni, messaggi pubblicitari”<br />

(Loprevite, 1999, p. 96).<br />

In ogni caso, la possibilità <strong>di</strong> accre s c ere<br />

le conoscenze sulla <strong>di</strong>ffusione del<br />

social re p o rt i n g nel mondo della cooperazione<br />

mutualistica è fortemente legata<br />

al ruolo delle centrali cooperative,<br />

le quali possono investire nella<br />

p re<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> banche dati dei bilanci<br />

sociali delle imprese adere n t i 7 1 .<br />

Gli archivi elettronici consentono infatti<br />

il monitoraggio della quota percentuale<br />

delle cooperative mutualistiche<br />

che re<strong>di</strong>gono strumenti form a l i zzati<br />

<strong>di</strong> a c c o u n t a b i l i t y istituzionale e re ndono<br />

altresì possibile lo svolgimento<br />

<strong>di</strong> analisi <strong>di</strong> tendenza utili a cogliere la<br />

<strong>di</strong>namica evolutiva del fenomeno. A<br />

tale scopo, <strong>di</strong>viene tuttavia cruciale la<br />

possibilità <strong>di</strong> assicurare un adeguato<br />

a g g i o rnamento dei data base, attraverso<br />

e fficaci meccanismi <strong>di</strong> raccolta e collegamento<br />

con le singole cooperative,<br />

da includere tra gli obblighi dell’associato<br />

in occasione del rinnovo del rapp<br />

o rto <strong>di</strong> adesione.<br />

6.2. Il contenuto informativo<br />

degli strumenti<br />

<strong>di</strong> social re p o rting cooperativo<br />

Con riferimento al secondo interro g a t ivo<br />

sollevato, le ricerche sul campo forn iscono<br />

importanti risposte re l a t i v a m e nte<br />

ai caratteri e ai contenuti d e i re p o rts o c i ali<br />

<strong>cooperativi</strong>. Le indagini condotte –<br />

specialmente le più recenti – appaiono<br />

ben allineate agli approcci utilizzati nella<br />

letteratura internazionale poiché investigano<br />

una pluralità <strong>di</strong> profili <strong>di</strong> analisi<br />

significativi, tra i quali si reputa op-<br />

69 D’altra parte richieste – con riferimento ai “criteri seguiti nella gestione sociale per il conseguimento<br />

degli scopi statutari” – sin dall’emanazione della L. 59/92 (art. 2, comma 1).<br />

70 Il dato è stato determinato sottraendo dalla frequenza delle cooperative che adottano strumenti <strong>di</strong><br />

comunicazione aziendale aventi ad oggetto i profili sociali dell’attività (51,6%) – strumenti comprensivi<br />

del bilancio sociale – il dato relativo alle cooperative che <strong>di</strong>chiarano <strong>di</strong> re<strong>di</strong>gere un vero bilancio<br />

sociale (6,45%).<br />

7 1 La banca dati istituita da Legacoop comprende centotrenta bilanci sociali <strong>cooperativi</strong> censiti e resi<br />

accessibili on line, ma la stessa centrale stima che il numero degli aderenti che procede alla re d azione<br />

<strong>di</strong> tale documento si aggiri intorno alle trecento unità. Cfr. w w w. l e g a c o o p . i t / b i l a n c i o s o c i a l e / b i l a n c i o<br />

s o c i a l e . h t m .<br />

Si tratta <strong>di</strong> un dato quantitativo <strong>di</strong> notevole interesse, se si considera che l’“Osservatorio ISVI-ALT I S<br />

sul Bilancio sociale” contava – con riferimento all’esercizio 2003 – 140 bilanci sociali (d’azienda,<br />

quin<strong>di</strong> comprendendo bilanci sociali <strong>di</strong> imprese – capitalistiche e cooperative – <strong>di</strong> aziende non profit<br />

e <strong>di</strong> enti pubblici territoriali) e 124 documenti relativi all’esercizio 2004. Cfr. w w w. i s v i . o rg / o s s e rv a t o -<br />

r i o % 2 0 B S . h t m .


p o rtuno segnalare: a) la q u a l i t à d e l l ’ i nf<br />

o rmativa pre<strong>di</strong>sposta nella costru z i o n e<br />

degli strumenti <strong>di</strong> re p o rt i n g sociale, valutabile<br />

in termini <strong>di</strong> trasparenza metodologica<br />

ed organizzativa; <strong>di</strong> completezza<br />

e rilevanza degli oggetti del processo <strong>di</strong><br />

re p o rt i n g; <strong>di</strong> completezza ed aff i d a b i l i t à<br />

delle informazioni pre<strong>di</strong>sposte re l a t i v amente<br />

a ciascun oggetto della re n d i c o ntazione;<br />

b) il bilanciamento tra l’informazione<br />

monetaria, quantitativa non<br />

monetaria e qualitativa 7 2 .<br />

Nell’avvalersi delle risultanze <strong>di</strong> questi<br />

stu<strong>di</strong> ai fini della <strong>di</strong>scussione delle<br />

esperienze <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale<br />

delle cooperative mutualistiche, una<br />

c e rta cautela si impone. Infatti, tali indagini<br />

sono state condotte me<strong>di</strong>ante la<br />

c o s t ruzione <strong>di</strong> campioni <strong>di</strong> imprese cooperative<br />

(o <strong>di</strong> bilanci sociali <strong>di</strong> imprese<br />

cooperative, selezionati al fine dell’analisi<br />

testuale) i quali compre n d o n o<br />

al proprio interno anche cooperative<br />

sociali. L’incidenza delle cooperative<br />

mutualistiche è ovviamente <strong>di</strong>ff e rente a<br />

seconda dell’indagine considerata, così<br />

come riportato <strong>di</strong> seguito (v. tabella 6).<br />

Ciò posto, gli esiti, delle indagini rivelano<br />

innanzi tutto il forte grado <strong>di</strong> conti -<br />

nuità con il quale è sviluppato il proces-<br />

so <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale 7 3 : una<br />

parte cospicua del sottoinsieme <strong>di</strong> cooperative<br />

che danno luogo alla re d azione<br />

del bilancio sociale – il 52,2% nel<br />

caso <strong>di</strong> Salani (2004) e il 66,7% per Legacoop<br />

Bologna (2005) – è perv e n u t a<br />

almeno alla quinta e<strong>di</strong>zione. Tale evidenza<br />

conferma la tesi secondo la quale<br />

il mondo cooperativo ha costituito<br />

l’ambito nel quale la reportistica sociale<br />

ha conosciuto da più tempo sperimentazione<br />

ed applicazione in Italia.<br />

Se la tesi prevalente sostiene che le<br />

prime realtà a fare ingresso nell’“arena”<br />

del social reporting sono state quelle app<br />

a rtenenti ad ambiti impre n d i t o r i a l i<br />

“che hanno avvertito maggiormente la<br />

crisi degli scopi e dell’identità dopo i<br />

rilevanti sommovimenti degli anni nov<br />

a n t a ” 7 4 , ad essa si può abbinare una<br />

c o m p l e m e n t a re ipotesi interpre t a t i v a ,<br />

c o s t ruita dal versante economicoaziendale<br />

in aderenza alle relazioni sistemiche<br />

del para<strong>di</strong>gma MGA. Si sostiene<br />

infatti che se in quegli anni il bilancio<br />

sociale è stato rapidamente assimilato<br />

dalla cooperazione italiana 75 –<br />

che ne ha colto la natura <strong>di</strong> unico strumento<br />

in grado <strong>di</strong> esprimere compiutamente<br />

l’efficacia nel perseguimento <strong>di</strong><br />

72 Va da sé che i temi segnalati non esauriscono il novero delle questioni <strong>di</strong> interesse. Ad esempio, in<br />

questo filone <strong>di</strong> indagine assume sovente rilievo anche l’analisi del ricorso a documenti in<strong>di</strong>pendenti<br />

per la comunicazione dei risultati sociali o a documenti “plurifunzionali” (che integrino l’informativa<br />

del bilancio d’esercizio con l’informativa socio-ambientale).<br />

73 La continuità è un tratto del social reporting non imme<strong>di</strong>atamente attribuibile a nessuno dei quattro<br />

i n t e rrogativi precedentemente formulati: infatti, non attiene <strong>di</strong>rettamente né alla <strong>di</strong>ffusione, né al<br />

contenuto, né ai fattori <strong>di</strong> influenza né, infine, agli effetti della ren<strong>di</strong>contazione sociale. Si è reputato<br />

possibile collocare questa variabile all’interno della presente sezione in quanto la continuità del processo<br />

<strong>di</strong> valutazione dei risultati sociali è con<strong>di</strong>zione necessaria per la comparabilità dell’informativa richiesta<br />

dall’accountability istituzionale, da realizzarsi attraverso la giustapposizione <strong>di</strong> più colonne riportanti<br />

dati fisico-tecnici, valori e argomenti descrittivi attinenti ad esercizi successivi.<br />

74 Cfr. Salani (2004, p. 128). L’argomentazione è motivata non soltanto con il richiamo del caso cooperativo,<br />

ma anche delle ex aziende municipalizzate (ora aziende speciali o società <strong>di</strong> capitali a controllo<br />

pubblico o privato), poste <strong>di</strong> fronte a processi <strong>di</strong> trasformazione giuri<strong>di</strong>ca, organizzativa e talora del<br />

soggetto <strong>di</strong> controllo.<br />

75 Ancorché originariamente alimentato da un <strong>di</strong>battito riferito alla grande impresa capitalistica occidentale.


una funzione obiettivo articolata – ciò<br />

è avvenuto anche in virtù <strong>di</strong> un processo<br />

<strong>di</strong> crescita manageriale che aveva<br />

i n t rodotto in quella cultura il valore<br />

della misurazione e del controllo. La<br />

nascita del social re p o rt i n g c o o p e r a t i v o<br />

costituisce, pertanto, anche il port a t o<br />

dell’influenza esercitata sulla configurazione<br />

dei sistemi informativi <strong>cooperativi</strong><br />

da una mission peculiare, coniugatasi<br />

con lo sviluppo <strong>di</strong> una moderna<br />

cultura aziendale.<br />

TA B E L L A<br />

6<br />

Incidenza delle cooperative mutualistiche all’interno<br />

dei campioni delle ricerche sul campo<br />

A n n o Attori della ricerca e fonti<br />

b i b l i o g r a f i c h e<br />

1 9 9 9 CE.I.S.CO. (UNCI) -<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Economia<br />

Aziendale dell’Università<br />

<strong>di</strong> Messina<br />

Fonte: CE.I.S.CO. (1999)<br />

2 0 0 4 1) Salani - Legacoop<br />

Fonte: Salani (2004)<br />

Analisi della <strong>di</strong>ffusione del<br />

bilancio sociale cooperativo<br />

2 0 0 4 2) Salani - Legacoop<br />

Fonte: Salani (2004)<br />

Analisi delle prassi <strong>di</strong><br />

ren<strong>di</strong>contazione sociale<br />

c o o p e r a t i v e<br />

2 0 0 4 ANCST - Legacoop<br />

Fonte: ANCST - Legacoop<br />

( 2 0 0 4 )<br />

2 0 0 5 Legacoop Bologna - DTN<br />

C o n s u l e n z a<br />

Fonte: Legacoop Bologna<br />

( 2 0 0 5 )<br />

Dimensione<br />

del campione<br />

( r i s p o n d e n t i )<br />

N u m e ro cooperative<br />

m u t u a l i s t i c h e<br />

3 1 3 0 9 6 , 8 %<br />

1 9 4 1 5 5 7 9 , 9 %<br />

5 3 4 5 8 4 , 9 %<br />

2 4 1 2 5 0 , 0 %<br />

1 5 1 1 7 3 , 3 %<br />

Incidenza della<br />

c o o p e r a z i o n e<br />

mutualistica<br />

nel campione<br />

Secondariamente, le indagini rivelano<br />

un grado me<strong>di</strong>o-alto <strong>di</strong> consapevolezza proget -<br />

tuale, reso manifesto dalla presentazione<br />

<strong>di</strong> premesse metodologiche (dal 50<br />

al 66,7 per cento dei casi a seconda dei<br />

campioni osservati), dall’identificazione<br />

dell’obiettivo che guida la costruzione<br />

del bilancio sociale (da circa il 60% a<br />

poco meno del 90% dei casi) e, infine,<br />

dall’adozione <strong>di</strong> chiari criteri <strong>di</strong> articolazione<br />

dell’inform a z i o n e 7 6 ( s e m p re al<br />

<strong>di</strong> sopra dell’80 per cento nelle <strong>di</strong>verse<br />

76 Tra le modalità <strong>di</strong> strutturazione del social report sono particolarmente <strong>di</strong>ffusi il criterio per punti della<br />

missione e l’articolazione secondo le sezioni del GBS. A titolo <strong>di</strong> confronto, si cita il fatto che la ricerca<br />

ANCST-Legacoop (2004) registra la tendenza delle cooperative sociali ad articolare i loro bi-


i c e rche su campioni <strong>di</strong> cooperative<br />

aderenti a Legacoop).<br />

In terzo luogo, emerge una certa eteroge -<br />

neità nella definizione del modello <strong>di</strong> ren -<br />

<strong>di</strong>conto, poiché non risulta generalizzato<br />

il ricorso a modelli <strong>di</strong> riferimento (GBS,<br />

GRI, AA1000), applicati secondo percentuali<br />

variabili dal 33% al 67% dei<br />

campioni utilizzati, sebbene nella ricerca<br />

<strong>di</strong> Legacoop Bologna (2005) emerga<br />

in quel territorio provinciale una forte<br />

tendenza all’applicazione – esclusiva o<br />

combinata – <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzi GBS 77 . Si tratta<br />

<strong>di</strong> una tendenza concorde con le prassi<br />

<strong>di</strong> corporate social reporting colte dalla letteratura<br />

internazionale, nelle quali le<br />

linee guida GRI o AA1000 appaiono più<br />

un punto <strong>di</strong> riferimento al quale ispirarsi,<br />

piuttosto che standard fedelmente<br />

applicabili alla redazione del bilancio<br />

sociale.<br />

Q u a rta tendenza del social re p o rt i n g c ooperativo<br />

è, infine, l’in<strong>di</strong>scussa rilevanza<br />

dell’informazione monetaria quale elemento<br />

complementare <strong>di</strong> misurazione dei<br />

risultati, vuoi per l’inserimento del prospetto<br />

<strong>di</strong> calcolo e/o <strong>di</strong>stribuzione del<br />

v a l o re aggiunto (dal 50% al 62,5% dei<br />

casi nelle ricerche condotte su campioni<br />

<strong>di</strong> imprese aderenti a Legacoop),<br />

vuoi per l’attitu<strong>di</strong>ne a mo<strong>di</strong>ficare l’impianto<br />

base del prospetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione<br />

del valore aggiunto allo scopo <strong>di</strong><br />

tenere conto <strong>di</strong> alcuni aspetti specifici<br />

della gestione cooperativa (il movi-<br />

mento cooperativo come percettore <strong>di</strong><br />

quote del valore aggiunto a titolo <strong>di</strong><br />

quote associative e della destinazione<br />

del 3% degli utili; la separazione tra soci<br />

lavoratori e <strong>di</strong>pendenti; ecc.), ma soprattutto<br />

perché la quasi totalità delle<br />

unità statistiche (dall’86% al 96%) includono<br />

informazioni monetarie nella<br />

ren<strong>di</strong>contazione sociale, la cui presenza<br />

si spiega in funzione della <strong>di</strong>mostrazione<br />

della componente economica del<br />

beneficio mutualistico.<br />

Infine si segnala positivamente una <strong>di</strong>s -<br />

p o n i b i l i t à s i g n i f i c a t i v a alla valutazione auto -<br />

c r i t i c a su temi sostanziali (dal 34%<br />

all’80% dei casi). La presentazione <strong>di</strong><br />

“bad news” (“cattive notizie”) è con<strong>di</strong>zione<br />

che concorre ad attestare il grado <strong>di</strong><br />

t r a s p a renza della re p o rtistica pro p osta,<br />

senza peraltro poterla <strong>di</strong> per sé assicurare.<br />

D’altra parte, si osserva che le<br />

politiche <strong>di</strong> ristorno non sono comunicate<br />

in modo generalizzato (dal 25% al<br />

60% dei casi, secondo l’indagine).<br />

Nella successiva tabella 7 si pro c e d e<br />

alla sintetica comparazione delle risultanze<br />

emergenti dalle <strong>di</strong>verse analisi<br />

de<strong>di</strong>cate al contenuto dei bilanci sociali<br />

<strong>cooperativi</strong>.<br />

6.3. I fattori <strong>di</strong> influenza<br />

sul social re p o rting cooperativo<br />

Dopo aver riportato le risultanze delle<br />

indagini sul grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione e sui<br />

contenuti informativi degli stru m e n t i<br />

lanci sociali secondo temi rilevanti. D’altra parte, un’analisi per temi caratterizza in certa misura anche<br />

i bilanci sociali osservati da Legacoop Bologna (2005), per effetto della <strong>di</strong>ffusione dello schema <strong>di</strong><br />

bilancio sociale promosso dagli Stati generali <strong>di</strong> Legacoop Bologna, fondato su una griglia che dà voce<br />

ai temi della mutualità, della democrazia cooperativa, del rapporto impresa-ambiente (mercato e<br />

società), delle relazioni col movimento cooperativo.<br />

77 La forte applicazione <strong>di</strong> criteri GBS nel mondo cooperativo non desta sorpresa. Al <strong>di</strong> là del fatto che<br />

si tratta <strong>di</strong> uno standard <strong>di</strong> vasta applicazione tra le imprese nazionali (cooperative e no) e che si è elevato<br />

tra le migliori iniziative internazionali, al gruppo fondatore <strong>di</strong> GBS partecipano anche personalità<br />

dal lungo e produttivo vissuto cooperativo.


TA B E L L A<br />

7<br />

Il contenuto dei bilanci sociali delle cooperative italiane7 8<br />

Salani A N C S T Legacoop<br />

( 2 0 0 4 ) Legacoop, (2004) Bologna (2005)<br />

P remesse metodologiche (gruppo <strong>di</strong> lavoro,<br />

p e rcorso seguito, modelli <strong>di</strong> riferimento) 5 0 , 0 % 5 0 , 0 % 6 6 , 7 %<br />

Identificazione dell’obiettivo del bilancio sociale 6 2 , 3 % 7 9 7 9 , 2 % 8 6 , 7 %<br />

Chiara esplicitazione della missione 6 0 , 4 % 5 4 , 2 % 8 6 , 7 %<br />

P e rcorso <strong>di</strong> formalizzazione della missione 1 4 , 6 % 1 9 , 0 % 2 6 , 7 %<br />

Riferimento a modelli <strong>di</strong> re n d i c o n t a z i o n e 3 9 , 6 % 8 0 3 3 , 3 % 6 6 , 7 %<br />

Riferimento esclusivo o combinato al GBS 2 8 , 3 % 2 0 , 8 % 6 0 , 0 %<br />

P resenza <strong>di</strong> criteri <strong>di</strong> articolazione del social re p o r t 8 3 , 0 % 9 1 , 7 % 8 6 , 7 %<br />

Articolazione – punti della missione 2 4 , 5 % 1 6 , 7 % 2 0 , 0 %<br />

Articolazione – s t a k e h o l d e r 1 1 , 3 % 1 2 , 5 % -<br />

Articolazione – attività 1 3 , 2 % - -<br />

Articolazione – parti del GBS 1 8 , 9 % 2 9 , 2 % 2 0 , 0 %<br />

Articolazione – temi rilevanti 5 , 7 % 2 5 , 0 % 6 , 7 %<br />

Articolazione - altre 9 , 5 % 8 , 3 % -<br />

P rospetto del valore aggiunto (determinazione<br />

e/o <strong>di</strong>stribuzione) 5 0 , 0 % 6 2 , 5 % 6 0 , 0 %<br />

Distribuzione del valore aggiunto secondo GBS<br />

integrato da s t a k e h o l d e r c o o p e r a t i v i 3 9 , 6 % 8 1 5 4 , 2 % - 1 1 , 1 %<br />

P resentazione <strong>di</strong> informazioni monetarie 8 6 , 5 % 8 2 9 5 , 7 % -<br />

Coinvolgimento degli s t a k e h o l d e r 3 5 , 8 % 5 0 , 0 % 5 3 , 3 %<br />

Uso <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong> misurazione della<br />

customer satisfaction - 2 9 , 2 % -<br />

In<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> obiettivi <strong>di</strong> miglioramento 5 0 , 9 % 6 2 , 5 % 6 6 , 7 %<br />

In<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> obiettivi <strong>di</strong> p e r f o rm a n c e 4 9 , 1 % 5 8 , 3 % -<br />

In<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> obiettivi <strong>di</strong> miglioramento<br />

del bilancio sociale 1 5 , 1 % 2 0 , 8 % -<br />

C o n f ronto obiettivi-risultati 3 0 , 2 % 8 3 3 3 , 3 % 3 3 , 3 %<br />

Valutazioni autocritiche (“bad news” ) 3 4 , 0 % 5 8 , 3 % 8 0 , 0 %<br />

Oggetto della valutazione autocritica Temi sostanziali Temi sostanziali Temi sostanziali<br />

Politiche <strong>di</strong> ristorn o - 2 5 , 0 % 6 0 , 0 %<br />

78 Non sono riportati dati relativamente alla ricerca CE.I.S.CO. (1999) in quanto svolta senza tecniche<br />

<strong>di</strong> analisi testuale che consentissero lo stu<strong>di</strong>o in profon<strong>di</strong>tà del contenuto dei bilanci sociali delle cooperative<br />

rispondenti.<br />

79 La percentuale sale al 77,4% se si includono i casi nei quali dal contesto documentale si può dedurre<br />

quale sia l’obiettivo perseguito.<br />

80 Percentuale corrispondente alle 21 cooperative (delle 53 del campione) che seguono uno o più modelli.<br />

81 Il dato comprende sia le “altre” modalità dell’articolazione (5,7%), sia i casi che combinano <strong>di</strong>versi<br />

criteri <strong>di</strong> articolazione (GRI e GBS), cioè il 3,8%.<br />

82 Infatti, il 13,55 delle cooperative non presenta né il valore aggiunto, né altri dati economici.<br />

83 Nel 7,5% dei casi il confronto non poteva essere operato in quanto si trattava della prima e<strong>di</strong>zione<br />

del documento <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale.


<strong>di</strong> social reporting cooperativo implementati<br />

in attuazione dell’accountability istituzionale,<br />

la riflessione si volge verso i<br />

restanti quesiti cui dare risposta. Queste<br />

domande assumono rilievo non<br />

soltanto ai fini della verifica <strong>di</strong> dati argomenti<br />

teorici, ma possono fornire basi<br />

<strong>di</strong> conoscenza sulle quali argomentare<br />

i n t o rno all’appropriata configurazione<br />

degli strumenti <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale<br />

cooperativa, nonché alle loro procedure<br />

<strong>di</strong> redazione.<br />

In effetti, la ricerca internazionale in<br />

materia <strong>di</strong> corporate social reporting non si<br />

è limitata all’elaborazione normativa <strong>di</strong><br />

modelli <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale (linea<br />

<strong>di</strong> ricerca già segnalata prevalente<br />

negli stu<strong>di</strong> italiani) e alla ricognizione<br />

dei contenuti informativi trasmessi agli<br />

stakeholder tramite gli strumenti <strong>di</strong> social<br />

accountability; al contrario, le linee <strong>di</strong> ricerca<br />

si sono innanzi tutto estese ai fat -<br />

tori <strong>di</strong> influenza sulle prassi <strong>di</strong> social reporting,<br />

con particolare riguardo alle variabili in<br />

grado <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionare i caratteri, la<br />

struttura e le modalità <strong>di</strong> redazione degli<br />

strumenti informativi. La ricchezza<br />

<strong>di</strong> tali in<strong>di</strong>rizzi <strong>di</strong> ricerca è sistematizzata<br />

da Adams (2002). La presenza <strong>di</strong> numerosi<br />

contributi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> Accoun -<br />

ting spiega inoltre l’interesse de<strong>di</strong>cato<br />

sia al grado <strong>di</strong> partecipazione degli ac -<br />

countants – gli specialisti dell’area amministrazione<br />

e controllo – al processo<br />

<strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale (Bebbington<br />

et al., 1994; Deegan et al., 1996), sia<br />

al ruolo delle attività <strong>di</strong> revisione nel-<br />

l ’ a s s e v e r a re l’atten<strong>di</strong>bilità dell’informazione<br />

socio-ambientale 84 .<br />

Nello stu<strong>di</strong>o dei fattori <strong>di</strong> influenza sulle<br />

prassi <strong>di</strong> corporate social reporting, la<br />

ricerca internazionale ha condotto sur -<br />

vey re s e a rc h, analisi testuali o case study<br />

volti a testare l’incidenza esercitata sugli<br />

strumenti informativi <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione<br />

sociale da <strong>di</strong>ff e renti variabili,<br />

classificabili nelle tre seguenti categorie<br />

(v. tabella 8).<br />

Relativamente alla prima categoria <strong>di</strong><br />

fattori <strong>di</strong> influenza (fattori caratterizzanti il<br />

profilo aziendale), può farsi un’osservazione<br />

iniziale in merito all’assenza della<br />

forma giuri<strong>di</strong>ca dall’elenco delle variabili<br />

rilevanti; si reputa che questa circ ostanza<br />

confermi la modesta attenzione<br />

nutrita in questo ambito <strong>di</strong> ricerca per<br />

l’impresa cooperativa 85 ; d’altra parte, si<br />

può anche argomentare che negli stu<strong>di</strong><br />

i n t e rnazionali <strong>di</strong> M a n a g e m e n t e <strong>di</strong> A c -<br />

counting, non è sempre stato attribuito<br />

alla relazione tra cultura aziendale e <strong>di</strong>scipline<br />

giuri<strong>di</strong>che quel rilievo che ha<br />

viceversa contrassegnato la storia dell’Economia<br />

aziendale italiana. Non<strong>di</strong>meno,<br />

la questione appare secondaria<br />

ai presenti fini, in quanto si tratta <strong>di</strong><br />

una variabile <strong>di</strong> relativo interesse rispetto<br />

allo stu<strong>di</strong>o del social reporting cooperativo<br />

(sebbene ci si possa chiedere<br />

se ad alcuni aspetti giuri<strong>di</strong>ci conseguano<br />

<strong>di</strong>fformità nella ren<strong>di</strong>contazione sociale<br />

della cooperativa mutualistica, ad<br />

esempio con riguardo al carattere della<br />

mutualità prevalente o non prevalente).<br />

84 Tema reso rilevante dal <strong>di</strong>ffondersi <strong>di</strong> prassi <strong>di</strong> social reporting finalizzate a conseguire benefici <strong>di</strong> corto<br />

respiro (il miglioramento dell’immagine aziendale nel breve termine), che avviliscono la ren<strong>di</strong>contazione<br />

sociale al rango <strong>di</strong> mero processo <strong>di</strong> pubbliche relazioni, talora attuato nell’oblio del principio<br />

<strong>di</strong> trasparenza informativa.<br />

A questo riguardo si segnala la recente presentazione pubblica delle linee guida per la revisione del<br />

bilancio sociale da parte del GBS (Gruppo Bilancio Sociale).<br />

85 Cfr. supra, par. 4


Allo stesso modo, se la ricerca intern azionale<br />

non include esplicitamente tra<br />

i fattori <strong>di</strong> influenza la variabile m i s s i o n,<br />

si desume che ciò sia pro b a b i l m e n t e<br />

dovuto alla prevalente focalizzazione<br />

degli stu<strong>di</strong> in materia <strong>di</strong> social re p o rt i n g<br />

s u l l ’ i m p res a capitalistica. Va da sé che<br />

il presente oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o comport a<br />

TA B E L L A<br />

8<br />

Fattori <strong>di</strong> influenza sul social re p o rt i n g secondo<br />

la letteratura intern a z i o n a l e<br />

Categoria dei fattori d’influenza F a t t o re d’influenza<br />

1. Fattori caratterizzanti il profilo<br />

a z i e n d a l e<br />

2. Fattori <strong>di</strong> contesto ambientale p a e s e<br />

fattori sociali<br />

fattori politici<br />

eventi specifici<br />

clima storico<br />

m i s s i o n<br />

e t à<br />

d i m e n s i o n e<br />

p e r f o rm a n c e e c o n o m i c o - f i n a n z i a r i e<br />

s e t t o re <strong>di</strong> attività<br />

grado <strong>di</strong> rischio sistematico<br />

3. Fattori intern i g o v e rn a n c e<br />

struttura organizzativa del social re p o r t i n g<br />

meccanismi operativi<br />

p rocessi operativi<br />

attitu<strong>di</strong>ni, visioni e percezioni dei key decision maker e del<br />

personale aziendale coinvolto nel processo <strong>di</strong> social re p o r t i n g<br />

Fonte: Rielaborazione da Adams (2002) e Contrafatto (2005) 8 6 .<br />

l’analisi della congruità tra le pratiche<br />

<strong>di</strong> social re p o rt i n g cooperativo e il modello<br />

<strong>di</strong> finalismo allargato socio-mutualistico,<br />

ma non pone l’esigenza <strong>di</strong><br />

u t i l i z z a re il grado <strong>di</strong> articolazione della<br />

m i s s i o n (sostanzialmente d a t a, nella sua<br />

f o rmulazione generale) quale variabile<br />

in<strong>di</strong>pendente in grado <strong>di</strong> eserc i t a re<br />

8 6 Adams (2002, p. 224 e p. 246) procede all’analisi della precedente letteratura in materia <strong>di</strong> fattori<br />

<strong>di</strong> influenza sul social re p o rt i n g, pervenendo alla tripartizione applicata in questo schema; tuttavia<br />

il suo contributo originale sta nell’art i c o l a re maggiormente il set <strong>di</strong> fattori organizzativi int<br />

e rni, attribuendo part i c o l a re enfasi a “both the process by which companies re p o rt and the attitu<strong>di</strong>des of the<br />

key players” .<br />

Contrafatto (2005, p.213 e p. 240-241) arricchisce il modello <strong>di</strong> Adams (2002) includendo tra i fattori<br />

interni la variabile “strutture”, comprensive <strong>di</strong> aspetti precedentemente ricondotti alla <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong><br />

processo.<br />

Lo schema qui proposto per la riflessione sulla ren<strong>di</strong>contazione sociale cooperativa delinea una rielaborazione<br />

dei due modelli precedenti, separando all’interno dei fattori interni la “struttura organizzativa<br />

del social reporting” dai suoi “meccanismi operativi”, secondo le classiche articolazioni delle variabili<br />

dell’assetto organizzativo aziendale <strong>di</strong> Airol<strong>di</strong> (1994) e includendo tra le variabili rilevanti la mis -<br />

sion e la governance, in aderenza con il para<strong>di</strong>gma MGA.


impatti <strong>di</strong>ff e renziati sulla re n d i c o n t azione<br />

sociale.<br />

Tra le restanti variabili caratterizzanti il<br />

profilo aziendale, alcune sono ben contemplate<br />

nelle ricerche sul social re p o r -<br />

ting cooperativo <strong>italiano</strong>. In particolare,<br />

così avviene per la <strong>di</strong>mensione aziendale,<br />

rispetto alla quale gli stu<strong>di</strong> sulla ren<strong>di</strong>contazione<br />

sociale cooperativa evidenziano<br />

preve<strong>di</strong>bili correlazioni positive<br />

con le pratiche <strong>di</strong> social reporting 87 , benché<br />

a tale riguardo si possano ravvisare<br />

o congetturare potenziali <strong>di</strong>fformità tra<br />

cooperazione mutualistica e cooperazione<br />

sociale 88 .<br />

Il settore <strong>di</strong> attività manifesta parimenti<br />

una forte influenza sui processi <strong>di</strong> social<br />

re p o rt i n g, in relazione all’impatto ambientale<br />

dei processi produttivi (Matacena,<br />

2005b) e alla natura dei clienti ai<br />

quali è rivolta l’offerta aziendale (consumatori,<br />

imprese od enti pubblici).<br />

Nel caso cooperativo emergono con<strong>di</strong>zioni<br />

similari poiché, nell’elaborazione<br />

delle frequenze relative all’adozione<br />

del social reporting, le ricerche sul campo<br />

constatano con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>fformità tra<br />

le cooperative mutualistiche <strong>di</strong> utenza<br />

(cooperative <strong>di</strong> consumo e <strong>di</strong> abitazione),<br />

da una parte, e – sull’altro versante<br />

– le cooperative <strong>di</strong> trasporto, <strong>di</strong> logistica<br />

e le cooperative agricole, per le<br />

quali sembra cogliersi me<strong>di</strong>amente<br />

una minore attenzione ai temi della<br />

ren<strong>di</strong>contazione sociale 89 .<br />

Gli andamenti economico-finanziari s o n o<br />

spesso proposti nella letteratura internazionale<br />

come ulteriore fattore d’influenza<br />

sulla ren<strong>di</strong>contazione sociale,<br />

poiché le pratiche <strong>di</strong> reporting implicano<br />

l ’ e ffettuazione <strong>di</strong> investimenti e il sostenimento<br />

<strong>di</strong> costi d’esercizio la cui<br />

entità è spesso correlata al grado <strong>di</strong><br />

complessità degli strumenti informativi<br />

e delle procedure 90 . Nel mondo cooperativo<br />

sussistono <strong>di</strong>fficoltà logiche<br />

ad instaurare un simile percorso <strong>di</strong> verifica,<br />

poiché la performance economicofinanziaria<br />

rivelata dal bilancio d’esercizio<br />

s’intreccia con l’efficacia mutuali-<br />

87 Una marcata correlazione tra la <strong>di</strong>mensione aziendale e le pratiche <strong>di</strong> social reporting è stata riscontrata<br />

dal CE.I.S.CO. (1999), stante la quasi totale assenza <strong>di</strong> strumenti specifici <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale<br />

nel segmento dei rispondenti con fatturato tra i 200 e i 500 milioni <strong>di</strong> lire. L’analisi <strong>di</strong> SALANI<br />

(2004) conferma questa tendenza, segnalando al contempo un certo grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione nel segmento<br />

delle cooperative <strong>di</strong> minori <strong>di</strong>mensioni, ma l’Autore chiarisce che si tratta <strong>di</strong> un fenomeno da approfon<strong>di</strong>re,<br />

sia per l’impossibilità <strong>di</strong> derivare conclusioni da un campione reso statisticamente non rappresentativo<br />

a causa del modesto tasso <strong>di</strong> risposte e della <strong>di</strong>stribuzione territoriale dei rispondenti,<br />

sia perché la più parte <strong>di</strong> queste piccole cooperative non ha proceduto – nell’iter <strong>di</strong> ricerca – all’invio<br />

del bilancio sociale del quale precedentemente <strong>di</strong>chiarava l’esistenza.<br />

88 Si potrebbe infatti formulare l’ipotesi che la presenza degli strumenti <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale nello<br />

strato della piccola <strong>di</strong>mensione cooperativa sia per lo più riconducibile a cooperative sociali minori,<br />

stante la presenza <strong>di</strong> una cultura della misurazione e della comunicazione delle performance connaturata<br />

ad alcune attività <strong>di</strong> servizio relazionale, come nel caso dell’area socio-assistenziale.<br />

Viviani (2000, p. 74) ricorda d’altra parte come il movimento verso il bilancio sociale cooperativo veda<br />

in prima fila le cooperative <strong>di</strong> più recente storia, quelle sociali.<br />

89 Allargando l’orizzonte <strong>di</strong> osservazione all’intera cooperazione italiana, il polo nel quale si riscontra<br />

la massima pre<strong>di</strong>sposizione al social reporting vede affiancarsi le cooperative sociali alle citate cooperative<br />

mutualistiche <strong>di</strong> utenza.<br />

90 In questo caso, la relazione tra corporate social reporting e performance economico-finanziaria si ribalta rispetto<br />

ad altre ricerche, nelle quali si tendono a verificare gli effetti che la reportistica sociale (e, a<br />

monte, il comportamento socialmente responsabile) esercita sulle performance red<strong>di</strong>tuali e finanziarie<br />

dell’impresa capitalistica.


stica, la quale è destinata ad incidere<br />

sulla <strong>di</strong>namica dei costi e dei ricavi <strong>di</strong><br />

gestione; non<strong>di</strong>meno, l’esistenza <strong>di</strong><br />

una correlazione positiva sembra essere<br />

in<strong>di</strong>rettamente suggerita dalle interviste<br />

che manifestano l’onerosità dei<br />

sistemi <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale quale<br />

fattore ostativo alla loro implementazione<br />

91 .<br />

Quanto alla seconda categoria <strong>di</strong> fattori<br />

<strong>di</strong> influenza (fattori <strong>di</strong> contesto ambientale) ,<br />

si tratta <strong>di</strong> variabili poco indagate nel<br />

contesto cooperativo, mentre riscuotono<br />

largo interesse nella ricerca intern azionale<br />

sull’impresa capitalistica.<br />

In quest’ambito, molti stu<strong>di</strong> hanno ad<br />

esempio riscontrato un part i c o l a re rilievo<br />

della variabile paese; ad esempio,<br />

il lavoro <strong>di</strong> Ahrens (1996) identifica stili<br />

<strong>di</strong> a c c o u n t a b i l i t y d i ff e renti all’intern o<br />

delle imprese del mondo anglosassone<br />

e tedesco, <strong>di</strong>stinguibili in base al grado<br />

<strong>di</strong> incidenza dell’informazione economico-finanziaria;<br />

quest’ultima è predominante<br />

nell’a c c o u n t a b i l i t y a n g l o s a s s one,<br />

mentre è adeguatamente affiancata<br />

da informazioni non monetarie nello<br />

stile <strong>di</strong> accountability germanica. Altre ricerche<br />

(Adams, 2002) hanno parimenti<br />

riscontrato una maggior apertura delle<br />

i m p rese tedesche al coinvolgimento<br />

degli s t a k e h o l d e r (stakeholder engagement) ,<br />

in armonia con una tra<strong>di</strong>zione cultura-<br />

le che affonda le ra<strong>di</strong>ci nella form u l a<br />

della co-gestione (Mitbestimmung) storicamente<br />

caratterizzante il modello<br />

d’impresa renana 92 . Nel mondo cooperativo<br />

tale variabile non è oggetto <strong>di</strong><br />

p a rt i c o l a re riflessione, principalmente<br />

per il fatto che le indagini sulla ren<strong>di</strong>contazione<br />

sociale non hanno dato a<br />

luogo a comparazioni con le esperienze<br />

cooperative <strong>di</strong> altri paesi, sebbene anche<br />

nel contesto <strong>italiano</strong> si possano<br />

i p o t i z z a re forme <strong>di</strong> correlazione tra la<br />

tendenza alla ren<strong>di</strong>contazione sociale<br />

e le aree geografiche <strong>di</strong> pro v e n i e n z a ,<br />

vuoi in relazione al grado <strong>di</strong> storicità<br />

del fenomeno cooperativo – al quale<br />

potrebbe teoricamente accompagnarsi<br />

una maggiore sensibilità rispetto alla<br />

relazione con il territorio <strong>di</strong> appart enenza<br />

– vuoi per l’effetto <strong>di</strong> normative<br />

regionali che in vari contesti vanno<br />

promuovendo l’adozione volontaria <strong>di</strong><br />

strumenti <strong>di</strong> social reporting 93 .<br />

Infine, nel panorama della ricerca internazionale<br />

sul corporate social reporting,<br />

soltanto <strong>di</strong> recente ha assunto rilievo<br />

l’analisi della terza categoria <strong>di</strong> fattori<br />

<strong>di</strong> influenza (fattori interni), variabili organizzative<br />

precedentemente oggetto<br />

<strong>di</strong> limitata attenzione.<br />

La prima variabile interna che si passa<br />

in rassegna è la governance, la quale viene<br />

compresa nell’elenco dei fattori <strong>di</strong><br />

91 Salani (2004) riferisce che il costo <strong>di</strong> strumenti e procedure <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale è peraltro<br />

spesso sottostimato dai cooperatori, i quali – nella stima del costo preventivo dell’intervento – si limitano<br />

a considerare i soli costi <strong>di</strong>retti <strong>di</strong> realizzazione dello strumento.<br />

A margine <strong>di</strong> queste considerazioni si formula anche l’ipotesi che il perdurare della minore <strong>di</strong>ffusione<br />

della ren<strong>di</strong>contazione sociale all’interno della cooperazione operante nel settore dei servizi alle imprese<br />

potrebbe essere spiegata – oltre che dalla particolare tipologia <strong>di</strong> clientela, meno portata, rispetto<br />

al consumatore, a selezionare i fornitori in base al globale grado <strong>di</strong> responsabilità sociale <strong>di</strong>mostrata<br />

– dall’evoluzione dei mercati <strong>di</strong> riferimento, sempre più caratterizzati da accesa competizione,<br />

politiche <strong>di</strong> cost reduction delle aziende clienti, applicazioni <strong>di</strong> meccanismi d’asta anche al <strong>di</strong> fuori del<br />

settore pubblico.<br />

92 Per la quale si rinvia ad Albert (1993).<br />

93 Recente è il caso della legislazione regionale toscana.


influenza qui rielaborato in adere n z a<br />

alle relazioni sistemiche esplicitate dal<br />

para<strong>di</strong>gma MGA. A seconda del modello<br />

<strong>di</strong> azienda considerato, ad essa si accompagnano<br />

sul piano logico profonde<br />

d i ff e ren ze <strong>di</strong> contenuto dell’a c c o u n t a b i -<br />

lity e, quin<strong>di</strong>, della ren<strong>di</strong>contazione sociale.<br />

Nel momento in cui la lente dell’osservatore<br />

si sofferma sulla cooperativa<br />

mutualistica, si è per definizione i n<br />

presenza <strong>di</strong> una governance dal carattere<br />

democratico, per cui parrebbe che questa<br />

variabile perda significatività ai fini<br />

dell’analisi dell’incidenza sul social re -<br />

porting delle cooperative mutualistiche.<br />

Per la comprensione delle modalità <strong>di</strong><br />

risposta al dovere informativo dettato<br />

d a l l ’a c c o u n t a b i l i t y istituzionale, può<br />

non<strong>di</strong>meno apparire rilevante il tentativo<br />

<strong>di</strong> verificare il grado <strong>di</strong> correlazione<br />

tra specifici caratteri della ren<strong>di</strong>contazione<br />

sociale (ad esempio, la sua qualità)<br />

e selezionate variabili espressive <strong>di</strong><br />

modalità analitiche <strong>di</strong> implementazione<br />

della governance. Poiché le analisi sinora<br />

condotte non vi hanno dato particolare<br />

spazio, si potrebbe ad esempio<br />

dare enfasi all’effetto della scelta tra le<br />

note opzioni poste dalla riforma del <strong>di</strong>ritto<br />

societario; oppure al grado <strong>di</strong><br />

omogeneità delle categorie <strong>di</strong> soci (il<br />

quale può variare, ad esempio sotto il<br />

p rofilo dell’entità degli apporti in<strong>di</strong>viduali,<br />

come può avvenire nelle cooperative<br />

<strong>di</strong> trasformazione, oppure per la<br />

p resenza strutturale <strong>di</strong> interessi <strong>di</strong>ff erenti<br />

legati a <strong>di</strong>stinte categorie <strong>di</strong> soci);<br />

a specifici profili <strong>di</strong> realizzazione della<br />

vita democratica cooperativa (la fre-<br />

quenza delle riunioni dei consigli <strong>di</strong>rettivi<br />

e delle assemblee dei soci, il grado<br />

<strong>di</strong> partecipazione, ecc.).<br />

Successivamente emerge il tema della<br />

s t ruttura organizzativa del social re p o rt i n g,<br />

costituita dagli organi espressamente istituiti<br />

per lo svolgimento dei processi <strong>di</strong><br />

ren<strong>di</strong>contazione sociale 94 . La letteratura<br />

internazionale correla positivamente<br />

la presenza <strong>di</strong> un social reporting committe<br />

alla qualità complessiva dell’output informativo,<br />

la quale risente tuttavia anche<br />

del posizionamento del comitato<br />

in seno alla mappa organizzativa. L’imp<br />

o rtanza attribuita a tale comitato si<br />

spiega facilmente considerando che si<br />

tratta <strong>di</strong> un organo detentore <strong>di</strong> competenze<br />

specialistiche poste al servizio<br />

della progettazione e della re v i s i o n e<br />

del modello <strong>di</strong> social reporting, esercitando<br />

il ruolo <strong>di</strong> architetto del sistema informativo<br />

per la ren<strong>di</strong>contazione social<br />

e 9 5 ; inoltre, presiede alla funzione <strong>di</strong><br />

c o o r<strong>di</strong>namento del progetto annuale<br />

<strong>di</strong> stesura del documento, sovrintendendo<br />

alle fasi del processo e assicurando<br />

il necessario coor<strong>di</strong>namento degli<br />

attori coinvolti.<br />

L’analisi degli eventuali organi deputati<br />

alla gestione del processo <strong>di</strong> re n d i c o ntazione<br />

sociale, della loro composizione,<br />

delle loro attribuzioni, delle risorse<br />

<strong>di</strong>sponibili, costituisce tuttavia un elemento<br />

poco investigato negli stu<strong>di</strong> sul<br />

social re p o rt i n g della cooperativa mutualistica.<br />

L’istituzione <strong>di</strong> un siffatto org a n o<br />

non contrasta con principi <strong>di</strong> part e c i p azione<br />

della base sociale al processo <strong>di</strong><br />

valutazione re t rostante la redazione del<br />

94 Per lo svolgimento del processo <strong>di</strong> social reporting, a tale struttura <strong>di</strong> organi si affiancano altre unità<br />

organizzative – già presenti nell’organigramma – nonché attori esterni.<br />

95 Una delle funzioni esplicitate supra da Matacena, par. 1 nell’analisi dei ruoli connessi all’esercizio<br />

dell’accountability aziendale.


documento informativo, poiché tale comitato<br />

non deve essere inteso come<br />

l ’ a rtefice unico del bilancio sociale cooperativo,<br />

ma soltanto come una qualificata<br />

struttura <strong>di</strong> supporto al pro c e s s o<br />

<strong>di</strong> re n d i c o n t a z i o n e 9 6 .<br />

Tra i fattori <strong>di</strong> influenza interni, seguono<br />

i meccanismi operativi <strong>di</strong> pianificazione<br />

e programmazione, la cui estensione al<br />

p rofilo sociale dell’attività 9 7 d o v re b b e<br />

riflettersi sul contenuto dell’inform a t i v a<br />

sociale redatta a consuntivo, comportando<br />

la definizione <strong>di</strong> parametri <strong>di</strong> risultato<br />

corrispondenti agli obiettivi<br />

enunciati. Si tratta <strong>di</strong> un altro tema poco<br />

investigato dalla letteratura in materia<br />

<strong>di</strong> cooperative, sebbene questa lacuna<br />

possa annettersi al fatto che la misurazione<br />

delle p e rf o rm a n c e sociali espleti<br />

raramente un ruolo formalizzato nell’ambito<br />

dei processi <strong>di</strong> pianificazione e<br />

c o n t rollo non soltanto delle cooperativ<br />

e 9 8 , ma anche delle imprese capitalistiche<br />

(per le quali si rinvia al pre g e v o l e<br />

stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Innes e Norris, 2002).<br />

La terza categoria <strong>di</strong> fattori <strong>di</strong> influenza<br />

interna sulla ren<strong>di</strong>contazione sociale è<br />

rappresentata dal processo <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sposizio -<br />

ne del reporting.<br />

L’analisi conduce così al cuore del<br />

p roblema, trattandosi, per così <strong>di</strong>re ,<br />

non <strong>di</strong> uno dei molteplici fattori d’in-<br />

fluenza, bensì d e l f a t t o re principale, in<br />

quanto espressivo delle modalità <strong>di</strong><br />

ren<strong>di</strong>contazione, dalle quali <strong>di</strong>scendono<br />

inevitabili e sostanziali impatti sugli<br />

strumenti informativi redatti per<br />

l ’a c c o u n t a b i l i t y istituzionale. Si apre un<br />

sottosistema <strong>di</strong> variabili che include<br />

gli attori partecipanti alla re n d i c o n t azione<br />

sociale, il coinvolgimento degli<br />

s t a k e h o l d e r, le forme <strong>di</strong> revisione dei bilanci<br />

sociali.<br />

Questa analisi comporta innanzi tutto<br />

l’esame dei <strong>di</strong>fferenti attori partecipanti<br />

al processo <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale<br />

(oltre all’eventuale social reporting com -<br />

m i t t e, altri ruoli ed unità org a n i z z a t i v e<br />

interne; soggetti esterni) e delle relative<br />

modalità <strong>di</strong> interazione. La prospettiva<br />

dello stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> Economia aziendale<br />

o <strong>di</strong> Accounting porta ad annettere priorità<br />

alla verifica del ruolo esercitato in<br />

questo ambito dalla funzione organizzativa<br />

“amministrazione e controllo” o<br />

“pianificazione e contro l l o ” 9 9 , e dei<br />

suoi effetti.<br />

Nel mondo della cooperazione mutualistica<br />

non si <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> evidenze in<br />

materia, probabilmente in relazione alla<br />

matrice sociologica dei primi stu<strong>di</strong> sul<br />

campo sulla ren<strong>di</strong>contazione sociale<br />

cooperativa. La letteratura intern a z i onale<br />

sul corporate social re p o rting s o t t o l i-<br />

96 Ovviamente, qualora l’intervento organizzativo richiedesse il reclutamento <strong>di</strong> nuove figure professionali,<br />

tale soluzione risulterebbe accessibile soltanto a cooperative <strong>di</strong> grande <strong>di</strong>mensione.<br />

9 7 C o e rentemente con il sistema <strong>di</strong> gestione socio-economica programmata (Matacena, 1984), i processi<br />

<strong>di</strong> pianificazione-programmazione sociale si intrecciano strettamente con la pianificazione<br />

economico-finanziaria e il susseguente b u d g e t i n g; i nessi principali si instaurano sia per quanto attiene<br />

alla formulazione degli obiettivi <strong>di</strong> beneficio mutualistico da realizzarsi in termini economici<br />

( s o v r a rem unerazioni <strong>di</strong> fattori, minimizzazione <strong>di</strong> costi per l’accesso a beni o servizi, ecc.), sia in relazione<br />

all’incidenza economico-finanziaria delle azioni volte alla mutualità esterna <strong>di</strong> movimento e<br />

alla socialità.<br />

98 Cfr. infra, par. 6.4.<br />

99 Si fa uso <strong>di</strong> denominazioni <strong>di</strong>verse in relazione all’esistenza <strong>di</strong> modelli organizzativi a <strong>di</strong>fferente grado<br />

<strong>di</strong> articolazione; non<strong>di</strong>meno è evidente che si intende con ciò identificare, in generale, le funzioni<br />

“<strong>di</strong> controllo e <strong>di</strong> informazione” (Ferrero, 1987, par. 6.6.).


nea invece come gli specialisti delle citate<br />

aree funzionali siano solitamente<br />

estranei alla redazione del bilancio sociale<br />

100 , cosicché il loro ruolo si limita<br />

occasionalmente alla trasmissione <strong>di</strong><br />

i n f o rmazioni economico-finanziarie ritenute<br />

pertinenti a fini <strong>di</strong> re n d i c o n t azione.<br />

A nostro sommesso avviso, l’estromissione<br />

<strong>di</strong> queste figure rischia <strong>di</strong><br />

riverberarsi negativamente sull’uso r i -<br />

duttivo degli strumenti <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione<br />

sociale, troppo spesso vissuti esclusivamente<br />

come strumenti <strong>di</strong> comunicazione<br />

composti sulla base <strong>di</strong> informazioni<br />

consuntive e, pertanto, separati<br />

dal sistema <strong>di</strong> pianificazione e programmazione<br />

aziendale. Sono infatti<br />

ancora rare le applicazioni <strong>di</strong> bilanci<br />

sociali preventivi (m e l i u s, piani e programmi<br />

sociali). Si sostiene, in altri termini,<br />

che la frequente mancanza <strong>di</strong> un<br />

sistema <strong>di</strong> pianificazione e contro l l o<br />

che superi le colonne d’Ercole della<br />

misurazione economico-finanziaria,<br />

per procedere verso l’area delle perfor -<br />

mance sociali, sia dovuta alla scelta <strong>di</strong><br />

e s c l u d e re il responsabile dei sistemi<br />

informativi <strong>di</strong>rezionali da ruoli significativi<br />

nel processo <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione<br />

sociale.<br />

Un ostacolo alla partecipazione <strong>di</strong><br />

questo specialista può essere costitui-<br />

to dalla lettura che in un vetusto immaginario<br />

aziendale si dà <strong>di</strong> queste fig<br />

u re professionali, alle quali si riconosce<br />

una professionalità tra<strong>di</strong>zionalmente<br />

imperniata sulla sola cultura<br />

economico-finanziaria. Questa pro f e ssionalità<br />

poggia invece le fondamenta<br />

su una cultura che – con maggiore mod<br />

e rnità – si riconosce attinente ai fenomeni<br />

della m i s u r a z i o n e, sia <strong>di</strong> valori<br />

economico-finanziari, sia <strong>di</strong> g r a n d e z z e<br />

non monetarie, come già <strong>di</strong>mostra l’allargamento<br />

delle variabili rilevanti per<br />

l’attività <strong>di</strong> programmazione e contro llo<br />

alla vasta famiglia <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong><br />

p e rf o rm a n c e i n e renti all’efficienza e all<br />

’ e fficacia <strong>di</strong> processo a supporto delle<br />

attività <strong>di</strong> gestione per attività (ABM:<br />

activity based management), <strong>di</strong> gestione<br />

della qualità (TQM: total quality manage -<br />

m e n t), <strong>di</strong> redazione <strong>di</strong> balanced score c a rd<br />

c o m p rensive <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori relativi alla<br />

clientela e alla loro sod<strong>di</strong>sfazione; ciò<br />

in presenza <strong>di</strong> sistemi informativi integrati<br />

(ERP: enterprise re s o u rce planning)<br />

che rimuovono l’esigenza <strong>di</strong> immissioni<br />

multiple dei medesimi dati in re l azione<br />

a scopi <strong>di</strong>ff e renziati <strong>di</strong> analisi, fav<br />

o rendo percorsi flessibili <strong>di</strong> elaborazione<br />

dell’inform a z i o n e 1 0 1 . Da qui, ad<br />

i n c l u d e re anche la misurazione dei risultati<br />

sociali, il passo è bre v e 1 0 2 .<br />

1 0 0 Alcune imprese (melius <strong>di</strong>rigenti d’impresa) sembrano considerarli persino i n i d o n e i al processo <strong>di</strong><br />

ren<strong>di</strong>contazione, sulla base <strong>di</strong> tesi che – a pare re dello scrivente – appaiono dense <strong>di</strong> pre c o n c e t t i ,<br />

come si evince dalle trascrizioni delle interviste a <strong>di</strong>rigenti aziendali riportate nell’ambito <strong>di</strong> alcuni<br />

stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> caso, come in Adams (2002). Questo Autore, peraltro, non sottopone a critica la situazione<br />

emersa, concludendo che: “the fin<strong>di</strong>ngs that accountants are neither involved in data collection nor considered ap -<br />

p ropriate people to be involved will be conforting to some. It seems appropriate that, with respect at least to all non fi -<br />

nancial information, data collection is carried out by those who are familiar with the data themselves”. Cfr. Adams<br />

(2002, pagina 244). Tale tesi è per l’appunto legata – come si <strong>di</strong>rà – ad una concezione tra<strong>di</strong>zionale<br />

e, forse, deleteria della professione <strong>di</strong> responsabile della funzione “pianificazione e contro l l o ” .<br />

101 La <strong>di</strong>ffusione degli ERP inizia oggi ad estendersi anche al mondo cooperativo. Un’applicazione degli<br />

ERP nella cooperazione <strong>di</strong> lavoro è stu<strong>di</strong>ata da Sforza (2005).<br />

102 Benché occorra sicuramente intervenire sui processi formativi <strong>di</strong> tali figure professionali per dare<br />

in futuro sempre maggiore rilievo alla <strong>di</strong>mensione sociale – o etica – dell’attività gestionale.


Nell’ambito dell’indagine empirica sul<br />

p rocesso <strong>di</strong> social re p o rt i n g c o o p e r a t i v o ,<br />

o c c o rre poi verificare quale sia l’influenza<br />

esercitata dalla consulenza professionale<br />

in materia <strong>di</strong> bilancio sociale,<br />

<strong>di</strong>stinguendola tra consulenza <strong>di</strong><br />

centrale (servizi consulenziali <strong>di</strong>re t t amente<br />

off e rti da unità organizzative o<br />

da società controllate dalla centrale cooperativa,<br />

oppure da professionisti fortemente<br />

integrati – per valori e storia<br />

personale – con il movimento cooperativo)<br />

e consulenza selezionata sul mercato.<br />

Anche in tal caso, mancano chiare<br />

evidenze sulle scelte effettuate dall’imp<br />

resa cooperativa e sugli esiti che ne<br />

<strong>di</strong>scendono, ad esempio in termini <strong>di</strong><br />

qualità dell’o u t p u t, nonché <strong>di</strong> personalizzazione<br />

o standar<strong>di</strong>zzazione del re p o rt.<br />

Con riferimento alla selezione degli attori<br />

interni e alle loro modalità <strong>di</strong> interazione,<br />

sono fondamentali gli approfon<strong>di</strong>menti<br />

volti a verificare il grado <strong>di</strong><br />

TA B E L L A<br />

9<br />

Il coinvolgimento degli s t a k e h o l d e r nella redazione<br />

dei bilanci sociali <strong>cooperativi</strong><br />

S a l a n i , A N C S T Legacoop<br />

2 0 0 4 Legacoop, 2004 Bologna, 2005<br />

Coinvolgimento degli s t a k e h o l d e r 3 5 , 8 % 5 0 , 0 % 5 3 , 3 %<br />

democraticità realizzato nel corso della<br />

ren<strong>di</strong>contazione (coinvolgimento<br />

della base sociale) e, più in generale,<br />

<strong>di</strong> apertura agli interlocutori sociali<br />

(stakeholder engagement), volti a favorire<br />

p rocessi partecipativi nella valutazione<br />

della p e rf o rm a n c e mutualistica e soc<br />

i a l e 1 0 3 . Le ricerche in materia <strong>di</strong> re n<strong>di</strong>contazione<br />

sociale cooperativa de<strong>di</strong>cano<br />

un f o rte rilievo al processo <strong>di</strong> coinvolgimento<br />

degli s t a k e h o l d e r, cosicché<br />

si <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> informazioni che evidenziano<br />

tendenze non univoche a seconda<br />

dei campioni selezionati (v. tabella<br />

9); la verifica situa il mondo cooperativo<br />

lungo un percorso in part e<br />

ancora da compiere per re a l i z z a re una<br />

m a g g i o re apertura a forme <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione<br />

dei momenti valutativi (e ancor<br />

più degli obiettivi 1 0 4 e delle azioni).<br />

Infine, nel processo <strong>di</strong> re p o rt i n g a s s u m e<br />

rilievo la revisione estern a e la cert i f i c a z i one<br />

degli strumenti informativi in cui es-<br />

L’IMA (Institute of Management Accountants), l’associazione americana degli esperti <strong>di</strong> sistemi inform ativi<br />

<strong>di</strong>rezionali, nel delineare il futuro della professione precisa che: “The demand for highly skilled ma -<br />

nagement accountants is on the rise and, today more than ever, a broader ran ge of competencies is re q u i red. The pro -<br />

fession is transforming: rapid technological advancements, increasing emphasis on e t h i c s, heightened attention to<br />

strategic perf o rmance management, and a resoun<strong>di</strong>ng call for business partner leadership across the finance-operations<br />

f u n c t i o n s” [il neretto è nostro]. Cfr. w w w. i m a n e t . o rg .<br />

1 0 3 Sulle soluzioni per re a l i z z a re il coinvolgimento degli s t a k e h o l d e r, arricchendo le possibilità <strong>di</strong> raccolta<br />

informativa al <strong>di</strong> là della semplice presentazione <strong>di</strong> questionari strutturati, cfr. Miani (2005, pagine<br />

71-73).<br />

104 La concertazione sugli obiettivi comporta, infatti, forme <strong>di</strong> coinvolgimento non soltanto nella ren<strong>di</strong>contazione<br />

consuntiva, bensì ex ante.


so si traduce; revisione della quale valut<br />

a re <strong>di</strong>ffusione, rilevanza e modalità <strong>di</strong><br />

attuazione ed effetti. Su questi aspetti si<br />

hanno modeste informazioni re l a t i v amente<br />

alla cooperazione (sia mutualistiche,<br />

che sociale) 1 0 5 , benché si possa<br />

ragionevolmente sostenere che la re v isione<br />

dei bilanci sociali <strong>di</strong>venga tanto<br />

più cruciale quanto più lo strumento inf<br />

o rmativo è sviluppato per funzioni <strong>di</strong><br />

comunicazione esterna e quanto meno<br />

il processo <strong>di</strong> redazione assicura l’integrazione<br />

dei <strong>di</strong>ff e renti portatori <strong>di</strong> interesse<br />

nella valutazione dell’agire della<br />

cooperativa mutualistica.<br />

F e rmo restando l’usuale ed irrisolto tema<br />

nevralgico relativo all’in<strong>di</strong>pendenza<br />

dei revisori, si può ad esempio cogliere<br />

la rilevanza del tema concernente i soggetti<br />

cui è affidata l’attività <strong>di</strong> re v i s i o n e :<br />

a tale riguardo potrebbe essere significativo<br />

riscontrare se dell’eventuale re v isione<br />

sia incaricata la medesima società<br />

che segue la revisione del bilancio<br />

d ’ e s e rcizio della cooperativa mutualistica<br />

– società tipicamente, ma non necessariamente,<br />

legata alle centrali cooperative<br />

– e se questa sia debitamente<br />

dotata <strong>di</strong> autentiche competenze in<br />

materia <strong>di</strong> social re p o rt i n g 1 0 6 , oppure se<br />

siano previsti processi <strong>di</strong> re v i s i o n e<br />

paralleli a cura <strong>di</strong> società <strong>di</strong>stinte, una<br />

delle quali specializzata nel contro l l o<br />

dei bilanci sociali e dotata <strong>di</strong> peculiari<br />

competenze in materia. Le determ i n a nti<br />

e gli esiti <strong>di</strong> questa scelta possono ess<br />

e re vari. Tra le prime può ragionevolmente<br />

porsi la ricerca <strong>di</strong> economie <strong>di</strong><br />

scopo – che fare b b e ro pre f e r i re l’unicità<br />

del soggetto re v i s o re 1 0 7 – mentre la ric<br />

e rca dell’affidabilità del processo <strong>di</strong><br />

verifica esterna farebbe pre f e r i re la soluzione<br />

“binaria” (svolgimento delle<br />

due forme <strong>di</strong> a u d i t i n g in parallelo), salvo<br />

che all’interno dell’unica società <strong>di</strong> revisione<br />

incaricata sia stato realizzato il<br />

necessario accumulo <strong>di</strong> competenze attraverso<br />

la costituzione <strong>di</strong> una b u s i n e s s<br />

u n i t specializzata in materia <strong>di</strong> re v i s i o n e<br />

dei social re p o rt.<br />

Infine 108 , l’ultima categoria <strong>di</strong> fattori interni<br />

<strong>di</strong> influenza sul social reporting attiene<br />

alle attitu<strong>di</strong>ni, visioni e percezioni<br />

del top management e del personale<br />

aziendale coinvolto nel processo <strong>di</strong> so -<br />

cial reporting (Contrafatto, 2005).<br />

105 Alcuni stu<strong>di</strong> internazionali mostrano come solo un quarto delle imprese capitalistiche <strong>di</strong>a luogo alla<br />

revisione del bilancio sociale.<br />

106 A <strong>di</strong>fferenza del responsabile dell’area “pianificazione e controllo” – figura che ha subito una profonda<br />

evoluzione con il mutare delle metodologie <strong>di</strong> management e <strong>di</strong> programmazione e controllo –<br />

il revisore è titolare <strong>di</strong> competenze realmente incentrate sulla contabilità e sulla cultura economicofinanziaria<br />

e giuri<strong>di</strong>ca.<br />

107 All’interno dei social report può farsi infatti uso <strong>di</strong> informazioni economiche <strong>di</strong>rettamente derivate<br />

dalla contabilità (ad es. costi <strong>di</strong> formazione del personale) o da rielaborazioni <strong>di</strong> dati contabili o dai<br />

valori rilevati nel conto economico (ad esempio, per l’analisi della <strong>di</strong>stribuzione del valore aggiunto),<br />

cosicché un unitario processo <strong>di</strong> revisione potrebbe ridurre i tempi ed i costi delle verifiche, evitando<br />

inutile duplicazioni.<br />

108 Si esclude dall’analisi – per ragioni <strong>di</strong> brevità – la verifica dei me<strong>di</strong>a utilizzati per la <strong>di</strong>ffusione del so -<br />

cial report da parte dell’impresa cooperativa; la letteratura internazionale sul corporate social reporting sembra<br />

riscontrare il massimo favore per il web. Questa conclusione rende significativo l’analogo riscontro<br />

da compiersi all’interno del mondo cooperativo. Infatti, se il web assicura la massima <strong>di</strong>ffusione potenziale<br />

dell’informazione sociale, il <strong>di</strong>alogo intracooperativo e la presentazione pubblica alle comunità<br />

<strong>di</strong> riferimento devono sempre assumere un ruolo car<strong>di</strong>ne nell’ambito <strong>di</strong> imprese fondate su relazioni<br />

comunitarie e fortemente legate al sistema sociale.


In part i c o l a re, alcuni stu<strong>di</strong> evidenziano<br />

i processi <strong>di</strong> cambiamento dei ru oli<br />

chiave quale fattore al quale si correlano<br />

forti mo<strong>di</strong>fiche del processo <strong>di</strong><br />

d i ffusione <strong>di</strong> informazioni a carattere<br />

s o c i a l e 1 0 9 . Dal punto <strong>di</strong> vista della ric<br />

e rca sulle cooperative mutualistiche,<br />

si è sostanzialmente privi <strong>di</strong> conclusioni<br />

<strong>di</strong>sponibili al riguardo, ma si<br />

può form u l a re l’ipotesi che, uscendo<br />

al <strong>di</strong> fuori del sistema delle impre s e<br />

capitalistiche, tale fattore eserciti un<br />

m i n o re rilievo, sia per la presenza <strong>di</strong><br />

una cultura “forte” che accomuna i soci<br />

cooperatori e riduce il grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>ff<br />

e renziazione interna rispetto ad altri<br />

modelli <strong>di</strong> impresa, sia per il maggior<br />

grado <strong>di</strong> collegialità delle decisioni<br />

derivante dal carattere democratico<br />

della sua g o v e rn a n c e.<br />

6.4. Le funzioni del social re p o rt i n g<br />

c o o p e r a t i v o<br />

L’ultima domanda sul social re p o rt i n g c ooperativo<br />

attiene alle f u n z i o n i c o n c re t amente<br />

svolte dall’informativa sociale.<br />

La letteratura internazionale ha pro p osto<br />

<strong>di</strong>verse elaborazioni teoriche inerenti<br />

al ruolo del corporate social re p o rt i n g,<br />

le quali oscillano tra <strong>di</strong>ff e renti appro c c i ,<br />

alcuni deneganti la rilevanza della comunicazione<br />

sociale, altri che ne sostengono<br />

l’utilità in ragione delle funzioni<br />

o valenze che ad essa possono ricondursi.<br />

Tali approcci sono eff i c a c emente<br />

sistematizzati da Contrafatto<br />

(2004), il quale <strong>di</strong>stingue le seguenti<br />

p rospettive: 1) economia liberista; 2)<br />

socialismo ra<strong>di</strong>cale; 3) approccio manageriale;<br />

4) approccio degli e d u c a t i o n a l i s t s.<br />

Le critiche più accese al social re p o rt i n g<br />

p rovengono da versanti culturali contrapposti,<br />

quello degli economisti liberisti<br />

“alla Friedman” – che re p u t a n o<br />

questo processo <strong>di</strong> d i s c l o s u re e s t r a n e o<br />

alla ragion d’essere dell’impresa, ritratta<br />

come una macchina che deve<br />

soltanto assicurare la massima eff icienza<br />

nel cre a re valore a favore degli<br />

azionisti e soltanto questa attitu<strong>di</strong>ne<br />

deve re n d i c o n t a re – e quello dei socialisti<br />

ra<strong>di</strong>cali inglesi, per i quali i bilanci<br />

sociali d’impresa sono stru m e n t i<br />

manipolatori progettati – come ogni<br />

a l t ro strumento informativo d’azienda<br />

– dai gruppi sociali dominanti per raff<br />

o rz a re la propria posizione <strong>di</strong> vantaggio<br />

ed accre s c e re le possibilità <strong>di</strong> cont<br />

rollo nei confronti degli altri gru p p i<br />

sociali (Puxty, 1986).<br />

Con riferimento all’ambito cooperativo,<br />

a queste due tesi deneganti il ru olo<br />

del social re p o rt i n g se ne potrebbe avv<br />

i c i n a re una terza, riconducibile ad un<br />

filone, per così <strong>di</strong>re, f i d e i s t i c o - o t t i m i s t a,<br />

del quale – benché non sia form a l i z z ato<br />

– si ode occasionalmente la voce.<br />

Questa posizione è legata alla tesi che<br />

identifica aprioristicamente in t u t t e l e<br />

cooperative altrettante imprese natur<br />

a l m e n t e orientate alla re a l i z z a z i o n e<br />

<strong>di</strong> scopi sociali ulteriori al mero beneficio<br />

mutualistico 1 1 0 (elemento f i d e i s t i -<br />

c o). Stando così le cose, l’inclusione in<br />

109 Questa categoria <strong>di</strong> fattori interni si amplia ad ulteriori variabili, tra le quali: l’atteggiamento verso<br />

l’inclusione <strong>di</strong> valutazioni autocritiche quale espressione <strong>di</strong> trasparenza informativa (della quale si è<br />

detto supra, par. 6.2.); l’atteggiamento verso le ipotesi <strong>di</strong> regolamentazione del bilancio sociale; la percezione<br />

dei costi del social reporting (vedasi supra a proposito della performance economico-finanziaria<br />

quale fattore <strong>di</strong> influenza sulla ren<strong>di</strong>contazione sociale), ecc.<br />

1 1 0 Si è chiarito s u p r a da parte <strong>di</strong> Matacena (cfr. par. 1) che l’ampliamento del finalismo cooperativo è l’esito<br />

<strong>di</strong> un processo <strong>di</strong> cambiamento che p u ò i n t e re s s a re date unità appartenenti a questo movimento.


questa linea <strong>di</strong> pensiero <strong>di</strong> una componente<br />

o t t i m i s t a, la quale ipotizzi implicitamente<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> perfetta razionalità<br />

del decisore cooperativo, pot<br />

rebbe port a re a sostenere che sia la<br />

statuizione <strong>di</strong> un dovere inform a t i v o ,<br />

sia la conseguente adozione <strong>di</strong> strumenti<br />

<strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale, siano in<br />

questo contesto privi <strong>di</strong> significato: si<br />

dà cioè per scontato che gli organi <strong>di</strong><br />

g o v e rno e <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione dell’impre s a<br />

cooperativa sapranno n a t u r a l m e n t e f o rm<br />

u l a re scelte massimizzanti la funzione<br />

obiettivo costruita conglobando il<br />

beneficio mutualistico, la mutualità<br />

e s t e rna <strong>di</strong> movimento e la socialità<br />

verso tutti i portatori <strong>di</strong> intere s s e<br />

(massimizzazione sotto il vincolo delle<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> equilibrio economicof<br />

i n a n z i a r i o ) 1 1 1 ; pertanto, né all’intern o<br />

(comunità dei soci), né all’estern o<br />

(movimento cooperativo, singoli s t a k e -<br />

h o l d e r, comunità) si dovre b b e ro esprim<br />

e re attese informative rispetto all’efficacia<br />

dell’azione cooperativa. Dal<br />

punto <strong>di</strong> vista economico-aziendale,<br />

tale posizione fideistico-ottimista non<br />

a p p a re sostenibile, poiché nelle cooperative<br />

mutualistiche – come in<br />

ogni altra impresa – il livello <strong>di</strong> imp<br />

ren<strong>di</strong>torialità e managerialità è naturalmente<br />

<strong>di</strong>ff o rme da impresa ad imp<br />

resa, cosicché assume rilievo per cia-<br />

scun interlocutore poter verificare<br />

quale sia il livello <strong>di</strong> efficacia della<br />

singola cooperativa (e dei suoi org a n i<br />

<strong>di</strong> vert i c e ) .<br />

A l t re posizioni teoriche annettono invece<br />

al social re p o rt i n g rilevanti benefici;<br />

la prospettiva m a n a g e r i a l e 1 1 2 li lega<br />

alla razionalizzazione dei processi <strong>di</strong><br />

g o v e rno e <strong>di</strong>rezione, nonché all’impatto<br />

sull’immagine e la re p u t a z i o n e<br />

aziendale, assegnando al social re p o r -<br />

t i n g un ruolo che qui può definirsi<br />

s t ru m e n t a l e. Infine, la prospettiva degli<br />

e d u c a t i o n a l i s t s ( G r a y, Owen e Adams,<br />

1996) sottolinea ulteriori effetti positivi<br />

esercitati dalla comunicazione<br />

socio-ambientale: la crescita del grado<br />

<strong>di</strong> democrazia partecipativa caratterizzante<br />

una s o c i e t à, resa possibile<br />

dall’adesione dell’azienda <strong>di</strong> pro d uzione<br />

ad un modello <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza<br />

d ’ i m p resa (corporate citizenship) che la<br />

inserisca più in profon<strong>di</strong>tà nel sistema<br />

sociale e la induca a <strong>di</strong>alogare<br />

con le altre componenti della società<br />

nella ricerca del bene comune (delineando<br />

un ruolo e d u c a t i v o della re n d icontazione<br />

sociale per le aziende che<br />

vi danno vita).<br />

Le argomentazioni <strong>di</strong> seguito proposte<br />

sulla funzione della re n d i c o n t a z i o n e<br />

sociale, si collocano pre v a l e n t e m e n t e<br />

nella prospettiva manageriale.<br />

1 1 1 In altri termini, il decisore cooperativo assumerebbe il profilo <strong>di</strong> chi sia in grado <strong>di</strong> operare con sistematicità<br />

la valutazione ex ante ed ex post dei molteplici effetti interni ed esterni dei processi gestionali<br />

<strong>di</strong> cui si valuta l’adozione. Si darebbe cioè per scontato che questo decisore (solitamente collettivo)<br />

possa applicare un complesso algoritmo che intrecci congiuntamente valutazioni <strong>di</strong> economicità<br />

(per l’attitu<strong>di</strong>ne alla sopravvivenza e allo sviluppo dell’impresa cooperativa), valutazioni in or<strong>di</strong>ne<br />

alla realizzazione del beneficio mutualistico, valutazioni <strong>di</strong> impatto sul movimento cooperativo, valutazioni<br />

<strong>di</strong> beneficio sociale producibili nella relazione con gli stakeholder <strong>cooperativi</strong> (ulteriori rispetto<br />

ai soci), riconoscendo e soppesando i potenziali trade-off tra ciascuna <strong>di</strong>mensione valutativa o condensandole<br />

me<strong>di</strong>ante processi <strong>di</strong> ponderazione in una medesima funzione obiettivo eretta a bottom li -<br />

ne dell’impren<strong>di</strong>tore cooperativo. Il tutto, soprattutto, identificando sempre l’alternativa più efficace<br />

tra le molteplici possibili.<br />

112 Per la letteratura internazionale, managerialism.


In questa luce, si sviluppa più analiticamente<br />

l’ultimo quesito sul social re p o rt i n g<br />

cooperativo: a quale funzione (scopo) esso è<br />

<strong>di</strong> fatto destinato? A tale riguardo possono<br />

p roporsi alcune risposte possibili:<br />

• comunicazione con gli stakeholder <strong>cooperativi</strong>;<br />

• pianificazione;<br />

• monitoraggio;<br />

• miglioramento dell’immagine;<br />

• competizione;<br />

• raff o rzamento della cultura org a n i zzativa<br />

113 .<br />

La ricerca internazionale si è posta<br />

questa domanda relativamente al c o r -<br />

porate social re p o rt i n g, e <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong> sono<br />

giunti alla conclusione che, nelle<br />

i m p rese capitalistiche, sia pre v a l e n t e<br />

una scelta <strong>di</strong> misurazione della p e rf o r -<br />

m a n c e sociale finalizzata al miglioramento<br />

dell’immagine e all’aff e rm a z i one<br />

della leadership verso i concorre n t i<br />

nelle pratiche <strong>di</strong> CSR e <strong>di</strong> social re p o r -<br />

t i n g. Nell’ambito cooperativo, le ricerche<br />

sul campo analizzano le funzioni<br />

del bilancio sociale in termini pre t t amente<br />

qualitativi-valutativi, giungendo<br />

alla conclusione che la finalità primaria<br />

ricercata attraverso la re d a z i o n e<br />

del bilancio sociale è la comunicazione<br />

con gli s t a k e h o l d e r c o o p e r a t i v i<br />

(CE.I.S.CO., 1999) 1 1 4 .<br />

Le ricerche condotte sui contenuti dei<br />

bilanci sociali evidenziano ulteriori risultanze<br />

inerenti al ruolo della strumentazione<br />

informativa nel pro c e s s o<br />

<strong>di</strong> pianificazione, programmazione e<br />

c o n t rollo (riportate nella tabella 10<br />

pubblicata nella pagina successiva).<br />

Dal comportamento della m a g g i o r a n z a<br />

delle imprese cooperative che danno<br />

luogo al social re p o rt i n g, emerge pert a nto<br />

la sottovalutazione del ruolo che<br />

tale processo può espletare qualora<br />

reso parte integrante del sistema <strong>di</strong><br />

pianificazione e controllo. Quanto alle<br />

unità che attuano il confronto in<strong>di</strong>cato,<br />

occorre rebbe comunque appro f o nd<br />

i re il tema, per verificare l’art i c o l a z i one<br />

degli obiettivi, compre n d e re se gli<br />

obiettivi in<strong>di</strong>cati nel bilancio sociale<br />

siano le uniche mete pro g r a m m a t e<br />

per in<strong>di</strong>rizzare la gestione o se vi siano<br />

p rocessi strutturati <strong>di</strong> pianificazione<br />

sociale con i quali il social re p o rt i n g s i<br />

integra, come si verifica in alcune<br />

esperienze cooperative 1 1 5 .<br />

Questo per quanto concerne lo stato<br />

113 La lista delle funzioni non è ovviamente chiusa; si potrebbe sostenere, ad esempio, che il bilancio<br />

sociale possa <strong>di</strong>venire strumento <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento all’interno del mondo cooperativo, da cui le iniziative<br />

<strong>di</strong> sperimentazione – volute da alcune centrali cooperative – <strong>di</strong> bilanci sociali consolidati relativamente<br />

a dati settori <strong>di</strong> attività, per i quali si rinvia a Salani (2004, p. 206 e ss.).<br />

Inoltre, il bilancio sociale può <strong>di</strong>venire strumento <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento delle politiche sociali sviluppate<br />

da <strong>di</strong>verse categorie <strong>di</strong> aziende: enti pubblici, aziende non profit, imprese cooperative. Una tesi generale<br />

in tal senso è espressa da Fiorentini e Preite (2002), ed è riproposta nell’ambito cooperativo da<br />

Legacoop Bologna (2005), nonché, nell’ambito sportivo non profit, da Marano (2006).<br />

114 Al <strong>di</strong> là dei molteplici aspetti <strong>di</strong>fferenziatori (metodologici, centrale cooperativa <strong>di</strong> riferimento nella<br />

costruzione del campione, ecc.), un più frequente orientamento verso l’attività <strong>di</strong> pianificazione,<br />

programmazione e controllo rivelata dai risultati <strong>di</strong> altre ricerche può forse spiegarsi in ragione del<br />

quinquennio trascorso dalla conduzione <strong>di</strong> quello stu<strong>di</strong>o, circostanza che ha sicuramente favorito una<br />

crescita della cultura del bilancio sociale nel mondo cooperativo.<br />

115 Il caso Camst presenta, ad esempio, un’esperienza <strong>di</strong> redazione <strong>di</strong> bilancio sociale preventivo, ovvero<br />

<strong>di</strong> redazione <strong>di</strong> programmi sociali contenenti impegni formalizzati e quantificati che il management<br />

cooperativo intende realizzare nello svolgimento dell’attività gestionale.


dell’arte dello stu<strong>di</strong>o delle funzioni <strong>di</strong><br />

ren<strong>di</strong>contazione sociale cooperativa.<br />

Possono però proporsi alcune considerazioni<br />

generali relativamente al tema<br />

della misurazione delle performance sociali<br />

nei processi <strong>di</strong> pianificazione, programmazione<br />

e controllo.<br />

Si tratta a nostro avviso <strong>di</strong> una frontiera<br />

per il futuro sviluppo cooperativo.<br />

L’assenza <strong>di</strong> rapporti informativi decisionali<br />

a contenuto socio-mutualistico<br />

priva infatti gli organi decisionali <strong>di</strong> numerose<br />

cooperative <strong>di</strong> una base fondamentale<br />

per un consapevole eserc i z i o<br />

dei compiti <strong>di</strong> pianificazione e controllo<br />

strategico, nonché per la formulazione<br />

delle decisioni <strong>di</strong> gestione corrente.<br />

In effetti, tali strumenti inform a t i v i<br />

possono accompagnare il m a n a g e m e n t<br />

nelle più svariate classi <strong>di</strong> decisioni:<br />

dalle decisioni <strong>di</strong> p r i c i n g (ad esempio,<br />

nelle imprese cooperative della grande<br />

<strong>di</strong>stribuzione, allo scopo <strong>di</strong> orientare il<br />

socio-consumatore o il cliente esterno<br />

verso scelte <strong>di</strong> consumo eco-sostenibili,<br />

attraverso il lungimirante intervento<br />

sui livelli <strong>di</strong> prezzo delle varie referenze<br />

e, a monte, sui margini unitari lor<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

ven<strong>di</strong>ta o sui <strong>di</strong>rect product profit unitari),<br />

alle scelte <strong>di</strong> re-engineering dei processi<br />

p roduttivi (da finalizzare sia all’incre-<br />

TA B E L L A<br />

1 0<br />

C o n f ronto obiettivi-risultati nei bilanci sociali<br />

delle cooperative italiane<br />

S a l a n i , A N C S T Legacoop<br />

2 0 0 4 Legacoop, 2004 Bologna, 2005<br />

C o n f ronto obiettivi-risultati 3 0 , 2 % 1 1 6 3 3 , 3 % 3 3 , 3 %<br />

mento delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> efficienza e<br />

dei livelli qualitativi <strong>di</strong> prodotti e servizi<br />

aziendali, sia al benessere psico-fisico<br />

del prestatore <strong>di</strong> lavoro e al contenimento<br />

dell’impatto ambientale).<br />

R i c o rre dunque il tra<strong>di</strong>zionale adagio<br />

della letteratura <strong>di</strong> management contro l<br />

secondo il quale you get what you measure<br />

(“si ottiene ciò che si misura”); applicato<br />

al mondo cooperativo, suggerisce<br />

che, nonostante la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> un<br />

finalismo allargato, gli intenti finalizzanti<br />

l’azione cooperativa possono<br />

stentare a tradursi in corrispondenti risultati<br />

laddove manchi un sistema <strong>di</strong><br />

monitoraggio che in<strong>di</strong>chi la posizione<br />

raggiunta e detti la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> marcia.<br />

Oltre tutto, il social reporting decisionale,<br />

applicato in fase <strong>di</strong> pianificazione accanto<br />

agli or<strong>di</strong>nari strumenti per la valutazione<br />

del ritorno finanziario degli<br />

investimenti (VAN, ecc.) e del beneficio<br />

economico mutualistico incrementale,<br />

può costituire fattore <strong>di</strong> efficienza dei pro -<br />

cessi decisionali, poiché consente a tutti i<br />

partecipanti <strong>di</strong> valutare più rapidamente<br />

i complessi e variegati esiti che si<br />

c o rrelano a date alternative <strong>di</strong> scelta,<br />

f a v o rendo la valutazione sistematica<br />

dei <strong>di</strong>versi e complementari impatti sul<br />

finalismo cooperativo. Il social re p o rt i n g<br />

116 Nel 7,5% dei casi il confronto non poteva essere operato in quanto si trattava della prima e<strong>di</strong>zione<br />

del documento <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione sociale.


può così limitare uno dei tra<strong>di</strong>zionali<br />

gap che il modello <strong>di</strong> governance democratica<br />

cooperativa presenta rispetto<br />

all’agilità delle linee <strong>di</strong> comando gerarchiche<br />

dell’impresa capitalistica tra<strong>di</strong>zionale:<br />

la lentezza del processo decisionale,<br />

talora condannato a svolgersi<br />

nel logorante confronto <strong>di</strong> punti <strong>di</strong> vista<br />

non corredati da basi valutative formalizzate.<br />

Il processo <strong>di</strong> implementazione <strong>di</strong> tale<br />

s t rumentazione informativa potre b b e<br />

i n o l t re contribuire al cambiamento<br />

delle imprese capitalistiche, dando<br />

realizzazione alla tesi che pro p o n e<br />

l ’ i m p resa cooperativa come modello<br />

d ’ i m p resa del futuro. Infatti, nel momento<br />

in cui si sostiene che anche le<br />

i m p rese capitalistiche, nel fare pro p r i<br />

i principi <strong>di</strong> responsabilità sociale,<br />

mutano ed ampliano il proprio finalismo,<br />

<strong>di</strong>viene rilevante che esse si dotino<br />

<strong>di</strong> parametri obiettivo per guidare<br />

consapevolmente la propria azione e<br />

m i s u r a re il grado <strong>di</strong> rispetto degli int<br />

e ressi <strong>di</strong> cui i propri interlocutori sono<br />

portatori; quest’ultima esigenza<br />

delinea una forma <strong>di</strong> innovazione delle<br />

pro c e d u re <strong>di</strong> pianificazione non frequentemente<br />

applicata in quel contesto,<br />

come rivelano alcune ricerche sul<br />

campo – tra le quali quella <strong>di</strong> Innes e<br />

N o rr i s (2002). L’esperienza cooperativa<br />

potrebbe così <strong>di</strong>ventare un faro per<br />

la crescita dell’impresa capitalistica<br />

nel campo delle metodologie <strong>di</strong> gestione<br />

della responsabilità sociale,<br />

contribuendo così a m i g l i o r a re il merc ato<br />

quale sistema <strong>di</strong> relazioni intersoggettive<br />

(astrattamente identificate<br />

nella domanda e nell’off e rt a ) .<br />

Il tentativo <strong>di</strong> spiegare la frequente assenza<br />

<strong>di</strong> valutazioni e misurazioni <strong>di</strong><br />

p e rf o rm a n c e sociali all’interno dei processi<br />

<strong>di</strong> pianificazione e pro g r a m m azione<br />

fa riemergere la tesi secondo la<br />

quale è essenziale assicurare il coinvolgimento<br />

della funzione “amministrazione<br />

e controllo” e, in particolare, del<br />

responsabile dell’area “pianificazione e<br />

controllo” 117 .<br />

In effetti, i casi nei quali tale coinvolgimento<br />

non si realizza fanno emergere<br />

alcuni motivi <strong>di</strong> perplessità nella riflessione<br />

dell’aziendalista, in part i c o l a re<br />

per quanto concerne:<br />

• il rischio <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> sistematicità<br />

nel m a n a g e m e n t della p e rf o rm a n c e s o c i ale;<br />

infatti, laddove la definizione <strong>di</strong><br />

obiettivi e la misurazione dei risultati<br />

sociali siano separate dalle pro c e d u re<br />

perio<strong>di</strong>che <strong>di</strong> programmazione e cont<br />

rollo b u d g e t a r i o, si può pro d u rre una<br />

immotivata scissione tra le due fondamentali<br />

<strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> un u n i t a r i o s istema<br />

<strong>di</strong> operazioni gestionali; occorre<br />

al contrario identificare le soluzioni<br />

o rganizzative più razionali per implem<br />

e n t a re quel modello <strong>di</strong> gestione socio-economica<br />

programmata già delineato<br />

da Matacena (1984) quasi un<br />

q u a rto <strong>di</strong> secolo fa;<br />

• il rischio <strong>di</strong> vivere il profilo della per -<br />

formance sociale soltanto sul piano valoriale<br />

– formalizzato o meno in carte o<br />

co<strong>di</strong>ci etici – seguiti soltanto da processi<br />

valutativi attuati in sede <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>contazione<br />

consuntiva; una socialità<br />

così confinata nell’analisi del passato e<br />

non adeguatamente inserita nella pro-<br />

117 Diversamente da quanto si verifica usualmente, per lo meno nelle imprese capitalistiche. Cfr. supra,<br />

nel par. 6.3.


grammazione del futuro cooperativo;<br />

• le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> efficienza nello svolgimento<br />

dei processi <strong>di</strong> misurazione,<br />

sdoppiati sul piano dei flussi informativi,<br />

sebbene tra andamenti economico-finanziari<br />

e risultati sociali vi sia<br />

un’ineliminabile inter<strong>di</strong>pendenza (ad<br />

esempio, accettazione <strong>di</strong> livelli <strong>di</strong> costo<br />

superiore al minimo teoricamente possibile<br />

in vista del conseguimento dell’obiettivo<br />

mutualistico o per eff e t t o<br />

dell’applicazione <strong>di</strong> principi d’azione<br />

ispirati a canoni <strong>di</strong> comportamento responsabile<br />

verso i fornitori e i clienti);<br />

• la circostanza che tale figura, più <strong>di</strong><br />

qualsiasi ruolo <strong>di</strong>rettivo interno alla<br />

funzione “amministrazione e contro llo”<br />

è portatrice <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> valori<br />

etici <strong>di</strong> riferimento, sanciti dai principi<br />

<strong>di</strong> condotta dell’I.M.A. (Institute of Ma -<br />

nagement Accountants): si tratta <strong>di</strong> stand<br />

a rd inerenti alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> chiarezza,<br />

affidabilità e imparzialità, cui<br />

ispirarsi nell’elaborazione dell’informazione<br />

inclusa nel re p o rt i n g d e c i s i onale<br />

e valutativo; si tratta altresì <strong>di</strong> un<br />

principio valoriale pronto ad essere<br />

trasferito sul piano dei processi <strong>di</strong> misurazione<br />

<strong>di</strong> altre categorie <strong>di</strong> p e rf o r -<br />

m a n c e (quelle sociali), destinate ad utilizzatori<br />

in parte uguali (organi <strong>di</strong>re t t ivi),<br />

in parte <strong>di</strong>versi.<br />

Laddove, invece, si realizzi l’integrazione<br />

dei processi <strong>di</strong> misurazione delle<br />

p e rf o rm a n c e sociali e <strong>di</strong> misurazione<br />

economico-finanziaria, la determ i n azione<br />

dei risultati sociali extramutualistici<br />

comporta un passo in avanti rispetto<br />

al tra<strong>di</strong>zionale agire del responsabile<br />

dei sistemi informativi <strong>di</strong>rezionali;<br />

quest’ultimo non dovrà soltanto<br />

pro i e t t a re il processo <strong>di</strong> misurazione<br />

verso l’esterno (ad esempio, misurazione<br />

<strong>di</strong> variabili <strong>di</strong> mercato), ciò<br />

che è già vero per una parte rilevante<br />

delle informazioni incluse nei sistemi<br />

<strong>di</strong> controllo strategico e nelle b a l a n c e d<br />

s c o re c a rd ( i n f o rmazioni inerenti ad<br />

esempio al livello <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong><br />

clienti esterni dei beni e servizi della<br />

cooperativa <strong>di</strong> pro d u z i o n e - l a v o ro; alla<br />

p e rf o rm a n c e comparata della cooperativa<br />

<strong>di</strong> consumo rispetto alla grande imp<br />

resa multinazionale della <strong>di</strong>stribuzione<br />

organizzata, ecc.). Al contrario,<br />

gli sarà richiesta anche l’interazione<br />

con l’ambiente esterno e con gli s t a k e -<br />

h o l d e r che lo popolano.<br />

La transizione dalla formulazione del<br />

para<strong>di</strong>gma MGA alla sua verifica nel<br />

contesto delle cooperative mutualistiche<br />

– con part i c o l a re riguardo all’implementazione<br />

dell’a c c o u n t a b i l i t y i s t i t uzionale,<br />

basata sulla redazione <strong>di</strong> social<br />

report o bilanci sociali – ha comportato<br />

la lettura sistematica delle risultanze <strong>di</strong><br />

una pluralità <strong>di</strong> indagini sul campo.<br />

Sotto questo profilo, l’a c c o u n t a b i l i t y i s t ituzionale<br />

della cooperativa mutualistica<br />

– osservata in termini s i n c ro n i c i – è al<br />

contempo caratterizzata da profili positivamente<br />

apprezzabili e da rilevanti<br />

spazi <strong>di</strong> miglioramento. Tra i primi ci si<br />

limita a citare, per brevità, il rigore metodologico,<br />

le modalità <strong>di</strong> art i c o l a z i o n e<br />

d e l l ’ i n f o rmativa, la tensione verso la<br />

t r a s p a ren za (verosimilmente attestata<br />

dall’uso sostanziale <strong>di</strong> valutazioni autocritiche),<br />

la reiterazione nel tempo.<br />

È invece carente il grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>ff u s i o n e<br />

del bilancio sociale (sebbene risulti ancora<br />

<strong>di</strong>fficile form u l a re tesi definitive a<br />

questo riguardo), ciò che parrebbe delin<br />

e a re una larga prevalenza <strong>di</strong> casi nei<br />

quali l’a c c o u n t a b i l i t y della cooperativa<br />

mutualistica si arresta a forme <strong>di</strong> comunicazione<br />

<strong>di</strong> tipo amministrativo e gestionale.<br />

Nelle realtà impegnate nella


edazione <strong>di</strong> bilanci sociali, il grado <strong>di</strong><br />

coinvolgimento degli s t a k e h o l d e r non è<br />

i n o l t re sempre adeguato, ciò che può<br />

c o n f i n a re ad un piano pre v a l e n t e m e n t e<br />

autovalutativo il processo <strong>di</strong> misurazione<br />

dei risultati sociali, part i c o l a rm e n t e<br />

<strong>di</strong> quelli extramutualistici; nei pro c e s s i<br />

<strong>di</strong> governo e <strong>di</strong>rezione cooperativa si<br />

ravvisa un grado <strong>di</strong> utilizzo dell’informativa<br />

sociale suscettibile <strong>di</strong> cre s c i t a ;<br />

analogamente, si potrà perf e z i o n a re la<br />

t r a s p a renza su aspetti qualificanti la<br />

p roduzione del beneficio mutualistico<br />

(politiche <strong>di</strong> ristorn o ) .<br />

Altri aspetti significativi non sono viceversa<br />

valutabili sulla base delle risultanze<br />

<strong>di</strong> indagini mirate a scopi non<br />

pienamente corrispondenti ai presenti<br />

obiettivi <strong>di</strong> ricerca.<br />

Considerazioni del tutto <strong>di</strong>verse possono<br />

formularsi se ci si pone in ottica <strong>di</strong>a -<br />

cronica. Malgrado le <strong>di</strong>verse metodologie<br />

ostacolino la possibilità <strong>di</strong> comparazione<br />

dei risultati <strong>di</strong> ricerca conseguiti<br />

lungo un periodo <strong>di</strong> tempo <strong>di</strong> poco<br />

superiore al lustro, si ha la sensazione<br />

<strong>di</strong> un percorso <strong>di</strong> marcia che sta gradualmente<br />

conducendo verso la <strong>di</strong>ffusione<br />

e il consolidamento della cultura<br />

della ren<strong>di</strong>contazione sociale.<br />

Tuttavia, il lavoro <strong>di</strong> analisi svolto consente<br />

anche la formulazione <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zi<br />

relativamente allo stato dell’arte della ricer -<br />

ca nazionale sul social reporting cooperativo,<br />

la quale appare pertanto contrassegnata<br />

da:<br />

• una modesta conoscenza del grado <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ffusione del bilancio sociale all’interno<br />

del movimento cooperativo, poiché<br />

tale obiettivo <strong>di</strong> ricerca ha <strong>di</strong> rado ispirato<br />

la conduzione degli stu<strong>di</strong> sulla<br />

ren<strong>di</strong>contazione sociale cooperativa;<br />

quando ciò è accaduto, i lavori <strong>di</strong> ricerca<br />

hanno incontrato <strong>di</strong>fficoltà tali da<br />

f re n a re la significatività statistica dell’analisi;<br />

• un’analisi approfon<strong>di</strong>ta del contenuto<br />

dei bilanci sociali <strong>cooperativi</strong>;<br />

• marcate lacune conoscitive rispetto<br />

ai fattori <strong>di</strong> influenza sulla ren<strong>di</strong>contazione<br />

sociale cooperativa, part i c o l a rmente<br />

con riferimento ai fattori interni;<br />

• una conoscenza migliorabile delle<br />

funzioni annesse ai bilanci sociali delle<br />

i m p rese cooperative, benché alcune evidenze<br />

appaiano comunque aff i d a b i l i .<br />

In conclusione dello stu<strong>di</strong>o non può<br />

negarsi che il lavoro da fare sia molto.<br />

Per tutti.<br />

Per i cooperatori, sempre più chiamati<br />

a prendere coscienza delle valenze della<br />

ren<strong>di</strong>contazione sociale ed a perf ez<br />

i o n a rne l’uso nell’interesse proprio e<br />

della comunità.<br />

Per gli stu<strong>di</strong>osi, ai quali viene richiesto<br />

<strong>di</strong> appro f o n d i re la conoscenza del fenomeno,<br />

in modo da rispondere alle svariate<br />

domande – <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> form azione<br />

– che provengono dalla società.<br />

Per le centrali cooperative, che dovranno<br />

favorire processi culturali <strong>di</strong> <strong>di</strong>ff usione<br />

della ren<strong>di</strong>contazione sociale e<br />

farne strumento <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo del movimento<br />

cooperativo.<br />

Non sono questi, dopo tutto, obiettivi<br />

sociali rispetto ai quali condurre una<br />

futura ren<strong>di</strong>contazione?<br />

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