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Le stele di Bologna di V secolo a.C.: modelli iconografici tra Grecia ...

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E. Govi - <strong>Le</strong> <strong>stele</strong> <strong>di</strong> <strong>Bologna</strong> <strong>di</strong> V sec. a.C.: <strong>modelli</strong> <strong>iconografici</strong> <strong>tra</strong> <strong>Grecia</strong> ed Etruria<br />

nelle coeve tombe <strong>di</strong>pinte trova una redazione più<br />

compiuta, come mos<strong>tra</strong> ad es. la Tomba dei Demoni Azzurri<br />

26 .<br />

Questa proposta <strong>di</strong> lettura necessita però <strong>di</strong><br />

essere ulteriormente sostanziata me<strong>di</strong>ante il confronto<br />

con l'universo ideologico esplicitato all'interno dei corre<strong>di</strong><br />

felsinei coevi. Purtroppo non è possibile aggiungere<br />

alcunché al tentativo già fatto <strong>di</strong> ricollegare le <strong>stele</strong> ai<br />

contesti funerari 27 , peraltro quasi sempre violati in antico,<br />

e questa lacuna inficia anche la possibilità <strong>di</strong> ancorare<br />

tutti i monumenti ad una griglia cronologica precisa. Il<br />

ricco patrimonio iconografico offerto dalla ceramica attica<br />

rinvenuta nelle tombe costituisce allora l'ideale campo <strong>di</strong><br />

indagine per cogliere la corrispondenza <strong>tra</strong> l'immaginario<br />

delle <strong>stele</strong> e l'ideologia funeraria che regola la composizione<br />

del corredo e la selezione dei vasi importati.<br />

Certamente predominano le variegate e polisemantiche<br />

iconografie <strong>di</strong> stampo <strong>di</strong>onisiaco 28 , che in taluni casi<br />

trovano una significativa equivalenza sulle <strong>stele</strong> (figg. 4 e<br />

14). Ma nelle tombe felsinee <strong>di</strong> pieno V <strong>secolo</strong> non stupisce<br />

trovare anche quegli stessi temi riconosciuti come<br />

fonte iconografica per gli scalpellini bolognesi, ovvero il<br />

viaggio su carro <strong>di</strong> Eos (fig. 15) e l'apoteosi <strong>di</strong> Herakles<br />

(fig. 16). Il primo è attestato da tre vasi attici recuperati nei<br />

sepolcreti Arnoal<strong>di</strong> e De Luca 29 , ma nelle tombe felsinee<br />

la dea compare anche nel più noto schema iconografico<br />

con Kephalos 30 . Discusso il significato <strong>di</strong> queste scene <strong>di</strong><br />

viaggio/rapimento che vedono protagonista Eos, ma la eloquente<br />

contestualizzazione dell'evento, ai margini delle<br />

terre abitate circoscritte da Oceano cui si riferiscono le<br />

onde e gli animali marini, e la natura stessa della dea alata<br />

che quoti<strong>di</strong>anamente sconfigge il buio della notte riportando<br />

la luce, sembrano orientare l'interpretazione verso<br />

una valenza escatologica 31 . La notevole popolarità che<br />

questa figura <strong>di</strong>vina ha nel mondo greco ed in Etruria durante<br />

il V <strong>secolo</strong>, specie nella versione del ratto amoroso,<br />

tuttavia è sottoposta da qualche stu<strong>di</strong>oso ad una lettura<br />

più laica che è ricollegata alla metafora del repentino<br />

Bollettino <strong>di</strong> Archeologia on line I 2010/ Volume speciale D / D2 / 5 Reg. Tribunale Roma 05.08.2010 n. 330 ISSN 2039 - 0076<br />

www.archeologia.beniculturali.it/pages/pubblicazioni.html<br />

44<br />

Fig. 14 – <strong>Bologna</strong>, Kylix a f.r.<br />

della tomba 26 <strong>di</strong> Casalecchio <strong>di</strong> Reno,<br />

(da ORTALLI 2002, 88, fig. 19).<br />

Fig. 15 – Cratere attico a f.r.<br />

dalla tomba 152 del sepolcreto Arnoal<strong>di</strong><br />

(da MACELLARI 2002, 243, fig. 233).<br />

26<br />

All'interno della tomba dei Demoni Azzurri il percorso verso il banchetto, prefigurazione dell'eterna beatitu<strong>di</strong>ne e dell'integrazione nel<br />

mondo <strong>di</strong> Dioniso, è reso in modo <strong>di</strong>fferente per l'uomo e per la donna secondo un sistema <strong>di</strong> valori che si ritrova identico sulle <strong>stele</strong><br />

felsinee. TORELLI 2002, 58-59; ADINOLFI ET AL. 2005.<br />

27<br />

SASSATELLI 1989.<br />

28<br />

Si veda il contributo <strong>di</strong> PIZZIRANI in questi stessi Atti.<br />

29<br />

Tombe 132 e 152 del sepolcreto Arnoal<strong>di</strong>, en<strong>tra</strong>mbe femminili e databili <strong>tra</strong> il 450 e il 425 a.C. (MACELLARI 2002, 317-18 n. 2; 368-9 n.<br />

1); tomba II del sepolcreto De Luca (PELLEGRINI 1912, n. 243)<br />

30<br />

Tomba 56 del sepolcreto Arnoal<strong>di</strong> (MACELLARI 2002, 114 n. 1); tomba 85 del sepolcreto De Luca; tomba non precisabile del<br />

sepolcreto dei Giar<strong>di</strong>ni Margherita; provenienza sconosciuta (per tutti PELLEGRINI 1912, nn. 204, 262, 295).<br />

31<br />

CHIRASSI COLOMBO 1973, 26-28; DE LA GENIÈRE 1979; BOTTINI 1990; BOTTINI 1992, 106-115; CALDERONE 2003, ove si sottolinea il<br />

valore della metafora <strong>di</strong> una nuova vita dopo la morte, un tema che ha larga fortuna durante il V <strong>secolo</strong> in concomitanza con la<br />

<strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> religiosità <strong>di</strong> stampo salvifico.

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