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Paolo Radiciotti - Antichità e Tradizione Classica

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PAOLO RADICIOTTI - ARIANNA D’OTTONE<br />

Ancora più impressionante è la mole di manoscritti armeni, i più<br />

antichi dei quali risalgono al secolo X e sembrano annunciare un durevole<br />

cambiamento nelle caratteristiche delle comunità cristiane residenti<br />

a Damasco. Frammenti biblici (in particolare un frammento di una ventina<br />

di salmi e sei fogli di un antico Vangelo di Matteo), libri liturgici,<br />

testi patristici, agiografie, testi letterari di altro genere, ma anche esercizi<br />

di scrittura (certamente utilissimi per valutare il grado di alfabetizzazione<br />

della popolazione armena del tempo) sono attestati per tutto il resto dell’età<br />

medievale fino alla prima età moderna, rendendo ragione della presenza<br />

degli Armeni come principale comunità cristiana della città in età<br />

successiva e fino ad oggi. Sono anche interessanti le presenze di manoscritti<br />

in georgiano e soprattutto alcuni frammenti copti, taluni cartacei,<br />

ma in particolare due membranacei, l’uno palinsesto in dialetto faiumitico,<br />

l’altro in boaritico, appartenenti a copie del Nuovo Testamento risalenti<br />

al secolo XI: certo prove delle relazioni di età araba fra Damasco e<br />

l’Egitto. Una presenza ancor più caratteristica in questo contesto è costituita<br />

dai manoscritti ebraici e samaritani. Essi sono in larga parte testi<br />

sacri (veterotestamentari, liturgici e sinagogali), ma c’è anche un gruppo<br />

di contratti di matrimonio ebraici ed un calendario samaritano 33 .<br />

Eppure la più significativa presenza in questo contesto di fortissima<br />

varietà linguistica e grafica è costituita dai frammenti aramaici di testi<br />

sacri cristiani: numerosi luoghi dell’Antico Testamento, dei Vangeli e delle<br />

epistole di <strong>Paolo</strong>, nonché alcuni acta di santi, presto individuati come la<br />

più rilevante scoperta all’interno dell’ammasso documentale della genizah<br />

damascena e perciò rapidamente editi. Quasi tutti palinsesti (aramaico<br />

sopra a testi in greco, ma anche aramaico al di sotto di testi arabi) questi<br />

ventuno manoscritti sono databili fra IX e XIII secolo 34 .<br />

Può darsi che valga tuttora, per molti, il giudizio lapidario del francese<br />

Jalabert: «il n’y avait vraiment pas un morceau de premier rang» 35 .<br />

Teodoro è stato integralmente riprodotto in fotografia e depositato dal Violet presso<br />

la biblioteca di Stato a Berlino colla segnatura Cod. Or. Simulat. 5 (per questa ed<br />

altre riproduzioni fotografiche TREU, Majuskelbruchstücke cit., p. 203).<br />

33 VON SODEN, Bericht cit., pp. 827-828.<br />

34 SCHULTHESS, Christlich-palästinische Fragmente cit., con ricca riproduzione fotografica:<br />

segnalo la tav. IV, che mostra come scriptio inferior greca un interessante esempio<br />

di minuscola libraria inclinata di tipo siropalestinese.<br />

35 JALABERT, Les manuscrits cit.; ma si confronti questa opinione colle preziose<br />

analisi di manoscritti in cui si sono stratificati numerosi testi e scritture diverse in F.<br />

D’AIUTO, Graeca in codici orientali della Biblioteca Vaticana (con i resti di un manoscritto<br />

tardoantico delle commedie di Menandro), in Tra Oriente e Occidente. Scritture e libri greci fra

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