Paolo Radiciotti - Antichità e Tradizione Classica
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PAOLO RADICIOTTI - ARIANNA D’OTTONE<br />
Dal punto di vista ortografico si rileva, infine, la frequente omissione<br />
dell’alif.<br />
A giudicare dalle caratteristiche dell’esemplare, ovvero da un lato la<br />
presenza della peculiare kāf finale del tipo «épingle à cheveux» asimmetrica,<br />
simile al frammento inedito di Istanbul e la sua vicinanza grafica a<br />
BnF, Arabe 330 c e, dall’altro, il suo formato oblungo, sembra possibile<br />
ascrivere il frammento a una fase di transizione. Esso coniuga infatti elementi<br />
grafici old style a un formato «nuovo», tipico dei corani del III/IX<br />
secolo, che rimarrà nell’uso fino al IV/X secolo 81 .<br />
Il manoscritto SE 362 conservato a Istanbul può costituire un utile<br />
confronto per la datazione. Il codice mostra caratteristiche grafiche e<br />
materiali simili a quello del foglio di Damasco qui presentato. È il caso<br />
della resa della kāf, della mīm finale o isolata senza coda, nonché del formato<br />
oblungo del manoscritto.<br />
Tuttavia la presenza nel frammento di Istanbul di alcune «incertezze»<br />
stilistiche – mīm in posizione finale talora con la coda, kāf anche in<br />
forma aperta e alif con leggera inclinazione a destra – che tradiscono una<br />
esecuzione grafica ancora non perfettamente canonizzata, hanno condotto<br />
ad un’ipotesi di datazione intorno agli inizi del II s. H. (circa 720<br />
d.C.), di poco posteriore cioè all’introduzione del formato oblungo e alla<br />
riforma grafica attuatasi in epoca omayyade 82 .<br />
In considerazione di tutto questo e in ragione della sostanziale regolarità<br />
delle forme grafiche riscontrabili nel frammento del Museo Nazionale<br />
di Damasco, sembra plausibile datare MND, ‘ayn 444 alla metà del<br />
II secolo dell’Egira (seconda metà VIII s. d.C.).<br />
Quanto alla localizzazione del frammento, essa – come, d’altra parte,<br />
l’origine di molti dei «fogli di Damasco» conservati a Istanbul – resta<br />
problematica 83 .<br />
81 Sui significati e i possibili moventi del passaggio dal formato verticale dei<br />
corani in scrittura h . igˇāzī a quello oblungo, cf. E.A. REZVAN, The Qur’ān and Its World:<br />
VI. Emergence of The Canon: The Struggle for Uniformity, in Manuscripta Orientalia 4<br />
(1998), pp. 13-54: 20; F.DÉROCHE, Manuscripts of the Qur’ān, in Encyclopædia of the<br />
Qur’ān, ed. by J.D. McAuliffe, I-VI, Leiden-Boston 2001-2006, III, p. 260; ID., Le livre<br />
manuscrit arabe. Préludes à une histoire, Paris 2004, pp.21-22.<br />
82 Cf. DÉROCHE, Coran, couleur cit., pp. 139-140.<br />
83 Per quanto riguarda il frammento di Istanbul SE 362, Déroche sottolinea<br />
infatti come, benché esso provenga dalla moschea degli Omayyadi di Damasco, non<br />
si disponga attualmente di alcun elemento che permetta di attribuirne l’origine<br />
all’area siriana, e come la presenza di frammenti in scrittura maghrebina nel fondo<br />
damasceno di Istanbul dimostri che quest’ultimo si è arricchito, nel tempo, di esem-