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Paolo Radiciotti - Antichità e Tradizione Classica

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A PROPOSITO DI UNA SCOPERTA SOTTOVALUTATA 55<br />

Se presi uno ad uno può ben darsi che si possano valutare questi frammenti<br />

come testimoni testuali scarsamente interessanti, ma visti nel loro<br />

insieme descrivono bene fenomeni importanti per la storia della scrittura.<br />

In primo luogo è chiaro che in area mediorientale, durante la tarda<br />

antichità, cioè fra il IV e l’inizio del VII secolo, è esistito un forte plurilinguismo<br />

e multigrafismo. All’interno di questa realtà un ruolo particolarmente<br />

significativo è svolto dalla scrittura greca, che rappresenta così<br />

bene la cultura grafica prevalente in questo contesto culturale, da rimanere<br />

in uso anche dopo la conquista araba. La situazione muta realmente<br />

fra il IX ed il X secolo. Dopo più di milleduecento anni di predominio<br />

intellettuale è in questo periodo che la scrittura greca cessa di essere<br />

quella prevalente nell’area. Alcuni indizi sono ben noti agli studiosi della<br />

letteratura di questo periodo: Giovanni Damasceno, grande autore della<br />

grecità cristiana d’Oriente, ha come allievo Teodoro Abū Qurra (circa<br />

740-825), che scrive in arabo. Probabilmente il dato più rilevante per<br />

capire l’accaduto è l’islamizzazione della burocrazia (cioè del principale<br />

vettore della comunicazione scritta nelle società antiche) che viene<br />

avviata al principio dell’VIII secolo e che nel secolo seguente si è ormai<br />

compiuta. Il nonno ed il padre di Giovanni Damasceno e lui stesso, negli<br />

anni giovanili, avevano prestato la propria attività di funzionari ed esattori<br />

di imposte, derivando la propria funzione dal ruolo che la loro famiglia<br />

ha svolto ininterrottamente dalla tarda età bizantina fino al radicarsi<br />

del dominio islamico. Ora, però, al cambiamento istituzionale già avvenuto<br />

corrisponde un’innovazione di tipo culturale, molto incisiva, la fine<br />

nell’uso della lingua di cultura intellettuale tradizionale dell’area nel millennio<br />

precedente: l’abbandono del greco e con esso di tutta una letteratura<br />

che in quella lingua si era espressa.<br />

A questo punto il fatto che, accanto al sistema grafico-linguistico<br />

dell’ethnos locale siriaco, appaiano dal IX secolo frammenti cristiani in<br />

aramaico e dal X in armeno è un chiaro indizio linguistico e grafico di<br />

incremento della frammentazione della comunità cristiana, ormai destinata<br />

a non potersi più riconoscere in un’identità culturale definibile unitariamente<br />

attraverso uno strumento di cultura grafica importante come<br />

il sistema alfabetico greco. D’altro canto la scrittura araba non può assumere,<br />

nata com’è proprio in funzione della tradizione scritta coranica, un<br />

le regioni orientali di Bisanzio e l’Italia, a cura di L. PERRIA, Roma 2003 (Testi e studi<br />

bizantino-neoellenici, 14), pp. 227-296. Viene fatta menzione dei frammenti con<br />

scriptio superior araba in E. CRISCI, «Ratio delendi». Pratiche di riscrittura nel mondo antico,<br />

in Aegyptus 83 (2003), pp. 53-80: 70 n. 54.

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