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Lezione 15/11/2010

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L. Lorenzetti, Materiali per il corso di Linguistica generale, Lingue (triennale), aa. <strong>2010</strong>-<strong>11</strong><br />

Materiali per la lezione del <strong>15</strong> novembre <strong>2010</strong><br />

SEGNI, INDICI, ICONE, SIMBOLI<br />

Principali accezioni dell’italiano segno<br />

− figura, traccia lasciata su qualcosa: con quella sedia stai riempiendo il<br />

muro di segni;<br />

− fatto o situazione che permette di riconoscere o prevedere una realtà: il<br />

cielo è grigio, segno che pioverà;<br />

− manifestazione di uno stato d’animo: se Maddalena alza così la voce è<br />

segno che è davvero arrabbiata;<br />

− simbolo di un’operazione aritmetica: il segno moderno della radice<br />

quadrata pare derivi da una deformazione della lettera “r”;<br />

− traccia del punto a cui si è arrivati: ho fatto un’orecchia alla pagina per<br />

segno;<br />

− gesto per comunicare qualcosa senza parlare: è inutile che fai le smorfie,<br />

io i segni della briscola non li conosco.<br />

Espressione: la parte sensibile del segno.<br />

Contenuto: la parte concettuale del segno.<br />

Provvisoria (e parzialmente circolare) definizione di segno:<br />

(1) un segno è un’entità costituita di un’espressione e un contenuto.<br />

Charles Sanders Peirce (1839-1914):<br />

tre tipi principali di segni: indici, icone e simboli.<br />

Gli indici sono dei segni in cui l’espressione e il contenuto sono legati da un<br />

rapporto di origine naturale e di tipo causale.<br />

ESPRESSIONE CONTENUTO<br />

cielo grigio temporale in arrivo<br />

mercurio che sale nel termometro temperatura alta<br />

fumo nell’aria fuoco<br />

impronte di gatto sul parabrezza un gatto è salito sulla macchina<br />

Le icone sono segni che rinviano a un oggetto o a un evento per analogia, in<br />

virtù di una somiglianza con esso.<br />

Si tratta di segni prodotti volontariamente, con l’intenzione di comunicare<br />

qualcosa. A tal fine, l’espressione imita alcune caratteristiche del contenuto.<br />

Esempi di icone:<br />

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“attenzione: lavori in corso”<br />

“vietato suonare il clacson”<br />

“vietato fumare”<br />

“bagno delle signore”<br />

Procedimenti di tipo iconico nelle lingue:<br />

onomatopee: il verbo belare riferito al verso della pecora<br />

ideofoni: la parola bee che imita il verso della pecora<br />

I simboli sono segni nei quali il legame tra espressione e contenuto non ha<br />

motivazioni di tipo naturale o analogico, come avviene per gli indici e le icone.<br />

Il rapporto tra espressione e contenuto nei simboli è invece di tipo<br />

convenzionale, cioè è garantito da una tradizione culturale a cui partecipano<br />

tanto l’emittente quanto il destinatario del segno. Nei simboli il rapporto tra<br />

espressione e contenuto è quindi arbitrario.<br />

Il linguaggio verbale degli esseri umani è costituito perlopiù da simboli.<br />

Confrontiamo un’icona: “lavori in corso”<br />

con un simbolo: ☪ “islam”, ☮“pace”<br />

Una parte del contenuto di “lavori in corso” può essere intuita in qualche modo<br />

anche da chi non abbia mai visto prima il segnale , grazie al disegno<br />

dell’omino che lavora.<br />

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Il contenuto delle espressioni ☪ o ☮ non può in alcuna misura essere intuito<br />

da chi già non lo conosca, perché la dimensione iconica è in esse troppo<br />

generica o troppo stilizzata.<br />

In un singolo segno possono coesistere processi indessicali (cioè, tipici degli<br />

indici), iconici e simbolici:<br />

“percorso pedonale” “transito vietato ai pedoni”<br />

La dimensione iconica di un segno può cristallizzarsi e perdere valore semiotico:<br />

☭ “comunismo”<br />

con rinvio metonimico (e quindi, in ultima istanza, di tipo iconico) agli operai e<br />

ai contadini protagonisti della rivoluzione russa.<br />

La struttura del segno linguistico<br />

Louis Hjelmslev (1899-1965): quadripartizione del segno linguistico<br />

3<br />

PIANI<br />

ESPRESSIONE CONTENUTO<br />

FORMA significanti, fonemi significati, accezioni<br />

STRATI SOSTANZA suoni, foni concretamente<br />

prodotti e percepiti<br />

Il piano dell’espressione si articola nei seguenti strati.<br />

sensi in un determinato<br />

contesto<br />

Lo strato della sostanza dell’espressione è costituito dai foni, cioè dai concreti<br />

suoni linguistici che produciamo fisicamente quando diciamo una parola, si<br />

trasmettono vibrando attraverso l’aria e vengono percepiti dall’orecchio di chi ci<br />

ascolta.<br />

Lo strato della forma dell’espressione è costituito dai fonemi che formano le<br />

parole di una lingua. I fonemi sono entità astratte, non suoni concreti. I suoni (o<br />

meglio i foni) della parola cane sono fisicamente diversi — cioè, fanno vibrare<br />

l’aria con frequenze diverse — se a pronunciare quella parola è un uomo o una<br />

donna, un bambino o un adulto, o addirittura la stessa persona in momenti


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diversi. Ma tutti coloro che parlano italiano riconducono quei foni, cioè quella<br />

sostanza dell’espressione, a una sequenza astratta di fonemi che formano il<br />

significante del segno cane, la sua forma dell’espressione, il quale significante è<br />

ovviamente uguale per tutti gli “italòfoni”: si tratta non del suono concreto di<br />

una parola, ma della sua “immagine acustica”, come lo definiva Saussure.<br />

Il piano del contenuto si suddivide parallelamente a quello dell’espressione:<br />

Strato della sostanza del contenuto: tutto ciò che, in una particolare situazione<br />

comunicativa, il parlante intende dire e l’ascoltatore capisce, cioè dal senso di<br />

una certa espressione nel contesto particolare in cui viene usata. Quando<br />

diciamo attento al cane!, la parola cane ha una data sostanza del contenuto se<br />

stiamo parlando a un bambino davanti a un cane sconosciuto che gli ringhia<br />

contro, e un’altra e diversa sostanza del contenuto se lo diciamo a un adulto<br />

mentre fa retromarcia in giardino.<br />

Strato della forma del contenuto: il significato astratto che ha, in una data<br />

lingua, una certa sequenza di fonemi usata come espressione. La parola cane<br />

significa tutti i cani dicibili: il contenuto associato all’espressione cane è detto<br />

significato del segno. Anche i “sottosignificati”, o tecnicamente le accezioni,<br />

fanno parte della forma del contenuto: una delle accezioni di cane è quella di<br />

“attore incapace”, che però, per estensione, si può riferire a chiunque si riveli<br />

particolarmente incapace di svolgere un determinato compito. È solo quando la<br />

usiamo in concreto che quella parola ha un senso determinato, di volta in volta<br />

diverso: appunto, un cane che ringhia, o va sotto l’auto, oppure il protagonista di<br />

un film.<br />

La materia<br />

Gli elementi materiali, che costituiscono i presupposti del segno, sono la<br />

materia dell’espressione e la materia del contenuto. Essi cadono fuori dai<br />

confini della lingua, e quindi dalla struttura del segno, ma se ne deve comunque<br />

tener conto.<br />

Materia dell’espressione: il supporto fisico attraverso il quale si realizza un<br />

atto comunicativo. La materia dell’espressione linguistica orale sarà quindi tutto<br />

ciò che è pronunciabile attraverso l’apparato fonatorio e udibile attraverso<br />

l’apparato uditivo, quella dell’espressione linguistica scritta saranno i tratti delle<br />

grafie, quella dell’espressione linguistica segnata sarà il corpo.<br />

Materia del contenuto: l’insieme delle esperienze, nozioni, saperi che fanno<br />

parte della realtà in cui vivono gli esseri umani. Questa materia può trovare<br />

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espressione in una lingua, o in altri sistemi espressivi che non sono<br />

adeguatamente traducibili in una qualsiasi lingua storica (ad esempio in forme<br />

d’arte come la musica o la pittura, o in forme simboliche complesse, come i<br />

linguaggi della matematica superiore o della fisica subatomica); oppure può<br />

restare inesprimibile.<br />

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