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328 MARCELLO BERLUCCHI<br />
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evidentemente vi comprende, oltre i tre giocatori propriamente<br />
detti (lanciatore, spalla e terzino) anche il mandarino,<br />
che lancia la palla.<br />
Detto così, in breve, del gioco del pallone a bracciale, occorre<br />
ora rispondere alla seconda domanda: chi era il destinatario<br />
della poesia del Leopardi.<br />
Era Carlo Didimi, di nobile famiglia (ricordate Goethe?)<br />
nativo di Treia, la cittadina turrita del maceratese di cui ho già<br />
detto.<br />
Era nato il 6 maggio 1798 da Francesco e Pasqualina Ercolani,<br />
appartenenti alla nobiltà locale (non solo di Treia, ma anche<br />
di Recanati, Cingoli e Tolentino) che viveva delle rendite<br />
dei consistenti possedimenti terrieri (traggo queste notizie dallo<br />
studio del prof. A. Meriggi su «Carlo Didimi e i suoi rapporti<br />
con Giacomo Leopardi» Macerata 1980).<br />
Fin da piccolo mostrò di avere le proprie idee, che potremmo<br />
dire anticonformiste – cioè, negli stati pontifici cui<br />
appartenevano le Marche, liberali e contrarie al dominio temporale<br />
del Papa.<br />
Fisicamente era (come risulta dalle descrizioni del tempo)<br />
«bello e aitante nella persona, alto e snello, colorito vivo, fronte<br />
poco spaziosa, occhio castagno chiaro, assai gentile nelle<br />
maniere». Come molti campioni sportivi odierni «non era<br />
molto istruito».<br />
Comunque «nel giocare a pallone emulò e superò i più distinti<br />
del tempo». E qui è interessante ricordare i nomi (e i soprannomi!)<br />
degli altri campioni di allora, che si misuravano con<br />
lui. C’era Luigi Donati di Faenza (detto «il diavoletto») e suo<br />
fratello Angelo Donati (detto «il diavolone»), c’era un altro<br />
«diavoletto» (appellativo evidentemente diffuso) Ercole Sansone,<br />
c’era Massimo Domenico da Sacile, Angelo Pacini ed altri.<br />
L’esordio del nostro campione avvenne, a 20 anni, sullo sferisterio<br />
di Treia, sua città natale, giusto allora inaugurato – ma<br />
la sua fama esplose in tutta Italia quando Carlo Didimi battè<br />
uno dopo l’altro i più forti campioni del momento, come a<br />
Forlì nel <strong>18</strong>23 quando sconfisse il friulano Massimo Domeni-