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Struttura della Materia - INFN Napoli

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<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 1<br />

Versione preliminare delle<br />

Lezioni di<br />

<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong><br />

di Vincenzo Marigliano Ramaglia<br />

— ¦ —<br />

Dipartimento di Scienze Fisiche<br />

Università degli Studi di <strong>Napoli</strong> ‘‘Federico II’’


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 2<br />

Indice<br />

1 Atomi a molti elettroni 4<br />

1.1 Le particelle identiche in meccanica quantistica . . . 5<br />

1.2 Atomi a due elettroni . . . . . . . . . . . . . . . . . 11<br />

1.3 L’approssimazione di campo centrale e la tavola periodica<br />

degli elementi . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25<br />

1.4 Il modello di Thomas-Fermi dell’atomo . . . . . . . . 35<br />

1.5 L’approssimazione di Hartree e di Hartree-Fock-Dirac 47<br />

1.6 I multipletti e l’interazione elettrostatica residua . . 62<br />

1.7 L’interazione spin-orbita. Schemi di accoppiamento<br />

LS e jj . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67<br />

2 Interazione tra atomi e radiazione elettromagnetica<br />

86<br />

2.1 Di¤usione da un atomo di Lorentz . . . . . . . . . . . 87<br />

2.2 Approssimazione semiclassica dell’interazione di un<br />

atomo con un’onda elettromagnetica . . . . . . . . . 94<br />

2.3 Eccitazione non risonante. Confronto tra la teoria<br />

classica <strong>della</strong> dispersione e il calcolo quantistico <strong>della</strong><br />

polarizzabilità: forza dell’oscillatore. . . . . . . . . . . 106<br />

2.4 Teoria fenomenologica di Einstein dei processi radiativi109<br />

2.5 L’emissione spontanea come accoppiamento risonante<br />

tra un livello discreto iniziale ed un continuo di stati<br />

…nali. Larghezza delle righe spettrali . . . . . . . . . 114<br />

2.6 I coe¢cienti di Einstein e l’assorbimento <strong>della</strong> radiazione<br />

elettromagnetica nella materia. Il laser . . . . 121<br />

2.7 L’assorbimento <strong>della</strong> radiazione nella materia : effetto<br />

Compton, produzione di coppie e e¤etto fotoelettrico<br />

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 130<br />

2.8 Regole di selezione per gli atomi a molti elettroni.<br />

Spettri X . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 139<br />

3 Molecole 147


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 3<br />

3.1 Separazione tra moti elettronici e moti nucleari: approssimazione<br />

a nuclei …ssi ed approssimazione adiabatica<br />

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 148<br />

3.2 Oscillazioni delle molecole . . . . . . . . . . . . . . . 153<br />

3.3 La molecola ione idrogeno e l’approssimazione di combinazione<br />

lineare di orbitali atomici (LCAO) . . . . . 159<br />

3.4 Il teorema di Hellmann-Feynman, il teorema del viriale<br />

e l’origine del legame chimico . . . . . . . . . . . 167<br />

3.5 La molecola di idrogeno con il metodo degli orbitali<br />

molecolari e di Heitler-London. Legame ionico e legame<br />

covalente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 169<br />

3.6 <strong>Struttura</strong> elettronica delle molecole biatomiche omonucleari,<br />

eteronucleari e politaomiche. . . . . . . . . . . 176<br />

3.7 Spettri molecolari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 186<br />

4 Solidi 195<br />

4.1 La Geometria dei cristalli . . . . . . . . . . . . . . . 196<br />

4.2 Di¤razione dei raggi X. Reticolo reciproco . . . . . . 205<br />

4.3 Onde nei reticoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 211<br />

4.4 Vibrazioni nei solidi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 217<br />

4.5 Bande di energia degli elettroni nei solidi . . . . . . . 224<br />

4.6 Statistiche quantistiche . . . . . . . . . . . . . . . . . 235<br />

4.7 Elettroni nei solidi: isolanti, conduttori e semiconduttori<br />

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 249<br />

4.8 Il Calore speci…co degli isolanti. I modelli di Einstein<br />

e di Debye . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 255<br />

4.9 Paramagnetismo degli elettroni liberi . . . . . . . . . 263


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 4<br />

1 Atomi a molti elettroni


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 5<br />

1.1 Le particelle identiche in meccanica quantistica<br />

Due particelle sono identiche se hanno esattamente le stesse proprietà …siche e non<br />

è possibile distinguere l’una dall’altra attraverso l’osservazione di una qualunque<br />

grandezza …sica. In Meccanica Classica questa proprietà di indistinguibilità delle<br />

particelle identiche gioca un ruolo secondario; in Meccanica Quantistica essa pone<br />

un serio problema.<br />

Per riferirci ad un esempio de…nito, consideriamo la collisione tra due particelle<br />

identiche, e studiamo quali sono le conseguenze <strong>della</strong> loro identità nella teoria<br />

Classica ed in quella Quantistica .<br />

Se il sistema segue le leggi <strong>della</strong> Meccanica Classica, il suo stato dinamico<br />

è de…nito assegnando, istante per istante, la posizione ed il momento <strong>della</strong><br />

particella 1 » (1) ´ ¡ ~r (1) ; ~p (1)¢ ; e la posizione ed il momento <strong>della</strong> particella 2<br />

» (2) ´ ¡ ~r (2) ; ~p (2)¢ . La sua evoluzione è determinata da una certa funzione Hamiltoniana<br />

che dipende da queste dodici variabili<br />

H ¡ » (1) ; » (2)¢ ´ H(~r (1) ; ~p (1) ; ~r (2) ; ~p (2) ):<br />

Se l’interazione tra le particelle è data da un potenziale V (r) che dipende solo<br />

dalla loro distanza relativa, e se m è la loro massa, allora<br />

H ¡ » (1) ; » (2)¢ = ~p(1)2<br />

2m<br />

+ ~p(2)2<br />

2m + V (¯ ¯ ~r (1) ¡ ~r (2) ¯ ¯ ):<br />

Poichè le particelle sono identiche le proprietà dinamiche del sistema debbono<br />

restare le stesse se permutiamo l’una con l’altra, cioè quando attribuiamo lo stato<br />

dinamico <strong>della</strong> particella 1 alla particella 2 e viceversa. In particolare la funzione<br />

H è invariante rispetto a questa permutazione<br />

H ¡ » (1) ; » (2)¢ = H ¡ » (2) ; » (1)¢ :<br />

Lo stato del sistema in ogni istante può esser conosciuto a meno di una permutazione<br />

delle variabili 1 e 2; l’osservazione del sistema ad un dato istante<br />

mostra che una delle particelle è in un certo stato » 0 e l’altra in un altro stato<br />

» 00 , ma non permette di determinare quale particella è in quale stato. Questa<br />

indeterminatezza sembra far nascere una di¢coltà, che, come vedremo, è solo<br />

apparente. Supponiamo che all’istante t0 una delle particelle sia nello stato » 0 0 e<br />

l’altra nello stato » 00<br />

0: Vi sono due possibilità; o è la particella 1 che occupa » 0 0 o<br />

è la particella 2. Queste due eventualità corrispondono, comunque, ad una sola<br />

e alla stessa situazione …sica poichè, per l’invarianza dell’Hamiltoniana rispetto<br />

alla permutazione, le leggi del moto » 0 (t) e » 00 (t) delle particelle, che all’istante t0<br />

sono in » 0 0 e in »00 0 , sono le stesse in tutte e due i casi. E’ puramente convenzionale<br />

chiamare particella 1 quella che parte da » 0 0 e 2 quella che parte da »00 0 ; o fare il<br />

contrario. In altri termini la speci…ca degli stati iniziali …ssa in modo univoco le


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 6<br />

traiettorie delle particelle; i nomi delle particelle che si muovono su ciascuna di<br />

esse possono essere scelti ad arbitrio, ma, una volta fatta la scelta all’istante t0,<br />

essa si mantiene inalterata negli altri istanti t:<br />

Se il sistema delle due particelle è governato dalle leggi <strong>della</strong> Meccanica quantistica<br />

ci troviamo di fronte a maggiori di¢coltà. L’inizio dell’analisi precedente<br />

può essere ripetuto parola per parola. Di nuovo l’identità delle due particelle<br />

trova la sua espressione nell’invarianza dell’Hamiltoniana , e più in generale di<br />

ogni osservabile …sica, rispetto alla permutazione delle loro variabili dinamiche.<br />

Come in Meccanica Classica, ciò dà luogo ad una certa ambiguità nella determinazione<br />

dello stato del sistema, ma questa ambiguità è più profonda e le sue<br />

conseguenze più serie.<br />

Supponiamo che prima <strong>della</strong> collisione le due particelle si trovino in regioni<br />

dello spazio lontane tra loro e che l’osservazione mostri che una delle particelle<br />

sia nello stato Ã0 0 (~r) e l’altra nello stato Ã00 0 (~r) - per rendere più stringente il<br />

confronto col caso classico considereremo le particelle identiche senza spin. Queste<br />

funzioni rappresentano pacchetti d’onda localizzati e tanto distanti tra loro da<br />

non avere sovrapposizione l’uno con l’altro. Lo stato dinamico delle due particelle<br />

è assegnato dalle funzioni<br />

¡<br />

(1) (2)<br />

Ão ~r ; ~r ¢ ´Ã 0<br />

¡<br />

(1)<br />

0 ~r ¢ Ã 00<br />

¡<br />

(2)<br />

0 ~r ¢<br />

¡ (1) (2)<br />

Ão ~r ; ~r ¢ ´Ã 00 ¡ (1)<br />

0 ~r ¢ Ã 0 ¡ (2)<br />

0 ~r ¢<br />

che sono linearmente indipendenti l’una dall’altra. L’ osservazione iniziale non<br />

consente di decidere se il sistema è nello stato Ão o nello stato à o: Più precisamente,<br />

l’osservazione consiste nel misurare simultaneamente un certo insieme<br />

di variabili compatibili, e le funzioni Ão e à o sono entrambe autofunzioni appartenenti<br />

ai valori ottenuti dall’operazione di misura. Poichè ogni combinazione<br />

lineare di queste funzioni ¸Ão+ ¹Ã o ha la stessa proprietà, l’osservazione iniziale<br />

non permette di decidere quale di queste combinazioni lineari rappresenti lo stato<br />

iniziale del sistema. Questa degenerazione sarà detta degenerazione di scambio.<br />

Esaminiamo, ora, l’evoluzione del sistema nel tempo. Siano à ¡ ~r (1) ; ~r (2) ; t ¢ e<br />

à ¡ ~r (1) ; ~r (2) ; t ¢ le soluzioni dell’equazione di Schrödinger corrispondenti, rispettivamente,<br />

ai dati iniziali Ão e à o : Quando le particelle iniziano ad interagire ( o<br />

semplicemente si avvicinano) la proprietà di fattorizzazione di Ão e Ão ; in termini<br />

; si perde e gli stati à e à non<br />

degli stati indipendenti di singola particella Ã0 0 e Ã00 0<br />

sono più linearmente indipendenti, sebbene la proprietà di simmetria dell’Hamiltoniana<br />

consente sempre di ottenere à da à scambiando ~r (1) e ~r (2) (e viceversa).<br />

Per mantenere l’indipendenza lineare si possono adoperare funzioni che che sono<br />

simmetriche o antisimmetriche rispetto alla permutazione<br />

à (S) = 1 p 2<br />

¡ Ã + Ã ¢<br />

à (A) = 1 p 2<br />

¡ Ã ¡ Ã ¢ :


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 7<br />

Queste sono le soluzioni dell’equazione di Schrödinger corrispondenti alle condizioni<br />

iniziali<br />

à (S)<br />

0 = 1 ¡ ¢<br />

p Ã0 + Ã0 Ã<br />

2<br />

(A)<br />

0 = 1 ¡ ¢<br />

p Ã0 ¡ Ã0 :<br />

2<br />

Se il sistema è inizialmente nello stato<br />

ª0 = ®Ã (S)<br />

0<br />

+ ¯Ã(A)<br />

0<br />

all’istante successivo t esso sarà nello stato<br />

¡ j®j 2 + j¯j 2 = 1 ¢ ;<br />

ª ¡ ~r (1) ; ~r (2) ; t ¢ = ®Ã (S) + ¯Ã (A) :<br />

In altri termini lo stato simmetrico (antisimmetrico) evolve mantenendosi simmetrico<br />

(antisimmetrico) ed in ogni istante è ortogonale a quello antisimmetrico<br />

(simmetrico). L’uso degli stati simmetrico ed antisimmetrico ci consente si assegnare<br />

lo stato iniziale non necessariamente in termini di stati iniziali di singola<br />

particella ( e cioè ad un tempo t0 su¢cientemente remoto rispetto alla collisione<br />

da poter usare i pacchetti d’onda Ã0 0 (~r) e Ã00<br />

¢ 0 (~r) ). Se lo stato iniziale è dato<br />

(1) non fattorizzabile in funzioni di ~r e<br />

da una funzione d’onda ª0<br />

¡ ~r (1) ; ~r (2) ; t0<br />

~r (2) ; perchè le due particelle interagiscono, l’identità delle particelle comporta<br />

che il sistema è descritto in modo equivalente dalla funzione ª0 ottenuta da ª0<br />

scambiando ~r (1) con ~r (2) : Le funzioni ª0 e ª0 non sono indipendenti ma la de-<br />

generazione di scambio è espressa in modo conveniente dalle loro combinazioni<br />

lineari ª (S)<br />

0<br />

e ª (A)<br />

0 :<br />

Consideriamo ora la densità di probabilità P (~r 0 ; ~r 00 ) di trovare una delle particelle<br />

in ~r 0 e l’altra in ~r 00 :<br />

P (~r 0 ; ~r 00 )= jª (~r 0 ; ~r 00 )j 2 + jª (~r 00 ; ~r 0 )j 2 =<br />

h<br />

= 2 j®j 2 ¯ ¯<br />

¯ (S) 0 00 2<br />

ª (~r ; ~r ) ¯ + j¯j 2 ¯ ¯<br />

¯ (A) 0 00 2<br />

ª (~r ; ~r ) ¯ i<br />

e nello stabilire questa identità si è tenuto conto che<br />

ª (~r 00 ; ~r 0 ) = ®ª (S) (~r 0 ; ~r 00 ) ¡ ¯ª (A) (~r 0 ; ~r 00 ):<br />

Ora P è una osservabile …sica e deve essere, per l’identità delle particelle, indipendente<br />

dai valori ® e ¯ altrimenti una sua misura farebbe scomparire la<br />

degenerazione di scambio. Questo accade solo se<br />

¯ ª (S ) (~r 0 ; ~r 00 ) ¯ ¯ = ¯ ¯ª (A) (~r 0 ; ~r 00 ) ¯ ¯<br />

e l’eguaglianza deve valere per ogni ~r 0 e ~r 00 : Essa può essere soddisfatta solo se<br />

le particelle sono descritte da pacchetti d’onda à 0 (~r) e à 00 (~r) che non si sovrappongono.<br />

Basta che ª (~r; ~r) 6= 0 a¢nchè ª = ª e ª (S) 6= 0 mentre ª (A) = 0:<br />

L’indipendenza di P da ® e da ¯ non può essere in generale essere garantita


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 8<br />

L’esistenza <strong>della</strong> degenerazione di scambio crea una incompatibilità con l’interpretazione<br />

probabilistica <strong>della</strong> Meccanica Quantistica: il modulo quadro <strong>della</strong><br />

funzione d’onda è la densità di probabilità delle con…gurazioni delle particelle<br />

e deve essere misurabile in ogni circostanza. La sorgente <strong>della</strong> di¢coltà è la<br />

perdita del concetto classico di traiettoria; non si possono fare precise previsioni<br />

teoriche sulla distribuzione statistica dei risultati delle misure sul sistema dopo<br />

che avvenuta la collisione (durante la quale lo stato dinamico è descritto da una<br />

funzione d’onda decomponibile in uno stato simmetrico ed uno antisimmetrico<br />

distinti).<br />

Questa di¢coltà viene superata introducendo il postulato di simmetrizzazione<br />

, fondato sulla evidenza sperimentale, che assegna in modo univoco i coe¢cienti<br />

® e ¯ :<br />

Gli stati dinamici di due particelle identiche sono necessariamente o tutti<br />

simmetrici ( ® = 1; ¯ = 0) o tutti antisimmetrici ( ® = 0; ¯ = 1) rispetto alla<br />

permutazione delle due particelle.<br />

Ogni particella è caratterizzata da un insieme » di variabili dinamiche – per<br />

esempio ~r e la proiezione sz dello spin – e la simmetria o l’antisimmetria si riferisce<br />

allo scambio di questi insiemi gli uni con gli altri:<br />

Un approccio più sintetico a questo postulato consiste nell’osservare che la<br />

permutazione di »1 e di »2 deve lasciare inalterato lo stato dinamico delle due<br />

particelle, allora ª (»1; »2) e ª (»2; »1) debbono di¤erire al più per un fattore di<br />

fase e ia<br />

ª (»1; »2) = e ia ª (»2; »1)<br />

essendo a una costante reale. E¤ettuando una nuova permutazione la funzione<br />

d’onda iniziale risulta moltiplicata per e 2ia : Si ha dunque e 2ia = 1, ovvero e ia = §1<br />

da cui<br />

ª (»1; »2) = §ª (»2; »1) :<br />

Poichè una sovrapposizione di una funzione simmetrica (+) con una antisimmetrica<br />

(¡) non è nè simmetrica nè antisimmetrica tutte le funzioni d’onda di un<br />

dato sistema debbono possedere una sola e la stessa simmetria. Questo argomento<br />

è comunque limitato al caso di due sole particelle identiche, mentre la<br />

discussione che mostra l’incompatibilità tra la degenerazione di scambio e l’interpretazione<br />

statistica del modulo quadro <strong>della</strong> funzione d’onda può essere estesa<br />

ad un numero N qualsiasi di particelle identiche.<br />

Indichiamo con Pi un operatore che agendo sulla n-pla »1; »2; : : : ; »N genera<br />

una sua permutazione: questi operatori formano un gruppo di dimensione N!:<br />

Supponiamo ora che ad un certo istante il sistema di N particelle identiche si<br />

trovi nello stato ª0(»1; »2; : : : ; »N ) , allora le funzioni d’onda<br />

ª(»1; »2; : : : ; »N) = 1<br />

p N!<br />

XN<br />

!<br />

i=1<br />

aiPiª0(»1; »2; : : : ; »N)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 9<br />

costituiscono descrizioni equivalenti dello stesso stato dinamico dando luogo a<br />

quella che abbiamo detto degenerazione di scambio. L’evoluzione nel tempo conserva<br />

i coe¢cienti ai poiche’ l’Hamiltoniana del sistema H commuta con i Pi<br />

µ<br />

ª(»1; »2; : : : ; »N ; t + dt) = 1 + dt<br />

i~ H<br />

<br />

1<br />

pN!<br />

= 1<br />

p N!<br />

= 1<br />

p N!<br />

essendo [H; Pi] = 0:<br />

XN<br />

!<br />

aiPi<br />

i=1<br />

XN<br />

!<br />

i=1<br />

XN<br />

!<br />

i=1<br />

aiPiª0(»1; »2; : : : ; »N ; t) =<br />

µ<br />

1 + dt<br />

i~ H<br />

<br />

ª0(»1; »2; : : : ; »N; t) =<br />

aiPiª0(»1; »2; : : : ; »N; t + dt)<br />

Come avveniva con due particelle la densità di probabilita’ che la prima particella<br />

abbia le variabili dinamiche »1; la seconda »2, ..., e la N-esima »N è data<br />

da<br />

XN<br />

!<br />

P (»1; »2; : : : ; »N) = jPiª(»1; »2; : : : ; »N ) j 2<br />

i=1<br />

e questa, a meno del caso eccezionale in cui tutte le particelle si trovino in regioni<br />

distinte dello spazio, dipende dai coe¢cienti ai; in contrasto con la sua natura di<br />

osservabile …sica per le particelle identiche. L’ambiguità è risolta dal postulato<br />

di simmetrizzazione:<br />

La funzione d’onda di in insieme di N particelle identiche ª(»1; »2; : : : ; »N)<br />

è totalmente simmetrica o totalmente antimmetrica rispetto alla scambio di una<br />

qualunque coppia di »:<br />

Come nel caso di due particelle esso corrisponde ad una scelta univoca dei<br />

coe¢cienti ai:Si può dimostrare che c’è un modo unico di ottenere la ª totalmente<br />

simmetrica e che consiste nel prendere tutti i coe¢cienti eguali a 1.<br />

Per ottenere la ª totalmente antisimmetrica si deve utilizzare la parità delle<br />

permutazioni. Infatti le permutazioni possono essere divise in due classi: quelle<br />

pari in cui con un numero pari di scambi tra coppie si riottiene la permutazione<br />

fondamentale, e le dispari per cui occorre un numero dispari di scambi di coppie<br />

per ritornare alla fondamentale.Si dimostra che il solo modo di ottenere una ª<br />

totalmente antisimmetrica consiste nel prendere ai = +1 per le parmutazioni<br />

pari, e ai = ¡1 per quelle dispari .<br />

Da una generica funzione ª0(»1; »2; : : : ; »N ) si generano univocamente quella<br />

totalmente simmetrica ª (S ) quella totalmente antisimmetrica ª (A) :<br />

ª (S) Ã !<br />

1 XN<br />

!<br />

(»1; »2; : : : ; »N) = pN! ª0(»1; »2; : : : ; »N ) = S ª0(»1; »2; : : : ; »N)<br />

i=1<br />

Pi


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 10<br />

ª (A) (»1; »2; : : : ; »N) =<br />

à 1<br />

pN!<br />

XN<br />

!<br />

(¡1) Pi<br />

Pi<br />

i=1<br />

!<br />

ª0(»1; »2; : : : ; »N) = Aª0(»1; »2; : : : ; »N )<br />

in cui con (¡1) Pi si indica +1 per le permutazioni pari e -1 per quelle dispari, e<br />

si sono de…niti gli operatori di simmetrizzazione S e di antisimmetrizzazione A:<br />

Se PiPj = Pk allora Pj e Pk hanno la stessa parità se Pi è pari, mentre hanno<br />

parità opposta se Pi è dispari ne segue che<br />

Piª (S) (»1; »2; : : : ; »N) = ª (S ) (»1; »2; : : : ; »N )<br />

Piª (A) (»1; »2; : : : ; »N) = (¡1) Pi ª (A) (»1; »2; : : : ; »N ):<br />

Ci si potrebbe chiedere se si possono determinare altre ª tali che<br />

Piª = e i#(Pi) ª<br />

e quindi tali che jPiªj 2 = jªj 2 : Lo studio delle proprietà matematiche del gruppo<br />

delle permutazioni mostra che le sole funzioni di questo tipo sono solo quelle<br />

totalmente simmetriche ª (S ) e quelle totalmente antisimmetriche ª (A) :<br />

Le particelle identiche con funzioni d’onda simmetriche sono dette bosoni<br />

( esse obbediscono alla statistica di Bose-Einstein) mentre quelle con funzioni<br />

d’onda antisimmetriche sono dette fermioni ( e obbediscono alla statistica di<br />

Fermi-Dirac).<br />

L’esperienza mostra che vi è un legame spin e statistica: le particelle con<br />

spin intero sono bosoni con funzioni d’onda simmetriche, mentre quelle con spin<br />

semi-intero sono fermioni con funzioni d’onda antisimmetriche. Questo legame<br />

viene provato in Meccanica Quantistica Relativistica.<br />

Se le particelle identiche non interagiscono ma si trovano in un potenziale<br />

esterno V (~r) l’Hamiltoniana è separabile in quelle di singole particella h<br />

H =<br />

NX<br />

i=1<br />

µ<br />

¡ ~2<br />

2m r2<br />

<br />

i + V (~ri) =<br />

e se indichiamo con Ãnile autofunzioni di h appartenenti agli autovalori "ni le<br />

autofunzioni di H sono date da<br />

HÃ n1 (»1) Ã n2 (»2) ¢ ¢ ¢ Ã nN (»N) = ("n1 +"n2 +¢ ¢ ¢+"nN )Ã n1 (»1) Ã n2 (»2) ¢ ¢ ¢ Ã nN (»N )<br />

dove con Ã(») si è indicato uno spinore e ni indica l’insieme degli autovalori<br />

degli osservabili che assieme ad H formano un insieme completo di osservabili<br />

compatibili. Ovviamente queste autofunzioni non hanno la proprietà di simmetria<br />

imposte dal postulato di simmetrizzazione. Se si tratta di bosoni allora lo stato<br />

totalmente simmetrico appartenente all’autovalore "n1 + "n2 + ¢ ¢ ¢ + "nN è dato<br />

da<br />

ª (S) (»1; »2; : : : ; »N ) = 1<br />

p N!<br />

XN<br />

!<br />

i=1<br />

NX<br />

i=1<br />

hi<br />

Pià n1 (»1) à n2 (»2) ¢ ¢ ¢Ã nN (»N )


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 11<br />

dove la somma è fatta su tutte le permutazioni degli N indici di stato di singola<br />

particella n1; n2; : : : ; nN . La combinazione lineare delle n-ple tutte con coe¢ciente<br />

1 è detta permanente. Il caso dei fermioni conduce alla funzione d’onda<br />

totalmente antisimmetrica<br />

ª (A) (»1; »2; : : : ; »N ) = 1<br />

p N!<br />

XN!<br />

(¡1) Pi PiÃn1 (»1) Ãn2 (»2) ¢ ¢ ¢Ã nN (»N )<br />

i=1<br />

e la combinazione lineare delle n-ple è equivalente al calcolo del determinante<br />

¯ Ãn1 1<br />

¯<br />

p ¯<br />

N! ¯<br />

(»1) Ãn1 (»2) ¢ ¢ ¢ Ãn1 (»N )<br />

Ãn2 (»1) Ãn2 (»2) ¢ ¢ ¢ Ãn2 (»N<br />

¯<br />

) ¯<br />

. . . . ¯<br />

à nN (»1) à nN (»2) ¢ ¢ ¢ à nN (»N)<br />

che è denominato determinante di Slater. Se due degli indici di stato sono eguali<br />

allora due righe del determinante sono eguali e ª (A) ´ 0 :<br />

se i fermioni non sono interagenti e si costruiscono i loro stati totalmente<br />

antisimmetrici, in termini di quelli di singola particella, non si possono mettere<br />

due particelle nello stesso stato di singola particella.<br />

Questo è noto come principio di esclusione di Pauli.<br />

Per due bosoni non interagenti negli stati di singola particella n1 e n2 la<br />

funzione d’onda simmetrica è<br />

ª (S) = 1 p 2<br />

¡ Ãn1 (»1) Ã n2 (»2) + Ã n1 (»2) Ã n2<br />

e possono essere messi tutti e due nello stesso stato n1 = n2:<br />

La funzione d’onda antisimmetrica di due fermioni è<br />

(»1) ¢<br />

ª (S) = 1 ¡<br />

p Ãn1<br />

2<br />

(»1) Ãn2 (»2) ¡ Ãn1 (»2)<br />

¢<br />

Ãn2 (»1)<br />

e occorre che n1 sia diverso da n2:<br />

1.2 Atomi a due elettroni<br />

Vogliamo ora studiare gli stati stazionari degli atomi a due elettroni che considereremo<br />

descritti dall’Hamiltoniana<br />

H =<br />

2X<br />

i=1<br />

µ<br />

¡ ~2<br />

2m r2i<br />

<br />

Ze2 e<br />

¡ +<br />

2<br />

j~r1 ¡ ~r2j<br />

dove Z indica la carica del nucleo (2 per l’elio, 3 per il Litio ionizzato 1 volta<br />

e così via), ~r1 e ~r2 indicano le posizioni dei due elettroni rispetto al nucleo e m<br />

ri<br />

(1)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 12<br />

indica la massa dell’elettrone. Questa Hamiltoniana trascura e¤etti che danno<br />

luogo a piccole correzioni: tra essi quelli dovuti alla massa …nita del nucleo, gli<br />

e¤etti relatistivistici ed altri<br />

Separazione del moto del centro massa<br />

Discutiamo <strong>della</strong> separazione del moto del centro massa per il sistema delle<br />

tre particelle : il nucleo e i due elettroni<br />

H = T + V = ¡ ~2r2 ~R<br />

2M ¡ ~2r2 ~½ 1<br />

2m ¡ ~2r2 ~½ 2<br />

2m<br />

Ze2<br />

¡ ¯ ~ ¯<br />

¡<br />

R ¡ ~½ 1¯<br />

Ze2<br />

¯ ~ ¯<br />

+<br />

R ¡ ~½ 2¯<br />

e 2<br />

j~½ 1 ¡ ~½ 2j<br />

Si possono separare le variabili passando alle coordinate del centro di massa e<br />

alle coordinate dei due elettroni rispetto al nucleo mediante la trasformazione di<br />

coordinate<br />

8<br />

><<br />

~RCM =<br />

~r1 >:<br />

= ~½ 1 ¡ ~ R<br />

~r2 = ~½ 2 ¡ ~ R<br />

h<br />

M ~ i<br />

R + m (~½ 1 + ~½ 2 ) =Mt coordinata del centro massa<br />

essendo Mt = M + 2m la massa totale. L’energia cinetica totale T nelle nuove<br />

variabili ~ RCM ; ~r1; ~r2 è data da<br />

T = ¡ ~2<br />

( µ<br />

1 M<br />

~rR ¡ CM 2 M<br />

~ rr1 ¡ ~ 2<br />

rr2 + 1<br />

µ<br />

m<br />

~rR + CM m<br />

~ 2<br />

rr1 +<br />

Mt<br />

+ 1<br />

m<br />

µ m<br />

Mt<br />

~rRCM + ~ rr2<br />

2 )<br />

=<br />

Mt


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 13<br />

= ¡ ~2<br />

r<br />

2Mt<br />

2 µ<br />

~2 1<br />

RCM ¡<br />

2 M<br />

mentre l’energia potenziale totale è<br />

V (~r1; ~r2) = ¡ Ze2<br />

<br />

1 ¡r<br />

2 + r1 m<br />

+ r2 ¢ ~<br />

r2 ¡ 2<br />

M ~ rr1 ¢ ~ rr2<br />

r1<br />

¡ Ze2<br />

r2<br />

e<br />

+<br />

2<br />

j~r1 ¡ ~r2j<br />

La coordinata del centro massa si separa dalle altre e<br />

HCM = ¡ ~2<br />

r<br />

2Mt<br />

2 RCM<br />

descrive il moto traslatorio libero del centro massa. Il moto relativo rispetto al<br />

nucleo è quello di due particelle con una massa ridotta<br />

¹ = Mm<br />

M + m<br />

nel potenziale V (~r1; ~r2). L’Hamiltoniana del moto relativo è<br />

Hrel = ¡ ~2 ¡ ¢<br />

2 ~<br />

rr1 + r2 r2 ¡<br />

2¹<br />

2<br />

M ~ rr1 ¢ ~ rr2 + V (~r1; ~r2)<br />

che non è diagonale nei momenti relativi ~p1; ~p2 :Il termine<br />

1<br />

M ~p1 ¢ ~p2<br />

è detto di polarizzazione di massa e costituisce una piccola correzione all’energia<br />

cinetica <strong>della</strong> (1) — con la massa ridotta ¹ in luogo di m: La generalizzazione<br />

ad N elettroni è immediata con Mt = M + Nm , con la stessa massa ridotta e il<br />

termine di polarizzazione di massa è dato da<br />

¡ ~2<br />

M<br />

X<br />

~rri ¢ ~ rrj<br />

dove la somma è estesa a tutte le coppie distinte dei momenti.<br />

i


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 14<br />

Conviene lavorare con gli autostati dello spin totale ~ S = ~s1 + ~s2: Dal teorema<br />

di addizione dei momenti angolari, indicato con S (S + 1) ~ 2 l’autovalore di ~ S 2 ;<br />

sommando due spin 1/2 si ottengono per S i valori 0 e 1, i quali sono, rispettivamente.<br />

non degenere (MS = 0) da cui il nome di stato di singoletto e tre volte<br />

degenere (MS = ¡1; 0; 1 _ ) detto di tripletto; qui MS~ indica l’autovalore di Sz: Se<br />

indichiamo con ® l’autostato con sz = 1=2 e con ¯ l’autostato con sz = ¡1=2;<br />

gli autostati di singoletto Â00 e di tripletto Â1;¡1; Â1;0; Â1;+1 hanno una forma, in<br />

termini delle autofunzioni degli spin addendi, data da<br />

Â00 = 1 p 2 (®1¯2 ¡ ®2¯1) singoletto<br />

Â1;¡1 = ¯1¯2<br />

Â1;0 = 1 p 2 (®1¯2 + ®2¯1) tripletto<br />

Â1;+1 = ®1®2<br />

in cui gli indici distinguono lo spin <strong>della</strong> particella 1 da quello <strong>della</strong> particella 2.<br />

Stati di singoletto e di tripletto<br />

Ricordiamo che la necessità di enunciare un teorema di addizione dei momenti<br />

angolari nasce dal fatto che se ~ J = ~ j1 + ~ j2 allora ~ J 2 = ~ j 2<br />

1 +~ j 2<br />

2 + 2(j1xj2x + j1yj2y +<br />

j1zj2z) che non commuta con j1z e j2z: Se indichiamo con jj1m1; j2m2i il prodotto<br />

tensoriale tra gli autostati jjmi (autovettori di ~ j2 e di jz) degli addendi<br />

jj1m1; j2m2i = jj1m1i ­ jj2m2i<br />

allora il vettore jJMi (autostato di ~ J 2 e di Jz) appartiene ai sottospazi generati<br />

da jj1m1; j2m2i con m1 + m2 = M . I valori di J sono tutti e solo quelli tali che<br />

jj1 ¡ j2j · J · j1 + j2<br />

e che per ciascuno di questi valori vi è una ed una sola serie di 2J + 1 vettori<br />

con M che varia per interi tra ¡J e J: Siamo, in generale, interessati a esprimere<br />

i vettori jJMi tramite gli autovettori degli addendi jj1m1; j2m2i: A questo …ne<br />

debbono essere esplicitati i coe¢cienti hj1m1; j2m2jJMi tali che<br />

X<br />

jJMi =<br />

hj1m1; j2m2jJMi jj1m1; j2m2i:<br />

m1;m2 (m1+m2=M )<br />

dove la somma corre su tutti i valori di m1 e di m2 tali che la loro somma sia<br />

eguale a M:


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 15<br />

Per costruire questi coe¢cienti detti di Clebsh-Gordan (per le cui notevoli e<br />

numerose proprietà rimandiamo ai trattati di Meccanica Quantistica) si possono<br />

utilizzare gli operatori J+ e J¡ (per comodità misuriamo i momenti in unità ~)<br />

J§ jJMi = (Jx § iJy) jJMi = p J (J + 1) ¡ M (M § 1) jJM § 1i:<br />

Vogliamo mettere in atto questo metodo nel caso di due spin 1/2. Se consideriamo<br />

lo stato di tripletto S = 1 con MS = 1; allora<br />

j11i = j + +i<br />

dove il primo segno è quello di sz = +1=2 per il primo spin e il secondo è quello<br />

del secondo spin. Ora poichè S¡ = s1¡ + s2¡; applicando S¡ al primo membro e<br />

s1¡ + s2¡ al secondo si ha<br />

p 2 j10i = j ¡ +i + j + ¡i<br />

e quindi<br />

Una successiva applicazione fornisce<br />

e quindi<br />

j10i = 1 p 2 (j ¡ +i + j + ¡i)<br />

2 j1 ¡ 1i = 2 j ¡ ¡i<br />

j1 ¡ 1i = j ¡ ¡i:<br />

Si noti che i tre stati di tripletto potevano anche essere generati a partire da j¡¡i<br />

applicando S+ ( i coe¢cienti di C.G. che si ottengono cambiando il segno di M e<br />

quelli di m1 e di m2 sono gli stessi). Lo stato di singoletto j00i deve essere dato<br />

da una combinazione lineare dei vettori j¡+i e j+ ¡i che deve essere ortogonale<br />

a quella che dà j10i; ne segue che<br />

j00i = 1 p 2 (j ¡ +i ¡ j + ¡i) :<br />

Una alternativa al modo di procedere esposto (che è quello che si segue in genere<br />

per costruire i coe¢cienti di C.G.) consiste nel calcolare prima gli autostati dell’operatore<br />

~ S 2 nel sottospazio la cui base è j++i; j¡¡i; j¡+i ; j+¡i: Sebbene non<br />

è il modo di agire più diretto esso illustra bene l’origine del teorema di addizione.<br />

Se si esprime S 2 come<br />

S 2 = 3<br />

2 + 2s1zs2z + s1+s2¡ + s1¡s2+


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 16<br />

è immediato veri…care che in questa base l’operatore è rappresentato dalla matrice<br />

0<br />

2<br />

B 0<br />

@ 0<br />

0<br />

2<br />

0<br />

0<br />

0<br />

1<br />

1<br />

0<br />

0 C<br />

1 A<br />

0 0 1 1<br />

la cui equazione secolare<br />

(2 ¡ ¸) 2 £ (1 ¡ ¸) 2 ¡ 1 ¤ = 0<br />

ha gli autovalori ¸ = 2 (S = 1) tre volte degenere e ¸ = 0 (S = 0) una volta<br />

degenere. I corrispondenti autovettori sono<br />

jS = 1i = c1j + +i + c2j ¡ ¡i + c3(j ¡ +i + j + ¡i)<br />

jS = 0i = c3(j ¡ +i ¡ j + ¡i)<br />

con c1 e c2 e c3 arbitrari . Richiedendo che questi stati siano anche autostati di Sz<br />

si ottiene lo stato di singoletto e i tre stati di tripletto. Per jS = 1i a c2 = c3 = 0<br />

corrisponde MS = +1, a c1 = c3 = 0 corrisponde MS = ¡1 e in…ne a c1 = c2 = 0<br />

corrisponde MS = 0 e quindi i tre stati di tripletto. Lo stato jS = 0i è già<br />

direttamente autostato di Sz appartenente all’autovalore MS = 0:<br />

Se Á1 (~r) e Á2 (~r) indicano due autostati di HC e  e ¸ due degli stati di spin<br />

® e ¯; il determinante di Slater <strong>della</strong> coppia di elettroni è<br />

à (»1; »2) = 1 p 2 (Á1 (~r1) Á2 (~r2) Â1¸2 ¡ Á2 (~r1) Á1 (~r2) Â2¸1)<br />

scegliendo  = ¸ = ®; oppure  = ¸ = ¯ si ottengono due dei tre stati di tripletto<br />

à 1;1 (»1; »2) = 1 p 2 (Á1 (~r1) Á2 (~r2) ¡ Á2 (~r1) Á1 (~r2)) ®1®2<br />

à 1;¡1 (»1; »2) = 1 p 2 (Á1 (~r1) Á2 (~r2) ¡ Á2 (~r1) Á1 (~r2))¯1¯2<br />

per ottenere l’altro stato di tripletto e quello di singoletto non si può usare un<br />

singolo determinante di Slater ma bisogna combinare i due seguenti<br />

à 1 (»1; »2) = 1 p 2 (Á1 (~r1) Á2 (~r2) ®1¯2 ¡ Á2 (~r1) Á1 (~r2) ®2¯1)<br />

à 2 (»1; »2) = 1 p 2 (Á1 (~r1) Á2 (~r2) ¯1®2 ¡ Á2 (~r1) Á1 (~r2) ¯2®1)<br />

à 1;0 (»1; »2) = à 1 + à 2 =


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 17<br />

= (Á1 (~r1) Á2 (~r2) ¡ Á2 (~r1) Á1 (~r2)) 1<br />

p 2 (®1¯2 + ®2¯1)<br />

à 0;0 (»1; »2) = à 1 ¡ à 2 =<br />

= (Á1 (~r1) Á2 (~r2) + Á2 (~r1) Á1 (~r2)) 1 p 2 (®1¯2 ¡ ®2¯1)<br />

Le autofunzioni di due spin hanno una simmetria de…nita : gli stati di tripletto<br />

sono simmetrici rispetto allo scambio dei due spin, quello di singoletto è antisimmetrico.<br />

Per una coppia di elettroni l’autofunzione di HC;S 2 e Sz si può<br />

fattorizzare nella parte spaziale e nella parte di spin. Gli stati di tripletto con<br />

parte di spin simmetrica hanno una parte spaziale antisimmetrica, mentre quello<br />

di singoletto ha una parte spaziale simmetrica. Nello stato di singoletto entrambi<br />

gli elettroni possono essere sistemati nello stesso autostato di HC; mentre se S = 1<br />

i due autostati di HC debbono essere diversi l’uno dall’altro.<br />

Lo stato fondamentale di HC si ottiene come stato di singoletto con entrambi<br />

gli elettroni nello stato 1s<br />

dove<br />

appartenente all’autovalore<br />

ª0 = ©0 (~r1; ~r2) Â00 = 1<br />

¼a 3 e¡(r1+r2)=a Â00<br />

a = a0=Z = ~ 2 =Zme 2 ¡ ' Z ¡1 £ 0:53 £ 10 ¡8 cm ¢ :<br />

E0 = ¡2Z 2 EH<br />

dove EH = e2 =2a0(' 13:6 eV) è il potenziale di ionizzazione dell’atomo di<br />

idrogeno.<br />

L’e¤etto <strong>della</strong> perturbazione V12 = e2 = j~r1 ¡ ~r2j è dato al primo ordine da<br />

Z<br />

"1 =<br />

(3)<br />

= e2<br />

¼ 2 a 6<br />

d 3 r1 d 3 r2 ©0 V 12 ©0<br />

Z<br />

d 3 r1 d 3 r2<br />

e ¡2(r1+r2)=a<br />

j~r1 ¡ ~r2j<br />

questa è l’energia elettrostatica di due distribuzioni sferiche di carica con densità<br />

¡e½ (r1) e ¡e½ (r2) dove<br />

Per calcolare l’integrale<br />

Z<br />

I =<br />

½ (r1) = ½ (r2) = e ¡2r=a =¼a 3 :<br />

d 3 r1<br />

Z<br />

d 3 r2<br />

e 2 ½ (r1) ½ (r2)<br />

j~r1 ¡ ~r2j<br />

(2)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 18<br />

si fa uso dello sviluppo<br />

1<br />

j~r1 ¡ ~r2j =<br />

1X<br />

l=0<br />

lX<br />

m=¡l<br />

4¼<br />

2l + 1<br />

r l <<br />

r l+1<br />

><br />

Y m¤<br />

l (#1; '1)Y m<br />

l (#2; '2) (4)<br />

dove Y m<br />

l (#; ') è la funzione sferica di indici l e m; mentre r> (r<br />

Z 1 Z 1 r<br />

dr1 dr2<br />

0 0<br />

2 1r2 2<br />

e<br />

r><br />

¡2(r1+r2)=a<br />

Z 1<br />

5 = a dx1e<br />

0<br />

¡2x1<br />

½Z x1<br />

x1<br />

0<br />

Z 1<br />

+x1 dx2 x2e ¡2x2<br />

¾<br />

= a5<br />

½Z 1 ¡<br />

dx1 x1e<br />

4<br />

¡2x1<br />

¡ ¢ 2<br />

¡4x1 ¡ x1 + x1 e ¢¾<br />

e in de…nitiva<br />

e quindi<br />

"1 = I = e2<br />

¼2 10a5 5e2<br />

16¼2 =<br />

a6 162 8a<br />

Eper =<br />

µ<br />

¡2Z 2 + 5<br />

4 Z<br />

<br />

EH :<br />

= 5<br />

4 ZEH<br />

dx2 x 2 2 e¡2x2 +<br />

= 10a5<br />

16 2<br />

Più alto è il valore di Z più localizzati sono gli elettroni attorno al nucleo (a<br />

è inversamente proporzionale a Z): la mutua repulsione tra gli elettroni cresce<br />

linearmente con Z mentre l’energia di attrazione del nucleo varia con Z2 per<br />

l’aumento sia <strong>della</strong> carica nucleare che <strong>della</strong> localizzazione. La correzione perturbativa<br />

è relativamente tanto piccola quanto più alto è il numero atomico Z.<br />

Una alternativa all’uso <strong>della</strong> teoria perturbativa è il metodo variazionale.<br />

L’approccio più semplice consiste nel continuare ad usare la funzione d’onda<br />

idrogenoide (2) nella quale, però, a è considerato come un parametro da assegnare<br />

in modo da rendere il valore medio E (a) dell’Hamiltoniana H = HC + V12 P<br />

=<br />

2<br />

i=1 (Ti + Vi) + V12 minimo<br />

Z Z<br />

E (a) = d 3 r1d 3 r2 © (~r1; ~r2; a) H © (~r1; ~r2; a)<br />

© (~r1; ~r2; a) = 'a (~r1)'a (~r2)<br />

dove 'a (~r1) = e ¡r=a = p ¼a 3 è la funzione d’onda dello stato fondamentale di un<br />

elettrone nel campo coulombiano di una carica e¢cace Z 0 e; essendo Z 0 = a0=a:<br />

Il valore medio dell’energia cinetica è dato da:<br />

Z<br />

d 3 r 'a (~r) T 'a (~r) = ¡ 2~2<br />

ma2 Z 1 µ<br />

dr 2r @<br />

@r<br />

0<br />

@2<br />

+ r2 e¡r=a<br />

@r2 <br />

e ¡r=a = ~2<br />

2ma 2 = Z0 2 EH


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 19<br />

quello del potenziale coulombiano da:<br />

Z<br />

d3r 'a (~r) V 'a (~r) = ¡ 4¼<br />

¼a3 Z 1<br />

dr r2 ¡2r=a Ze2<br />

e<br />

r<br />

ed in…ne il valor medio del potenziale elettrone-elettrone da<br />

Z Z<br />

d 3 r1d 3 r2'a (~r1) 'a (~r2) V12'a (~r1)'a (~r2) = 5e2<br />

8a<br />

In de…nitiva<br />

E (a) = 2Z 0 2 EH ¡ 4ZZ 0 EH + 5<br />

4 Z 0 EH: = 2EH<br />

che ha il suo minimo per<br />

in cui il valor medio vale<br />

Notiamo che<br />

Evar = EH<br />

µ<br />

0<br />

Z 0 = Z ¡ 5<br />

16<br />

= ¡Ze2<br />

a = ¡2ZZ 0 EH<br />

= 5<br />

4 Z0 EH:<br />

µ<br />

Z 0 2 ¡ 2Z0 µ<br />

Z ¡ 5<br />

<br />

16<br />

µ<br />

Evar = ¡2 Z ¡ 5<br />

2<br />

EH: (5)<br />

16<br />

¡2Z 2 + 5<br />

<br />

25<br />

Z ¡<br />

4 128<br />

= Epert ¡ 25<br />

128 EH<br />

e quindi l’energia variazionale è più piccola di quella perturbativa di una quantità<br />

£ 13:6 eV=2.64 eV.<br />

indipendente da Z pari a 25<br />

128<br />

Questo risultato ha una semplice interpretazione …sica: gli elettroni si schermano<br />

l’uno con l’altro e questo e¤etto di schermo si manifesta attraverso una<br />

riduzione <strong>della</strong> carica nucleare di 5e=16: La funzione di prova usata descrive due<br />

fermioni indipendenti che si muovono in un potenziale centrale coulombiano determinato<br />

dalla carica e¢cace +Z 0 e, e la (5) è l’energia dello stato fondamentale<br />

di una Hamiltoniana <strong>della</strong> stessa forma <strong>della</strong> HC nella quale si è sostituito Z 0 al<br />

vero numero atomico Z:<br />

Questi calcoli sono confrontati con i valori sperimentali Esper nella tabella<br />

seguente in cui le energie espresse in eV<br />

Z E0 "1 Epert Evar Esper<br />

He 2 -108 34 -74 -76.6 -78.6<br />

Li + 3 -243.5 50.5 -193 -195.6 -197.1<br />

Be ++ 4 -433 67.5 -365.5 -368.1 -370.0<br />

Lo scarto tra i valori calcolati e quelli misurati è troppo grande per essere attribuito<br />

alle approssimazioni e ai termini trascurati nell’Hamiltoniana dell’equazione<br />

(1). Esso è dovuto alla forma <strong>della</strong> funzione d’onda di prova in cui


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 20<br />

è del tutto assente la correlazione tra gli elettroni. Infatti la densità di probabilità<br />

di trovare uno degli elettroni nell’intorno di un punto ~r1 e l’altro nell’intorno<br />

di ~r2 corrispondente a j©j 2 = j' (~r1)j 2 j' (~r2)j 2 è il prodotto di due densità di<br />

probabilità e quindi si riferisce a due eventi indipendenti, mentre ci aspettiamo<br />

che la mutua repulsione correli il moto dei due elettroni. Questo è stato fatto da<br />

Hylleraas usando funzioni di prova che non dipendono solo da r1 e da r2 ma anche<br />

da r12 = j~r1 ¡ ~r2j; lo stato fondamentale può dipendere solo da queste variabili<br />

perchè ha momento angolare orbitale totale nullo. La sua funzione d’onda deve<br />

avere simmetria sferica e non può dipendere dagli angoli di Eulero che speci…cano<br />

la posizione nello spazio del triangolo che ha i vettori ~r1 e ~r2 come lati. Come preciseremo<br />

meglio nel seguito la repulsione tra gli elettroni impedisce che i momenti<br />

angolari orbitali dei singoli elettroni siano costanti del moto e non commutano<br />

più con H; mentre continua a farlo la loro somma.<br />

Hylleraas ha usato funzioni di prova espresse in termini delle variabili<br />

del tipo<br />

s = r1 + r2<br />

t = r1 ¡ r2<br />

u = r12<br />

Á (s; t; u) = e ¡ks<br />

0 · s · 1<br />

¡ 1 · t · 1<br />

NX<br />

l;m;n=0<br />

0 · u · 1<br />

cl;2m;ns l t 2m u n<br />

e il calcolo che abbiamo presentato si riferisce al caso di ordine zero in cui N = 0<br />

e il minimo si è ottenuto per k = (Z ¡ 5=16) =a0. La convergenza del metodo<br />

è rapida e con otto parametri variazionali il risultato è leggermente sotto il valore<br />

sperimentale, in apparente contraddizione con il teorema variazionale poichè<br />

stiamo considerando lo stato fondamentale <strong>della</strong> Hamiltoniana non-relativistica<br />

(1) che è solo approssimativamente quella dell’atomo. Per l’elio Hylleraas ha<br />

ottenuto il valore di E0 = ¡2:90324 u.a.(1 unità atomica = 27.2116 eV) che<br />

di¤erisce dal valore ”esatto” Eex 0 = ¡2:90372 u.a. di sole 0.00048 u.a.(' 0:013<br />

eV). Per ottenere la previsione teorica complessiva sul potenziale di ionizzazione<br />

bisogna aggiungere le correzioni mostrate nella tabella che sono espresse in<br />

I th<br />

0<br />

cm ¡1 (1cm ¡1 = 1:24 £ 10 ¡4 eV)<br />

H ¡<br />

He Li +<br />

Iex 0 -6090.644298 -198344.58014348 -610120.4882<br />

+corr. massa ridotta 3.315791 27.192711 47.7689<br />

+polar. di massa 3.928 4.785 4.960<br />

+corr. relativistiche 0.304 0.562 -16.69<br />

+corr. radiative 0.0037 1.341 7.83<br />

=Ith 0<br />

I<br />

-6083.092 -198310.699 610079.62<br />

sp<br />

0 -6100§100 -198310.82§0.15 610079§25


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 21<br />

Passiamo ora a considerare gli stati eccitati considerando l’e¤etto <strong>della</strong> repulsione<br />

elettronica sulle con…gurazioni in cui uno degli elettroni è nello stato 1s (e<br />

cioè con n = 1; l = 0; m = 0 ) l’altro nello stato nlm. L’energia di ordine zero di<br />

HC è<br />

Eo;n = ¡Z 2 EH<br />

µ<br />

1 + 1<br />

n2 <br />

la correzione perturbativa dovuta a V12 deve essere valutata sugli stati di singoletto<br />

© +<br />

nlm = 1 p 2 (Ã 100 (~r1)Ã nlm (~r2) + Ã 100 (~r2)Ã nlm (~r1)) Â00<br />

che sono 2l + 1 volte degeneri rispetto a m e sugli stati di tripletto<br />

© ¡ nlmM S = 1 p 2 (Ã 100 (~r1)Ã nlm (~r2) ¡ Ã 100 (~r2)Ã nlm (~r1)) Â1MS<br />

che sono 3 (2l + 1) volte degeneri rispetto a MS = 0; §1 e m: Nei sottospazi degli<br />

stati di singoletto e di tripletto la perturbazione e2 =r12 è diagonale<br />

h© +<br />

nlm0 ¯ e2<br />

¯ r12<br />

©+<br />

nlmi = "+<br />

nlm<br />

±m;m 0<br />

h© ¡<br />

nlm0M 0 ¯<br />

e<br />

S ¯<br />

2 ¯ ©¡ nlmM i = "<br />

S ¡<br />

nlm ±m;m 0±MS;M 0 S<br />

r12<br />

Gli elementi di matrice diagonali sono dati da<br />

Z Z<br />

" § 1<br />

nlm =<br />

2<br />

Z<br />

§<br />

d 3 r1<br />

d 3 r1<br />

d 3 r2 (Ã ¤ ¤<br />

100 (~r1)Ã nlm (~r2) § Ã ¤ ¤ e2<br />

100 (~r2)Ã nlm (~r1)) £<br />

r12<br />

£(Ã 100 (~r1)Ã nlm (~r2) § Ã 100 (~r2)Ã nlm (~r1)) =<br />

Z<br />

=<br />

d 3 r1<br />

Dallo sviluppo (4) segue che<br />

e quindi<br />

Z<br />

Z<br />

d­2 jY m<br />

l (­2)j 2<br />

Z<br />

Z<br />

d 3 r2jÃ100 (~r1)j 2 2 e2<br />

jÃnlm (~r2)j §<br />

r12<br />

d 3 r2Ã ¤ ¤<br />

100 (~r1)Ã nlm (~r2)Ã100 (~r2)Ãnlm (~r1) e2<br />

r12<br />

Z<br />

Inl =<br />

= e2<br />

a<br />

d 3 r1<br />

Z 1<br />

0<br />

d­1<br />

Z<br />

dx1<br />

jY 0<br />

0<br />

(­1)j 2<br />

r12<br />

= 1<br />

Z<br />

r><br />

d 3 r2jÃ100(~r1)j 2 2 e2<br />

jÃnlm(~r2)j Z 1<br />

0<br />

dx2<br />

x 2 1 x2 2<br />

x><br />

= Inl § Knl:<br />

d­2 jY m<br />

l (­2)j 2 = 1<br />

r12<br />

e ¡2x1 R 2<br />

nl (x2)<br />

=<br />

r>


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 22<br />

detto integrale coulombiano, che è <strong>della</strong> stessa natura di quello che è comparso<br />

nella correzione perturbativa "1 allo stato fondamentale, e si è tenuto conto che<br />

Sempre utilizzando la sviluppo (4) si ha<br />

e quindi<br />

Knl =<br />

Z<br />

Z<br />

1<br />

4¼<br />

d 3 r1<br />

Z<br />

d­2<br />

Z<br />

à nlm(~r) = Rnl (r) Y m<br />

l (#; ') :<br />

Y<br />

d­1<br />

m¤<br />

l<br />

(­1) Y m<br />

l (­2)<br />

r12<br />

= 1<br />

4¼<br />

4¼<br />

2l + 1<br />

d 3 r2Ã ¤ 100 (~r1)Ã ¤ nlm (~r2)Ã 100 (~r2)Ã nlm (~r1) e2<br />

= e2<br />

a ¢<br />

Z 1 Z 1<br />

1<br />

dx1<br />

2l + 1<br />

0<br />

0<br />

dx2 x 2<br />

1x2 2<br />

r12<br />

r l <<br />

r l+1<br />

><br />

=<br />

xl <<br />

x l+1 e<br />

><br />

¡(x1+x2)<br />

Rnl (x1) Rnl (x2)<br />

detto integrale di scambio. Entrambi questi termini non dipendono dal numero<br />

quantico m come deve essere poichè l’interazione tra gli elettroni è globalmente a<br />

simmetria sferica – H commuta con il momento angolare orbitale totale Lz – e non<br />

privilegia una particolare direzione nello spazio. Mentre l’integrale coulombiano<br />

ha un analogo classico – lo si può interpretare come l’energia di interazione tra le<br />

distribuzioni di carica ¡ejÃ100 (~r1) j 2 e ¡ejÃnlm(~r2)j 2 – il termine di scambio ha<br />

una natura quantistica e nasce dalla necessità di antisimmetrizzare la funzione<br />

d’onda. La degenerazione <strong>della</strong> con…gurazione imperturbata è in parte rimossa e<br />

lo stato di singoletto ha una energia<br />

E +<br />

nl = ¡Z 2 EH<br />

µ<br />

1 + 1<br />

n2 <br />

+ Inl + Knl<br />

mentre quelli di tripletto hanno una energia<br />

E ¡<br />

nl = ¡Z 2 µ<br />

EH 1 + 1<br />

n2 <br />

+ Inl ¡ Knl<br />

In generale l’integrale di scambio Knl è positivo e quindi gli stati con S = 1 sono<br />

più bassi in energia di quelli con S = 0: Questa è la manifestazione di una regola<br />

generale detta regola di Hund.<br />

All’ordine più basso delle regole di selezione per le transizioni tra gli stati<br />

stazionari e cioè in approssimazione di dipolo elettrico si ha ¢S = 0, e quindi<br />

non si possono avere transizioni tra stati di singoletto e stati di tripletto. Lo<br />

spettro di emissione e di assorbimento è, in prima approssimazione costituito da<br />

due sistemi di righe spettrali indipendenti (detti para per il singoletto e orto per<br />

il tripletto).


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 23<br />

Notiamo che l’integrale di scambio è dello stesso ordine di grandezza dell’integrale<br />

coulombiano ed è molto più grande dell’energia di interazione magnetica tra<br />

i due spin che nasce dall’accoppiamento tra i due dipoli magnetici. La descrizione<br />

del ferromagnetismo si ottiene, infatti, usando una hamiltoniana nella quale lo<br />

scambio viene incluso considerando il termine<br />

¡ 1<br />

2 (1 + 4 ~s1 ¢ ~s2) Knl<br />

che agendo sullo stato di singoletto fornisce il valore +Knl mentre dà ¡Knl quando<br />

opera su quello di tripletto (si tenga conto che ~s1¢~s2 = ~ S 2 =2¡3=4 e che l’autovalore<br />

di ~ S 2 è S (S + 1)).<br />

Dalle due con…gurazioni degeneri (1s; 2s) e (1s; 2p) si originano i primi quattro<br />

stati eccitati dell’elio. I due integrali coulombiani sono tali che I20 < I21 e<br />

la con…gurazione (1s; 2s) è più bassa in energia <strong>della</strong> con…gurazione (1s; 2p) lo<br />

scambio rimuove per ciascuna di esse la degnerazione tra stati di singoletto e di<br />

tripletto. Questi livelli vengono denotati con il simbolo 2S+1 L dove L (L + 1) è<br />

il momento angolare totale (si usa la lettera S per L = 0; P per L = 1 e così<br />

via secondo la solita convenzione). I livelli sono allora 3 S; 1 S; 3 P; 1 P ordinati per<br />

energia crescente.<br />

Le con…gurazioni (1s; nl) per n ! 1 danno luogo ad una successione che<br />

tende al limite<br />

E1;1 = ¡Z 2 EH<br />

che rappresenta il potenziale di prima ionizzazione dell’atomo di Elio (o dello ione


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 24<br />

per Z > 2).L’e¤etto dell’interazione tra i due elettroni dà luogo ai due sistemi di<br />

livelli di singoletto e di tripletto<br />

E §<br />

nl = ¡Z 2 µ<br />

EH 1 + 1<br />

n2 <br />

+ Inl § Knl:<br />

Nel limite n ! 1 si ha che limn!1 Inl = limn!1 Knl = 0 e le energie E § nl tendono<br />

a E1;1 . Infatti se teniamo conto che<br />

con<br />

allora<br />

Inl = e2 2<br />

Nnl a<br />

Knl = e2<br />

2<br />

Nnl a<br />

e per n ! 1<br />

Rnl (x) = NnlFnl<br />

µ<br />

2<br />

n x<br />

<br />

Nnl = 2<br />

n2 s<br />

(n ¡ l ¡ 1)!<br />

[(n + l)!] 3 e Fnl(y) = yl 1<br />

¡<br />

e 2 y L 2l+1<br />

n¡l¡1 (y)<br />

essendo L k<br />

p<br />

n 5 Z 1 Z 1<br />

y<br />

dy1 dy2<br />

32 0 0<br />

2<br />

n5 Z 1 Z 1<br />

1<br />

dy1<br />

32 2l + 1<br />

0<br />

i polinomi di Laguerre<br />

0<br />

1y2 2<br />

e<br />

y><br />

¡ny1 2<br />

Fnl (y2)<br />

dy2y 2<br />

1y2 2<br />

n (n ¡ l ¡ 1)!<br />

[(n + l)!] 3<br />

yl <<br />

y l+1 e<br />

><br />

¡(y1+y2)n=2 Fnl (y1) Fnl (y2)<br />

! 0<br />

e anche gli integrali su y1 e y2 vanno a zero per la presenza dei fattori e ¡ny=2 .Per<br />

energie maggiori di E1;1 l’hamiltoniana H descrive la di¤usione di un elettrone<br />

da parte dello ione He + quando gli stati asintotici sono il sistema He + (1s) con<br />

l’elettrone nello stato fondamentale 1s ed un elettrone che per r2 ! 1 ha una<br />

energia cinetica pari a E ¡ E1;1 Questo è un continuo di stati di scattering che<br />

si estende …no a E = +1. Possiamo costruire una in…nità di questi continui<br />

partendo dallo stato nl con energie che vanno da En;1 = ¡Z 2 EH=n 2 …no a<br />

+1 relativi alla di¤usione sullo ione He + (nl) di un elettrone di energia cinetica<br />

asintotica E ¡ En;1:<br />

Consideriamo (n 0 l 0 ; nl) con n 0 e n entrambi maggiori di 1 come con…gurazione<br />

di partenza. Lo stato legato di HC ha una energia ¡Z 2 EH (1=n 0 2 + 1=n 2 ) > E1;1;<br />

ed è degenere con lo spettro continuo del sistema He + (1s) + e ¡ , ed in particolare<br />

ha la stessa energia dello stato del continuo in cui l’elettrone ha energia cinetica<br />

asintotica pari a Z 2 EH (1 ¡ 1=n 0 2 ¡ 1=n 2 ) : Come vedremo nel seguito quando<br />

si ha degenerazione tra uno stato legato e gli stati di un continuo accoppiati da


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 25<br />

una perturbazione, che in questo caso è l’interazione elettrone-elettrone, vi è una<br />

probabilità …nita per unità di tempo W che avvenga una transizione dallo stato<br />

legato al continuo data dalla regola aurea di Fermi<br />

W = 2¼<br />

~<br />

¯¿<br />

¯<br />

n 0 l 0 ; nl<br />

¯<br />

e<br />

¯<br />

2<br />

¯ He+ (1s) + e ¡<br />

À¯2 ¯¯¯<br />

½ (Ef)<br />

r12<br />

dove Ef è l’energia comune agli stati iniziale jn 0 l 0 ; nli e …nale jHe + (1s) + e ¡ i<br />

e ½ (Ef) è la densità degli stati del continuo a quell’energia. Sono …nite anche<br />

le probabilità di transizione agli altri continui che si ottengono mettendo<br />

lo ione He + in uno stato eccitato n 00 l 00 ; con n ed n 0 maggiori di n 00 ed Ef =<br />

Z 2 EH (1=n 00 2 ¡ 1=n 0 2 ¡ 1=n 2 ) : In de…nitiva gli stati doppiamente eccitati, con<br />

una energia maggiore di E1;1, sono detti autoionizzanti poichè hanno una probabilità<br />

…nita di diseccitarsi trasferendo energia ad uno dei due elettroni, che viene<br />

espulso dall’atomo mentre l’altro decade in uno stato di energia più bassa dello<br />

ione che così si forma. Questo è noto come e¤etto Auger , compete con la diseccitazione<br />

per emissione di fotoni e diviene il processo dominante a mano a mano<br />

che Z cresce.<br />

1.3 L’approssimazione di campo centrale e la tavola periodica<br />

degli elementi<br />

In assenza di un campo esterno l’Hamiltoniana di un atomo con Z elettroni,<br />

indipendente dagli spin, è<br />

H =<br />

ZX<br />

i=1<br />

µ <br />

2 pi Ze2<br />

¡ +<br />

2m ri<br />

1<br />

2<br />

ZX<br />

ZX<br />

i=1 j(6=i)=1<br />

e 2<br />

j~ri ¡ ~rjj :<br />

Per essere più precisi si dovrebbero aggiungere termini di interazione spin-orbita,<br />

che per il momento trascureremo non essendo rilevanti per la discussione che<br />

segue. Tranne che per l’atomo di idrogeno (Z = 1) il problema agli autovalori di<br />

questa Hamiltoniana non è esattamente risolubile.<br />

Per determinare gli stati stazionari dell’atomo, è conveniente ricorrere all’approssimazione<br />

di particelle indipendenti in un campo centrale, secondo la quale<br />

ciascun elettrone si muove indipendentemente dagli altri in un potenziale centrale<br />

V (r) che rappresenta l’attrazione del nucleo e l’e¤etto repulsivo medio degli altri<br />

elettroni. Quest’ultimo e¤etto dipende chiaramente dallo stato dinamico degli<br />

elettroni e così un singolo potenziale V (r) non può, nemmeno approssimativamente,<br />

descrivere tutto lo spettro dell’atomo. Tuttavia se ci limitiamo a considerare<br />

lo stato fondamentale e i primi stati eccitati, V (r) può essere …ssato una<br />

volta per tutte, e più giudiziosa è la scelta tanto migliore sarà l’approssimazione.<br />

L’e¤etto complessivo degli elettroni è di formare uno schermo sul campo coulombiano<br />

nucleare tanto maggiore quanto più ci si allontana dal nucleo: V (r), che è


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 26<br />

<strong>della</strong> forma ¡Ze 2 =r vicino all’origine, devia da questa forma coulombiana pura al<br />

crescere di r per diventare ¡e 2 =r nella regione asintotica. Queste considerazioni<br />

semi-quantitative sono al momento su¢cienti. Discuteremo in seguito alcuni<br />

metodi per determinare V (r) in modo sistematico: il metodo di Thomas-Fermi,<br />

quello di Hartree ed Hartree-Fock.<br />

In approssimazione di campo centrale, l’Hamiltoniana si scrive<br />

dove<br />

H ' HC = h (1) + h (2) + ¢ ¢¢ + h (Z)<br />

h = ~p2<br />

+ V (r) :<br />

2m<br />

Gli autovettori di HC sono i determinanti di Slater Z £ Z che si possono<br />

costruire a partire da un insieme di vettori di base di h: L’autovalore di HC<br />

corrispondente ad un certo determinante di Slater è eguale alla somma delle<br />

energie dei Z stati di singola particella che compaiono in esso. Il problema agli<br />

autovalori per HC si risolve facilmente una volta che sia stato risolto quello delle<br />

hamiltoniane individuali h.<br />

h è l’hamiltoniana di una particella di spin 1/2 in un potenziale centrale<br />

indipendente dalla spin. Il solo e¤etto dello spin è quello di raddoppiare la degenerazione<br />

di ciascun livello. h; ~ l2 ; lz ed sz costituiscono un insieme completo<br />

di osservabili che commutano i cui vettori di base j nlmlmsi sono denotati dai<br />

quattro numeri quantici n; l; ml; ms: il numero quantico di spin può assumere<br />

i valori §1=2; il numero quantico principale n ha la stessa de…nizione del caso<br />

dell’atomo di idrogeno. (Il numero dei nodi <strong>della</strong> funzione radiale è n ¡ l ¡ 1).<br />

Poichè l’energia di ciascuno stato, enl, dipende solo da n e da l ciascun livello<br />

individuale è 2 (2l + 1) volte degenere.<br />

L’ordine dei livelli energetici enl non dipende in modo cruciale dalla forma<br />

dettagliata del potenziale V (r). Se V (r) fosse semplicemente il potenziale di<br />

Coulomb ¡Ze 2 =r del nucleo, tutti i livelli l = 0; 1; 2; : : : ; n ¡ 1, corrispondenti<br />

ad un dato valore di n, coinciderebbero. Lo schermo dovuto agli altri elettroni<br />

innalza i livelli energetici, e questo e¤etto è tanto più pronunciato quanto più alti<br />

sono n ed l, poichè in tal caso le funzioni d’onda sono localizzate a valori di r<br />

maggiori. Così per un dato valore di l l’energia enl è una funzione crescente di n<br />

e per un dato valore di n è una funzione crescente di l (le funzioni d’onda con<br />

valori di l maggiori sono spinte verso l’esterno dalla barriera centrifuga). Se ci<br />

limtiamo a considerare lo stato fondamentale e i primi stati eccitati, l’ordine <strong>della</strong><br />

successione dei livelli di energia enl (come si può evincere dai dati spettroscopici)<br />

e circa la stessa per tutti gli atomi ed è mostrata dalla tabella seguente. Si<br />

noti come la successione è diversa da quella dell’idrogeno, nella quale le energie<br />

dipendono solo da n e en+1 > en: Per esempio lo stato 4s, che nell’idrogeno ha<br />

un’energia minore dello stato 3d, viene depresso in energia dal suo basso momento<br />

angolare, che rende grande questo orbitale a piccoli r, nella regione in cui esso


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 27<br />

risente dell’attrazione nucleare completa. Una regola generale è che l’energia<br />

elettronica individuale è una funzione crescente di n + l:<br />

L’energia totale è determinata dalla somma delle energie individuali e quindi<br />

dalla con…gurazione elettronica, cioè dalla distribuzione degli elettroni rispetto ai<br />

numeri quantici n e l: L’assegnazione di una con…gurazione elettronica richiede<br />

che siano speci…cati i valori di n e di l per tutti gli elettroni dell’atomo. Nella<br />

notazione spettrocopica usuale il valore di n è dato da un numero e quello di l<br />

da una lettera (s per l = 0, p per l = 1 e così via) e il numero di elettroni che<br />

hanno lo stesso valore di n e di l da un apice numerico (per esempio (2s) 2 oppure<br />

2s 2 ; (3p) 4 oppure 3p 4 ecc.).<br />

Gli elettroni che hanno lo stesso valore di n e di l sono detti appartenere<br />

alla stessa sottoshell, e nel gergo spettroscopico sono detti equivalenti. Per il<br />

principio di Pauli il numero massimo di elettroni in una sottoshell è 2 (2l + 1)<br />

e una sottoshell che contiene il numero massimo di elettroni equivalente è detta<br />

essere chiusa (o piena).<br />

Numeri quantici Notazione Numero massimo di<br />

n; l spettroscopica elettroni che possono<br />

per la sottoshell (n; l) essere ospitati nella sottoshell<br />

2<br />

4<br />

= 2 (2l + 1)<br />

6,2<br />

5,3<br />

2<br />

4<br />

7,0<br />

6d<br />

5f<br />

10<br />

14<br />

7s<br />

2<br />

2<br />

6,1<br />

4<br />

6p 6<br />

5,2<br />

4,3<br />

2<br />

4<br />

6,0<br />

5d<br />

4f<br />

10<br />

14<br />

6s<br />

2<br />

·<br />

5,1<br />

4,2<br />

·<br />

5p<br />

4d<br />

6<br />

10<br />

5,0<br />

5s<br />

2<br />

·<br />

4,1<br />

3,2<br />

·<br />

4p<br />

3d<br />

6<br />

10<br />

4,0<br />

4s<br />

2<br />

3,1 3p 6<br />

3,0 3s 2<br />

2,1 2p 6<br />

2,0 2s 2<br />

1.0 1s 2<br />

Elettroni che hanno lo stesso numero quantico principale sono detti appartenere<br />

alla stessa shell. Secondo una notazione adoperata per discutere lo spettro a raggi<br />

X degli atomi complessi si speci…ca talvolta il numero quantico principale con una<br />

lettera maiuscola secondo lo schema


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 28<br />

n = 1 2 3 4 5 6<br />

l l l l l l<br />

K L M N O P<br />

Il numero massimo di elettroni in una shell è 2n 2 ; nel qual caso abbiamo una<br />

shell chiusa (o piena).<br />

Le sottoshell incomplete hanno una degenerazione d che nasce dalle varie<br />

possibili scelte dei numeri quantici ml e ms.Se si indica con nt = 2 (2l + 1) il<br />

numero massimo di elettroni nella sottoshell allora n elettroni equivalenti hanno<br />

una degenrazione pari a<br />

nt!<br />

d =<br />

n! (nt ¡ n)!<br />

ovviamente se la sottoshell è chiusa d = 1:La degenerazione g complessiva di una<br />

con…gurazione si ottiene moltiplicando quelle delle sottoshell che la compongono.<br />

Per esempio lo stato fondamentale dell’atomo di carbonio ha la con…gurazione<br />

1s2 2s2 2p2 ed è<br />

g = 1 £ 1 £ 6!<br />

= 15 volte degenere.<br />

2!4!<br />

A questo punto possediamo tutti gli elementi necessari per discutere la struttura<br />

elettronica e la ‘costruzione’ (aufbau) degli atomi. Per semplicità considereremo<br />

solo lo stato fondamentale degli atomi neutri. Gli Z elettroni di un atomo<br />

di numero atomico Z occupano i livelli più bassi in energia in conformità al principio<br />

di esclusione di Pauli e secondo l’ordine che abbiamo mostrato in tabella.<br />

La con…gurazione dello stato fondamentale di un atomo si ottiene distribuendo<br />

gli Z elettroni tra un certo numero f di sottoshell, essendo le prime f ¡1 piene e<br />

l’ultima – che è in genere qualla a più alta energia – no, tranne che per particolari<br />

valori di Z (2,4,10,12,18,ecc.). Gli elettroni meno legati, che sono quelli nella sottoshell<br />

di energia più alta, ed in numero insu¢ciente a formare un’altra sottoshell<br />

chiusa, sono detti elettroni di valenza. Al crescere di Z le sottoshell sono progressivamente<br />

riempite. Ciò è mostrato nella tabella che segue e in cui compare,<br />

oltre alla con…gurazione dello stato fondamentale, il potenziale di ionizzazione ed<br />

il termine dello stato fondamentale. Nel gergo <strong>della</strong> spettroscopia si indica con<br />

termine l’insieme dei vari momenti angolari totali: quello orbitale totale L, di<br />

spin totale S e la somma dei due J; che caratterizzano lo stato fondamentale una<br />

volta che si è stimato l’e¤etto dell’interazione elettrone-elettrone residua rispetto<br />

al potenziale centrale V (r) e lo spin-orbita. Nella notazione di Russell-Saunders<br />

di usa il simbolo<br />

2S+1 LJ<br />

dove in luogo del momento angolare orbitale totale si usano le lettere maiuscole<br />

S; P; D; F; : : : in luogo dei numeri L = 0; 1; 2; 3; : : :.<br />

La tavola inizia con l’idrogeno che ha 1s come con…gurazione dello stato fondamentale,<br />

13.6 eV come potenziale di ionizzzazione, e 2 S1=2 come termine fondamentale<br />

L (= l) = 0; S (= s) = 1=2; J (= j) = 1=2:


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 29<br />

L’elemento che segue, l’elio, ha 1s 2 come con…gurazione fondamentale, ed<br />

essendo L = S = 0 il termine fondamentale è 1 S0: Questo è l’elemento con il<br />

potenziale di ionizzazione più alto di tutti pari a 24.6 eV (l’energia dello stato<br />

fondamentale 1s 2 è di -79eV, quella dello ione He + nella con…gurazione 1s di<br />

¡2 2 £ 13:6 = ¡54:4 eV da cui 79 ¡ 54:4 = 24:6 eV). I due elettroni dell’elio<br />

riempiono la shell K.<br />

Il terzo elemento è il litio con con…gurazione 1s 2 2s e termine fondamentale<br />

2 S1=2 comune a tutti gli elementi con un elettrone esterno ad una shell chiusa.<br />

Se i due elettroni interni schermassero perfettamente il nucleo, il corrispondente<br />

potenziale di ionizzazione risulterebbe pari a 13:6=2 2 = 3:4 eV (energia corrispondente<br />

a n = 2 con carica Z = 1).Il valore osservato è um pò più grande pari a<br />

5.39 eV poichè lo schermo non è perfetto.<br />

La sottoshell 2s viene riempita dall’elemento successivo (Z = 4), il berillio,<br />

il termine fondamentale è lo stesso di quello dell’elio 1 S0: Il potenziale di ionizzazione<br />

(9.32 eV) è più grande di quello del litio perchè la carica nucleare è<br />

cresciuta.<br />

La sottoshell 2p viene progressivamente riempita a partire dal Boro (Z = 5,<br />

1s 2 2s 2 2p) …no al Neon (Z = 10; 1s 2 2s 2 2p 6 ). Poichè il livello 2p è più alto in<br />

energia del 2s; il potenziale di ionizzazione (8.30 eV) è più piccolo di quello del<br />

Berillio. Per il Neon il potenziale di ionizzazione raggiunge il valore di 21.56 eV,<br />

che è il più alto di ogni altro tranne che per l’Elio. Con il Neon si chiude la<br />

sottoshell 2p e il suo termine fondamentale è 1 S0, nonchè la shell L (n = 2) :<br />

Con Z = 11 (Sodio) l’undicesimo elettrone deve andare nella sottoshell 3s. Il<br />

potenziale di ionizzazione (5.14 eV) è di conseguenza molto più piccolo di quello<br />

del Neon. Da Z = 11 a Z = 18 le sottoshell 3s e 3p sono progressivamente<br />

riempite e giunge così all’Argon (Z = 18; 1s 2 2s 2 2p 6 3s 2 3p 6 ).<br />

Il processo di riempimento degli stati con n = 3 viene temporaneamente<br />

interrotto a Z = 19 (Potassio). Dopo la chiusura <strong>della</strong> sottoshell 3p avvieme la<br />

prima deviazione dall’ordinamento secondo il valore più basso di n: Gli elettroni<br />

aggiunti nel Potassio (Z = 19) e nel Calcio (Z = 20) vanno nella sottoshell 4s<br />

invece che nella 3d, per la quale lo schermo dovuto alla con…gurazione dell’Argon<br />

è così e¢cace da renderla energeticamente sfavorita.Il riempimento <strong>della</strong> 3d è<br />

rinviato allo Scandio (Z = 21) che nella notazione abbreviata ha con…gurazione<br />

[Ar]4s 2 3d. E’ il primo elemento del cosìdetto primo gruppo di transizione o del<br />

Ferro, che va da Z = 21 a Z = 30 (Zinco). Occorre notare che gli stati 4s e 3d<br />

sono molto vicini in energia, nasce tra essi una competizione, ed il processo di<br />

riempimento non è così regolare come per le sottoshell precedenti.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 30<br />

Z elemento Con…gurazione elettronica Termine P. di ion.(eV)<br />

1 H Idrogeno 1s 2 S1=2 13.60<br />

2 He Elio 1s 2 1 S0 24.59<br />

3 Li Litio [He]2s 2 S1=2 5.39<br />

4 Be Berillio [He]2s 2 1 S0 9.32<br />

5 B Boro [He]2s 2 2p 2 P1=2 8.30<br />

6 C Carbonio [He]2s 2 2p 2 3 P0 11.26<br />

7 N Azoto [He]2s 2 2p 3 4 S3=2 14.53<br />

8 O Ossigeno [He]2s 2 2p 4 3 P2 13.62<br />

9 F Fluoro [He]2s 2 2p 5 2 P3=2 17.42<br />

10 Ne Neon [He]2s 2 2p 6 1 S0 21.56<br />

11 Na Sodio [Ne]3s 2 S1=2 5.14<br />

12 Mg Magnesio [Ne]3s 2 1 S0 7.65<br />

13 Al Allumino [Ne]3s 2 3p 2 P1=2 5.99<br />

14 Si Silicio [Ne]3s 2 3p 2 3 P0 8.15<br />

15 P Fosforo [Ne]3s 2 3p 3 4 S3=2 10.48<br />

16 S Zolfo [Ne]3s 2 3p 4 3 P2 10.36<br />

17 Cl Cloro [Ne]3s 2 3p 5 2 P 3=2 12.97<br />

18 Ar Argon [Ne]3s 2 3p 6 1 S0 15.76<br />

19 K Potassio [Ar]4s 2 S1=2 4.34<br />

20 Ca Calcio [Ar]4s 2 1 S0 6.11<br />

21 Sc Scandio [Ar]4s 2 3d 2 D3=2 6.54<br />

22 Ti Titanio [Ar]4s 2 3d 2 3 F2 6.82<br />

23 V Vanadio [Ar]4s 2 3d 3 4 F3=2 6.74<br />

24 Cr Cromo [Ar]4s 3d 5 7 S3 6.77<br />

25 Mn Manganese [Ar]4s 2 3d 5 6 S5=2 7.44<br />

26 Fe Ferro [Ar]4s 2 3d 6 5 D4 7.87<br />

27 Co Cobalto [Ar]4s 2 3d 7 4 F9=2 7.86<br />

28 Ni Nichel [Ar]4s 2 3d 8 3 F4 7.64<br />

29 Cu Rame [Ar]4s 3d 10 2 S1=2 7.73<br />

30 Zn Zinco [Ar]4s 2 3d 10 1 S0 9.39<br />

31 Ga Gallio [Ar]4s 2 3d 10 4p 2 P1=2 6.00<br />

32 Ge Germanio [Ar]4s 2 3d 10 4p 2 3 P0 7.90<br />

33 As Arsenico [Ar]4s 2 3d 10 4p 3 4 S1=2 9.81<br />

34 Se Selenio [Ar]4s 2 3d 10 4p 4 3 P2 9.75<br />

35 Br Bromo [Ar]4s 2 3d 10 4p 5 2 P3=2 11.81<br />

36 Kr Kripton [Ar]4s 2 3d 10 4p 6 1 S0 14.00<br />

37 Rb Rubidio [Kr]5s 2 S1=2 4.18<br />

38 Sr Stronzio [Kr]5s 2 1 S0 5.70<br />

39 Y Ittrio [Kr]5s 2 4d 2 D3=2 6.38<br />

40 Zr Zirconio [Kr]5s 2 4d 2 3 F2 6.84<br />

41 Nb Niobio [Kr]5s 4d 4 6 D1=2 6.88<br />

42 Mo Molibdeno [Kr]5s 4d 5 7 S3 7.10


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 31<br />

Z elemento Con…gurazione elettronica Termine P. di ion.(eV)<br />

43 Tc Tecnezio [Kr]5s24d5 6S5=2 7.28<br />

44 Ru Rutenio [Kr]5s 4d7 5F5 7.37<br />

45 Rh Rodio [Kr]5s 4d8 4F9=2 7.46<br />

46 Pd Palladio [Kr]4d10 1S0 8.34<br />

47 Ag Argento [Kr]5s 4d10 2S1=2 7.58<br />

48 Cd Cadmio [Kr]5s24d10 1S0 8.90<br />

49 In Indio [Kr]5s24d105p 2P1=2 5.79<br />

50 Sn Stagno [Kr]5s24d105p2 3P0 7.34<br />

51 Sb Antimonio [Kr]5s24d105p3 4S3=2 8.64<br />

52 Te Tellurio [Kr]5s24d105p4 3P2 9.01<br />

53 I Iodio [Kr]5s24d105p5 2P3=2 10.45<br />

54 Xe Xenon [Kr]5s24d105p6 1S0 12.13<br />

55 Cs Cesio [Xe]6s 2S1=2 3.89<br />

56 Ba Bario [Xe]6s 2 1 57 La Lantanio [Xe]6s<br />

S0 5.21<br />

2 5d<br />

2<br />

D3=2 5.58<br />

58 Ce Cerio [Xe](6s24f 5d) ( 1G4) 5.47<br />

59 Pr Praseodimio [Xe](6s24f3 ¡ ¢<br />

4I9=2<br />

)<br />

5.42<br />

60 Nd Neodimio [Xe]6s24f4 5 61 Pr Prometeo [Xe](6s<br />

I4 5.49<br />

24f5 )<br />

¡ ¢<br />

6H5=2 5.55<br />

62 Sm Samario [Xe]6s24f6 7F0 5.63<br />

63 Eu Europio [Xe]6s24f7 8S7=2 5.67<br />

64 Gd Gandolinio [Xe]6s24f7 5d 9D2 6.14<br />

65 Tb Terbio [Xe](6s24f9 ) 6H15=2 5.85<br />

66 Dy Disprosio [Xe](6s 2 4f 10 ) ( 5 67 Ho Holmio [Xe](6s<br />

I8) 5.93<br />

2 4f 11 )<br />

¡ ¢ 4I15=2<br />

6.02<br />

68 Er Erbio [Xe](6s24f12 ) ( 3H6) 6.10<br />

69 Tm Thulium [Xe]6s24f13 2F7=2 6.18<br />

70 Yb Itterbio [Xe]6s24f14 1S0 6.25<br />

71 Lu Lutezio [Xe]6s24f145d 2D3=2 5.43<br />

72 Hf Afnio [Xe]6s24f145d2 3F2 7.0<br />

73 Ta Tantalio [Xe]6s24f145d3 4F3=2 7.89<br />

74 W Tungsteno [Xe]6s24f145d4 5D0 7.98<br />

75 Re Renio [Xe]6s24f145d5 6S5=2 7.88<br />

76 Os Osmio [Xe]6s24f145d6 5 77 Ir Iridio [Xe]6s<br />

D4 8.7<br />

2 4f 14 5d 7<br />

78 Pt Platino [Xe]6s4f<br />

¡ ¢<br />

4F9=2<br />

9.1<br />

14 5d 9 3 79 Au Oro [Xe]6s4f<br />

D3 9.0<br />

14 5d 10 2 S1=2 9.23<br />

80 Hg Mercurio [Xe]6s24f145d10 1S0 10.44<br />

81 Tl Tallio [Xe]6s24f145d106p 2P1=2 6.11<br />

82 Pb Piombo [Xe]6s24f145d106p2 3P0 7.42<br />

83 Bi Bismuto [Xe]6s24f145d106p3 4S3=2 7.29<br />

84 Po Polonio [Xe]6s24f145d106p4 3P2 8.42


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 32<br />

Z elemento Con…gurazione elettronica Termine P. di ion.(eV)<br />

85 At Astato [Xe](6s24f145d106p5 ) 2P3=2 9.5<br />

86 Rn Radon [Xe]6s24f145d106p6 1S0 10.75<br />

87 Fr Francio [Rn]7s 2S1=2 4.0<br />

88 Ra Radio [Rn]7s2 1S9 5.28<br />

89 Ac Attinio [Rn]7s26d 2D3=2 6.9<br />

90 Th Torio [Rn]7s26d2 3F2 ¡ ¢<br />

4K11=2<br />

91 Pa Protoattinio [Rn](7s 2 5f 2 6d)<br />

92 U Uranio [Rn]7s 2 5f 3 6d 5 L6 4.0<br />

93 Np Nettunio [Rn]7s 2 5f 4 6d 6 L11=2<br />

94 Pu Plutonio [Rn]7s 2 5f 6 7 F0 5.8<br />

95 Am Americio [Rn]7s 2 5f 7 8 S 7=2 6.0<br />

96 Cm Curio [Rn]7s 2 5f 7 6d 9 D2<br />

97 Bk Berkelio [Rn]7s 2 5f 8 6d 8 H17=2<br />

98 Cf Californio [Rn]7s 2 5f 10 5 I8<br />

99 Ei Einsteinio [Rn]7s 2 5f 11 4 I15=2<br />

100 Fm Fermio [Rn](7s25f12 ) ( 3H6) ¢<br />

101 Md Mendelevio [Rn](7s 2 5f 13 )<br />

¡ 2F7=2<br />

102 Nb Nobelio [Rn](7s 2 5f 14 ) ( 1 S0)<br />

103 Lw Lawrencio [Rn](7s 2 5f 14 6d)<br />

le con…gurazioni tra parentesi sono stimate<br />

¡ 2D3=2<br />

Dallo Scandio al Vanadio gli elettroni vanno nello stato 3d; ma il Cromo<br />

(Z = 24) ha un solo elettrone nel 4s, e lo stato 4s3d 5 è energeticamente più<br />

favorevole dello stato 4s 2 3d 4 :Con il Manganese (Z = 25) l’elettrone in più riempie<br />

lo stato 4s lasciato vuoto da Cromo, e siamo così giunti alla con…gurazione<br />

[Ar]4s 2 3d 5 : La sottoshell 3d viene poi riempita con regolarità nel Ferro,Cobalto e<br />

Nichel, ma questa regolarità viene nuovamente rotta con il Rame (Z = 29) che ha<br />

un solo elettrone 4s essendo la sua con…gurazione [Ar]4s3d 10 . L’ultimo elemento<br />

del primo gruppo di transizione è lo Zinco (Z = 30; [Ar]4s 2 3d 10 ).<br />

Gli elementi del gruppo del Ferro hanno gli elettroni esterni negli stati (n + 1)s 2<br />

nd x o (n + 1) snd x+1 con n = 3: Vi sono altri due insiemi di elementi di transizione,<br />

il secondo gruppo di transizione o del Palladio (da Z = 39 a Z = 48)<br />

e il terzo gruppo di transizione o del Platino (da Z = 71 a Z = 80) che hanno<br />

un comportamento simile, ma con n = 4 e con n = 5 rispettivamenete. Si ha di<br />

nuovo competizione tra i livelli nd e (n + 1) s con irregolarità nel riempiemento<br />

delle sottoshell.<br />

Gli elementi delle terre rare o lantanidi sono 14 elementi, che iniziano con il<br />

Lantanio (Z = 57) che corrispondono al riempimento del 4f;che è irregolare, con<br />

competizione tra 4f e 5d: Analoghi alle terre rare sono gli Attinidi, che iniziano<br />

con l’Attinio (Z = 89), e per i quali si ha competizione tra 5f e 6d.<br />

Le con…gurazioni degli atomi con grande numero atomico sono di¢cili da<br />

spiegare con semplici argomenti qualitativi. Uno dei motivi è la vicinanza tra<br />

¢


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 33<br />

i livelli che rende scadente l’approssimazione di campo centrale (sono rilevanti<br />

le correzioni dovute all’interazione elettrone-elettrone completa), l’altro sono le<br />

correzioni relativistiche (lo spin orbita) che divengono progressivamente sempre<br />

più importanti al crescere di Z, ma di questo ci occuperemo nel seguito.<br />

E’ evidente dalla tabella che il potenziale di ionizzazione non è monotono al<br />

crescere di Z: È massimo in corrispondenza dei gas nobili (He,Ne,Ar,Kr,Xe) che<br />

hanno una shell K piena o una sottoshell 2p piena. È minimo per gli alcalini (<br />

Li,Na,K,Rb,Cs) che hanno la con…gurazione di un gas nobile più un elettrone s.<br />

Queste caratteristiche hanno una giusti…cazione qualitativa nel fatto che gli elettroni<br />

di una stessa sottoshell, avendo distribuzioni spaziali equivalenti, si schermano<br />

poco l’uno con l’altro. Nel caso dell’Elio abbiamo visto che lo schermo di<br />

un elettrone sull’altro è di solo 1=3 <strong>della</strong> carica di un elettrone. Ne segue che<br />

la carica e¢cace cresce con Z a mano a mano che si riempie una sottoshell e<br />

il potenziale di ionizzazione è massimo per una sottoshell chiusa. D’altra parte<br />

quando una sottoshell si è riempita, l’elettrone aggiunto deve andare in un altro<br />

stato con ul valore più alto di n o di l, il cui orbitale è concentrato a valori<br />

di r maggiori, ed è esterno alle sottoshell chiuse. Perciò l’aumento <strong>della</strong> carica<br />

nucleare è più che compensato dallo schermo molto e¢cace degli elettroni interni<br />

su quelli esterni, e il potenziale di ionizzazione è signi…cativamente ridotto.<br />

1 4<br />

H He<br />

3 4 5 6 7 8 9 10<br />

Li Be B C N O F Ne<br />

11 12 13 14 15 16 17 18<br />

Na Mg Al Si P S Cl Ar<br />

19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36<br />

K Ca Sc Ti V Cr Mn Fe Co Ni Cu Zn Ga Ge As Se Br Kr<br />

37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 65<br />

Rb Sr Y Zr Nb Mo Tc Ru Rh Pd Ag Cd In Sn Sb Te I Xe<br />

55 56 57 x 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86<br />

Cs Ba La Hf Ta W Re Os Ir Pt Au Hg Tl Pb Bi Po At Rn<br />

87 88 89 3<br />

Fr Ra Ac<br />

Lantanidi x<br />

58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71<br />

Ce Pr Nd Pm Sm Eu Gd Tb Dy Ho Er Tm Yb Lu<br />

Attinidi3 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103<br />

Th Pa U Np Pu Am Cm Bk Cf Es Fm Md No Lr<br />

Tavola periodica degli elementi<br />

Le proprietà chimiche di un atomo sono determinate dalle sue possibili interazioni<br />

con gli altri atomi, ed in particolare dalla possibilità di formare legami


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 34<br />

costituendo una molecola. Alle basse energie che entrano in gioco nelle reazioni<br />

chimiche, le interazioni tra gli atomi sono determinate dagli elettroni meno legati<br />

detti di valenza che si trovano, come si è visto nella sottoshell più esterna. I<br />

fattori chuave sono il numero degli stati elettronici occupati nella sottoshell e<br />

l’intervallo di energia che la separa da quella successiva (vuota), Per esempio un<br />

atomo tende ad essere chimicamente inerte se (i) la sottoshell esterna è piena,<br />

e (ii) vi è una apprezzabile di¤erenza di energia tra la sottoshell e la successiva<br />

più alta, ed allora necessaria molta energia per perturbare l’atomo. Questo è il<br />

caso dei gas nobili (He,Ne,Ar,Kr,Xe). D’altra parte, gli alcalini ( Li,Na,K,Rb,Cs)<br />

hanno un solo elettrone s debolmente legato, esterno ad un nocciolo di ‘gas nobile’,<br />

sono chimicamente molto attivi, perchè perdono facilmente il loro elettrone<br />

di valenza nell’interazione con glia ltri atomi. Gli alogeni (F,Cl,Br,I) hanno una<br />

sottoshell p a cui manca solo un elettrone (hanno cioè una buca nella sottoshell<br />

p più esterna) mostreranno anch’essi una grande reattività chimica, per la loro<br />

alta a¢nità elettronica – e cioè <strong>della</strong> loro tendenza a catturare un elettrone<br />

in modo da raggiungere una disposizione più stabile corrispondente a sottoshell<br />

completamente chiuse. In particolare un alogeno (diciamo il ‡uoro F) si combina<br />

facilmente con un alcalino (diciamo il Litio Li) per formare uno ione F ¡ ed uno<br />

ione Li + , che si legano insieme. Questo è un esempio di legame ionico.<br />

I gas rari, gli alcalini e gli alogeni forniscono esempi di ricorrenza (al crescere<br />

di Z) di proprietà chimiche simili, dovuta alla simiglianza <strong>della</strong> struttura delle<br />

shell elettroniche più esterne. Queste ricorrenza indussero Mendeleev nel 1869<br />

a classi…care gli elementi in una tavola, la tavola periodica, tale che gli elementi<br />

di una colonna (gruppo) hanno proprietà chimiche analoghe mentre quelli <strong>della</strong><br />

stessa riga sono detti formare un periodo. Il numero atomico Z di un elemento<br />

si ottiene numerando le caselle <strong>della</strong> tavola. Vale la pena notare che quando<br />

Mendeleev propose la tavola periodica nel 1869 nè gli elettroni nè i nuclei erano<br />

noti, e che egli ebbe cura di lasciare alcuni spazi vuoti nella sua tavola, in cui<br />

sistemare elementi che furono scoperti solo nel seguito. Mendeleev suddivise<br />

l’insieme degli elementi in sette periodi e questa suddivisione è tutt’ora adoperata.<br />

Ciascuno dei periodi inizia con un’elemento alcalino e termina con un atomo di<br />

gas nobile, tranne che per il settimo periodo, che è incompleto. Osserviamo, per<br />

inciso, che nulla nella struttura atomica impedisce ad atomi con Z maggiore di<br />

100 di esistere. La ragione per cui non si osservano in natura è che i loro nuclei<br />

sono soggetti a …ssione spontanea e sono instabili.<br />

Per concludere la nostra discussione, sottilineamo ancora una volta l’importanza<br />

del principio di esclusione di Pauli. Infatti la varietà che troviamo nella<br />

tavola periodica è fondamentalmente una conseguenza del principio di Pauli. Se<br />

esso non valesse tutti gli elettroni di un atomo si troverebbero nella sottoshell 1s<br />

(che ha la minima energia), e tutti gli atomi sarebbero più o meno simili, con<br />

distribuzioni di carica sfericamnte simmetriche di raggio molto piccolo.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 35<br />

1.4 Il modello di Thomas-Fermi dell’atomo<br />

Questo modello si fonda sulla possibilita’ di costruire una relazione funzionale<br />

approssimata tra il potenziale centrale medio autoconsistente V (r) e la densità<br />

di carica complessiva degli elettroni ½(r), anch’essa supposta a simmetria sferica.<br />

L’approssimazione è di natura semiclassica ed è stata formulata da Thomas nel<br />

1926 e scoperta indipendentemente da Fermi nel 1928. Essa si basa sulla relazione<br />

che c’è tra la massima energia di un sistema di fermioni non interagenti e il loro<br />

numero, dovuta al principio di esclusione di Pauli.<br />

Iniziamo con supporre che gli elettroni siano con…nati in una scatola. Assumeremo<br />

che essi siano in un cubo di lato L, e che le autofunzioni dei livelli<br />

energetici si annullino sulle pareti.<br />

L’Hamiltoniana ^ h di ciascun elettrone coincide con la sua energia cinetica<br />

^p 2 =2m e commuta con l’operatore momento; le autofunzioni delle componenti del<br />

momento sono<br />

e ipx¢x=~ ; e ipy ¢y=~ ; e ipz¢z=~ :<br />

L’autovalore dell’energia è, ovviamente, (p 2 x + p2 y + p2 z )=2m = p2 =2m e le autofun-<br />

zioni di ^ h sono degeneri per un cambio di segno di px; py; pz<br />

e §ipx¢x=~ ; e §ipy ¢y=~ ; e §ipz ¢z =~<br />

potendo scegliere in ciascuno dei fattori uno dei due segni.<br />

Prendendo gli assi lungo i tre spigoli con l’origine nel vertice la combinazione<br />

lineare che soddisfa la condizione al contorno di annullamento sulle tre faccie è<br />

à = sin pxx<br />

~ sin pyy<br />

~ sin pzz<br />

~<br />

e a¢nchè si annulli anche sulle tre faccie opposte occorre che<br />

E = p2<br />

2m = ~2¼2 (n2<br />

2mL2 x + n2y<br />

piL<br />

~ = ni¼ con ni intero ; i = x; y; z<br />

+ n2z<br />

) =<br />

µ 2 2 ~¼ N<br />

L 2m con N2 intero:<br />

Notiamo che per individuare gli stati bastano gli interi positivi o nulli perchè<br />

cambiare di segno a uno degli ni cambia solo il segno <strong>della</strong> Ã che così descrive<br />

il medesimo stato …sico. Gli autovalori dell’energia sono determinati dall’intero<br />

N 2 ed hanno una degenerazione pari al numero di modi di scegliere gli interi<br />

nx; ny; nz in maniera tale che la somma dei loro quadrati sia eguale a N 2 . Se<br />

consideriamo un reticolo cubico di punti di passo 1 ogni suo punto (nx; ny; nz)<br />

corrisponde ad uno stato. La degenerazione dell’energia E(N) è data dal numero<br />

di punti dell’ottante positivo che appartengono alla super…cie sferica di raggio N.<br />

Il numero N degli stati che hanno una energia minore o eguale a E(N) è eguale<br />

al numero di punti contenuti nell’ottante sferico.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 36<br />

N = 1<br />

8<br />

Se N è abbastanza grande<br />

£ 4<br />

3 ¼N2 perchè nel volume unitario vi e’ un solo stato<br />

N = 1 4<br />

8 3 ¼<br />

µ pL<br />

~¼<br />

3<br />

= 4<br />

3 ¼<br />

³<br />

p<br />

´ 3<br />

2¼~<br />

V = 4<br />

3<br />

p3<br />

¼ V:<br />

h3 Questo risultato è tanto migliore quanto più grande è V poichè, a partità di energia,<br />

tanto più grande deve essere N. Il numero degli stati che hanno un’energia<br />

compresa tra E(N) e E(N) + dE è dato dal numero di punti del reticolo che<br />

giacciono tra le sfere di raggio N e N + dN:<br />

dN = 1<br />

8 4¼N2 dN ovvero dN = 4¼ p2 dp<br />

h 3 ¢ V:<br />

Questo risultato ottenuto per una scatola cubica e’ vero in generale:<br />

la densità degli stati dipende linearmente dal volume a prescindere dalla forma<br />

<strong>della</strong> scatola e dal tipo di condizioni imposte sulle sue pareti se la lunghezza<br />

d’onda h=p è piccola rispetto a ogni dimensione importante <strong>della</strong> scatola. Una<br />

prova generale è matematicamente avanzata e si può trovare su Courant e Hilbert<br />

Methods of Mathematical Physics I,cap.VI, sez. 4. Una giusti…cazione …sica<br />

dovuta a Peierls è data da Born e Huang Dynamical Theory of Crystal Lattice,<br />

Appendice IV.<br />

Notiamo che se le particelle sono fermioni non interagenti e T0 è la loro massima<br />

energia cinetica il risultato ottenuto ci dice che il numero di fermioni per<br />

unità di volume nella scatola è<br />

½ = 2 N<br />

V<br />

= 8¼<br />

3<br />

(2mT0) 3=2<br />

h 3<br />

= 1<br />

3¼2 (2mT0) 3=2<br />

~ 3<br />

perchè in ogni stato possiamo sistemare solo due particelle con spin opposti.<br />

Ritorniamo ora allo studio di un atomo e sia © il potenziale medio autoconsistente<br />

dovuto al nucleo e a tutti gli elettroni. Se Z À 1 allora si può ripartire<br />

lo spazio in elementi di volume così piccoli che in ciascuno di essi © possa essere<br />

approssimato da una costante © , ma che siano tuttavia abbastanza grandi da<br />

contenere molti elettroni.<br />

Se gli elettroni fossero particelle classiche non interagenti , in ciascuno di questi<br />

elementi di volume l’e¤etto di © sarebbe quello di aumentare l’energia cinetica<br />

degli elettroni proprio del valore costante dell’energia potenziale ¡e©. In ognuno<br />

degli elementi di volume gli elettroni hanno una energia cinetica compresa tra 0<br />

un valore massimo T0 che varia al variare dell’elemento di volume. Se l’atomo e’<br />

in uno stato stazionario la massima energia E0 che può avere un elettrone deve<br />

essere la stessa in ogni elemento di volume, indipendente dal punto.<br />

In ogni elemento di volume la massima energia cinetica è T0 = E0 + e©. Se<br />

scegliamo lo zero dell’energia in modo che E0 = 0 allora<br />

T0(r) = e©(r)<br />

(6)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 37<br />

ora se mettiamo insieme questo risultato ”classico” con la proprietà quantistica<br />

che abbiamo ricavato in precedenza, allora possiamo legare il numero degli elettroni<br />

per unità di volume ½ al potenziale ©<br />

½ = (2me©)3=2<br />

3¼ 2 ~ 3 : (7)<br />

Si noti che l’indipendenza <strong>della</strong> relazione tra ½ e T0 dalle condizioni al contorno<br />

è cruciale poichè anche ammettendo di poter approssimare il potenziale con una<br />

funzione a gradini, se ci limitassimo a questo, per ricavare in modo consistente<br />

la densità degli stati dovremmo imporre la continuità <strong>della</strong> derivata logaritmica<br />

<strong>della</strong> funzione d’onda su tutte le super…ci di contatto tra le scatole. L’ipotesi che<br />

gli elementi di volumi siano grandi abbastanza ci consente di mettere da parte<br />

questo problema di enorme di¢coltà.<br />

La natura di questa approssimazione è ”semiclassica” nel senso che ai …ni delle<br />

considerazioni energetiche abbiamo considerato gli elettroni come particelle classiche<br />

mentre la relazione tra la densità di elettroni nello spazio e la loro massima<br />

energia in quel punto ha una natura quantistica essendo una manifestazione del<br />

principio di Pauli.<br />

Supponendo che ½ e © siano a simmetria sferica, dall’eq.(7) e dall’equazione<br />

di Poisson:<br />

r 2 © = 1 d<br />

r<br />

2<br />

(r©) = 4¼e½<br />

dr2 si ottiene una equazione di¤erenziale non lineare per ©<br />

r 2 © = 4e<br />

3¼~ 3 (2me©)3=2 : (8)<br />

Per r ! 0 vogliamo che © descriva il solo campo elettrico <strong>della</strong> carica nucleare<br />

puntiforme +Ze quindi<br />

lim r© = +Ze<br />

r!0<br />

inoltre ½ deve veri…care la condizione di normalizzazione<br />

Z<br />

4¼ dr r 2 ½(r) = Z:<br />

Il cambio di variabili<br />

r = Z ¡1=3 bx ; © = Ze<br />

r Â<br />

con b = 1<br />

µ 2=3 2<br />

3¼ ~<br />

2 4 me2 » 0:9aB » 0:5 ¢ 10 ¡8 cm<br />

ci consente di trattare con quantita’ adimensionali. La quantità ÂZ assume il<br />

signi…cato di carica e¢cace Ze®(r) che rappresenta lo schermaggio elettronico<br />

<strong>della</strong> carica nucleare +Ze. Si noti che se © < 0 allora l’energia potenziale ¡e©


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 38<br />

risulta maggiore di E0 = 0: quel punto è inaccessibile agli elettroni ed in esso<br />

½ = 0. La relazione tra ½ e  è<br />

½ =<br />

Z 2<br />

4¼b<br />

³ Â ´ 3=2<br />

x<br />

½ = 0 se  < 0<br />

 è allora soluzione dell’equazione di Thomas-Fermi<br />

se  > 0 (9)<br />

d 2 Â<br />

dx 2 = x¡1=2  3=2 se  > 0 (10)<br />

d2 = 0 se  < 0:<br />

dx2 La condizione nell’origine impone che Â(0) = 1. Se la  ha uno zero esso e’ unico,<br />

infatti se x0 e’ il primo zero allora per x > x0 la  è negativa e tale resta per<br />

x ! 1 per la seconda delle equazioni (10). Se l’atomo e’ neutro allora questo<br />

zero deve stare all’in…nito. Infatti:<br />

Z<br />

4¼ dr r 2 ½(r) = 4¼Z ¡1 b 3<br />

Z x0<br />

2<br />

2 Z<br />

dx x<br />

0 4¼b3 Â3=2 Z x0<br />

= Z dx x<br />

x3=2 0<br />

1=2 Â 3=2 = Z<br />

Z x0<br />

dx x 00 = (x 0 ¡ Â) x0<br />

0 = x0Â 0 (x0) + 1 = 1<br />

0<br />

x0Â 0 (x0) = 0<br />

Se x0 è al …nito allora in questo punto  si annulla insieme alla sua derivata prima<br />

e alle derivate di qualunque ordine e quindi e’ identicamente nulla nell’intervallo<br />

(0; 1): per soddisfare la condizione nell’origine la  deve essere de…nita positiva<br />

in (0; 1).Se nell’atomo vi sono N elettroni allora<br />

x0Â 0 (x0) = N<br />

Z<br />

¡ 1 (11)<br />

Poichè le equazioni (10) impongono che la  abbia una concavità rivolta verso<br />

l’alto questa condizione può essere soddisfatta solo se N < Z, cioe’ il modello<br />

di Thomas-Fermi può descrivere o atomi neutri o ioni positivi. La soluzione che<br />

vale 1 nell’origine e si annulla all’in…nito descrive un’atomo neutro, mentre se e’<br />

soddisfatta la (11) la  rappresenta uno ione.<br />

L’equazione di Thomas-Fermi con le condizioni al contorno speci…cate e’ una<br />

equazione che può essere risolta una volta per tutte esprimendo il potenziale ©<br />

dei vari atomi mediante una funzione universale Â<br />

©(r) = Ze<br />

r Â<br />

µ Z 1=3 r<br />

b<br />

<br />

: (12)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 39<br />

La …gura 1 mostra l’andamento di  per un atomo neutro e per uno ione. Si noti<br />

che per x ! 1 la  ha l’andamento<br />

 » 144<br />

:<br />

x3 Se consideriamo un’elettrone i la cui distanza ri dal nucleo e’ molto grande<br />

rispetto alle distanze rj degli altri Z ¡ 1 elettroni allora rij » ri e 1=rij » 1=ri e<br />

questo elettrone si muove in un potenziale dato approssimativamente da<br />

c( x )<br />

Ze<br />

¡<br />

ri<br />

Z X¡1<br />

e<br />

ri<br />

j=1<br />

= + e<br />

:<br />

Come si vede la soluzione dell’equazione di Thomas-Fermi va a zero molto più<br />

rapidamente di 1=r per r che va all’in…nito, d’altra parte poichè anche la densita’<br />

tende a zero viene meno una delle condizioni di validità dell’approssimazione.<br />

1,0<br />

0,8<br />

0,6<br />

0,4<br />

0,2<br />

N/Z<br />

0,0<br />

0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0 4,5 5,0 5,5 6,0 6,5<br />

x<br />

ri<br />

Ione positivo<br />

Atomo neutro<br />

144/x 3<br />

Il potenziale Thomas-Fermi può a buon diritto essere posto alla base <strong>della</strong><br />

descrizione <strong>della</strong> tavola periodica in termini di potenziale centrale medio in cui<br />

gli elettroni si muovono come particelle indipendenti. Riportiamo in …gura 2 i<br />

livelli energetici di un potenziale modi…cato ricavato da © al variare di Z, calcolati<br />

da Latter nel 1955 che aggiusta il cattivo andamento asintotico di Â. Egli usa un<br />

potenziale che è quello dato dall’equazione (12) …no a quando  ¸ 1=Z e assume<br />

V (r) = e=r quando  · 1=Z. Gli andamenti che si osservano sono coerenti<br />

con alcune caratteristiche <strong>della</strong> tavola periodica. Per esempio i livelli 4s e 3d si<br />

incrociano per un valore di Z compreso tra 20 e 30 proprio dove cominciano gli


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 40<br />

elementi del primo gruppo di transizione del ferro.<br />

Il modello di Thomas-Fermi consente di previsioni sulle proprietà medie complessive,<br />

“statistiche” degli atomi.<br />

Incominciamo col considerare il raggio atomico. Poichè ½ si estende …no all’in-<br />

…nito per stimare il raggio r lo de…niamo come il raggio <strong>della</strong> sfera che contiene<br />

Z ¡ 1 elettroni.<br />

Z r<br />

4¼ dr r 2 Z x<br />

½(r) = Z ¡ 1 ; Z dx x 1=2 Â 3=2 Z x<br />

= Z ¡ 1 ; dx x 00 = 1 ¡ 1<br />

Z<br />

0<br />

0<br />

0


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 41<br />

Â(x) ¡ x 0 (x) = 1<br />

Z<br />

e risolvendo numericamente questa equazione si ha<br />

r = Z ¡1=3 bx(1=Z)<br />

l’andamento del raggio atomico e’ mostrato in …gura 3. Per Z da 1 a 100 il raggio<br />

atomico varia poco mantenendosi compreso da 2 e 3 10 ¡8 cm.<br />

-8<br />

c m<br />

4,0<br />

3,5<br />

3,0<br />

2,5<br />

2,0<br />

1,5<br />

1,0<br />

0,5<br />

0,0<br />

0 20 40 60 80 100<br />

Z<br />

Consideriamo ora l’energia totale dell’atomo. Dalla eq.(6) si può calcolare<br />

l’energia cinetica totale T degli elettroni, tenendo conto che il massimo momento<br />

è dato da p0 = (3¼ 2 ½) 1=3 ~ si ha<br />

dr 4¼r<br />

0<br />

2<br />

Z p0 4¼<br />

dp<br />

0 2m8¼3 ~ 3 p4 = 3(3¼2 ) 2=3 ~<br />

10<br />

2 Z 1<br />

dr 4¼r<br />

m 0<br />

2 % 5=3 (r)<br />

= 12<br />

µ<br />

2<br />

5 9¼2 µ<br />

¡Â0 Z 1<br />

(0) ¡ dx (Â0 (x)) 2<br />

<br />

:<br />

Z 1<br />

T = 2<br />

1=3<br />

7=3<br />

e2<br />

Z<br />

aB<br />

0


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 42<br />

L’ultimo integrale può essere valutato tenendo conto che<br />

Z 1<br />

dx Â5=2<br />

p = ¡Â<br />

x 0 Z 1<br />

(0) ¡ dx (Â0 (x)) 2<br />

0<br />

ma anche<br />

Z 1<br />

dx<br />

0<br />

Â5=2<br />

Z 1<br />

p = Â<br />

x 0<br />

5=2d ¡ 2 p x ¢ Z 1<br />

= ¡5<br />

0<br />

= ¡ 5<br />

Z 1<br />

x d<br />

2<br />

¡ (Â0 ) 2¢ = 5<br />

Z 1<br />

dx (Â<br />

2<br />

0 (x)) 2<br />

da cui Z 1<br />

e quindi<br />

In de…nitiva:<br />

0<br />

0<br />

Z 1<br />

0<br />

T = 12<br />

7<br />

0<br />

dx (Â 0 (x)) 2 = ¡ 2<br />

7 Â0 (0)<br />

dx Â5=2<br />

p x = ¡ 5<br />

7 Â0 (0)<br />

0<br />

Z 1<br />

p 3=2 0 x  dx = ¡5<br />

µ<br />

2<br />

9¼2 1=3<br />

(¡Â 0 7=3 e2<br />

(0)) Z :<br />

aB<br />

0<br />

x 00  0 dx =<br />

L’energia potenziale di interazione tra elettroni e nucleo Uen risulta data da<br />

Uen = ¡Ze 2 dr<br />

= ¡4<br />

µ 2<br />

9¼ 2<br />

Z 1<br />

0<br />

1=3<br />

dr 4¼r 21<br />

µ<br />

2<br />

%(r) = ¡4<br />

r 9¼2 1=3 Z 1<br />

dx<br />

0<br />

p x 3=2 7=3 e2<br />

(x) Z<br />

aB<br />

(¡Â 0 7=3 e2<br />

(0)) Z<br />

aB<br />

= ¡ 7<br />

3 T<br />

L’energia potenziale di interazione tra elettroni ed elettroni Ueesi ottiene dal<br />

potenziale elettrone-elettrone © ¡ Ze=r come<br />

Uee = ¡ e<br />

Z 1<br />

dr 4¼r<br />

2 0<br />

2 (© ¡ Ze=r) %(r) = Ze2<br />

Z 1<br />

dr 4¼r%(r)¡<br />

2 0<br />

e<br />

Z 1<br />

dr 4¼r<br />

2 0<br />

2 ©(r)%(r)<br />

il primo termine è eguale a ¡Uen=2 mentre nel secondo l’integrando è proporzionale<br />

a % 5=2 e quindi è proporzionale a T e in de…nitiva si ha :<br />

Uee = ¡ 1<br />

2 Uen ¡ 5 1<br />

T =<br />

6 3 T<br />

Le relazioni trovate implicano che l’energia totale di legame dei Z elettroni<br />

all’atomo è<br />

E = T + Uen + Uen = T ¡ 7 1<br />

T + T = ¡T<br />

3 3<br />

=


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 43<br />

Questa è esattamente la relazione che proviene dal teorema del viriale, sia<br />

nella formulazione classica che in quella quantistica (dove alle medie temporali si<br />

sostistuiscono i valori di aspettazione degli operatori), per particelle che, indipendentemente<br />

l’una dall’altra, si muovono nel potenziale coulombiano 1=r: In questo<br />

caso l’energia potenziale totale e’ pari a ¡2T e l’energia totale è di conseguenza<br />

¡T .<br />

L’energia totale di interazione tra gli elettroni è<br />

Uee = ¡ 1<br />

7 Uen<br />

L’energia totale di legame è proporzionale a Z 7=3 come si può stimare considerando<br />

Z elettroni interagenti con un nucleo di carica Z posti ad una distanza<br />

media proporzionale a Z ¡1=3 . Il valore di  0 (0) per un atomo neutro è pari a<br />

1.58805 e quindi l’energia totale di legame è data da<br />

7=3 e2<br />

E = ¡0:7687Z :<br />

aB<br />

La costante di proporzionalita’ ha un valore di 20.91 eV mentre il valore<br />

empirico è pari a circa 16 eV. Per l’elio con Z = 2 si ottiene una energia di<br />

legame di -105.4 eV contro un valore sperimentale di -78.6 eV ed un valore di<br />

-108.8 eV senza repulsione tra gli elettroni.<br />

Teorema del Viriale<br />

Iniziamo ad esaminare la sua espressione in meccanica classica. Consideriamo<br />

un sistema la cui energia potenziale è una funzione omogenea delle coordinate<br />

e il cui moto si svolge in una regione limitata dello spazio: esiste sempre una<br />

relazione molto semplice tra i valori medi, rispetto al tempo, dell’energia cinetica<br />

e dell’energia potenziale nota come teorema del viriale.<br />

Poichè l’energia cinetica è una funzione quadratica delle velocità, dal teorema<br />

di Eulero sulle funzioni omogenee si ha:<br />

ovvero<br />

2T = X<br />

i<br />

X @ T<br />

¢ ~vi = 2T;<br />

@ ~vi<br />

i<br />

~pi ¢ ~vi = d<br />

à !<br />

X<br />

~pi ¢ ~ri<br />

dt<br />

i<br />

¡ X<br />

i<br />

~ri ¢ @~pi<br />

@t :<br />

Consideriamo ora il valore medio rispetto al tempo di questa eguaglianza. Il<br />

valore medio rispetto al tempo è dato da<br />

Z<br />

¿f (t) dt<br />

1<br />

f = lim<br />

¿ !1 ¿<br />

0


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 44<br />

e se f(t) è la derivata rispetto a t di una funzione limitata F (t) allora il suo<br />

valore medio è nullo essendo<br />

Z<br />

1<br />

f = lim ¿<br />

¿!1 ¿ 0<br />

dF F (¿) ¡ F (0)<br />

dt = lim<br />

= 0:<br />

dt ¿!1 ¿<br />

Se la quantità P<br />

i ~pi ¢ ~ri è limitata allora il suo valore medio è nullo e dall’equazione<br />

di Newton segue che<br />

2T = X<br />

i<br />

~ri ¢ @U<br />

@~ri<br />

essendo @~pi<br />

@t<br />

= ¡ @U<br />

e se U è una funzione omogenea di grado k allora, per il teorema di Eulero<br />

2 T = k U<br />

che è la relazione che cercavamo ( la quantità ¡ ~ F ¢ ~r =2 viene chiamata viriale<br />

da cui il nome). Poichè<br />

T + U =E = E<br />

allora<br />

U= 2<br />

k + 2 E ; T = k<br />

k + 2 E:<br />

Per un potenziale armonico U =T , mentre per un potenziale coulombiano U =<br />

¡2 T = 2E: In questo caso T = ¡E e il moto avviene in una regione limitata<br />

solo se E < 0.<br />

In meccanica quantistica la proprietà relativa alle medie temporali viene trasferita<br />

ai valori di aspettazione degli operatori. Se jªi è soluzione dell’equazione di<br />

Schrödinger dipendente dal tempo<br />

i~ d<br />

jªi = H jªi<br />

dt<br />

l’evoluzione nel tempo del valore di aspettazione di un operatore A; che non<br />

dipende esplicitamente dal tempo, soddisfa l’equazione<br />

i~ d<br />

hªj A jªi = hªj [A; H] jªi<br />

dt<br />

essendo [A; H] il commutatore di A e di H. Se ª è uno stato stazionario ªn =<br />

Ãne ¡iEnt=~ autostato di H allora<br />

hÃnj [A; H] jÃni = 0:<br />

Applichiamo questa relazione all’operatore ~r ¢ ~p . Il suo commutatore con H<br />

risulta<br />

·<br />

[~r ¢ ~p; H] = ~r ¢ ~p; p2<br />

¸<br />

+ U (~r) = 2i~T ¡ i~ ~r ¢<br />

2m ~ rU<br />

@~ri


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 45<br />

dalle regole di commutazione fondamentali tra ~r e ~p: Ne segue che prendendo il<br />

valore di aspettazione su uno stato stazionario di questo commutatore si ha<br />

D<br />

2 hT i = ~r ¢ ~ E<br />

rU :<br />

Se U è una funzione omogenea delle coordinate di grado k (e cioè sfericamente<br />

simmetrica e proporzionale a r k ), e se il valore di aspettazione esiste allora<br />

2 hT i = k hU i :<br />

:Il modello di Thomas-Fermi puo’ essere fondato su una base variazionale<br />

considerando l’energia totale dell’atomo come un funzionale <strong>della</strong> densità. L’energia<br />

totale e’ la somma dell’energia cinetica totale e dell’energia potenziale totale<br />

degli elettroni. Approssimeremo la prima con la forma che assume per un gas di<br />

elettroni liberi (che ha una natura quantistica), la seconda con il risultato che si<br />

ottiene trattando gli elettroni come una distribuzione di carica classica ¡e½ che<br />

interagisce con il nucleo di carica +Ze e con se stessa<br />

Z<br />

E[½] =<br />

d~r C½ 5=3 ¡ Ze 2<br />

Z<br />

d~r ½ e2<br />

+<br />

r 2<br />

ZZ<br />

d~rd ~ r0 ½(~r)½(~r 0 )<br />

j~r ¡ ~r 0 : (13)<br />

j<br />

Vogliamo che E sia minima sotto la condizione che il numero N di elettroni sia<br />

assegnato, e cioè che Z<br />

d~r ½(~r) = N:<br />

Usiamo il metodo dei moltiplicatori di Lagrange minimizzando<br />

µZ<br />

<br />

E[½] ¡ E0 d~r ½(~r) ¡ N<br />

essendo E0 il moltiplicatore di Lagrange. La variazione su ½ fornisce la condizione<br />

di minimo<br />

Z Ã<br />

5<br />

±E = d~r ±½<br />

3 C½2=3 ¡ Ze2<br />

Z<br />

+ e2<br />

r<br />

dove si è tenuto conto che<br />

e2 ZZ<br />

2<br />

d~rd~r 0 ±½(~r)½(~ r 0 )<br />

j~r ¡ ~ r 0 j<br />

= e2<br />

2<br />

Z Z<br />

d ~ r0 ½(~ r0 )<br />

j~r ¡ ~ r0 !<br />

¡ E0 = 0<br />

j<br />

d~rd~r 0 ½(~r)±½(~ r0 )<br />

j~r ¡ ~ r0 :<br />

j<br />

La densità che rende minima l’energia è, dunque, soluzione dell’equazione<br />

5<br />

3 C½2=3 = E0 + Ze2<br />

Z<br />

¡ e2<br />

r<br />

d~r 0 ½(~ r 0 )<br />

j~r ¡ ~ r 0 j = E0 + e©


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 46<br />

dove © e’ il potenziale elettrostatico in cui si muovono gli elettroni. Il primo<br />

membro rappresenta la massima energia cinetica T0 che hanno gli elettroni in un<br />

certo punto dello spazio, quindi il moltiplicatore di Lagrange E0 è la massima<br />

energia degli elettroni in quel punto. Ponendo E0 = 0 si riottiene l’equazione (7).<br />

Questo approccio variazionale può essere collocato in un contesto più generale.<br />

A questo …ne incominciamo con l’osservare che, una volta che si sia separato il<br />

moto dei nuclei da quello degli elettroni usando opportune approssimazioni, i vari<br />

sistemi di elettroni hanno hamiltoniane che di¤eriscono le une dalle altre per un<br />

di¤erente potenziale esterno<br />

H = X<br />

i<br />

p2 X<br />

i e<br />

¡<br />

2m<br />

i;j(i=< ªjH 0 Z<br />

jª > +N d~r ½(~r)V (~r)<br />

dove si e’ usata la densitá di singola particella associata alla ª<br />

Z Z<br />

½(~ri) = :::<br />

i<br />

d~r1:::d ri¡1d ~ ri+1:::d ~ rNjª(~r1; ~ :::; rN)j ~<br />

2 = ½(~r1)<br />

dove l’eguaglianza sussiste per l’antisimmetria <strong>della</strong> funzione d’onda che mantiene<br />

il suo modulo quadro invariante per uno scambio di una qualsiasi coppia di coordinate.<br />

Il contributo del potenziale esterno è quindi rappresentato da un funzionale<br />

lineare <strong>della</strong> densità.<br />

Hohenberg e Kohn (1964) hanno dimostrato che esiste un unico potenziale<br />

esterno che corrisponde ad una assegnata densità ½. La dimostrazione si consegue<br />

supponendo che i potenziali V0 e V1 diano luogo alla stessa densità e che questa<br />

ipotesi conduce ad un assurdo. Le hamiltoniane corrispondenti H0 ed H1 abbiano<br />

stati fondamentali ª0 e ª1 appartenenti, rispettivamente, agli autovalori E0 ed<br />

E1, con E0 < E1. Dal teorema di Ritz segue che<br />

ma<br />

E0 =< ª0jH0jª0 > < < ª1jH0jª1 ><br />

< ª1jH0jª1 >=< ª1jH1jª1 > + < ª1jV0 ¡ V1jª1 ><br />

poichè cambiando in H0 il potenziale esterno da V0 a V1 la si trasforma in H1.<br />

Ma essendo la densità la stessa allora<br />

< ª1jV0 ¡ V1jª1 >=< ª0jV0 ¡ V1jª0 ><br />

E0 < < ª1jH1jª1 > + < ª0jV0 ¡ V1jª0 ><br />

i


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 47<br />

ma sempre per il teorema di Ritz<br />

E1 =< ª1jH1jª1 > < < ª0jH1jª0 ><br />

E0 < < ª0jH1jª0 > + < ª0jV0 ¡ V1jª0 ><br />

ma il secondo membro è proprio E0 essendo H1 + V0 ¡ V1 = H0, da cui l’assurdo<br />

E0 < E0.<br />

La densità di singola particella assegna in modo univoco il potenziale esterno.<br />

Dato che l’energia totale è determinata in modo univoco dal potenziale esterno<br />

essa lo è anche dalla densità. Il calcolo da principi primi del funzionale E[½]<br />

presenta grandi di¢colta’. In questo paragrafo abbiamo ottenuto l’espressione<br />

di questo funzionale per un gas di elettroni non interagenti, poi, attraverso l’approssimazione<br />

semiclassica contenuta nell’equazione (13), ne abbiamo formulato<br />

una espressione da cui origina il modello di Thomas-Fermi. Sono, tuttavia, possibili<br />

approssimazioni migliori, più complicate, dalle quali nasce il metodo del<br />

funzionale densità ampiamente usato per lo studio degli atomi, delle molecole e<br />

dei solidi.<br />

1.5 L’approssimazione di Hartree e di Hartree-Fock-Dirac<br />

In questo paragrafo vogliamo discutere dei fondamenti all’approssimazione del<br />

campo medio autoconsistente che provengono dall’applicazione del metodo variazionale<br />

alla hamiltoniana a molti elettroni<br />

H = X<br />

i<br />

µ pi 2<br />

<br />

e2<br />

¡ Z<br />

2m<br />

ri<br />

+ 1<br />

2<br />

X<br />

e 2<br />

rij<br />

i;j(i6=j)<br />

= X<br />

i<br />

hi + 1<br />

2<br />

X<br />

i;j(i6=j)<br />

gij<br />

(14)<br />

L’approssimazione di Hartree consiste nel cercare l’energia dello stato fondamentale<br />

di H usando una funzione di prova <strong>della</strong> forma<br />

ª = '1(1)'2(2)¢ ¢ ¢ 'Z(Z) (15)<br />

dove gli indici si riferiscono a stati di singola particella, mentre i numeri indicati<br />

come argomenti individuano le variabili dinamiche di ciascuna particella e cioè<br />

(i) sta per coordinata e spin ( ¡! r i; ¡! ¾i ). Questa funzione d’onda ha esattamente la<br />

forma che avrebbe la funzione di prova di Z particelle non identiche e non interagenti<br />

tra loro, mentre le autofunzioni di H sono relative a Z fermioni interagenti<br />

tramite il potenziale elettrone-elettrone e sono totalmente antisimmetriche. Il<br />

teorema di Ritz ci garantisce, tuttavia, che scegliendo le ' in modo da rendere<br />

minimo il valore di aspettazione di H<br />

hª j H j ªi<br />

hª j ªi<br />

si ottiene una stima per eccesso dell’energia dello stato fondamentale di H:


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 48<br />

hHi = X<br />

h'i(i) j hi j 'i(i)i + 1<br />

2<br />

i<br />

= X<br />

h'i(1) j h1 j 'i(1)i + 1<br />

2<br />

i<br />

X<br />

i;j(i6=j)<br />

X<br />

i;j(i6=j)<br />

h'i(i)'j(j) j gij j 'i(i)'j(j)i =<br />

h'i(1)'j(2) j g12 j 'i(1)'j(2)i<br />

dove le variabili di integrazione mute sono state indicate con 1 e 2 e le somme si<br />

riferiscono ai nomi degli stati. Le ' vanno variate mantenendo la ª normalizzata<br />

a 1, cioè il minimo va cercato sotto le Z condizioni<br />

h'i(1) j 'i(1)i = 1<br />

che possono essere imposte tramite i moltiplicatori di Lagrange ¸i .<br />

La condizione di minimo è allora<br />

±hHi ¡ X<br />

¸i±h'i(1) j 'i(1)i = 0:<br />

i<br />

Se variamo la funzione 'k l’equazione precedente implica che<br />

h±'k(1) j h1 j 'k(1)i + 1<br />

Ã<br />

X<br />

h'i(1)±'k(2) j g12 j 'i(1)'k(2)i+<br />

2<br />

i6=k<br />

+ X<br />

!<br />

h±'k(1)'i(2) j g12 j 'k(1)'j(2)i ¡ ¸kh±'k(1) j 'li(1)i+<br />

j6=k<br />

+complesso coniugato = 0:<br />

Se nella somma su i scambiamo le variabili 1 e 2 che sono mute e chiamiamo j<br />

l’indice i si ha:<br />

X<br />

h'i(1)±'k(2) j g12 j 'i(1)'k(2)i = X<br />

h±'k(1)'i(2) j g12 j 'k(1)'j(2)i<br />

i6=k<br />

ne segue che<br />

"<br />

h±'k(1) j h1 + X<br />

#<br />

h'i(2) j g12 j 'j(2)i ¡ ¸k j 'k(1)i+ complesso coniugato = 0:<br />

j6=k<br />

Scegliamo j ±'i = ±" j Ãi con ±" reale ed in…nitesimo e<br />

Ã<br />

j Ãi = h1 + X<br />

!<br />

h'i(2) j g12 j 'j(2)i ¡ ¸k j 'k(1)i:<br />

j6=k<br />

j6=k


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 49<br />

La condizione di minimo impone che per ±" arbitrario<br />

2 ±" hà j Ãi = 0<br />

che è soddisfatta se e solo se j Ãi = 0 poichè un vettore ha norma nulla se e solo<br />

se è nullo. Abbiamo allora trovato le Z equazioni di Eulero-Lagrange che per le<br />

' che risolvono il problema di minimo condizionato<br />

Ã<br />

h1 + X<br />

!<br />

h'i(2) j g12 j 'j(2)i j 'k(1)i = ¸k j 'k(1)i Equazioni di Hartree:<br />

j6=k<br />

Nello spazio delle con…gurazioni queste equazioni hanno la forma<br />

Ã<br />

h1 + X Z<br />

d ¡! r2<br />

e2 j 'j( ¡! r2 ) j2 !<br />

'k( ¡! r1 ) = ¸k'k( ¡! r1 )<br />

j6=k<br />

r12<br />

l’indice k include anche l’autovalore dello spin, mentre 'k( ¡! r1 ) si riferisce alla<br />

sola parte spaziale. Le equazioni di Hartree costituiscono un sistema di equazioni<br />

integrodi¤erenziali accoppiate che hanno la forma di equazioni di Z Schrödinger in<br />

cui compare oltre al campo coulombiano del nucleo un potenziale esterno Wk( ¡! r1 )<br />

Wk( ¡! r1 ) = ¡ X<br />

Z<br />

d ¡! e<br />

r2 j 'j( ¡! r2 ) j 2<br />

jX6=k<br />

che e’ il potenziale elettrostatico generato dalle Z ¡ 1 distribuzioni di carica<br />

continue ¡e j 'j( ¡! r2 ) j 2 che interagiscono con la carica puntiforme ¡e posta nel<br />

punto ¡! r1: Trovare i Wk( ¡! r1 ) autoconsistenti è equivalente a risolvere il sistema (16)<br />

delle equazioni di Hartree. Per ottenere un potenziale autoconsistente medio Vc<br />

occorre mediare sugliß angoli e sugli stati<br />

Vc(r) = 1<br />

4¼Z<br />

Z<br />

d­ X<br />

Z<br />

k<br />

r12<br />

dr r 2 Wk(r; ­):<br />

Queste equazioni non hanno un legame diretto con gli stati di singola particella.<br />

Infatti la somma dei ¸i non e’ eguale all’energia dello stato fondamentale<br />

hHi poichè<br />

X<br />

¸i = X<br />

h'i(1) j h1 j 'i(1)i + X X<br />

h'i(1)'j(2) j g12 j 'i(1)'j(2)i<br />

i<br />

i<br />

= hHi ¡ 1<br />

2<br />

X<br />

i<br />

i<br />

;j(i6=j)<br />

X<br />

h'i(1)'j(2) j g12 j 'i(1)'j(2)i<br />

;j(i6=j)<br />

(16)<br />

cioè l’interazione totale elettrone-elettrone viene inclusa due volte. Un difetto<br />

ulteriore di questo approccio variazionale è la mancanza di ortogonalità tra le<br />

soluzioni delle equazioni (16) .


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 50<br />

Una ovvia generalizzazione del metodo di Hartree è data dal metodo di Hartree-<br />

Fock-Dirac nel quale si usa come funzione di prova un determinante di Slater<br />

ª = 1<br />

¯<br />

¯<br />

¯ '1(1) '2(1) ¢ ¢ ¢ 'Z(1) ¯<br />

¯ '1(2) '2(2) ¢ ¢ ¢ 'z(2) ¯<br />

p ¯<br />

¯ : (17)<br />

Z! ¯<br />

. . . . ¯<br />

¯'1(Z)<br />

'2(Z) ¢ ¢ ¢'Z (Z) ¯<br />

Per calcolare hHi occorre stabilire quale forma assumono gli elementi di matrice<br />

diagonali dell’operatore a un corpo H0 = P<br />

i hi e dell’operatore a due corpi<br />

G = 1 P<br />

2 i;j(i6=j) gij sul determinante di Slater ª . Applicando il teorema di Laplace<br />

sullo sviluppo dei determinanti alla riga i-esima di ª ¤ e alla riga i-esima di ª si<br />

ha<br />

hª j hi j ªi = 1 X<br />

h'j(i) j hi j 'j(i)i ¢ (Z ¡ 1)!<br />

Z!<br />

j<br />

dove, avendo supposto le ' ortonormali, i minori complementari hanno norma<br />

(Z ¡ 1)! e solo i termini dei due sviluppi, di ª ¤ e di ª , con gli stessi minori<br />

complementari danno un contributo diverso da zero all’elemento di matrice di hi<br />

.Nel secondo membro la variabile di integrazione i è muta, quindi gli elementi di<br />

matrice di h1; h2; : : : ; hZ sono tutti eguali tra loro e si ha<br />

hª j H0 j ªi = Z<br />

Z<br />

X<br />

h'j(1) j h1 j 'j(1)i = X<br />

h'j(1) j h1 j 'j(1)i<br />

j<br />

dove la somma corre sui nomi degli Z stati di singola particella che compaiono<br />

nel determinante.<br />

Calcoliamo ora l’elemento di matrice di gij<br />

hª j gij j ªi = 1 1<br />

Z! 2<br />

X X<br />

Z Z<br />

k<br />

l6=k<br />

¯<br />

d¿id¿j<br />

¯ '¤<br />

l<br />

' ¤<br />

(i) '¤<br />

l (j) '¤<br />

j<br />

k (i)<br />

k (j)<br />

¯<br />

¯ gij<br />

¯ 'l(i)<br />

¯<br />

'k(i) ¯<br />

'l(j) 'k(j) ¯ ¢ (Z ¡ 2)!<br />

dove le integrazioni su ¿ indicano integrazioni sulle variabili spaziali e somme<br />

sugli indici di spin. Si è utilizzato il secondo teorema di Laplace sviluppando i<br />

determinanti ª e ª ¤ secondo la i-esima e la j-esima riga e secondo le colonne lesima<br />

e k-esima; il fattore 1=2 davanti alla doppia somma garantisce che ciascuna<br />

coppia l; k compaia una sola volta. Il minore complementare ha una norma pari<br />

a (Z ¡ 2)! .<br />

hª jgij j ªi =<br />

1 1<br />

Z(Z ¡ 1) 2<br />

X X<br />

(h'l(i)'k(j) j gij j 'l(i)'k(j)i ¡<br />

k<br />

l6=k<br />

¡h'l(i)'k(j) j gij j 'k(i)'l(j)i + h'k(i)'l(j) j gij j 'k(i)'l(j)i¡<br />

¡ h'k(i)'l(j) j gij j 'l(i)'k(j)i) :


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 51<br />

Nella doppia somma il primo ed il terzo termine sono eguali essendo le variabili<br />

i e j mute e i loro nomi possono essere scambiati essendo gij = gji. Per lo stesso<br />

motivo sono eguali il secondo ed il quarto, ne segue che<br />

hª jgij j ªi =<br />

1<br />

Z(Z ¡ 1)<br />

X X<br />

(h'l(i)'k(j) j gij j 'l(i)'k(j)i ¡<br />

k<br />

l6=k<br />

¡h'l(i)'k(j) j gij j 'k(i)'l(j)i) :<br />

Nel secondo membro le variabili i e j sono mute e quindi tutti gli elementi di<br />

matrice hgiji sono eguali tra loro. Essi sono in numero pari a Z(Z ¡1)=2 e quindi<br />

hª jG j ªi = 1<br />

2<br />

X X<br />

(h'l(1)'k(2) j g12 j 'l(1)'k(2)i ¡<br />

k<br />

l6=k<br />

¡h'l(1)'k(2) j g12 j 'k(1)'l(2)i) :<br />

dove nelle somme gli indici si riferiscono ai nomi degli stati. Il primo termine è<br />

detto integrale diretto, il secondo integrale di scambio.<br />

Abbiamo in de…ninitiva dimostrato che<br />

hHi = X<br />

h'j(1) j h1 j 'j(1)i + 1 X X<br />

(h'j(1)'i(2) j g12 j 'j(1)'i(2)i ¡<br />

2<br />

j<br />

ammesso che<br />

La condizione di minimo è<br />

i<br />

j6=i<br />

¡h'j(1)'i(2) j g12 j 'i(1)'j(2)i) (18)<br />

h'l(1) j 'k(1)i = ±ik: (19)<br />

±hHi ¡ X<br />

¸ik±h'l(1) j 'k(1)i = 0<br />

i;k<br />

nella quale appaiono Z 2 moltiplicatori di Lagrange ¸ik .La matrice dei moltiplicatori<br />

di Lagrange è hermitiana come si vede sottraendo dalla equazione per la<br />

condizione di minimo la sua complessa coniugata. Infatti la realtà di hHi implica<br />

che X<br />

i;k<br />

(¸ik ¡ ¸ ¤<br />

ki )±h'l(1) j 'k(1)i = 0<br />

e dalla arbitrarietà <strong>della</strong> variazione segue che ¸ik = ¸ ¤<br />

ki<br />

. Questo implica che vi<br />

è una trasformazione unitaria che rende la matrice dei moltiplicatori diagonale.<br />

Questa trasformazione agisce sui determinanti di Slater in modo tale che essi<br />

vanno in se a meno di un fattore di fase. Ciò comporta che possiamo usare


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 52<br />

l’espressione trovata per hHi prendendo solo i Z moltiplicatori di Lagrange <strong>della</strong><br />

diagonale. L’equazione per il minimo si semplica<br />

±hHi ¡ X<br />

"i±h'l(1) j 'i(1)i = 0:<br />

Variando la funzione 'k si ha<br />

i<br />

h±'k(1) j h1 j 'k(1)i + 1<br />

2 fXh±'k(1)'i(2)<br />

j g12 j 'k(1)'i(2)i +<br />

i6=k<br />

X<br />

h'j(1)±'k(2) j g12 j 'j(1)'k(2)i ¡ X<br />

h±'k(1)'i(2) j g12 j 'i(1)'k(2)i ¡<br />

j6=k<br />

¡ X<br />

h'j(1)±'k(2) j g12 j 'k(1)'j(2)i g ¡ "kh±'k(1) j 'k(1)i +<br />

j6=k<br />

i6=k<br />

+ complesso coniugato = 0<br />

La prima e la seconda somma sono eguali potendo scambiare i nomi delle variabili<br />

1 e 2, così pure la terza e la quarta, allora questa equazione si può mettere nella<br />

forma<br />

h±'k(1) j Ãk(1)i + complesso coniugato = 0<br />

essendo<br />

j Ãk(1)i = h1 j 'k(1)i + X<br />

h'i(2) j g12 j 'i(2)i j 'k(1)i¡<br />

i<br />

¡ X<br />

h'i(2) j g12 j 'k(2)i j 'i(1)i ¡ "k j 'k(1)i<br />

i<br />

e, seguendo lo stesso ragionamento che abbiamo fatto nell’approssimazione di<br />

Hartree, le equazioni di Eulero-Lagrange per il minimo condizionato si ottengono<br />

ponendo j Ãk(1)i = 0. Notiamo che nelle somme abbiamo lasciato cadere la<br />

limitazione i 6= k che è automaticamente veri…cata poichè i due termini con i = k<br />

sono eguali ed opposti. Si sono così ottenute le equazioni di Hartree-Fock-Dirac,<br />

a cui ci si riferisce in genere come di Hartree-Fock<br />

h1 j 'k(1)i + X<br />

h'i(2) j g12 j 'i(2)i j 'k(1)i ¡ (20)<br />

i<br />

¡ X<br />

h'i(2) j g12 j 'k(2)i j 'i(1)i = "k j 'k(1)i:<br />

i<br />

Prima di studiare queste equazioni mostriamo che esse hanno esattamente la<br />

stessa forma se si diagonalizza la matrice dei moltiplicatori di Lagrange solo


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 53<br />

dopo avere ottenuto le equazioni di Eulero-Lagrange. Conservando la matrice dei<br />

moltiplicatori in forma non diagonale si ha:<br />

h1 j 'k(1)i + X<br />

h'i(2) j g12 j 'i(2)i j 'k(1)i ¡<br />

i<br />

¡ X<br />

h'i(2) j g12 j 'k(2)i j 'i(1)i = X<br />

¸ki j 'i(1)i:<br />

i<br />

De…niamo la matrice<br />

H 0<br />

ik = (h1 + X<br />

h'j(2) j g12 j 'j(2)i)±ik ¡ h'i(2) j g12 j 'k(2)i<br />

j<br />

e indichiamo con j ' j il vettore colonna i cui elementi sono j 'k(1)i. Le equazioni<br />

variazionali hanno la forma<br />

j H 0 jj ¢ j ' j=j ¸ j ¢ j ' j<br />

Poichè j ¸ jj è hermitiana esiste una trasformazione unitaria j S jj che la diagonalizza<br />

j ¸ 0 jj=jj S jj ¢ j ¸ j ¢ j S j ¡1<br />

j H 00 j= j S j ¢ j H 0 j ¢ jj S jj ¡1<br />

i<br />

; ¸ 0<br />

ij = "i±ij<br />

; j S j ¢ j ' j=j à j<br />

jj S jj ¢ j H 0 j ¢ j S j ¡1 ¢ jj S jj ¢ j ' j=j S j ¢ j ¸ jj ¢ j S j ¡1 ¢ j S j ¢ j ' j<br />

jj H 00 jj ¢ j à j=jj ¸ 0 jj ¢ j à j<br />

L’unitarietà (S ¡1 )ij = S ¤<br />

ji comporta che<br />

j Ãji = X<br />

Sjp j 'ji ; j 'ji = X<br />

p<br />

p<br />

S ¤<br />

pj j Ãpi<br />

hÃj j= X<br />

h'p j S ¤<br />

jp ; h'j j= X<br />

hÃp j Spj:<br />

p<br />

Siamo ora in grado di costruire la matrice jH 00 j in termini degli stati jà >.<br />

Osserviamo che<br />

X<br />

< 'jjg12j'j >= X X X<br />

< ÃpjSpjg12S ¤<br />

sjjÃj >= X X<br />

< Ãpjg12jÃs > X<br />

j<br />

s<br />

p<br />

j<br />

= X X<br />

< Ãpjg12jÃs > ±ps = X<br />

< Ãpjg12jÃp ><br />

s<br />

p<br />

e poichè la matrice unità và in sè gli elementi diagonali <strong>della</strong> matrice jH 0 j divengono<br />

(H 00 )nm = (h1 + X<br />

< Ãpjg12jÃp >)±nm:<br />

p<br />

p<br />

p<br />

s<br />

p<br />

j<br />

SpjS ¤<br />

sj =


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 54<br />

La trasformata <strong>della</strong> matrice i cui elementi sono < 'ijg12j'k > è invece<br />

X X<br />

X X<br />

=<br />

n<br />

m<br />

Sni < 'ijg12j'k > S ¤ km<br />

=< Ãkjg y<br />

12jÃi >=< Ãijg12jÃk ><br />

n<br />

m<br />

Sni < 'kjg y<br />

12 j'i > S ¤ km =<br />

essendo l’operatore g12 autoaggiunto. Abbiamo dimostrato che la matrice jH 00 j,<br />

come funzionale delle Ãk, ha la stessa forma <strong>della</strong> jH 0 j, come funzionale delle 'k,<br />

e quindi la diagonalizzazione <strong>della</strong> matrice j¸ j fornisce di nuovo le equazioni (20).<br />

Notiamo che è essenziale che le somme corrano su tutti gli stati.<br />

Le equazioni di Hartree-Fock hanno la forma di equazioni di Schröndiger che,<br />

oltre all’interazione con il nucleo, contengono un potenziale locale Vc(1) ed un<br />

potenziale non locale V sc<br />

k (1; 2) dipendente dal particolare stato k considerato.<br />

Il potenziale locale, detto anche coulombiano o diretto, nello spazio delle con-<br />

…gurazioni assume la forma<br />

Z<br />

X<br />

2 e<br />

Vc(~r1) = ¡ d~r2 jÁi(~r2j<br />

r12<br />

dove Ái(~r) è la parte spaziale dell’orbitale, ovvero dello stato di singola particella,<br />

di indice i. Nelle equazioni esso compare come l’energia potenziale <strong>della</strong> carica<br />

puntiforme ¡e posta in ~r1 che interagisce con le Z distribuzioni di carica continue<br />

¡ejÁi(~r2)j2 . Si noti che a di¤erenza delle equazioni di Hartree questo potenziale è<br />

lo stesso in tutte le equazioni di Hartree-Fock, pur essendo determinato in modo<br />

consistente dalle loro Z soluzioni.<br />

Il potenziale non locale V sc<br />

k compare come il nucleo di un operatore integrale<br />

nell’equazione per Ák<br />

V sc<br />

k (~r1; ~r2) = X<br />

i<br />

i<br />

±(mk; mi)Á ¤ e2<br />

i (~r2) Ák(~r1)<br />

r12<br />

dove mi indica lo spin dello stato i-esimo e la delta di Kronecker nasce dal<br />

prodotto scalare tra gli autostati dello spin. Questo potenziale è detto di scambio<br />

e dipende dallo spin dello stato k. L’equazione di Hartree-Fock per la parte<br />

spaziale Ák è<br />

µ<br />

¡ ~2<br />

2m r21<br />

¡ Ze2<br />

r1<br />

<br />

Z<br />

Ák(~r1) + Vc(~r1)Ák(~r1) ¡<br />

d~r2 V sc<br />

k (~r1; ~r2)Ák(~r2) = "kÁk(~r1):<br />

Si noti che il coulombiano può essere considerato originato dalla densità di singola<br />

particella ½ che si ottiene integrando il modulo quadro <strong>della</strong> funzione d’onda delle<br />

Z particelle ed integrando su tutte le coordinate tranne una. Per il determinante<br />

di Slater ª si ha<br />

½(~r2) = X<br />

jÁi(~r2)j 2<br />

i


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 55<br />

e il termine di energia potenziale coulombiana è<br />

Z<br />

¡eVc(~r1) = d~r2 ½(~r2) e2<br />

:<br />

Il termine di scambio può, invece, essere attribuito ad una densità non locale.<br />

De…niamo densità di scambio non locale la quantità<br />

allora Z<br />

essendo<br />

½sc k (~r1; ~r2) = X<br />

i<br />

r12<br />

±(mi; mk) Á¤ i (~r2)Ái(~r1)Ák(~r2)Á ¤ k (~r1)<br />

Á ¤ k (~r1)Ák(~r1)<br />

d~r2 V sc<br />

k (~r1; ~r2)Ák(~r2) = U sc<br />

k (~r1)Ák(~r1)<br />

U sc<br />

k (~r1)<br />

Z<br />

= ¡<br />

d~r2 ½ sc<br />

k (~r1; ~r2) e2<br />

Questo termine descrive l’interazione di un elettrone con carica puntiforme ¡e,<br />

posto in ~r1, con una distribuzione di carica continua di segno contrario, e alla<br />

quale concorrono solo gli stati con lo stesso spin dello stato in cui è l’elettrone.<br />

La distribuzione è non locale poichè essa dipende dalla posizione ~r1 dell’elettrone<br />

stesso: se spostiamo l’elettrone questa distribuzione lo segue. È immediato veri…care<br />

che la densità di carica di scambio corrisponde ad una carica complessiva<br />

+e indipendente da ~r1 e dallo stato k<br />

Z<br />

d~r2 ½ sc<br />

k (~r1; ~r2) = X<br />

±(mk; mi) Ái(~r1)<br />

Z<br />

Ák(~r1)<br />

i<br />

= X<br />

i<br />

r12<br />

±(mk; mi) Ái(~r1)<br />

Ák(~r1) ±ik = 1:<br />

:<br />

d~r2 Á ¤<br />

i (~r2)Ák(~r2) =<br />

Osserviamo in…ne che quando gli argomenti ~r1 e ~r2 sono eguali la densità di<br />

scambio coincide con la frazione <strong>della</strong> densità di singola particella dovuta agli stati<br />

che hanno lo stesso stato di spin di quello in cui si trova l’elettrone considerato.<br />

Il modo più semplice di tenere in conto dello scambio è attraverso la densità<br />

di energia di scambio di un gas di elettroni libero. Incominciamo con una stima<br />

dovuta a Fermi. Egli suppone che ciascun elettrone si trovi al centro di una sfera<br />

dalla quale sia rimossa la carica di un elettrone con lo spin opposto all’elettrone<br />

considerato. Il raggio di questa sfera è<br />

4 ½<br />

¼R3<br />

3 2<br />

= 1 ; R =<br />

µ 1=3<br />

3<br />

2¼½<br />

e il potenziale elettrostatico al suo centro 3e=(2R).L’energia potenziale per elettrone<br />

¡3e 2 =(2R) dà luogo ad ed una densità di volume di energia di scambio


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 56<br />

proporzionale a ½ 4=3 . Il calcolo per un determinante di Slater di onde piane fornisce<br />

una densita’ media di energia di scambio pari a<br />

E sc [½] = ¡ 3e2<br />

4<br />

µ 1=3<br />

3<br />

½<br />

¼<br />

4=3 :<br />

La densita’ di energia cinetica di un gas di elettroni non interagenti e’ data<br />

da<br />

Ecin [½] = C1½5=3 con C1 = 3(3¼2 ) 2=3 ~<br />

10<br />

2<br />

m :<br />

La potenza con cui compare ½ può essere …ssata da una analisi dimensionale.<br />

Tenuto conto che l’energia cinetica deve contenere la costante h2 =m:<br />

ML 2 T ¡2 L 3 =<br />

µ N<br />

V<br />

ML 2 T ¡2 L 3 = L ¡3®<br />

® µ 2 ¯<br />

h<br />

m<br />

µ 2 4 ¡2 ¯<br />

M L T<br />

M<br />

¯ = 1 ; L ¡1 = L ¡3®+4¯<br />

® = 5<br />

3 :<br />

Si può procedere allo stesso modo per la densità di energia di scambio. La costante<br />

questa volta deve contenere e 2<br />

ML 2 T ¡2 L 3 =<br />

µ N<br />

V<br />

±<br />

(e 2 ) °<br />

ML 2 T ¡2 L 3 = L ¡3± (LML 2 T ¡2 ) °<br />

° = 1 ; L ¡1 = L ¡3±+3°<br />

± = 4<br />

3 :<br />

Il metodo di Thomas-Fermi può essere reso più generale includendo anche<br />

lo scambio. Infatti si può aggiungere al funzionale E[½] dell’eq.(13) anche il<br />

contributo dello scambio<br />

Z<br />

E[½] = d~r £ C1½ 5=3 (~r) + e½(~r)Á(~r) ¡ C2½ 4=3 (~r) ¤ :<br />

L’equazione di Eulero-Lagrange per il minimo dell’energia totale è ora<br />

5<br />

3 C1½ 2=3 ¡ 4<br />

3 C2½ 1=3 + eÁ ¡ E0 = 0


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 57<br />

che è una equazione di secondo grado in ½ 1=3 . La condizione E0 > eÁ consente di<br />

scegliere una delle due soluzioni ed ottenere di nuovo una relazione tra ½ e Á<br />

½ = 8¼<br />

3h 3 (2me)3=2 (a + p Á ¡ E0 + a 2 ) 3<br />

con a = p 2me 3 =h. Questa relazione assieme all’equazione di Poisson e’ alla base<br />

dell’approssimazione di Thomas-Fermi-Dirac.<br />

E’ immediato veri…care che, come richesto dalla condizione sul minimo, le<br />

soluzioni delle equazioni di Hartree-Fock sono ortogonali tra loro. Consideriamo<br />

l’equazione per j'k > e facciamone il prodotto scalare per < 'ij e sottriamolo<br />

termine a termine col prodotto scalare dell’equazione per < 'ij con j'k > si ha:<br />

("k ¡ "i) < 'ij'k >= 0<br />

da cui segue che < 'ij'k >= ±ik.<br />

Come per le equazioni di Hartree le "k non possono essere identi…cate con le<br />

energie degli stati di singola particella. Infatti se moltiplichiamo l’equazione per<br />

j'k > per < 'kj e sommiamo su k si ottiene:<br />

X<br />

"k = X<br />

< 'k(1)jh1j'k(1) > + X X<br />

(< 'k(1)'i(2)jg12j'k(1)'i(2) > ¡<br />

k<br />

k<br />

k<br />

¡ < 'k(1)'i(2)jg12j'i(1)'k(2) >) =< H > + 1<br />

< ªjGjª ><br />

2<br />

e cioè non si ha l’energia totale EZ =< H > perchè l’interazione coulombiama<br />

< G > viene contata due volte.<br />

Il signi…cato …sico delle "k è piuttosto quello di energie di eccitazione per lo<br />

stato a molte particelle descritto dal determinante jª >. Vale infatti la proprietà<br />

nota come teorema di Koopmans. Consideriamo l’energia totale dello stato con<br />

Z particelle<br />

EZ =<br />

Z X¡1<br />

k=1<br />

i<br />

< 'k(1)jh1j'k(1) > + < 'Z (1)jh1j'Z(1) > +<br />

Z¡1 X X<br />

(< 'k(1)'i(2)jg12j'k(1)'i(2) > ¡ < 'k(1)'i(2)jg12j'i(1)'k(2) >)<br />

k=1 i ¡ < 'Z(1)'i(2)jg12j'i(1)'Z(2) >):<br />

i=1<br />

Ora consideriamo lo stato con Z ¡ 1 particelle la cui energia totale è<br />

EZ¡1 =<br />

Z X¡1<br />

k=1<br />

< '0 k (1)jh1j'0 k (1) > +


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 58<br />

Z¡1 X X<br />

(< ' 0<br />

k (1)'0<br />

0<br />

i (2)jg12j'k (1)'0i<br />

(2) > ¡ < '0k<br />

(1)'0i<br />

k=1 i' j'k > allora<br />

+<br />

EZ ¡ EZ¡1 =< 'Z (1)jh1j'Z(1) > +<br />

0<br />

(2)jg12j'i (1)'0k<br />

(2) >)<br />

> del sistema delle Z ¡ 1 equazioni di<br />

ZX<br />

(< 'Z(1)'i(2)jg12j'Z (1)'i(2) > ¡ < 'Z(1)'i(2)jg12j'i(1)'Z(2) >) = "Z<br />

i=1<br />

dove come al solito le somma è estesa …no a Z per la automatica cancellazione<br />

tra coulombiano e scambio su una coppia di stati eguali. Abbiamo così provato<br />

il terema di Koopmans che attribuisce a "Z il signi…cato di energia di legame<br />

dell’elettrone nello stato Z al sistema costituito dai rimanenti Z ¡ 1 elettroni.<br />

Questo risultato non è esatto poichè abbiamo ammesso che, sottraendo l’elettrone<br />

nello stato Z gli altri rimangano negli stessi stati, trascuriamo perciò gli e¤etti<br />

di rilassamento. Questo è vero soprattutto per gli elettroni delle shell più esterne<br />

degli atomi.<br />

La di¢coltà maggiore nel ricavare dalle equazioni di Hartree-Fock un campo<br />

medio autoconsistente risiede nella dipendenza del potenziale di scambio U sc<br />

k (~r1),<br />

ovvero <strong>della</strong> densità di scambio ½ sc<br />

k (~r1; ~r2), dallo stato k, mentre il coulombiano è lo<br />

stesso in tutte le equazioni del sistema. Una approssimazione ragionevole consiste<br />

nel sostituire a ½ sc<br />

k la sua media sugli stati pesata con il fattore jÁk(~r1)j 2 =½(~r1)<br />

=<br />

P i<br />

½ sc (~r1; ~r2) =<br />

P<br />

P k ±(mi; mk)Á ¤<br />

i<br />

k ½sc k Á¤ k (~r1)Ák(~r1)<br />

=<br />

½(~r1)<br />

¤<br />

(~r2)Ái(~r1)Ák(~r2)Á k (~r1)<br />

:<br />

½(~r1)<br />

Le equazioni di Hartree-Fock divengono in questa approssimazione:<br />

µ<br />

¡ ~2<br />

2m r2<br />

Z<br />

Ze2<br />

1 ¡ +<br />

r1<br />

d~r2 ½(~r2) e2<br />

r12<br />

Z<br />

¡<br />

d~r2 ½ sc (~r1; ~r2) e2<br />

r12<br />

<br />

Ák(~r1) = "kÁk(~r1)<br />

con ½(~r1) e ½ sc (~r1; ~r2) determinate per consistenza con le soluzioni Ák(~r1). In<br />

…gura 6 (Slater 285) è mostrato il potenziale di scambio calcolato da Hartree<br />

(1958) per lo ione Cu + da cui si può giudicare l’e¢cacia dell’approssimazione<br />

esposta, che è rappresentata dai punti cerchiati. La curva disegnata a punto e<br />

linea si riferice al potenziale di scambio calcolato per un gas ad elettroni liberi.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 59<br />

Si può provare che il potenziale Hartree-Fock di atomi o ioni con sottoshell<br />

chiuse è sfericamente simmetrico, e quindi gli stati di singola particella che formano<br />

il determinante di Slater jª >, che soddisfa le equazioni di Hartree-Fock,<br />

sono le soluzioni di un problema a simmetria centrale. Consideriamo la sottoshell<br />

chiusa n 0 l 0 , che contiene 2(2l 0 + 1) stati, mostreremo che, supponendo le 2l 0 + 1<br />

parti spaziali <strong>della</strong> forma<br />

Án 0 l 0 m 0(~r) = Rn 0 l 0(r)Ylm(µ; ') = r ¡1 Pn 0 l 0(r)Ylm(µ; ');<br />

i corrispondenti potenziali diretto V d e di scambio V ex sono sfericamente simmetrici.<br />

Il potenziale diretto è<br />

V d<br />

n 0 l 0(~r1) = 2<br />

Z<br />

= 2<br />

m0 =l0 X<br />

m 0 =¡l 0<br />

Z<br />

dr2d­2 jPn0 2<br />

e2<br />

l0(r2)j r12<br />

r 2<br />

2dr2d­2 jÁn0l0 2 e2<br />

m0(~r2)j r12<br />

m0 =l0 X<br />

m 0 =¡l 0<br />

jYm0 2<br />

l0(­2)j dove il fattore 2 viene dalle due orientazioni dello spin, ­ sta per µ; ' e d­ per<br />

sinµdµd'. Poichè le funzioni sferiche veri…cano il teorema di addizione:<br />

m0 =l0 X<br />

m 0 =¡l 0<br />

jYl 0 m 0(µ; ')j2 = 2l0 + 1<br />

4¼<br />

=


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 60<br />

si ha<br />

V d n 0l 0 = 2l0 + 1<br />

2¼<br />

Z<br />

dr2 jPn0 Z<br />

2<br />

l0(r2)j Usando il solito sviluppo di 1=r12 in funzioni sferiche<br />

1<br />

r12<br />

=<br />

1X<br />

e tenuto conto che Z<br />

m00 X=l<br />

l=0 m00=¡l 4¼<br />

2l + 1<br />

r l <<br />

r l+1<br />

><br />

d­2<br />

e2 :<br />

r12<br />

Y ¤<br />

lm 00(µ1; '1)Ylm 00(µ2; '2)<br />

d­2 Ylm00(µ2; '2) = p 4¼±l;0±m 00 ;0<br />

Z<br />

d­2<br />

1<br />

r12<br />

= 4¼<br />

r><br />

si ha<br />

V d<br />

n0l0(r1) = 2(2l 0 Z 1<br />

+ 1) dr2 jPn<br />

0<br />

0 2 e2<br />

l0(r2)j :<br />

r><br />

In modo più immediato si può dire che il teorema di addizione comporta che la<br />

densità di singola particella<br />

½n0l0(~r) = 2(2l0 + 1)<br />

R<br />

4¼<br />

2<br />

n0l0(r) è a simmetria sferica e quindi il coulombiano è a simmetria sferica.<br />

Consideriamo ora il potenziale di scambio<br />

= ¡<br />

m0 =l0 X<br />

m 0 =¡l 0<br />

Z<br />

U sc<br />

n 0 l 0 m (~r1)Rn 0l 0(r1)Yl 0m(­1) =<br />

r 2<br />

¤<br />

2dr2d­2Y l0m0(­2)Yl0m(­2)Yl0 2<br />

m0(­1)Rn0l0(r2)Rn0 e2<br />

l0(r1) r12<br />

concorrono alla somma solo i 2l 0 + 1 stati che sono nello stesso stato di spin di<br />

quello su cui agisce lo scambio. Usando di nuovo lo sviluppo di 1=r12, l’integrazione<br />

su ­2 dà luogo all’integrale<br />

Z<br />

d­2 Y ¤<br />

l 0 m 0(­2)Yl 0 m(­2)Ylm 00(­2)<br />

che può essere espesso in termini dei coe¢cienti di Clebsh-Gordan, che forniscono<br />

la rappresentazione degli autostati del momento angolare somma jLM > in termini<br />

degli autostati dei momenti angolari addendi jl1l2m1m2 ><br />

jLM >=<br />

X<br />

m1;m2 (m1+m2=M )<br />

< l1l2m1m2jLM > jl1l2m1m2 > :


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 61<br />

Usando proprietà di ortonormalità di questi coe¢cienti si può mostrare che<br />

= ¡<br />

"<br />

(2l 0 + 1)<br />

L=2l0 X<br />

L=0<br />

Si ha in de…nitiva che<br />

U sc<br />

n 0l 0m(~r1)Rn 0l 0(r1)Yl 0m(­1) =<br />

1<br />

2L + 1 j < l0 l 0 00jL0 > j 2<br />

U sc<br />

n0l0m(~r1) = U sc<br />

n0l0(r1) = ¡(2l 0 L=2l<br />

+1)<br />

0<br />

X<br />

L=0<br />

Z 1<br />

0<br />

dr2 P 2 n 0 l 0e2 rL <<br />

r L+1<br />

><br />

1<br />

2L + 1 j < l0l 0 00jL0 > j 2<br />

Z 1<br />

#<br />

0<br />

Rn 0 l 0(r1)Yl 0 m(­1):<br />

dr2 P 2 n 0l 0e2 rL <<br />

r L+1<br />

><br />

e quindi il potenziale di scambio è a simmetria sferica ed è lo stesso per tutti gli<br />

stati <strong>della</strong> sottoshell essendo indipendente da m. Per gli stati <strong>della</strong> sottoshell esso<br />

e’ diventato un potenziale locale. Conserva il carattere non locale se considera<br />

il suo e¤etto su uno stato Ánlm esterno alla sottoshell ma sempre di simmetria<br />

centrale. Anche in questo caso lo scambio conserva la simmetria centrale<br />

¡<br />

l+l0 X<br />

L=jl¡l 0 j<br />

2l 0 + 1<br />

2L + 1 j < ll0 00jL0 > j 2<br />

U sc<br />

n0 ¡1<br />

l0(r1)r 1 Pnl(r1) ¢ Ylm(­1) =<br />

Z 1<br />

0<br />

dr2 P ¤<br />

n 0l 0(r2)Pnl(r2)e 2 rL <<br />

r L+1<br />

><br />

r ¡1<br />

1 Pn0l0(r1)¢Ylm(­1): La discussione precedente mostra che per atomi o ioni con sottoshell chiuse l’approssimazione<br />

di campo centrale è esatta nell’ambito del metodo di Hartree-Fock.<br />

L’equazione per le parti radiali degli orbitali è<br />

dove<br />

e<br />

·<br />

¡ ~2<br />

2m<br />

¡ X<br />

d 2<br />

dr 2 1<br />

+ l(l + 1)~2<br />

2mr 2 1<br />

V d (r1) = X<br />

¡ Ze2<br />

r1<br />

n 0 l 0<br />

V sc (r1)Pnl(r1) = X<br />

+ V d (r1) + V sc (r1)<br />

2(2l 0 Z 1<br />

2 e2<br />

+ 1) dr2 jPn0l0(r2)j 0<br />

r><br />

U sc<br />

n 0 l 0(r1)Pnl(r1) =<br />

¸<br />

Pnl(r1) = EnlPnl(r1)<br />

n0l0 n0l0 l+l0 X<br />

L=jl¡l0 2l<br />

j<br />

0 + 1<br />

2L + 1 j < ll000jL0 > j 2<br />

Z 1<br />

dr2 P<br />

0<br />

¤<br />

n0l0(r2)Pnl(r2)e 2 rL <<br />

><br />

r L+1<br />

Pn 0 l 0(r1):<br />

Il caso dello ione Cu + riportato in …gura 6 è proprio di questo tipo essendo la sua<br />

con…gurazione 1s 2 2s 2 2p 6 3s 2 3p 6 3d 10 .<br />

Negli atomi o ioni con sottoshell incomplete il potenziale Hartree-Fock non<br />

è più a simmetria centrale. Comunque in molti casi vi è una sola sottoshell<br />

incompleta, specie se si considera lo stato fondamentale, e le deviazioni dalla<br />

sfericità sono piccole. In ogni caso si può adoperare un potenziale mediato sugli<br />

angoli e sulle direzioni degli spin.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 62<br />

1.6 I multipletti e l’interazione elettrostatica residua<br />

Nell’approssimazione di campo centrale medio gli elettroni si muovono come particelle<br />

indipendenti in un campo esterno centrale. Esso descrive l’interazione<br />

degli elettroni con il nucleo e l’interazione tra di loro in modo medio. Abbiamo<br />

visto come questo potenziale si possa essere costruito in modo autoconsistente<br />

e come esso riesca a descrivere i caratteri principali <strong>della</strong> struttura atomica, e<br />

cioè la tavola periodica degli elementi. Avendo sostituito all’Hamitoniana H del<br />

paragrafo precedente l’Hamiltoniana<br />

Hc = X<br />

µ <br />

2 ~p i Ze2<br />

¡ + U(ri)<br />

2m ri<br />

i<br />

vogliamo valutare l’e¤etto dell’interazione residua<br />

V1 = H ¡ Hc = X X<br />

µ 2 e<br />

<br />

¡ U(ri) : (21)<br />

i<br />

Le correzioni perturbative dovute a V1 sono rilevanti quando nella con…gurazione<br />

sono presenti sottoshell incomplete. Per esempio nel caso dell’atomo di Carbonio<br />

la con…gurazione dello stato fondamentale 1s 2 2s 2 2p 2 è 15 volte degenere poichè i<br />

due elettroni 2p possono essere sistemati in 2 distinti dei 6 stati<br />

j ¡ 1; 1=2 >; j ¡ 1; ¡1=2 >; j0; 1=2 >; j0; ¡1=2 >; j1; 1=2 >; j1; ¡1=2 ><br />

dove il primo numero indica l’autovalore di lz e il secondo quello di sz. Ci aspettiamo<br />

che l’interazione elettrostatica residua rimuova, almeno in parte, questa<br />

degenerazione. Quando nella con…gurazione sono presenti sottoshell incomplete<br />

per valutare l’e¤etto di V1 dobbiamo applicare la teoria delle perturbazioni per<br />

stati degeneri nel sottospazio che ha come base i determinanti di Slater corrispondenti<br />

alla con…gurazione .Questo sottospazio viene solitamente indicato com un<br />

multipletto. È conveniente per un multipletto usare una base nella quale V1 è<br />

diagonale.<br />

Osserviamo che mentre Hc commuta con i momenti angolari ~ li e con gli spin<br />

~si dei singoli elettroni, questo non è più vero per l’Hamiltoniana completa, che<br />

contiene l’interazione tra gli elettroni.È facile veri…care che, invece, il momento<br />

angolare orbitale totale ~ L = P<br />

j>i<br />

rij<br />

i ~ li commuta con H. Se allora a partire dai singoli<br />

determinanti di Slater si costruiscono gli autostati del momento angolare orbitale<br />

totale su questa nuova base la perturbazione V1 è diagonale.<br />

Una sottoshell completa è necessariamente uno stato di singoletto con L = 0 ,<br />

essendo descritta da un unico determinante di Slater costituito da tutti i 2(2l+ 1)<br />

stati con i gli stessi numeri quantici nl , l’ autovalore <strong>della</strong> componente z del momento<br />

angolare totale è ML = 0 e quello dello spin MS = 0 e quindi deve essere<br />

L = 0 e S = 0 e nella notazione dei termini è uno stato 1 S: Per analizzare


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 63<br />

la struttura del multipletto basta considerare i determinanti formati dagli stati<br />

delle sottoshell incomplete. Gli elettroni appartenenti alla stessa sottoshell incompleta<br />

sono detti essere equivalenti. Per un insieme di elettroni equivalenti<br />

non tutti i valori del momento angolare totale L , che si ottiene dalla somma dei<br />

singoli momenti angolari orbitali, sono compatibili con i valori dello spin totale S<br />

: solo alcuni degli accoppiamenti danno luogo a stati che sono totalmente antisimmetrici.<br />

In de…nitiva vogliamo scegliere come base nel multipletto gli autostati<br />

j°LSMLMSi di L 2 ; S 2 ; Lz; Sz, sulla quale V1 è diagonale e il problema è quello<br />

scegliere tra i valori di L che possono essere messi insieme a quelli di S in modo<br />

che questi autostati siano antisimmetrici.<br />

Il caso di due soli elettroni, equivalenti o non, è il più semplice da trattare<br />

poichè possiamo formare in modo indipendente la parte spaziale e poi moltiplicarla<br />

per quella di spin che è di singoletto (antisimmetrica) o di tripletto (simmetrica)<br />

in modo che il tutto sia antisimmetrico, generalizzando quanto già fatto<br />

per l’elio. L’autofunzione di due elettroni indipendenti negli stati n1l1 e n2l2 che<br />

è autostato di L2 e di Lz ammette le due rappresentazioni<br />

© (1)<br />

n1l1;n2l2;LM (~r1; ~r2) =<br />

X<br />

hl1l2m1m2jLMiÁn1l1m1 (~r1)Án2l2m2 (~r2)<br />

© (2)<br />

n2l2;n1l1;LM (~r1; ~r2) =<br />

m1;m2;m1+m2=M<br />

X<br />

m1;m2;m1+m2=M<br />

hl2l1m2m1jLMiÁn2l2m2 (~r1)Án1l1m1 (~r2)<br />

e da queste si ottiene la funzione d’onda simmetrica o antisimmetrica<br />

© S<br />

A (~r1; ~r2) = © (1) (~r1; ~r2) § © (2) (~r1; ~r2):<br />

Vale la seguente proprietà dei coe¢cienti di Clebsh-Gordan<br />

dalla quale segue che<br />

© S<br />

A (~r1; ~r2) =<br />

© S<br />

A (~r1; ~r2) =<br />

hl2l1m2m1jLMi = (¡1) l1+l2¡L hl1l2m1m2jLMi<br />

X<br />

m1;m2;m1+m2=M<br />

hl1l2m1m2jLMi (Án1l1m1 (~r1)Án2l2m2 (~r2) +<br />

§(¡1) l1+l2¡L Án2l2m1 (~r1)Án1l1m2 (~r2)) :<br />

Se i due elettroni sono equivalenti allora n1l1 ´ n2l2 ´ nl e<br />

X<br />

hl1l2m1m2jLMi ¡ 1 § (¡1) 2l¡L¢ Ánlm1 (~r1)Ánlm2 (~r2)<br />

m1;m2;m1+m2=M<br />

da cui segue che se L è pari allora ©A = 0 ed e’ possibile il solo stato di singoletto<br />

S = 0 , mentre se L è dispari allora © S = 0 ed è consentito il solo stato di


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 64<br />

tripletto S = 1: In altre parole sono consentiti i solo accoppiamenti per i quali<br />

L + S è pari. Per due elettroni p equivalenti i termini generati dal addizione pura<br />

e semplice di due l eguali a 1 sono<br />

3 D; 1 D; 3 P; 1 P; 3 S; 1 S<br />

mentre quelli completamente antisimmetrici sono solo<br />

1 D; 3 P; 1 S<br />

ciascuno di questi termini è (2L + 1)(2S + 1) volte degenere e quindi vi è un<br />

numero di stati pari a<br />

5 + 9 + 1 = 15<br />

che è, come deve essere, la molteplicità <strong>della</strong> con…gurazione p 2 .<br />

Se la con…gurazione è costituita da più di due elettroni allora la costruzione<br />

dei termini è più complicata. Infatti le autofunzioni dello spin totale hanno una<br />

simmetria de…nita solo rispetto ad alcune coppie di variabili. È tuttavia possibile<br />

costruire combinazioni lineari di prodotti di orbitali spaziali con simmetrie parziali<br />

che messi insieme alle varie rappresentazioni delle autofunzioni dello spin totale<br />

(che si ottengono cambiando l’ordine con cui i singoli spin vengono sommati a<br />

due a due) danno autofunzioni del momento angolare totale e dello spin totale<br />

che sono totalmente antisimmetriche. In altre parole non si può lavorare in modo<br />

separato prima costruendo le autofunzioni di L 2 e Lz, poi quelle di S 2 ed Sz ed<br />

in…ne accoppiarle come abbiamo fatto nel caso di due soli elettroni. La tecnica<br />

di costruzione delle autofunzioni è fornita in questo caso dalla teoria dei gruppi.<br />

Vi è tuttavia un procedimento che consente di individuare quali accoppiamenti<br />

LS sono consentiti dal principio di Pauli. Incominceremo con l’applicarla al<br />

caso di due elettroni p equivalenti per il quale già sappiamo quali sono i termini<br />

totalmente antisimmetrici.<br />

Con questi due elettroni si possono costruire 15 determinanti di Slater indipendenti<br />

che, pur non essendo autostati di L 2 e di S 2 , lo sono per Lz e Sz.<br />

Speci…chiamo per ciascuno di essi il valore di ML e di MS.<br />

MS ML MS ML MS ML<br />

(1 + ; 1 ¡ ) 0 2<br />

(1 + ; 0 + ) 1 1 (1 ¡ ; 0 + ) 0 1<br />

(1 + ; 0 ¡ ) 0 1 (1 ¡ ; 0 ¡ ) -1 1 (0 + ; 0 ¡ ) 0 0<br />

(1 + ; ¡1 + ) 1 0 (1 ¡ ; ¡1 + ) 0 0 (0 + ; ¡1 + ) 1 -1<br />

(1 + ; ¡1 ¡ ) 0 0 (1 ¡ ; ¡1 ¡ ) -1 0 (0 + ; ¡1 ¡ ) 0 -1<br />

(0 ¡ ; ¡1 + ) 0 -1<br />

(0 ¡ ; ¡1 ¡ ) -1 -1 (¡1 + ; ¡1 ¡ ) 0 -2<br />

Riportiamo in una tabella il numero dei determinanti per ciascun valore di ML e


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 65<br />

di MS<br />

ML<br />

2 1 0 -1 -2<br />

1 1 1 1<br />

MS 0 1 2 3 2 1<br />

-1 1 1 1<br />

E’ evidente che non si può costruire nessun termine 3 D e che vi è un sol termine<br />

1 D. Togliendo i 5 determinanti che mescolati tra loro danno 1 D lo schema dei<br />

restanti è<br />

ML<br />

1 0 -1<br />

1 1 1 1<br />

MS 0 1 2 1<br />

-1 1 1 1<br />

con questi di può formare un 3 P e togliendo i 9 determinanti corrispondenti<br />

ne resta uno solo con ML = 0 e MS = 0 relativo a 1 S .<br />

Questo modo di procedere si può estendere ad un numero qualsiasi di elettroni.<br />

Inoltre basta ragionare con ML ¸ 0 e con MS ¸ 0 poichè c’è simmetria rispetto<br />

al cambio di segno di ML e di MS . Per esempio con 3 elettroni p equivalenti vi<br />

sono 6 ¢ 5 ¢ 4=6 = 20 determinanti indipendenti.<br />

i termini relativi sono<br />

MS ML<br />

(1 + ; 0 + ; 1 ¡ ) 1=2 2<br />

(1 + ; 0 + ; 0 ¡ ) 1=2 1<br />

(1 + ; ¡1 + ; 1 ¡ ) 1=2 0<br />

(1 + ; 0 + ; ¡1 + ) 3=2 0<br />

(1 + ; 0 + ; ¡1 ¡ ) 1=2 0<br />

(1 + ; ¡1 + ; 0 ¡ ) 1=2 0<br />

(0 + ; ¡1 + ; 1 ¡ ) 1=2 0<br />

ML<br />

2 1 0<br />

MS 3=2 1<br />

1=2 1 2 3<br />

1 0<br />

3/2 1 ¡!<br />

1/2 1 2<br />

2 P<br />

3/2<br />

0<br />

1 ¡!<br />

1/2 1<br />

4 S<br />

¡! 2 D


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 66<br />

Si noti che un termine può apparire più di una volta, per esempio nella con-<br />

…gurazione nd3 il termine 2D appare due volte.<br />

Nel sottospazio dei termini j°LSMLMSi la perturbazione V1 non rimuove<br />

completamente la degenerazione. In generale le correzioni dipenderanno da L S<br />

ma non da ML e da MS: Infatti V1 non …ssa alcuna direzione privilegiata nello<br />

spazio e gli autovalori perturbati restano (2L+1)(2S +1) volte degeneri. Sebbene<br />

la perturbazione non dipenda dallo spin S le energie perturbate lo saranno attraverso<br />

i termini di scambio introdotti dall’operatore a due corpi V1: Evitando<br />

di entrare nei dettagli del calcolo delle energie osserviamo solo che è veri…cata la<br />

regola, introdotta empiricamente da Hund, secondo la quale il termine di minima<br />

energia ha la massima molteplicità di spin. Essa trova una giusti…cazione<br />

…sica nel fatto che più simmetrica è l’autofunzione rispetto agli spin, più antisimmetrica<br />

lo è rispetto alle variabili spaziali, quindi la repulsione elettronica, che<br />

alza le energie, è, per essa, meno e¢cace. Per esempio per la con…gurazione p2 l’autofunzione 3 P è nulla quando le coordinate spaziali coincidono, a di¤erenza<br />

di quella del termine 1D , quindi nello stato 3P gli elettroni tendono a stare più<br />

lontani tra loro, si respingono meno e lo stato è più legato.<br />

A parità di S si possono avere valori di L di¤erenti e l’ordinamento delle<br />

energia è fornito dalla seconda regola di Hund per la quale la minima energia corrisponde<br />

al valore di L più alto, regola che, comunque, presenta alcune eccezioni.<br />

Riportiamo in …gura i termini <strong>della</strong> con…gurazione 3p2 del Silicio. Notiamo<br />

che lo stato fondamentale è un pò più basso del termine 3P di minima energia<br />

perchè manca l’e¤etto dello spin-orbita che fa diminuire di un altro poco la sua<br />

energia.<br />

Discutiamo,ora dell’equivalenza tra elettroni e buche (stati vuoti) in una sottoshell.<br />

Osserviamo che una sottoshell che contiene k elettroni equivalenti ha<br />

gli stessi termini di una sottoshell che ne contiene 4l + 2 ¡ k . Poichè la sottoshell<br />

completamente piena ha ML e MS entrambi nulli se costruiamo le tabelle<br />

con gli stati vuoti anzichè con quelli pieni cambiamo, per ciascun determinante,<br />

semplicemente i segni di ML e MS ma , per la proprietà di simmetria già invocata,<br />

questo non cambia i valori di L e di S compatibili. Alla con…gurazione np4 sono associati stati che sono in corrispondenza biunivoca con quelli <strong>della</strong> con…gurazione<br />

np2 : per esempio il determinante (1 + ; 0 + ; ¡1 + ; 1 ¡ ) con ML = 1; MS = 1<br />

corrisponde al determinante (1 + ; 0 + ). In entrambi i casi il termine fondamentale<br />

secondo la regola di Hund è il 3P .<br />

Per shell semipiene se vogliamo che MS sia massimo con tutti gli ms = 1=2<br />

occorre che tutti gli elettroni abbiano valori di ml tutti diversi tra loro ma allora<br />

l’unica possibilità è che<br />

lX<br />

ML = ml = 0<br />

ml=¡l<br />

quindi il termine fondamentale è di tipo S: 4 S per np 3 , 6 S per nd 5 e 8 S per nf 7 .


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 67<br />

Si può dimostrare che le due sottoshell con k e 4l + 2 ¡ k elettroni equivalenti<br />

non solo hanno gii stessi termini ma che le correzioni perturbative dovute a V1<br />

sono le stesse. Ovviamente le energie imperturbate delle due con…gurazioni di<br />

partenza con un diverso numero di elettroni sono diverse tra loro.<br />

1.7 L’interazione spin-orbita. Schemi di accoppiamento<br />

LS e jj<br />

Discutiamo brevemente dell’origine …sica del termine di interazione spin-orbita.<br />

Ciascun elettrone si muove in un potenziale elettrostatico medio V (r) da cui si<br />

origina un campo elettrico ~ E in cui l’elettrone compie un moto orbitale. Nel<br />

riferimento di quiete dell’elettrone questo campo elettrico si manifesta come un<br />

campo magnetico ~ B 0 , proporzionale al suo momento angolare, che si accoppia col<br />

momento magnetico intrinseco dell’elettrone, proporzionale al suo spin, dando<br />

luogo all’interazione spin-orbita.<br />

Se si usa la trasformazione di Lorentz relativa alla velocita’ istantanea ~v dell’elettrone<br />

i campi ~ E; ~ B nel riferimento di quiete del nucleo (che diremo del laboratorio)<br />

divengono<br />

~E 0<br />

k = ~ Ek<br />

~E 0 ? = °<br />

µ<br />

~E? + ~v<br />

c £ ~ <br />

B<br />

~B 0<br />

k = ~ Bk<br />

~B 0 ? = °<br />

µ<br />

~B? ¡ ~v<br />

c £ ~ <br />

E<br />

dove k e ? indicano le direzioni parallele e perpendicolari alla velocità e ° =<br />

p 1 ¡ v 2 =c 2 . Nel riferimento di quiete dell’elettrone trascurando termini dell’or-<br />

dine di v 2 =c 2 si ha<br />

~B 0 = ~ B ¡ ~v<br />

c £ ~ E con ~ E = ¡ 1<br />

e<br />

dV (r)<br />

dr<br />

Allo spin ~s corrisponde un momento magnetico ~¹ = e<br />

mc ~s. Per e¤etto di ~ B 0 il<br />

momento angolare ~s, considerato come una variabile classica, descrive un moto<br />

di precessione attorno a ~ B 0 sotto l’azione di una forza il cui momento è dato da<br />

d~s<br />

dt = ~¹ £ ~ B 0 = 2~s £ ~! 0<br />

L<br />

(con ~! 0 e<br />

L =<br />

2mc ~ B 0 frequenza di Larmor)<br />

e che si può ottenere dal gradiente dell’energia potenziale<br />

~r<br />

r :<br />

U 0 = ¡~¹ ¢ ~ B 0 = ¡2~s ¢ ~! 0 e<br />

L = ¡<br />

mc ~ S ¢ ~ B + 1<br />

m2c2 ~s ¢ ~ l 1<br />

r<br />

dV<br />

dr<br />

(22)<br />

dove ~ l = ~r £ m~v è, ovviamente, il momento angolare e il secondo termine nasce<br />

dall’interazione tra spin e moto orbitale. Il confronto con l’equazione relativistica


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 68<br />

di Dirac mostra che l’ultimo termine e’ il doppio di quello giusto. L’errore è<br />

nell’equazione che descrive il moto di ~s. Infatti se usiamo la trasformazione di<br />

Lorentz per metterci nel riferimento in cui la velocità dell’elettrone è zero si può<br />

dimostrare che questo riferimento non è in quiete ma ruota con una velocità<br />

angolare ~!T (precessione di Thomas).<br />

In e¤etti la trasformazione di Lorentz che abbiamo adoperata si riferisce al<br />

caso in in cui la direzione <strong>della</strong> velocità non cambia nel tempo, mentre nel nostro<br />

caso l’accelerazione ~a non ha la stessa direzione <strong>della</strong> velocità. Per e¤ettuare<br />

la trasformazione nel modo corretto si deve procedere nel modo seguente. Sia<br />

K 0 il riferimento di quiete dell’elettrone e K quello del laboratorio al tempo t.<br />

Vogliamo passare al riferimento K 00 in cui l’elettrone e’ fermo al tempo t + ±t.<br />

Dopo il tempo ±t la velocita’ dell’ elettrone in K è cambiata di ±~v. Per passare<br />

da K 0 a K 00 basta eseguire due trasformazioni una di seguito all’altra: da K 0 a<br />

K con velocità ¡~v al tempo t e poi, al tempo t + ±t, da K a K 00 con velocità<br />

~v + ±~v. Dalla cinematica relativistica, attraverso un calcolo un pò intricato, segue<br />

che la composizione di due trasformazioni di Lorentz relative a due velocità di<br />

direzioni diverse è equivalente ad una singola trasformazione di Lorentz (relativa<br />

a ±~v) più una rotazione che nel limite per ±t che tende a zero dà luogo ad una<br />

velocità angolare<br />

µ<br />

1<br />

~!T =<br />

° ¡ 1<br />

<br />

~v £ ~a 1<br />

'<br />

v2 2c2~v £ ~a<br />

Questo moto di rotazione è detto precessione di Thomas, ha una origine puramente<br />

cinematica indipendente dalla natura dell’accelerazione, e deve essere<br />

aggiunto alla trasformazione di Lorentz istantanea da K a K 0 .<br />

Quindi al primo ordine in v=c<br />

~!T = 1<br />

2c 2<br />

~r £ ~v<br />

m<br />

1 dV<br />

r dr<br />

1<br />

=<br />

2m2c2 ~ 1<br />

l<br />

r<br />

dV<br />

dr :<br />

L’equazione (22) si riferisce ad un sistema non rotante; si passa al riferimento<br />

rotante tramite l’equazione<br />

d~s<br />

dt =<br />

µ <br />

d~s<br />

dt nonrot ¡ ~!T £ ~s<br />

La forza agente su ~s deriva allora dall’energia potenziale<br />

U 00 = U 0 ¡ ~s ¢ ~!T = ¡ e<br />

mc ~s ¢ ~ B + 1<br />

m2c2~s ¢ ~ l 1 dV 1<br />

¡<br />

r dr 2m2c2~s ¢~ l 1<br />

r<br />

= ¡ e<br />

mc ~s ¢ ~ B + 1<br />

2m2c2~s ¢ ~ l 1 dV<br />

r dr :<br />

In de…nitiva per Z elettroni in un campo centrale lo spin-orbita è<br />

V2 =<br />

ZX<br />

i=1<br />

dV<br />

dr =<br />

»(ri) ~ li ¢ ~si ; »(ri) = 1<br />

2m2c2~s ¢~ l 1 dV<br />

: (23)<br />

r dr


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 69<br />

Per tener conto correttamente di questo e¤etto dovremmo sostituire alla trattazione<br />

fatta nel paragrafo precedente V1 + V2 a V1: Comunque V1 + V2 è meno<br />

simmetrico di V1: V1 + V2 commuta con ~ J; ma non con ~ L e nemmeno con ~ S .<br />

Il problema di diagonalizzare la perturbazione nel sottospazio dell’autovalore imperturbato<br />

è grandemente complicato dalla aggiunta del termine di spin-orbita.<br />

Diviene relativamente semplice solo quando uno dei termini V1 o V2 è molto più<br />

piccolo dell’altro.<br />

Se V1 À V2 si può trascurare V2 in prima approssimazione. Ciascuna con-<br />

…gurazione darà origine a una serie di livelli ciascuno dei quali corrisponde ad<br />

una ben de…nita coppia (LS) e ciascuno dei quali ha una degenerazione pari a<br />

(2L + 1)(2S + 1) ; gli autovettori corrispondenti sono particolari combinazioni<br />

lineari di determinanti di Slater formati con gli stati individuali <strong>della</strong> con…gurazione.<br />

Essi sono autovettori di ~ L 2 ; ~ S 2 ; LZ e SZ : V2 è poi trattato come una<br />

piccola perturbazione nel sottospazio di ciascuno di questi livelli. A ciascuno dei<br />

possibili valori di J(J = L + S; L + S ¡ 1; : : : ; jL ¡ Sj) corrisponde un autovalore<br />

di V2 con degenerazione (2J + 1): Gli autovettori corrispondenti j°LSJMi<br />

sono autovettori di ~ L 2 ; ~ S 2 ; ~ J 2 e JZ: Questo metodo di accoppiare i determinanti<br />

di Slater <strong>della</strong> con…gurazione per formare gli autovettori del momento angolare<br />

totale è chiamato accoppiamento Russel-Saunders o accoppiamento LS.<br />

Se V1 ¿ V2 si può trascurare V1 in prima approssimazione. L’Hamiltoniana<br />

diventa allora HC + V2 che è l’Hamiltoniana di particelle indipendenti che<br />

si muovono nel potenziale V + ( ~ l ¢ ~s)»(r): Sia ~ j = ~ l + ~s il momento angolare<br />

totale di ciascuna singola particella. Il ternine di spin-orbita ( ~ l ¢ ~s)»(r) rimuove<br />

parzialmente la degenerazione degli stati di singola particella di momento angolare<br />

orbitale non nullo separando ciascuno di esso nei due livelli j = l § 1=2:<br />

Gli autovettori corrispondenti sono speci…cati dai numeri quantici (nljm): La<br />

trattazione di HC + V2 è del tutto analoga a quella <strong>della</strong> sola HC ; ciascuna<br />

con…gurazione di HC dà luogo ad un certo numero di con…gurazioni di HC + V2:<br />

Una volta determinate queste con…gurazioni bisogna trattare V1 come una perturbazione<br />

in ciascuna di esse. A ciascun autovalore di J corriponderanno uno<br />

o più autovalori ciascuno dei quali è (2J + 1) volte degenere. Gli autovettori<br />

corrispondenti sono autovettori di ~j 2 i e di ~ J 2 e JZ . Questo modo di accoppiare i<br />

determinanti di Slater <strong>della</strong> con…gurazione dello stato fondamentale per formare<br />

gli autovettori del momento angolare totale è chiamato accoppiamento jj.<br />

La seguente tabella riassume questi due metodi<br />

Accoppiamento LS<br />

(V1) L ~<br />

P<br />

= i ~ li<br />

~S = P<br />

i ~si<br />

¯ Accoppiamento jj<br />

¯ (V2) ~ ji =<br />

(V2) J ~ = L ~ + S~<br />

¯<br />

~ li + ~si<br />

(V1) J ~<br />

P<br />

= i ~ji<br />

L’importanza relativa di V2 cresce rapidamente con Z: Negli atomi leggeri e<br />

di medio numero atomico V1 À V2 e l’accoppiamento LS è una approssimazione


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 70<br />

eccellente; in atomi più pesanti (a partire diciamo dal Pb), V1 e V2 sono dello stesso<br />

ordine di grandezza e la struttura dei livelli che originano dalla con…gurazione<br />

dello stato fondamentale è intermedia tra quelle date dagli accoppiamenti LS e<br />

jj.<br />

Vogliamo ora valutare l’e¤etto di V2 al primo ordine perturbativo in accoppiamento<br />

LS. Iniziamo col mostrare che su una shell chiusa nl la correzione di<br />

spin-orbita è nulla. Essendo V2 un operatore ad un corpo il suo valore di aspettazione<br />

sul determinante di Slater j 1 Si è dato dalla somma dei termini diagonali<br />

tra gli stati di singola particella<br />

h 1 SjV2j 1 Si = »nl<br />

lX<br />

ml=¡l<br />

1=2 X<br />

ms=¡1=2<br />

dove »nl è il valore di aspettazione di<br />

hmlmsjlxsx + lysy + lzszjmlmsi<br />

»(r) = 1<br />

2m2c2 1 dV<br />

r dr<br />

sulla parte radiale comune a tutti gli stati di singola particella. Gli elementi <strong>della</strong><br />

doppia somma sono dati da mlms e quindi la doppia somma è nulla.<br />

Per le shell incomplete dovremo usare la teoria delle perturbazioni per stati<br />

degeneri nel sottospazio di (2L + 1)(2S + 1) dimensioni i cui vettori di base sono<br />

le combinazioni lineari di determinanti di Slater che sono autostati di Lz e di Sz:<br />

Una sempli…cazione notevole di ottiene usando le proprietà generali degli elementi<br />

di matrice di un operatore vettoriale tra autostati jJMi del momento<br />

angolare ~ J 2 e Jz:<br />

Rappresentazione di un operatore vettoriale nella base standard<br />

degli autostati del momento angolare<br />

Consideriamo un operatore vettoriale ~ A le cui componenti veri…cano le regole<br />

di commutazione<br />

[A®; J¯] = [J®; A¯] = iA° (24)<br />

[A®; J®] = 0<br />

con ®; ¯; ° una delle permutazioni cicliche degli indici x; y; z: Indichiamo con ¸<br />

l’insieme degli autovalori degli operatori che insieme a ~ J 2 e Jz formano un insieme<br />

completo di osservabili che commutano. Si può dimostrare che l’elemento di<br />

matrice di una delle componenti (o di una combinazione lineare di esse) di ~ A tra<br />

due stati dello stesso J è proporzionale all’elemento di matrice <strong>della</strong> componente<br />

omonima ( o <strong>della</strong> medesima combinazione lineare) di ~ J<br />

h¸ 0 JM 0 jA®j¸JMi = K(¸; ¸ 0 ; J)hJM 0 jJ®jJMi (25)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 71<br />

dove K, detto elemento di matrice ridotto, e’ indipendente dalla particolare componente<br />

®:<br />

Dalle regole di commutazione (24) e dalle relazioni di chisura ed ortonormalità<br />

X<br />

j¸00J 00M 00ih¸00J 00M 00j = 1 h¸00J00M 00jJ®j¸JMi = ±¸¸00±JJ 00hJM 00jJ®jJMi ¸ 00 J 00 M 00<br />

si ha<br />

X<br />

M 00<br />

h¸0JM 0jA®j¸JM 00ihJM 00jJ¯jJMi ¡ X<br />

hJM 0jJ¯jJM 000ih¸0JM 000jA®j¸JMi =<br />

Poichè<br />

M 000<br />

= ih¸ 0 JM 0 jA°j¸JMi:<br />

[A+; Jz] = ¡A+<br />

la relazione di sopra per ® = +; ¯ = z e iA° = ¡A+ diviene<br />

h¸ 0 JM 0 jA+j¸JMiM ¡ M 0 h¸ 0 JM 0 jA+j¸JMi = ¡h¸ 0 JM 0 jA+j¸JMi<br />

(M 0 ¡ M ¡ 1)h¸ 0 JM 0 jA+j¸JMi = 0<br />

e quindi l’elemento di matrice di A+ è nullo a meno che M 0 = M + 1: Poiche’<br />

[A+; J+] = 0<br />

prendendo ® = ¯ = + e A° = 0 si ha pure<br />

h¸ 0 JM 0 jA+j¸JM +1ihJM +1jJ+jJMi¡hJM 0 jJ+jJM 0 ¡1ih¸ 0 JM 0 jA+j¸JMi = 0<br />

ed allora M 0 = M + 2: In de…nitiva<br />

h¸ 0 JM+2jA+j¸JM+1ihJM+1jJ+jJMi = hJM+2jJ+jJM+1ih¸ 0 JM+1jA+j¸JMi<br />

indipedentemente dal valore di M; allora<br />

Ora dai commutatori<br />

segue che<br />

h¸ 0 JM 0 jA+j¸JMi = K(¸; ¸ 0 ; J)hJM 0 jJ+jJMi:<br />

[A+; J¡] = 2Az<br />

[J+; J¡] = 2Jz<br />

2h¸ 0 JM 0 jAzj¸JMi = h¸ 0 JM 0 j [A+; J¡] j¸JMi = K(¸; ¸ 0 ; J)hJM 0 j [J+; J¡] jJMi =<br />

= 2K(¸; ¸ 0 ; J)hJM 0 jJzjJMi:


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 72<br />

Il procedimento delineato si puo’ ripetere identico per A:¡ ottenendo<br />

ed essendo [J+; A¡] = 2Az si ha<br />

h¸ 0 JM 0 jA¡j¸JMi = K 0 (¸; ¸ 0 ; J)hJM 0 jJ¡jJMi:<br />

h¸ 0 JM 0 jAzj¸JMi = K 0 (¸; ¸ 0 ; J)hJM 0 jJzjJMi<br />

da cui K 0 (¸; ¸ 0 ; J) = K(¸; ¸ 0 ; J) e l’elemento di matrice ridotto è lo stesso per<br />

tutte le componenti e resta provata la (25).<br />

A questo punto osserviamo che le componenti del momento orbitale e dello<br />

spin delle singole particelle hanno proprio le regole di commutazione (24) con le<br />

componenti dei momenti totali. Calcoliamo ad esempio<br />

" #<br />

[ljx; Ly] =<br />

ljx; X<br />

liy<br />

i<br />

= [ljx; ljy] = iljz:<br />

La correzione di spin-orbita sui termini ha allora la forma:<br />

à !<br />

X<br />

h¸ 0 LSM 0 0<br />

LMS jV2j ¸LSMLMSi = 1<br />

2m2c2 i<br />

»nili ®i¯i<br />

h¸ 0 LSM 0 0<br />

LMS ¯ ~ L ¢ ~ ¯<br />

S¯<br />

¸LSMLMS i<br />

dove le quantita’ ® e ¯ rappresentano gli elementi di matrice ridotti di ~ l e di ~s .<br />

Come è stato già o fatto nel caso dell’atomo di idrogeno conviene passare alla<br />

base<br />

nella quale la matrice ~ L ¢ ~ S è diagonale poichè<br />

n ~L 2 ; ~ S 2 ; ~ J 2 ; Jz<br />

~J 2 = ~ L 2 + ~ S 2 + 2 ~ L ¢ ~ S<br />

h¸LSJ 0 M 0<br />

¯<br />

J ¯ ~ L ¢ ~ ¯<br />

S¯<br />

¸LSJMji = }<br />

2 [J (J + 1) ¡ L (L + 1) ¡ S (S + 1)] ±JJ 0±MJM 0 J :<br />

L’e¤etto dello spin-orbita è allora quello di rimuovere parzialmente la degenerazione<br />

di un termine dando origine a tanti livelli quanti sono i valori di J consentiti<br />

dalla somma di ~ L e di ~ S (jL ¡ Sj 6 J 6 L + S) , mentre resta la degenerazione<br />

pari a 2J + 1 rispetto a MJ .I livelli <strong>della</strong> struttura …ne si indicano con 2S+1 LJ .<br />

Il termine 3P che 3 £ 3 = 9 degenere da origine ai livelli: 3P2 5 volte degenere,<br />

3P1 3 volte degenere e 3P0 1 volta degenere.<br />

Se gli elettroni sono equivalenti la correzione di spin-orbita risulta<br />

ESO = ~2<br />

4m 2 c 2 »nl ¢ °LS ¢ [J (J + 1) ¡ L (L + 1) ¡ S (S + 1)] (26)<br />

e se la shell è semipiena allora L = 0; J = S e ESO = 0: Vale la regola dell’intervallo<br />

di Landè: la separazione tra due stati con J consecuitivo, appartenenti allo<br />

stesso termine LS , è proporzionale al J più grande<br />

ESO(J) ¡ ES O(J ¡ 1) = ~2<br />

4m 2 c 2 »nl ¢ °LS ¢ 2J:


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 73<br />

Ammettendo che ³ = ~2<br />

4m 2c 2 »nl ¢°LS > 0 (per il Si ³ = 37:5cm ¡1 = 0:0047eV) per il<br />

termine 3 P si ha ESO = ³ (J (J + 1) ¡ 4) con la distribuzione dei livelli mostrata<br />

in …gura<br />

.<br />

In generale dU<br />

dr > 0 e quindi »nl > 0 ed il segno di ³ è determinato da quello<br />

dell’elemento di matrice ridotto °LS: Calcoliamo °LS per il termine di massima<br />

molteplicità di spin (che per la regola di Hund è il termine ad energia più bassa)<br />

per una shell meno che semipiena. Se S è massimo e vogliamo che Ms = S,<br />

allora tutti i determinanti di Slater che entrano nella o combinazione lineare che<br />

costituisce l’autostato simultaneo di<br />

debbono essere formati da<br />

stati di singola particella con msi<br />

hV2i = ~2<br />

2m 2 c 2»nl<br />

n ~L 2 ; ~ S 2 ; Lz; Sz<br />

= 1=2: Per ciascuno di essi<br />

X<br />

e quindi anche per la combinazione lineare si ha<br />

k<br />

mlkmsk = ~2<br />

4m2 »nlML<br />

c2 h¸LSMLMS jV2j¸LSMLMSi = ~2<br />

4m2 »nlML:<br />

c2 Il calcolo fatto direttamente con la combinazione lineare (se si tien conto che


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 74<br />

~L ¢ ~ S = (L+S¡ + L¡S+) =2 + LzSz ) fornisce<br />

h¸LSMLMSjV2j¸LSMLMSi = ~2<br />

2m 2 c 2 »nl ¢ °LS h¸LSMLMSj ~ L ¢ ~ Sj¸LSMLMS i =<br />

= ~2<br />

2m 2 c 2 »nl ¢ °LS MLMS<br />

e ponendo MS = S si ha ML=2 = °LSMLS da cui<br />

°LS = 1<br />

2S<br />

e questo risultato vale indipendentemente dai valori particolari di ML e di MS<br />

come abbiamo mostrato prima.<br />

Per shell più che semipiene è facile veri…care che le correzioni di spin-orbita<br />

hanno un segno opposto a quelle di shell meno che semipiene. Infatti<br />

Ã<br />

X<br />

X<br />

~ lk ¢ ~sk =<br />

¡ X<br />

!<br />

~ lk ¢ ~sk = ¡ X<br />

~ lk ¢ ~sk<br />

k2stati pieni<br />

tutta la shell<br />

stati vuoti<br />

stati vuoti<br />

dove abbiamo tenuto conto che la correzione su una shell piena è nulla. In particolare<br />

per lo stato di massima molteplicità di spin °LS = ¡1=2S:Per shell semipiene<br />

ES O = 0 come già sappiamo. I multipletti con °LS > 0 hanno livelli con energie<br />

crescenti con J e sono detti regolari, quelli °LS < 0 sono detti invertiti. Allora i<br />

multipletti di shell meno che semipiene sono regolari, mentre quelli di shell più che<br />

semipiene sono invertiti. Questa regola ha delle eccezioni per esempio il termine<br />

2 F; che nasce da una con…gurazione d 3 ;ha °LS = ¡1=6: In de…nitiva il livello di<br />

minima energia di un multipletto regolare è quello con il massimo S, il massimo<br />

L, ed il minimo valore di J:<br />

Nell’accoppiamento jj la correzione di spin-orbita va applicata agli stati di<br />

singola particella relativi all’Hamiltoniana di campo medio HC, i cui stati perturbati<br />

da V2 sono individuati dai numeri quantici ni; li; ji dei singoli elettroni.<br />

La composizione dei momenti angolari individuali fornisce i valori possibili del<br />

momento angolare totale e l’interazione elettrostatica residua rimuove la degenerazione<br />

tra essi. Per elettroni equivalenti occorre tener conto del principio di<br />

Pauli, proprio come nel caso dell’accoppiamento LS. La tabella che segue indica<br />

i termini possibili delle con…gurazioni (j) k<br />

.<br />

Con…gurazioni j J<br />

(1/2) 1 j 1/2<br />

(1/2) 2 j 0<br />

(3/2) 1 (3/2) 3 j 3/2<br />

(3/2) 2 j 0 2<br />

(5/2) 1 (5/2) 5 j 5/2<br />

(5/2) 2 (5/2) 4 j 0 2 4<br />

(5/2) 3 j 3/2 5/2 9/2


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 75<br />

Si noti che il numero totale di livelli che hanno un dato valore di J ,per una<br />

data con…gurazione, debbono essere gli stessi in entrambi gli accoppiamenti. Consideriamo<br />

il caso <strong>della</strong> con…gurazione n 0 p:ns . In accoppiamento LS (L = 1; S =<br />

0; 1) i termini 3 P e 1 P danno origine ai quattro livelli 3 P2; 3 P1; 3 P0; 1 P1: In accoppiamento<br />

jj lo spin-orbita dà origine alle con…gurazioni (n 0 1=2; n 1=2); (n 0 3=2; n 1=2)<br />

che l’interazione elettrostatica residua separa nei quattro livelli<br />

(n 0 1=2; n 1=2)0; (n 0 1=2; n 1=2)1; (n 0 3=2; n 1=2)1; (n 0 3=2; n 1=2)2<br />

Il primo è, ad esempio, il caso <strong>della</strong> con…gurazione eccitata 2p; 3s del Carbonio<br />

mentre il caso dell’accoppiamento jj si può riferire alla con…gurazione eccitata<br />

6p; 7s del Piombo. La tabella che segue dà la corrispondenza tra i livelli ordinati<br />

per energie crescenti dal basso in alto<br />

C Pb<br />

1 P1 ! (p 3=2; s 1=2)1<br />

3 P2 ! (p 3=2; s 1=2)2 " Energia<br />

3 P1 ! (p 1=2; s 1=2)1<br />

3 P0 ! (p 1=2; s 1=2)0 Stato fondamentale<br />

come si vede sebbene le energie siano diverse l’ordinamento e’ mantenuto. In<br />

questo esempio passiamo da Z=6 del carbonio a Z=82 del Piombo, le con…gurazioni<br />

4p,5s del Germanio(Z=32) e 5p,6s dello Stagno(Z=56) hanno un carattere<br />

intermedio.<br />

Osserviamo che quella che abbiamo discussa è una particolare delle interazioni<br />

magnetiche tra i momenti angolari, che danno origine nell’Hamiltoniana di campo<br />

medio a termini <strong>della</strong> forma<br />

aij ~ li ¢ ~sj ; bij ~ li ¢ ~ lj ; cij~si ¢ ~sj<br />

e noi abbiamo supposto che solo i termini diagonali aiisiano diversi da zero,<br />

prendendo tutti gli altri nulli (lo spin di ciascun elettrone si accoppia solo con la<br />

propria orbita), come pure sono stati trascurati i termini orbita-orbita (bij = 0)<br />

e spin-spin (cij = 0). Questa approssimazione è valida in realtà solo per Z<br />

abbastanza grande. Ciò appare evidente dal confronto <strong>della</strong> separazione del livello<br />

2 3 P in atomi e ioni a due elettroni. In tabella sono mostrati i tre livelli di struttura<br />

…ne (J = 0; 1; 2) per l’atomo di elio He, il Litio ionizzato 1 volta Li I, il Fluoro<br />

ionizzato 7 volte F V II: Come si vede solo il Fluoro ha i livelli nell’ordine previsto<br />

dalla (26) (però non e’ rispettata la regola dell’intervallo)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 76<br />

J=0 J=0 J=2<br />

" " "<br />

0.996cm ¡1 3.13cm ¡1 950cm ¡1<br />

# # #<br />

1 2 1<br />

" " "<br />

0.078cm ¡1 2.27cm ¡1 160cm ¡1<br />

# # #<br />

2 1 0<br />

He Li I F VII<br />

Osserviamo invece che la struttura …ne del livello 3 P del carbonio rispetta<br />

approssimativamente la regola dell’intervallo. Infatti la separazione tra 3 P2 e<br />

3 P1 di 27 cm ¡1 è circa il doppio di quella tra 3 P1 e 3 P0 di 16 cm ¡1 :<br />

Chiudiamo questa discussione sull’interazioni magnetiche negli atomi considerando<br />

l’e¤etto di un campo magnetico omogeneo B esterno, diretto secondo<br />

l’asse z. L’interazione con l’atomo è data dal termine Zeeman<br />

V3 = ¡ eB~<br />

2mc (Lz + 2Sz) = ¹BB(Lz + 2Sz)<br />

con i momenti angolari misurati in unità ~, e avendo indicato con ¹B il magnetone<br />

di Bohr. L’aggiunta del termine V3 dà luogo ad una Hamiltoniana totale che<br />

commuta con Jz e non più con ~ J 2 : Incominciamo a considerare il caso in cui<br />

il campo B è debole, cioè quando gli e¤etti di V3 sono piccoli rispetto a quelli<br />

di spin-orbita, trattando V3 come una perturbazione nello schema LSJMJ. La<br />

matrice hJM 0 jLz + 2SZjJMi è diagonale nel sottospazio LSJ:<br />

hJM 0 jLz + 2SZjJMi = (1 + k)hJM 0 jJzjJMi = (1 + k)M±M M 0<br />

dove k indica l’elemento di matrice ridotto di Sz; hJM 0 jSZ jJMi = khJM 0 jJzjJMi:Per<br />

calcolare k si può usare l’identità<br />

hJMj ~ J ¢ ~ SjJMi = hJMj( ~ L + ~ S) ¢ ~ SjJMi = 1<br />

2 hJMj ~ J 2 ¡ ~ L 2 + ~ S 2 jJMi<br />

essendo ~ L ¢ ~ S = ( ~ J 2 ¡ ~ L 2 ¡ ~ S 2 )=2: Il primo termine vale kJ (J + 1) ; e quindi<br />

k =<br />

J (J + 1) ¡ L (L + 1) + S (S + 1)<br />

:<br />

2J (J + 1)<br />

Le correzioni dovute al campo magnetico sono date da<br />

dove<br />

g = gLS J = 1 +<br />

EM = g¹B BM<br />

J (J + 1) ¡ L (L + 1) + S (S + 1)<br />

2J (J + 1)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 77<br />

è detto fattore di Landè . Notiamo che se S = 0 allora J = L e g = 1, mentre<br />

per L = 0 , J = S e g = 2 . Il momento magnetico associato allo stato LSJ è<br />

g¹B: Lo splitting delle righe spettrali sarà dato da<br />

~! = ~!0 + ¹BB (giMi ¡ gfMf)<br />

dove ~! è l’energia <strong>della</strong> riga senza campo magnetico e gli indici i e f si riferiscono<br />

ali stati iniziali e …nali. Una singola riga si scinde in una molteplicità di righe la<br />

cui distribuzione varia al variare dello stato iniziale e …nale. Se i fattori di Landè gi<br />

e gf sono eguali la regola di selezione ¢M = Mi ¡Mf = 0; §1 fornisce il tripletto<br />

di Lorentz !0 ¡ g!L; !0; !0 + g!L dove !L = eB=2mc è la frequenza di Larmor<br />

(e¤etto Zeeman normale). Se gi 6= gf la stessa regola di selezione da luogo ad un<br />

numero maggiore di righe (e¤etto Zeeman anomalo). Studiamo in particolare il<br />

caso del doppietto del sodio. La con…gurazione dello stato fondamentale del sodio<br />

1s 2 2s 2 2p 6 3s dà luogo al livello 2 S1=2 , la con…gurazione eccitata 1s 2 2s 2 2p 6 3p ai<br />

livelli 2 P1=2; 2 P3=2 la transizione 2 P1=2 ! 2 S1=2 dà luogo alla riga D1 del doppietto<br />

di lunghezza d’onda ¸1 = 5895:9 Angstrom; la transizione 2 P3=2 ! 2 S1=2 alla riga<br />

D2 di lunghezza d’onda ¸2 = 5890 Angstrom. I fattori di Landè dei tre livelli<br />

sono<br />

g<br />

2 P3=2 4/3<br />

2 P1=2 2/3<br />

2 S1=2 1<br />

La riga D1 si scinde in 4 righe, mentre la riga D2 si scinde in 6 secondo la<br />

regola di selezione ¢M = 0; §1.<br />

Se il campo magnetico è forte allora il termine Zeeman V3 domina sull’interazione<br />

spin-orbita V2 (E¤etto Paschen-Back). Conviene in questo caso mettersi<br />

nello schema LMLSMS nel quale V3 è diagonale. Se di V2 si trascurano di elementi<br />

di matrice fuori diagonale allora le correzioni magnetiche sono date<br />

EM LMs = ¹BB (ML + 2Ms) + 1<br />

2<br />

µ ~<br />

mc<br />

2<br />

»nl°LSMLMS<br />

per B tanto grande che il termine Zeeman sia molto maggiore dello spin-orbita.<br />

Usando le regole di selezione ¢MS = 0 , ¢ML = 0; §1 si ottiene come scissione<br />

di una riga spettrale ~!0<br />

Ei ¡ Ef = ~!0 + ¹B B ¢ML + MS<br />

2<br />

µ 2<br />

~ ¡ ¢<br />

»nl °LSiMLi ¡ °LSfMLf mc<br />

e cioè il tripletto di Lorentz con una struttura …ne di spin-orbita. In particolare<br />

la riga con ¢ML = 0 diventa il multipletto<br />

¢E = ~!0 + MS<br />

µ 2<br />

ML ~ ¡ ¢<br />

»nl °LSi ¡ °LSf<br />

2 mc


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 78<br />

con (2L + 1)(2S + 1) componenti. Se L è noto il semplice conteggio delle componenti<br />

consente di determinare lo spin S: Per campi intermedi occorre diagonalizzare<br />

la matrice che rappresenta V2 + V3 nei sottospazi degli autovalori ELS; che<br />

non è più diagonale in nessuno dei due schemi LSJMj o LMLSMS: In questo<br />

caso MJ continua ad essere un buon numero quantico ma non lo sono più ML; MS<br />

e J.<br />

Transizione dal regime Zeeman a quello Paschen-Back<br />

Ci limiteremo a considerare il caso in cui nella sottoshell vi sia un solo elettrone<br />

con S = 1=2 ( per esempio l’elettrone ottico di atomo alcalino). La perturbazione<br />

sulla hamiltoniana del campo centrale medio V (r) è<br />

W = ¡ e~2<br />

2m 2 c 2<br />

1 @V<br />

r @r ~ L ¢ ~ S + ¹BB (Lz + 2Sz) :<br />

Scegliamo come base gli autostati di fL 2 ; S 2 ; J 2 ; Lz; Szg : Poichè S 2 = 3=4 e,<br />

avendo assegnati gli autovalori di L 2 e di J 2 ; gli autovalori di Lz e di Sz possono<br />

essere speci…cati dall’autovalore M di Jz e dall’autovalore MS di Sz poichè ML =<br />

M ¡ Ms:. Assegnamo così un sottospazio di dimensione 2 con vettori di base<br />

jM ¡ 1=2; 1=2i ; jM + 1=2; ¡1=2i:<br />

Se L ¸ 1 allora J = L¡1=2; L+1=2; nel primo caso ¡L+1=2 · M · L¡1=2; nel<br />

secondo ¡L¡1=2 · M · L+1=2: Tenuto conto che ~ L¢ ~ S = (L+S¡ + L¡S+) =2+<br />

LzSz si ha<br />

~L ¢ ~ S jM ¡ 1=2; 1=2i = 1<br />

2 L+S¡jM ¡ 1=2; 1=2i + 1<br />

2<br />

= 1<br />

q<br />

(L + 1=2)<br />

2<br />

2 ¡ M 2 jM + 1=2; ¡1=2i: + 1<br />

2<br />

~L¢ ~ S jM+1=2; ¡1=2i = 1<br />

2 L¡S+jM +1=2; ¡1=2i ¡ 1<br />

2<br />

= 1<br />

q<br />

(L + 1=2)<br />

2<br />

2 ¡ M 2 jM ¡ 1=2; 1=2i: ¡ 1<br />

2<br />

µ<br />

µ<br />

M ¡ 1<br />

µ<br />

M ¡ 1<br />

2<br />

2<br />

µ<br />

M + 1<br />

M + 1<br />

2<br />

<br />

jM ¡ 1=2; 1=2i =<br />

<br />

jM ¡ 1=2; 1=2i<br />

2<br />

<br />

jM +1=2; ¡1=2i =<br />

<br />

jM + 1=2; ¡1=2i<br />

La matrice che rappresenta W nel sottospazio 2 £ 2 speci…cato da M è<br />

0<br />

q<br />

k M ¡ 1=2 (L + 1=2)<br />

@<br />

2<br />

2 ¡ M2 q<br />

(L + 1=2) 2 ¡ M 2 1<br />

µ <br />

A<br />

M + 1=2 0<br />

+ ¹BB<br />

0 M ¡ 1=2<br />

¡M ¡ 1=2<br />

dove<br />

k = e~2<br />

2m2c2 Z<br />

dr<br />

µ<br />

¡ @V<br />

<br />

rR<br />

@r<br />

2<br />

nL (r):


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 79<br />

Prima di proseguire controlliamo che per B = 0 si riottiene il risultato già noto<br />

nella base dei termini LSJM: Per B = 0 l’equazione secolare è<br />

µ<br />

M ¡ 1<br />

µ<br />

¡ x ¡M ¡<br />

2 1<br />

µ<br />

¡ x ¡ L +<br />

2 1<br />

2<br />

+ M<br />

2<br />

2 = 0<br />

che ha come soluzioni<br />

e le correzioni all’energia sono<br />

±E = kL<br />

2<br />

x + 1 1<br />

= §L §<br />

2 2<br />

k (L + 1)<br />

; ¡<br />

2<br />

La correzione di spin-orbita è indipendente da M come deve essere (non vi sono<br />

direzioni privilegiate nello spazio) ed è la stessa in tutti i sottospazi a M …ssato.<br />

Veri…chiamo che la (26)<br />

±E = k<br />

(J (J + 1) ¡ L (L + 1) ¡ S (S + 1))<br />

2<br />

dà lo stesso risultato. Per L ¸ 1 si hanno due valori di J<br />

J = L ¡ 1<br />

µµ<br />

k<br />

¡! ±E = L ¡<br />

2 2<br />

1<br />

µ<br />

L +<br />

2<br />

1<br />

<br />

¡ L (L + 1) ¡<br />

2<br />

3<br />

<br />

= ¡<br />

4<br />

k<br />

(L + 1)<br />

2<br />

J = L + 1<br />

µµ<br />

k<br />

¡! ±E = L +<br />

2 2<br />

3<br />

µ<br />

L +<br />

2<br />

1<br />

<br />

¡ L (L + 1) ¡<br />

2<br />

3<br />

<br />

=<br />

4<br />

k<br />

2 L<br />

e quindi il multipletto regolare<br />

J = L + 1=2<br />

kL=2<br />

%<br />

&<br />

¡k(L + 1)=2<br />

J = L ¡ 1=2<br />

Per un generico campo magnetico l’equazione secolare è<br />

x 2 µ µ<br />

k<br />

+ ¡ 2¹BBM x + M<br />

2 2 ¡ 1<br />

<br />

¹<br />

4<br />

2<br />

BB2 ¡ ¹BBkM ¡ k2<br />

L (L + 1) = 0<br />

4<br />

e le correzioni all’energia sono date da<br />

±E = ¡ k<br />

4 + ¹B BM § 1<br />

s<br />

k<br />

2<br />

2<br />

µ<br />

L + 1<br />

2<br />

2<br />

+ 2¹BBkM + ¹ 2 BB2


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 80<br />

per jMj < L + 1=2 e risultano<br />

±E = kL<br />

2 § ¹BB (L + 1) per M = §<br />

µ<br />

L + 1<br />

<br />

:<br />

2<br />

Nel regime dell’e¤etto Zeeman anomalo a campi deboli (¹BB ¿ k)<br />

±E ' ¡ k<br />

4 + ¹BBM § k<br />

s<br />

(L + 1=2) 1 +<br />

2 2¹BBM<br />

k (L + 1=2)<br />

= ¡ k<br />

4 + ¹BBM § k<br />

¹BBM<br />

(L + 1=2) §<br />

2 2L + 1<br />

±E+ = kL<br />

2 + ¹B<br />

2L + 2<br />

BM<br />

2L + 1<br />

±E¡ = ¡<br />

k(L + 1)<br />

2<br />

+ ¹BBM 2L<br />

2L + 1<br />

Questo risultato è coerente con i valori del fattore di Landè<br />

(L + 1=2) (L ¡ 1=2) ¡ L (L + 1) + 3=4<br />

J = L ¡ 1=2 ! g = 1 + =<br />

(2L + 1) (L ¡ 1=2)<br />

2L<br />

2L + 1<br />

(L + 3=2)(L + 1=2) ¡ L (L + 1) + 3=4<br />

J = L + 1=2 ! g = 1 + =<br />

(2L + 1) (L + 3=2)<br />

2L + 2<br />

2L + 1<br />

Per campi forti (regime Paschen-Back ¹BB À k)<br />

±E ' ¡ k<br />

4 + ¹BBM § ¹BB<br />

s<br />

1 +<br />

2<br />

2kM<br />

¹BB =<br />

µ<br />

= ¹BB M § 1<br />

<br />

§<br />

2<br />

k<br />

µ<br />

M ¨<br />

2<br />

1<br />

<br />

2<br />

se teniamo conto che per Ms = +1=2, ML = M ¡ 1=2 mentre per Ms =<br />

¡1=2 ; ML = M + 1=2 allora la correzione può essere riscritta come<br />

±E§ = ¹BB (ML + 2Ms) + kMLMS<br />

dove il segno è quello di MS, ritrovando il risultato generale già stabilito


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 81<br />

.<br />

J=3/2<br />

J=1/2<br />

6<br />

4<br />

2<br />

-2<br />

-4<br />

1/2<br />

Zeeman<br />

-1/2<br />

3/2<br />

1/2<br />

-1/2<br />

-3/2<br />

1/2<br />

0.5 1 1.5 2 2.5<br />

-1/2<br />

-3/2<br />

Paschen-Bach<br />

Se l’atomo è posto in campo elettrico esterno uniforme nell’Hamiltoniana appare<br />

il termine<br />

V4 = eE X<br />

zi = ¡ ~ E ¢ ~ D = eEZ<br />

i<br />

dove E è l’intensità del campo esterno diretto lungo l’asse z e ~ D = ¡e P<br />

i ~ri è il<br />

momento di dipolo degli elettroni. La perturbazione dovuta a V4 è denominata<br />

e¤etto Stark. L’operatore V4 è dispari e i suoi elementi diagonali si annullano<br />

poichè le autofunzioni hanno una parità de…nita. La perturbazione al primo ordine<br />

è sempre nulla. Fanno eccezione gli stati eccitati dell’atomo di idrogeno<br />

per la degenerazione accidentale rispetto al numero quantico l: Infatti nei sottospazi<br />

nl dei livelli energetici vanno considerati gli elementi di matrice tra stati<br />

di parità diversa, che sono non nulli, e danno origine a correzioni che sono lineari<br />

nell’intensità del campo elettrico.<br />

Comunque per atomi a molti elettroni si deve andare al secondo ordine <strong>della</strong><br />

teoria perturbativa e la correzione all’energia ¢Ek è data da<br />

¢Ek = e 2 X<br />

2<br />

E<br />

i<br />

0jhkjZ jiij2<br />

Ek ¡ Ei<br />

dove il primo nella somma indica che in essa deve essere omesso lo stato i 6= k:<br />

L’e¤etto Stark è quadratico in E. Il carattere dell’accoppiamento determina<br />

il valore delle correzioni, tuttavia poichè ~ R soddisfa le regole di commutazione<br />

(24) si può applicare il teorema sulla rappresentaziome delle componenti degli


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 82<br />

operatori vettoriali. In questo caso esso va esteso ad elementi di matrice con J<br />

diversi. Questa generalizzazione si ottiene a partire dalla regola di commutazione<br />

h<br />

J2 h<br />

; J 2 ; ~ ii ³<br />

A = 2 J 2 ´ ³ ´<br />

A ~ + AJ ~ 2<br />

¡ 4 ~A ¢ J~<br />

~J<br />

e prendendo elementi di matrice tra stati dello stesso J si recupera il teorema<br />

(25). Tra gli stati JM e J 0 M 0 con J 0 6= J si ha invece, dopo un pò di algebra<br />

h<br />

(J + J0 + 1) 2 i h<br />

¡ 1 (J ¡ J 0 ) 2 i<br />

¡ 1<br />

£ h¸ 0 J 0 M 0<br />

¯ ~ ¯<br />

A¯<br />

¸JMi = 0<br />

e quindi ~ A ha elementi di matrice non nulli solo se J 0 = J; J 0 = J § 1: I dettagli<br />

possono essere trovati sul Condon e Shortley. Si hanno elementi di matrice non<br />

nulli solo se Ji = Jk; Ji = Jk § 1 e Mi = Mk: Nell’accoppiamento LS questa<br />

proprietà vale anche per ~ L;che è anch’esso un buon numero quantico, e allora<br />

Li = Lk; Li = Lk § 1: In questo caso si ha, ovviamente, Si = Sk poiche Z non<br />

dipende dallo spin. I soli elementi di matrice non nulli sono (per la dimostrazione<br />

vedere il Condon e Shortley)<br />

e quindi<br />

h¸:J; M jZj ¸ 0 ; J ¡ 1; Mi = A(J; ¸; ¸ 0 ) p J 2 ¡ M 2<br />

h¸:J; M jZj ¸ 0 ; J; Mi = B(J; ¸; ¸ 0 )M<br />

h¸:J; M jZj ¸ 0 ; J + 1; Mi = C(J; ¸; ¸ 0 )<br />

q<br />

(J + 1) 2 + M 2<br />

¢Ek = e 2 E 2<br />

"Ã<br />

X<br />

¸0 jA(J; ¸; ¸0 )j 2<br />

E¸J ¡ E¸0 !<br />

¡J<br />

2 2<br />

¡ M<br />

J¡1<br />

¢ +<br />

Ã<br />

X jB(J; ¸; ¸<br />

+<br />

0 )j 2<br />

!<br />

M 2 +<br />

+<br />

¸ 0<br />

à X<br />

¸ 0<br />

E¸J ¡ E¸ 0J<br />

jC(J; ¸; ¸0 )j 2<br />

!<br />

¡(J 2 2<br />

+ 1) + M ¢#<br />

E¸J ¡ E¸ 0J+1<br />

= E 2 ¡ ® ¡ ¯M 2¢ :<br />

L’e¤etto Stark quadratico non dipende dal segno di M<br />

Nelle somme il contributo più signi…cativo proviene dal più vicino livello di<br />

parità opposta a quella del livello k: Per esempio, nel sodio, lo spostamento dell’energia<br />

dello stato fondamentale è molto piccolo perchè i livelli più vicini di<br />

parità opposta sono i livelli 2 2 P 1=2 e 2 2 P 3=2 e le di¤erenze di energia corrispondenti<br />

E¸J ¡ E¸ 0j 0 sono grandi. Gli spostamenti dei livelli 2 P sono più consistenti<br />

perchè essi sono perturbati non solo dallo stato fondamentale ma anche dai livelli<br />

2 D più vicini in energia. Il doppietto del sodio viene separato in tre righe dal


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 83<br />

campo elettrico.<br />

Livelli imperturbati Livelli perturbati<br />

2 P3/2<br />

2 P1/2<br />

2 S1/2<br />

Effetto Stark sul doppietto D del Sodio<br />

M=+3/2<br />

M=+1/2<br />

M=+1/2<br />

M=+1/2<br />

Oltre a produrre uno spostamento in energia, il campo elettrico dà luogo<br />

anche al mescolamento di stati di parità opposta. Una funzione d’onda 2 PJ<br />

perturbata, ad esempio, contiene un piccolo contributo dalla funzione d’onda<br />

2 DJ. Ciò consente che, in presenza di un campo elettrico, si osservino righe che<br />

sono normalmente proibite, per esempio le serie n 2 S ! n 0 2 D e n 2 S ! n 0 2 S.<br />

E’ interessante discutere dell’origine <strong>della</strong> degenerazione rispetto M mettendo<br />

a confronto l’e¤etto Stark e l’e¤etto Zeeman.<br />

Iniziamo proprio dall’e¤etto Stark. Dopo aver separato il moto del centro di<br />

massa, l’aggiunta del termine dovuto al campo elettrico uniforme V4 dà luogo ad<br />

una Hamiltoniana H le cui trasformazioni di simmetria sono le rotazioni attorno<br />

alla direzione del campo e le ri‡essioni attraverso i piani che contengono questo<br />

asse. Alle rotazioni è associato l’operatore Jz (se si mette l’asse z nella direzione<br />

= 1; e i cui<br />

del campo). Alle ri‡essioni corrisponde un operatore Su tale che S2 u<br />

autovalori sono +1 e -1. Ogni trasformazione di simmetria che lascia invariante<br />

l’Hamiltoniana è una funzione di Su e di Jz: e queste sono le sole due costanti del<br />

moto indipendenti. Ora Su e Jz non commutano tra loro<br />

SuJzSu = ¡Jz<br />

e quindi non si possono speci…care simultaneamente gli autovalori di H; Jz e<br />

Su:Questo impedisce che il sottospazio degli autovalori di H sia riducibile a di-


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 84<br />

mensione 1 : gli autovalori di H sono necessariamente degeneri.<br />

Questo è quello che, ad esempio, accade nell’invarianza per rotazione di una<br />

Hamiltoniana di campo centrale. In questo caso le costanti del moto indipendenti<br />

sono Lx; Ly e Lz che non commutano tra loro. Ciò implica la degenerazione delle<br />

energie che dipendono solo dall’autovalore di ~ L 2 e sono degeneri rispetto a Lz:Nel<br />

caso dell’e¤etto Stark J 2 z commuta sia con Su sia, ovviamente,. con Jz, svolgendo<br />

un ruolo analogo a quello di ~ L 2 : Il ruolo di Lz può essere svolto o da Su o da Jz<br />

stesso.<br />

Per veri…care questa a¤ermazione decidiamo di classi…care gli stati con gli<br />

autovalori di J 2 z e di Su:L’autostato simultaneo di J 2 z e di Su è speci…cato da un<br />

numero positivo ¹ e un segno<br />

J 2 z j¹§i = ¹2 j¹§i Suj¹§i = §j¹§i:<br />

Consideriamo ora lo stato Jzj¹+i: Esso appartiene all’autovalore -1 di Su se ¹ 6= 0<br />

:<br />

Su(Jzj¹+i) = ¡JzSuj¹+i = ¡(Jzj¹+i)<br />

e cioè Jz operando su uno stato ¹+ dà uno stato ¹¡ (e viceversa). Se il primo è<br />

uno stato stazionario anche il secondo lo è ed appartiene alla stessa energia. Cioè<br />

se<br />

Hj¹+i = Ej¹+i<br />

allora<br />

H (Jzj¹+i) = JzHj¹+i = E (Jzj¹+i)<br />

e quindi se ¹ 6= 0 gli autovalori hanno una degenerazione di ordine pari. Il caso<br />

¹ = 0 è una eccezione e gli spettri degli stati 0+ e 0¡ possono essere di¤erenti.<br />

Giungiamo alla stessa conclusione classi…cando gli stati con l’autovalore M<br />

di Jz (in questo caso non occore speci…care l’autovalore M 2 di J 2 z<br />

) Operando su<br />

jMi con Su si ottiene l’autostato appartenente all’autovalore ¡M : Jz (SujMi) =<br />

¡SuJzjMi = ¡M (SujMi) . Se jMi è uno stato stazionario di energia E; appartiene<br />

allo stesso autovalore anche lo stato SujMi<br />

H (SujMi) = SuHjMi = E (SujMi)<br />

quindi gli autovalori con valori di M opposti sono degeneri (se M 6= 0).<br />

Questa degenerazione nasce dalle proprietà di invarianza di H e non deriva<br />

nè dalla forma dell’accoppiamento nè dalla forza dell’interazione del sistema col<br />

campo elettrico uniforme.<br />

Passiamo al campo magnetico. Il termine Zeeman V3 non commuta con Su:<br />

il campo magnetico non ha invarianza per ri‡essione attraverso i piani passanti<br />

per l’asse z (il termine proporzionale a Jz cambia segno per ri‡essione) :Dopo<br />

aver separato il moto del centro massa (e quindi aver sistemato le invarianze per<br />

traslazione) le costanti del moto indipendenti sono H; Jz; S0 dove S0 è l’operatore


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 85<br />

corrispondente alla trasformazione di inversione rispetto all’origine. Ora il gruppo<br />

di simmetria di H è formato da Jz e da S0 . Questa volta Jz commuta con S0; si<br />

possono scegliere autostati simultanei di H; Jz; S0 riducendo a 1 la dimensione del<br />

sottospazio degli autovalori di H.Non vi è degenerazione sistematica. Come nel<br />

caso dell’e¤etto Stark questa conclusione, dettata dalle proprietà di simmetria<br />

dell’interazione magnetica, è generale e non dipende nè dai dettagli nè dalla<br />

intensità del campo.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 86<br />

2 Interazione tra atomi e radiazione elettromagnetica


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 87<br />

2.1 Diffusione da un atomo di Lorentz<br />

Prima di affrontare la discussione da un punto di vista quantistico è opportuno<br />

esaminare alcuni aspetti di elettrodinamica classica del modello di atomo che è<br />

alla base <strong>della</strong> teoria di Lorentz dell’elettrone.<br />

Il moto di particelle cariche in campi di forza esterni comporta l’emissione di<br />

radiazione elettromagnetica ogni volta che le cariche sono accelerate. La potenza<br />

totale istantanea irraggiata da una carica accelerata è data dalla formula di Lar-<br />

mor<br />

P = 2<br />

3<br />

e 2<br />

c 3<br />

µ 2<br />

dv<br />

. (27)<br />

dt<br />

La radiazione emessa porta via energia, momento e momento angolare e pertanto<br />

l’emissione deve influenzare il moto successivo delle cariche. Ne segue che il<br />

moto delle sorgenti <strong>della</strong> radiazione è determinato, in parte, dall’emissione <strong>della</strong><br />

radiazione. Una trattazione corretta dell’emissione deve includere la reazione<br />

<strong>della</strong> radiazione sul moto delle sorgenti. Tuttavia in molti casi gli effetti reattivi<br />

<strong>della</strong> radiazione sono trascurabili e un criterio semiquantitavo può essere ottenuto<br />

da considerazioni energetiche. Se un campo di forza esterno conferisce ad una<br />

particella di carica e una accelerazione di ordine di grandezza pari ad a per un<br />

periodo di tempo T , l’energia irraggiata è dell’ordine di<br />

Erad ∼ 2e2 a 2 T<br />

3c 3<br />

secondo la formula di Larmor. Se questa energia persa per irraggiamento è piccola<br />

rispetto all’energia rilevante E0 del sistema considerato, possiamo aspettarci che<br />

gli effetti radiativi siano poco importanti. Viceversa se Erad & E0 l’effetto <strong>della</strong><br />

reazione di radiazione sarà apprezzabile.<br />

La specifica dell’energia rilevante E0 va fatta con una certa cura. Incominciamo<br />

a considerare il caso in cui la particella è inizialmente ferma ed è accelerata<br />

da una forza nell’intervallo di tempo T. In questo caso E0 è l’energia cinetica<br />

dopo il periodo di accelerazione<br />

Il criterio E0 ∼ Erad fornisce<br />

E0 ∼ m (aT ) 2<br />

ma 2 T 2 ∼ 2<br />

3<br />

e 2 a 2 T<br />

c 3<br />

ovvero<br />

T ∼ 2 e<br />

3<br />

2<br />

mc3 Questa relazione definisce il tempo caratteristico<br />

τ = 2 e<br />

3<br />

2<br />

mc3 (28)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 88<br />

eseT è grande rispetto a τ gli effetti radiativi sono trascurabili. Il più lungo<br />

tempo caratteristico di particelle cariche è quello degli elettroni per i quali esso<br />

vale<br />

τ =6.26 × 10 −24 sec.<br />

Questo tempo è dell’ordine di grandezza di quello che impiega la luce ad attraversareunadistanzaparia10<br />

−13 cm,esoloneifenomeniconquestescaleditempo<br />

o di lunghezza gli effetti radiativi giocano un ruolo importante.<br />

L’altro caso interessante è quello di una particella carica in moto quasi periodico<br />

di ampiezza d e di frequenza caratteristica ω. L’energia rilevante E0 èin<br />

questo caso l’energia meccanica totale dell’ordine<br />

mentre l’accelerazione è dell’ordine<br />

E0 ∼ m ω 2 2<br />

0 d<br />

a ∼ ω 2 0 d<br />

nell’intervallo di tempo T ∼ 1 / ω0. Ne segue che il criterio ora è<br />

ovvero<br />

2e 2 ω 4 0d 2<br />

3c 3 ω0<br />

∼ m ω 2 2<br />

0 d<br />

ω0 τ ∼ 1<br />

e solo moti con periodo dell’ordine di τ sono influenzati dagli effetti radiativi.<br />

Nella maggior parte dei fenomeni dell’elettrodinamica classica i moti delle particelle<br />

cariche non sono così violenti e gli effetti radiativi sono trascurabili a breve<br />

termine: essi si manifestano solo come un effetto cumulativo nel comportamento<br />

a lungo termine del moto delle cariche (su tempi lunghi rispetto a τ).<br />

Per includere gli effetti radiativi nelle equazioni del moto si usa un semplice<br />

argomento di plausibilità basato sulla conservazione dell’energia (il Jackson, da<br />

cui queste considerazioni sono tratte, fornisce una derivazione più fondamentale<br />

che incorpora anche effetti relativistici).<br />

Se si trascura l’emissione <strong>della</strong> radiazione una particella carica di massa m<br />

soggetta alla forza esterna ~ Fest si muove secondo l’equazione del moto di Newton:<br />

m d~v<br />

dt = ~ Fest.<br />

Dato che la particella è accelerata. emette radiazione con una rapidità data dalla<br />

formula <strong>della</strong> potenza di Larmor<br />

P (t) = 2<br />

3<br />

e 2<br />

c 3<br />

µ 2<br />

d~v<br />

dt


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 89<br />

Per tener conto <strong>della</strong> perdita di energia per irraggiamento e del suo effetto sul<br />

moto <strong>della</strong> carica modifichiamo l’equazione di Newton aggiungendo una forza di<br />

reazione radiativa ~ Frad::<br />

m d~v<br />

dt = ~ Fest + ~ Frad:<br />

Osserviamo che ~ Frad: =0se l’accelerazione è nulla poichè in questo caso non vi è<br />

radiazione e che la sua espressione deve contenere τ essendo questo il parametro<br />

significativo che abbiamo individuato.<br />

Determineremo la forma di ~ Frad:richiedendo che il lavoro fatto da questa forza<br />

nell’intervallo di tempo t1 ≤ t ≤ t2 sia eguale all’opposto dell’energia irraggiata<br />

in questo intervallo. In tal modo l’energia è conservata almeno nell’intervallo<br />

(t1,t2) . Con il risultato di Larmor questo richiede che:<br />

t1<br />

Z t2<br />

t1<br />

Z t2<br />

~Frad: · ~v dt = −<br />

t1<br />

t1<br />

2<br />

3<br />

e2 d~v<br />

~v ·<br />

c3 dt dt.<br />

Il secondo integrale può esser fatto per parti e si ottiene<br />

Z t2<br />

~Frad: · ~v dt = 2<br />

3<br />

e2 c3 Z t2 d 2 ~v 2<br />

· ~v −<br />

dt 2 3<br />

e2 c3 µ<br />

~v · d~v<br />

¯t2 ¯¯¯<br />

.<br />

dt<br />

Se il moto è periodico o tale che ~v · d~v<br />

dt èzeroat = t1 eat = t2 possiamo scrivere<br />

Z µ t2<br />

~Frad: − 2<br />

3<br />

t1<br />

e 2<br />

c 3<br />

d 2 ~v<br />

dt 2<br />

<br />

· ~v dt =0.<br />

Possiamo identificare la forza di reazione di radiazione con<br />

~Frad: = 2 e<br />

3<br />

2<br />

c3 d 2 ~v<br />

dt 2 = m τ d 2 ~v<br />

.<br />

dt 2<br />

L’equazione del moto modificata diventa<br />

µ<br />

d~v<br />

m<br />

dt − τ d 2 ~v<br />

dt 2<br />

<br />

= ~ Fest<br />

t1<br />

(29)<br />

che è talvolta denominata equazione del moto di Abraham-Lorentz.<br />

Essa può essere considerata come una equazione che include in modo approssimato<br />

e in modo medio rispetto al tempo gli effetti reattivi dell’emissione di<br />

radiazione.Poichè è del secondo ordine, e non del primo, essa è in contraddizione<br />

con la forma abituale delle equazioni del moto. Questa difficoltà si manifesta<br />

subitonellacomparsadellecosidettesoluzioni“runaway”. Selaforzaesternaè<br />

zero è ovvio che la (29) ha le due soluzioni positive<br />

d~v<br />

dt =<br />

½ 0<br />

~a e t/τ


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 90<br />

essendo ~a l’accelerazione a t =0. Solo la prima soluzione è ragionevole. Il metodo<br />

di derivazione mostra che la seconda soluzione è inaccettabile, poichè ~v · d~v<br />

dt 6=0a<br />

t = t1 eat = t2 .E’ chiaro che l’equazione è utile solo quando il termine reattivo<br />

rappresenta una piccola correzione. In questo caso la reazione di radiazione può<br />

esser trattata come una perturbazione che produce piccole e lente variazioni allo<br />

stato di moto <strong>della</strong> particella. Il problema delle soluzioni “runaway” si può evitare<br />

sostituendo la (29) con una equazione integrodifferenziale ( vedere il Jackson).<br />

Consideriamo il caso in cui sulla particella carica agisca una forza di richiamo<br />

elastica con costante di forza k = m ω0. Un atomo nella teoria di Lorentz<br />

dell’elettrone è caratterizzato da una serie di queste frequenze caratteristiche corrispondenti<br />

ai vari modi normali del sistema meccanico che rappresenta l’atomo.<br />

Senza smorzamento radiativo l’elettrone oscillerebbe con ampiezza costante alla<br />

frequenza ω0. Supponiamo che sull’elettrone agisca una forza esterna ~ Fest (t) a<br />

partire dall’istante t =0in cui l’elettrone è fermo nell’origine. L’equazione del<br />

moto è ..<br />

..<br />

~x − τ ...<br />

~x + ω 2 0 ~x = e ~ Fest(t)/m (30)<br />

L’omogenea associata ha una equazione caratteristica cubica<br />

α 2 − τα 3 + ω 2 0 =0<br />

ed il primo membro considerato come funzione di α reale ha un unico zero positivo<br />

che corrisponde ad una soluzione “runaway” crescente esponenzialmente con t e<br />

che scartiamo. Restano due soluzioni l’una complessa coniugata dell’altra e si<br />

può mostrare che nel limite ω0 τ ¿ 1 esse sono date, al secondo ordine in ω0 τ da<br />

α = − Γ<br />

2 ± i (ω0 + ∆ω) (31)<br />

dove<br />

Γ = ω 2 0 τ<br />

∆ω = − 5<br />

8 ω3 0 τ 2<br />

Il moto descritto dalle soluzioni e αt è quello “libero” in assenza di forze esterne<br />

(cioè quando ~ Fest(t) =0). La reazione radiativa smorza le oscillazioni con la<br />

costante di decadimento Γ - l’energia dell’oscillatore decade esponenzialmente<br />

come e −Γ t - la reazione radiativa sposta inoltre la frequenza di oscillazione di ∆ω.<br />

Lo spettro in frequenza è dato dal modulo quadro <strong>della</strong> trasformata di Fourier del<br />

campo elettrico <strong>della</strong> radiazione emessa o <strong>della</strong> accelerazione. Poichè la trasformata<br />

di Fourier di e αt nell’intervallo di tempo (0, ∞) èdatada1/(α + iω) la<br />

distribuzione spettrale <strong>della</strong> radiazione emessa è data da<br />

L (ω) =<br />

1<br />

(ω − ω0 − ∆ω) 2 +(Γ/2) 2


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 91<br />

questa funzione è denominata lorentziana ed ha una larghezza a metà massimo<br />

pari a Γ. La lorentziana descrive bene il profilo (che è detto “naturale”) delle<br />

righe <strong>della</strong> radiazione emessa da un atomo isolato e fermo rispetto al rivelatore,<br />

come si osservano sperimentalmente<br />

Nel caso degli atomi ad ω0 ∼ 1017sec−1 corrisponde un Γ dell’ordine di 109 sec−1 .In termini di lunghezza d’onda λ =2πc/ω la larghezza <strong>della</strong> riga risulta<br />

∆λ =2π c<br />

ω2 ¦<br />

−4<br />

Γ =2πcτ =10 A (32)<br />

0<br />

In questa trattazione classica ∆λ non dipende da ω0.Vedremo che invece le righe<br />

hanno una larghezza naturale che dipende dalla particolari transizioni che le<br />

originano. Il calcolo quantistico di ∆λ fa comparire nella (32) una quantità detta<br />

forza dell’oscillatore - che ha un valore compreso tra 0 e 1 - e che dipende dalla<br />

particolare transizione e quindi dalla frequenza di emissione.<br />

Lo spostamento in frequenza classico è pari a<br />

∆ω<br />

∼ (ω0τ) 2<br />

ω0<br />

che per ω0 ∼ 10 17 sec −1 è estremamente piccolo essendo di 10 −16 . Il calcolo quan-<br />

tistico fornisce un valore molto più alto dell’ordine di<br />

µ 2<br />

∆ω<br />

mc<br />

∼ ω0τ log<br />

ω0<br />

~ω0<br />

che per ω0 ∼ 10 17 sec −1 vale 10 −7 ed è quindi confrontabile o addirittura maggiore<br />

<strong>della</strong> larghezza di riga ed è noto come Lamb shift . E’ molto più grande del valore


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 92<br />

classico poichè anche in assenza di fotoni il campo di radiazione quantizzato ha<br />

un valore di aspettazione del quadrato non nullo (fluttuazioni del vuoto).<br />

Consideriamo ora il caso in cui ~ ³ ´<br />

Fest(t) èlaforzadiLorentze~E<br />

+(~v/c) × B~<br />

dovuta ad un onda elettromagnetica piana. Supponendo v/c ¿ 1 trascuriamo<br />

l’effetto del campo magnetico e trattiamo il campo elettrico<br />

~E(~r, t) =E0~² e i(~ k·~r − ωt)<br />

in approssimazione di dipolo elettrico ritenendo che l’ampiezza del moto d si tale<br />

che<br />

e ikd ∼ 1<br />

essendo kd = 2πd/λ ¿ 1. In tal caso sull’elettrone agisce il campo elettrico<br />

uniforme<br />

E0~²e −iωt e la soluzione <strong>della</strong> (30) è data dall’integrale generale dell’omogenea<br />

associata più un integrale particolare dell’equazione completa (vanno assegnati in<br />

modo da soddisfare le condizioni iniziali). Se l’onda agisce a partire dall’istante<br />

t =0, e l’elettrone è fermo per t


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 93<br />

Tenendo conto che l’intensità <strong>della</strong> radiazione incidente è I0 = cE2 0 /8π echela<br />

sezione d’urto differenziale di diffusione è<br />

si ha<br />

e la sezione d’urto totale è<br />

dσ dP<br />

=<br />

dΩ dΩ /I0<br />

dσ<br />

dΩ =<br />

µ 2 e<br />

mc2 2<br />

ω4 sin2 θ<br />

(ω2 0 − ω2 ) 2 + ω2γ 2<br />

σ = 8π<br />

3<br />

µ e 2<br />

mc 2<br />

2<br />

ω4 (ω2 0 − ω2 ) 2 + ω2 .<br />

γ2 Ad alte frequenze per ω À ω0 etenutocontoche<br />

si ha<br />

σ ∼ σT<br />

γ = ω2<br />

ω2 Γ = ω<br />

0<br />

2 τ<br />

1<br />

1+ω2τ 2 ; σT = 8π<br />

µ 2 e<br />

3 mc2 2<br />

Il valore asintotico σT è la sezione d’urto di Thomson che dà la diffusione da<br />

cariche libere. La lunghezza r0 = e 2 /mc 2 , nota come raggio classico dell’elettrone,<br />

ha un valore pari a 2.8 · 10 −13 cm.<br />

Nel limite delle basse frequenze ω ¿ ω0 si ha<br />

σ ∼ σT<br />

In questo regime le basse frequenze sono diffuse in misura minore delle alte frequenze.<br />

Questo andamento è stato usato da Rayleigh per spiegare il colore azzurro<br />

del cielo.<br />

Per ω ∼ ω0 si ottiene un profilo lorentziano. Infatti<br />

σ ∼ 8π<br />

3<br />

dove λ0 = c/ω0.<br />

9<br />

4 τ 2 c 2<br />

ω4 ω4 0<br />

ω 4 0<br />

4ω 2 0 (ω − ω0) 2 + ω 6 0 τ 2 =6πλ2 0<br />

.<br />

(Γ/2) 2<br />

(ω − ω0) 2 +(Γ/2) 2


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 94<br />

2.2 Approssimazione semiclassica dell’interazione di un<br />

atomo con un’onda elettromagnetica<br />

Vogliamo, ora, discutere come un atomo - che schematizzeremo come un elettrone<br />

legato ad un potenziale centrale U(r)- interagisce con un’onda elettromagnetica<br />

nell’approssimazione seguente: il campo elettromagnetico è trattato classicamente<br />

mentre per l’elettrone si usa la descrizione quantistica. Adopereremo<br />

la teoria delle perturbazioni dipendenti dal tempo nella quale l’effetto dell’onda<br />

elettromagnetica sull’hamiltoniana dell’atomo isolato<br />

H0 = p2<br />

+ U(~r),<br />

2m<br />

è tenuto in conto tramite una perturbazione dipendente dal tempo W (t), determinata<br />

dal potenziale vettore ~ A(~r, t) e dal potenziale scalare φ(~r, t) corrispondenti<br />

al campo classico. L’hamiltoniana dipendente dal tempo H(t)<br />

H(t) = 1<br />

Ã<br />

~p +<br />

2m<br />

e ~ ! 2<br />

A(~r, t)<br />

− eφ(~r, t)+<br />

c<br />

e<br />

mc ~s · ~ B(~r, t)+U(~r) =H0 + W (t)<br />

dove compare anche l’interazione del momento magnetico di spin dell’elettrone<br />

col campo magnetico ~ B(~r, t), determina l’evoluzione nel tempo dell’elettrone in<br />

presenza del campo, che invece evolve indipendentemente dall’elettrone in un<br />

modo predeterminato da ~ A e φ. In altri termini si trascura il contributo dell’elettrone<br />

alle sorgenti del campo elettromagnetico e così facendo si riesce a conciliare<br />

l’uso <strong>della</strong> meccanica quantistica per l’elettrone con quello <strong>della</strong> teoria classica<br />

per il campo (di qui l’appellativo di approssimazione semiclassica), L’analogo<br />

quantistico <strong>della</strong> reazione di radiazione, che abbiamo incontrato nel paragrafo<br />

precedente, si ottiene solo quantizzando anche il campo elettromagnetico. Ciò si


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 95<br />

compie nell’ elettrodinamica quantistica in cui è restituita all’elettrone la capacità<br />

di essere sorgente di campo.<br />

Consideriamo un’onda elettromagnetica piana monocromatica di vettore d’onda<br />

~ k (parallelo all’asse y) di pulsazione ω = ck con il campo elettrico diretto lungo<br />

l’assezeilcampomagneticoorientatolungol’assex. Adistanzainfinita dalle<br />

sorgenti si possono descrivere i campi con il solo potenziale vettore ~ A(~r, t) -nel<br />

gauge di Coulomb o trasverso ∇· ~ A =0, il potenziale scalare soddisfa l’equazione<br />

di Poisson ∇ 2 φ = −4πρ(~r, t) elacuisoluzioneèφ(~r, t) = R d 3 r 0 ρ(~r 0 ,t)/|~r − ~r 0 |,<br />

che a distanza infinita dalle cariche sorgenti è nulla. Per un’onda piana<br />

~A(~r, t) =A0~ez e i(ky−ωt) + A ∗ 0~ez e −i(ky−ωt)<br />

(34)<br />

dove A0 è una costante complessa il cui argomento è fissato dalla scelta dell’origine<br />

deitempi.Siha<br />

~E(~r, t)=− 1 ∂<br />

c ∂t ~ A(~r, t) = iω<br />

c A0~ez e i(ky−ωt) − iω<br />

c A∗0~ez e −i(ky−ωt)<br />

~B(~r, t)= ∇ × ~ A(~r, t) = ikA0~ex e i(ky−ωt) − ikA ∗ 0 ~ex e −i(ky−ωt) .<br />

(35)<br />

Scegliamo l’origine dei tempi in modo tale che la costante A0 sia immaginaria<br />

pura e poniamo<br />

iω<br />

c A0 = E<br />

2<br />

ikA0 = B<br />

2<br />

dove E e B sono due quantità reali tali che<br />

Si ha allora che<br />

E<br />

B<br />

= ω<br />

ck =1<br />

~E(~r, t)=E ~ez cos (ky − ωt)<br />

~B (~r, t)=B ~ex sin (ky − ωt)<br />

ed E e B sono le ampiezze dell’onda piana considerata. Il flusso di energia (energia<br />

per unità di tempo per unità di superficie) è dato dal vettore di Poynting<br />

~G = c<br />

4π ~ E × ~ B<br />

il cui valore medio su un gran numero di periodi - l’intensità dell’onda - risulta<br />

I = c<br />

8π E2 ~ey.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 96<br />

La perturbazione W (t) è la somma dei tre termini<br />

W1 (t) = e<br />

mc ~p · ~ A(~r, t) ; W2 (t) = e<br />

mc ~s · ~ B(~r, t) ; W3 (t) = e2<br />

2mc2 ~ A 2 (~r, t)<br />

si noti che gli operatori ~ A e ~p commutano a seguito <strong>della</strong> natura trasversa di ~ A.<br />

I primi due dipendono linearmente da A0 , mentre il terzo è quadratico in A0.<br />

Le sorgenti luminose ordinarie hanno una intensità abbastanza piccola e si può<br />

trascurare il termine quadratico rispetto ai due lineari - in tal modo la probabilità<br />

di transizione risulta lineare rispetto all’intensità dell’onda incidente. In regime<br />

di risposta lineare<br />

W (t) ' W1 (t)+W2 (t)<br />

Valutiamo l’ordine di grandezza relativo degli elementi di matrice di W1 (t) e<br />

W2 (t) tra due stati legati dell’elettrone : quello di ~s è dell’ordine di ~, ~ B è<br />

dell’ordine di kA0,allora<br />

W2 (t)<br />

W1 (t) '<br />

e<br />

mc ~kA0<br />

e<br />

mc pA0<br />

= ~k<br />

p .<br />

Dalle relazioni di indeterminazione, ~/p è al più dell’ordine delle dimensioni atomiche<br />

(caratterizzate dal raggio di Bohr a0 ' 0.5 Å); k è eguale a 2π/λ, dove λ èla<br />

lunghezza d’onda dell’onda incidente. Nelle regioni spettrali proprie <strong>della</strong> fisica<br />

atomica λ è molto più grande di a0 e allora<br />

W2 (t) a0<br />

'<br />

W1 (t) λ<br />

¿ 1.<br />

La piccolezza di ka0 consente di usare in luogo di ~ A(~r, t) il suo sviluppo in serie<br />

di potenze di kr e i suoi termini sono detti di multipolo. Nell’espressione esplicita<br />

di W1 (t)<br />

W1 (t) = e £<br />

A0~ez e i(ky−ωt) + A ∗ 0~ez e −i(ky−ωt)¤<br />

mc pz<br />

sviluppiamo e ±iky in potenze di ky<br />

e ±iky =1± iky − 1<br />

2 k2 y 2 + ...<br />

esey è dell’ordine delle dimensioni atomiche<br />

ky ' a0<br />

¿ 1.<br />

λ<br />

Arrestando lo sviluppo al primo termine W1 (t) viene approssimato dall’ hamiltoniana<br />

dipolare elettrica WDE (t)<br />

W1 (t) ' WDE (t) = e<br />

m pz<br />

E<br />

2ωi<br />

¡ e −iωt − e iωt ¢ = − eE<br />

mω pz sin ωt = W 0 DE<br />

sin ωt.<br />

(36)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 97<br />

L’effetto di WDE (t) sull’elettrone è quello di un campo elettrico uniforme sinusoidale<br />

E~ez cos ωt, come si può mostrare calcolando l’evoluzione di h~ri (t) tramite<br />

il teorema di Eherenfest<br />

d 1<br />

hAi = h[A, H (t)]i +<br />

dt i~<br />

che applicato agli operatori ~r e ~p dà<br />

¿ À<br />

∂A<br />

,<br />

∂t<br />

d 1<br />

h~ri =<br />

dt i~ h[~r, Ho + WDE (t)]i = h~pi eE<br />

−<br />

m mω ~ez sin ωt<br />

d 1<br />

h~pi =<br />

dt i~ h[~p, Ho + WDE (t)]i = − h∇U (r)i .<br />

Eliminando h~pi dalle due equazioni precedenti si ha<br />

m d2<br />

dt2 h~ri = − h∇U (r)i − eE~ez cos ωt<br />

e il centro del pacchetto d’onde associato all’elettrone si muove come una particella<br />

di massa m edicarica−eche, oltre alla forza centrale del potenziale<br />

atomico, risente l’azione di un campo elettrico uniforme. Fisicamente questo significa<br />

che la funzione d’onda elettronica è così localizzata attorno all’origine che<br />

l’elettrone non “sente” le variazioni spaziali di ~ A e quindi del campo elettrico, nè<br />

alcun campo magnetico.<br />

La forma di WDE può apparire insolita, e infatti l’accoppiamento del momento<br />

di dipolo elettrico ~ D = −e~r con un campo elettrico ~ E = E~ez cos ωt èabitualmente<br />

dato da<br />

W 0 DE = − ~ D · ~ E = eEz cos ωt.<br />

E’ immediato verificare che si passa da WDE a W 0 DE<br />

gauge. Il gauge relativo a WDE è<br />

½<br />

~A(~r, Ec t) = ω ~ez sin (ky − ωt)<br />

φ(~r, t) =0<br />

con una trasformazione di<br />

Una trasformazione di gauge è definita da una funzione scalare qualsiasi χ (~r, t)<br />

( ~A 0 (~r, t) = ~ A(~r, t)+ ~ ∇χ (~r, t)<br />

e se scegliamo come funzione χ<br />

φ 0 (~r, t) =φ (~r, t) − 1<br />

c<br />

χ (~r, t) = Ezc<br />

ω<br />

∂χ(~r,t)<br />

∂t<br />

sin ωt


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 98<br />

si ha ½ ~A 0 (~r, t) = Ec<br />

ω ~ez [sin (ky − ωt)+sinωt]<br />

φ 0 (~r, t) =−zE cos ωt<br />

L’approssimazione dipolare elettrica consiste nel porre ky ' 0 e quindi ~ A 0 =0. Nel<br />

nuovo gauge compare il solo potenziale scalare e nella hamiltoniana trasformata<br />

il termine<br />

W 0 DE = −eφ 0 (~r, t) =ezE cos ωt.<br />

Il primo ordine <strong>della</strong> teoria delle perturbazioni dipendenti dal tempo assegna<br />

alla probabilità di transizione Pif dallo stato iniziale |ϕii allo stato finale |ϕfi ,<br />

con energie Ei edEf <strong>della</strong> hamiltoniana imperturbata H0, l’espressione<br />

Pif (t)= 1<br />

~ 2<br />

¯ R t 0<br />

eiωfit<br />

0<br />

¯<br />

hϕf| W (t0 ) |ϕii dt0 ¯ 2<br />

in cui ωfi è la pulsazione di Bohr <strong>della</strong> transizione<br />

ωfi = Ef − Ei<br />

~<br />

.<br />

(37)<br />

NelnostrocasoladipendenzadaltempodiW (t) = W0 sin ωt èditipo<br />

sinusoidale e la forma esplicita <strong>della</strong> probabilità di transizione è<br />

Pif (t ; ω) = |hϕf| W0 |ϕii| 2<br />

4~ 2<br />

¯<br />

¯1<br />

− e<br />

¯<br />

i(ωfi + ω)t<br />

ωfi + ω<br />

che si analizza convenientemente tramite<br />

R+ = 1 − ei(ωfi + ω)t<br />

ωfi + ω<br />

R− = 1 − ei(ωfi − ω)t<br />

ωfi − ω<br />

= −ie i(ωfi + ω)t/2 sin [(ωfi + ω) t/2]<br />

(ωfi + ω) /2<br />

= −ie i(ωfi − ω)t/2 sin [(ωfi − ω) t/2]<br />

(ωfi − ω) /2<br />

− 1 − ei(ωfi − ω)t<br />

ωfi − ω<br />

¯<br />

termine antirisonante<br />

termine risonante.<br />

La probabilità di transizione è data dalla somma del modulo quadro di R+ del<br />

modulo quadro di R− e di un termine di interferenza tra i due. La funzione F<br />

F (t ; ω ± ωfi)=|R±| 2 ½ ¾2 sin [(ωfi ± ω) t/2]<br />

=<br />

. (38)<br />

(ωfi ± ω) /2<br />

ha un massimo per ω = ±ωfi nel quale vale t 2 , decresce rapidamente quando<br />

ci si allontana dal massimo ed ha i primi zeri in |ωfi ± ω| =2π/t (curva di<br />

diffrazione).<br />

2


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 99<br />

Ora supponiamo che ωfi > 0 (cioè l’energia finale Ef è maggiore di quella<br />

iniziale Ei), ω ' ωfi echeiltempotsiaabbastanza lungo, allora nell’espressione<br />

di Pif il solo termine significativo è |R−| 2 .In questo caso la transizione corrisponde<br />

all’assorbimento del quanto di energia ~ω.Se invece ωfi < 0 (cioè l’energia finale<br />

Ef è minore di quella iniziale Ei), ω ' −ωfi il solo termine significativo è quello<br />

antirisonante |R+| 2 e la transizione corrisponde all’emissione indotta dall’onda<br />

incidente del quanto di energia ~ω. Il tempo t deve essere abbastanza lungo<br />

affinchè la curva di diffrazione sia stretta (ha una larghezza ∆ω =4π/t eimassimi<br />

successivi a quello centrale t2 sono alti 4t2 /9π2 meno del 5% del centrale) ed alta,<br />

trascurando l’interferenza ed il termine antirisonante rispetto a quello risonante<br />

o viceversa.<br />

Solo se ω cade nell’intervallo ∆ω ' 4π/t la transizione avviene con una probabilità<br />

significativa. Se la perturbazione agisce per il tempo t, l’incertezza ∆E<br />

sul valore Ef − Ei sarà dell’ordine<br />

∆E = ~∆ω ' ~<br />

t .<br />

Il prodotto t∆E non può essere inferiore a ~. Questo ricorda la relazione di<br />

indeterminazione tempo-energia, sebbene in questo caso t non è un intervallo<br />

di tempo caratteristico dell’evoluzione libera del sistema considerato, ma è, al<br />

contrario, imposto dall’esterno.<br />

Per valutare quanto grande deve essere t teniamo conto che i massimi centrali<br />

di |R−| 2 edi|R+| 2 distano di 2 |ωfi| e sono larghi ∆ω allora<br />

2 |ωfi|À∆ω


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 100<br />

da cui<br />

t À 1 1<br />

'<br />

|ωfi| ω .<br />

Ovviamente affinchè si possa arrestare al primo ordine lo sviluppo perturbativo<br />

occorre che la probabilità di transizione sia molto minore di 1 (alla risonanza<br />

F ' t2 )<br />

Pif (t ; ω) = |hϕf| W0 |ϕii| 2<br />

4~ 2 t 2 ¿ 1<br />

da cui<br />

~<br />

t ¿<br />

|hϕf| W0 |ϕii|<br />

In definitiva occorre che sia soddisfatta la condizione<br />

1<br />

|ωfi|<br />

¿ t ¿<br />

~<br />

|hϕf| W0 |ϕii|<br />

che implica la piccolezza degli elementi di matrice <strong>della</strong> perturbazione<br />

|hϕf| W0 |ϕii| ¿ ~ |ωfi| .<br />

Per ottenere l’elemento di matrice di WDE(t) =W 0 DE sin ωt esplicitamente<br />

basta calcolare quello dell’operatore pz<br />

hϕf| W 0 DE |ϕii = − eE<br />

mω hϕf| pz |ϕii<br />

che si ottiene dal commutatore<br />

[z, H0]=i~ ∂H0<br />

∂pz<br />

= i~ pz<br />

m<br />

hϕf| pz |ϕii = hϕf| zH0 − H0z |ϕii<br />

− (Ef − Ei) hϕf| z |ϕii = i~<br />

m hϕf| pz |ϕii<br />

hϕf| pz |ϕii = imωfi hϕf| z |ϕii<br />

equindi<br />

hϕf| W 0 DE |ϕii = −ie ωfi<br />

ω Ehϕf| z |ϕii . (39)<br />

GlielementidimatricediWDE sono proporzionali a quelli di z e quindi a quelli<br />

del momento di dipolo elettrico.<br />

Poichè H0 ha una simmetria centrale solo alcuni degli elementi di matrice<br />

tra lo stato iniziale |ni,li,mii e lo stato finale |nf,lf,mfi sono diversi da zero.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 101<br />

La simmetria sferica dell’hamiltoniana impone regole di selezione: nell’approssimazione<br />

di dipolo elettrico solo alcune delle transizioni possibili sono permesse.<br />

Tenuto conto che<br />

r<br />

4π 0<br />

z = r cos θ = Y1 (θ)<br />

3<br />

la parte angolare dell’elemento di matrice di z èdatada<br />

Z<br />

dΩ Y mf ∗<br />

(θ, ϕ) · cos θ · Y lf<br />

mi (θ, ϕ) .<br />

li<br />

Poichè<br />

cos θ · Y m<br />

l (θ, ϕ) =<br />

s<br />

(l +1) 2 − m2 m<br />

Yl+1 (θ, ϕ)+<br />

(2l +3)(2l +1)<br />

l’integrale angolare è nullo a meno che<br />

lf = li ± 1<br />

mf = mi<br />

s<br />

l2 − m2 m<br />

Yl−1 (θ, ϕ)<br />

(2l +1)(2l−1) L’onda incidente può esser polarizzata circolarmente. Ciò si ottiene sostituendo<br />

a ~ez nell eq.( 34) ~e± =(~ez ± i~ex) / √ 2<br />

~A ± (~r, t) =A0~e± e i(ky−ωt) + A ∗ ∗<br />

0 ~e ± e−i(ky−ωt)<br />

la scelta del segno + corrisponde ad una polarizzazione circolare sinistrorsa, mentre<br />

il segno - si riferisce ad una polarizzazione circolare destrorsa. Gli elementi di<br />

matrice di pz ± ipx sono proporzionali a z ± ix conlostessocoefficiente dell’eq.(<br />

39)<br />

(z ± ix) / √ 2=r (cos θ ± i sin θ cos ϕ) / √ 2.<br />

L’integrale angolare contiene anche il termine<br />

Z<br />

in cui l’integrazione su ϕ dà luogo a<br />

dΩ Y mf ∗<br />

(θ, ϕ) · sin θ lf<br />

¡ e iϕ + e −iϕ¢ · Y mi (θ, ϕ)<br />

li<br />

Z 2π<br />

0<br />

dϕ e −imf ϕ ¡ e iϕ + e −iϕ¢ e imϕ<br />

cheèdiversodazerosolose<br />

mf = mi ± 1<br />

mentre l’integrazione su θ fornisce oltre alla regola precedente anche<br />

lf = li ± 1<br />

(40)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 102<br />

essendo<br />

dove P |m|<br />

l<br />

In definitiva<br />

sin θ · P |m|<br />

l (cos θ) = 1<br />

2l +1<br />

h<br />

P |m|+1<br />

l+1<br />

(cos θ) − P |m|+1<br />

i<br />

l−1 (cos θ) =<br />

1<br />

h<br />

(l + |m|)(l + |m| − 1) P<br />

2l +1<br />

|m|−1<br />

l−1 (cos θ) −<br />

− (l − |m| +1)(l− |m| +2)P |m|+1<br />

i<br />

l−1 (cos θ)<br />

(cos θ) è il polinomio associato di Legendre e<br />

Y m<br />

s<br />

2l +1(l<br />

− |m|)! |m|<br />

l (θ, ϕ) =<br />

P l (cos θ) e<br />

4π (l + |m|)! imϕ .<br />

Regole di selezione per transizioni di dipolo elettrico<br />

∆l = lf − li = ±1<br />

∆m = mf − mi = −1, 0, +1<br />

Se in H0 si include lo spin-orbita conviene adoperare come insieme completo<br />

di osservabili che commutano ~ l2 ,~s2 , ~j 2 ,jz dove s = 1/2eleautofunzioni appartenenti agli autovalori l e mj sono i due spinori con j = l +1/2 e j = l −1/2<br />

con proiezioni sia su ms =1/2 che su ms = −1/2<br />

ψl+1/2,mj (~r) = Rnl (~r)<br />

√ 2l +1<br />

ψl−1/2,mj (~r) = Rnl<br />

Ã<br />

(~r)<br />

√<br />

2l +1<br />

à p !<br />

mj−1/2<br />

l + m +1/2Yl (θ, ϕ)<br />

p mj+1/2<br />

l − m +1/2Y (θ, ϕ)<br />

− p l − m +1/2Y mj−1/2<br />

!<br />

l (θ, ϕ)<br />

p mj+1/2<br />

l + m +1/2Y (θ, ϕ)<br />

l<br />

l<br />

(41)<br />

allora due stati con l che differisce di una unità possono avere lo stesso j ele<br />

regole di selezione divengono<br />

⎧<br />

⎨<br />

⎩<br />

∆j = −1, 0, +1<br />

∆l = −1, +1<br />

∆mj = −1, 0, +1<br />

Consideriamo ora termini di ordine superiore nell’hamiltoniana di interazione<br />

includendo nello sviluppo di e ±iky itermini±iky. Siha<br />

W1 (t) − WDE (t)= e<br />

mc<br />

£ ikA0e −iωt − ikA ∗ 0e iωt¤ pzy + ...<br />

= e<br />

mc B cos ωt · pzy + ...<br />

.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 103<br />

Per riconoscere i termini dello sviluppo in multipolo conviene scrivere pzy nella<br />

forma<br />

pzy = 1<br />

2 (pzy − zpy)+ 1<br />

2 (pzy + zpy) = 1<br />

2 lx + 1<br />

2 (pzy + zpy)<br />

ne segue che<br />

W1 (t) − WDE (t) = e<br />

2mc lxB cos ωt + e<br />

2mc B cos ωt [ypz + zpy]+...<br />

Per uniformità bisogna includere anche il primo termine dello sviluppo di<br />

W2 (t) in cui e ±iky ' 1<br />

W2 (t) = e<br />

mc sxB cos ωt + ...<br />

eindefinitiva<br />

W (t) =WDE (t)+WDM (t)+WQE (t)+...<br />

con<br />

WDM (t) = e<br />

2mc (lx +2sx) B cos ωt hamiltoniana dipolare magnetica<br />

WQE (t) = e<br />

2mc (ypz + zpy) E cos ωt hamiltoniana quadrupolare elettrica.<br />

WDM (t) descrive l’interazione del momento magnetico totale con il campo magnetico<br />

oscillante dell’onda incidente che a questo ordine di approssimazione è<br />

spazialmente uniforme. Nè lx =(l+ + l−) /2 nè sx =(s+ + s−) /2 cambiano il<br />

numero quantico l, mentre fanno variare di una unità gli autovalori di lz edi<br />

sz.Le polarizzazioni circolari si ottengono usando per il potenziale vettore l’espressione<br />

data dalla eq.(40). Appaiono allora in WDM termini in lz ed sz che<br />

hanno elementi di matrice diversi da zero solo tra stati con lo stesso ms elostesso<br />

ml. Indefinitiva<br />

Regole ⎧ di selezione per transizione di dipolo magnetico<br />

⎨∆l<br />

=0<br />

∆ms = ±1, 0<br />

⎩<br />

∆ml = ±1, 0<br />

(42)<br />

Nella hamiltoniana di quadrupolo elettrico sostituendo a pz eapy icommutatori<br />

di H0 con z econysi ha<br />

ypz + zpy = ypz + pyz = m<br />

i~ {y[z, Ho]+[y, H0]z} = m<br />

i~ {yzH0 − H0yz}<br />

da cui<br />

hϕf |WQE (t)| ϕii = − e<br />

2ic ωfi hϕf |yz| ϕiiEcos ωt


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 104<br />

eindefinitiva<br />

hϕf| W 0 QE |ϕii = ie ωfi<br />

2 ω<br />

ω<br />

c Ehϕf| yz |ϕii = ie ωfi<br />

2 ω kEhϕf| yz |ϕii .<br />

In questa forma è evidente come questo termine descriva l’accoppiamento <strong>della</strong><br />

componente y gradiente di ~ E nell’origine (che vale infatti kE~ez sin ωt) con l’elemento<br />

di matrice del quadrupolo elettrico.<br />

Per ottenere le regole di selezione si rappresenta yz come una sovrapposizione<br />

lineare di r2Y 1<br />

2 (θ, ϕ) edir2Y −1<br />

2 (θ, ϕ)(si include la polarizzazione circolare considerando<br />

anche la funzione sferica Y 0<br />

2 (θ, ϕ)) e si considera l’integrale angolare<br />

Z<br />

dΩ Y mf ∗<br />

lf<br />

(Ω) Y ±1,0<br />

2 (Ω) Y mii (Ω) .<br />

li<br />

Integrali del prodotto di tre funzioni sferiche si riconducono al calcolo di coefficienti<br />

di Clebsh-Gordan. Tutte le regole di selezione per transizioni di multipolo<br />

di un elettrone in un potenziale centrale, si presentano come le condizioni sotto<br />

le quali Z<br />

dΩ Y m1 (Ω) Y l1 m2 (Ω) Y l2 mi3 (Ω) l3<br />

èdiversodazeroequestoaccadequando:<br />

1) m1 + m2 + m3 =0<br />

2) si può formare un triangolo con tre segmenti di lunghezza l1,l2 e l3.<br />

3) l1 + l2 − l3 èpari.<br />

Da queste discendono le regole di selezione per transizioni di quadrupolo elettrico<br />

½<br />

∆l =0, ±2<br />

(43)<br />

∆m =0, ±1, ±2<br />

Le sorgenti di radiazione reali non possono essere puramente monocromatiche<br />

e la discussione precedente è relativa ad un caso eccessivamente idealizzato.La<br />

perturbazione W (t) che compare nell’eq.(37) si riferisce ad un pacchetto d’onde.<br />

AciascunacomponentediFourierW0 (ω)sin(ωt + φ (ω)) corrisponderanno termini<br />

risonanti R− (ω) ed antirisonanti R+ (ω)<br />

da cui<br />

R+ (ω)= 1 − ei(ωfi + ω)t<br />

ωfi + ω<br />

R− (ω)= 1 − ei(ωfi − ω)t<br />

ωfi − ω<br />

Pif (t )= 1<br />

4~ 2<br />

¯Z<br />

¯<br />

e iφ(ω) = −ie i(ωfi + ω)t/2 e iφ(ω) sin [(ωfi + ω) t/2]<br />

(ωfi + ω) /2<br />

e −iφ(ω) = −ie i(ωfi − ω)t/2 e −iφ(ω) sin [(ωfi − ω) t/2]<br />

(ωfi − ω) /2<br />

¯2<br />

¯<br />

dω hϕf |W0 (ω)| ϕii [R+ (ω,t) − R− (ω,t)] ¯ =


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 105<br />

= 1<br />

4~ 2<br />

Z Z<br />

dω dω 0 hϕf |W0 (ω)| ϕiihϕi |W0 (ω 0 )| ϕfi×<br />

× [R+ (ω,t) − R− (ω,t)] £ R ∗ + (ω 0 ,t) − R ∗ − (ω 0 ,t) ¤<br />

appaiono in questo integrale termini di interferenza tra R+e R−relativi alla stessa<br />

frequenza ω o a frequenze diverse ω e ω0 .<br />

Se le relazioni di fase delle varie componenti non sono ben definite possiamo<br />

ritenere che tutti i termini di interferenza abbiano contributi trascurabili e in<br />

questo caso la radiazione incidente è detta incoerente.Ciascuna componente di<br />

Fourier contribuisce in modo indipendente alla probabilità di transizione. Se<br />

W0 (ω) è diversa da zero in un intervallo di ω che include ωfi possiamo di nuovo<br />

distinguere un processo di assorbimento ( ωfi > 0)<br />

Pif (t )= 1<br />

4~ 2<br />

Z<br />

dω |hϕf |W0 (ω)| ϕii| 2 F (t ; ω − ωfi)<br />

da un processo di emissione indotta ( ωfi < 0)<br />

Z<br />

dω |hϕf |W0 (ω)| ϕii| 2 F (t ; ω + ωfi)<br />

Pif (t )= 1<br />

4~ 2<br />

Particolarmente significativo è il caso in cui la radiazione incidente è a largo<br />

spettro (per esempio la radiazione di corpo nero). L’intensità <strong>della</strong> radiazione è<br />

distribuita su un intervallo di frequenze di ampiezza ∆ molto più grande <strong>della</strong><br />

larghezza <strong>della</strong> curva di diffrazione 4π/t. In approssimazione di dipolo elettrico<br />

per radiazione polarizzata linearmente lungo z<br />

Tenuto conto che<br />

Pif (t )= 2π<br />

~ 2 c e2 |hϕf |z| ϕii| 2<br />

se ∆ À 4π/t allora<br />

eindefinitiva<br />

Z<br />

dω<br />

³ ´<br />

ωfi<br />

2<br />

I (ω) F (t ; ω − ωfi)<br />

ω<br />

δ (x − x0) = 1<br />

2π lim<br />

sin<br />

t→∞<br />

2 ((x − x0) t/2)<br />

t ((x − x0) /2) 2<br />

F (t ; ω − ωfi) ' 2πt δ (ω − ωfi)<br />

Pif (t )= 4π2<br />

~ 2 c e2 |hϕf |z| ϕii| 2 I (ωfi) · t<br />

La probabilità di transizione cresce linearmente col tempo e la probabilità di<br />

transizione per unità di tempo (velocità di transizione) è<br />

wfi = 4π2<br />

~ α |hϕf |z| ϕii| 2 I (ωfi) (44)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 106<br />

dove α = e 2 /~c =1/137 è la costante di struttura fine. Se la radiazione incidente<br />

ha una polarizzazione nella direzione individuata dagli angoli θ e ϕ la (44) si<br />

scrive come<br />

wfi = 4π2<br />

~ α |hϕf |~r| ϕii| 2 cos 2 θ I (ωfi)<br />

Se la radiazione è isotropa si può sostituire a cos 2 θ il suo valore medio<br />

e<br />

Z<br />

­ ® 2π Z π<br />

2 1<br />

cos θ = dϕ<br />

4π 0 0<br />

dθ sin θ cos 2 θ = 1<br />

3<br />

wfi = 4π2<br />

3~ α |hϕf |~r| ϕii| 2 I (ωfi)<br />

Per la radiazione di corpo nero la densità di energia è data da<br />

ρ (ω) = ω2<br />

π2 ~ω n(ω)<br />

c3 dove n è il numero medio di fotoni per unità di volume di energia ~ω<br />

n(ω) =<br />

1<br />

exp (~ω/kT ) − 1<br />

e ω 2 /π 2 c 3 è il numero dei modi del campo di radiazione per unità di volume la<br />

cui frequenza è compresa tra ω e ω +dω. Poichè I = cρ per la radiazione di corpo<br />

nero la velocità di transizione per l’emissione indotta e per l’assorbimento è<br />

wfi = 4ω fi 3<br />

3c 2 α |hϕf |~r| ϕii| 2 n(ωfi). (45)<br />

2.3 Eccitazione non risonante. Confronto tra la teoria<br />

classica <strong>della</strong> dispersione e il calcolo quantistico <strong>della</strong><br />

polarizzabilità: forza dell’oscillatore.<br />

La polarizzazione prodotta da un campo elettrico oscillante nella teoria classica<br />

<strong>della</strong> dispersione di Drude si ricava a partire dall’equazione (33)<br />

~D = −e~x = e2<br />

m<br />

1<br />

ω 2 0 − ω 2 − iωγ ~²E0e −iωt .<br />

Amenocheω non sia molto vicina a ω0 possiamo trascurare il termine immaginario<br />

al denominatore e il contributo alla suscettività χ <strong>della</strong> frequenza caratter-<br />

istica ω0 èdatoda<br />

e 2<br />

m<br />

ω 2 0<br />

1<br />

.<br />

− ω2


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 107<br />

Empiricamente questa formula descrive la dispersione <strong>della</strong> radiazione elettromagnetica<br />

nei mezzi materiali in termini di certe frequenze caratteristiche ωi<br />

come<br />

χ = e2 X<br />

N<br />

m<br />

i<br />

ω 2 i<br />

fi<br />

− ω2<br />

dove il fattore fi fu interpretato da Drude come la frazione degli N elettroni<br />

per unità di volume che oscillano alla frequenza ωi; che Pauli chiamò la forza<br />

dell’oscillatore. Inumerifipossono essere determinati empiricamente misurando<br />

la dispersione anomala nell’intorno delle righe di assorbimento.<br />

Da un punto di vista quantistico se l’atomo si trova al tempo t =0nello stato<br />

fondamentale |ϕ0 > sotto l’azione <strong>della</strong> perturbazione WDE (t) =−eE pz/mω sin ωt<br />

evolve nello stato |ψ (t) >.Al primo ordine <strong>della</strong> teoria delle perturbazioni<br />

|ψ (t) >= e −.iE0t/~<br />

|ϕ0 > + X<br />

an (t) e −.iEnt/~ |ϕn ><br />

dove<br />

an (t) = 1<br />

Z t<br />

i~ 0<br />

e iωnot0<br />

n6=0<br />

hϕn |WDE (t 0 )| ϕ0i dt 0 .<br />

A meno di un fattore di fase globale e−.iE0t/~ senza importanza<br />

|ψ (t) >= |ϕ0 > − X eEωn0<br />

2~ω hϕn |z| ϕ0i<br />

n6=0<br />

½ −iωnot iωt<br />

e − e<br />

×<br />

ωno + ω − e−iωnot ¾ −iωt − e<br />

|ϕn >.<br />

ωno − ω<br />

Il valore di aspettazione del momento di dipolo Dz = −ez si ottiene come<br />

e il termine lineare in E risulta<br />

hDzi (t) = e2 X 2mωn0<br />

m ~<br />

n6=0<br />

hDzi (t) =−e hψ (t) |z| ψ (t)i<br />

|hϕ0 |z| ϕni| 2<br />

ω 2 no − ω 2<br />

E (cos ωt +cosωn0t)<br />

(46)<br />

Il termine cos ωn0t è spurio ed è rapidamente smorzato per emissione spontanea,<br />

decadendo in un tempo v 1/γ, e cioè per un processo che manca nell’approssimazione<br />

semiclassica usata per il calcolo di |ψ (t) >. In definitiva il calcolo<br />

quantistico fornisce per la polarizzabilità di un singolo atomo<br />

χatomo = e2 X 2mωn0<br />

m ~<br />

n6=0<br />

|hϕ0 |z| ϕni| 2<br />

ω 2 no − ω 2


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 108<br />

e per la suscettività<br />

χ = N χatomo = e2 X 2mωn0<br />

N<br />

m ~<br />

n6=0<br />

|hϕ0 |z| ϕni| 2<br />

ω 2 no − ω2 . (47)<br />

All’atomo non competono frequenze proprie ωi ma le frequenze di Bohr delle<br />

transizioni tra gli stati stazionari ωno , e le forze degli oscillatori hanno la forma<br />

esplicita<br />

f z<br />

no<br />

= 2mωn0<br />

~<br />

|hϕ0 |z| ϕni| 2 . (48)<br />

La forza dell’oscillatore f z<br />

no , piuttosto che la frazione degli atomi che oscillano<br />

tutti con una certa frequenza propria, è bensì proporzionale alla probabilità che<br />

un dato atomo faccia una transizione tra lo stato 0 e lo stato n sotto l’effetto del<br />

campo elettrico oscillante applicato: sia f z<br />

no che wno sono determinati dall’elemento<br />

di matrice del dipolo elettrico |hϕ0 |z| ϕni| 2 .Infatti dalla eq.(44)<br />

wfi = 2π2<br />

mωn0<br />

α · f z<br />

fi · I (ωfi) . (49)<br />

La forza dell’oscillatore è una quantità adimensionale che per atomi idrogenoidi<br />

è dell’ordine dell’unità (numericamente minore di uno) . Se lo stato iniziale è lo<br />

stato fondamentale f z<br />

no è positiva come ωno.<br />

Le forze dell’oscillatore soddisfano la seguente regola di somma (regola di<br />

somma di Thomas-Reiche-Kuhn ˙ ):<br />

Infatti<br />

f z<br />

no<br />

X<br />

n<br />

f z<br />

no =1. (50)<br />

= 1<br />

i~ hϕo |z| ϕnihϕn |pz| ϕoi − 1<br />

i~ hϕo |pz| ϕnihϕn |z| ϕoi .<br />

La somma su n si ottiene a partire dalla relazione di chiusura relativa alla base<br />

{|ϕn i}<br />

X<br />

n<br />

f z<br />

no<br />

= 1<br />

i~ hϕn |(zpz − pzz)| ϕoi = hϕo |ϕo i =1.<br />

Sinoticomelaregoladisommarendecompatibilitraloroladefinizione classica<br />

con quella quantistica<br />

La meccanica quantistica giustifica il modello classico dell’elettrone legato<br />

elasticamente poichè dà tanto le frequenze dei diversi oscillatori quanto la proporzione<br />

di oscillatori che hanno una certa frequenza. Questo risultato mostra<br />

l’importanza <strong>della</strong> nozione di forza dell’oscillatore e giustificaaposterioriisuccessi<br />

riportati dal modello dell’elettrone legato elasticamente nello studio delle<br />

proprietà ottiche dei mezzi materiali.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 109<br />

2.4 Teoria fenomenologica di Einstein dei processi radiativi<br />

La teoria fenomenologica di Einstein considera la radiazione elettromagnetica in<br />

equilibrio termico con un gas di atomi racchiuso in una cavità e descrive l’interazione<br />

tra i fotoni <strong>della</strong> radiazione di corpo nero e gli atomi in termini di<br />

tre processi fondamentali: l’assorbimento, l’emissone indotta e l’emissione spontanea.<br />

I primi due sono quelli che abbiamo già incontrato nell’approssimazione<br />

semiclassica mentre l’ultimo è l’equivalente quantistico <strong>della</strong> reazione di radiazione.<br />

La teoria di Einstein è basata su alcuni postulati fisicamente ragionevoli<br />

sull’emissione e l’assorbimento di fotoni da parte degli atomi. I postulati possono<br />

essere tutti giustificati rigorosamente con una trattazione quantistica dei processi<br />

di interazione.<br />

Supponiamo che un gas di N atomi identici sia posto nella cavità, ciascun<br />

atomo abbia una coppia di stati legati con livelli energetici E1 ed E2 esia<br />

~ω = E2 − E1.<br />

Sono possibili processi che conservano l’energia in cui fotoni di frequenza ω sono<br />

emessi o assorbiti dagli atomi che fanno transizioni tra i due stati. I due livelli<br />

atomici possono essere multipletti con degenerazioni g1 e g2, ma per semplicità<br />

trascureremo tutti gli altri livelli di energia. Indichiamo con N1 ed N2 inumeri<br />

degli atomi che hanno rispettivamente energie E1 ed E2, cioè le popolazioni dei<br />

livelli.<br />

Le probabilità di emissione e assorbimento di un fotone sono definite come<br />

segue. Consideriamo un singolo atomo nello stato 2. Vi è una probabilità finita<br />

A21 per unità di tempo che l’atomo cada spontaneamente nello stato 1 più basso<br />

ed emetta un fotone di energia ~ω.<br />

Consideriamo ora un atomo nello stato 1. In assenza di radiazione di frequenza<br />

ω nonvièalcunmodoincuil’atomopossapassarenellostato2,poichè<br />

è impossibile conservare l’energia in questa transizione. Tuttavia in presenza di<br />

radiazione con densità di energia ρ (ω), la transizione verso l’alto 1 → 2 può<br />

avvenire per assorbimento di un fotone ~ω. La velocità di transizione è supposta<br />

proporzionale a ρ (ω) conuncoefficiente di proporzionalità B12..<br />

Questi due processi sono intuitivamente ragionevoli, mentre non è così ovvio<br />

chelapresenzadiradiazionecorrispondenteaρ (ω) aumentilavelocitàditransizione<br />

dallo stato più alto allo stato più basso. Comunque proveremo poi che<br />

questo aumento deve esserci, e scriveremo il contributo alla velocità di transizione<br />

come B21 ρ (ω) .Questo terzo processo radiativo è chiamato emissione indotta o<br />

stimolata di radiazione.Questi due processi sono intuitivamente ragionevoli, mentrenonècosìovviochelapresenzadiradiazionecorrispondenteaρ<br />

(ω) aumenti<br />

la velocità di transizione dallo stato più alto allo stato più basso. Comunque<br />

proveremo che questo aumento deve esserci, e scriveremo il suo contributo alla<br />

velocità d itranszione come B21 ρ (ω) .


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 110<br />

Questo terzo processo radiativo è chiamato emissione indotta o stimolata di<br />

radiazione.<br />

Si deve sottolineare che i tre coefficienti di Einstein A12,,B12 e B21 sono per<br />

definizione indipendenti da ρ (ω). Possono essere determinati dai due stati atomici<br />

solo attraverso l’uso diretto <strong>della</strong> teoria quantistica. Nella teoria di Einstein<br />

questi coefficienti vanno considerati come costanti fenomenologiche. Per la proporzionalità<br />

da ρ (ω) delle velocità di transizione per assorbimento ed emissione<br />

stimolata è essenziale che la radiazione incidente vari lentamente con ω vicino alla<br />

frequenza di transizione. Questo accade per la radiazione di corpo nero e come<br />

abbiamo già visto l’approssimazione semiclassica fornisce una forma esplicita di<br />

B12 ediB21.<br />

Consideriamo ora l’influenza delle tre velocità di transizione sulle popolazioni<br />

dei livelli N1 ed N2.L’equazione per le velocità con cui variano N1 ed N2 è<br />

dN1<br />

dt<br />

e in condizione di equilibrio termico<br />

= −dN2<br />

dt = N2A21 − N1B12ρ (ω)+N2B21ρ (ω) (51)<br />

N2A21 − N1B12ρ (ω)+N2B21ρ (ω) =0<br />

e la densità di energia <strong>della</strong> radiazione è<br />

A21<br />

ρ (ω) =<br />

.<br />

(N1/N2) B12 − B21<br />

Il rapporto N1/N2 all’equilibrio termico è dato dalla legge di Boltzmann<br />

con β =1/kBT da cui segue che<br />

N1/N2 = g1 exp (−βE1)<br />

g2 exp (−βE2) =(g1/g2)exp(β~ω)<br />

ρ (ω) =<br />

La consistenza con la formula di Planck<br />

A21<br />

.<br />

(g1/g2)exp(β~ω) B12 − B21<br />

ρ (ω) = ~ω3<br />

π 2 c 3<br />

si ottiene, a tutte le temperature quando<br />

1<br />

exp (β~ω) − 1<br />

(g1/g2) B12 = B21<br />

(52)<br />

~ω 3<br />

π 2 c 3 B21 = A21. (53)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 111<br />

Itrecoefficienti sono in relazione l’uno con l’altro e basta conoscere un solo<br />

coefficiente per fissarne i valori di tutti e tre. Notiamo come la presenza del<br />

processo di emissione stimolata è necessaria per avere la forma giusta <strong>della</strong> legge<br />

di Planck. Senza il processo di emissione indotta la densità di energia avrebbe la<br />

forma<br />

ρ (ω) ' ~ω3<br />

π2 exp (−β~ω)<br />

c3 che è adeguata solo alle basse temperature quando kBT ¿ ~ω. Osserviamo<br />

infine come nell’ambito <strong>della</strong> approssimazione semiclassica il termine risonante<br />

corrisponde all’assorbimento mentre quello antirisonante proprio all’emissione stimolata.<br />

Dalla eq.(53) segue che<br />

B21 ρ (ω) =A21 n(ω) (54)<br />

cioè la velocità di transizione stimolata termicamente è eguale alla velocità di<br />

transizione per emissione spontanea moltiplicata per il numero medio di fotoni in<br />

ciascun modo del campo di radiazione alla frequenza di transizione ω. La somma<br />

delle due velocità di emissione è<br />

B21 ρ (ω)+A21 = A21 (n +1).<br />

E’interessante confrontare gli ordini di grandezza delle due velocità di emissione<br />

in funzione <strong>della</strong> frequenza del fotone ω. Si ha<br />

A21<br />

B21 ρ (ω)<br />

= 1<br />

n =exp(~ω/kBT ) − 1.<br />

Per una cavità alla temperatura ambiente (T = 300 0 K) l’esponente ~ω/kBT è<br />

eguale a 1 per radiazione che ha una lunghezza d’onda<br />

λ ' 50 µm<br />

corrispondente ad una frequenza di circa 6 × 10 12 Hz nella regione infrarossa<br />

dello spettro.Quindi per radiazione con lunghezza d’onda maggiore di questa,<br />

corrispondente alla regioni delle microonde e delle radiofrequenze per frequenze<br />

piuù piccole di 6 × 10 12 Hz<br />

~ω ¿ kBT e A21 ¿ B21 ρ (ω) prevale l’emissione indotta<br />

mentre per radiazione nel vicino infrarosso,nel visibile, nell’ultravioletto e nella<br />

regione dei raggo X per frequenze maggiori di 6 × 10 12 Hz<br />

~ω À kBT e A21 À B21 ρ (ω) prevale l’emissione spontanea.<br />

Il confronto con l’espressione trovata usando l’approssimazione semiclassica dà la<br />

forma esplicita del coefficiente Ann 0<br />

Ann0 = 4ω3e2 2<br />

|hϕn0 |~r| ϕni|<br />

3~c3 (55)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 112<br />

dallo stato iniziale n a quello finale n 0 . Se si somma la (55) su tutti gli stati n 0 che<br />

hanno un’energia minore di quella dello stato iniziale n, si ottiene la probabilità<br />

totale per unità di tempo che lo stato n sia vuotato per emissione di luce<br />

βn = X<br />

E n 0


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 113<br />

— il quadrato dell’elemento di matrice <strong>della</strong> coordinata (momento di dipolo)<br />

|~rnn0| 2<br />

— la forza dell’oscillatore che è proporzionale a ω volte il momento di dipolo<br />

— il quadrato dell’elemento di matrice del momento ~ Dnn0 che è proporzionale<br />

a ω2 volte il momento di dipolo<br />

— la probabilità di transizione Ann0 che è proporzionale a ω3 volte il momento<br />

di dipolo<br />

— l’intensità emessa I nn0 che è proporzionale a ω4 volte il momento di dipolo.<br />

La tabella seguente dà le vite medie dei primi livelli dell’idrogeno atomico (in<br />

10−8 sec)<br />

livello 2p 3s 3p 3d 4s 4p 4d 4f<br />

vita media 0.16 16 0.54 1.56 23 1.24 3.65 7.3<br />

In generale la vita media di uno stato altamente eccitato è più lunga di quella<br />

di uno stato più basso. In questo schema manca il livello 2s che ha una vita<br />

media infinita in approssimazione di dipolo. Infatti il lvello 2s ha una vita media<br />

di 1/7 di secondo e il processo dominante di decadimento 2s→1s avviene per<br />

emissione di due fotoni (ad un ordine di multipolo più alto di quello di dipolo<br />

nell’interazione). La vita media di 1/7 sec è molto lunga sulla scala dei tempi<br />

atomici, e il livello 2s è detto metastabile.<br />

Le vite medie degli ioni idrogenoidi, con carica nucleare Z, sonopiùbrevi<br />

essendo<br />

τ (Z) = 1<br />

τ (Z =1).<br />

Z4 In generale è conveniente caratterizzare le transizioni attraverso la forza dell’oscillatore<br />

che è un numero puro adimensionale. La tabella che segue si riferisce alla<br />

serie Lyman dell’idrogeno<br />

stato iniziale 1s<br />

stato finale np<br />

n=1 –<br />

2 0.4162<br />

3 0.0791<br />

4 0.0290<br />

5 0.0139<br />

6 0.0078<br />

7 0.0048<br />

8 0.0032<br />

da n=9 a ∞ compreso 0.0109<br />

asintotico 1.6n −3<br />

spettro discreto 0.5650<br />

spettro continuo 0.4350<br />

totale 1.000


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 114<br />

2.5 L’emissione spontanea come accoppiamento risonante<br />

tra un livello discreto iniziale ed un continuo di stati<br />

finali. Larghezza delle righe spettrali<br />

In meccanica quantistica si incontra di sovente il caso di un sistema che è inizialmenente<br />

in uno stato discreto, che si può scindere sotto l’effetto di un accoppiamento<br />

interno (che descriveremo nel seguito con una hamiltoniana W indipendente<br />

da tempo) in due frammenti distinti le cui energie possono essere a<br />

priori qualsiasi, e quindi tali che l’insieme degli stati finali abbia un carattere<br />

continuo. Questo è, ad esempio, il caso del decadimento α in cui un nucleo che è<br />

inizialmente in uno stato discreto si trasforma (per effetto tunnel) in un sistema<br />

costituito da una particella α ed un altro nucleo. Un altro esempio in fisica atomica<br />

riguarda il caso di un atomo a più elettroni che si trova in una configurazione<br />

in cui più elettroni sono eccitati che può, per effetto dell’interazione elettrostatica<br />

degli elettroni, dare luogo ad un sistema formato da uno ione e da un elettrone<br />

libero (ammesso che l’energia <strong>della</strong> configurazione sia maggiore del limite di ionizzazione<br />

semplice dell’atomo): questo è il fenomeno dell’autoionizzazione. Vi<br />

poi è l’effetto fotoelettrico in cui una perturbazione (la radiazione elettromagnetica)<br />

questa volta dipendente dal tempo accoppia un livello discreto di un atomo<br />

con un continuo di stati finali (ione+fotoelettrone). L’emissione spontanea di un<br />

fotone rientra in questa classe di fenomeni: l’interazione tra l’atomo ed il campo<br />

elettromagnetico quantizzato accoppia lo stato iniziale discreto (atomo eccitato<br />

in assenza di fotoni) ad un continuo di stati finali (atomo in un livello più basso<br />

in presenza di un fotone di direzione, polarizzazione ed energia qualsiasi). Intendiamo<br />

in questo paragrafo sviluppare un modello semplice di questi fenomeni<br />

facendo delle ipotesi semplificatrici su W , facendo comunque riferimento esplicito<br />

all’emissione spontanea.<br />

Per semplificare al massimo i calcoli supporremo che lo spettro dell’hamiltoniana<br />

imperturbata comprenda<br />

1) unostatodiscreto|ϕii di energia Ei (non degenere)<br />

H0 |ϕii = Ei |ϕii<br />

2) un insieme di stati |αi che formano un continuo<br />

H0 |αi = E |αi<br />

e supporremo che E sia un numero reale positivo E ≥ 0.<br />

Gli stati del continuo sono individuati da un insieme di parametri che abbiamo<br />

indicato con α e se si vuole includere tra questi parametri l’energia stessa<br />

occorre introdurre una trasformazione a cui è associato uno jacobiano che viene<br />

denominato densità degli stati in modo tale che<br />

dα = ρ (β,E) dβ dE


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 115<br />

e valgono le relazioni di ortogonalità e di chiusura degli stati propri di H0<br />

⎧<br />

⎨hϕi|ϕii<br />

=1<br />

hϕi|αi =0<br />

⎩<br />

ovvero<br />

Z<br />

|ϕiihϕi| +<br />

hα|α 0 i = δ (α − α 0 )<br />

Z<br />

|ϕiihϕi| +<br />

dα |αihα| =1<br />

d βdE ρ (β,E) |β,Eihβ,E| =1.<br />

Su H0 agisce una perturbazione W che non dipende esplicitamente dal tempo e<br />

non ha elementi diagonali<br />

hϕi |W | ϕii = hα |W | αi =0<br />

(se vi sono elementi non nulli si possono passare da W ad H0, semplicemente<br />

cambiando le energie imperturbate). Supporremo infine che W non accoppia tra<br />

loro gli stati del continuo<br />

hα |W | α 0 i =0.<br />

Applicheremo, ora, a questo modello semplificato il primo ordine <strong>della</strong> teoria<br />

delle perturbazioni dipendenti dal tempo, considerando come stato iniziale |ϕii<br />

ecomestatofinale un stato del continuo |β,Ei. Al primo ordine la densità di<br />

probabilità |hβ,E|ψ (t)i| 2 èdatada:<br />

|hβ,E|ψ (t)i| 2 = 1<br />

~ 2 |hβ,E|W |ϕii| 2 F<br />

µ<br />

t,<br />

<br />

E − Ei<br />

~<br />

essendo |ψ (t)i l’evoluto di |ϕii al tempo t edovelafunzioneFèlacurvadi diffrazione dell’eq.(38) con ω =0e ωfi =(E − Ei) /~.<br />

Si ottiene la probabilità per una transizione ad uno qualsiasi degli stati del<br />

continuo |α > integrando su β esuE<br />

Pif (t) = 1<br />

~ 2<br />

Z Z<br />

dEdβ ρ(β,E) |hβ,E|W |ϕii| 2 F<br />

µ<br />

t,<br />

<br />

E − Ei<br />

~<br />

Per tempi abbastanza lunghi – come nel caso del calcolo quantistico del coefficiente<br />

B12 in approssimazione semiclassica, supporremo che la densità degli stati<br />

ρ (β,E) varia lentamente attorno ad Ei ,suunintervallo~∆, echetsia tale che<br />

t À 1/∆ – si può sostituire a F la rappresentazione <strong>della</strong> delta<br />

F<br />

µ<br />

t ;<br />

E − Ei<br />

~<br />

µ <br />

E − Ei<br />

' 2πt δ<br />

.<br />

~


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 116<br />

Siamo così arrivati alla regola aurea di Fermi<br />

Pif = 2πt<br />

Z<br />

dβ ρ(β,Ei) |hβ,Ei|W |ϕii|<br />

~<br />

2 = Γt<br />

e l’elemento di matrice di W determinalavelocitàdidecadimentodallostato<br />

iniziale<br />

Γ = 2π<br />

Z<br />

dβ ρ(β,Ei) |hβ,Ei|W |ϕii|<br />

~<br />

2<br />

(60)<br />

Il modello semplice è in grado di fornire una velocità di transizione per emissione<br />

spontanea indipendente da t (indentificando Γ con A21) in accordo con quanto<br />

abbiamo trovato, facendo prima il calcolo quantistico del coefficiente B12 eusando<br />

poi la teoria fenomenologica di Einstein per ricavare A12 da B12. La forma<br />

esplicita di W è stata data dalla teoria <strong>della</strong> radiazione di Dirac prima, e dall’elettrodinamica<br />

quantisica poi.<br />

L’equazione (60) vale a tempi sufficientemente corti, tali che t ¿ Γ, ovvero<br />

quando è verificata la condizione<br />

1<br />

¿ t ¿ Γ. (61)<br />

∆<br />

L’approssimazione al primo ordine non è in grado di stimare la probabilità<br />

|hϕi | ψ (t)i| 2 ,<br />

che descrive invece aspetti fisici importanti del processo di decadimento. Per<br />

migliorare il primo ordine ritorniamo al equazione di Schrõdinger<br />

i~ d<br />

dt | ψ (t) i =[H0 + W ] | ψ (t) i.<br />

Se proiettiamo | ψ (t) i sugli autostati di H0<br />

Z<br />

| ψ (t) i = bi (t) e −iEit/~ | ϕi i +<br />

dα b (α,t) e −iEt/~ |αi<br />

per W = 0 icoefficienti b sono indipendenti da t mentre in presenza di W<br />

soddisfano le seguenti equazioni<br />

½ i~ dbi (t) /dt = R dα exp i (Ei − E) t/~ ·hϕi |W | αi·b (α,t)<br />

i~ db (α,t) /dt =expi (E − Ei) t/~ ·hα |W | ϕii·bi (t)<br />

che vanno risolte con le condizioni iniziali<br />

½ bi (0) = 1<br />

b (α, 0) = 0


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 117<br />

La seconda equazione del sistema si risolve per quadratura<br />

b (α,t)= 1<br />

Z t<br />

i~<br />

0<br />

dt 0 exp i (E − Ei) t 0 /~ ·hα |W | ϕii·bi (t 0 )<br />

mentre la prima diviene una equazione integrodifferenziale per bi (t)<br />

dbi (t) 1<br />

= −<br />

dt ~ 2<br />

Z Z t<br />

dα<br />

0<br />

ovvero<br />

dbi (t)<br />

dt<br />

in cui<br />

= − 1<br />

2π~<br />

Z ∞ Z t<br />

dE<br />

0<br />

dt 0 exp i (Ei − E)(t − t 0 ) /~ ·|hα |W | ϕii| 2 · bi (t 0 )<br />

0<br />

dt 0 K (E) · exp i (Ei − E)(t − t 0 ) /~ · bi (t 0 ) (62)<br />

Z<br />

K (E) = 2π<br />

dβ ρ(β,E) |hβ,E|W |ϕii|<br />

~<br />

2<br />

Per ritrovare l’approssimazione a tempi corti prendiamo sotto il segno di integrale<br />

bi (t 0 ) ' 1<br />

e l’equazione (62) diviene<br />

dbi (t)<br />

dt<br />

0<br />

= − 1<br />

2π~<br />

Z ∞ Z t<br />

dE K (E) dτ exp i (Ei − E) τ/~.<br />

0<br />

La funzione K (E) è diversa da zero su un intervallo ~∆ attorno a Ei esetÀ 1/∆ allora l’esponenziale exp i (Ei − E) τ/~ compie molte oscillazioni per τ che<br />

varia tra 0 e t e, ai fini del calcolo dell’integrale su τ possiamo approssimare<br />

quest’integrale con il suo limite per t →∞<br />

Z t<br />

·<br />

µ ¸<br />

1<br />

lim dτ exp i (Ei − E) τ/~ = ~ πδ (Ei − E)+i℘<br />

t→∞<br />

Ei − E<br />

dove ℘ indica la parte principale di Cauchy definita come<br />

Z B<br />

·Z −η Z<br />

dx<br />

℘ f (x) = lim + η<br />

x η→0+<br />

B<br />

¸<br />

dx<br />

f (x); A, B > 0<br />

x<br />

−A<br />

−A<br />

e f funzione regolare in 0. E in definitiva<br />

dbi (t)<br />

dt<br />

ma Γ = K (Ei) e ponendo<br />

− K (Ei)<br />

2<br />

− i<br />

~ ℘<br />

0<br />

Z ∞<br />

0<br />

K (E)<br />

Ei − E dE<br />

Z ∞<br />

K (E)<br />

δE = ℘<br />

dE (63)<br />

0 Ei − E


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 118<br />

si ha<br />

dbi (t)<br />

= −Γ − iδE<br />

dt 2 ~ .<br />

Tenuto conto delle condizioni iniziali si ha:<br />

µ <br />

Γ<br />

bi (t) =1− + iδE t.<br />

2 ~<br />

(64)<br />

Questo risultato vale solo a tempi così corti che bi (t) variapocorispettoa1,<br />

ovvero se<br />

t ¿ 1 ~<br />

,<br />

Γ δE .<br />

Essendo<br />

|bi (t)| 2 =1− Γt<br />

se si trascurano termini in Γ 2 e (δE) 2 si riottiene il risultato <strong>della</strong> teoria delle<br />

perturbazioni al primo ordine.<br />

Per ottenere un’approssimazione migliore riscriviamo la (62) nella forma<br />

con<br />

dbi (t)<br />

dt =<br />

g (Ei,t− t 0 )=− 1<br />

2π~<br />

Z t<br />

0<br />

dt 0 g (Ei,t− t 0 ) bi (t 0 ) (65)<br />

Z ∞<br />

dE K (E) · exp i (Ei − E)(t − t 0 ) /~<br />

0<br />

Nell’integrale che definisce g, la funzione lentamente variabile K (E) è moltiplicata<br />

per un esponenziale che come funzione di E ha un periodo 2π~/(t − t 0 ). Se<br />

t − t 0 À 1/∆ l’esponenziale compie numerose oscillazioni e quest’integrale è zero<br />

amenochet ' t 0 . Il nucleo <strong>della</strong> parte integrale dell’equazione ha un picco molto<br />

pronunciato in t ' t 0 e la (65) può essere approssimata come<br />

0<br />

dbi (t)<br />

dt = bi(t) ·<br />

Z t<br />

0<br />

dt 0 g (Ei,t− t 0 )<br />

ma l’integrale su t0 è esattamente quello che abbiamo già calcolato e<br />

Z t<br />

dt 0 g (Ei,t− t 0 ) ' − Γ<br />

− iδE<br />

2 ~ se Γ, δE<br />

~ ¿ ∆<br />

Si ottiene allora che<br />

µ<br />

bi (t) ' exp<br />

− Γt<br />

2<br />

µ<br />

exp −i δE<br />

~ t<br />

<br />

. (66)<br />

Questa soluzione approssimata è stata ottenuta senza imporre un limite superiore<br />

a t, basta che esso sia abbastanza lungo da essere À 1/∆. Atempicortila(66)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 119<br />

diventa la (64). Dalla (66) si ha che la probabilità che lo stato discreto sia vuotato<br />

al tempo t risulta<br />

|bi (t)| 2 =exp(−Γt)<br />

cioè la probabilità di trovare il sistema nello stato discreto decresce esponenzialmente<br />

in modo irreversibile da 1 a zero per t →∞.Si ha<br />

b (α,t)= 1<br />

Z t<br />

hα |W | ϕii dt<br />

i~ 0 exp (−Γt 0 /2) exp (−i (E − Ei − δE) t 0 /~)<br />

= hα |W | ϕii<br />

i~<br />

0<br />

1 − exp (−Γt 0 /2) exp (−i (E − Ei − δE) t/~)<br />

(E − Ei − δE) /~ + iΓ/2<br />

La proiezione di |ψ (t)i sullo stato iniziale è data da<br />

µ<br />

bi (t) =exp − Γt<br />

µ<br />

exp −i<br />

2<br />

(Ei<br />

<br />

+ δE)<br />

t<br />

~<br />

che, oltre alla decrescita esponenziale, mostra come, a seguito dell’accoppiamento<br />

col continuo, il livello discreto è stato spostato <strong>della</strong> quantità δE .Tenutoconto<br />

che<br />

Z ∞ Z<br />

dE<br />

δE = ℘<br />

dβ ρ(β,E) |hβ,E|W | ϕii|<br />

0 Ei − E<br />

2 =<br />

Z<br />

2<br />

|hα |W | ϕii|<br />

= ℘ dα<br />

Ei − E<br />

si ha che δE non è altro che la correzione al secondo ordine <strong>della</strong> teoria perturbativa<br />

per stati stazionari: questo termine descrive lo spostamento in energia<br />

dello stato iniziale dovuto all’accoppiamento con gli stati |αi del continuo. Si<br />

noti come la parte principale rimuove la singolarità in Ei. Nel caso dell’emissione<br />

spontanea questo spostamento in energia dei livelli discreti dell’atomo dovuto<br />

all’accoppiamento con lo stato fondamentale del campo elettromagnetico quantizzato<br />

(cioè il suo stato di vuoto senza fotoni) è il cosìdetto “spostamento di<br />

Lamb”.<br />

Nel limite di grandi t tali che t À 1/Γ si ha che la densità di probabilità che<br />

sia emesso un fotone nello stato |αi si ricava dalla (67)<br />

|b (α,t)| 2 ∼<br />

tÀ1/Γ |hα |W | ϕii| 2<br />

1<br />

(E − Ei − δE) 2 + ~ 2 Γ 2 /4<br />

(67)<br />

e quindi la densità di probabilità che il sistema decada nello stato finale di energia<br />

Ef èdatada<br />

dP (Ef)<br />

dEf<br />

=<br />

R dβρ(β,Ef) |hβ,Ef |W | ϕii| 2<br />

(Ef − Ei − δE) 2 + ~ 2 Γ 2 /4<br />

= 1<br />

2π<br />

~K (Ef)<br />

(Ef − Ei − δE) 2 + ~ 2 Γ 2 /4 .


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 120<br />

Per l’emissione spontanea se l’atomo decade in uno stato ad energia minore ²f ed<br />

è emesso un fotone di energia ~ω la distribuzione spettrale dell’intensità emessa<br />

è data dalla funzione<br />

L (ω) =<br />

1<br />

(ω − ωif − δE/~) 2 +(Γ/2) 2<br />

dove ωif = (Ei − ²f) /~ ecioèdaunalorentziana di larghezza Γ centrata in<br />

ωif + δE/~ La quantità ~Γ è nota come la larghezza naturale <strong>della</strong> riga. Se τi e<br />

τf sono le vite medie dei duie livelli che includono tutti i modi possibili in cui i<br />

due livelli possono decadere allora<br />

Γ = 1<br />

τi<br />

+ 1<br />

τf<br />

La vita media del livello 2p dell’idrogeno atomico è 1.6×10−9 sec, a cui corrisponde<br />

una larghezza Γ ' 4.11 × 10−7 eV ' 3.32 × 10−3cm−1 . In generale le larghezze<br />

naturali delle righe spettrali sono molto piccole e sono abitualmente mascherate<br />

da altri effetti che contribuiscono ad allargare le righe spettrali. Di questi i più<br />

importanti sono l’allargamento dovuto alla pressione e l’effetto Doppler.<br />

Consideriamo una sorgente gassosa. Oltre all’emissione spontanea, atomi in<br />

stati eccitati possono fare transizioni a stati piò bassi attraverso un urto con<br />

gli altri atomi. Questo è di nuovo un processo suscettibile di essere descritto<br />

dal modello semplice che abbiamo messo in piedi e al W dell’accoppiamento<br />

con la radiazione elettromagnetica quantizzata, che tiene conto dell’emissione<br />

spontanea, si può aggiungere un Wc corrispondente alle transizioni non radiative.<br />

La forma <strong>della</strong> riga resta lorentziana ma la sua larghezza cresce diventando Γ +<br />

1/τc. La quantità τc decresce con il numero di collisioni al secondo che, invece,<br />

cresce con la pressione. Variando la pressione e osservando la corrispondente<br />

variazione <strong>della</strong> larghezza di riga si possono ottenere informazioni sulle collisioni<br />

che avvengono nel gas.<br />

In una sorgente gassosa gli atomi che emettono o assorbono radiazione si<br />

muovono rispetto al rivelatore. La lunghezza d’onda <strong>della</strong> radiazione emessa da<br />

un atomo in movimento è spostata dall’effetto Doppler. Se gli atomi del gas si<br />

muovono a velocità non relativistiche e la radiazione è osservata nella direzione<br />

x, la luinghezza d’onda emessa da un atomo che ha la componente <strong>della</strong> velocità<br />

vx in quella direzione è<br />

³<br />

λ = λ0 1 − vx<br />

´<br />

dove λ0 è la lunghezza d’onda emessa dall’atomo nel suo riferimento di quiete.Il<br />

caso ∆λ > 0 è quello in cui l’atomo si allontana dall’osservatore, mentre se<br />

∆λ < 0 l’atomo si avvicina. tenuto conto che ν = c/λ si ha<br />

ν =<br />

ν0<br />

1 − vx/c ∼ ν0 (1 + vx/c)<br />

c


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 121<br />

equindi<br />

ν − ν0<br />

ν0<br />

= vx<br />

c .<br />

La distribuzione maxwelliana delle velocità degli atomi del gas è<br />

dN (vx) =N0 exp ¡ −Mv 2 x/2kBT ¢ dvx<br />

L’intensità I (ν) <strong>della</strong> radiazione emessa nell’intervallo di frequenza (ν, ν + dν)<br />

con ν nell’intorno di ν0, è proporzionale al numero di atomi che hanno una velocità<br />

compresa nell’intervallo (vx,vx + dvx) . In definitiva<br />

"<br />

I (ν) =I (ν0)exp − Mv2 µ #<br />

2<br />

x ν − ν0<br />

2kBT<br />

e l’effetto Doppler dà luogo ad un allargamento di forma gaussiana. La larghezza<br />

ametàmassimoèdatada<br />

∆ν = 2ν0<br />

r<br />

2kBT log 2<br />

c M<br />

Questa quantità è di solito molto più grande <strong>della</strong> larghezza naturale di riga. E’<br />

evidente che essendo ∆ν proporzionale a √ T bisogna lavorare a bassa temperatura<br />

per diminuire l’allargamento Doppler, che per altro è direttamente proporzionale<br />

a ν0 e inversamente proporzionale a √ M. Ciascuna delle frequenze<br />

del profilo naturale lorentziano <strong>della</strong> riga viene allargata dall’effetto Doppler e la<br />

forma di riga risultante si ottiene come una convoluzione del profilo lorentziano<br />

con quello gaussiano.<br />

2.6 I coefficienti di Einstein e l’assorbimento <strong>della</strong> radiazione<br />

elettromagnetica nella materia. Il laser<br />

Il modo più semplice di descrivere l’assorbimento <strong>della</strong> radiazione elettromagnetica<br />

nella materia è quello di considerare un mezzo dielettrico omogeneo e isotropo<br />

la cui polarizzazione è proporzionale al campo elettrico applicato<br />

~P = χ ~ E<br />

dove χ è la suscettività. L’induzione elettrica ~ D è proporzionale al campo elettrico<br />

~E secondo la costante dielettrica ² e<br />

² =1+4πχ.<br />

La soluzione delle equazioni di Maxwell nel mezzo infinito mette capo ad una<br />

relazione tra frequenza ω e vettore d’onda k <strong>della</strong> forma<br />

µ 2<br />

kc<br />

= µ² ' 1+4πχ<br />

ω<br />

ν0


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 122<br />

se si considerano materiali non magnetici con µ ' 1. Ingeneraleχ èunnumero<br />

complesso<br />

χ = χ 0 + iχ 00<br />

e la relazione di dispersione viene scritta come<br />

kc<br />

= η + iκ<br />

ω<br />

dove η è l’indice di rifrazione e κ è detto coefficiente di estinzione. Si ha<br />

η 2 − κ 2 =1+4πχ 0<br />

2ηκ =4πχ 00<br />

Per un’onda piana la dipendenza dallo spazio e dal tempo dei campi è data<br />

da<br />

n ³<br />

ηz<br />

´<br />

exp i (kz − ωt) =exp iω − t −<br />

c ωκz<br />

o<br />

c<br />

icampi ~ E e ~ B sono ortogonali tra loro e a ~ k eleampiezzerelativesonotaliche<br />

B<br />

= η + iκ<br />

E<br />

Il vettore di Poynting<br />

~G = c<br />

4π ~ E × ~ B<br />

mediato su un gran numero di periodi dà l’intensità dell’onda. L’operazione di<br />

mediafascomparireladipendenzadaltempomarestaquelladallaposizione<br />

I = I0 exp (−Kz) .<br />

dove<br />

K = 2ωκ<br />

c .<br />

La quantità K definita in questo modo è chiamata coefficiente di assorbimento.<br />

L’intensità di un’onda elettromagnetica si riduce di un fattore 1/e su una distanza<br />

1/K.<br />

Consideriamo un gas di atomi racchiuso in una cavità. La forma <strong>della</strong> suscettività<br />

complessa χ è determinata dalle proprietà degli atomi che formano il dielettrico.<br />

Il modello di atomo di Lorentz che abbiamo presentato fornisce un calcolo<br />

classico <strong>della</strong> suscettibilità. Abbiamo anche discusso un calcolo quantistico <strong>della</strong><br />

parte reale di χ , mentre quello <strong>della</strong> sua parte immaginaria richederebbe la<br />

trattazione dell’accoppiamento dei livelli discreti dell’atomo con il campo elettromagnetico<br />

quantizzato. Qui intendiamo, invece, esaminare la relazione tra K ei<br />

coefficienti di Einstein A e B.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 123<br />

Consideriamo un fascio di luce incidente eccitato in singolo ben definito modo<br />

<strong>della</strong> cavità, che è così stretta da poter trascurare l’attenuazione del fascio che<br />

attraversa il volume occupato dagli atomi. Supponiamo che la frequenza <strong>della</strong><br />

luce sia risonante con una transizione atomica a cui corrispondano i coefficienti<br />

di Einstein A e B. I tre processi che avvengono hanno proprietà direzionali<br />

diverse, La caratteristica più importante è che la luce prodotta per emissione<br />

stimolata dagli atomi eccitati appare nello stesso modo <strong>della</strong> cavità che dà luogo<br />

all’emissione. La luce emessa ha le stesse proprietà di fase del fascio incidente.<br />

Perciò l’emissione stimolata tende ad amplificare l’intensità del fascio incidente<br />

mantenendo tutte le sue altre proprietà inalterate.<br />

D’altra parte la luce prodotta per emissione spontanea è completamente indipendente<br />

dal fascio incidente e può essere in un qualunque modo <strong>della</strong> cavità<br />

che soddisfi la conservazione dell’energia. La direzione di propagazione <strong>della</strong> luce<br />

spontaneamente emessa è orientata a caso rispetto a quella del fascio di luce<br />

incidente. La fase <strong>della</strong> luce emessa è arbitraria.<br />

Una volta che la luce e gli atomi hanno raggiunto uno stato di equilibrio<br />

stazionario, i numeri medi degli atomi (N1 e N2) negli stati inferiore e superiore<br />

restano costanti. Quando il fascio di luce attraversa il gas di atomi i processi<br />

ai assorbimento rimuovono in modo stazionario fotoni di energia ~ω. Gli atomi<br />

così eccitati ritornano infine nei loro stati fondamentali e possono rimpiazzare fotoni<br />

nel fascio incidente per emissione stimolata. Raggiunto lo stato stazionario<br />

non c’è trasferimento netto di energia tra fascio di luce incidente e atomi. Tuttavia,<br />

poichè alcuni degli atomi ritornano allo stato fondamentale per emissione<br />

spontanea, una frazione<br />

A<br />

A + Bρ (ω) =<br />

1<br />

1+π 2 c 3 ρ (ω) /~ω 3<br />

(68)<br />

dell’energia assorbita è riemessa in direzioni casuali, e solo una piccola parte è<br />

accidentalmente irradiata nella direzione del fascio incidente.<br />

L’emissione spontanea dà luogo perciò ad una diffusione (scattering) <strong>della</strong><br />

luce e ad una conseguente attenuazione del fascio incidente.Questa diffusione è la<br />

sorgente microscopica del coefficiente di assorbimento. Nonostante l’impressione<br />

data del termine ‘coefficiente di assorbimento’ l’energia persa dal fascio incidente<br />

in condizioni stazionarie non è assorbita dagli atomi, ma è scatterata in altre<br />

direzioni. Lo stesso fenomeno fisico elementare può essere studiato sperimentalmente<br />

sia con misure del coefficiente di assorbimento che osservando l’intensità<br />

<strong>della</strong> luce scatterata.<br />

Del peso relativo tra i due processi di emissione A/Bρ (ω) abbiamo già discusso.<br />

Anche le sorgenti luminose convenzionali (per esempio la lampada al mercurio)<br />

più potenti hanno una intensità insufficiente ad eguagliare la velocità di<br />

emissione spontanea a quella indotta. Con fasci di luce da queste sorgenti quasi<br />

tuttiifotoniassorbitidagliatomisonoreirradiatiperemissionespontaneaesono


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 124<br />

perciò scatterati via dal fascio incidente. Se usiamo come sorgente un laser i valori<br />

di Bρ (ω) possono diventare più grandi se non superiori ad A. Inquestocaso<br />

l’emissione stimolata è importante e il carattere <strong>della</strong> propagazione <strong>della</strong> luce<br />

cambia<br />

I(Wm −2 ) E(V/m) n/V(m .3 ) fotoni per modo<br />

lampada al mercurio 10 4 10 3 10 14 10 −2<br />

laser in continua 10 4 10 3 10 14 10 9<br />

laser ad impulsi 10 12 10 7 10 22 10 17<br />

Questa tabella indica gli ordini di grandezza dell’intensità, dell’ampiezza del<br />

campo elettrico, del numero di fotoni per unità di volume e del numero di fotoni<br />

in un singolo modo <strong>della</strong> cavità per le tre sorgenti indicate.<br />

Consideriamo come varia nel tempo il numero di atomi nel livello eccitato<br />

N2 Tenuto conto che al tempo t =0tutti gli N atomi si trovano nello stato<br />

fondamentale l’equazione differenziale<br />

− dN2<br />

dt = N2A +(N2 − N1)Bρ = N2 (A +2Bρ) − NBρ<br />

ha la soluzione<br />

(69)<br />

N2 (t) = NBρ<br />

(1 − exp (− (A +2Bρ)) t)<br />

A +2Bρ<br />

(70)<br />

A tempi brevi t ¿ (A +2Bρ) la frazione di atomi eccitati cresce linearmente col<br />

tempo<br />

N2 (t)<br />

' Bρt<br />

N<br />

essendo attivo il solo processo di assorbimento. A tempi lunghi t À (A +2Bρ)<br />

si raggiunge uno stato stazionario con<br />

N2 (∞)<br />

N<br />

'<br />

Bρ<br />

. (71)<br />

A +2Bρ<br />

Quando si raggiunge questa condizione gli atomi contengono la quantità di energia<br />

costante<br />

N2~ω = NBρ~ω<br />

A +2Bρ =<br />

Nρ~ω<br />

(~ω3 /π2c3 )+2ρ<br />

e termina il trasferimento di energia dalla radiazione. L’effetto dell’interazione<br />

tra luce e atomi è una ridistribuzione delle direzioni spaziali dei fotoni .<br />

Se è dominante il processo di emissione spontanea allora A À Bρ e N2 (∞) /N '<br />

Bρ/A e la frazione di atomi eccitati è proporzionale all’intensità <strong>della</strong> luce incidente.<br />

Al crescere dell’intensità Bρ/A →∞, l’emissione indotta diventa sempre


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 125<br />

più importante e la frazione di atomi eccitati tende a diventare indipendente dall’intensità<br />

poichè N2 (∞) /N → 1/2. Dal regjme lineare si passa ad un regime di<br />

non linearità. Asintoticamente si giunge alla saturazione <strong>della</strong> transizione atomica<br />

con N2 = N1 = N/2. Questi effetti di saturazione sono solitamente trascurabili<br />

negli eseperimenti che usano fasci di luce ordinari, ma divengono importanti se il<br />

fascio di luce è generato da un laser.<br />

Quando il fascio di luce incidente è spento, l’energia contenuta negli atomi<br />

viene restituita per emissione spontanea. Il processo di decadimento segue la<br />

legge esponenziale<br />

exp (−At) .<br />

N2 (t) =N 0 2<br />

Abbiamo già visto come τ =1/A siadenominatalavitamediaradiativaofluorescente<br />

<strong>della</strong> transizione. L’osservazione di questa emissione fluorescente è il<br />

mezzo sperimentale per misurare il coefficiente di Einstein A.<br />

Vogliamo ora studiare come è attenuata la luce in una cavità di spessore finito.<br />

L’eq.(71) può essere riscritta nella forma (d’ora in poi N1 ed N2 si riferiscono allo<br />

stato stazionario)<br />

N2A ~ω =(N − 2N2)Bρ ~ω =(N1 − N2)Bρ ~ω<br />

in cui la rapidità N2A ~ω con cui l’energia è diffusa per emissione spontanea è<br />

eguale alla differenza tra la rapidità N1Bρ ~ω con cui l’energia è assorbita e la<br />

rapidità N2Bρ ~ω con cui l’energia è restituita per emissione indotta.<br />

Abbiamo visto che le righe corrispondenti alle transizioni atomiche hanno<br />

una larghezza finita con una distribuzione spettrale F (ω) attorno alle frequenze<br />

discrete dello spettro. La frazione degli atomi che emettono o assorbono con<br />

una frequenza compresa tra ω e ω + dω èdatadaF (ω) dω. Assumeremo che la<br />

funzione di distribuzione sia normalizzata a 1<br />

Z ∞<br />

dω F (ω) =1.<br />

−∞<br />

La luce si propaghi lungo l’asse z e suddividiamo la cavità in volumi elementari<br />

di area a edispessoredz. L’energia del fascio nel volume elementare con<br />

frequenza compresa tra ω e ω+dω èdatadaρ dω adz.SeV è il volume <strong>della</strong> cavità<br />

allora la frazione degli atomi contenuta nel volume elementare è adz/V.La<br />

rapidità con cui varia l’energia <strong>della</strong> radiazione incidente nel volume elementare<br />

èallora<br />

da cui<br />

∂<br />

∂t (ρ dω adz)=− (N1 − N2) F (ω) dω Bρ ~ω (adz/V)<br />

∂ρ<br />

∂t = − (N1 − N2) F (ω) Bρ ~ω/ V. (72)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 126<br />

Per ottenere il coefficiente di assorbimento K dobbiamo passare dalla densità di<br />

energia ρ alla intensità I. Per farlo applichiamo l’equazione di continuità per il<br />

flusso di energia al volume elementare: entra in esso l’energia per unità di area<br />

nell’unità di tempo Idω , esce l’energia per unità di area e per unità di tempo<br />

(I + ∂I/∂z · dz) dω<br />

− ∂<br />

(ρ dω adz)=<br />

∂t<br />

µ<br />

I − I − ∂I<br />

<br />

dω adz<br />

∂z<br />

da cui<br />

∂ρ ∂ I<br />

= = div I~ez.<br />

∂ t ∂ z<br />

Tenuto conto che ρ = Iη/c la (72) diventa<br />

∂ I<br />

∂ z = − (N1 − N2) F (ω) Bη ~ω/ Vc· I (73)<br />

In regime stazionario N1 −N2 nel volume elementare è una funzione dell’intensità<br />

locale secondo la (71)<br />

N2 = NBρ<br />

A +2Bρ , N1 = N<br />

ela(72)dà<br />

µ<br />

1 − NBρ<br />

<br />

A +2Bρ<br />

µ<br />

1<br />

1+<br />

I<br />

2BIη<br />

<br />

∂ I<br />

Ac ∂ z<br />

, N2 − N1 =<br />

= − NB~ωηF (ω)<br />

Vc<br />

NA<br />

A +2BIη/c<br />

(74)<br />

in cui la dipendenza da ω è essenzialmente determinata da F .<br />

A basse intensità, quando domina il processo di emissione spontaneo rispetto<br />

all’emissone indotta, possiamo trascurare il secondo termine tra parentesi e l’integrazione<br />

dell’equazione fornisce la legge di decadimento esponenziale<br />

I (z) =I0e −Kz<br />

con<br />

NB~ωηF (ω)<br />

K =<br />

Vc<br />

(75)<br />

che è il coefficiente di assorbimento cercato. La normalizzazione a 1 <strong>della</strong> distribuzione<br />

in frequenza <strong>della</strong> riga implica che<br />

Z<br />

Kc NB<br />

dω =<br />

η~ω V<br />

L’altro caso limite è quello di luce molto intensa in regime di saturazione<br />

con l’emissione indotta come processo dominante. In questo caso trascuriamo


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 127<br />

il secondo termine tra parentesi e l’integrazione fornisce un decremento lineare<br />

dell’intensità con la distanza attraversata nella cavità<br />

NA~ωF (ω)<br />

I (z) − I0 = − · z (76)<br />

2V<br />

con una costante di proporzionalità che questa volta è determinata dal coefficiente<br />

A, invece <strong>della</strong> decrescita esponenziale, molto più rapida, determinata da<br />

B dell’altro caso limite.<br />

L’equazione (73) implica che affinchè l’intensità cresca con la distanza occorre<br />

che N2 >N1, condizione che è denominata inversione di popolazione. E’ evidente<br />

che essa non è possibile all’equilibrio termico, nè , come si è visto, si può ottenere<br />

per assorbimento risonante alla frequenza di transizione tra due stati.<br />

L’inversione di popolazione si può ottenere se intervengono altri lvelli di energia.<br />

Il processo più semplice è quello che coinvolge tre livelli che supporremo<br />

non degeneri.<br />

Il livello 3 è lo stato fondamentale, e i livelli 1 e 2 sono il primo ed il secondo<br />

stato eccitato dell’atomo. Un fascio di luce di densità di energia ρP èusato<br />

per eccitare la transizione 3→2, in modo che un certo numero N2 di atomi è<br />

nello stato 2. Un fascio di luce usato a questo scopo è detto di pompa. La<br />

frazione di atomi N2/N del numero di atomi pompati nel livello alto è solitamente<br />

piccola, tipicamente dell’ordine di uno su un milione, cosicchè la transizione 3→2,<br />

è lontana dalla condizione di saturazione. Un atomo nel livello 2 può emettere<br />

facendo transizioni verso il basso 2→1 o2→3, un atomo nel livello 1 può decadere<br />

nello stato fondamentale 3. Mostreremo che per valori opportuni dei coefficienti<br />

di Einstein, è possibile ottenere la condizione N2 >N1, amplificando così la luce<br />

di frequenza ω =(E2 − E1) /~.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 128<br />

Oltre al contributo di energia del fascio di pompa, supporremo che sia presente<br />

anche luce con densità di energia ρ alla frequenza ω e che solo i tre livelli siano<br />

popolati in modo tale che<br />

N1 + N2 + N3 = N. (77)<br />

Le equazioni per le tre velocità sono<br />

dN2<br />

dt = −N2A21 − N2A23 + ρ P B23 (N3 − N2) − ρB21 (N2 − N1)<br />

dN1<br />

dt = N2A21 − N1A13 + ρB21 (N2 − N1) (78)<br />

dN3<br />

dt = N2A23 + N1A13 − ρ P B23 (N3 − N2)<br />

Per la (77) la somma delle tre velocità è zero. Nello stato stazionario ciascuna<br />

delle singole velocità è nulla e si possono calcolare le tre popolazioni N1,N2,N3<br />

in termini di N,ρ, ρ P . Le espressioni che si ottengono sono complicate e le caratteristiche<br />

fondamentali dello stato stazionario possono essere meglio messe in<br />

evidenza se si considera la quantità<br />

r = ρ P B23 (N3 − N2) /N velocità di pompaggio<br />

come una quantità indipendente dalle popolazioni,che è assegnata a priori dicendo<br />

che Nr è la velocità netta con cui gli atomi sono spostati dal livello 3 al livello<br />

2 dalla pompa, essendo r un parametro esterno. Con questa semplificazione lo<br />

stato stazionario si ottiene dalle equazioni<br />

N2 (A21 + B21ρ)=N1 (A13 + B21ρ) (79)<br />

N2A23 + N1A13 = Nr<br />

dalle quali è immediatamente evidente che N2 >N1 se è soddisfatta la condizione<br />

A21


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 129<br />

nel regime opposto di saturazione la crescita è lineare con la distanza. Infatti<br />

sostituendo i valori di N1 ediN2 delle (80) nella (73) si ha<br />

µ<br />

1<br />

1+<br />

I<br />

I<br />

<br />

∂I<br />

= G (81)<br />

∂z<br />

dove<br />

e<br />

G =<br />

La soluzione generale <strong>della</strong> (81) è<br />

Ic<br />

Ic = A13 (A23 + A21)<br />

A13 + A23<br />

r (A13 − A21)<br />

A13 (A23 + A21)<br />

log I<br />

I0<br />

+ I − I0<br />

Ic<br />

c<br />

ηB21<br />

(82)<br />

NB21~ωηF (ω)<br />

. (83)<br />

Vc<br />

= Gz<br />

che nei due limiti di bassa e di alta intensità diviene<br />

I (z)=I0 exp (Gz) per I ¿ Ic<br />

I (z)=I0 + IcGz per I À Ic.<br />

L’amplificatore <strong>della</strong> luce che abbiamo descritto è il laser a tre livelli. Sono<br />

possibili altri laser che usano schemi di livelli atomici più complessi di quello che<br />

abbiamo esposto<br />

.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 130<br />

2.7 L’assorbimento <strong>della</strong> radiazione nella materia : effetto<br />

Compton, produzione di coppie e effetto fotoelettrico<br />

In questo paragrafo vogliamo studiare l’assorbimento <strong>della</strong> radiazione quando<br />

essa non è in risonanza con le transizioni atomiche ma ha una frequenza molto<br />

più alta (raggi X o gamma). Daremo rapidi cenni dei tre processi fondamentali:<br />

effetto Compton, produzione di coppie e effetto fotolettrico.<br />

I fotoni trasportano non solo energia ma anche la quantità di moto ~ ~ k. La<br />

principale evidenza sperimentale è offerta dall’effetto Compton. Se fotoni X attraversano<br />

la materia la radiazione diffusa ha due componenti: una con la stessa<br />

lunghezza d’onda del fascio incidente, l’altra con una lunghezza d’onda maggiore.<br />

Compton giustificò la comparsa <strong>della</strong> componente modificata trattando l’interazione<br />

tra i fotoni X e gli elettroni del bersaglio come un processo d’urto nel<br />

quale i fotoni intervengono come particelle di energia ~ω edimomentoh ~ k. Gli<br />

elettroni sono considerati come particelle classiche e relativistiche con momento<br />

p ed energia<br />

E =<br />

q<br />

(m0c 2 ) 2 + p 2 c 2<br />

dove m0 è la massa a riposo dell’elettrone. Se l’elettrone ha inizialmente momento<br />

nullo e indichiamo con ~ k 0 il vettore d’onda del fotone diffuso la conservazione <strong>della</strong>


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 131<br />

quantità di moto implica che<br />

ovvero<br />

~p = ~ ~ k − ~ ~ k 0<br />

p 2<br />

~ 2 = k2 + k 02 − 2kk 0 cos θ<br />

dove θ è l’angolo tra le direzioni di ~ k edi ~ k0 . La conservazione dell’energia dà<br />

~ck + m0c 2 = ~ck 0 q<br />

+ (m0c2 ) 2 + p2c2 ovvero<br />

p2 ~ 2 =(k− k0 ) 2 +2(k− k 0 ) m0c<br />

~<br />

In definitiva<br />

kk 0 (1 − cos θ) =(k− k 0 ) m0c<br />

~<br />

che in termini di lunghezze d’onda diviene<br />

λ 0 − λ = h<br />

(1 − cos θ) . (84)<br />

m0c<br />

L’accordo <strong>della</strong> (84) con le misure è ottimo. La riga non modificata è presumibilmente<br />

dovuta allo scattering di tutto l’atomo; se m0 è sostituito dalla massa<br />

dell’atomo si ottiene un ∆λ molto piccolo essendo la massa dell’atomo molte<br />

migliaia di volte maggiore di quella dell’elettrone. Si definisce lunghezza d’onda<br />

di Compton dell’elettrone la quantità<br />

λc = h<br />

m0c ' 2.4 × 10−10 cm.<br />

La descrizione completa in elettrodinamica quantistica conduce alla formula<br />

di Klein-Nishina per la sezione d’urto<br />

µ 2 e<br />

σ =2π<br />

m0c2 2 ½<br />

1+x<br />

x2 · ¸<br />

2(1+x) 1<br />

− log (1 + 2x)<br />

1+2x x<br />

+ 1<br />

1+3x<br />

log (1 + 2x) −<br />

2x (1 + 2x) 2<br />

¾<br />

A basse frequenze diventa<br />

σ ∼ 8π<br />

3<br />

con x = ~ω<br />

.<br />

m0c2 µ e 2<br />

m0c 2<br />

2<br />

(1 − 2x)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 132<br />

che per x che tende a zero è la sezione d’urto di Thomson σT : il limite classico<br />

per le cariche libere. Alle alte frequenze x À 1<br />

µ 2 e<br />

σ ∼ π<br />

m0c2 2 µ<br />

1<br />

log 2x +<br />

x<br />

1<br />

<br />

.<br />

2<br />

e la sezione d’urto Compton tende a zero al crescere di ω.<br />

Ad energie di pochi MeV il processo di assorbimento dominante è la produzione<br />

di coppie. E’ un fatto degno di nota che un fotone di energia abbastanza<br />

grande, ~ω > 2m0c2 , possa “materializzarsi” in un elettrone ed un positrone.<br />

Quest’ultimo può essere appropriatamente chiamato “antielettrone”; ha la stessa<br />

massa dell’elettrone e lo stesso spin, ma la sua carica e il suo momento magnetico<br />

hanno segno opposto a quelli dell’elettrone. Tale materializzazione può avvenire<br />

solo in presenza di una terza particella, il nucleo, ad esempio il nucleo, poichè le<br />

conservazioni dell’energia e del momento non possono aver luogo per il processo<br />

γ → e+e + . Per rendercene conto senza dover fare un lungo calcolo di cinematica,<br />

consideriamo il processo inverso e + e + → γ nel riferimento del centro di massa.<br />

L’elettrone ed il positrone hanno momenti eguali ed opposti, e lo stato finale ha<br />

un energia E =2 p m2 0c4 + p2c2 e momento 0. Un fotone di energia E deve avere<br />

un momento E/c. Se è presente un nucleo, esso può assorbire momento ed energia(perunnucleopesantedimassaMquesta<br />

energia può essere piccola eguale<br />

all’incirca a p2 /2M), rendendo possibile bilanciare energia e momento. L’elettrodinamica<br />

quantistica fornisce la descrizione completa del processo e <strong>della</strong> sua<br />

sezione d’urto che ha una soglia per ~ω =2m0c2 ∼ 1MeV e cresce con ω.<br />

Un ultimo importante contributo all’assorbimento <strong>della</strong> radiazione nella materia<br />

è l’effetto fotoeletrrico che avviene quando l’energia del fotone è più grande<br />

dell’energia di ionizzazione dell’atomo e l’elettrone è eccitato nel continuo. La<br />

velocità di transizione del processo si ottiene dalla regola aurea di Fermi (60)<br />

Γ = 2π<br />

Z 3 Vd ~pe<br />

~ (2π~) 3 |Mf1| 2 µ<br />

δ ~ω − EB − p2 <br />

e<br />

(85)<br />

2m<br />

= 2π<br />

Z<br />

VdΩ<br />

~ (2π~) 3<br />

Z µ 2 pe mpe d |Mf1|<br />

2m<br />

2 µ<br />

δ ~ω − EB − p2 <br />

e<br />

2m<br />

= 2πV<br />

Z<br />

~<br />

dΩ mpe 2<br />

3<br />

|Mf1|<br />

(2π~)<br />

in cui m è la massa dell’elettrone, la funzione delta rappresenta la conservazione<br />

dell’energia, EB ha l’ordine di grandezza dell’energia di legame dell’elettrone<br />

all’atomo, e nell’ultima riga pe ha il valore che annulla l’argomento <strong>della</strong> delta<br />

pe = p 2m (~ω − EB) .<br />

L’elemento di matrice è dato da<br />

e<br />

mc<br />

µ 2 1/2 Z<br />

2π~c<br />

d<br />

ωV<br />

3 ~r ψ ∗ f (~r)~ε · ~pei~ k·~r<br />

ψi (~r) (86)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 133<br />

per un’onda piana con polarizzazione ~ε e di intensità corrispondente ad un fotone<br />

nel volume V ,e dove ψi e ψf somo le funzioni d’onda degli stati iniziale e<br />

finale dell’elettrone. Lo stato iniziale, se consideriamo un atomo idrogenoide e<br />

supponiamo l’elettrone nello stato fondamentale, è<br />

ψi (~r) = 1<br />

µ<br />

Z<br />

√<br />

π<br />

a0<br />

3/2<br />

exp (−Zr/a0) . (87)<br />

La funzione d’onda dello stato finale è una soluzione dell’equazione di Schrõdinger<br />

del potenziale coulombiano con E>0 che, sebbene possa essere scritta in forma<br />

chiusa, rende complicata la valutazione dell’elemento di matrice (86) . Se l’energia<br />

del fotone è molto più grande dell’energia di ionizzazione, allora l’interazione<br />

residua dell’elettrone uscente con lo ione che si lascia dietro è trascurabile rispetto<br />

alla energia cinetica dell’elettrone e possiamo approssimare ψf con un’onda piana.<br />

Se vi è un atomo nel volume V, la normalizzazione dello stato finale è relativa a<br />

quel volume e<br />

ψf (~r) = 1<br />

µ <br />

i~pe · ~r<br />

√ exp . (88)<br />

V ~<br />

Questa approssimazione semplifica il calcolo dell’integrale (86) poichè ψf è<br />

ora una autofunzione dell’operatore momento ~p appartenente all’autovalore ~pe<br />

D ¯<br />

f ¯~ε · ~pe i~ ¯ E D ¯<br />

k·~r ¯<br />

¯<br />

¯ i = ~ε · ~pe f ¯e i~ ¯ E<br />

k·~r ¯ i<br />

Il modulo quadro dell’elemento di matrice è<br />

|Mfi| 2 ³<br />

e<br />

´ 2 2π~c<br />

'<br />

mc<br />

2 µ 3<br />

1 1 Z<br />

· (~ε · ~pe)<br />

ωV V π a0<br />

2<br />

¯Z<br />

¯<br />

× ¯ d 3 µ µ <br />

¯<br />

~pe<br />

¯2<br />

~r exp i ~ k − · ~r exp (−Zr/a0) ¯<br />

~<br />

¯ (89)<br />

La velocità di transizione è proporzionale a 1/V : vi è un singolo fotone nel<br />

volume V . Per avere il flusso di un fotone per centimetro quadro dobbiamo avere<br />

una densità di fotoni di 1/c per centimetro cubo ( in modo tale che un cilindro<br />

con una base di area unitaria e altezza c, corrispondente ad un intervallo di tempo<br />

di un secondo, contenga un fotone), cioè dobbiamo moltiplicare Γ per V/c. La<br />

sezione d’urto differenziale è data allora da<br />

dσ V 2π mpe<br />

= Γ =<br />

dΩ c ~ (2π~) 3<br />

³<br />

e<br />

´ 2 2π~c<br />

mc<br />

2 µ 3<br />

1 Z<br />

(~ε · ~pe)<br />

ω π a0<br />

2<br />

(90)<br />

× 1<br />

¯Z<br />

¯<br />

c ¯ d 3 µ µ <br />

¯<br />

~pe<br />

¯2<br />

~r exp i ~ k − · ~r exp (−Zr/a0) ¯<br />

~<br />

¯<br />

In questa espressione dΩ è l’angolo solido verso il quale punta ~pe. Integrandosu<br />

tutte le direzioni si ottiene la sezione d’urto totale σ per l’effetto fotoelettrico.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 134<br />

Se gli atomi del bersaglio hanno una densità di N atomi per centimetro cubo,<br />

allora in uno strato di materiale del bersaglio di area A edispessoredx vi sono<br />

NAdx atomi. Ciascun atomo ha la sezione d’urto σ per il porocesso considerato<br />

e l’area totale effettiva che il bersaglio presenta al fascio incidente è NAdxσ. Se<br />

nel fascio incidente vi sono n particelle allora la frazione di esse che interagiscono<br />

col bersaglio nello spessore dx èdatada<br />

particelle interagenti<br />

particelle incidenti<br />

= area effettiva<br />

area totale<br />

cioè<br />

dn<br />

= −NAdxσ = −Nσ dx<br />

n A<br />

(91)<br />

in cui il segno - indica che le particelle sono rimosse dal fascio. Integrando si ha<br />

n = n0e −Nσx<br />

(92)<br />

in cui n0 è il numero delle particelle nel fascio incidente e n (x) è il numero delle<br />

particelle che restano nel fascio dopo che esso ha attraversato uno sperssore x.<br />

La quantità λ =1/N σ ha le dimensioni di una lumghezza ed è chiamata libero<br />

cammino medio. Vi è un libero cammino medio per effetto fotoelettrico, per<br />

produzione di coppie e così via.<br />

Per avere un’idea dell’ordine di grandezza dei liberi cammini medi, notiamo<br />

che N = N0ρ/A dove N0 =6.02 × 10 23 èilnumerodiAvogadro,ρ èladensità<br />

in grammi per centimetri cubici ed A è il peso atomico. Le sezioni d’urto per<br />

le collizioni molecolari possono essere stimate dalle proprietà dei gas e risultano<br />

essere dell’ordine di 10 −16 cm 2 , consistenti con le dimensioni atomiche dell’ordine<br />

di 10 −8 cm. La sezione d’urto per l’effetto fotoelettrico è molto più piccola, come<br />

vedremo.Se la sezione d’urto è misurata in barns (1 barn=10 −24 cm 2 ) allora il<br />

libero cammino medio in centimetri è dato da<br />

λ = 1<br />

Nσ<br />

= A<br />

ρ<br />

A<br />

=<br />

ρ<br />

1.67<br />

σ [barn] .<br />

1<br />

6.02 × 10 −23 σ [cm 2 ]<br />

Per calcolare l’integrale che compare nell’espressione <strong>della</strong> sezione d’urto, differenziamo<br />

rispetto a µ l’integrale<br />

da cui Z<br />

Z<br />

d 3 −i∆r e−µr<br />

re<br />

r =<br />

d 3 re −i∆r e −µr =<br />

4π<br />

µ 2 + ∆ 2<br />

8πµ<br />

(µ 2 + ∆2 2 .<br />

)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 135<br />

Combinando insieme i fattori abbiamo<br />

dove<br />

dσ<br />

dΩ =32Z5 a 2 0<br />

~∆ =<br />

pec<br />

~ω<br />

µ ~ε · ~pe<br />

mc<br />

³<br />

~ ~ ´<br />

k − ~pe<br />

~<br />

= (~pγ − ~pe)<br />

2<br />

1<br />

³<br />

Z2 + a2 0 ~ ∆2 ~<br />

´ 2<br />

(93)<br />

~ ~ ∆ è il momento trasferito dal fotone all’elettrone. Per energie abbastanza al<br />

disopra di quelle di legame<br />

e<br />

pec<br />

~ω<br />

µ 2<br />

~ε · ~pe<br />

mc<br />

~ω = EB + p2 e<br />

2m ' p2 e<br />

2m<br />

' 2pe<br />

µ<br />

~ε ·<br />

mc<br />

∧<br />

<br />

~pe<br />

~∆ 2 = 1<br />

~ 2<br />

" µ~ω 2<br />

− 2<br />

c<br />

~ω<br />

c pe<br />

' 1<br />

~ 2<br />

·<br />

p 2 µ 2 p ∧<br />

e<br />

e − ~pγ ·<br />

mc<br />

∧<br />

~pe<br />

' p2e ~ 2<br />

µ<br />

1 − ve<br />

∧<br />

~pγ ·<br />

c<br />

∧<br />

<br />

~pe<br />

dove ∧ indica il vettore unitario. Allora<br />

dσ<br />

dΩ =64Z5 a 2 ³ ´<br />

pe<br />

0<br />

mc<br />

dσ<br />

dΩ =<br />

∧<br />

~pγ · ∧<br />

~pe +p 2 #<br />

e<br />

¸<br />

µ<br />

~ε· ∧<br />

2<br />

~pe<br />

·<br />

Z2 + p2e α2m2c2 µ<br />

1 − ve<br />

c<br />

64 Z 5 α 8 a 2 0<br />

·<br />

(αZ) 2 + p2 e<br />

m 2 c 2<br />

¡ ¢ pe<br />

mc<br />

µ<br />

~ε· ∧<br />

~pe<br />

µ<br />

1 − ve<br />

c<br />

2<br />

∧<br />

~pγ · ∧<br />

¸4 ~pe<br />

∧<br />

~pγ · ∧<br />

¸4 ~pe<br />

(94)<br />

Se scegliamo l’asse z come direzione di propagazione del fotone e prendiamo come<br />

assi x ed y le direzioni ~ε (1) e ~ε (2) delle sue due polarizzazioni e scriviamo<br />

∧<br />

~pe= (sinθ cos φ, sin θ sin φ, cos θ)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 136<br />

allora<br />

µ<br />

~ε (1) · ∧<br />

2<br />

~pe =sin 2 θ cos 2 φ ;<br />

µ<br />

~ε (2) · ∧<br />

2<br />

~pe =sin 2 θ sin 2 φ<br />

elamedia del numeratore sulle due direzioni di polarizzazione (vogliamo calcolare<br />

la sezione d’urto per fotoni non polarizzati) è<br />

Tenuto conto che<br />

µ<br />

~ε· ∧<br />

~pe<br />

2<br />

= 1 ¡ ¢ 2 2 2 2 1<br />

sin θ cos φ +sinθ sin φ =<br />

2<br />

2 sin2 θ<br />

∧<br />

~pγ · ∧<br />

~pe= cosθ<br />

e indicando con E = p 2 e/2m l’energia dell’elettrone si ha infine<br />

dσ<br />

dΩ =<br />

32 √ 2Z 5 α 8 a 2 0 (E/mc 2 ) 1/2 sin 2 θ<br />

£ (αZ) 2 +(2E/mc 2 )(1− (ve/c)cosθ) ¤4<br />

(95)<br />

Per elementi leggeri ~ω À EB ecioèEÀmc2 (αZ) 2 /2 per un intervallo ragionevolmente<br />

grande di energie e la (95) si semplifica in<br />

dσ<br />

dΩ =2√2Z 5 α 8 a 2 µ<br />

E<br />

0<br />

mc2 −7/2<br />

sin2 θ<br />

(1 − (ve/c)cosθ) 4<br />

(96)<br />

Il fattore che precede la dipendenza angolare può essere messo in una forma più<br />

espressiva<br />

2 √ 2Z 5 α 8 a 2 0<br />

µ<br />

E<br />

mc2 −7/2<br />

=32a 2 0Z5α 8<br />

µ 7<br />

c<br />

=32<br />

ve<br />

³ ´<br />

a0<br />

2<br />

α<br />

Z<br />

µ αZc<br />

nella quale compare come area dell’atomo (a0/Z) 2 , la costante di struttura fine<br />

α che misura l’accoppiamento <strong>della</strong> carica con il campo elettromagetico ed infine<br />

una potenza piuttosto alta del rapporto tra la velocità iniziale orbitale dell’elettrone<br />

αZc con quella finale ve dell’elettrone espulso dall’atomo che fa calare<br />

rapidamente la sezione d’urto al crescere dell’energia del fotoelettron˙e.<br />

Il fattore angolare si annulla nella direzione di incidenza del fotone come<br />

conseguenza <strong>della</strong> polarizzazione trasversa del fotone. Viceversa il denominatore<br />

anche per valori moderati di ve/c tende a piegare la distribuzione angolare verso<br />

direzione di incidenza<br />

ve<br />

7


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 137<br />

.<br />

v/c=0<br />

v/c=0.5<br />

sin 2 θ<br />

(1−(v/c)cosθ) 4<br />

Ovviamente occorrono calcoli più dettagliati al crescere dell’energia del fotone<br />

nella regione relativistica, mentre a bassa energia, quando l’energia del fotone è<br />

dell’ordine di grandezza dell’energia di legame, l’approssimazione di trattare la<br />

funzione d’onda dell’elettrone uscente come onda piana viene meno. La (96)<br />

non mostra come l’effetto fotoelettrico sia un processo a soglia che comincia ad<br />

avvenire quando l’energia del fotone è più grande dell’energia di ionizzazione<br />

degli elettroni meno legati <strong>della</strong> shell più esterna dell’atomo. In figura si riporta<br />

la sezione d’urto per effetto fotoelettrico dei raggi X del Platino come coefficiente<br />

di assorbimento di massa Nσ/ρ in finzione <strong>della</strong> lunghezza d’onda<br />

Come si vede σ cresce rapidamente con la lumghezza d’onda λ eperciòdecresce<br />

con la frequenza e quindi con l’energia del fotone. Compaiono salti caratteristici<br />

denominati edge, corrispondenti alle energie delle shell n =1(edge K),<br />

n =2(edge L) e così via. Gli edge hanno una struttura fine, ad esempio nella<br />

figura l’edge L è suddiviso nei tre edge LI,LII eLIII. E’ verificata approssimativamente<br />

la legge empirica di Moseley, che colloca le energie degli edge a<br />

2<br />

(Z − σn)<br />

E =13.6<br />

n2 eV<br />

dove σn sonole“costantidischermo”: glielettroniinternidegliatomisimuovono<br />

in un potenziale Coulombiano effettivo dovuto alla carica (Z − σn) e, doveσn ¿<br />

Z. Con buona approssimazione σ1 =2 eperilFeconZ =26, | E1| =7.8 KeV,<br />

per il Cs con Z =55, | E1| =38.2 KeV e per per il Pb con Z =82, | E1| =<br />

87 KeV. Analogamente per la shell L, n =2,sihaσ2 =9.4 e, per esempio, l’energia<br />

di legame di un elettrone <strong>della</strong> shell L del Pb è 17.9KeV.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 138<br />

La figura che segue mette a confronto i tre effetti considerati: quello fotoelettrico,<br />

Compton e di produzione di coppie. L’energia è misurata in unità dell’energia<br />

dell’elettrone mc 2 =0.51 MeV. Su questa scale la sezione d’urto per effetto<br />

fotoelettrico dell’Alluminio è trascurabile.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 139<br />

2.8 Regole di selezione per gli atomi a molti elettroni.<br />

Spettri X<br />

Vogliamo generalizzare le regole di selezione che abbiamo ottenute nel caso di elettroni<br />

indipendenti in un potenziale centrale al caso in cui la transizione avviene<br />

tra stati in cui siano stati inclusi gli effetti di molti corpi, dovuti all’interazione<br />

elettrostatica residua e allo spin-orbita, e non più tra stati di singola particella. Il<br />

termine di interazione col campo elettromagnetico in approssimazione semiclas-<br />

sica è<br />

W (t) =<br />

NX<br />

j=1<br />

e<br />

mc ~ A (~rj,t) · ~pj<br />

dove N è il numero degli elettroni dell’atomo (N = Z per un atomo neutro).<br />

In approssimazione di dipolo elettrico la velocità di transizione sarà determinata<br />

dall’elemento di matrice<br />

hϕf| W 0 DE |ϕii = −ie ωfi<br />

ω E<br />

NX<br />

~ε ·hϕf| ~rj |ϕii<br />

incuiglistatiinizialiefinali sono autostati del momento angolare totale, e cioè<br />

di ~ J 2 ediJz, insieme ad altri osservabili i cui atovalori indicheremo complessivamente<br />

con γ. In termini dell’operatore momento di dipolo totale<br />

NX<br />

~D = −e ~rj<br />

j=1<br />

j=1


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 140<br />

la velocità di transizione per fotone è<br />

4ωfi3 wfi =<br />

3c2 ¯D<br />

¯<br />

α ¯ γ<br />

e2 0 ,J 0 ,M 0 ¯<br />

j ¯ ~ ¯ E¯<br />

¯ ¯¯ 2<br />

D¯<br />

γ,J,Mj .<br />

Osservandocheleregoledicommutazionedellecomponentidi ~ D con le componenti<br />

di ~ J sono<br />

[D α,Jβ] =iD γ [D α,Jα] =0<br />

con (αβγ) una permutazione ciclica di (xyz)possiamo applicare il solito teorema<br />

sulla rappresentazione di un operatore vettoriale sulla base del momento angolare.<br />

Tenendo conto anche di quanto abbiamo già visto per l’effetto Stark e che le<br />

combinazioni lineari<br />

D1 = Dx + iDy D−1 = Dx − iDy D0 = Dz<br />

descrivono le due polarizzazioni circolari e quella lineare si ottengono le regole di<br />

selezione<br />

∆J =0, ±1<br />

∆MJ =0, ±1<br />

dove però la transizione<br />

J =0↔ J 0 =0<br />

non è permessa poichè si deve avere anche M = M 0 =0e l’unico.elemento di<br />

matrice diagonale diverso da zero è quello di D0 che essendo proporzionale a M è<br />

nullo. Sotto l’operazione di parità ~ D cambia segno e poichè gli stati atomici sono<br />

autostati <strong>della</strong> parità gli elementi di matrice del dipolo si annullano a meno che<br />

gli stati iniziali e finali non abbiano parità opposta (Regola di Laporte). Notiamo<br />

che il valore di J non è legato alla parità e ciò consente la regola ∆J =0, mentre<br />

per un singolo elettrone in un campo centrale si deve avere ∆l 6= 0avendo gli<br />

stati parità (−1) l ).<br />

Nello schema di accoppiamento LS anche ~ L 2 e ~ S 2 sono conservati e<br />

D<br />

J 0 L 0 S 0 M 0 J<br />

¯ ~ ¯ E<br />

¯<br />

D¯<br />

JLSMJ = δSS0 e oltre alle regole su J e MJ si deve avere che<br />

D<br />

J 0 L 0 SM 0 J<br />

¯ ~ ¯ E<br />

¯<br />

D¯<br />

JLSMJ<br />

∆S =0<br />

∆L =0, ±1 (L =0↔ L 0 =0non è permessa).<br />

Il caso più comune è quello in cui nell’atomo cambia l’orbitale di un solo elettrone.<br />

Se l’orbitale ha un momento angolare di numero quantico lj, la discussione<br />

per il singolo elettrone mostra che<br />

∆lj = ±1


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 141<br />

eilcaso∆lj =0non è permesso poichè la parità dell’atomo deve cambiare. Se due<br />

opiùconfigurazioni sono mescolate fortemente in un particolare stato, allora più<br />

elettroni possono fare simultaneamente una transizione sebbene un solo fotone sia<br />

emesso o assorbito, ma questa è una circostanza insolita che non considereremo.<br />

A titolo di illustrazione mostriamo in figura le transizioni tra i termini (5s5d) 3DJ e (5s5p) 3PJ dello stronzio.Le energie sono riferite allo stato fondamentale (5s2 ) 1S0 ed espresse in cm−1 .<br />

Gli elettroni di valenza, a cui si riferiscono queste considerazioni, si muovono<br />

in un campo effettivo che a grandi distanze si approssima al campo Coulombiano<br />

di una carica unitaria +e. Le energie di legame di questi elettroni sono dell’ordine<br />

delle energie di legame del’idrogeno e cioè di pochi elettron-volt. Le transizioni<br />

tra gli stati eccitati degli elettroni di valenza danno luogo a righe la cui frequenza<br />

è al più quella <strong>della</strong> luce nel visibile. Per avere emissione di raggi X, con lunghezze<br />

◦<br />

d’onda da 0.1 a 10 A,occorre estrarre un elettrone da una delle shell interne bombardando,<br />

ad esempio, una sostanza con elettroni veloci che ionizzano alcuni dei<br />

suoi atomi. Supponiamo che venga creata, in questo modo, una vacanza nella<br />

shellK.Successivamenteunelettronediunashellpiùalta,L,M,... riempiràla<br />

vacanza facendo una transizione radiativa. Ne risulta uno spettro di emissione<br />

a righe i cui fotoni hanno energie che vanno da alcuni KeV a poche centinaia di<br />

KeV. Le righe che si originano da una vacanza nella shell K vengono denominate<br />

Kα, Kβ, Kγ,... e corrispondono alle transizioni L→K, M→K, N→K, essendo la<br />

riga Kα quella più intensa.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 142<br />

I primi esperimenti di Moseley nel 1913 enel1914 stabilirono che la radice<br />

quadrata <strong>della</strong> frequenza <strong>della</strong> riga Kα è proporzionale al numero atomico. Storicamentequestofudigrandeimportanzaperchèlemisuresonoconsistenticon<br />

la formula dell’energia predetta dal modello di atomo di Bohr pubblicato nel<br />

1913. Serie di righe simili indicate con Lα, Lβ, Lγ,..., al crescere <strong>della</strong> frequenza,<br />

nascono da transizioni che riempiono una vacanza nella shell L.<br />

La struttura dello spettro X può essere spiegata tenendo conto che un elettrone<br />

mancante, una buca, in una shell piena è equivalente ad un singolo elettrone<br />

nella corrispondente shell vuota. Naturalmente questa equivalenza è a meno del<br />

segno: per rimuovere un elettrone dall’atomo occorre dare energia. Se le energie<br />

di legame di un elettrone è negativa allora l’energia per generare una buca è<br />

positiva.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 143<br />

Gli spettri X sono simili a quelli dei metalli alcalini con i livelli caratterizzati<br />

dai numeri quantici di un singolo elettrone e possono essere interpretati con diagramma<br />

dei termini del tipo di quello mostrato in figura.<br />

n l j<br />

1 0 1/2<br />

2 0 1/2<br />

2 1 1/2<br />

2 1 3/2<br />

3 0 1/2<br />

3 1 1/2<br />

3 1 3/2<br />

3 2 3/2<br />

3 2 5/2<br />

Righe K<br />

Righe L<br />

Termine<br />

K S1/2 L I 2 S1/2<br />

1/2<br />

L II 2 P 1/2<br />

L III 2 P3/2<br />

M I 2 S1/2<br />

M II 2 P 1/2<br />

M III 2 P3/2<br />

M IV 2 D 3/2<br />

M V 2 D5/2<br />

In questo schema lo zero del’energia corrisponde allo stato fondamentale dell’atomo<br />

neutro e le energie <strong>della</strong> lacuna sono date approssimativamente da<br />

Z2 1<br />

n2 − Z4 2α2 n3 µ<br />

3 1<br />

4 n −<br />

<br />

1<br />

j +1/2<br />

usando le formule dell’energia per un atomo idrogenoide con le cariche efficaci<br />

Z1 = Z − σ1,Z2 = Z − σ2. Lacostantedischermoperlospin-orbitaèin<br />

genere più piccola di quella sull’interazione coulombiana con il nucleo σ2 < σ1 e<br />

Z2 >Z1. Notiamo che termini con lo stesso j ma con l diverso hanno energie<br />

diverse poichè lo schermo σ1 dipende dai numeri quantici n ed l: l’interazione<br />

media tra gli elettroni rende il potenziale sferico ma non coulombiano. Lo spinorbita<br />

è proporzionale a (Z − σ2) 4 e il doppietto Kα1,Kα2 che si origina dalle<br />

transizioni LIII → K e LII → K<br />

è risolto sempre di più al crescere di Z. La struttura fine degli edge in funzione<br />

di Z è mostrata in figura


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 144<br />

Si noti come la separazione tra LI e LII cresca con Z molto più lentamente<br />

di quella tra LII eLIII eindefinitiva questo diagramma mostra come σ1 tenda<br />

a rimanere costante. La figura che segue mette a confronto lo spettro di assorbimento<br />

con quello di emissione. Si noti come alle righe è sovrapposto uno spettro<br />

continuo prodotto dal frenamento degli elettroni che, interagendo con la sostanza,<br />

perdono energia emettendo fotoni con continuità fino alla frequenza massima<br />

νmax = eV<br />

h<br />

dove V èladifferenza di potenziale che accelera gli elettroni. Se l’elettrone perde<br />

tutta la sua energia emettendo un solo fotone, questo avra un energia data proprio<br />

da hνmax. Gli edge sono i limiti delle serie di righe spettrali che appaiono per


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 145<br />

la creazione di lacune nelle sottoshell corrispondenti. Non appena νmax scende<br />

al disotto <strong>della</strong> frequenza corrispondente ad un edge scompare le serie spettrale<br />

avente per limite quell’edge.<br />

Resta da dire, infine, che con l’emissione di raggi X compete l’effetto Auger,<br />

già discusso per l’elio, poichè gli stati eccitati dello ione prodotto dalla espulsione<br />

dell’elettrone sono autoionizzanti, cioè, per effetto dell’interazione elettroneelettrone,<br />

possono diseccitarsi ionizzandosi ulteriormente e rilasciando un’altro


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 146<br />

elettrone. La probabilità di questo processo non radiativo decresce al crescere<br />

<strong>della</strong> carica nucleare. Per atomi leggeri l’effetto Auger prevale nettamente su<br />

quello di emissione radiativa. Il confronto tra i due canali di diseccitazione può<br />

essere fatto considerando il coefficiente<br />

η =<br />

Numero di atomi che emettono fotoni X<br />

Numero di atomi ionizzati<br />

il cui andamento in funzione di Z è mostrato in figura<br />

La spettroscopia dei fotoelettroni fornisce una tecnica di indagine degli stati<br />

energetici degli elettroni interni degli atomi e costituisce l’applicazione moderna<br />

dell’effetto fotoelettrico.<br />

Il campione viene irraggiato con fotoni X di una data frequenza. Gli elettroni<br />

rilasciati hanno una energia cinetica corrispondente alla differenza tra l’energia del<br />

fotone X e l’energia di legame dell’elettrone nell’atomo. Poichè si può misurare la<br />

velocità dell’elettrone con grande precisione (meno di 1 eV) si riescono ad apprezzare<br />

gli effetti sull’energia di legame di un elettrone interno di un atomo dovuto<br />

agli altri atomi che lo circondano. Ciò consente l’analisi <strong>della</strong> sua composizione<br />

chimica con il metodo ESCA (Electron Spectroscopy for Chemical Analysis).


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 147<br />

3 Molecole


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 148<br />

3.1 Separazione tra moti elettronici e moti nucleari: approssimazione<br />

a nuclei fissi ed approssimazione adiabatica<br />

Una molecola è un stato legato di più atomi e perciò consiste di un certo numero<br />

di nuclei atomici con elettroni che circolano attorno ad essi. Trovare gli stati<br />

stazionari di un sistema così complesso è un problema molto difficile. E’ reso più<br />

semplice dalla seguente circostanza: la massa degli elettroni è molto più piccola<br />

di quella dei nuclei mentre le forze a cui sono soggetti sono dello stesso ordine<br />

di grandezza. Ne segue che il moto dei nuclei è molto più lento di quello degli<br />

elettroni, e, con buona approssimazione, il moto elettronico e quello nucleare possono<br />

essere trattati separatamente. Infatti, in prima approssimazione gli elettroni<br />

“vedono” i nuclei come centri di forza fissi e il loro stato dinamico è quello di un<br />

sistema di elettroni che circolano attorno ai nuclei fissi. Dato che questi ultimi si<br />

muovono lentamente, lo stato dinamico degli elettroni segue adiabaticamente la<br />

graduale evoluzione del potenziale che determina il moto. Per contro gli elettroni<br />

compiono numerose rivoluzioni durante uno spostamento apprezzabile dei nuclei,<br />

e risentono solo in media <strong>della</strong> presenza dei nuclei: Il moto dei nuclei si ottiene<br />

con buona approssimazione sostituendo la loro interazione con gli elettroni con<br />

il suo valore medio su un gran numero di rivoluzioni elettroniche. L’applicazione<br />

di questo procedimento conduce ad una equazione di Schrödinger per i nuclei in<br />

cui gli elettroni sono completamente scomparsi. L’approssimazione su cui si basa<br />

questo metodo di separazione delle variabili si chiama approssimazione adiabatica.<br />

Prima di discutere dell’approssimazione adiabatica vale la pena di articolare<br />

la discussione precedente con una analisi semi-classica del moto nucleare con una<br />

stima per ordine di grandezza dei vari effetti in gioco.<br />

Il potenziale dell’equazione di Schrödinger dei nuclei dipende solo dalla loro<br />

mutue distanze. Poichè la molecola esiste, questo potenziale deve avere un minimo<br />

per certi ben definiti valori finiti delle distanze internucleari: questo minimo<br />

corrisponde al punto di equilibrio stabile attorno al quale i nuclei possono compiere<br />

piccole oscillazioni. A queste vibrazioni interne dei nuclei sono sovrapposti<br />

imotiditraslazione edirotazione del sistema come un tutto unico. Il moto<br />

traslatorio può essere completamente separato dagli altri introducendo il centro<br />

di massa che si muove come una particella libera la cui massa è eguale alla massa<br />

totale del sistema. Supponiamo di aver fatta questa separazione e consideriamo<br />

solo il moto di vibrazione e di rotazione dei nuclei.<br />

Sia m la massa dell’elettrone, M una massa dell’ordine di grandezza delle<br />

masse nucleari a la distanza media tra i nuclei nella molecola, gli ordini di<br />

grandezza di queste quantità sono<br />

a ' 10 −8 cm m/M ' 10 −3 –10 −5 .<br />

Se le dimensioni lineari <strong>della</strong> molecola sono dell’ordine di a, questa quantità


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 149<br />

misura anche l’ampiezza del moto elettronico. Dalle relazioni di indeterminazione<br />

il momento dell’elettrone è dell’ordine di ~/a, che corrisponde ad un’energia cinetica<br />

~ 2 /ma 2 . Questa quantità dà l’ordine di grandezza dell’energia di legame<br />

dello stato fondamentale degli elettroni ed è anche l’ordine <strong>della</strong> separazione in<br />

energia dei livelli elettronici, in definitiva:<br />

εel ' ~ 2 /ma 2 .<br />

Per quanto riguarda il moto dei nuclei consideriamo prima le rotazioni. Il<br />

momento di inerzia del sistema è dell’ordine di Ma2 e poichè il quadrato del<br />

momento angolare varia per quanti dell’ordine di ~ 2 , l’energia rotazionale varia<br />

per quanti dell’ordine di<br />

εrot ' ~ 2 /Ma 2 .<br />

In prima approssimazione le vibrazioni possono essere considerate armoniche<br />

evariareperquantidi~ω. Per valutare<br />

εvib ' ~ω<br />

occorre stimare ω. Prendiamo lo zero dell’energia potenziale alla posizione di<br />

equilibrio stabile dei nuclei. Se uno dei nuclei è portato ad una distanza a, il<br />

sistema acquista una energia potenziale 1<br />

2 Mω2 a 2 , ma così facendo stiamo separando<br />

completamente uno degli atomi dal resto e l’aumento di energia deve essere<br />

del”ordine di quella elettronica<br />

da cui ω ' ~/a 2√ Mm e<br />

Mω 2 a 2 ' ~ 2 /ma 2<br />

εvib '<br />

a2√Mm Il confronto delle tre energie dà<br />

~ 2<br />

εrot ¿ εvib ¿ εel<br />

e la grandezza relativa di un termine rispetto all’altro è espressa dal parametro<br />

κ =(m/M) 1<br />

4 di modo che<br />

εrot ' κ 2 εvib ' κ 4 εel.<br />

Ad una separazione dei livelli di ε è associata una frequenza ε/~ eneconcludiamo<br />

che il moto degli elettroni è più rapido del moto di vibrazione che a sua volta è<br />

molto più rapido di quello di rotazione dell’insieme. Il rapporto tra le frequenze<br />

di questi moti differenti è dell’ordine di κ 2 e cioè di 0.01: durante una rivoluzione<br />

completa dell’intera molecola i nuclei fanno circa 100 oscillazioni attorno alle loro<br />

posizioni di equilibrio e gli elettroni effettuano circa 10000 rivoluzioni.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 150<br />

Indichiamo con gli indici i e j i gradi di libertà degli elettroni e dei nuclei.<br />

Siano xi e Xj le coordinate degli elettroni e dei nuclei, rispettivamente, e Mj<br />

la massa del nucleo di coordinata Xj. Se Te è l’energia cinetica degli elettroni,<br />

TN quella dei nuclei e V è il potenziale di interazione tra le varie particelle nella<br />

molecola, l’Hamiltoniana molecolare è la somma di questi tra termini<br />

con<br />

TN = − X<br />

j<br />

~ 2<br />

2Mj<br />

H = TN + Te + V (97)<br />

∂ 2<br />

∂X 2 j<br />

, Te = − X<br />

i<br />

~ 2<br />

2m<br />

∂ 2<br />

∂x 2 i<br />

. (98)<br />

La somma delle interazioni coulombiane di ciascuna coppia di particelle del sistema<br />

V (x, X) è data da una certa funzione delle coordinate elettroniche e nucleari.<br />

L’Hamiltoniana più semplice<br />

H0 = Te + V (99)<br />

si ottiene dalla (97) trascurando l’energia cinetica dei nuclei. H0 è l’Hamiltoniana<br />

che si ottiene nel limite Mj →∞, e i suoi stati stazionari sono quelli di un<br />

sistema di elettroni in presenza di nuclei fissi. Poichè H0 non contiene derivate<br />

rispetto a Xj,alloraH0 e Xj commutano e per risolvere il problema agli autovalori<br />

per H0 possiamo attribuire valori definiti alle posizioni dei nuclei e cercare gli<br />

autovettori di H0 tra quelli che corrispondono a questi particolari valori delle<br />

Xj. Inchiamo con X 0 l’insieme dei numeri che rappresentano gli autovalori degli<br />

operatori di posizione dei nuclei. A ciascun insieme X 0 corrisponde un insieme<br />

di autovalori En (X 0 ) di H0 distinti dal numero quantico n. Per un dato n ed<br />

X 0 vi possono essere più autovettori linearmente indipendenti che sono elencati<br />

dall’indice addizionale s. L’equazione di Schrõdinger per H0 ha la forma<br />

H0 |nsX 0 i = En (X 0 ) |nsX 0 i . (100)<br />

Nella rappresentazione {xX} l’autovettore |nsX 0 i è rappresentato dalla funzione<br />

d’onda<br />

ϕns (x, X 0 ) δ (X − X 0 ) (101)<br />

e la funzione ϕns (x, X 0 ) è soluzione dell’equazione di Schrõdinger<br />

{TN + V (x, X 0 )} ϕns (x, X 0 )=En (X 0 ) ϕns (x, X 0 ) (102)<br />

in cui le X 0 sono semplicemente dei parametri. Questa è l’equazione degli elettroninellamolecolaquandoinucleisonofissi<br />

nelle posizioni corrispondenti alla<br />

configurazione X 0 . A ciascuna soluzione di questa equazione corrisponde una


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 151<br />

autofunzione di H0 <strong>della</strong> forma (101), e tutte le soluzioni <strong>della</strong> (102) per tutti i<br />

possibili valori di X 0 costiuisce un insieme completo di autofunzioni di H0. In<br />

quel che segue assumeremo che le ϕns (x, X 0 ), considerate come funzioni delle sole<br />

x, siano normalizzate a 1.<br />

Il problema agli autovalori (102) è analogo al problema di trovare gli stati<br />

stazionari di un atomo e può essere trattato con metodi analoghi, per esempio<br />

con quello del campo autoconsistente. Tuttavia, in questo caso vi sono più centri<br />

di forza e la simmetria degli atomi è largamente, se non totalmente distrutta.<br />

Ritornando all’Hamiltoniana molecolare completa H osserviamo che l’operatore<br />

TN accoppia gli autovettori di H0 corrispondenti a configurazioni X 0 vicine.<br />

Nella approssimazione adiabatica si trascura l’accoppiamento tra vettori con numeri<br />

quantici elettronici diversi e si suppone che n siaunbuonnumeroquantico:<br />

n ' Costante.<br />

Gli autovettori di H sono allora combinazioni lineari dei vettori |nX 0 i corrispondentiadundefinito<br />

valore di n, e sono <strong>della</strong> forma<br />

Z<br />

|nX 0 i ψ (X 0 ) dX 0 , (103)<br />

nella quale ψ (X 0 ) è una arbitraria funzione delle X 0 . Nella rappresentazione<br />

{xX} questi vettori sono rappresentati da funzioni d’onda <strong>della</strong> forma<br />

Φn (x, X) ≡ ϕn (x, X) ψ (X) (104)<br />

Le autofunzioni di H in questa approssimazione si possono ottenere applicando il<br />

metodo variazionale con Φn (x, X) come funzione di prova. Poichè i vettori (103)<br />

appartengono ad un sottospazio Sn, l’applicazione del metodo è equivalente ad<br />

un problema agli autovalori in questo sottospazio. In questo caso si ottiene una<br />

equazione di Schrõdinger per la funzione incognita ψ (X). Questa equazione<br />

corrisponde ad una Hamiltoniana, che indicheremo con Hn, cheèlaproiezione<br />

di H su Sn; essa agisce solo sulle variabili dinamiche dei nuclei. Gli autovalori di<br />

Hn sono i livelli di energia molecolari relativi al numero quantico elettronico n.<br />

Il funzionale E[Φn] deve essere minimizzato rispetto alla funzione di prova<br />

ψ (X)<br />

E[Φn]=<br />

=<br />

RR<br />

∗ ϕn (x, X) ψ∗ (X) Hϕn (x, X) ψ (X) dxdX<br />

RR<br />

|ϕn (x, X)| 2 |ψ (X)| 2 = (105)<br />

dxdX<br />

RR<br />

∗ ϕn (x, X) ψ∗ (X)(H0 + TN) ϕn (x, X) ψ (X) dxdX<br />

R<br />

|ψ (X)| 2 dX<br />

essendo R |ϕn (x, X)| 2 dx =1. Calcoliamo<br />

Z<br />

ϕ ∗ n (x, X) TN ϕn (x, X) ψ (X) dx (106)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 152<br />

usando la forma esplicita dell’energia cinetica dei nuclei<br />

TN ϕn (x, X) ψ (X) = X<br />

µ · 2 −~ ∂<br />

ϕn<br />

2Mj<br />

2ψ +2 ∂ϕn ∂ψ<br />

∂Xj ∂Xj<br />

j<br />

∂X 2 j<br />

Il primo termine dà il contributo<br />

Z<br />

ψ ∗ (X) TN ψ (X) dX.<br />

+ ψ ∂2ϕn ∂X 2 ¸<br />

. (107)<br />

j<br />

Se supponiamo che l’autofunzione ϕn (x, X) sia non degenere allora la realtà<br />

dell’Hamiltoniana H0 implica che ϕ∗ n (x, X) soddisfa la stessa equazione e quindi o<br />

iϕn èrealeoϕn +ϕ ∗ n è una soluzione reale non nulla dell’equazione di Schrõdinger<br />

di energia En (X 0 ) . Se vi sono più autofunzioni degeneri, se ne può prendere una e<br />

usarla per costruire una autofunzione reale ϕ (1)<br />

n , poi considerare il sottospazio delle<br />

autofunzioni degeneri ortogonali a ϕ (1)<br />

n e ripetere la procedura. In questo modo<br />

possiamo ottenere un insieme di autofunzioni tutte reali con energia En (X 0 ):<br />

da cui Z<br />

ϕ ∗ n (x, X) =ϕn (x, X)<br />

ϕ 2 n<br />

(x, X) dx =1<br />

e<br />

Z<br />

∂<br />

∂Xj<br />

ϕ 2 Z<br />

n (x, X) dx =2 ϕn (x, X) ∂ϕn (x, X)<br />

dx =0<br />

∂Xj<br />

(108)<br />

mentre Z<br />

ϕn (x, X) ∂2ϕn (x, X)<br />

∂X 2 Z µ 2<br />

∂ϕn (x, X)<br />

dx = −<br />

dx.<br />

j<br />

∂Xj<br />

La (108) implica che il secondo termine <strong>della</strong> (107) è nullo e il terzo termine può<br />

essere espresso come Z<br />

ψ ∗ (X) E (1)<br />

n (X) ψ (X) dX<br />

dove<br />

E (1)<br />

n (X) = X<br />

µ 2 ~<br />

2Mj ∂Xj<br />

j<br />

In questo modo ci siamo ricondotti al funzionale<br />

R ³<br />

∗ ψ (X) TN + En (X)+E<br />

E[Φn] ≡ E [ψ] =<br />

(1)<br />

R<br />

|ψ (X)| 2 dX<br />

Z µ ∂ϕn (x, X)<br />

2<br />

dx.<br />

n<br />

´<br />

(X) ψ (X) dX<br />

la cui minimizzazione rispetto a ψ (X) è equivalente alla soluzione del problema<br />

agli autovalori dell’Hamiltoniana nucleare Hn<br />

Hnψ (X) = ¡ TN + En (X)+E (1)<br />

n (X)¢ ψ (X) =Eψ (X) (109)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 153<br />

dove E è l’energia totale <strong>della</strong> molecola 1 . I tre termini <strong>della</strong> (109) possono essere<br />

interpretati facilmente.<br />

L’energia potenziale En (X) èlamediadiH0 , cioè, è la somma dell’interazione<br />

mutua dei nuclei e del valore medio dell’energia degli elettroni nello stato quantico<br />

n corrispondente ad una determinata configurazione X dei nuclei. En (X) ha un<br />

minimo assoluto per certi punti X0,corrispondenti alla configurazione di equilibrio<br />

stabile per la figura formata dai nuclei.<br />

Gli altri due termini provengono dalla energia cinetica dei nuclei mediata<br />

sullo stato dinamico degli elettroni, che dà oltre all’energia cinetica propria, TN,<br />

un termine di energia potenziale E (1)<br />

n (X), che costituisce una piccola correzione<br />

al potenziale En (X) . Infatti per separare un atomo dal resto <strong>della</strong> molecola lo<br />

dobbiamo portare ad una distanza dell’ordine di a dalla sua posizione di equilibrio;<br />

cioè un incremento di ∆X ' a è necessario per trasformare la funzioneϕn in una<br />

funzione ϕ0 ortogonale ad essa<br />

Z µ 2 Z µ 0 2 Z 0 2 2 ∂ϕn (x, X)<br />

ϕ (x) − ϕn (x)<br />

ϕ (x)+ϕn (x)<br />

dx '<br />

dx =<br />

∂X<br />

a<br />

a2 Ne segue che<br />

E (1)<br />

n (X) ' ~2<br />

Ma 2<br />

è una quantità positiva dell’ordine di grandezza dei quanti rotazionali.<br />

3.2 Oscillazioni delle molecole<br />

' 1<br />

.<br />

a2 In generale il moto dei nuclei nella molecola è costituito dalla cosidette piccole<br />

oscillazioni che essi compiono attorno alla loro configurazione di equilibrio. Nella<br />

Hamiltoniana Hn le piccole oscillazioni corrispondono all’approssimazione armonica<br />

che si ottiene sviluppando En (X) in serie di potenze attorno alla posizione di<br />

equilibrio X0 e arrestando lo sviluppo al secondo ordine<br />

¡ 0<br />

En (X1,X2...X3N)=En X1,X 0 2...X 0 ¢<br />

3NX<br />

µ <br />

∂En<br />

3N +<br />

∂Xj<br />

j=1<br />

Xj=X 0 ¡<br />

Xj − X<br />

j<br />

0¢ j +<br />

+ 1<br />

3NX<br />

3NX<br />

µ 2 ∂ En<br />

2 ∂Xj∂Xk<br />

j=1 k=1<br />

Xj=X 0 j ,Xk=X 0 ¡<br />

Xj − X<br />

k<br />

0 ¢¡<br />

j Xk − X 0 ¢<br />

k + ...<br />

dove abbiamo supposto che nella molecola ci siano N atomi. Poichè la configurazione<br />

X0 è quella di equilibrio stabile allora<br />

3NX<br />

µ <br />

∂En<br />

=0<br />

∂Xj<br />

j=1<br />

Xj=X 0 j<br />

1 Si può procedere come abbiamo già fatto in ripetute occasioni variando |ψi e conservando<br />

le variazioni al primo ordine rispetto a |δψi. Si mette capo alla equazione hδψ |Hn| ψi+c.c.=0<br />

che equivalente alla (109).


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 154<br />

scegliendo lo zero dell’energia in En (X 0 1 ,X0 2 ...X0 3N ), En èdatadallaformaquadrat-<br />

ica<br />

con<br />

En = 1<br />

2<br />

3NX<br />

j=1<br />

Vjk =<br />

3NX ¡<br />

Vjk Xj − X 0 j<br />

k=1<br />

µ ∂ 2 En<br />

∂Xj∂Xk<br />

<br />

¢¡<br />

Xk − X 0¢ k<br />

Xj=X 0 j ,Xk=X 0 k<br />

Questa forma quadratica è definita positiva ed è resa diagonale da una trasformazione<br />

ortogonale O (tale che O−1 ≡ e O) con autovalori non negativi ω2 l :<br />

³<br />

OV e ´<br />

O = ω 2 l δlm.<br />

La trasformazione lineare di coordinate<br />

χk = p Mk<br />

¡<br />

Xk − X 0¢ k =<br />

lm<br />

3NX<br />

OkjQj<br />

j=1<br />

Ql =<br />

3NX<br />

fOlkχk<br />

definisce delle coordinate collettive, dette normali, nelle quali Hn si separa in 3N<br />

hamiltoniane di oscillatori armonici indipendenti e conviene passare alla matrice<br />

dinamica<br />

Poichè<br />

l’equazione di Schrödinger diventa<br />

− ~2<br />

2<br />

X<br />

kjl<br />

eOkj e Okl<br />

l<br />

Djk =<br />

Vjk<br />

p .<br />

MjMk<br />

∂<br />

=<br />

∂χk<br />

X ∂Ql ∂<br />

=<br />

∂χk ∂Qk<br />

X<br />

∂2ψ +<br />

∂Qj∂Ql<br />

l<br />

fOlk<br />

∂<br />

∂Qk<br />

k=1<br />

Ã<br />

!<br />

1 X<br />

DkjOklOjmQlQm − E ψ =0<br />

2<br />

kjlm<br />

etenutocontoche<br />

X<br />

eOkj<br />

kjl<br />

e ∂<br />

Okl<br />

2ψ =<br />

∂Qj∂Ql<br />

X<br />

Ã<br />

X<br />

Ojk<br />

jl k<br />

e !<br />

∂<br />

Okl<br />

2ψ =<br />

∂Qj∂Ql<br />

X<br />

jl<br />

X<br />

DkjOklOjmQlQm = X<br />

eOlkDkjOjmQlQm = X<br />

kjlm<br />

si ha<br />

X<br />

l<br />

·<br />

− ~2<br />

2<br />

kjlm<br />

∂ 2<br />

∂Q 2 l<br />

+<br />

µ 1<br />

2 ω2 l<br />

lm<br />

δjl<br />

∂ 2 ψ<br />

∂Qj∂Ql<br />

= X<br />

l<br />

δlmω 2 l QlQm = X<br />

ω<br />

l<br />

2 l Q 2 l<br />

¸<br />

− E ψ (Q1,Q2...Q3N) =0<br />

∂ 2 ψ<br />

∂Q 2 l


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 155<br />

che si separa in 3N oscillatori armonici indipendenti<br />

·<br />

− ~2 ∂<br />

2<br />

2<br />

∂Q2 µ<br />

1<br />

+<br />

l 2 ω2 ¸<br />

l − El ψl (Ql) =0<br />

con<br />

E = E1 + E2 + ... + E3N ; ψ = ψ1 (Q1) ψ2 (Q2) ...ψ3N (Q3N)<br />

Il sistema classico corrispondente ha la Lagrangiana<br />

L = X<br />

µ 2<br />

Mj dXj<br />

− En (X1,X2...X3N)<br />

2 dt<br />

etenutocontoche<br />

kjl<br />

j<br />

p dXk<br />

Mk<br />

dt =<br />

3NX<br />

j=1<br />

dQj<br />

Okj<br />

dt .<br />

la medesima trasformazione O rende diagonale l’energia cinetica<br />

à !<br />

X dQj dQl<br />

X X dQj dQl<br />

X dQj dQl<br />

OkjOkl = eOlkOkj = δlj<br />

dt dt dt dt dt dt<br />

e mette capo a 3N lagrangiane indipendenti<br />

jl<br />

k<br />

Lj = 1<br />

2<br />

µ dQj<br />

dt<br />

2<br />

− 1<br />

2 ω2 j Q 2 j<br />

jl<br />

= X<br />

l<br />

µ 2<br />

dQl<br />

dt<br />

con L = P<br />

j Lj. L’analisi delle oscillazioni normali <strong>della</strong> molecola è la medesima<br />

siaseessaètrattatacomeunsistemaclassicosiaselasiconsideracomeun<br />

sistema quantistico.<br />

Poichè la molecola è un sistema di particelle mutuamente interagenti non<br />

tutti i gradi di libertà hanno un carattere oscillatorio. Oltre ai movimenti di oscillazione<br />

degli atomi attorno alla posizione di equilibrio la molecola in blocco può<br />

compiere un moto traslazionale ed uno di rotazione. Alla traslazione corrispondono<br />

3 gradi di libertà, ed altrettanti alla rotazione e dei 3n gradidilibertàdi<br />

una molecola con n atomi solo 3n − 6 corrispondono a moti di oscillazione.Se la<br />

molecola è lineare non ha senso considerare le rotazioni attorno alla retta su cui<br />

sono disposti gli atomi e i suoi gradi di libertà rotazionali sono solo 2 essendo<br />

3n − 5 quelli oscillatori.<br />

In termini degli spostamenti dalle posizioni di equilibrio uj l’approssimazione<br />

armonica dà luogo alle equazioni del moto<br />

Mj<br />

d 2 uj<br />

dt<br />

2 = − X<br />

k<br />

Vjkuk<br />

(110)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 156<br />

e i modi normali si ottengono come soluzioni <strong>della</strong> forma u = Ajeiωt dove le<br />

ampiezze Aj soddisfano il sistema lineare algebrico di equazioni<br />

X ¡ ¢<br />

2<br />

−ω δjk + Vjk/Mj Ak =0<br />

k<br />

e la diagonalizzazione <strong>della</strong> matrice dinamica Vjk/Mj fornisce le frequenze dei<br />

modi propri.<br />

Per eliminare il moto del centro di massa occorre porre eguale zero la quantità<br />

di moto totale <strong>della</strong> molecola. Poichè questa condizione significa immobilità del<br />

centro di massa <strong>della</strong> molecola, la si può esprimere dicendo che le tre coordinate<br />

di quest’ultimo sono costanti. Posto ~ri = ~rio + ~ui (dove ~ri0 è la posizione immobile<br />

di equilibrio dell’atomo i-esimo e ~ui lo spostamento da questa posizione), la<br />

condizione<br />

NX<br />

NX<br />

Mi~ri = costante =<br />

implica che<br />

i=1<br />

i=1<br />

Mi~rio<br />

NX<br />

Mi~ui =0. (111)<br />

i=1<br />

Queste tre condizioni sono compatibili con le equazioni (110) poichè il tensore<br />

delle costanti di forza Vjk deve essere tale che le tre componenti cartesiane <strong>della</strong><br />

forza totale agente sul centro di massa sono nulle.<br />

Per eliminare la rotazione <strong>della</strong> molecola occorre annullare il momento angolare.<br />

Il momento angolare non è la derivata totale rispetto al tempo di una<br />

funzione delle coordinate e quindi non si riesce ad esprimere, in generale, questa<br />

condizione come una relazione lineare tra gli spostamenti come abbiamo fatto<br />

per il moto del centro di massa con la (111). Per le piccole oscillazione questo è<br />

invece possibile . Infatti se nel momento angolare trascuriamo come infinitesimi<br />

di ordine superiore i prodotti ~ui × (d~ui/dt) si ha<br />

~L =<br />

NX<br />

i=1<br />

Mi~ri × d~ri<br />

dt '<br />

NX<br />

i=1<br />

Mi~r0i × d~ui<br />

dt<br />

e quindi la relazione lineare tra gli spostamenti<br />

= d<br />

dt<br />

NX<br />

Mi~roi × ~ui<br />

i=1<br />

NX<br />

Mi~roi × ~ui =0 (112)<br />

i=1<br />

implica l’annullarsi del momento angolare.<br />

Per classificare i modi normali si ricorre alle trasformazioni di simmetria che<br />

lasciano invariate le posizioni di equilibrio dei nuclei. Questa analisi viene condotta<br />

con la teoria dei gruppi. Senza entrare in queste complicazioni matematiche<br />

si possono trarre, comunque, alcune conclusioni con ragionamenti elementari.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 157<br />

Se tutti gli n atomi <strong>della</strong> molecola sono su un piano è facile contare quanti<br />

sono i modi normali che lasciano gli atomi nel piano e quelli in cui essi escono<br />

fuori. In un moto piano si hanno 2n gradi di libertà di cui due di traslazione ed<br />

uno di rotazione e le oscillazioni con spostamenti nel piano sono 2n − 3. Irestanti<br />

(3n − 6) −(2n − 3) = n − 3 gradi di libertà si riferiscono ad oscillazioni che fanno<br />

uscire gli atomi dal piano.<br />

In una molecola lineare i moti oscillatori che lasciano gli atomi lungo la retta<br />

sono n − 1, togliendo il grado di libertà traslazionale. Quelli che portano gli<br />

atomi fuori dalla retta sono allora (3n − 5) − (n − 1) = 2n − 4, dovendo levare gli<br />

altri due gradi traslazionali e i due gradi di libertà rotazionali attorno alla retta.<br />

Ognuna di queste 2n −4 frequenze è doppiamente degenere. Infatti le oscillazioni<br />

che lasciano gli atomi tutti nello stesso piano sono (2n − 3) − (n − 1) = n − 2<br />

avendo eliminato le oscillazioni che lasciano gli atomi allineati. Oscillazioni che<br />

avvengono in piani mutuamente ortiogonali sono indipendenti e questo esaurisce<br />

i modi mormali essendo 2 × (n − 2) = 2n − 4: quindi gli spostamenti degli altri<br />

modi normali debbono stare tutti sullo stesso piano ed ogni modo è due volte<br />

degenere.<br />

Oscillazioni di una molecola simmetrica triatomica<br />

Supponiamo che l’energia potenziale <strong>della</strong> molecola lineare ABA dipenda solo<br />

dalle distanze AB e BA e dall’angolo [ABA. Iniziamo a considerare i modi normali<br />

che lasciano gli atomi allineati. Le equazioni di Newton per gli spostamenti lungo<br />

l’asse <strong>della</strong> molecola sono<br />

relative all’energia potenziale<br />

U = 1<br />

d<br />

MA<br />

2u1 dt2 = k1 (u2 − u1)<br />

d<br />

MB<br />

2u2 d<br />

MA<br />

2u3 dt2 = k1 (u2 − u3)<br />

dt 2 = k1 (u1 − u2)+k1 (u3 − u2) (113)<br />

2 k1 (u1 − u2) 2 + 1<br />

2 k1 (u2 − u3) 2<br />

(114)<br />

in cui gli atomi laterali interagiscono col solo atomo centrale e non tra loro.<br />

Cerchiamo i modi propri o normali ponendo ui = Aieiω t , ω2 1A = k1/MA, ω2 1B =<br />

k1/MB e risolvendo il sistema lineare per le ampiezze<br />

⎛<br />

ω<br />

⎝<br />

2 1A − ω2 −ω2 1A 0<br />

−ω2 1B 2ω2 1B − ω2 −ω2 1B<br />

0 −ω2 1A ω2 1A − ω2 ⎞ ⎛<br />

⎠ ⎝<br />

A1<br />

A2<br />

A3<br />

⎞<br />

⎠ =0. (115)<br />

L’equazione secolare corrispondente<br />

¡ 2<br />

ω1A − ω 2¢ 2¡ 2<br />

2ω1B − ω 2¢ −2ω 2 1Aω2 ¡ 2<br />

1B ω1A − ω 2¢ =ω 2 ¡ ω 2 1A − ω2¢¡ ω 2 − ¡ 2ω 2 1B + ω2 ¢¢<br />

1A =0


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 158<br />

ha i tre autovalori ω2 ! =0, ω2 2 = ω2 1A , ω2 3 =2ω2 1B + ω2 1A . Il primo corrisponde al<br />

moto del centro massa essendo l’autovalore corrispondente A1 = A2 = A3. Nella<br />

seconda oscillazione normale l’atomo centrale resta fermo mentre i due atomi<br />

laterali oscillano in opposizione di fase A2 =0, A1 = −A3. Nella terza gli atomi<br />

laterali oscillano in fase tra loro ma in opposizione di fase con quello centrale<br />

essendo A1 = A3 = − (ω2 1A/2ω2 1B) A2.<br />

La matrice le cui colonne sono gli autovettori normalizzati a 1 è la matrice<br />

ortogonale che genera la trasformazione alle coordinate normali<br />

⎛<br />

1/<br />

O = ⎝<br />

√ 3 1/ √ 2 −ω2 1A/ p 2ω4 1A +4ω4 1B<br />

1/ √ 3 0 2ω2 1B/ p 2ω4 1A +4ω4 1B<br />

1/ √ 3 −1/ √ 2 −ω2 A /p2ω4 1A +4ω4 ⎞<br />

⎠ .<br />

1B<br />

Con tre atomi allineati ci debbono essere 3 × 3 − 5=4modi propri di cui<br />

uno che sposta gli atomi in direzione ortogonale all’asse che è due volte degenere.<br />

Se usassimo la forma data dall’equazione (114) con gli spostamenti in direzione<br />

y ortogonale all’asse x dei tre atomi, ed eventualmente con una diversa costante<br />

di forza k2, ritroveremmoimodibec. Mailmodob,conglispostamenti<br />

ruotatidi90 ◦ nello stesso verso, è incompatibile con l’equazione (112) e quindi<br />

non c’è perchè ha un momento angolare non nullo in assenza di forze esterne. Per<br />

le oscillazioni ortogonali si l’approssimazione di considerare le sole interazioni a<br />

primi vicini è inadeguata.<br />

Gli spostamenti trasversali y1,y2 e y3 nascono dal piegarsi <strong>della</strong> molecola per<br />

piccoli scostamenti δ dell’angolo [ABA da π<br />

δ = 1<br />

l [(y1 − y2)+(y3 − y2)]


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 159<br />

e l’approssimazione armonica dà una energia potenziale<br />

U = 1<br />

2 k2l 2 δ 2 = 1<br />

2 k2[(y1 − y2)+(y3 − y2)] 2<br />

che non è quadratica in (y1 − y2) e (y3 − y2) ma attraverso il termine 2(y1 − y2)<br />

(y3 − y2) accoppia gli spostamenti degli atomi 1 e 3. Le equazioni di Newton sono<br />

allora<br />

U = 1<br />

2 k2l 2 δ 2 = 1<br />

2 k2[(y1 − y2)+(y3 − y2)] 2<br />

le cui equazioni di Newton sono<br />

d<br />

MA<br />

2y1 d<br />

MB<br />

2y1 dt 2 = k2 (2y2 − y1 − y3)<br />

dt 2 =2k2 (2y2 − y1 − y3)<br />

d<br />

MA<br />

2y3 dt2 = k2 (2y2 − y1 − y3)<br />

da cui y1 = y3 . L’equazione secolare è<br />

¯ 2ω2 2A − ω2 −2ω2 2A<br />

−4ω2 2B 4ω2 2B − ω2 ¯ =0<br />

la frequenza del modo normale è data da ω 2 4 =2(2ω 2 2B + ω 2 2A) edinuovoA1 =<br />

A3 = − (ω 2 2A /2ω2 2B ) A2. Questo modo indicato in figura con d ha esattamente la<br />

simmetria che si ottiene ruotando gli spostamenti del modo c di 90 ◦ ,sebbenele<br />

frequenze corrispondenti ω 2 3 e ω 2 4 siano diverse.<br />

3.3 La molecola ione idrogeno e l’approssimazione di combinazione<br />

lineare di orbitali atomici (LCAO)<br />

La più semplice molecola concepibile è la molecola ione idrogeno costituita da due<br />

protoni ed un solo elettrone. L’Hamiltoniana a nuclei fissi per questo elettrone è<br />

H = − ~2<br />

2m ∇2 e<br />

−<br />

2<br />

¯<br />

¯~r − ~ e<br />

¯<br />

−<br />

R/2¯<br />

2<br />

¯<br />

¯~r + ~ ¯<br />

R/2¯<br />

+ e2<br />

R<br />

(116)<br />

dove i protoni si trovano in ~ R/2 ed - ~ R/2 e l’elettrone in ~r. In questa hamiltoniana<br />

la repulsione tra i protoni e 2 /R compare come un termine costante, R svolge il<br />

ruolo di un parametro, e il problema agli autovalori da risolvere è quello di<br />

He = − ~2<br />

2m ∇2 − e2<br />

−<br />

r1<br />

e2<br />

r2<br />

(117)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 160<br />

¯<br />

in cui r1 = ¯~r + ~ ¯ ¯<br />

¯ ¯<br />

R/2¯<br />

ed r2 = ¯~r − ~ ¯<br />

R/2¯<br />

sono le distanze dell’elettrone dai due<br />

protoni. Le autofunzioni e gli autovalori di He possono essere calcolati esattamente,<br />

in modo analitico, passando dalle coordinate cartesiane a quelle ellittiche<br />

nelle quali il laplaciano è separabile. Questo sistema di coordinate è definito da<br />

un asse su cui è assegnata una coppia di punti P1 e P2: la posizione di un punto P<br />

dello spazio è individuata in modo univoco dalla posizione angolare ϕ del piano<br />

passante per P1,P2 e P e dalla ellisse e dall’iperbole che su questo piano hanno<br />

come fuochi i punti P1 e P2 e si intersecano nel punto P . Queste due coniche sono<br />

specificate univocamente dalla coppia di parametri<br />

e<br />

µ = r1 + r2<br />

R<br />

ν = r1 − r2<br />

R<br />

Lo jacobiano <strong>della</strong> trasformazione<br />

0 ≤ ϕ ≤ 2π.<br />

1 ≤ µ


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 161<br />

Non daremo i dettagli <strong>della</strong> separazione delle variabili e ci limitiamo ad osservare<br />

che nel limite di R → 0, He diventa l’Hamiltoniana dell’atomo di Elio<br />

ionizzato una volta con lo spettro<br />

En = − 4<br />

Rydberg.<br />

n2 Se consideriamo invece il limite opposto e cioè quando i due protoni sono<br />

molto lontani tra loro osserviamo che quando l’elettrone è vicino al protone 1 in<br />

− ~ R/2, se R À a0 (a0 raggio di Bohr) allora<br />

e2 '<br />

r2<br />

e2<br />

R<br />

e l’Hamiltoniana a nuclei fissi diventa quella di un atomo di idrogeno collocato<br />

in − ~ R/2<br />

H ' − ~2<br />

2m ∇2 e<br />

−<br />

2<br />

¯<br />

¯~r + ~ ¯<br />

.<br />

R/2¯<br />

Siamo così condotti a ritenere che una combinazione lineare degli orbitali 1s centrati<br />

sui protoni in P1 e P2 sia una approssimazione ragionevole dello stato fondamentale<br />

di H. Nella approssimazione LCAO (Linear Combination of Atomic<br />

Orbitals) si usa questa combinazione lineare come funzione di prova ψ (r) applicando<br />

ad H il metodo variazionale. Gli orbitali 1s centrati in P1 e P2 sono dati<br />

da<br />

ϕ1(r)= 1<br />

³ ¯<br />

p exp − ¯~r +<br />

3 πa0 ~ ¯ ´<br />

¯<br />

R/2¯<br />

/a0 = 1<br />

p e<br />

3 πa0 −r1/a0 (118)<br />

ϕ2(r)= 1<br />

³ ¯<br />

p exp − ¯~r −<br />

3 πa0 ~ ¯ ´<br />

¯<br />

R/2¯<br />

/a0 = 1<br />

p e<br />

3 πa0 −r2/a0<br />

e<br />

ψ(r) =c1ϕ1(r)+c2ϕ2 (r) (119)<br />

dove i coefficienti <strong>della</strong> combinazione lineare sono parametri variazionali ottenuti<br />

rendendo stazionario il valore di aspettazione di H<br />

hHi = hψ|H|ψi<br />

hψ|ψi .<br />

Poichè |ψ > varia in un sottospazio, minimizzare rispetto a c1 e c2 è<br />

equivalente a diagonalizzare H nel sottospazio con base |ϕ1 >, |ϕ2 >.<br />

Tenendo conto che gli stati ϕ1(r) e ϕ2(r) sononormalizzatia1manonsono<br />

ortogonali, la minimizzazione di si ha risolvendo il sistema lineare omogeneo<br />

2X<br />

2X<br />

cj hϕi|H|ϕji = E cj < ϕi|ϕj >.<br />

j=1<br />

j=1


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 162<br />

Ponendo<br />

si ha<br />

Sij = < ϕi|ϕj ><br />

Hij = hϕi|H|ϕji<br />

(H11 − ES11) c1 +(H12 − ES12) c2 =0<br />

(H21 − ES21) c1 +(H22 − ES22) c2 =0<br />

che ha una soluzione non nulla se<br />

¯ H11<br />

¯<br />

− ES11 H21 − ES21 ¯<br />

H21 − ES21 H22 − ES22<br />

¯ =0.<br />

IvaloripropriEpossibilisono le radici di una equazione di secondo grado. Poichè<br />

per ragioni di simmetria<br />

allora<br />

le cui radici sono<br />

essendo<br />

S11 = S22 =1<br />

S12 = S21 = S<br />

H11 = H22<br />

H12 = H21<br />

(H11 − E) 2 =(H12 − SE) 2<br />

H11 − E± = ± (H12 − SE±)<br />

E± = H11 ∓ H12<br />

1 ∓ S<br />

c1 ± c2 =0<br />

(120)<br />

c1 = ∓c2. (121)<br />

La quantità S è denominata integrale di sovrapposizione<br />

Z<br />

S = d 3 r ϕ1 (r) ϕ2 (r) = 1<br />

πa3 Z<br />

d<br />

0<br />

3 r exp (− (r1 + r2) /a0) .<br />

Il calcolo di S viene grandemente semplificato dall’uso delle coordinate ellittiche<br />

S = 1<br />

πa3 Z +∞ Z +1 Z 2π<br />

dµ dν dϕ<br />

0 1<br />

−1 0<br />

R3 (µ 2 − ν2 )<br />

exp (−µR/a0) =<br />

8<br />

µ 3 Z +∞ µ<br />

R<br />

=2<br />

dµ µ<br />

a0 1<br />

2 − 1<br />

<br />

exp (−µR/a0) =<br />

3<br />

"<br />

=exp(−R/a0) 1+ R<br />

+ 1<br />

µ #<br />

2<br />

R<br />

(122)<br />

3<br />

a0<br />

a0


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 163<br />

L’elemento di matrice diagonale H11 èdatoda<br />

¿ ¯<br />

hϕ1 |H| ϕ1i = ϕ1<br />

¯<br />

p<br />

¯<br />

2<br />

¯<br />

e2 ¯<br />

− ¯<br />

2m r1<br />

¯ ϕ1<br />

À ¿ ¯<br />

− ϕ1<br />

¯<br />

e<br />

¯<br />

2<br />

¯<br />

r2<br />

¯ ϕ1<br />

À<br />

+ e2<br />

R hϕ1|ϕ1i<br />

Il primo termine è l’energia dello stato fondamentale dell’idrogeno −EH = −e2 /2a0.<br />

Il secondo è denominato integrale di Coulomb C .Corrisponde all’energia di interazione<br />

elettrostatica classica che avrebbe la carica −e distribuita con la densità<br />

ϕ1 2 centrata in P1con il protone di carica +e in P2. Come per S il calcolo di C<br />

è agevole in coordinate ellittiche<br />

Z<br />

C = − d 3 r ϕ 2 1 (r) e2<br />

= − 1<br />

Z<br />

d 3 r exp (−2r1/a0) e2<br />

=<br />

Z +∞<br />

r2<br />

Z +1<br />

= − e2<br />

πa3 dµ dν<br />

0 1<br />

−1<br />

µ 2 Z +∞<br />

R<br />

= −EH<br />

dµ<br />

a0<br />

1<br />

πa3 0<br />

Z 2π<br />

0<br />

Z +1<br />

−1<br />

dϕ R3 (µ 2 − ν 2 )<br />

8<br />

r2<br />

exp (− (µ + ν) R/a0)<br />

dν (µ + ν)exp(− (µ + ν) R/a0) =<br />

2<br />

(µ − ν) R =<br />

= −EH 2 a0<br />

R [1 − exp (−2R/a0)(1+R/a0)] = EH · γ (R/a0) (123)<br />

In definitiva<br />

H11 = −EH + C + e2<br />

(124)<br />

R<br />

Notiamo che limR→∞ C = −e2 /R echelimR→∞ H11 = −EH.<br />

L’altroelementodimatrice<br />

¿ ¯<br />

hϕ1 |H| ϕ2i = ϕ1<br />

¯<br />

p<br />

¯<br />

2<br />

¯<br />

e2 ¯<br />

− ¯<br />

2m r2<br />

¯ ϕ2<br />

À ¿ ¯<br />

− ϕ1<br />

¯<br />

e<br />

¯<br />

2<br />

¯<br />

r1<br />

¯ ϕ2<br />

À<br />

+ e2<br />

R hϕ1|ϕ2i<br />

richiede il calcolo <strong>della</strong> quantità A = − < ϕ1|e2 /r1|ϕ2 > denominata integrale di<br />

risonanza che con l’ausilio delle coordinate ellittiche è dato da<br />

A = −EH 2 exp(−R/a0)(1+R/a0) =EH · α (R/a0) . (125)<br />

Questa denominazione nasce dal fatto che se in un certo istante localizziamo<br />

l’elettrone su uno dei protoni, l’evoluzione nel tempo di questo stato darà luogo<br />

ad una oscillazione in cui l’elettrone salta da un protone all’altro (risonanza<br />

quantistica). Il periodo di oscillazione è determinato dall’elemento di matrice<br />

non diagonale essendo pari a H12/~. In definitiva<br />

e<br />

E± = −EH + e2 C ∓ A<br />

+<br />

R 1 ∓ S<br />

= −EH + e2<br />

− EH<br />

R<br />

H12 = −EHS + A + e2<br />

S. (126)<br />

R<br />

2[1 − e −2ρ (1 + ρ)]/ρ ∓ 2e −ρ (1 + ρ)<br />

1+e −ρ (1 + ρ + ρ 2 /3)<br />

(127)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 164<br />

dove ρ = R/a0. Lo studio delle funzioni E− (R) e E+ (R) mette in evidenza<br />

che la prima ha un minimo per un valore di R, mentre la seconda è monotona<br />

decrescente. Entrambe tendono a −EH per R →∞.<br />

Nella figura le curve tratteggiate rappresentano E− ed E+, lacurvacontinua<br />

il valore esatto mentre la curva a puntini mostra l’andamento dell’elemento diagonale<br />

H11. Gli stati corrispondenti alle energie E− ed E+ sono<br />

|ψ− > =<br />

|ψ+ > =<br />

1<br />

p 2(1+S) [|ϕ1 > +|ϕ2 >] stato legante<br />

1<br />

p 2(1− S) [|ϕ1 > −|ϕ2 >] stato antilegante<br />

In generale il metodo variazionale fornisce una approssimazione valida per le energie<br />

ma è più discutibile per le autofunzioni. Tuttavia in questo caso ψ− (r) e<br />

ψ+ (r) sono prossime alle autofunzioni degli stati esatti 1σg e 1σu. Queste autofunzioni<br />

sono denominate orbitali molecolari leganti ed antileganti.<br />

Nella figura sono mostrate le superfici a eguale |ψ| (luoghi dei punti dello<br />

spazio nei quali il modulo <strong>della</strong> funzione d’onda ha un valore dato); poichè ψ<br />

è reale si sono indicate con un segno + (o —) le regioni in cui essa è positiva<br />

(negativa). Queste superfici sono di rivoluzione attorno all’asse P1P2 elafigura<br />

rappresenta solo le loro sezioni in un piano che contiene l’asse. La differenza


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 165<br />

tra orbitale legante ed antilegante è nettissima: nel primo la “nuvola elettronica”<br />

ingloba insieme i due protoni, nel secondo la probabilità di presenza dell’elettrone<br />

è nulla nel piano mediano del segmento P1P2.<br />

Nella figura che segue sono invece rappresentate le funzioni d’onda relative<br />

agli stati 1σg e 1σu <strong>della</strong> molecola ione idrogeno lungo l’asse internucleare per R<br />

eguale a 2 raggi di Bohr, che è circa la distanza di equilibrio. Per confronto è<br />

mostrata l’approssimazione LCAO<br />

Sia E+ che E− tendono a −EH per R che tende all’infinito. Per R →∞<br />

poichè S → 0, l’integrale coulombiamo cancella la repulsione tra i nuclei e resta<br />

il solo integrale di risonanza<br />

E∓ ∼ −EH ∓<br />

R→∞ EH<br />

2 e−R/a0 (128)<br />

viceversa per R → 0 troviamo che<br />

E− − e2<br />

R ∼<br />

R→0 −EH − 2EH = −3EH. (129)<br />

Entrambi questi andamenti si discostano da quelli <strong>della</strong> soluzione esatta e fanno<br />

sì che la stima variazionale stia sopra il valore esatto come abbiamo mostrato in<br />

figura.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 166<br />

Cominciamo dall’andamento a piccoli R. Abbiamo già detto che mandando<br />

R a zero, a meno <strong>della</strong> repulsione tra i protoni, l’Hamiltoniana a nuclei fissi diventa<br />

quella dello ione He + per la quale lo stato fondamentale ha una energia<br />

di −4 Rydberg e non di −3 secondo la (129). In questo limite l’orbitale 1s è<br />

quello con Z =2e non quello <strong>della</strong> funzione di prova ϕ con Z =1. E’ evidente<br />

che allo stato 1σg compete un carica efficace che varia con R, che tende a 1 per<br />

R →∞evale2aR =0. Si migliora il calcolo variazionale introducendo un parametro<br />

Z nelle funzioni di prova ϕ1,2 = Z 3/2 / p πa 3 0 exp (−Zr1,2/a0) etrattando<br />

c1,c2 e Z come parametri variazionali da fissare al variare di R. Si ottiene una<br />

Z (R) monotona decrescente tale che Z (0) = 2 e che tende a 1 per R che tende<br />

all’infinito. Il miglioramento sul calcolo dell’energia dello stato fondamentale è<br />

notevole ed mostrato dalla curva con i triangolini.<br />

Anche per R grandi, ben al di sopra del minimo, il calcolo variazionale sta<br />

sopra quello esatto in modo sensibile: E− cresce troppo rapidamente con R verso<br />

−EH. Per avere una stima delle interazioni a grandi R consideriamo l’interazione<br />

elettrostatica tra un protone ed un atomo di idrogeno neutro molto distanti l’uno<br />

dall’altro. Il protone dà origine ad un campo elettrico ~ E. La sua azione sull’atomo<br />

di idrogeno può essere descritta da una perturbazione eEz, se scegliamo l’asse<br />

z passante per P1 e P2 e mettiamo l’idrogeno nell’origine. Al primo ordine <strong>della</strong><br />

teoria delle perturbazioni la correzione sullo stato 1s ènullaesideveandareal<br />

secondo ordine per il quale la correzione perturbativa è proporzionale al quadrato<br />

del campo elettrico. In altri termini viene indotto un momento di dipolo ~ D, che<br />

è proporzionale a ~ E con ~ D = χ ~ E — essendo χ la suscettibilità, e l’energia si<br />

abbassa di χE 2 /2. Poichè il campo elettrico varia con 1/R 2 ci aspettiamo che<br />

l’energia di interazione vada a zero come 1/R 4 con<br />

∆E∓ = e4<br />

R 4<br />

X<br />

n6=1,l,m<br />

|< 100 |z| nlm >| 2<br />

.<br />

E1 − En<br />

Per conciliare queste osservazioni col calcolo variazionale dobbiamo consentire<br />

che a grandi distanze tra protone e atomo di idrogeno, quest’ultimo sia polarizzabile.<br />

Questo si ottiene scegliendo orbitali atomici ibridi, cioè sostituendo agli<br />

orbitali atomici s dati dalle (118) (per i quali il momento di dipolo indotto è zero<br />

a qualunque distanza R) una combinazione lineare tra 1s e2p e cioè sostituendo<br />

a ϕ1,2 le sovrapposizioni lineari<br />

χ1,2 = ϕ1s (r1,2)+γϕ2p (r1,2) (130)<br />

e trattando γ come un parametro variazionale (questa è la funzione di prova per<br />

un calcolo variazionale <strong>della</strong> suscettibilità dielettrica dell’idrogeno). Ci aspettiamo<br />

che γ vada a zero per R che tende zero e che un miglioramento ulteriore si<br />

ottengausandounZ per gli orbitali 1s eunZ 0 per gli orbitali 2p.<br />

La profondità del minimo rispetto a −EH dà l’energia di legame <strong>della</strong> molecola<br />

ione (nella approssimazione a protoni fissi) e la posizione del minimo la lunghezza


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 167<br />

del legame tra i due protoni. L’esito dall’approssimazione LCAO e dei miglioramenti<br />

ottenuti rendendo la funzione di prova sempre più prossima a quella esatta<br />

somo mostrati nella tabella<br />

R0<br />

EH − E− (R0)<br />

LCAO con orbitali 1s e Z =1 2.50 a0 1.76 eV<br />

LCAO con orbitali 1s a Z variabile 2.00 a0 2.35 eV<br />

LCAO con orbitali ibridi a γ,Z,Z 0 variabili 2.00 a0 2.73 eV<br />

Valori esatti 2.00 a0 2.75 ev<br />

3.4 Il teorema di Hellmann-Feynman, il teorema del viriale<br />

e l’origine del legame chimico<br />

Il teorema di Hellmann-Feynman considera un operatore hermitiano H (λ) dipendente<br />

da un parametro reale λ. Sia |ψ (λ)i un suo autovettore normalizzato a 1 e<br />

di valore proprio E (λ)<br />

H (λ) |ψ (λ)i = E (λ) |ψ (λ)i<br />

hψ (λ) |ψ (λ)i =1<br />

Il teorema di Hellmann-Feynman stabilisce che<br />

¿ ¯ ¯<br />

d<br />

¯<br />

E (λ) = ψ (λ) ¯<br />

d ¯<br />

dλ ¯ H (λ) ¯<br />

dλ ¯<br />

À<br />

ψ (λ)<br />

e infatti poichè<br />

E (λ) =hψ (λ) |H (λ)| ψ (λ)i<br />

derivando rispetto a λ si ha<br />

¿ ¯ ¯ À<br />

d<br />

¯<br />

E (λ)= ψ (λ) ¯<br />

d ¯<br />

dλ ¯ H (λ) ¯<br />

dλ ¯ ψ (λ)<br />

· ¸<br />

d<br />

+ hψ (λ)| H (λ) |ψ (λ)i + hψ (λ)| H (λ)<br />

dλ<br />

¿ ¯ ¯ À<br />

¯<br />

= ψ (λ) ¯<br />

d ¯<br />

¯ H (λ) ¯<br />

dλ ¯ ψ (λ)<br />

½· ¸<br />

d<br />

+E (λ) hψ (λ)| |ψ (λ)i + hψ (λ)|<br />

dλ<br />

· ¸<br />

d<br />

|ψ (λ)i<br />

dλ<br />

· ¸¾<br />

d<br />

|ψ (λ)i<br />

dλ<br />

e l’espressione in parentesi graffe è zero essendo la derivata rispetto a λ <strong>della</strong><br />

norma di |ψ (λ)i.<br />

Applichiamo questo teorema alla Hamiltoniana a nuclei fissi per la quale le<br />

posizioni dei nuclei figurano come parametri<br />

H0 = Te + V (x1,x2,...; X1,X2, ...)<br />

H0 |n, s, X1,X2, ...i = En (X1,X2, ...) |n, s, X1,X2, ...i


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 168<br />

allora<br />

¿<br />

¯ ¯<br />

À<br />

∂<br />

¯<br />

En (X1,X2, ...) = n, s, X1,X2, ... ¯<br />

∂ ¯<br />

H0<br />

¯<br />

∂Xj<br />

¯∂Xj<br />

¯ n, s, X1,X2,...<br />

¿<br />

¯ ¯<br />

¯<br />

= n, s, X1,X2, ... ¯<br />

∂ ¯<br />

¯ V ¯<br />

∂Xj<br />

¯ n, s, X1,X2,<br />

À<br />

...<br />

(131)<br />

e quindi i valori di aspettazione delle componenti delle forze agenti sui nuclei,<br />

dovute a tutte le interazioni elettrostatiche nella molecola, sugli autostati elettronici<br />

dell’Hamiltoniana a nuclei fissisonoegualiaquellichesiottengonoconsiderando<br />

En (X1,X2, ...) come energia potenziale per il moto dei nuclei. Abbiamo<br />

così dato una interpretazione fisica al conto variazionale che abbiamo posto alla<br />

base dell’approssimazione adiabatica.<br />

Notiamo che il potenziale V in H0 è una funzione omogenea di grado -1 e per<br />

il teorema di Eulero<br />

X ∂V<br />

Xj +<br />

∂Xj<br />

j<br />

X ∂V<br />

xi = −V (132)<br />

∂xi i<br />

Il commutatore di H0 con P<br />

i xipi risulta<br />

"<br />

H0, X<br />

#<br />

xipi = i~ X<br />

½<br />

− p2 ¾<br />

i ∂V<br />

+ xi<br />

m ∂xi<br />

i<br />

e poichè il suo valore di aspettazione su un autostato di H0 è nullo si ha<br />

* +<br />

X ∂V<br />

2 hTei = xi<br />

∂xi<br />

e per la (132)<br />

*<br />

X<br />

2 hTei + hV i = −<br />

j<br />

Xj<br />

+<br />

∂V<br />

= −<br />

∂XJ<br />

X<br />

i<br />

i<br />

j<br />

Xj<br />

Per il teorema di Hellmann-Feynman si ha<br />

2 hTei + hV i = − X<br />

ed essendo anche<br />

si ha in definitiva<br />

hTei + hV i = En<br />

hTei = −En − X<br />

hV i =2En + X<br />

j<br />

j<br />

j<br />

Xj<br />

Xj<br />

¿ À<br />

∂V<br />

= −<br />

∂XJ<br />

X<br />

Xj<br />

∂En<br />

∂XJ<br />

∂En<br />

∂XJ<br />

∂En<br />

∂XJ<br />

j<br />

Xj<br />

¿ ∂H0<br />

∂XJ<br />

À<br />

.<br />

(133)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 169<br />

Le equazioni (133) costituiscono l’applicazione del teorema del viriale alle molecole.<br />

Quando i nuclei sono portati a distanza infinita il teorema del viriale applicato<br />

ad un certo numero di atomi o ioni isolati comporta che per ciascuno di essi<br />

hTei = −E e hV i =2E . Se E∞ è la somma delle energie dei singoli elementi<br />

allora<br />

hTei ∞ = −E∞<br />

hV i ∞ =2E∞<br />

mentre nella posizione di equilibrio l’energia elettronica è E0 ed è ∂En/∂XJ =0e<br />

le (133) implicano che nella posizione di equilibrio<br />

hTei 0 = −E0<br />

hV i 0 =2E0<br />

La molecola si forma poichè E0 < E∞ ma questo implica che<br />

hTei0 − hTei∞ = − (E0 − E∞) > 0<br />

hV i0 − hV i∞ =2(E0 − E∞) < 0<br />

e cioè l’energia cinetica cresce per effetto <strong>della</strong> maggiore localizzazione degli elettroni<br />

ma l’energia potenziale diminuisce del doppio dell’aumento dell’energia cinetica<br />

e questo dà luogo alla formazione <strong>della</strong> molecola. Poichè la repulsione<br />

dei nuclei hVnni è sempre positiva, l’abbassamento dell’energia potenziale degli<br />

elettroni hVen + Veei è responsabile del legame chimico e all’equilibrio supera gli<br />

aumenti di hTei edihVnni .<br />

3.5 La molecola di idrogeno con il metodo degli orbitali<br />

molecolari e di Heitler-London. Legame ionico e legame<br />

covalente<br />

L’Hamiltoniana elettronica per la molecola di idrogeno è<br />

dove<br />

H0 = − ~2<br />

2m ∇2 ~2<br />

1 −<br />

2m ∇2 e2<br />

2 − −<br />

r1A<br />

e2<br />

r2B<br />

r1A =<br />

r1B =<br />

r2A =<br />

¯<br />

¯~r1 − ~ ¯<br />

RA¯<br />

¯<br />

¯~r1 − ~ ¯<br />

RB¯<br />

¯<br />

¯~r2 − ~ ¯<br />

RA¯<br />

− e2<br />

−<br />

r2A<br />

e2<br />

r1B<br />

+ e2<br />

rAB<br />

+ e2<br />

r12<br />

(134)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 170<br />

¯<br />

¯~r2 − ~ ¯<br />

RB¯<br />

¯ ~ RA − ~ ¯<br />

RB¯<br />

r12 = |~r1 − ~r2|<br />

r2B =<br />

rAB =<br />

essendo ~ RA = − ~ R/2 ed ~ RB = ~ R/2 le posizioni dei due protoni ed ~r1 ed ~r2<br />

quelle dei due elettroni. La presenza dell’interazione elettrone-elettrone fa sì che<br />

le componenti l1z e l2z dei momenti angolari dei singoli elettroni lungo l’asse z<br />

passante per i nuclei non commutano con H0. E’ invece nullo il commutatore con<br />

Lz = l1z + l2z. inoltre Ho commuta con lo spin totale e resta la degenerazione<br />

essenziale dovuta all’anticommutazione di Lz e Su.Gli stati sono ancora pari o<br />

dispari rispetto all’inversione e indicando con Σ quello con |M|=0, Π quello con<br />

|M|=1 e così via gli autostati di H0 possono essere classificati come<br />

1 Σg, 1 Σu, 3 Σg, 3 Σu, 1 Πg, 1 Πu, 3 Πg, 3 Πu, ....<br />

dove l’indice in alto a sinistra distingue lo stato di singoletto da quello di tripletto.<br />

Il metodo degli orbitali molecolari consiste nel trattare l’interazione elettroneelettrone<br />

con un metodo variazionale così come abbiamo fatto per l’atomo di<br />

Elio. Dove in luogo dell’orbitale atomico 1s per i due elettroni usiamo l’orbitale<br />

molecolare legante <strong>della</strong> molecola ione<br />

ψ− (ri) =<br />

1<br />

p 2(1+S) (a (ri)+b (ri)) (135)<br />

dove<br />

µ<br />

1<br />

a (ri) =<br />

πa3 1/2<br />

exp (−riA/a)<br />

µ<br />

1<br />

b (ri) =<br />

πa3 1/2<br />

exp (−riB/a) (136)<br />

dove l’indice i si riferisce all’elettrone 1 o 2. La funzione d’onda totalmente<br />

antisimmetrica è<br />

ψ (1, 2) = 1<br />

¯<br />

√ ¯<br />

2<br />

¯ ψ−<br />

¯<br />

(1) α (1) ψ− (2) α (2) ¯<br />

ψ− (1) β (1) ψ− (2) β (2) ¯<br />

= ψ− (r1) ψ− (r2) × 1<br />

√ (α (1) β (2) − β (1) α (2))<br />

2<br />

(137)<br />

dove la parte spaziale simmetrica è moltiplicata per l’autofunzione dello stato di<br />

singoletto, antisimmetrica rispetto agli spin.<br />

Iniziamo con un calcolo perturbativo scegliendo nelle espressioni per gli orbitali<br />

atomici a = a0 e cioè gli orbitali molecolari sono i semplici orbitali LCAO<br />

<strong>della</strong> molecola ione. Possiamo scrivere<br />

H0 = H1 + H2 − e2<br />

rAB<br />

+ e2<br />

r12


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 171<br />

dove H1 è l’Hamiltoniana <strong>della</strong> molecola ione per l’elettrone 1 e H2 è l’Hamiltoniana<br />

<strong>della</strong> molecola ione per l’elettrone 2. Si ha che<br />

hψ− (r1) ψ− (r2) |H1| ψ− (r1) ψ− (r2)i = hψ− (r1) ψ− (r2) |H2| ψ− (r1) ψ− (r2)i<br />

= − e2 e2 C + A<br />

+ +<br />

2a R 1+S<br />

(138)<br />

dove l’integrale di ricoprimento S, l’integrale coulombiano C e l’integrale di risonanza<br />

A sono quelli delle equazioni (122), (123) e (125). Ovviamente<br />

¿<br />

¯ e2<br />

ψ− (r1) ψ− (r2) ¯<br />

¯− ¯ ψ−<br />

À<br />

(r1) ψ− (r2) = − e2<br />

R<br />

(139)<br />

rAB<br />

e resta da calcolare la correzione pertubativa dovuta all’interazione elettroneelettrone.<br />

L’elemento di matrice di g12 = e 2 /r12 che dà 16 contributi essendo<br />

(haa| + hbb| + hab| + hba|) g (|aai + |bbi + |abi + |bai) .<br />

Quelli diversi sono 4 poichè<br />

C1 = haa |g| aai = hbb |g| bbi<br />

C2 = hab |g| abi = hba |g| bai<br />

K1 = haa |g| abi = hab |g| aai = hba |g| aai = haa |g| bai<br />

= hbb |g| abi = hba |g| bbi = hab |g| bbi = hbb |g| bai<br />

K2 = hab |g| bai = hba |g| abi = haa |g| bbi = hbb |g| aai<br />

potendo scambiare sia i nomi degli elettroni che quelli dei nuclei. Tra questi ne<br />

abbiamo due di tipo coulombiano<br />

C1 = ha (r1) a (r2) |g12| a (r1) a (r2)i = 5<br />

8<br />

C2 = ha (r1) b (r2) |g12| a (r1) b (r2)i<br />

= e2<br />

a<br />

·<br />

1<br />

− exp (−2ρ)<br />

ρ<br />

µ<br />

1 11<br />

+<br />

ρ 8<br />

e 2<br />

a<br />

3 1<br />

+ ρ +<br />

4 6 ρ2<br />

= 5<br />

4 EH = γ1EH<br />

¸<br />

= γ2 (ρ) EH<br />

(140)<br />

(141)<br />

Si noti come C1 sia lo stesso che compare nel calcolo dello stato fondamentale<br />

dell’elio. Gli altri due contributi sono <strong>della</strong> stessa natura dell’integrale di scambio<br />

negli atomi<br />

K1 = ha (r1) a (r2) |g12| a (r1) b (r2)i<br />

= e2<br />

a<br />

· µ<br />

exp (−ρ) ρ + 1 5<br />

+<br />

8 16ρ<br />

<br />

− exp (−3ρ)<br />

µ<br />

1 5<br />

+<br />

8 16ρ<br />

¸<br />

= k1 (ρ) EH (142)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 172<br />

ed infine<br />

K2 = ha (r1) a (r2) |g12| b (r1) b (r2)i<br />

= 1 e<br />

5<br />

2 © ¡ ¢<br />

2 3<br />

− exp (−2ρ) −25/8+23ρ/4 +3ρ + ρ /3<br />

a<br />

+ 6<br />

ρ<br />

£ S 2 (γ +lnρ)+S 0 2 Ei (−4ρ) − 2SS 0 Ei (−2ρ) ¤ ¾<br />

= k2 (ρ) EH (143)<br />

dove ρ = R/a . Mentre le tre quantità C1,C2 e K1 in coordinate ellittiche mettono<br />

capo ad integrali elementari (C1 si può fare anche in coordinate sferiche) il calcolo<br />

di K2 è più complicato. Vi compare la funzione speciale<br />

la costante di Eulero<br />

e la funzione<br />

γ =<br />

Z 1<br />

0<br />

Ei (−x) =−<br />

Z ∞<br />

Z ∞<br />

1 − exp (−t)<br />

dt −<br />

t<br />

1<br />

x<br />

exp (−t)<br />

dt<br />

t<br />

S 0 ·<br />

=exp(−ρ) 1 − ρ + ρ2<br />

¸<br />

3<br />

In definitiva il valore di aspettazione dell’energia è<br />

EMO (ρ) =−2 e2<br />

2a0<br />

exp (−t)<br />

dt =0.57722<br />

t<br />

+ e2 + A<br />

+2C<br />

R 1+S + 2(C1 + C2)+8K1 +4K2<br />

4(1+S) 2<br />

(144)<br />

Per R →∞il limite asintotico di EMO è −2+5/8 =−1.375 Rydberg (il contributo<br />

coulombiano C1 all’interazione elettrone-elettrone è indipendente da R) acui<br />

tende come −e 2 /R. Gli esperimenti mostrano invece che la molecola si dissocia<br />

in due atomi di idrogeno neutri con una energia pari a E∞ =2E1s = −e 2 /a0, e<br />

anche l’andamento asintotico, relativo a due particelle neutre, non può avere un<br />

termine dominante di monopolo come quello trovato in EMO. Si ha un minimo<br />

a R0 =1.5a0 a cui corrisponde una energia E0 che rispetto al valore asintotico<br />

sperimentale 2 èpariaE∞ − E0 =0.196 Rydberg =2.68 eV. I valori sperimentali<br />

sono R0 =1.4a0 =0.74 Å, mentre E∞ − E0 =0.350 Rydberg =4.75 eV.<br />

Per migliorare la stima dell’energia di legame una possibilità è quella di passare<br />

ad un calcolo variazionale nel quale si considera negli orbitali atomici dell’equazione<br />

(136) a = a0/ζ, trattando ζ come parametro variazionale. Sebbene<br />

l’energia di legame migliora e la distanza di equilibrio rimane circa la medesima,<br />

2 I vari testi riportano la profondità del pozzo di potenziale riferita al valore asintotico sperimentale<br />

non a quello consistente con il calcolo. Il valore consistente con il calcolo risulta più<br />

grande di 0.625 Rydberg e cioè di ben 8.5 eV in più.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 173<br />

non migliora in modo sostanziale l’andamento asintotico a grandi R. Per R → 0 ,<br />

ζ → 2 − 5/16 che è il valore per l’elio ma per R →∞, ζ scende sensibilmente<br />

sotto il valore 1 con un valore asintotico di -1.42 Rydberg invece dei -2 Rydberg<br />

relativi ai due atomi di idrogeno isolati che ci aspettavamo. L’origine <strong>della</strong> difficoltà<br />

è nella funzione di prova che descrive male ciò che accade a grandi R. Per<br />

qualunque valore di R essa è data da<br />

ψ (r1,r2) ∝ a (r1) a (r2)+a (r1) b (r2)+b (r1) a (r2)+b (r1) b (r2) (145)<br />

dove il primo termine aa corrisponde ad entrambi gli elettroni nul nucleo A,<br />

l’ultimo bb ad entrambi gli elettroni su B e i due intermedi ab e ba a un elettrone su<br />

A ed un elettrone su B. Ciascuno di questi termini appare nella funzione d’onda<br />

con egual peso e quindi, anche quando i due protoni sono molto lontani, essa<br />

descrive uno stato in cui, con eguale probabilità, i due elettroni stanno entrambi<br />

sullo stesso nucleo o sono uno su un nucleo e l’altro sull’altro nucleo. In questo<br />

caso la probabilità che la molecola si dissoci negli ioni H + e H − risulterebbe<br />

eguale a quella di una scissione in due atomi neutri. L’esperienza mostra che<br />

nello stato fondamentale la molecola si scinde solo in una coppia di atomi neutri.<br />

Nel metodo di Heitler-London si usa una funzione di prova dalla quale si<br />

eliminano proprio i termini aa e bb e si usa la funzione d’onda<br />

Φ± = a (r1) b (r2) ± b (r1) a (r2) (146)<br />

simmetrica o antisimmetrica rispetto allo scambio delle coordinate deli elettroni.<br />

Essa moltiplicata per le autofunzioni dello spin totale di singoletto o di tripletto<br />

dà luogo ad una funzione totalmente antisimmetrica. La norma di Φ± èdatada<br />

hΦ±|Φ±i =2 ¡ 1 ± (ha|bi) 2¢ =2 ¡ 1 ± S 2¢<br />

Nel calcolo LCAO semplice con a = a0, indicando con t1 econt2le energie<br />

cinetiche dei due elettroni e misurando le energie in Rydberg si ha<br />

ha (1) b (2) ¯ t1 − e 2 /r1A − e 2 ¯<br />

/r1B<br />

¯ a (1) b (2)i<br />

= ha (1) b (2) ¯ t2 − e 2 /r2A − e 2 ¯<br />

/r2B<br />

¯ a (1) b (2)i<br />

= hb (1) a (2) ¯ t1 − e 2 /r1A − e 2 ¯<br />

/r1B<br />

¯ b (1) a (2)i<br />

= hb (1) a (2) ¯ t2 − e 2 /r2A − e 2 ¯<br />

/r2B<br />

¯ b (1) a (2)i<br />

= −1+γ<br />

mentre<br />

ha (1) b (2) ¯ t1 − e 2 /r1A − e 2 ¯<br />

/r1B<br />

¯ b (1) a (2)i<br />

= ha (1) b (2) ¯ t2 − e 2 /r2A − e 2 ¯<br />

/r2B<br />

¯ b (1) a (2)i<br />

= hb (1) a (2) ¯ t1 − e 2 /r1A − e 2 ¯<br />

/r1B<br />

¯ a (1) b (2)i<br />

= hb (1) a (2) ¯ t2 − e 2 /r2A − e 2 ¯<br />

/r2B<br />

¯ a (1) b (2)i<br />

= −S 2 + Sα


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 174<br />

Il termine di interazione elettrone-elettrone è dato da<br />

equindi<br />

hΦ± |g12| Φ±i = hab |g| abi + hba |g| bai±hab |g| bai±hba |g| abi =<br />

=2γ2 ± 2k2<br />

E ±<br />

(ρ) ± S (ρ) α (ρ)<br />

HL (ρ) =−2+2 +2γ<br />

ρ 1 ± S2 (ρ)<br />

+ γ2 (ρ) ± k2 (ρ)<br />

1 ± S2 .<br />

(ρ)<br />

L’andamento asintotico è molto più vicino a quello osservato. Il valore a R infinito<br />

è diventato -2 Rydberg e il termine di monopolo scompare poichè 2/ρ viene cancellato<br />

da 2γ (ρ) . Lo stato di singoletto ha un minimo mentre quello di tripletto è<br />

una funzione descrescente di ρ. Il minimo ha una profondità E∞ − E0 =3.14 eV,<br />

più vicino a quello sperimentale, con una distanza di equilibrio di 1.6a0. In figura<br />

sono mostrati gli andamenti di E ±<br />

HL (curve A tratteggiate) e i valori accurati delle<br />

energie degli stati 1Σg e 3Σu(curve B continue).<br />

A questo punto si può trattare a = a0/ζ come un parametro variazionale nella<br />

funzione d’onda di Heitler-London. Si ottiene che ζ varia ora tra i limiti corretti<br />

da 1.6875 a 1 per R che varia tra 0 e ∞. La profondità del minimo aumenta


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 175<br />

ancora di un poco ma il miglioramento sostanziale si ottiene per la funzione<br />

d’onda per la quale incomincia ad essere soddisfatta la relazione del teroema<br />

del viriale (hTei 0 − hTei ∞ ) / (hV i 0 − hV i ∞ )=−1/2 che non vale per la semplice<br />

funzione LCAO con a =1a.u.<br />

L’uso di orbitali ibridi è poi necessario se si vuole consentire la polarizzabilità<br />

degli atomi di idrogeno nella regione asintotica che essendo neutri hanno una<br />

interazione elettrostatica dipolo-dipolo che decresce cin la distanza come 1/R 6<br />

(interazione di Van der Waals).<br />

Per la molecola di idrogeno abbiamo ottenuto il tipo di legame che in chimica<br />

si definisce legame covalente : due atomi condividono una coppia di elettroni di<br />

spin opposti. Altre molecole biatomiche si dissociano in una coppia di ioni, per<br />

esempio quella dell’acido cloridrico HCl si separa negli ioni H + eCl − ,e il loro<br />

legame viene definito legame ionico.Per la molecola di idrogeno al legame ionico<br />

corrisponderebbe proprio quella parte <strong>della</strong> funzione d’onda (145) che abbiamo<br />

tolto per ottenere la funzione d’onda di Heitler-London e cioè aa + bb. In altri<br />

termini si può pensare ad una funzione di prova più generale costiuita da una<br />

combinazione lineare di una parte covalente<br />

ed una parte ionica<br />

in modo che la funzione di prova risulta<br />

Φ ± cov = a (r1) b (r2) ± b (r1) a (r2)<br />

Φ ±<br />

ion = a (r1) a (r2) ± b (r1) b (r2)<br />

Φ ± =(1− λ) Φ ± cov +(1+λ) Φ ±<br />

ion<br />

(147)<br />

essendo λ un parametro variazionale. In termini degli orbitali molecolari leganti<br />

ed antileganti si possono costruire due stati di singoletto<br />

ψ− (r1) ψ− (r2) χ00 (1, 2) e ψ+ (r1) ψ+ (r2) χ00 (1, 2) che corrispondono ad una configurazione<br />

in cui entrambi gli elettroni stanno nell’orbitale 1σg 2 (stato fondamentale)<br />

o nella configurazione<br />

1σu 2 (stato eccitato). La correlazione elettronica dovuta all’interazione tra<br />

gli elettroni può mescolare queste due configurazioni in modo tale che la stato<br />

con gli elettroni interagenti ha una proiezione non nulla su entrambe le configurazioni.<br />

Siamo condotti ad una funzione di prova <strong>della</strong> forma<br />

ψ− (r1) ψ− (r2) − λψ+ (r1) ψ+ (r2)<br />

i cui termini possono essere riarrangiati nella (147). Nel calcolo LCAO semplice<br />

variando solo λ si ottiene una distanza di equilibrio si 1.42 u.a. ed un minimo<br />

più basso del valore asintotico di 4 eV che migliora molto il valore <strong>della</strong> sola Φ + cov.<br />

Il rapporto q =(1+λ) / (1 − λ) è una misura del grado di ionicità del legame<br />

raggiungeunvaloremassimodicirca0.2a1.5ÅetendeazeroperR →∞.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 176<br />

3.6 <strong>Struttura</strong> elettronica delle molecole biatomiche omonucleari,<br />

eteronucleari e politaomiche.<br />

In generale per poter ottenere uno stato legato di una molecola la densità di<br />

carica elettronica tra i nuclei deve essere in eccesso rispetto a quella che ci si<br />

aspetterebbe se fosse dovuta ai soli atomi non interagenti. Questa densità di<br />

carica dipende dalla sovrapposizione delle funzioni d’onda atomiche centrate su<br />

ciascun nucleo, e solo le funzioni d’onda degli elettroni nelle shell più esterne<br />

contribuiranno alla sovrapposizione in modo apprezzabile. E’ questo il motivo<br />

per cui questi elettroni sono detti di valenza.<br />

Incominciamo a considerare le molecole biatomiche di due atomi eguali. Nello<br />

schema degli orbitali molecolari in approssimazione LCAO sistemiamo coppie<br />

di elettroni in orbitali molecolari leganti o antileganti che si originano da certi<br />

orbitali atomici. Indichiamo questi orbitali con la lettera greca corrispondente a<br />

|m|, seguita da un asterisco per gli antileganti e dal simbolo dell’orbitale atomico.<br />

Assumiamo lo stesso atteggiamento che abbiamo preso nella descrizione <strong>della</strong><br />

tavola periodica sistemando gli elettroni in orbitali molecolari, e considerandoli<br />

indipendenti. La molecola H2 ha la configurazione (σ1s) 2 . Nel sistema a tre<br />

elettroni He + 2 il principio di Pauli consente a due elettroni di stare nell’orbitale<br />

σ1s ma il terzo elettrone deve andare nel livello successivo σ ∗ 1s, la molecola si<br />

trova nella configurazione (σ1s) 2 σ ∗ 1s. La combinazione di due orbitali leganti<br />

ed uno antilegante conduce, in questo caso, ad un stato debolmente legato.<br />

Nel sistema a quattro elettroni He2 la configurazione è (σ1s) 2 (σ ∗ 1s) 2 .Non<br />

vi è uno stato fondamentale stabile con un effetto repulsivo netto. Stati eccitati<br />

come quello di configurazione (σ1s) 2 (σ ∗ 1s)(σ2s) possono esistere come stati<br />

legati stabili.<br />

La molecola che segue in complessità e quella di Li2. Il litio atomico ha la configurazione<br />

(1s) 2 (2s) . I due elettroni nella shell K giocano un piccolo ruolo nella<br />

struttura molecolare e il legame è dovuto agli elettroni di valenza 2s. Lo stato fondamentale<br />

ha configurazione (σ2s) 2 . Seguendo la tavola periodica la molecola Be2<br />

ha come stato fondamentale (σ2s) 2 (σ ∗ 2s) 2 che non è legato.L’atomo di boro ha<br />

configurazione (1s) 2 (2s) 2 (2p) elaconfigurazione molecolare (σ2p) 2 corrisponde<br />

ad uno stato legato. Il caso successivo, quello del carbonio, la cui confiìugurazione<br />

è (1s) 2 (2s) 2 (2p) 2 è più interessante poichè la molecola C2 contiene due orbitali<br />

leganti separati (σg2p) e (πu2p) .<br />

Consideriamo infine il caso dell’ossigeno. L’ossigeno atomico ha la configurazione<br />

(1s) 2 (2s) 2 (2p) 4 . Tre degli elettroni p in ciascun atomo possono formare<br />

gli orbitali leganti (σg2p) 2 (π2px) 2 (π2py) 2 . La restante coppia di elettroni deve<br />

essere associata agli orbitali antileganti (π ∗ 2p) . Risulta che uno degli elettroni va<br />

nel (π ∗ 2px) e l’altro nell’orbitale (π ∗ 2py) .<br />

Per poter formare un orbitale legante l’elettrone di un atomo deve abitualmente<br />

formare uno stato di spin di singoletto con l’elettrone preso dal secondo


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 177<br />

atomo, come in H2. Lo stato di tripletto conduce, invece, alla repulsione. Consideriamo<br />

cosa accade quando un atomo di idrogeno è avvicinato ad un atomo di<br />

elio. Entrambi gli elettroni dell’atomo di elio sono nel livello 1s, e sono nello stato<br />

di singoletto con S =0, uno degli elettroni con spin ms =+1/2e l’altro con spin<br />

ms = −1/2. L’elettrone sull’atomo di idrogeno non può scambiarsi con l’elettrone<br />

di spin opposto nell’atomo di elio perchè, se questo accadesse, avremmo due elettroni<br />

nello stesso stato di spin nell’orbitale 1s, e questo violerebbe il principio di<br />

Pauli. L’elettrone dell’idrogeno può scambiarsi solo con l’elettrone dello stesso<br />

spin nell’atomo di elio. In questo caso, la parte spaziale <strong>della</strong> funzione d’onda<br />

è antisimmetrica e l’orbitale è antilegante. Questo si può vedere con maggiore<br />

precisione e includendo anche l’interazione tra gli elettroni usando una funzione<br />

di prova del tipo Heitler-London. Essa ha la forma di un determinante di Slater<br />

formato con due elettroni nell’orbitale 1s dell’elio v1s e l’altro nell’orbitale u1s<br />

dell’idrogeno:<br />

¯<br />

¯<br />

¯v1s<br />

¯ (1) α (1) v1s (1) β (1) u1s (1) α (1) ¯<br />

Φ = N ¯v1s<br />

¯ (2) α (2) v1s (2) β (2) u1s (2) α (2) ¯<br />

¯v1s<br />

(3) α (3) v1s (3) β (3) u1s (3) α (3) ¯<br />

dove N è l’opportuno fattore di normalizzazione. Si ha<br />

hΦ |H0| Φi = J (R) − K (R)<br />

Per l’ortogonalità delle funzioni d’onda di spin e l’identità degli elettroni ci riduciamo<br />

a soli due termini: l’integrale diretto<br />

J = N 2<br />

Z<br />

d 3 r1 d 3 r2 d 3 r3 v1s (1) v1s (2) u1s (3) H0 v1s (1) v1s (2) u1s (3)<br />

e quello di scambio<br />

K = N 2<br />

Z<br />

d 3 r1 d 3 r2 d 3 r3 v1s (1) v1s (2) u1s (3) H0 v1s (3) v1s (2) u1s (1) .<br />

Il fenomeno <strong>della</strong> risonanza 3 (l’alternanza tra i due nuclei) riguarda i soli elettroni<br />

1 e 3, come si vede dalla forma dell’integrale di scambio. Questi due elettroni<br />

hanno lo stesso spin e l’effetto <strong>della</strong> risonanza è quello di introdurre una repulsione:<br />

la molecola stabile HHe non esiste. Si dice che i due elettroni sull’atomo<br />

di elio sono accoppiati. Solo gli elettroni non accoppiati contribuiscono alla formazione<br />

del legame chimico, il numero degli elettroni non accoppiati nella shell<br />

esterna è eguale alla valenza di un atomo. Poichè tutti gli elettroni in una sottoshell<br />

chiusa sono accoppiati gli atomi corrispondenti sono chimicamente inerti.<br />

3 Come al solito vi è una ambiguità d’uso tra scambio e risonanza: essi sono usati come<br />

sinonimi per intendere la condivisione, ovvero la delocalizzazione, dei due elettroni tra i due<br />

nuclei. Questo è il caso del Bransden-Jochain, dal quale sono tratte queste considerazioni,


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 178<br />

Un legame chimico si forma con elettroni non accoppiati, uno per ciascun atomo.<br />

Due elettroni che partecipano ad un legame finiscono in uno stato di singoletto e<br />

perciò non possono formare un ulteriore legame con un terzo elettrone. Ciascun<br />

legame usa una coppia di elettroni diversa e, dato che ogni coppia è in uno stato<br />

di singoletto, le molecole stabili sono generalmente in stati con uno spin totale<br />

S =0. Vi sono, tuttavia, delle eccezioni come nel caso di O2 dove i due elettroni<br />

negli orbitali antibonding sono in stati di tripletto e lo spin totale <strong>della</strong> molecola<br />

è S =1.<br />

Il metodo degli orbitali molecolari può essere usato anche per le molecole<br />

eteronucleari formate da due atomi diversi. Gli orbitali molecolari si costruiscono<br />

prendendo una combinazione lineare di orbitali atomici, uno da ogni atomo<br />

Φ (i) =λua (riA)+µvb (riB)<br />

che non possono più essere classificati come g o u perchè non vi è più simmetria<br />

di inversione attraverso il punto medio del segmento AB.<br />

L’elemento di novità è la possibilità che il carattere del legame da prevalentemente<br />

covalente può diventare di carattere ionico. Consideriamo il caso dell’HCl.<br />

Le shell K ed L dell’atomo di Cloro sono piene e non intervengono nella sua attività<br />

chimica: La shell di valenza con n =3ha la configurazione (3s) 2 (3p) 5 .Gli<br />

elettroni 3s non si mischiano significativamente con l’orbitale 1s dell’idrogeno perchèleenergienonsonosufficientemente<br />

commensurate. Ci restano da considerare<br />

solo gli orbitali 3px, 3py e 3pz.Di questi solo gli orbitali 3pz possono contribuire<br />

ad un orbitale σ e l’orbitale legante è una miscela del 3pz del Cloro con l’1s<br />

dell’idrogeno. Il coefficiente del 3pz è più grande di quello dell’1s. La funzione<br />

d’onda rappresenta il sistema H + +Cl − che ha un momento di dipolo intrinseco<br />

con la polarità corrispondente alla ridistribuzione <strong>della</strong> carica. Il legame è di<br />

carattere ionico.<br />

I legami ionici per eccellenza sono offertidaicompostidiunatomoalcalino<br />

con un alogeno.Gli alcalini Li,Na,K,Rb,Cs hanno un solo elettrone di valenza<br />

esterno a shell chiuse. Questo singolo elettrone può essere facilmente rimosso lasciando<br />

uno ione con shell piene di carica +e. Viceversa gli alogeni F,Cl,Br,I hanno<br />

una singola lacuna in una shell altrimenti piena. Questi atomi sono fortemente<br />

elettronegativi, si combinano con un elettrone formando ioni negativi con una<br />

sottoshell chiusa stabile di carica −e.Consideriamo il caso del cloruro di sodio<br />

NaCl. Se gli atomi sono a distanza infinita tra loro occorrono 1.49 eV per convertire<br />

il sistema (Na+Cl) nello stato ionico (Na + +Cl − ), ma già ad una separazione<br />

minore di circa 18 u.a. il sistema ionico (Na + +Cl − ) ha una energia più bassa del<br />

sistema atomico (Na+Cl).<br />

A piccole distanze quando le densità elettroniche si sovrappongono l’interazione<br />

tra le shell chiuse di Na + ediCl − è simile a quella tra due atomi di un<br />

gas inerte, per esempio He+He, ed è fortemente repulsiva. L’energia potenziale


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 179<br />

dell’NaCl è mostrata in figura<br />

Consideriamo,ora, alcuni esempi di molecole semplici con più di due atomi<br />

e incominciamo con la molecola dell’acqua. Dalla analisi dei dati spettroscopici,<br />

cioè a partire dalle frequenze dei modi propri di oscillazione, si ricava che il<br />

nucleo dell’ossigeno e i due protoni formano un triangolo isoscele in cui l’angolo<br />

H + O 2− H + èdi105 ◦ . I due protoni sono ad una distanza di 1.6 Å che è più del<br />

doppio <strong>della</strong> distanza ( 0.7 Å) tra i due atomi di idrogeno nella molecola di H2. I<br />

legami importanti sono quelli tra l’atomo di ossigeno con ciascuno degli atomi di<br />

idrogeno. Dei quattro elettroni nella sottoshell incompleta 2p dell’Ossigeno, due<br />

restano accoppiati sull’atomo e altri due sono disponibili a formare legami con i<br />

due atomi di idrogeno. Se mettiamo la molecola nel piano xy una combinazione<br />

lineare degli orbitali 2px e 2py ci consente di costruire un orbitale atomico dell’ossigeno<br />

che ha una qualsiasi direzione nel piano. Siano v1 e v2 due di questi orbitali<br />

che puntano nella direzione dei due protoni, sui quali sistemiamo gli orbitali 1s<br />

dell’idrogeno che indichiamo con u1 e u2. In approssimazione LCAO prendiamo<br />

orbitali molecolari <strong>della</strong> forma<br />

Φ1 = u1 + λv1<br />

Φ2 = u2 + λv2<br />

con i quali possiamo formare il determinante di Slater<br />

¯<br />

Φ = N ¯<br />

Φ1 (1) α (1) Φ1 (1) β (1) Φ2 (1) α (1) Φ2 (1) β (1)<br />

Φ1 (2) α (2) Φ1 (2) β (2) Φ2 (2) α (2) Φ2 (2) β (2)<br />

Φ1 (3) α (3) Φ1 (3) β (3) Φ2 (3) α (3) Φ2 (3) β (3)<br />

Φ1 (4) α (4) Φ1 (4) β (4) Φ2 (4) α (4) Φ2 (4) β (4)<br />

dove N è un fattore di normalizzazione opportuno.<br />

Usando Φ come funzione di prova si trova che all’equilibrio l’angolo tra v1 e<br />

v2 èdicirca90 ◦ . Un migliore accordo con i dati sperimentali si ottiene usando<br />

¯


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 180<br />

come orbitale atomico dell’ossigeno quello ibrido di 2p con 2s. Osserviamo come<br />

la minimizzazione dell’energia abbia conferito un carattere direzionale ai legami.<br />

Passiamo poi alla molecola di metano CH4. La configurazione dello stato fondamentale<br />

del Carbonio è (1s) 2 (2s) 2 (2p) 2 ma quella eccitata (1s) 2 (2s)(2p) 3 è<br />

molto vicina in energia ed è quest’ultima da cui originano i legami del Carbonio.<br />

La molecola di metano ha una struttura tetraedrica che può essere giustificata formando<br />

quattro orbitali ibridi per il carbonio ottenuti come combinazioni lineari<br />

di 2s, 2px, 2py e 2pz. Questi orbitali detti sp 3 sono dati dalle quattro combinazioni<br />

Φ1 = v2s + v2px + v2py + v2pz<br />

Φ2 = v2s + v2px − v2py − v2pz<br />

Φ3 = v2s − v2px + v2py − v2pz<br />

Φ4 = v2s − v2px − v2py + v2pz<br />

dove Φ1 punta nella direzione che va dall’origine al punto (1, 1, 1) , Φ2 verso<br />

(1, −1, −1) , Φ3 verso (−1, 1, −1) e Φ4 verso (−1, −1, 1). Queste sono le direzioni<br />

dei vertici di un tetraedro rispetto al centro come mostra la figura<br />

Un diverso schema di ibridizzazione compete alla molecola di etilene C2H4 che<br />

è una molecola piana mostrata in figura


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 181<br />

In questo caso si usano gli orbitali sp 2 che sono<br />

Φ1 = v2s + √ 2v2px<br />

Φ2 = v2s + p 3/2v2py − p 1/2v2px<br />

Φ3 = v2s − p 3/2v2py − p 1/2v2px<br />

e che puntano ai vertici di un triangolo equilatero di coordinate<br />

³<br />

0, √ ´ ³p p ´ ³<br />

2 , 3/2, − 1/2 , − p 3/2, − p ´<br />

1/2.<br />

Questi orbitali concorrono a formare quattro legami C-H ed un legame C-C. Il<br />

momento angolare orbitale nella direzione del legame è zero e sono del tipo che<br />

abbiamo chiamato σ nelle molecole biatomiche. La restante coppia di elettroni<br />

di valenza sono associati agli orbitali 2px dell’atomo di Carbonio. Questa coppia<br />

èdettaformareunlegameπ, essendo ±~ la componente del momento angolare<br />

nella direzione del legame. Per questa molecola il legame tra i due atomi di<br />

carbonio è doppio essendo occupato sia un orbitale legante σ che un orbitale<br />

legante π.<br />

Nella molecola dell’acetilene C2H2 che è lineare appaiono gli orbitali sp<br />

Φ1 = v2s + v2px<br />

Φ1 = v2s − v2px<br />

che danno luogo a orbitali σ che legano i due atomi di idrogeno ai due atomi<br />

di carbonio ed a un orbitale σ tra i due atomi di carbonio. L’angolo tra questi<br />

legami è di 180 ◦ .I rimanenti quattro elettroni formano una coppia di legami π tra<br />

i due atomi di Carbonio. Il legame C-C è triplo.<br />

I legami σ sono solitamente più forti e più localizzati dei legami π e i legami<br />

ibridi sono più forti di quelli semplici


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 182<br />

Concludiamo con il benzene C6H6 nel quale appare un legame non localizzato.<br />

Usando gli ibridi sp 2 si formano per ogni atomo di carbonio tre legami σ uno C-H<br />

e due C-C. I restanti orbitali atomici del carbonio sono 2pz, uno per atomo. Per<br />

la simmetria <strong>della</strong> struttura non vi è un modo unico di associare questi orbitali<br />

in coppie, formando legami π localizzati. Lo stato fondamentale è rappresentato<br />

piuttosto dalla combinazione completamente simmetrica<br />

Φ = N [v2pz (1) + v2pz (2) + v2pz (3) + v2pz (4)<br />

+v2pz (5) + v2pz (6)]<br />

Questo orbitale forma un legame π che è associato a tutto l’anello del benzene<br />

e non è localizzato su una coppia di atomi. I sei elettroni equivalenti sono liberi<br />

di muoversi attorno all’anello, e il benzene ha un’alta suscettività diamagnetica<br />

dovuta al campo magnetico creato da questa corrente chiusa.<br />

Separazione tra moto vibrazionale e moto rotazionale in una<br />

molecola biatomica<br />

Avendo ottenuto l’energia elettronica a nuclei fissi E (R) , il moto dei nuclei,<br />

nell’ambito <strong>della</strong> approssimazione adiabatica, è descritto dall’equazione di<br />

Schrõdinger<br />

− ~2<br />

2µ ∇2 ~R Φ<br />

³ ´ · µ<br />

~R + E (R) −<br />

E − P 2 CM<br />

2M<br />

¸ ³ ´<br />

Φ ~R =0 (148)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 183<br />

dove ~ PCM è la quantità di moto del centro di massa dei due nuclei, ~ ³<br />

RCM =<br />

M1 ~ R1 + M2 ~ ´<br />

R2 /M è la posizione del centro di massa e ~ R = ~ R2 − ~ R1 quella<br />

relativa, essendo M = M1 +M2 la massa totale e µ = M1M2/M la massa ridotta.<br />

Nella (148) E indica l’energia totale di elettroni e nuclei. Il sistema degli elettroni<br />

e nuclei è descritto dalla funzione d’onda<br />

³<br />

Ψ ~r1,~r2, ~ R1, ~ ´<br />

R2 = e i ~ PCM · ~ ³ ´ ³ ´<br />

RCM /~<br />

Φ ~R ϕ ~R; ~r1,~r2<br />

dove ³<br />

Te + V<br />

³<br />

~r1,~r2, ~ R1, ~ ´´ ³ ´ ³ ´<br />

R2 ϕ ~R; ~r1,~r2 = E (R) ϕ ~R; ~r1,~r2<br />

essendo Te l’energia cinetica degli elettroni V l’energia potenziale di tutte le<br />

interazioni elettrostatiche nuclei-nuclei, elettroni-nuclei, elettroni- elettroni. Nel<br />

sistema del centro di massa ~ PCM =0, e E (R) svolge il ruolo di un potenziale<br />

centrale per il moto nucleare e la (148) è separabile in coordinate sferiche<br />

³ ´<br />

Φ ~R = S (R) · YNMN (θ, φ) .<br />

Posto S (R) =P (R) /R riduciamo la (148) all’equazione radiale<br />

− ~2 d<br />

2µ<br />

2P (R)<br />

dR2 +<br />

·<br />

N (N +1)~2<br />

E (R)+<br />

2µR2 − E<br />

¸<br />

P (R) =0 (149)<br />

in cui E (R) ha un minimo −U0 in R0 distanza tra i nuclei all’equilibrio. Scegliamo<br />

lo zero dell’energia al valore asintotico di E (R) per R →∞e U0 è l’energia di<br />

legameseinucleifosseroinfinitamente pesanti.<br />

L’approssimazione armonica consiste nel sviluppare E (R) in serie di potenze<br />

di ρ = R − R0 attorno a R = R0<br />

E (R) =−U0 + 1 2<br />

U2ρ<br />

2<br />

Il moto rotazionale può essere disaccoppiato da quello vibrazionale sostituendo<br />

nell’energia cinetica rotazionale a R il suo valore di equilibrio R0 e l’equazione<br />

(149) diventa quella di un oscillatore armonico<br />

− ~2<br />

2µ<br />

d 2 P (ρ)<br />

dρ 2<br />

dove B0 = ~2<br />

2µR 2 0<br />

+<br />

·<br />

−U0 + 1<br />

2 U2ρ 2 + N (N +1) ~2<br />

E = −U0 + ~ω0<br />

;<br />

1<br />

2 µω2 0ρ2 = 1<br />

2<br />

2µR 2 0<br />

µ<br />

v + 1<br />

<br />

+ N (N +1)B0<br />

2<br />

U2ρ 2<br />

¸<br />

− E P (ρ) =0 (150)<br />

; µω 2 0 = U2 ; ω0 =<br />

s<br />

U2<br />

µ<br />

(151)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 184<br />

Secondo la (151) l’energia è la somma di tre contributi<br />

¡ ¢<br />

indipendenti: l’ener-<br />

1<br />

gia degli elettroni −U0, l’energia vibrazionale ~ω0 v + e l’energia rotazionale<br />

2<br />

N (N +1)B0. Per la molecola di idrogeno nello stato fondamentale U0 =4.75 eV<br />

mentre R0 =0.74× 10−8cm, da cui ~ω0 = 0.54 eV e B0 = 0.0074 eV. Per la presenza<br />

dell’energia di punto zero ~ω0/2 l’energia di legame è U0− ~ω0/2 =4.48<br />

eV. Essendo B0 ¿ ~ω0 i livelli rotazionali si presentano come una struttura fine<br />

di quelli vibrazionali infatti si infittiscono verso i livelli vibrazionali, poichè la<br />

distanza tra due livelli con N consecutivi è proporzionale a N.<br />

Per giudicare <strong>della</strong> bonta’ di questa approssimazione osserviamo che, per consistenza<br />

con l’approssimazione armonica, dobbiamo sviluppare anche 1/R2 nell’energia<br />

cinetica rotazionale attorno a ρ =0<br />

Ã<br />

1 1 1 1 1<br />

=<br />

R2 2 = 2 = 1 − 2<br />

(R0 + ρ) (1 + ρ/R0) ρ<br />

µ !<br />

2<br />

ρ<br />

+3 + ...<br />

R0 R0<br />

R 2 0<br />

che assieme allo sviluppo di E (R) dà come potenziale per l’equazione radiale al<br />

secondo ordine in ρ<br />

E (R)+<br />

N (N +1)~2<br />

2µR 2<br />

R 2 0<br />

= −U0 + 1<br />

2 U2ρ 2 + B0N (N +1) ¡ 1 − 2ρ/R0 +3(ρ/R0) 2¢<br />

= −U0 + B0N (N +1)+ 1<br />

2<br />

−2B0N (N +1)ρ/R0<br />

che descrive un oscillatore armonico di frequenza<br />

r<br />

1<br />

ω0N =<br />

µ (U2 +6B0N (N +1)/R2 0)<br />

spostato di una distanza ρ0 definita da<br />

1<br />

2 µω2 oNρ2 − 2B0N (N +1)<br />

R0<br />

¡<br />

U2 +6B0N (N +1)/R 2¢ 2<br />

0 ρ<br />

ρ = 1<br />

2 µω2 oN (ρ − ρ0) 2 − 1<br />

2 µω2 oN ρ2 0<br />

e − µω 2 oN ρρo = −2B0N (N +1)ρ/R0 implica che ρ0 = 2B0N (N +1)<br />

µR 2 0ω 2 oN<br />

In definitiva l’energia totale è ora<br />

µ<br />

E = −U0 + ~ω0N v + 1<br />

<br />

2<br />

·<br />

+ B0N (N +1)<br />

1 − B0N (N +1)<br />

1<br />

2 µω2 0N R2 0<br />

La frequenza di oscillazione dipende dal numero quantico rotazionale e cresce<br />

al crescere di N. Le oscillazioni non avvengono attorno ad Ro bensi attorno a<br />

R0 (1 + ρ0/R0) ad una distanza tra nuclei che cresce anch’essa con N . La rotazione<br />

<strong>della</strong> molecola dà luogo ad un suo allungamento (stretching) tanto più<br />

¸


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 185<br />

grande quanto maggiore è il momento angolare <strong>della</strong> rotazione. L’energia rotazionale<br />

si abbassa perchè il momento di inerzia <strong>della</strong> molecola µR2 0 a N =0<br />

cresce per effetto dell’allungamento. Tuttavia a valori moderati di N questo<br />

accoppiamento tra rotazioni e vibrazione è trascurabile per la piccolezza di B0<br />

rispetto a ~ω0.<br />

Una buon test <strong>della</strong> validità dell’approssimazione armonica si ottiiene confrontando<br />

le molecole di Idrogeno H2 ediDeuterioD2perlequali le frequenze di<br />

vibrazione misurate sono date da<br />

νH2 = 4401 cm −1<br />

νD2 = 3112 cm −1<br />

Le due molecole hanno la stessa E (R) ma H2 ha massa ridotta 1/2 di quella di<br />

D2 e quindi<br />

νH2 = √ 2νD2 =1.414 × 3112 cm −1 = 4401 cm −1 in perfetto accordo con gli<br />

esperimenti.<br />

La frequenza ω0 ètantopiùgrandequantopiùµ è piccola e quanto più U2<br />

ègrandeecioèquantopiùègrandelacurvaturadelpozzodipotenzialeinR0.<br />

Poichè R0 è sempre dello stesso ordine di grandezza (qualche Å), U2 cresce con la<br />

profondità U0 : ω0 è una funzione crescente <strong>della</strong> stabilità chimica. Consideriamo,<br />

ad esempio, due molecole che hanno circa la stessa massa ridotta ma energie di<br />

legame molto diverse: 77 Br 85 Rbchehaunlegameionicoe 84 Kr 85 Rb che ha un<br />

legame dovuto alle forze di Van der Walls con masse ridotte di 40.94 a.m.u e di<br />

42.25 a.m.u., rispettivamente, ma frequenze di 181 cm −1 la prima e 13 cm −1 la<br />

seconda.<br />

In questo schema i numeri quantici rotazionali sono quelli di ~ N 2 ,Nz edi<br />

LR, che è la componente del momento angolare totale degli elettroni ~ L nella<br />

direzione dell’asse per i due nuclei. Ovviamente il momento angolare totale ~ J =<br />

~N + ~ L è conservato ed è opportuno classificare gli stati con gli autovalori di ~ J 2<br />

n o<br />

ediJz. Per passare dalla rappresentazione ~N 2 ,Nz,LR alla rappresentazione<br />

n o<br />

~J 2 ,Jz,LR osserviamo che ~ N è ortogonale a ~ R e quindi<br />

³ ´<br />

JR = ~N + L~<br />

· b R ~ = LR<br />

~N 2 = ~ J 2 − 2 ~ J · ~ L + ~ L 2<br />

Se restiamo nell’approssimazione adiabatica ³ la funzione d’onda elettronica è quella<br />

<strong>della</strong> Hamiltoniana a nuclei fissi ϕ ~r; ~ ´<br />

R per la quale<br />

D ¯<br />

ϕ ¯−2 ~ J · ~ L + ~ L 2<br />

¯ E<br />

¯ ϕ = − ­ ϕ ¯ −2JRLR + L 2 ¯ ®<br />

¯ 2 2<br />

R ϕ = −Λ ~


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 186<br />

e quindi nella nuova base<br />

D E<br />

~N 2<br />

~J 2 = J (J +1)~<br />

,Jz,LR<br />

2 − Λ 2 ~ 2<br />

N (N +1)~ 2 ⇒ J (J +1)~ 2 − Λ 2 ~ 2<br />

con questa semplice sostituzione nelle formule precedenti possiamo usare i numeri<br />

quantici J, MJ, ±Λ. Ovviamente se Λ > 0, allora J ≥ Λ.<br />

3.7 Spettri molecolari<br />

Consideriamo una coppia di livelli elettronici per una molecola biatomica rappresentati<br />

schematicamente nella figura seguente<br />

Le due energie hanno curvature e distanze di equilibrio R0 diverse e quindi ad esse<br />

competono frequenze di vibrazione diverse e spettri rotazionali diversi per i differenti<br />

valori del momento di inerzia µR 2 0 (nella figura sono mostrati i soli livelli vibrazionali<br />

da cui si staccano quelli rotazionali che non sono riportati).Transizioni<br />

tra questi livelli energetici danno luogo agli spettri di assorbimento e di emissione<br />

<strong>della</strong> molecola. Se trascuriamo la struttura dei multipletti, l’accoppiamento spinorbita<br />

e tutte le complicazioni che nascono passando alle molecole con più di due<br />

atomi possiamo classificare le transizioni in tre tipi dalle caratteristiche spettrali<br />

molto diverse tra loro:<br />

– Transizioni in cui varia il numero quantico elettronico.In questo caso tutti e<br />

tre i numeri quantici cambiano nella transizione: i numeri quantici elettronici,<br />

il numero quantico vibrazionale v, ed il numero quantico rotazionale J.<br />

Poichè le differenze di energia tra i livelli elettronici sono confrontabili con<br />

quelle che si riscontrano negli spettri atomici, le frequenze risultanti stanno<br />

nella parte visibile dello spettro, nel vicino ultravioletto o nell’infrarosso. In<br />

approssimazione di dipolo elettrico ∆v = ±1. Questo limiterebbe il numero<br />

delle righe osservate ma la regola di selezione ∆J =0, ±1 genera una serie<br />

dirigheequispaziateinfrequenzaelospettrorisultantevienecomunemente<br />

chiamato abande.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 187<br />

– Transizioni in cui non varia il numero quantico elettronico ma cambiano v e<br />

J che danno luogo a spettri nell’infrarosso<br />

– Transizioni in cui cambia solo il numero quantico rotazionale J equestavolta<br />

gli spettri cadono nell’infraosso molto lontano o nella zona delle microonde<br />

corte.<br />

Sono possibili anche transizioni a livelli energetici per i quali nello stato elettronico<br />

finale gli atomi si respingono reciprocamente ad ogni distanza. In figura<br />

è mostrato un processo di assorbimento ad un livello del continuo corrispondente<br />

ad uno stato elettronico repulsivo.<br />

Una volta avvenuto il processo di assorbimento, gli atomi, essendo in uno<br />

stato repulsivo, si separano e la molecola si dissocia. Queste transizioni vengono<br />

osservate negli spettri reali. Mediante uno studio dell’intensità di assorbimento<br />

in funzione <strong>della</strong> frequenza è possibile risalire alla forma del livello repulsivo.<br />

Le probabilità di transizione in approssimazione di dipolo elettrico si ottengono,<br />

come al solito, dagli elementi di matrice del dipolo elettrico ~ D<br />

Ã<br />

X<br />

~D = e Zj ~ Rj − X<br />

!<br />

~ri<br />

j<br />

Per una molecola biatomica omonucleare, nel sistema del centro massa, il contributo<br />

dei nuclei a ~ D è nullo poichè ~ R1 = − ~ R/2 e ~ R2 = ~ R/2. Il contributo <strong>della</strong><br />

parte elettronica è anch’esso nullo a meno che non cambi il numero quantico<br />

elettronico n : per la parità delle funzioni d’onda elettroniche sono possibili transizioni<br />

solo tra stati u e g. Per queste molecole sono possibili solo le transizioni<br />

incuicambianotuttietreinumeriquanticin.v. e J, mentre sono assenti gli<br />

spettri puramente rotazionali, nei quali cambia solo J, e quelli roto-vibrazionali,<br />

in cui cambiano v e J.<br />

i


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 188<br />

Diverso è il caso delle molecole biatomiche eteronucleare che hanno in genere<br />

un momento di dipolo intrinseco. Il suo valore di aspettazione rispetto alla funzione<br />

d’onda elettronica a nuclei fissièdiversodazeroedèdatoda:<br />

³ ´ D ³<br />

~Dnn<br />

~R = ϕn ~r, ~ ´ ¯ ¯ ³<br />

¯¯<br />

R D~<br />

¯ ϕn ~r, ~ ´E<br />

R<br />

= e (Z2 − Z1) ~ R/2+e X D ³<br />

ϕn ~r, ~ ´ ³<br />

R |~ri| ϕn ~r, ~ ´E<br />

R<br />

Il secondo termine può essere sviluppato in serie di potenze attorno alla posizione<br />

di equilibrio ~ R0 e, in definitiva<br />

³ ´<br />

~R ' ~ d0 + d1 ~ R<br />

~Dnn<br />

Il termine d1 ~ R rende ragione degli spettri rotazionali e rotovibrazionali puri osservati<br />

nelle molecole polari.<br />

Negli spettri puramente rotazionali la probabilità di transizione è determinata<br />

dall’elemento di matrice D<br />

E<br />

YJ 0 M 0|~εi · ~ R0|YJM<br />

dove i =0, ±1 descrive le varie polarizzazioni <strong>della</strong> radiazione ~ε0 = bez,~ε±1 =<br />

bex ± ibey. Leregolediselezionesono<br />

∆J = ±1<br />

∆M =0, ±1<br />

per spettri rotazionali puri. Se consideriamo il caso più generale in cui anche gli<br />

altri numeri quantici possono cambiare allora la prima regola di selezione diventa<br />

∆J =0, ±1. Un fotone di momento ±~ può essere assorbito o emesso senza che<br />

J cambi, se la variazione di N è bilanciata da una variazione di Λ.<br />

Le frequenze delle righe dello spettro sono date da<br />

hνJ+1,J = B (J +1)(J +2)− BJ (J +1)=2B (J +1)<br />

e cioè lo spettro è formato da righe equispaziate con una separazione pari a 2B.<br />

La misura <strong>della</strong> separazione tra due righe consecutive consente di determinare il<br />

momento di inerzia <strong>della</strong> molecola e quindi la distanza di equilibrio R0.<br />

In figura è mostrato lo spettro di assorbimento rotazionale dell’acido cloridrico<br />

gassoso HCl.<br />

i


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 189<br />

La prima riga corrisponde alla transizione 1 → 0 di frequenza 4B/h,la seconda<br />

a 2 → 1 di frequenza 6B/h e le righe consecutive appaiono a frequenze equispaziate<br />

di 2B/h ' 20 cm −1 . L’intensità delle righe raggiunge un massimo e<br />

poi rapidamente decresce con J. L’intensità <strong>della</strong> riga è determinata dalla popolazione<br />

del livello J. Tenuto conto che i livelli hanno una degenerazione rispetto<br />

a M pari a 2J +1e che al livello energetico BJ (J +1) compete il peso statistico<br />

exp (−BJ (J +1)/kBT ) ci aspettiamo una distribuzione f (J) delle intensità<br />

<strong>della</strong> forma<br />

f (J)=(2J +1)exp(−BJ (J +1)/kBT ) /Z<br />

∞X<br />

con Z = (2J +1)exp(−BJ (J +1)/kBT )<br />

j=0<br />

che è massima attorno ad un J dell’ordine di<br />

³ p2kBT/B<br />

´<br />

− 1 /2.<br />

Se cambia anche il numero quantico vibrazionale abbiamo gli spettri rotovibrazionali<br />

per i quali la regole di selezione sono determinate dagli elementi di<br />

matrice D<br />

E<br />

YJ 0 M 0Sv 0|~εi · ~ R|YJMSv<br />

e dalle autofunzioni dell’oscillatore armonico discende la regola<br />

∆v = ±1<br />

Le deviazioni dal potenziale puramente armonico consentono anche transizioni<br />

con ∆v = ±2, ±3, ... che sono molto più deboli con intensità almeno di un ordine<br />

di grandezza più piccole. A meno che non sia consentita la transizione con<br />

∆J =0, il cambio di v deve essere accompagnato anche da un cambio di J. Si<br />

distinguono due rami dello spettro. Per il ramo R, ∆J =+1elefrequenzesono<br />

date da<br />

hν R = ~ω0 +2B (J +1) J =0, 1, 2, ...<br />

enelramoP, ∆J = −1<br />

hν P = ~ω0 − 2BJ J =1, 2, 3, ...


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 190<br />

Le righe dei due rami sono equispaziate di 2B/h, i rami P ed R sono separati<br />

da un intervallo di separazione doppio pari a 4B/h che rende immediata la identificazione<br />

<strong>della</strong> frequenza fondamentale ω0/2π<br />

Qui sopra è mostrato lo spettro di assorbimento dell’HCl. I picchi sono doppi<br />

perchè il Cloro si presenta in natura come una miscela di due isotopi 35 Cl(75.5%) e<br />

37 Cl(24.5%). La posizione <strong>della</strong> gap centrale determina ν0 = 2885.9 cm −1 (~ω0 =<br />

0.369 eV) e la separazione tra due righe successive B/hc=10.59 cm −1 (B= 1.13<br />

× 10 −3 eV). Si noti come la separazione tra le righe vari leggermente con J per<br />

l’accoppiamento tra moto rotazionale e moto vibrazionale.<br />

Le molecole omopolari non possiedono un momento di dipolo permanente e<br />

le vibrazioni e le rotazioni <strong>della</strong> molecola non hanno un accoppiamento diretto<br />

col campo elettromagnetico: la molecola è ”inattiva” nell’infrarosso vicino (vibrazioni)<br />

e nel dominio delle microonde (rotazioni). Tuttavia è possibile osservare<br />

i loro livelli rotazionali o roto-vibrazionali attraverso la diffusone anelastica <strong>della</strong><br />

radiazione (effetto Raman). Iniziamo a considerare i livelli rotazionali supponendo<br />

che la molecola diffonda radiazione elettromagnetica di frequenza ω non<br />

in risonanza con le frequenze di Bohr <strong>della</strong> molecola. Come abbiamo già fatto<br />

per gli atomi la diffusione può essere caratterizzata dalla suscettività χ. Il campo<br />

elettrico ~ Ee iωt indurrà un momento di dipolo ~ De iωt sulla molecola che è sorgente<br />

di un’onda diffusa dalla molecola. Ma la molecola biatomica è un sistema<br />

anisotropo e per un generica orientazione <strong>della</strong> molecola rispetto a ~ E, il dipolo<br />

indotto ~ D non è parallelo a ~ E.Larelazionetra ~ D ed ~ E è di carattere tensoriale


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 191<br />

e χ è difatti il tensore di suscettibilità. ~ D è parallelo a ~ E solo in due casi semplici<br />

: ~ E è parallelo all’asse molecolare (si ha allora χ = χk) oppure quando ~ E<br />

è perpendicolare all’asse (χ = χ⊥) . Nel caso generale, prendiamo l’asse z nella<br />

direzione di ~ E (supponendo l’onda di polarizzata linearmente), che l’asse <strong>della</strong><br />

molecola punti nella direzione di angoli polari θ e ϕ e calcoliamo la componente<br />

z del dipolo indotto da ~ E sulla molecola. Possiamo decomporre ~ E in una componente<br />

parallela ~ Ek ed una componente perpendicolare ~ E⊥ all’asse <strong>della</strong> molecola.<br />

Il dipolo indotto dal campo ~ E cos ωt è eguale a<br />

³<br />

´<br />

~D =<br />

cos ωt<br />

χk ~ Ek + χ⊥ ~ E⊥<br />

la cui proiezione su z è<br />

³ ¯<br />

Dz = cos θ · χk ¯ ~ ¯<br />

¯<br />

¯<br />

¯<br />

Ek¯<br />

+sinθ · χ⊥ ¯ ~ ¯´<br />

¯<br />

E⊥¯<br />

cos ωt<br />

= ¡ cos 2 θ · χk +sin 2 ¢<br />

θ · χ⊥ E cos ωt<br />

= £ χ⊥ + ¡ ¢ ¤ 2<br />

χk − χ⊥ cos θ E cos ωt<br />

che dipende da θ essendo χk 6= χ⊥ per l’anisotropia <strong>della</strong> molecola.<br />

Per vedere cosa succede se la molecola ruota, incomiciamo a ragionare classicamente.<br />

La rotazione <strong>della</strong> molecola avvenga con la frequenza ωR attorno ad un<br />

asse fuori dal piano che contiene la molecola ed ~ E. Allora<br />

cos θ = α cos (ωRt + β)<br />

dove α e β sono fissati dalle condizioni iniziali e dalla direzione del momento<br />

angolare ~ N. La presenza del termine cos 2 θ dà luogo a componenti di Dz che<br />

oscillano con frequenze ω±2ωR che si aggiungono alla componente di frequenza ω.<br />

La rotazione modula la polarizzabilità con una frequenza doppia perchè dopo un<br />

mezzo giro, che la molecola compie in un mezzo periodo, essa si ritrova nella stessa<br />

disposizione geometrica rispetto all’onda incidente. La radiazione riemessa con<br />

una polarizzazione parallela all’asse z è quella irraggiata da Dz. La frequenza non<br />

spostata ω (riga Rayleigh) è accompagnata dalla riga di frequenza ω − 2ωR (riga<br />

Raman Stokes) e da quella ω +2ωR (riga Raman anti-Stokes).<br />

Il calcolo quantistico richiede l’uso <strong>della</strong> teoria delle perturbazioni al secondo<br />

ordine. Senza entrare nei dettagli del calcolo <strong>della</strong> probabilità, diciamo che intervengono<br />

tutti gli stati stazionari intermedi che consentono di accoppiare uno<br />

stato iniziale JM con uno stato finale J 0 M 0 in modo che l’energia sia conservata<br />

E (JM)=E (J 0 M 0 )+~ω.<br />

La probabilità è proporzionale all’elemento di matrice di χ⊥ + ¡ ¢<br />

2<br />

χk − χ⊥ cos θ<br />

tra lo stato iniziale e quello finale<br />

Z<br />

dΩ Y ∗<br />

J0M 0 (θ, ϕ) £ χ⊥ + ¡ ¢ ¤ 2<br />

χk − χ⊥ cos θ YJM (θ, ϕ)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 192<br />

da cui la regola di selezione<br />

∆J =0, ±2<br />

La riga Rayleigh è unica mentre le righe Raman anti-Stokes sono date da<br />

~ωAS = ~ω + E (J +2)− E (J) =~ω +4B (J +3/2) con J =0, 1, 2, ...<br />

mentre la righe Raman Stokes sono<br />

~ωS = ~ω + E (J) − E (J +2)=~ω − 4B (J +3/2) con J =0, 1, 2, ...<br />

Le righe Stokes ed anti-Stokes sono disposte simmetricamente da parti opposte<br />

alla riga Rayleigh. La separazione di due righe Stokes (o anti-Stokes) consecutive<br />

è 4B, cioè è il doppio tra quelle di uno spettro di rotazione puro, se quest’ultimo<br />

esistesse. Il gap centrale è di 12B ma ora al suo centro vi è la riga Rayleigh.<br />

Anche per le vibrazioni vi è un effetto Raman con una riga Stokes ω − ω0 e<br />

una riga anti-Stokes ω +ω0 (la vibrazione modula l’ampiezza del dipolo oscillante<br />

indotto dall’onda incidente). La diffusione anelastica è un processo che conserva<br />

l’energia e<br />

~ω0AS = ~ω + E (v +1)−E (v) =~ω + ~ω0<br />

~ω0S = ~ω + E (v) − E (v +1)=~ω − ~ω0<br />

Le due frequenze spostate sono centri delle strutture rotazionali dello spettro<br />

roto-vibrazionale che abbiamo discusso in precedenza.<br />

Cirestadaconsiderarelospettroabandeelettronicogeneratodatransizioniin<br />

cuituttietreinumeriquanticin.v.J cambiano. Si può ritenere che la transizione<br />

n → n0 avvenga ’istantaneamente’ sulla scala dei tempi delle vibrazioni, e cioè<br />

ad un valore all’incirca costante <strong>della</strong> separazione tra i nuclei R. Inucleipesanti<br />

cambiano posizione e momento non durante la transizione elettronica ma solo<br />

dopo che essa è avvenuta. Sulle curve dell’energia elettronica in funzione di R la<br />

transizione elettronica è rappresentata da una linea verticale (principio di Franck-<br />

Condon) .Infigura sono mostrate quelle relative agli stati A e B.<br />

Il principio di Franck-Condon può essere combinato con le proprietà delle<br />

funzioni d’onda dell’oscillatore armonico per individuare quali, tra quelle possibili,<br />

sono le transizioni più probabili (si osservi che se v e v0 si riferiscono a numeri<br />

quantici elettronici n e n0 diversi, e cioè ad oscillatori armonici differenti, la regola<br />

di selezione ∆v = ±1 non vale più). La funzione d’onda dello stato fondamentale<br />

v =0ha un modolo quadro che è una gaussiana centrata intorno a R0 Gli stati<br />

eccitati. descritti da polinomi di Hermite di ordine v più alto, hanno moduli<br />

quadri i cui massimi sono vicini ai punti di inversione del moto <strong>della</strong> traiettoria<br />

classica. La transizione da v =0parte dalla posizione di equilibrio e termina<br />

sullo stato v0 per il quale il punto di inversione del moto è nella stessa posizione.<br />

Più in generale le transizioni tra v e v0 più probabili sono quelle che hanno gli


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 193<br />

stessi punti di inversione del moto.<br />

Così, nello schema in figura, restano selezionate le transizioni A → B<br />

v =0→ v 0 =6<br />

v =2→ v 0 =2<br />

v =3→ v 0 =1<br />

e la transizione v0 =0→ v =7da B a A.<br />

Queste considerazioni possono essere rese più precise considerando l’elemento<br />

di matrice del dipolo elettrico<br />

D<br />

n 0 v 0 J 0<br />

¯ ~ ¯ E Z<br />

¯<br />

D¯<br />

nvJ = e d 3 Z<br />

R d 3 r φ ∗ J0M 0Λ0 S∗ v0 ψ∗ n0 Ã<br />

2X<br />

Zj ~ Rj − X<br />

!<br />

~ri<br />

j=1<br />

i<br />

φJMΛ Sv ψn


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 194<br />

Per l’ortogonalità delle funzioni d’onda elettroniche il primo termine tra parentesi<br />

è nullo essendo Z<br />

d 3 r ψ ∗ n0 ³<br />

~r; ~ ´ ³<br />

R ψn ~r; ~ ´<br />

R =0<br />

mentre il secondo termine, integrato sulle coordinate elettroniche, fornisce il contributo<br />

elettronico al momento di dipolo<br />

³ ´ Z<br />

~Del<br />

~R = −e d 3 r ψ ∗ n0 ³<br />

~r; ~ ´<br />

R<br />

à !<br />

X ³<br />

~ri ψn ~r; ~ ´<br />

R<br />

che è approssimativamente indipendente da ~ R, ~ ³ ´<br />

Del<br />

~R ' ~ ³ ´<br />

Del<br />

~R0 . Nel sis-<br />

D<br />

tema del centro massa, con S (R)) = P (R) /R, si ha che n0v0J 0<br />

¯ ~ ¯ E<br />

¯<br />

D¯<br />

nvJ è<br />

proporzionale a<br />

Z<br />

fvv0 =<br />

dR P ∗ v 0 (R) Pv (R)<br />

detto fattore di Franck-Condon che misura la sovrapposizione tra lo stato vibrazionale<br />

iniziale e quello finale appartenenti a stati elettronici differenti. La<br />

regola di selezione approssimata consiste nel rendere massimo il fattore di Franck-<br />

Condon con gli esiti che abbiamo già discusso.<br />

La molecola può perdere energia vibrazionale per collisioni con le altre molecole<br />

(decadimento termico) e raggiungere lo stato fondamentale vibrazionale più<br />

basso del livello elettronico eccitato B. Questo processo è spesso più rapido dell’emissione<br />

spontanea, cosicchè quando finalmente la molecola riemette la radiazione<br />

essa si trova nello stato vibrazionale fondamentale del livello eccitato: nell’esem-<br />

pio mostrato la molecola assorbe radiazione con la transizione vA =0→ v0 B =6,<br />

la riemette nella transizione vB =0→ v0 A =7. Nel processo di fluorescenza la<br />

radiazione emessa ha una frequenza più bassa di quella <strong>della</strong> radiazione incidente<br />

Il decadimento termico può trasferire lo stato eccitato in un’altro stato elettronico<br />

eccitato di diversa molteplicità di spin. Per esempio lo stato A 1 di<br />

singoletto va nello stato B 1 di singoletto che, prima di decadere per emissione<br />

spontanea, compie una transizione ad uno stato C 3 di tripletto, La transizione<br />

C 3 → A 1 è proibita dalla regola di selezione ∆S =0per il dipolo elettrico. La<br />

diseccitazione avviene per transizioni di multipolo di ordine più alto ed ha una<br />

vita media media molto lunga che può essere dell’ordine dei secondi o addirittura<br />

maggiore. Questo processo è chiamato fosforescenza.<br />

i


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 195<br />

4 Solidi


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 196<br />

4.1 La Geometria dei cristalli<br />

L’ordine dei cristalli è studiato da una particolare disciplina chiamata cristallografia<br />

matematica. Senza nessun intento di completezza consideremo alcuni<br />

elementi essenziali delle proprietà di simmetria di un cristallo.<br />

Un corpo rigido è detto simmetrico se rimane fisicamente identico a se stesso<br />

rispetto ad una traslazione,rotazione o riflessione o una combinazione di queste<br />

operazioni. Queste operazioni sono dette le operazioni di simmetria del corpo.<br />

Una successione di due operazioni di simmetria è ancora una operazione di simmetria,<br />

e ognuna di tali operazioni ha la sua inversa che è ancora una operazione di<br />

simmetria. Le operazioni che soddisfano questi due requisiti sono dette elementi<br />

di un gruppo. Vi sono molti differenti gruppi di simmetria cristallina, o gruppi<br />

spaziali; ognicorporigidohailsuospecificogruppospaziale che costituisce una<br />

sua descrizione, non necessariamente completa. Tutti i gruppi spaziali sono sottogruppi<br />

di un gruppo che li contiene tutti: il gruppo delle traslazioni, rotazioni e<br />

riflessioni <strong>della</strong> geometria solida.Il generico elemento di questo gruppo può essere<br />

rappresentato da una trasformazione in coordinate cartesiane rettangolari<br />

⎛ ⎞ ⎛<br />

⎞ ⎛ ⎞ ⎛ ⎞<br />

⎝ x01 x0 2<br />

x0 2<br />

⎠ =<br />

⎝ α11 α12 α13<br />

α21 α22 α23<br />

α31 α32 α33<br />

⎠ ⎝ x1<br />

⎠ + ⎝ a1<br />

⎠ (152)<br />

dove nella matrice la somma dei quadrati degli elementi di ogni riga e di ogni<br />

colonna deve essere 1, e la somma dei prodotti a due a due di due righe o due<br />

colonne parallele deve essere zero. Da questo segue che il determinante delle α<br />

deve essere ±1, eilsegno−appartiene ad operazioni che coinvolgono un numero<br />

dispari di riflessioni. Talvolta conviene considerare sottogruppi di questo gruppo<br />

generale. Ad esempio la soppressione delle operazioni con determinante −1 lascia<br />

le sole operazioni che si possono effettuare su un corpo rigido semplicemente<br />

muovendolo. In cristallografia classica si considerano i gruppi in cui si sopprime<br />

il vettore a, costituiti dalle sole riflessioni e rotazioni, detti gruppi puntuali <strong>della</strong><br />

struttura cristallina. La scelta <strong>della</strong> matrice α come matrice unità<br />

⎛<br />

α = ⎝ 100<br />

⎞<br />

010⎠<br />

001<br />

conduce al gruppo delle traslazioni del cristallo, al quale rivolgeremo principalmente<br />

la nostra attenzione.<br />

Il cristallo contiene un reticolo di punti equivalenti detto reticolo di Bravais,<br />

che è una entità matematica, definita come un insieme numerabile di punti nello<br />

spazio tridimensionale che appare lo stesso se visto da uno qualunque dei suoi<br />

punti; in altre parole se un vettore ~ R (di traslazione reticolare) congiunge due<br />

punti del reticolo, allora lo stesso vettore porta un qualsiasi punto del reticolo in<br />

un certo altro punto ancora appartenente al reticolo.<br />

x2<br />

x3<br />

a2<br />

a3


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 197<br />

Una struttura cristallina siottienesequalcosa(chechiamiamobase <strong>della</strong><br />

struttura) è ripetuta nello spazio realizzando un reticolo di Bravais. Un reticolo<br />

di Bravais è un modo di collocare copie identiche <strong>della</strong> base in tutto lo spazio. In<br />

un cristallo fisico la base consiste di un certo gruppo di atomi o ioni.<br />

E’ possibile generare tutti i punti di un reticolo di Bravais a partire da tre<br />

vettori detti primitivi. Tutte le traslazioni reticolari ~ R sono date da una combinazione<br />

lineare dei tre vettori di traslazione primitivi<br />

~R = n~a1 + m~a2 + l~a3<br />

(153)<br />

con n, m, l interi. Il seguente procedimento di costruzione dimostra l’esistenza<br />

dei tre vettori primitivi:<br />

1 - Consideriamo una retta passante per due punti del reticolo. Lungo quella<br />

direzione vi saranno infiniti punti del reticolo e sia ~a1 il più corto dei vettori di<br />

traslazione lungo questa retta. I punti di tutto il reticolo sono collocati su rette<br />

parallele a questa (a cui ci riferiremo come retta ~a1). Se così non fosse potremmo<br />

scegliere un ~a1 più corto ancora.<br />

2 - Tra tutte queste rette scegliamone una coppia tra le più vicine possibili,<br />

tali, cioè, che nel piano che le contiene non vi sia tra esse alcun punto del reticolo.<br />

Sia ~a2 uno dei vettori di traslazione che porta uno dei punti del reticolo su una<br />

delle rette in un punto del reticolo sull’altra retta. I vettori ~a1 e ~a2 specificano la<br />

giacitura di un piano. I punti di tutto il reticolo sono collocati su piani paralleli<br />

aquesto.<br />

3 - Scegliamo una coppia dei piani (~a1,~a2) così vicini che tra essi non vi sia<br />

alcun punto del reticolo e sia ~a3 la traslazione che porta un punto reticolare di<br />

uno dei piani nell’altro piano.<br />

I tre vettori che abbiamo costruito sono traslazioni primitive. Infatti siano<br />

P e Q due qualsiasi punti del reticolo. Si può andare da P ad un punto P1 che<br />

appartiene al piano che contiene Q applicando un numero intero l di volte ~a3 a<br />

P. Applicando un numero intero m di volte ~a2 a P1 giungiamo a un punto P2<br />

che deve stare necessariamente sulla retta che contiene Q. L’applicazione di n<br />

volte ~a1 a P2 sposta questo punto in Q. La traslazione ~ R da P a Q èdatadalla<br />

combinazione lineare (153).<br />

Vi sono infinite scelte possibili dei vettori primitivi. Il procedimento indicato<br />

lascia indeterminata la direzione di ~a1 econsentediassegnare~a2 e ~a3 in una infinità<br />

numerabile di modi. Il parallelepipedo che ha per lati i tre vettori primitivi<br />

è detto cella primitiva del reticolo. I punti reticolari contenuti in una cella primitiva<br />

sono solo quelli ai suoi vertici. La ripetizione <strong>della</strong> cella primitiva in tutto lo<br />

spazio riproduce tutto il reticolo e la specifica del contenuto di una cella primitiva<br />

è quella <strong>della</strong> base e quindi <strong>della</strong> struttura cristallina. Per ogni cella primitiva<br />

vi sono otto punti reticolari e per ogni punto reticolare otto celle primitive. Vi è<br />

un punto reticolare per ogni cella primitiva. Il volume <strong>della</strong> cella primitiva, dato


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 198<br />

da ~a1 · ~a2 × ~a3, è allora indipendente dalla scelta dei vettori primitivi. Il triplo<br />

prodotto ~a1 · ~a2 × ~a3 deve essere lo stesso per ogni scelta dei vettori primitivi.<br />

Dal punto di vista delle traslazioni nessun reticolo di Bravais è più o meno<br />

simmetrico di un altro. Vanno l’uno nell’altro mediante trasformazioni che cambiano<br />

i vettori primitivi dell’uno nei vettori primitivi dell’altro (in geometrica<br />

analitica queste trasformazioni sono dette affini). Per distinguerli gli uni dagli<br />

altri occorre ricorrere ad operazioni di simmetria diverse dalle traslazioni.<br />

Aquestofine si possono usare le rotazioni. Un’asse di rotazione di un reticolo<br />

di Bravais è una retta tale che il reticolo rimane inalterato se è ruotato di un certo<br />

angolo attorno ad esso. Sia ϕ0 l’angolo di rotazione minimo attorno all’asse. Esso<br />

deve essere un sottomultiplo intero n di 2π. Se così non fosse dividendo 2π per ϕ0<br />

otterremmo un quoziente intero ν piùunrestoψ minore di ϕ0. Ruotando ν +1<br />

volte di ϕ0 attorno all’asse il reticolo va in sè e questa rotazione è equivalente a<br />

quella di un angolo ϕ0 − ψ < ϕ0, quindi ϕ0 non è l’angolo di rotazione minimo<br />

contraddicendo l’ipotesi fatta su di esso.<br />

Si può dimostrare che i soli valori possibili di n sono 2,3,4 e 6 e quindi che<br />

esistono solo assi binari, ternari, quaternari e senari.<br />

Consideriamo un piano reticolare perpendicolare all’asse e sia P un punto del<br />

reticolo su questo piano. Possiamo sempre scegliere P in modo che esso sia il più<br />

vicino ad O, ecioècheO è in un punto reticolare Q e P èilpiùvicinoaquesto,<br />

oppure che O è interno al segmento che ha per estremi P e il punto reticolare<br />

più vicino Q. Ruotando di ϕ0 attorno all’asse (che intercetta il paino in O) il<br />

punto P viene portato nel punto P 0 . Applicando all’asse la traslazione che porta<br />

P in P 0 si ottiene un nuovo asse di rotazione di intercetta O 0 eruotandodi−ϕ0


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 199<br />

attorno ad esso il punto reticolare P 0 viene portato nel punto reticolare P ” che<br />

appartiene alla retta OP. Indichiamo con a la lunghezza del segmento OP. I<br />

triangoli O 0 P 0 P ” e PP 0 P ” sono isosceli ed entrambi hanno l’angolo opposto alla<br />

base eguale a ϕ0. Per un triangolo isoscele di lato l eaperturaϕ0 la base è lunga<br />

2l sin ϕ0/2. Si ha allora P 0 P ”=2a sin ϕ0/2 e PP”=2(2a sin ϕ0/2) sin ϕ0/2 ein<br />

definitiva<br />

PP”=4a sin 2 ϕ0/2 =2a (1 − 2cosϕ0)<br />

Se O é nel punto reticolare Q allora P ” deve coincidere con Q, PP”=a e<br />

cos ϕ0 =1/2, ϕ0 =60 ◦ = 360 ◦ /6 e n =6(il triangolo PP 0 P ” è equilatero). In<br />

caso contrario il punto P ” deve essere esterno al segmento che ha un estremo in P<br />

e punto medio in O (se così non fosse P non è il punto più vicino a O) PP” ≥ 2a<br />

e<br />

cos ϕ0 =cos 2π<br />

≤ 1<br />

n<br />

ivaloriinteridin determinati da questa diseguaglianza sono n =2, 3, 4 corrispondenti<br />

a ϕ0 = 180 ◦ .120 ◦ , 90 ◦ .<br />

Un piano perpendicolare all’asse che contiene un punto del reticolo è necessariamente<br />

un piano reticolare e cioè contiene una rete bidimensionale infinita di<br />

punti. I piani (~a1,~a2) contigui che definiscono ~a3 possono essere scelti tra questi<br />

e tutto il reticolo si ottiene impilando piani perpendicolari all’asse. Un asse con<br />

n>2 definisce automaticamente la coppia (~a1,~a2) . Un’asse binario consente di<br />

fissare uno solo dei vettori primitivi e quindi solo una retta ~a1, ma uno degli altri<br />

due vettori primitivi applicati all’asse lo trasportano in una nuova posizione esterna<br />

alla retta reticolare perpendicolare all’asse binario di partenza. Le rotazioni<br />

attorno al nuovo asse binario generano di nuovo l’intera rete piana perpendicolare.<br />

Le simmetrie di rotazione delle reti di Bravais piane determinano quelle dei<br />

reticoli tridimensionali che si possono ottenere impilando le prime nei vari modi<br />

possibili.<br />

La rete piana con la simmetria più bassa è quella obliqua con vettori ~a1 e ~a2<br />

senza particolari relazioni tra loro.<br />

rete obliqua


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 200<br />

Ha quattro assi binari non equivalenti: uno per i punti reticolari e altri tre<br />

di cui due al centro dei lati <strong>della</strong> cella primitiva delle rete e uno al centro <strong>della</strong><br />

cella. Il ruolo degli assi esterni ai punti reticolari dipende dalla scelta <strong>della</strong> cella<br />

primitiva: nelle due scelte mostrate in figura l’asse al centro <strong>della</strong> cella per una è<br />

quello indicato con B, mentre per l’altra è l’asse C. Vi sono solo due tipi di assi<br />

binari in una rete obliqua<br />

Se una rete ha un asse di simmetria n =3esso è al centro di un triangolo equilatero<br />

di punti del reticolo e l’asse di simmetria che passa per i punti reticolari ha<br />

simmetria n =6. La simmetria triangolare non può esistere indipendentemente<br />

da quella esagonale. Essa è propria <strong>della</strong> rete esagonale che si ottiene dalla obliqua<br />

con vettori primitivi di eguale lunghezza con un angolo compreso di 60 ◦ .<br />

L’asse binario per i punti del reticolo diventa quello con n =6e compaiono due<br />

nuoviassiternari.<br />

rete esagonale<br />

Un’asse di simmetria quaternario è al centro di un quadrato per i cui vertici<br />

passano altri assi di simmetria 4. Deformando la cella primitiva <strong>della</strong> rete obliqua<br />

la trsformiamo nella rete quadrata.<br />

rete quadrata<br />

Queste tre reti esauriscno la classificazione con assi di rotazione perpendicolari.<br />

Vi è, tuttavia, un’altra operazione di simmetria che può essere messa in<br />

gioco. La riflessione attraverso una retta del piano può essere condivisa da tutti i<br />

piani del reticolari per i quali essa appare come un piano di riflessione. L’aggiunta<br />

delle riflessioni genera dalla rete obliqua la rete rettangolare elareterombica,<br />

che con una diversa scelta dei vettori primitivi può essere considerata come una


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 201<br />

rete rettangolare centrata.<br />

← rete rettagolare ←rete rombica<br />

Queste sono le cinque reti di Bravais distinte. Sovrapponendo queste cinque<br />

reti si ottengono sette sistemi cristallini<br />

Sistema triclino – Si ottiene dalla rete obliqua disponendo le reti in modo<br />

da evitare di avere assi binari in comune: il reticolo tridimensionale non ha<br />

simmetria per rotazione<br />

Sistema monoclino – Partiamo ancora dalla rete obliqua ma conserviamo gli<br />

assi binari nella sovrapposizione. Se si gli assi delle reti contigue sono dello<br />

stesso tipo si ha il monoclino semplice, seinvecegliassidiunodeiduetipi<br />

viene fatto coindicidere con al’asse binario dell’altro tipo si ha il monoclino<br />

centrato.<br />

Sistema trigonale – Per ottenere un reticolo che abbia solo assi ternari e<br />

non senari bisogna sovrapporre reti esagonali in modo che gli assi ternari<br />

di un tipo corrispondano agli assi ternari dell’altro tipo <strong>della</strong> rete contigua.<br />

Questo è il solo membro del sistema trigonale ed è detto reticolo<br />

romboedrico.<br />

Sistema tetragonale – Questa volta vogliamo un’asse n = 4. Dobbiamo<br />

sovrapporre due reti quadrate lasciando il vettore primitivo perpendicolare<br />

alla reti di linghezza arbitraria. I due modi possibili di far coincidere i due<br />

distinti assi quaternari danno il reticolo tetragonale semplice ed il reticolo<br />

tetragonale centrato.<br />

Sistema esagonale – La rete esagonale ha un unico asse di simmetria 6 e vi è<br />

un solo modo di costruire un reticolo di simmetria 6 detto reticolo esagonale


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 202<br />

Sistema ortorombico – Partiamo dalle reti rettangolare o rombica accoppiando<br />

gli assi binari nei due modi possibili. Si ottengono il reticolo ortorombico<br />

semplice ed il reticolo ortorombico a corpo centrato (entrambi<br />

dalla rete rettangolare).Se invece partiamo dalla rete rettangolare centrata<br />

si ottengono i reticoli ortorombico a base centrata e ortorombico a facce<br />

centrate.<br />

Sistema cubico – Si ottiene da quello tetragonale aggiungendo ulteriori simmetrie.<br />

L’aggiunta di un asse di simmetria 4 parallelo ai lati del quadrato<br />

converte il tetragonale semplice nel cubico semplice. Lastessamodifica sul<br />

tetragonale centrato produce il cubico a corpo centrato. Seilnuovoasse4<br />

èa45 ◦ dalla prima scelta, lungo la diagonale del quadrato, si converte il<br />

tetragonale centrato nel reticolo cubico a facce centrate.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 203


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 204<br />

E’ intuitivamente ovvio che la simmetria puntuale <strong>della</strong> base di una struttura<br />

cristallina è strettamnete legata al suo reticolo di Bravais, ma questo è una<br />

conseguenza delle origini fisiche del cristallo: da un punto di vista matematico<br />

nulla impedisce che sfere perfette siano disposte in reticolo triclino, nè che patate<br />

irregolari (tutte identiche l’una con l’altra) formino un reticolo cubico. L’atomo<br />

o l’insieme di atomi che forma la base è distorto dalle forze esercitate dagli atomi<br />

negli altri siti, così ogni elemento di simmetria <strong>della</strong> base deve essere un elemento<br />

di simmetria del reticolo di Bravais.<br />

D’altra parte il reticolo di un cristallo fisico è tenuto nella sua particolare configurazione<br />

da forze interatomiche, e ogni simmetria che possiede il cristallo deve<br />

essere dovuta in qualche modo alla simmetria di queste forze. Consideriamo, ad<br />

esempio, un reticolo monoclino: il suo gruppo puntuale ha due elementi, un’asse<br />

di rotazione binario e un piano di riflessione perpendicolare ad esso, che mancano<br />

ad un reticolo triclino. Se un certo cristallo è monoclino e ci chiedamo perchè<br />

non si distorce in uno triclino, il solo motivo possibile è che la configurazione<br />

delle forze interatomiche, e quindi la base, ha almeno uno di questi elementi di<br />

simmetria. Non è detto che la base li abbia entrambi, ma è impossibile per il<br />

reticolo avere uno di questi elementi senza avere l’altro.<br />

In definitiva possiamo riassumere le limitazioni sulle simmetria <strong>della</strong> base nelle<br />

due regole seguenti:<br />

a. un elemento di simmetria <strong>della</strong> base deve essere condiviso anche dal reticolo;


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 205<br />

b. labasedeveaverealmeno un elemento di simmetria non posseduto da un<br />

qualsiasi reticolo che si ottiene da quello effettivo per una distorsione infinitesima<br />

cheneabbassalasimmetria.<br />

Per applicare queste regole occorre organizzare i sette sistemi cristallini nella<br />

gerarchia mostrata nello schema in cui ogni sistema cristallino è un caso particolare<br />

di quello che è sotto di esso<br />

Terminiamo quì la nostra analisi limitandoci a dire che è possibile giustificare<br />

(con l’aiuto di molta geometria e pazienza) un numero di gruppi spaziali per i<br />

cristalli pari a 230.<br />

4.2 Diffrazione dei raggi X. Reticolo reciproco<br />

Lo strumento ideale per studiare le strutture cristalline è la diffrazione dei raggi<br />

X sebbene siano utili anche quella di elettroni lenti e di neutroni termici. Gli<br />

elettroni penetrano poco nei cristalli e sono usati prevalentemente nell’analisi di<br />

film sottili e delle superfici dei cristalli. Vogliamo studiare lo scattering coerente<br />

di un solido ordinato in cui i centri di scattering identici sono distrubuiti nello<br />

spazio in un reticolo tridimensionale contribuendo tutti in eguale misura all’onda<br />

diffusa.<br />

La teoria fenomenologica che descrive la diffrazione è quella di Bragg. Il<br />

cristallo viene considerato come costituito da piani reticolari. I raggi X incidono<br />

su questi piani e θ è l’angolo di incidenza. Bragg fece l’ipotesi che ciascun piano<br />

riflettesse parzialmente i raggi incidenti. Se d è la distanza tra una coppia di<br />

piani la condizione per avere interferenza costruttiva tra i raggi riflessi dai due<br />

piani è<br />

2d sin θ = nλ<br />

dove λ è la lunghezza d’onda e n è un numero intero.<br />

Per assegnati valori di λ edid l’interferenza costruttiva compare solo nelle<br />

direzioni specificate da questa relazione. Nel metodo di Laue un singolo cristallo<br />

è tenuto fermo in un fascio di raggi X di spettro continuo. Il cristallo seleziona e


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 206<br />

diffrange i valori discreti di λ per i quali esistono piani con una spaziatura ed una<br />

giacitura rispetto alla direzione di incidenza che soddisfano la legge di Bragg. Nel<br />

metodo del cristallo rotante un singolo cristallo è ruotato attorno ad un asse<br />

fisso in un fascio di raggi X monoenergetici. La variazione dell’angolo θ porta<br />

differenti piani cristallini nella posizione giusta per l’interferenza costruttiva. Nel<br />

metodo delle polveri si usa un fascio monocromatico che incide su un campione<br />

costituito da una polvere di microcristalli, in modo tale che i singoli cristalli<br />

abbiano una orientazione pressochè continua rispetto a quella del fascio incidente.<br />

La legge fenomenologica di Bragg è stata giustificata dalla derivazione di Laue<br />

dell’ampiezza dell’onda diffusa dal cristallo.<br />

Egli suppose che sul cristallo incidesse un’onda piana monocromatica di ampiezza<br />

³ ³ ´´<br />

F (~x) =F0 exp i ~k · ~x − ωt<br />

La lunghezza d’onda <strong>della</strong> radiazione λ =2π/k è tale che l’indice di rifrazione di<br />

uncristallopostonelfascioèmoltovicinoa1el’ondapianaattraversailcristallo<br />

praticamente indisturbata. Se ~ R è la posizione di un atomo nel reticolo (o meglio<br />

<strong>della</strong> base del reticolo di Bravais) l’ampiezza dell’onda incidente su di esso è<br />

³ ´ ³<br />

F ~R = F0 exp i ~ k · ~ ´<br />

R<br />

Qui e nel seguito considereremo solo l’istante di tempo t =0.<br />

L’onda diffusa dall’atomo è un’onda sferica la cui ampiezza in un punto ~ρ ha<br />

una dipendenza spaziale data da exp (ikr) /r, dove ~r = ~ρ − ~ R, ed è proporzionale<br />

all’ampiezza dell’onda incidente. La dipendenza spaziale complessiva è data dal<br />

prodotto dei due fattori<br />

exp<br />

³<br />

i ~ k · ~ ´<br />

R<br />

³<br />

· exp (ikr) /r ' exp i ~ k · ~ ´<br />

R + ikr /ρ<br />

se scegliamo l’origine nel cristallo e supponiamo che la posizione ~ρ, nella quale<br />

stiamo osservando l’onda diffusa, sia molto distante dal cristallo in modo che<br />

r ' ρ. Se θ è l’angolo tra ~ρ e ~ R allora<br />

r 2 ³<br />

= ~ρ − ~ ´ 2<br />

R = ρ 2 + R 2 − 2ρR cos θ<br />

s<br />

r = ρ 1 − 2 R<br />

ρ<br />

R2<br />

cos θ + ' ρ − R cos θ<br />

ρ2 e l’ampiezza dell’onda diffusa è determinata dal fattore di fase<br />

³<br />

exp i ~ k · ~ ´<br />

³<br />

R + ikρ − ikR cos θ =exp(ikρ)exp i ~ k · ~ ´<br />

R − ikR cos θ<br />

A grande distanza dalla sorgente l’onda sferica diffusa può essere considerata<br />

come un’onda piana di vettore d’onda ~ k 0 di modulo eguale a quello dell’onda


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 207<br />

incidente che si propaga in una direzione che forma un’angolo θ rispetto a ~ R, e<br />

cioè lungo ~ρ, e la sua ampiezza dipende dalla posizione dell’atomo come<br />

³<br />

exp −i∆ ~ k · ~ ´<br />

R essendo ∆ ~ k = ~ k 0 − ~ k.<br />

Se ~a, ~ b e ~c sono tre vettori primitivi del reticolo di Bravais allora<br />

~R = m~a + n ~ b + p~c<br />

dove m, n e p sono interi. Supporemo che tutti e tre questi interi varino tra 0 e<br />

M − 1 e quindi che il cristallo contenga M 3 celle primitive. L’ampiezza totale<br />

diffusa vista in ~ρ sarà proporzionale a<br />

A ≡ X<br />

=<br />

~R<br />

à X<br />

m<br />

exp<br />

³<br />

−i∆ ~ k · ~ ´<br />

R<br />

³<br />

exp[−im ~a · ∆ ~ ´<br />

k ]<br />

= X<br />

exp[−i<br />

nmp<br />

!Ã X<br />

n<br />

³<br />

m~a + n ~ ´<br />

b + p~c · ∆ ~ k] (154)<br />

!Ã<br />

³ ´ X ³<br />

exp[−in ~b · ∆ ~ k ] exp[−ip ~c · ∆ ~ !<br />

´<br />

k ]<br />

L’intensità diffusa si ottiene dal modulo quadro di A<br />

|A| 2 ¯<br />

X ³<br />

= ¯ exp[−im ~a · ∆<br />

¯<br />

~ ¯2<br />

´ ¯<br />

k ] ¯ |· · ·|<br />

¯<br />

2 |···| 2 . (155)<br />

m<br />

Ciascuno di questi fattori può essere valutato usando la serie geometrica<br />

con<br />

M−1 X<br />

m=0<br />

x m =<br />

∞X<br />

x m −<br />

m=0<br />

∞X<br />

m=M<br />

x m = 1 xM 1 − xM<br />

− =<br />

1 − x 1 − x 1 − x<br />

³ ³<br />

x ≡ exp −i ~a · ∆ ~ ´´ ³ ³ ´´ ³ ³<br />

k , exp −i ~b · ∆ ~ k , exp −i ~c · ∆ ~ ´´<br />

k .<br />

La somma nell’equazione (154) può essere scritta allora come<br />

³<br />

exp − 1<br />

2iM ³<br />

~a · ∆ ~ ´´<br />

k<br />

³<br />

exp − 1<br />

2i ³<br />

~a · ∆ ~ ³<br />

1 exp 2<br />

´´ ·<br />

k<br />

iM<br />

³<br />

~a · ∆ ~ ´´ ³<br />

k − exp − 1<br />

2iM ³<br />

~a · ∆ ~ ´´<br />

k<br />

³<br />

1 exp 2i ³<br />

~a · ∆ ~ ´´ ³<br />

k − exp − 1<br />

2i ³<br />

~a · ∆ ~ ´´ (156)<br />

k<br />

Moltiplicando per il complesso coniugato vediamo che l’intensità diffusa è il<br />

prodotto di tre fattori ciascuno dei quali ha la forma<br />

¯<br />

¯X<br />

³ ³<br />

¯ exp −im ~a · ∆<br />

¯<br />

~ ´´<br />

k<br />

¯ 2 2 1<br />

¯¯¯<br />

sin 2<br />

=<br />

M<br />

³<br />

~a · ∆ ~ ´<br />

k<br />

³<br />

~a · ∆ ~ ´ . (157)<br />

k<br />

m<br />

2 1 sin 2<br />

p


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 208<br />

Questa funzione di ~a · ∆ ~ k ha picchi molto pronunciati con il solito andamento<br />

<strong>della</strong> curva di diffrazione. I massimi assoluti cadono in corrispondenza dei valori<br />

~a · ∆ ~ k =2πq<br />

dove q è un intero. A questi valori la (157) vale M 2 . La larghezza di questi<br />

massimi si ottiene cercando gli zeri immediatamente consecutivi ai massimi che<br />

appaiono a<br />

~a · ∆ ~ k =2πq + ²<br />

dove ² è il più piccolo numero diverso da zero per cui<br />

sin 1<br />

M² =0<br />

2<br />

1<br />

2π<br />

ovvero M² = π ed ² =<br />

2 M .<br />

La larghezza dei massimi è proporzionale a 1/M ed essi sono estremamente stretti<br />

per cristalli ideali di dimensioni macroscopiche. L’area sotto i massimi è data dalla<br />

loro altezza (∝ M 2 ) perlalorolarghezza(∝ 1/M ) ed è quindi proporzionale al<br />

numero M degli atomi nella linea individuata dal vettore primitivo ~a. Se il<br />

cristallo tridimensionale contiene M 3 atomi i massimi dell’intensità diffusa sono<br />

proporzionali a M 3 . Essi compaiono nelle direzioni che soddisfano simultaneamenteletreequazionidiLaue<br />

~a · ∆ ~ k=2πq ; ~ b · ∆ ~ k=2πr ; ~c · ∆ ~ k=2πs (158)<br />

dove q,r ed s sono tre interi.<br />

Le equazioni di Laue possono essere facilmente risolte esprimendo ∆ ~ k come<br />

combinazione lineare di multipli interi di tre vettori ~ A, ~ B e ~ C<br />

tali che<br />

∆ ~ k = q ~ A + r ~ B + s ~ C (159)<br />

~A · ~a =2π, B ~ · ~a =0, C ~ · ~a =0<br />

~A · ~ b =0, B ~ · ~ b =2π, C ~ · ~ b =0 (160)<br />

~A · ~c =0, B ~ · ~c =0, C ~ · ~c =2π<br />

Il vettore ~ A è perpendicolare al piano ~ b,~c , ~ B è perpendicolare al piano ~a,~c ed<br />

infine ~ C è perpendicolare al piano ~a, ~ b e le equazioni (160) possono essere tutte<br />

soddisfatte scegliendo<br />

~A =2π ~ b × ~c<br />

~a · b × ~c ;<br />

~ B =2π ~c × ~a<br />

~a · ~ b × ~c ;<br />

~ C =2π ~a × ~ b<br />

~a · ~ b × ~c<br />

(161)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 209<br />

Questi sono i vettori primitivi di un nuovo reticolo che viene denominato reticolo<br />

reciproco. Al reticolo cristallino nello spazio reale o ordinario (che chiameremo<br />

diretto) corrisponde un reticolo reciproco. I vettori di traslazione del reticolo<br />

cristallino hanno la dimensione di una [lunghezza], quelli del reticolo cristallino<br />

la dimensione di [lunghezza] −1 .<br />

Se consideriamo una funzione che abbia la periodicità spaziale del reticolo<br />

³<br />

f(~r) =f ~r + ~ ´<br />

R con ~ R = n~a + m ~ b + p~c<br />

essa può essere rappresentata dalla serie di Fourier<br />

f (~r) = X ³ ´ ³<br />

f ~k exp i ~ ´<br />

k · ~r<br />

~ k<br />

e i soli vettori ~ k che compaiono nella somma di Fourier debbono essere i vettori<br />

di traslazione del reticolo reciproco<br />

per i quali<br />

~G = h ~ A + k ~ B + l ~ C<br />

e i ~ G· ~ R =1<br />

essendo<br />

~G · ~ R =2π (hn + kn + lp) =2π (intero) .<br />

Il reticolo reciproco è il trasformato di Fourier del reticolo diretto e viceversa.<br />

Ogni vettore di traslazione del reticolo reciproco è perpendicolare ad un piano<br />

reticolare del reticolo diretto. Consideriamo un vettore di traslazione del reticolo<br />

reciproco<br />

~G = h ~ A + k ~ B + l ~ C<br />

esianom, n e p i tre interi che si ottengono considerando il minimo comune<br />

multiplo M di h, k e l e dividendolo per h, k e l rispettivamente. I tre numeri<br />

m, n e p individuano il piano reticolare che intercetta la retta ~a nel punto m~a, la<br />

retta ~ b nel punto m ~ b e la retta ~c nel punto p~c. I vettori m~a − n ~ b, m~a −p~c e n ~ b −p~c<br />

giacciono su questo piano e sono perpendicolari a ~ G. Infatti<br />

³<br />

~G · m~a − n ~ ´<br />

b =2π (mh − nk) =0<br />

~G · (m~a − p~c)=2π (mh − pl) =0<br />

³<br />

~G · n ~ ´<br />

b − p~c =2π (nk − pl) =0<br />

essendo per costruzione<br />

m = M/h; n = M/k; p = M/l


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 210<br />

equindi<br />

mh − nk = M − M =0<br />

mh − pl =0<br />

nk − pl =0.<br />

La giacitura del piano è fissata in modo univoco dagli interi h, k e l che sono detti<br />

gli indici di Miller del piano.<br />

E’ evidente che le equazioni di Laue possono essere scritte in forma esplicita<br />

come<br />

∆ ~ k = ~ G (162)<br />

che è equivalente alla relazione di Bragg per la seguente proprietà: ¯ la distanza d<br />

¯<br />

del piano con indici di Miller (hkl) dall’origine è eguale a 2π/ ¯ ~ ¯<br />

G¯.<br />

Infatti se ~ R<br />

è un generico punto reticolare del piano (hkl) allora<br />

Ne segue che<br />

¯<br />

¯∆ ~ ¯<br />

k¯<br />

= 2π<br />

λ<br />

d = ~ R · ~ G<br />

¯ ~ ¯<br />

=<br />

G¯<br />

2π (intero)<br />

¯ ~ ¯<br />

.<br />

G¯<br />

(intero)2sinθ = 2π (intero)<br />

d<br />

ovvero 2d sin θ =(intero) λ<br />

dove 2θ è l’angolo tra la direzione di incidenza ~ k e la direzione di diffusione ~ k 0 ed<br />

essendo ∆ ~ k ortogonale al piano è anche l’angolo di incidenza sul piano stesso. E’<br />

evidente che il vettore del reticolo reciproco n ~ G individua il piano che dista dall’origine<br />

di nd. A ogni piano reticolare corrisponde un contributo di interferenza<br />

costruttiva all’onda diffusa. Gli esperimenti di diffrazione individuano punti del<br />

reticolo reciproco dai quali si possono ricostruire quelli del reticolo diretto.<br />

E’ spesso utile considerare, invece <strong>della</strong> cella primitiva. la cosidetta cella di<br />

prossimità. Essa è il poliedro le cui facce stanno sui piani che sono ortogonali<br />

ai punti medi dei segmenti che hanno per estremi il punto reticolare e i suoi<br />

vicini. La figura che segue mostra le celle di prossimità <strong>della</strong> rete obliqua e di un<br />

reticolo cubico a facce centrate, che è un dodecaedro regolare rombico. La cella<br />

di prossimità ha tutte le proprietà di simmetria del reticolo originario comprese<br />

quelle per rotazione e riflessione. La cella di prossimità del reticolo reciproco<br />

viene denominata primazonadiBrillouin.<br />

Ripetendo il procedimento con punti reticolari sempre più lontani e considerando<br />

l’insieme dei poliedri che sono complementari alla prima zona si ottiene<br />

la seconda zona di Brillouin, poi la terza e così via. Riportiamo di seguito le zone<br />

di Brillouin <strong>della</strong> rete esagonale.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 211<br />

4.3 Onde nei reticoli<br />

Gran parte <strong>della</strong> fisica dello stato solido ha a che fare con la propagazione di<br />

onde nei reticoli cristallini. Si va dalle onde elettromagnetiche alle vibrazioni<br />

degli atomi che formano il cristallo e la stessa funzione d’onda degli elettroni del<br />

cristallo ha il carattere di un’onda che si propaga attraverso il reticolo.<br />

Il campo associato a queste onde è specificato da un vettore del reticolo diretto<br />

~R e da una variabile σ che varia sui gradi di libertà del campo entro la cella


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 212<br />

primitiva individuata dal vettore di traslazione. Nel caso <strong>della</strong> funzione d’onda σ<br />

deve essere specificata in tutti i punti <strong>della</strong> cella primitiva mentre il campo delle<br />

vibrazioni reticolari ha un numero di gradi di libertà per cella pari a tre volte il<br />

numero degli atomi per cella. ³<br />

Imodinormalidelcampoξσ;<br />

~ ´<br />

R si ottengono come soluzioni di un problema<br />

agli autovalori <strong>della</strong> forma<br />

Ωξ<br />

³<br />

σ; ~ ´ ³<br />

R = λξ σ; ~ ´<br />

R<br />

(163)<br />

dove Ω è un operatore lineare – per esempio l’Hamiltoniana o la matrice dinamica<br />

delle vibrazioni. In generale non vi sono soluzioni che soddisfano condizioni<br />

al contorno opportune per valori arbitrari di λ; ivaloridiλpermessi dalle ³ condizioni<br />

al contorno sono gli autovalori di Ω e le corrispondenti soluzioni ξ σ; ~ ´<br />

R le<br />

autofunzioni.<br />

³ La´ simmetria traslazionale può essere descritta tramite un operatore di traslazione<br />

T ~R definito da<br />

³ ´ ³<br />

T ~Ri ξ σ; ~ ´ ³<br />

R = ξ σ; ~ R + ~ ´<br />

Ri<br />

(164)<br />

Chiaramente ~ R + ~ Ri è ancora un vettore del reticolo e il lato destro <strong>della</strong> (164) è<br />

ben definito. Applicando in successione due di questi operatori si ha<br />

³ ´ ³ ´ ³<br />

T ~R2 T ~R1 ξ σ; ~ ´ ³ ´ ³<br />

R = T ~R2 ξ σ; ~ R + ~ ´<br />

R1<br />

³<br />

= ξ σ; ~ R + ~ R1 + ~ ´ ³ ´ ³ ´ ³<br />

R2 = T ~R1 T ~R2 ξ σ; ~ ´<br />

R<br />

e per l’arbitrarietà di ξ due operatori di traslazione commutano tra loro.<br />

Consideriamo ora “l’operatore dinamico” Ω. Dato che il reticolo è supposto<br />

completamente periodico (e quindi infinito) in tutte le direzioni, Ω non può discriminare<br />

tra le diverse posizioni assolute ³ delle celle primitive. Se si applica un<br />

operatore di traslazione reticolare a Ωξ σ; ~ ´<br />

R il risultato deve, allora, essere lo<br />

stesso che si otterebbe prima traslando ξ e poi opplicando Ω<br />

³ ´ ³<br />

T ~Ri Ωξ σ; ~ ´ ³ ´ ³<br />

R = ΩT ~Ri ξ σ; ~ ´<br />

R<br />

per qualunque ξ e qualunque T : Ω commuta con tutti i T del reticolo.<br />

Ciò implica che possiamo cercare soluzioni del problema agli autovalori (163)<br />

di Ω che sono³ simultaneamente autofunzioni degli operatori di traslazione del<br />

reticolo. Se ξ σ; ~ ´<br />

³ ´<br />

R è una tale autofunzione simultanea e C ~Ri è l’autovalore<br />

³ ´<br />

di T ~Ri allora<br />

³ ´ ³<br />

T ~R1 ξ σ; ~ ´ ³<br />

R = ξ σ; ~ R + ~ ´ ³ ´ ³<br />

R1 = C ~R1 ξ σ; ~ ´<br />

R .


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 213<br />

Se applichiamo un’altro operatore di traslazione T<br />

T<br />

ma il prodotto T<br />

equindi<br />

³ ´<br />

~R2<br />

³ ´ ³ ´ ³<br />

~R2 T ~R1 ξ σ; ~ ´ ³ ´ ³ ´ ³<br />

R = C ~R2 C ~R1 ξ σ; ~ ´<br />

R<br />

³ ´ ³ ´<br />

³<br />

~R2 T ~R1 è esso stesso l’operatore di traslazione T ~R2 + ~ ´<br />

R1<br />

³<br />

T ~R2 + ~ ´<br />

R1 ξ<br />

³<br />

σ; ~ ´ ³<br />

R = C ~R2 + ~ ´ ³<br />

R1 ξ σ; ~ ´<br />

R<br />

³<br />

C ~R2 + ~ ´<br />

R1 = C<br />

³ ´ ³ ´<br />

~R2 C ~R1<br />

per ogni ~ R1 ed ~ R2. L’autovalore C deve dipendere esponenzialmente da ~ R:<br />

³ ´<br />

C ~R = e ~µ· ~ R<br />

(165)<br />

dove il vettore ~µ caratterizza una particolare ξ.<br />

La (165) implica che<br />

ξ<br />

³<br />

σ, ~ ´<br />

R = e ~µ· ~ R<br />

ξ (σ, 0) (166)<br />

se il vettore ~µ avesse una parte reale non nulla vi sarebbero direzioni nel cristallo<br />

infinito il cui l’ampiezza del campo crescerebbe esponenzialmente. Per evitare<br />

questo comportamento inammissibile ~µ deve avere la forma i ~ k dove ~ k è un vettore<br />

reale. Indicando con ξ (σ, 0) semplicemente con ξ (σ) si ha che le autofunzioni del<br />

problema dinamico debbono avere la forma<br />

ξ<br />

³<br />

σ, ~ ´<br />

R =ξ~ k (σ)ei~ k· ~ R Teorema di Bloch (167)<br />

e le varie autofunzioni di Ω si ottengono variando il vettore ~ ³<br />

k che specifica l’autovalore<br />

exp i ~ k · ~ ´<br />

³ ´<br />

R dell’operatore di traslazione T ~R .E’ utile a questo punto<br />

mettere in gioco il reticolo reciproco: se i vettori ~ k0 e ~ k differiscono di un vettore<br />

di traslazione del reticolo reciproco ~ G<br />

~ k 0 = ~ k + ~ G<br />

allora ³<br />

exp i ~ k 0 · ~ ´ ³<br />

R =expi<br />

~ G · ~ ´ ³<br />

R exp i ~ k · ~ ´ ³<br />

R =expi<br />

~ k · ~ ´<br />

R<br />

equindi ~ k e ~ k0 ³ ´<br />

individuano lo stesso autovalore dell’operatore T ~R . L’insieme<br />

delle soluzioni ξ~ k del problema dinamico è lo stesso dell’insieme delle soluzioni<br />

ξ~ k+ ~ G . Si evita la ridondanza restringendo ~ k alla cella primitiva del reticolo<br />

reciproco, ovvero alla sua cella di prossimità e cioè alla prima zona di Brillouin.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 214<br />

Se il cristallo fosse veramente infinito la sola condizione al contorno su ξ<br />

sarebbe la sua limitatezza all’infinito assicurata dalla realtà di ~ k. I cristalli reali<br />

non sono ovviamente infiniti anche se molto grandi rispetto alle dimensioni <strong>della</strong><br />

cella primitiva. Questa circostanza può in alcuni casi essere rilevante. Per esempio,<br />

se il campo in questione ha un numero finito di gradi di libertà per cella,<br />

allora anche il cristallo nella sua totalità ha un numero finito di modi normali. Se<br />

lasciassimo ~ k variare con continuità il numero dei modi normali sarebbe anch’esso<br />

infinito. In questo caso è necessario imporre condizioni al contorno nelle posizioni<br />

terminali del cristallo reale, e non all’infinito, per limitare ad un numero finito<br />

gli autovalori.<br />

La difficoltà stà nel fatto che non appena consentiamo al reticolo di finire<br />

da qualche parte, allora la posizione assoluta di un particolare punto reticolare<br />

acquista significato fisico e l’operatore dinamico Ω non commuta più con gli operatori<br />

di traslazione. Il formalismo che abbiamo sviluppato diventa inutile. Inoltre<br />

l’esatta specifica delle condizioni al contorno non solo è molto complicata ma è<br />

legata alla particolare natura del campo considerato. D’altra parte ci aspettiamo<br />

che le proprietà di volume (in inglese si adopera il termine “bulk”), quelle che<br />

sono indipendenti dalla struttura <strong>della</strong> superficie, non cambiano se invece di usare<br />

le corrette condizioni al contorno le sostituiamo con altre matematicamente più<br />

convenienti.<br />

E’ possibile conservare la commutazione di Ω con gli operatori di traslazione<br />

a costo di adoperare condizioni al contorno assurde da un punto di vista fisico.<br />

Queste sono le condizioni al contorno periodiche, cheprimadefiniremo e studieremo<br />

da un punto di vista matematico per poi ritornare sulla loro giustificazione<br />

fisica.<br />

Supponiamo di suddividere il cristallo infinito in celle molto grandi. Queste<br />

celle abbiano facce parallele a quelle del parallelepipedo <strong>della</strong> cella primitiva, e<br />

invece di avere gli spigoli ~a, ~ b e ~c abbiano spigoli L~a, M ~ b e N~c, conL, M e N<br />

interi molto grandi, tali che la cella grande abbia la dimensione di un cristallo<br />

macroscopico. Richiediamo poi che la funzione ξ debba essere la stessa nelle<br />

celle piccole corrispondenti in ciascuna cella grande (da qui il nome di condizioni<br />

“periodiche”). In questo modo limitiamo il numero dei gradi di libertà a quelli<br />

in una delle celle grandi.<br />

³<br />

Poichè ξ ha la forma data dall’equazione (167), la richiesta che exp i ~ k · ~ ´<br />

R<br />

sia periodico nel reticolo “grande”, le cui traslazioni primitive sono L~a, M ~ b e N~c,<br />

è equivalente a restringere ~ k ai vettori del reticolo reciproco del reticolo diretto<br />

“grande”. Dalla definizione (161) segue che se ingrandiamo ~a, ~ b e ~c di certi fattori<br />

di scala, i corrispondenti vettori primitivi del reticolo reciproco ~ A, ~ B e ~ C sono<br />

ridotti degli stessi fattori. In altri termini i valori di ~ k permessi formano un<br />

reticolo i cui vettori primitivi sono ~ A/L, ~ B/M e ~ C/N e si ha allora<br />

~<br />

r<br />

k =<br />

L ~ A + s<br />

M ~ B + p<br />

N ~ C


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 215<br />

con r, s e p interi. Poichè il prodotto del volume <strong>della</strong> cella primitiva del reticolo<br />

diretto col volume <strong>della</strong> cella primitiva del reticolo reciproco è eguale a (2π) 3 ,<br />

allora la densità dei valori di ~ k permessi nella zona di Brillouin è pari a V/ (2π) 3 ,<br />

dove V è il volume <strong>della</strong> cella grande che identifichiamo con quello di tutto il<br />

cristallo.<br />

Ad un particolare valore di ~ ³ ´<br />

k corrisponde, in generale, uno spettro discreto di<br />

autovalori λj<br />

~k . Al variare di ~ ³ ´<br />

k ciascun λj<br />

~k varia e l’autovalore può essere<br />

considerato come una funzione a più valori di ~ k, con l’indice j che distingue le<br />

varie determinazioni ³ ´ (nel seguito le chiameremo bande). Da quanto abbiamo<br />

detto λj<br />

~k deve essere una funzione periodica di ~ k con i periodi del reticolo<br />

reciproco, i cui valori si ripetono in ciascuna cella primitiva del reticolo reciproco.<br />

Le condizioni al contorno periodiche limitano i valori di ~ ³ ´<br />

k e restingono i λj<br />

~k<br />

ad un insieme discreto, dando luogo ad una densità finita di autovalori ρ (λ) ,<br />

essendo ρ (λ) dλ il numero dei valori di λ permessi nell’intervallo dλ. Per calcolare<br />

il numero ρ (λ) dλ si deve identificare ³ ´ la regione <strong>della</strong> zona di Brillouin a cui<br />

corrispondono autovalori λj<br />

~k che cadono nell’intervallo tra λ e λ + dλ, poi<br />

moltiplicare il volume di questa regione per V/ (2π) 3 , la densità dei ~ k permessi<br />

nella zona, ed infine sommare su j. Laρ (λ) calcolata con le condizioni al contorno<br />

periodiche è indipendente, in una certa misura, dal tipo di condizioni al contorno<br />

imposte alla superficie.<br />

Mostreremo questo attraverso un esempio. Consideriamo una porzione di una<br />

rete quadrata di atomi collegati da molle identiche ai primi vicini. Gli atomi<br />

sugli spigoli del quadrato sono collegati agli atomi di posto corrispondente sullo<br />

spigolo opposto da una molla identica a quelle interne e da un’asta rigida di massa<br />

nulla. Queste condizioni al contorno danno luogo a modi normali identici a quelli<br />

determinati dalle condizioni al contorno periodiche.<br />

Vogliamo confrontare la distribuzione delle frequenze normali di questo sistema<br />

con quelle del sistema che si ottiene da questo tagliando le molle esterne, in<br />

modo da realizzare condizioni sulla superficie più prossime a quelle di un cristallo<br />

reale.Sappiamo dalla meccanica analitica che dato un sistema meccanico con N<br />

gradi di libertà (e quindi con N modi normali), se imponiamo un vincolo che<br />

riduce il numero di gradi di libertà a N − 1, allora le nuove N − 1 frequenze normali<br />

si alterneranno alle N frequenze originali. Se si cambia la costante elastica di<br />

una singola molla del sistema, nessuna frequenza caratteristica si sposterà tanto<br />

dalla sua posizione originaria da uscire dall’intervallo tra la frequenza immediatamente<br />

la precedeva e la frequenza che immediatamente la seguiva. Indichiamo<br />

con ωn le frequenze del sistema originario e con ω0 n quelle del sistema modificato<br />

l’indice n va da 1 (la frequenza più bassa) a N (la frequenza più alta). Se sostituiamo<br />

una molla con un’asta rigida, introduciamo un vincolo che riduce il numero<br />

dei gradi di libertà a N − 1 e siano le frequenze caratteristiche Ω1, Ω2, ...ΩN−1 in


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 216<br />

ordine crescente.<br />

Abbiamo che<br />

ω1 < Ω1 < ω2<br />

ω2 < Ω2 < ω3<br />

ωN−1 < ΩN−1 < ωN<br />

e combinando queste diseguaglianze<br />

.<br />

.<br />

.<br />

ω 0 1 < ω2<br />

ω1 < ω 0 2 < ω3<br />

ω2 < ω 0 3 < ω4<br />

.<br />

.<br />

.<br />

ωN−1 < ω 0 N<br />

ω 0 1 < Ω1 < ω 0 2<br />

ω 0 2 < Ω2 < ω 0 3<br />

ω 0 N−1 < ΩN−1 < ω 0 N<br />

Siamo ora in grado di dire cosa accade se si tagliano le molle esterne: nessuna<br />

frequenza caratteristica si sposterà oltre la posizione originaria <strong>della</strong> sua ν-esima


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 217<br />

vicina, essendo ν il numero delle molle rimosse. Se il numero degli atomi sulla<br />

superficie del cristallo è trascurabile rispetto al numero totale ,sivedechelo<br />

spostamento delle frequenze sarà una frazione trascurabile dello spettro totale.<br />

In definitiva possiamo dire che ρ (λ) dλ sarà dato correttamente dalle condizioni<br />

al contorno periodiche se dλ contiene un numero di autovalori grande rispetto al<br />

numero di atomi sulla superficie.<br />

4.4 Vibrazioni nei solidi<br />

Il modello più semplice che descrive le vibrazioni nei solidi è un reticolo unidimensionale<br />

di masse e molle eguali, che mette in evidenza la periodicità spaziale<br />

del cristallo. Osserviamo che la propagazione di onde elastiche in un reticolo<br />

tridimensionale è molto più difficle da trattare, ma il modello unidimensionale<br />

è applicabile a quelle particolari onde elastiche in cui interi piani di atomi del<br />

cristallo si muovono in fase tra loro in direzione perpedicolare o parallela a quella<br />

di propagazione a seconda che l’onda sia trasversa o longitudinale. La costante<br />

elastica delle molle è allora fissata in modo da riprodurre le forze tra i piani.<br />

Se N è il numero di atomi del reticolo unidimensionale il sistema ha N gradi di<br />

libertà, con coordinate x0,x1,x2,...,xN−1 che misurano gli spostamenti di ciascuna<br />

massa dalla posizione di equilibrio. Indicheremo con a il passo del reticolo.<br />

Abbiamovistocomesiautilediscutereladinamicadiquestoreticolocomese<br />

esso fosse infinito ma soggetto a condizioni al contorno periodiche<br />

xn+N = xn<br />

in questo modo l’invarianza traslazionale semplifica lo studio del moto.<br />

L’energia cinetica del sistema è<br />

K = 1<br />

2 M<br />

N−1 X<br />

ν=0<br />

µ 2<br />

dxν<br />

dt<br />

mentre quella potenziale risulta<br />

U = 1<br />

2 γ<br />

N−1 X<br />

(xν − xν+1) 2 .<br />

ν=0<br />

Le equazioni del moto corrispondenti sono<br />

(168)<br />

M d2 xν<br />

dt 2 = γ (xν+1 + xν−1 − 2xν) . (169)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 218<br />

In questo caso il campo ξ del paragrafo precedente è quello degli spostamenti<br />

con un solo grado di libertà per cella primitiva. Dal teorema di Bloch (167) segue<br />

che<br />

xν = x0 exp (ikνa)<br />

che riduce il sistema delle N equazioni accoppiate (169) ad un’unica equazione<br />

M d2 x0<br />

dt 2 exp (ikνa) =γx0 (exp (ik (ν +1)a)+exp(ik (ν − 1) a) − 2exp(ikνa))<br />

ovvero<br />

M d2x0 γ<br />

= −2<br />

dt2 M (1 − cos ka) x0 = −4 γ<br />

M sin2<br />

µ <br />

ka<br />

x0 = −ω<br />

2<br />

2 kx0 che è l’equazione di un oscillatore armonico con frequenze caratteristiche<br />

r ¯<br />

γ ¯<br />

ωk =2 ¯<br />

M ¯sin µ ¯<br />

ka ¯¯¯<br />

.<br />

2<br />

(170)<br />

I valori di k sono assegnati dalle condizioni al contorno periodiche x0 = xN ovvero<br />

exp (ikNa) =1<br />

da cui<br />

kp = 2πp<br />

Na<br />

dove p =0, 1, ...N − 1. (171)<br />

Vi sono allora N frequenze proprie<br />

r<br />

γ<br />

¯ ³<br />

¯ πp<br />

´¯<br />

¯¯<br />

ωp =2 ¯sin<br />

M N<br />

(172)<br />

a cui corrispondono i modi propri<br />

xp (νa, t) =A0 exp (i (kpνa − ωpt)) (173)<br />

E’interessante mostrare come gli esponenziali di Bloch permessi dalle condizioni<br />

al contorno periodiche<br />

µ <br />

2πipν<br />

exp<br />

N<br />

sono i coefficienti <strong>della</strong> trasformazione lineare che definiscelecoordinatenormali<br />

di questo sistema<br />

X<br />

µ <br />

2πipν<br />

exp x ν.<br />

N<br />

(174)<br />

Xp = 1<br />

N−1<br />

√<br />

N ν=0


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 219<br />

Tenuto conto che<br />

N−1 X<br />

µ <br />

µ<br />

2πipn<br />

exp x n+1 =exp −<br />

N<br />

n=0<br />

2πip<br />

<br />

XN<br />

N<br />

n0 µ 0 2πipn<br />

exp x n0 =<br />

N<br />

=1<br />

µ<br />

=exp − 2πip<br />

N−1 X<br />

µ <br />

2πipn<br />

exp x n<br />

N<br />

N<br />

essendo x0 = xN eche<br />

N−1 X<br />

µ <br />

µ N−2<br />

2πipn<br />

2πip X<br />

exp x n−1 =exp<br />

N<br />

N<br />

n=0<br />

n0 µ 0 2πipn<br />

exp x n0 =<br />

N<br />

=−1<br />

µ N−1<br />

2πip X<br />

µ <br />

2πipn<br />

=exp<br />

exp x n<br />

N<br />

N<br />

essendo x−1 exp (−2πip/N) =xN−1 exp (2πip (N − 1) /N ) la (169) diventa<br />

d2 µ<br />

Xp γ<br />

= −2 1 − cos<br />

dt2 M<br />

2πp<br />

<br />

Xp = −4<br />

N<br />

γ<br />

M sin2<br />

³<br />

πp<br />

´<br />

Xp = −ω<br />

N<br />

2 pXp. La coordinata Xp soddisfa allora l’equazione dell’oscillatore armonico (170) di<br />

frequenza ωp.<br />

La costruzione <strong>della</strong> trasformazione inversa <strong>della</strong> (174) è immediata. Moltiplichiamo<br />

la (174) per<br />

µ<br />

exp − 2πipn<br />

<br />

N<br />

e sommiamo su p. Si ha<br />

N−1 X<br />

p=0<br />

µ<br />

exp − 2πipn<br />

<br />

Xp =<br />

N<br />

1<br />

√<br />

N<br />

n=0<br />

n=0<br />

X X<br />

exp<br />

N−1 N−1<br />

p=0<br />

ν=0<br />

2πip (ν − n)<br />

x ν<br />

N<br />

la somma su p al secondo membro è quella di una progressione geometrica di<br />

ragione exp (2πi (ν − n) /N)<br />

N−1 X<br />

exp<br />

p=0<br />

2πip (ν − n)<br />

N<br />

= 1 − exp (2πi (ν − n))<br />

1 − exp (2πi (ν − n) /N)<br />

che vale invece N = PN−1 p=0 1 per ν = n, in definitiva<br />

N−1 X<br />

exp<br />

p=0<br />

2πip (ν − n)<br />

N<br />

= N δn,ν<br />

=0 per ν 6= n


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 220<br />

e<br />

X<br />

xn = 1<br />

N−1<br />

√<br />

N<br />

p=0<br />

µ<br />

exp<br />

− 2πipn<br />

N<br />

<br />

Xp. (175)<br />

Le trasformazioni definite da questi esponenziali sono una diretta conseguenza<br />

<strong>della</strong> simmetria traslazionale dei reticoli cristallini. Se una sola delle X èdiversa<br />

da zero, diciamo quella di indice p, allora<br />

Xp (t) =Xp (0) exp (iωpt)<br />

equindi<br />

xn (t) = 1<br />

µ µ <br />

2πpn<br />

√ Xp (0) exp −i − ωpt<br />

(176)<br />

N N<br />

che è proprio l’onda di Bloch dell’equazione (173). Ciascuna coordinata normale<br />

corrisponde ad un modo normale del reticolo che è un’onda di momento kp edi<br />

frequenza ωp che si propaga attraverso il reticolo.A due valori di p che differiscono<br />

di N corrisponde lo stesso modo normale. Si rimuove l’ambiguità restringendo p<br />

alla ‘prima zona di Brillouin’<br />

− 1<br />

1<br />

N


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 221<br />

La coordinata normale X0 descrive il moto del centro massa : la frequenza<br />

corripondente è zero. La coordinata normale XN/2 corrisponde ad uno spostamento<br />

in cui masse contigue oscillano in opposizione di fase con eguale ampiezza.<br />

In questo caso la pulsazione ha il suo valore massimo<br />

r<br />

γ<br />

ωmax =2<br />

M<br />

Nel limite di piccoli valori di kp = 2πp/Na la relazione di dispersione ωp ∼<br />

2π p γ/M |p| /N corrisponde ad una velocità di propagazione c = p γ/M a.<br />

Siamo nel limite di grandi lunghezze d’onda e nel secondo membro dell’equazione<br />

(169)<br />

(xν+1 + xν−1 − 2xν) ∼ a 2 ∂2xν ∂x2 e la (169) diventa l’equazione di un onda elastica in una corda.<br />

Generalizziamo l’esempio precedente prendendo le masse di posto pari diverse<br />

da quelle di posto dispari e lasciando tutto il resto tale e quale. Il numero totale<br />

degli atomi è pari e lo indicheremo con 2N. Il reticolo ha ora N celle elementari ,<br />

con due atomi diversi per ciascuna cella.Siano M ed m le due masse con M>m.<br />

Le equazioni del moto sono<br />

M d2 x2n<br />

dt 2 = γ (x2n+1 + x2n−1 − 2x2n) (177)<br />

m d2 x2n+1<br />

dt 2<br />

con le condizioni al contorno<br />

= γ (x2n+2 + x2n − 2x2n+1)<br />

xk+2N = xk. (178)<br />

I modi normali continueranno ad avere la forma di un’onda sinusoidale con un<br />

vettore d’onda kp =2πp/Na, l’unica differenza sta nel fatto che l’onda m avrà<br />

una ampiezza e una fase diversa dall’onda M. Possiamo tener conto di questo


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 222<br />

trasformando l’eq.(176) nel sistema<br />

x2n = 1<br />

µ<br />

<br />

2π i 2n p<br />

√ Xp exp −<br />

N 2N<br />

x2n+1 = 1<br />

µ<br />

<br />

2π i (2n +1) p<br />

√ Yp exp − .<br />

N 2N<br />

Sostituendo le (179) nelle (177) si ha<br />

(179)<br />

M d2Xp dt2 = −2γXp +2γYpcos πp<br />

(180)<br />

N<br />

m d2Yp dt2 = −2γYp +2γXpcos πp<br />

N<br />

e cercando soluzioni <strong>della</strong> forma exp (iωt) giungiamo all’equazione secolare per<br />

ω2 ¯ 2γ − Mω<br />

¯<br />

2 −2γ cos (πp/N)<br />

−2γ cos (πp/N) 2γ−mω2 ¯ =0<br />

che ha come soluzioni<br />

ω 2 = γ (m + M) ± [γ2 (M + m) 2 − 4γMmsin2 (πp/N)] 1/2<br />

(181)<br />

Mm<br />

con<br />

Yp<br />

Xp<br />

= 2γ − Mω2<br />

2γ cos (πp/N)<br />

= 2γ cos (πp/N)<br />

2γ − mω 2<br />

(182)<br />

A p =0appaiono la minima e la massima frequenza. La minima frequenza è zero<br />

e tutte le masse si muovono all’unisono. la massima frequenza è data da<br />

ω 2 µ <br />

1 1<br />

max =2γ + (183)<br />

M m<br />

e tutte le masse M si muovono all’unisono contro tutte le masse m con ampiezze<br />

inversamente proporzionali alle masse Y0/X0 = −M/m.<br />

A p = N/2 si ha la minima frequenza relativa alla scelta del segno + nella<br />

(181)<br />

ω 2 1<br />

= 2γ<br />

m<br />

e le masse grandi M restano ferme mentre le masse m si muovono alternativamente<br />

avanti e dietro. Sempre a p = N/2 si ha la massima frequenza relativa alla<br />

scelta del segno − nella (181)<br />

ω 2 2<br />

= 2γ<br />

M<br />

con il ruolo delle masse M e m scambiato. Poichè ω 2 1 > ω 2 2 le frequenze relative ai<br />

segni + e − sono separate da una gap tanto più grande quanto più diverse sono<br />

le masse.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 223<br />

I due rami <strong>della</strong> relazione di dispersione sono caratterizzati dal fatto che in<br />

quello di sopra le onde M sono in opposizione di fase con le onde m, mentre nel<br />

ramo di sotto le due onde sono in fase. L’equazione (182) implica che per ogni<br />

modo normale le oscillazioni delle masse piccole m sono o in fase o in opposizione<br />

di fase con quelle delle onde delle masse grandi M, infatti il rapporto Yp/Xp è<br />

un numero reale positivo o negativo, Per trovare quale è questo segno osserviamo<br />

che<br />

2 γ<br />

− ω2 e 2<br />

m γ<br />

− ω2<br />

M<br />

hanno lo stesso segno di Yp/Xp, che è anche quello <strong>della</strong> loro media aritmetica<br />

µ <br />

1 1<br />

γ + − ω<br />

m M<br />

2<br />

che è negativa nel ramo di sopra (relativo al segno +), positiva per quello di sotto<br />

(relativo al segno −). Fa eccezione il modo al bordo <strong>della</strong> zona di Brillouin ±N/2<br />

che abbiamo già discusso.<br />

Questo modello è utile per studiare le proprietà dei cristalli di alogenuri alcalini<br />

per i quali i piani di atomi con massa diversa hanno anche carica opposta.<br />

La caratterizzazione <strong>della</strong> fase dei due rami che abbiamo fatta mostra come nel<br />

ramo di sotto la vibrazione sia caratterizzata da una polarizzazione trascurabile,<br />

adifferenza del ramo di sopra per il quale i modi normali sono accompagnati da<br />

un’onda di polarizzazione. Per questo motivo il ramo di sopra viene chiamato


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 224<br />

ottico mentre quello di sotto è detto acustico. Consideramo un’onda elettromagnetica<br />

che si propaghi in direzione perpendicolare ai piani atomici. In regime di<br />

risposta lineare la polarizzazione dipende linearmente dal campo elettrico, e ci<br />

aspettiamo che il massimo accoppiamento si abbia quando le due onde hanno lo<br />

stesso vettore d’onda e la stessa frequenza. La velocità <strong>della</strong> radiazione elettromagnetica<br />

è molto più grande di quella delle vibrazioni elastiche, e l’eguaglianza<br />

tralefrequenzeselezionainsostanzailmododivettored’ondanullodelramo<br />

di sopra a p =0. In definitiva ci aspettiamo che i cristalli degli alogenuri alcalini<br />

assorbono ed emettono essenzialmente alla frequenza ωmax dell’equazione (183).<br />

Questa frequenza cade nella regione infrarossa nella quale gli alogenuri alcalini<br />

hanno la banda di assorbimento fondamentale detta di ‘reststrahl’.<br />

4.5 Bande di energia degli elettroni nei solidi<br />

Lo studio del moto degli elettroni e dei nuclei nei solidi richiede l’uso <strong>della</strong> approssimazione<br />

adiabatica che ci consente di separare il moto degli elettroni da<br />

quello dei nuclei. Occorre in primo luogo risolvere il problema del moto degli<br />

elettroni in presenza dei nuclei considerati come centri di forza fissi, poi l’energia<br />

elettronica, parametrizzata dalle posizioni dei nuclei, può essere considerata<br />

come energia potenziale per il moto dei nuclei. L’uso <strong>della</strong> approssimazione armonica<br />

di piccole oscillazioni attorno alla posizione di equilibrio consente l’analisi<br />

delle vibrazioni dei solidi in termini di modi normali. Per trovare le energie degli<br />

elettroni nei solidi sono necessarie ulteriori approssimazioni. Quella che intendiamo<br />

discutere in questo paragrafo include gli effetti attrattivi dei nuclei e di<br />

repulsione degli elettroni tra loro in un potenziale unico nel quale gli elettrone<br />

si muovono come particelle indipendenti. Si possono concepire procedimenti di<br />

autoconsistenza del tipo di quelli messi in atto negli atomi e trattare con più accuratezza<br />

gli effetti a molti corpi dovuti all’interazione elettrone-elettrone con le<br />

approssimazioni di Hartree e di Hartree-Fock. In definitiva ci troviamo di fronte<br />

al problema di determinare autofunzioni ed autovalori dei singoli elettroni in un<br />

potenziale che ha la periodicità del reticolo diretto.<br />

Un certo numero di risultati (delocalizzazione degli stati stazionari, comparsa<br />

di bande di energia permesse e proibite, forma delle funzioni di Bloch) possono<br />

essere stabiliti attraverso lo studio del caso più semplice di un potenziale periodico<br />

unidimensionale V (x) tale che<br />

V (x) =V (x + a) (184)<br />

dove a è il passo del reticolo. L’equazione di Schrōdinger<br />

− ~2<br />

2m<br />

d2ψ + V (x) ψ = Eψ<br />

dx2 in quanto equazione differenziale ordinaria del secondo ordine ha due soluzioni<br />

reali linearmente indipendenti u (x) e v (x) .La (184) comporta che anche u (x + a)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 225<br />

e v (x + a) sono ancora soluzioni dell’equazione di Schrŏdinger e pertanto debbono<br />

essere combinazioni combinazioni lineari delle prime<br />

¾<br />

u (x + a) =αu (x)+βv (x)<br />

(185)<br />

v (x + a) =γu (x)+δv (x)<br />

α, β, γ, δ reali.<br />

Una proprietà importante delle soluzioni u e v è che il loro wronskiano<br />

W (x) =v du<br />

− udv = costante (186)<br />

dx dx<br />

è indipendente da x, come si vede facilmente moltiplicando l’equazione per u per<br />

la soluzione v, l’equazione per v per la soluzione u. Sottraendo termine a termine<br />

si ha che dW/dx =0e quindi la (186). La costanza del wronskiano implica che<br />

du (x + a)<br />

dv (x + a)<br />

W (x + a)=v (x + a) − u (x + a)<br />

½ dx<br />

dx<br />

=(αδ − βγ) v du<br />

¾<br />

− udv<br />

dx dx<br />

=(αδ − βγ) W (x)<br />

e quindi che<br />

αδ − βγ =1. (187)<br />

Siamo ora in grado di enunciare il teorema di Floquet, che è la forma particolare<br />

assunta per le equazioni differenziali a coefficienti periodici dal teorema di Bloch.<br />

Consideriamo una generica soluzione dell’equazione di Schrŏdinger<br />

ψ (x) =pu (x)+qv (x)<br />

e indichiamo con λ il fattore acquistato da ψ per una traslazione di a<br />

ψ (x + a) =λψ (x)<br />

ovvero<br />

pu (x + a)+qv (x + a) =λ (pu (x)+qv (x)) .<br />

La (185) implica che<br />

¾<br />

αp + γq = λp<br />

βp + δq = λq<br />

che ha una soluzione non banale solo se<br />

(α − λ)(δ − λ) − βγ =0<br />

λ 2 − (α + δ) λ + αδ − βγ =0<br />

eindefinitiva per i soli valori di λ soluzioni dell’equazione<br />

Ora si danno le seguenti possibilità<br />

λ 2 − (α + δ) λ +1=0. (188)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 226<br />

a—Le due radici λ1 e λ2 sono reali e distinte. Poichè λ1λ2 =1allora λ1 > 1, e<br />

λ2 < 1. Spostando ripetutamente x di a si ha<br />

ψ (x + na) =λ n 1ψ (x) =λn2 ψ (x)<br />

e entrambe le soluzioni danno luogo a soluzioni divergenti una per x →∞,<br />

l’altra per x →−∞. Queste soluzioni non sono fisicamente accettabili e<br />

l’energia non è un autovalore.<br />

b—Le due radici sono l’una la complessa coniugata dell’altra. Poichè sono di<br />

modulo1lepossiamorappresentareconilnumerorealek<br />

λ1 = e ika<br />

; λ2 = e −ika<br />

entrambe le funzioni d’onda sono permesse e l’autovalore dell’energia è<br />

doppiamente degenere.<br />

c—Il caso b ha come caso particolare quello in cui le radici sono eguale ed entrambe<br />

eguali a +1 o entrambe eguali a −1.<br />

Il caso b comporta che<br />

ψ (x + na) =e ikna ψ (x) (189)<br />

che non è altro che il teorema di Bloch. La (189) implica che se rappresentiamo<br />

la ψ (x) nella forma<br />

ψ (x) =u (k ; x) e ikx<br />

(190)<br />

allora la u è periodica sia nel reticolo diretto<br />

che nel reticolo reciproco<br />

u (k ; x + a) =u (k ; x)<br />

u (k +2π/a; x) =u (k ; x) .<br />

Le soluzioni fisicamente accettabili sono le onde di Bloch e cioè onde piane modulate<br />

da una funzione che ha la periodicità del reticolo.<br />

Conviene restringere k alla prima zona di Brillouin che in questo caso è l’intervallo<br />

−π/a, π/a.Gli autovalori E (k) e E (−k) sono degeneri e quindi E (k) è<br />

una funzione pari di k che ha anche la periodicità del reticolo reciproco<br />

E (k +2π/a) =E (k) .<br />

Per avere indicazioni sulla forma dello spettro consideriamo il caso in cui il potenziale<br />

periodico agisce come una piccola perturbazione sullo spettro di una particella<br />

libera (questa in fisica dei solidi è chiamata approssimazione dell’elettrone


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 227<br />

debolmente legato). L’Hamiltoniana imperturbata H0 si riduce alla sola energia<br />

cinetica. Applicheremo ad H0 le condizioni al contorno periodiche considerando<br />

l’elettrone libero in un reticolo vuoto. La prima zona di Brilluoin è intervallo<br />

(−π/a, π/a) , la seconda zona è l’unione dei due intervalli (−2π/a, −π/a) , (π/a, 2π/a),<br />

la terza zona l’unione dei due intervalli (−3π/a, −2π/a) , (2π/a, 3π/a) ecosìvia.<br />

Gli autovalori di H0 sono dati dalla famiglia di parabole<br />

~ 2<br />

2m<br />

µ<br />

k + 2πn<br />

a<br />

con n intero. La corrispondenza uno a uno tra k ed E si può mantenere facendo<br />

variare k solo nella prima zona di Brillouin tra −π/a e π/a. I rami <strong>della</strong> parabola<br />

~ 2 k 2 /2m nei due intervalli <strong>della</strong> seconda zona possono essere riportati nella prima<br />

spostando di +2π/a quello in (−2π/a, −π/a) edi−2π/a quello in (π/a, 2π/a) .<br />

Procedendo in modo analogo per le zone successive lo spettro del reticolo vuoto<br />

si ottiene ripiegando la parabola dell’elettrone libero nel segmento <strong>della</strong> prima<br />

zona. L’energia è una funzione polidroma di k le cui determinazioni sono date da<br />

2<br />

E2n+1 (k)= ~2<br />

(k − π (2n +2)/a)2<br />

2m<br />

(k +2πn/a)2<br />

2m<br />

con 0 ≤ k ≤ π/a e n =0, 1, 2, ...<br />

E2n (k)= ~2<br />

e sono doppiamente degeneri ai bordi <strong>della</strong> zona<br />

e al centro <strong>della</strong> zona<br />

E2n (±π/a) =E2n+1(±π/a) = ~2<br />

2m (2n +1)2 π 2<br />

con n ≥ 0<br />

a2 E2n−1 (0) = E2n (0) = ~2<br />

2m (2n)2 π2 con n ≥ 1<br />

a2 Il potenziale periodico può essere sviluppato in serie di Fourier<br />

V (x) = X<br />

µ<br />

Vm exp i 2πm<br />

a x<br />

<br />

Gli autostati del reticolo vuoto sono dati da<br />

ψm (kp; x) = 1<br />

µ µ<br />

√ exp i kp +<br />

Na 2πm<br />

<br />

x<br />

a<br />

Vicino al bordo zona kp = π/a − κ e<br />

m<br />

ψ2n (π/a − κ,x)= 1<br />

√ Na exp (i [(2n +1)π/a − κ] x)<br />

ψ2n+1 (π/a − κ,x)= 1<br />

√ Na exp (i [− (2n +1)π/a − κ] x)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 228<br />

GlielementidimatricediV sono<br />

V2n,2n+1 = 1<br />

Na<br />

X<br />

Z Na<br />

m<br />

0<br />

V2n,2n = V2n+1,2n+1 = V0<br />

µ<br />

µ<br />

2π (2n +1)<br />

dx exp −i x Vm exp i<br />

a<br />

2πm<br />

a x<br />

<br />

= V2n+1<br />

e gli autovalori perturbati ε si ottengono da<br />

¯ ~<br />

¯<br />

2<br />

2m [(2n +1)π/a − κ]2 + V0 − ε V2n+1<br />

V ∗<br />

2n+1<br />

~ 2<br />

2m [(2n +1)π/a + κ]2 + V0 − ε<br />

~ 4<br />

4m2 £ 2 2 2 2<br />

(2n +1) π /a − κ ¤2<br />

− (ε − V0) ~2 £ 2 2 2 2<br />

(2n +1) π /a + κ<br />

m<br />

¤<br />

+(ε − V0) 2 − |V2n+1| 2 =0<br />

¯ =0<br />

ε − V0 = ~2 £ 2 2 2 2<br />

(2n +1) π /a + κ<br />

2m<br />

¤ r<br />

~ 4<br />

±<br />

m2 κ2 (2n +1) 2 π2 /a2 + |V2n+1| 2<br />

ε = V0 + ~2 £ 2 2 2 2<br />

(2n +1) π /a + κ<br />

2m<br />

¤ ±|V2n+1|± ~4<br />

2m2 κ2 (2n +1)2π2 a2 |V2n+1|<br />

ε± = V0 + ~2<br />

2m (2n +1)2 π 2 /a 2 ±|V2n+1| + ~2<br />

2m κ2<br />

dobbiamo supporre che<br />

Ã<br />

|V2n+1| ¿ ~2<br />

2m (2n +1)2 π2 a2 1 ± 2 ~2<br />

2m<br />

(2n +1) 2 π 2<br />

a 2 |V2n+1|<br />

!<br />

(191)<br />

e quindi gli autovalori ε+ ed ε− sono separati da un intervallo di energie proibite<br />

(in inglese si adopera il termine ’gap’) di ampiezza 2 |V2n+1| . Le bande perdono il<br />

termine lineare in κ, sono paraboliche attorno a π/a con la curvatura in basso per<br />

ε− einaltoperε+. La dispersione rispetto a k per l’elettrone libero si trasforma<br />

in una successione di intervalli di energia permessi ed intervalli di energia proibiti<br />

(anche al centro <strong>della</strong> zona si aprono gap dovute alla componente di Fourier V2n<br />

con energie <strong>della</strong> stessa forma dell’equazione (191) con 2n al posto di 2n +1).


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 229<br />

L’alternarsi degli intervalli permessi di energia con quelli proibiti è in relazione<br />

al modo in cui la localizzazione degli stati stazionari varia con l’energia. Rappresentiamo<br />

i due fattori di Floquet (o di Bloch) λ1 e λ2 sul piano complesso in<br />

funzione dell’energia. In E =0i due fattori sono eguali a +1. Facciamo crescere<br />

l’energia fino a raggiungere l’estremo superiore <strong>della</strong> prima banda. I due fattori<br />

λ1 =exp(ik (E) a) , λ2 =exp(−ik (E) a) sono i punti P e P 0 del cerchio di raggio<br />

1. Si può dimostrare, per un generico potenziale periodico unidimensionale, che<br />

se E appartiene ad una banda permessa k (E) è una funzione monotona crescente<br />

o decrescente di E i cui valori appartengono all’intervallo (0, π/a) . Quando arriviamo<br />

all’estremo superiore <strong>della</strong> banda k = π/a e λ1 = λ2 = −1. I punti P e P 0<br />

hanno percorso tutto il cerchio. Quando E attraversa il primo gap i due fattori di<br />

Floquet sono reali: λ1 < −1 è nel punto Q esterno al cerchio, mentre λ2 =1/λ1<br />

ènelpuntoQ 0 internoalcerchio. AlcrescerediE,λ1 (E) passa attraverso un<br />

minimo poi cresce di nuovo fino a −1. IpuntiQ e Q 0 prima si allontanano da −1,<br />

per poi ritornarvi. Le soluzioni dell’equazione di Schrődinger sono fisicamente<br />

inaccettabili perchè divergono o a +∞ oa−∞. Inizia poi, ancora da −1, la seconda<br />

banda permessa di energia. Ora k (E) è una funzione decrescente di E e<br />

da π/a scende a 0, i punti P e P 0 si muovono sul cerchio da −1 a 1. In 1 viene<br />

raggiunto l’estremo superiore <strong>della</strong> seconda banda e inizia il secondo gap lungo<br />

il quale i punti corrispondenti ai fattori di Floquet stanno sull’asse reale, prima<br />

si allontanano da 1 per poi ritornarvi quando comincia la terza banda permessa.<br />

Al crescere di E le bande permesse diventano sempre più ampie separate da gap


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 230<br />

sempre più piccoli: tanto maggiore è l’energia cinetica ~ 2 (k (E)+2πn/a) 2 /2m<br />

tanto più trascurabile è l’effetto perturbativo del potenziale periodico V (r) .<br />

Un modo diverso di giustificare la presenza delle bande consiste nell’attribuire<br />

la loro comparsa ai livelli degli atomi che costuituiscono il cristallo. Per semplicità<br />

riferiamoci ad un catena costituita da N ioni che attirano l’elettrone: il potenziale<br />

visto dall’elettrone è formato da N buche di potenziale identiche regolarmente<br />

spaziate (nel limite N →∞questo potenziale è periodico). Se la distanza R<br />

tra gli ioni è molto grande i livelli energetici hanno una degenerazione pari a N;<br />

questa degenerazione scompare quando si avvicinano gli ioni: da ciascun livello<br />

nascono N livelli distinti distribuiti in un intervallo di energia di larghezza ∆ .<br />

Per N grande le energie formano un quasi-continuo: si ottengono le bande di<br />

enegia permesse separate dalle bande di energia proibite. La larghezza di una<br />

banda permessa è tanto più grande quanto più forte è l’accoppiamento che fa<br />

passare l’elettrone da una buca di potenziale a quella successiva. Ci aspettiamo<br />

che le bande più basse in energia siano le meno larghe poichè l’effetto tunnel,<br />

che è responsabile del passaggio, è tanto più probabile quanto più alta è l’energia<br />

rispetto al fondo delle buche. Il tunneling attraverso le buche di potenziale dà<br />

luogo alla delocalizzazione degli stati stazionari. Se prepariamo l’elettrone in uno<br />

stato iniziale localizzato su uno degli ioni l’evoluzione nel tempo successiva lo fa<br />

propagare lungo tutta la catena.<br />

Possiamo inquadrare queste considerazioni qualitative in quella che è chiamata<br />

approssimazione dell’elettrone fortemente legato (il termine inglese corrispondente<br />

è ’tight binding’). Consideriamo allora una catena lineare di atomi.<br />

Per semplicità supporremo che ciascun atomo isolato abbia un solo stato legato di<br />

energia ε a cui corrisponde una funzione d’onda ψ (x) . Se l’atomo n-esimo fosse<br />

isolato ad esso corrisponderebbe lo stato stazionario<br />

ψn (x) =ψ(x − na)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 231<br />

relativo al potenziale<br />

Vn (x) =V (x − na) .<br />

Gli stati stazionari dell’hamiltoniana H <strong>della</strong> catena sono quelli relativi al potenziale<br />

V (x) =<br />

∞X<br />

Vn (x)<br />

n=−∞<br />

e<br />

H = − ~2 d<br />

2m<br />

2<br />

+ V.<br />

dx2 I suoi stati stazionari si possono calcolare diagonalizzando H sulla base degli stati<br />

localizzati ψn (x) . GlielementidimatricediHsono dati da<br />

hψn|H|ψmi = εhψn|ψmi + X<br />

hψn|Vl|ψmi<br />

e per la periodicità <strong>della</strong> catena dipendono solo da |n − m| . Conserveremo solo i<br />

termini H0 ed H1 e la matrice da diagonalizzare è<br />

¯<br />

¯<br />

¯ .<br />

¯<br />

..<br />

¯<br />

¯<br />

¯<br />

¯ H0 H1 0 0 0 ¯<br />

¯<br />

¯<br />

¯ H1 H0 H1 0 0 ¯<br />

¯<br />

¯<br />

¯ 0 H1 Ho H1 0 ¯<br />

¯<br />

¯<br />

¯ 0 0 H1 H0 H1 ¯<br />

¯<br />

¯<br />

¯ 0 0 0 H1 H0 ¯<br />

¯<br />

.<br />

¯<br />

.. ¯<br />

L’equazione agli autovalori di H<br />

Hϕ = Eϕ,<br />

l6=m<br />

dove l’autovettore è dato dalla combinazione lineare<br />

ϕ =<br />

∞X<br />

n=−∞<br />

cnψn (x) ,<br />

proiettata sullo stato ψm diviene, qualunque sia m<br />

H0cm + H1 (cm−1 + cm+1) =Ecm. (192)<br />

Il confronto con la (169) mostra che essa è risolta dall’esponenziale di Bloch<br />

cm =exp(ikpma)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 232<br />

dove kp =2πpN/a è fissatodallecondizionialcontornoperiodicheevarianella<br />

prima zona di Brillouin con<br />

− N N<br />


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 233<br />

Il teorema di Bloch ci dice che<br />

ψ (x) − exp (−ikd) ψ (x + d) =0<br />

da cui µ <br />

dψ<br />

− exp (−ikd)<br />

dx x=0<br />

µ <br />

dψ<br />

= −2ηψ (0) (197)<br />

dx x=d<br />

La soluzione dell’equazione (193) oppure <strong>della</strong> (194) che soddisfa il teorema di<br />

Bloch è<br />

ψ (x) =sinα (d − x)+exp(ikd)sinαx (198)<br />

oppure<br />

ψ (x) =sinhβ (d − x)+exp(ikd)sinhβx (199)<br />

Sostiuendo la (198) o la (199) si ha l’equazione agli autovalori<br />

η sin αd<br />

cos kd =cosαd− = P (E) per E>0 (200)<br />

α<br />

oppure<br />

η sinh βd<br />

cos kd =coshβd− = P (E) per E0 oppure in funzione di βd<br />

per E


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 234<br />

L’equazione agli autovalori seleziona da questa curva quei valori di α ediβ<br />

per i quali P (E) è minore di 1 e per i quali si può trovare un valore reale di<br />

k. Si susseguono intervalli di energia permessi ad intervalli proibiti. Al crescere<br />

dell’energia le bande permesse diventano sempre più larghe e i gap proibiti più<br />

stretti. I gap proibiti non spariscono mai completamente a prescindere da quanto<br />

alta è l’energia. La monotonia <strong>della</strong> funzione k (E) èevidenteancheinquesto<br />

esempio.<br />

Un singolo atomo δ isolato ha uno stato legato di energia<br />

E = − ~2η2 2m<br />

con autofunzione<br />

ψ =exp(−η |x|) .<br />

La prima banda permessa ha un estremo inferiore a k =0ad una energia che<br />

è soluzione del’equazione<br />

η sinh β1d<br />

1=coshβ1d− β1<br />

mentre l’estremo superiore a k = π/a, perηd >2, è soluzione dell’equazione<br />

η sinh β2d<br />

−1 =coshβ2d− β2


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 235<br />

Tenuto conto che sinh −1 βd → 0, tanh βd → 1 per d →∞, allora sia β1 che<br />

β2 tendono a η e le corrispondenti energie a quelle dell’atomo isolato. Il grafico<br />

riporta gli estremi di banda con α 2 e β 2 misurati in unità η 2 e d in unità 1/η<br />

4.6 Statistiche quantistiche<br />

Ci vogliamo occupare delle proprietà statistiche all’equilibrio, relative ad una<br />

certa temperatura, di un sistema quantistico di particelle identiche costituito da<br />

fermioni o da bosoni. Conviene assumere il numero N di particelle del sistema<br />

come variabile 4 .Nelcasodeifotoni(iquantidelcampoelettromagnetico)odei<br />

fononi (i quanti del campo di vibrazione dei solidi) questo è necessario perchè<br />

essi possono essere emessi o assorbiti. Prendiamo in esame un sistema costituito<br />

da un solo tipo di particelle del quale consideriamo le grandezze termodinamiche<br />

macroscopiche.<br />

L’identità termodinamica fondamentale<br />

dE = TdS − PdV + µdN (202)<br />

specifica la variazione dell’energia interna dE relativa a piccole variazioni indipendenti<br />

nell’entropia S, nelvolumeV , e nel numero N di particelle. Questa<br />

equazione mostra che l’energia interna è una funzione dello stato di equilibrio del<br />

sistema specificato da queste tre variabili E = E (S, V, N) , echelatemperatura<br />

T ,lapressioneP , e il potenziale chimico µ si ottengono dalle derivate parziali di<br />

E:<br />

T =<br />

µ <br />

∂E<br />

∂S VN<br />

− P =<br />

µ <br />

∂E<br />

∂V SN<br />

µ =<br />

µ <br />

∂E<br />

∂N SV<br />

. (203)<br />

Nel caso particolare di un sistema quantistico nello stato fondamentale la sua<br />

entropiaènullaeilpotenzialechimicoèdatoda<br />

µ <br />

∂E<br />

µ =<br />

S =0 (204)<br />

∂N V<br />

essendo E l’energia dello stato fondamentale. Più in generale il potenziale chimico<br />

èdefinito dalle equazioni (202) e (203).<br />

L’energia interna è utile quando lo stato di equilibrio è caratterizzato dalla sua<br />

entropia. In altre occasioni è più conveniente usare come varibili di stato (T,V,N)<br />

o (T,P,N) . In questi casi lo stato di equilibrio è caratterizzato dalla energia libera<br />

di Helmholtz F (T,V,N) ovvero dalla energia libera di Gibbs G (T,P,N) che si<br />

ottengono da E con le trasformazioni di Legendre<br />

F = E − TS (205)<br />

G = E − TS + PV.<br />

4In meccanica statistica questo viene chiamato insieme gran canonico, essendo detto canonico<br />

quello a a N fissato


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 236<br />

Queste trasformazioni specificano le nuove variabili come indipendenti come è<br />

mostrato dai differenziali<br />

dF = dE − TdS − SdT = −SdT − PdV + µdN (206)<br />

dG = dE − TdS− SdT + PdV + VdP = −SdT + VdP + µdN.<br />

Vedremo che è utile trattare µ come variabile indipendente al posto di N. Il<br />

passaggio da (T,V,N) a (T,V,µ) conduce al potenziale termodinamico<br />

Il differenziale corrispondente<br />

Ω (T,V,µ)=F − µN = E − TS − µN. (207)<br />

dΩ = −SdT − PdV − Ndµ (208)<br />

assegna l’entropia, la pressione ed il numero delle particelle<br />

µ <br />

∂Ω<br />

S = −<br />

∂T<br />

µ <br />

∂Ω<br />

P = −<br />

∂V<br />

µ <br />

∂Ω<br />

N = −<br />

∂µ<br />

Vµ<br />

Tµ<br />

TV<br />

. (209)<br />

Sebbene E,F,G e Ω rappresentano modi formalmente equivalenti di descrivere<br />

lo stesso sistema, le corrispondenti variabili indipendenti differiscono per<br />

un aspetto importante. In particolare, le variabili (S, V, N) sono tutte variabili<br />

estensive, cioè sono proporzionali alla quantità di materia presente nel sistema.<br />

La trasformazione a F, poi a G ed infine a Ω può essere interpretata come una<br />

progressiva riduzione delle variabili estensive a favore di quelle intensive che sono<br />

indipendenti dalla quantità totale di materia. La distinzione tra variabili intensive<br />

ed estensive ha una conseguenza importante. Consideriamo una variazione<br />

di scala in cui tutte le variabili estensive (comprese E,F,G e Ω) sono moltiplicate<br />

per il fattore λ. Si ha per l’energia interna<br />

λE = E (λS, λV,λN)<br />

edifferenziando rispetto a λ e ponendo λ =1:<br />

µ <br />

∂E<br />

E = S<br />

∂S<br />

µ <br />

∂E<br />

+ V<br />

∂V<br />

µ <br />

∂E<br />

+ N<br />

∂N<br />

Da cui<br />

VN<br />

SN<br />

SV<br />

= TS − PV + µN (210)<br />

F = −PV + µN<br />

G = µN (211)<br />

Ω = −PV<br />

che mostrano come il potenziale chimico per un sistema ad una componente<br />

sia l’energia libera di Gibbs per particella µ = N −1 G (T,P,N) e che P =


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 237<br />

−Ω (T.V,µ) /V. Quest’ultimo risultato è è una ovvia conseguenza <strong>della</strong> natura<br />

estensiva di Ω ediV ,mentreT e µ sono intensive.<br />

Il legame tra queste grandezze macroscopiche e la descrizione microscopica del<br />

sistema in termini dell’hamiltoniana H delsistemaamolticorpièfornitodalla<br />

meccanica statistica.<br />

Il principio fondamentale <strong>della</strong> meccanica statistica è il seguente:<br />

Se un sistema in equilibrio può stare in uno di N stati, la probabilità che il<br />

stema abbia l’energia En è (1/Q)exp(−En/kBT ) , dove<br />

Q =<br />

NX<br />

exp (−En/kBT )<br />

n=1<br />

kB =1.381 × 10 −16 erg/ ◦ K è la costante di Boltzmann, T la temperatura. Q è<br />

chiamata la funzione di partizione.<br />

Se | i i è lo stato con energia Ei ed A è l’operatore quantistico relativo ad una<br />

grandezza fisica osservabile, allora il valore di aspettazione <strong>della</strong> osservabile è<br />

hAi = 1 X<br />

h i |A| i i exp (−Ei/kBT ) .<br />

Q<br />

| i i<br />

Il testo di Feynman di meccanica statistica recita:<br />

“Questa legge fondamentale è il culmine <strong>della</strong> meccanica statistica, e tutta questa<br />

disciplina è una discesa da questo vertice, in cui il principio è applicato ai vari casi,<br />

o una scalata in cui si deriva la legge fondamentale e i concetti di equilibrio termico<br />

e di temperatura vengono chiariti ”. Noi assumeremo il primo atteggiamento<br />

usando il principio fondamentale senza occuparci <strong>della</strong> sua deduzione.<br />

Se si caratterizzano gli stati quantistici del sistema |Nji non solo come autostati<br />

di b H ma anche dell’operatore numero b N delle particelle allora si generalizza<br />

la definizione di Q in quella di funzione di partizione del gran canonico come<br />

ZG ≡ X X<br />

exp (−β (Ej − µN))<br />

N<br />

N<br />

j<br />

= X X D ¯ ³ ³ ´´¯ E<br />

¯<br />

Nj¯exp<br />

−β cH − µ Nb<br />

¯¯<br />

Nj<br />

= Tr<br />

j<br />

³<br />

exp<br />

³ ³ ´´´<br />

−β bH − µ Nb<br />

(212)<br />

dove la somma implicata dalla traccia è sia su N che su j e β =1/kBT . La<br />

meccanica statistica consente di riformulare il principio fondamentale nella forma<br />

Ω (T,V,µ)=−kBT ln ZG<br />

(213)<br />

che consente di passare dalla descrizione microscopica che definisce la funzione di<br />

partizione ZG, al potenziale termodinamico Ω dal quale si possono ricavare tutte<br />

le altre grandezze macroscopiche all’equilibrio.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 238<br />

I valori di aspettazione delle osservabili si ottengono con l’operatore statistico<br />

bρ G = Z −1<br />

G exp<br />

³ ³ ´´<br />

−β bH − µ Nb<br />

(214)<br />

³ ³<br />

=expβ<br />

Ω − b H + µ b ´´<br />

N<br />

e la media di insieme (termica) di b A èdatada<br />

D E ³<br />

bA = Tr bρ G · b ´<br />

A<br />

P P<br />

N j<br />

=<br />

exp (−β (Ej<br />

D ¯<br />

− µN)) Nj ¯ b ¯ E<br />

¯<br />

A¯<br />

Nj<br />

P P<br />

N j exp (−β (Ej − µN))<br />

(215)<br />

Consideriamo ora un gas di particelle identiche (bosoni o fermioni) non interagenti.<br />

E’ conveniente usare per l’ insieme completo degli stati nello spazio di<br />

Hilbert quelli <strong>della</strong> rappresentazione dei numeri di occupazione. Abbiamo visto<br />

che la funzione d’onda di particelle identiche non interagenti è data o da un permanente<br />

(bosoni) o da un determinante di Slater (fermioni) costruiti con gli stati<br />

di singola particella . Sia niil numero degli stati di singola particella di energia εi<br />

esia|n1n2 ···n∞i l’autostato dell’Hamiltoniana c H0 e dell’operatore numero b N<br />

cH0 |n1n2 ···n∞i = X<br />

niεi ·|n1n2 ···n∞i = E0 |n1n2 ···n∞i<br />

i<br />

bN|n1n2 ···n∞i = X<br />

ni ·|n1n2 ···n∞i = N |n1n2 ···n∞i<br />

i<br />

Ovviamente solo un numero finito di stati (quelli con ni 6= 0) concorrono all’energia<br />

totale e al numero totale di particelle e compaiono nella funzione d’onda<br />

totalmente simmetrica o totalmente antisimmetrica. Si semplifica la notazione<br />

includendo anche quei numeri di occupazione ni che sono zero a cui compete<br />

una funzione d’onda di singola particella identicamente nulla e che cancellano i<br />

termini corrispondenti negli sviluppi del determinante o del permanente. Poichè<br />

0! = 1 il fattore di normalizzazione è comunque dato da<br />

µ n1!n2! ···n∞!<br />

N!<br />

1<br />

2<br />

.<br />

In questa rappresentazione<br />

ZG = X<br />

* ¯<br />

n1n2 ···n∞ ¯ exp<br />

à Ã<br />

β µ X<br />

ni − X<br />

n1n2···n∞<br />

i<br />

i<br />

niεi<br />

!!¯ ¯¯¯¯ n1n2 ···n∞<br />

+


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 239<br />

L’esponenziale è un numero ed è equivalente ad un prodotto di esponenziali; e<br />

quindi la somma sui valori di aspettazione si fattorizza in un prodotto<br />

ZG = X ­ ¯<br />

n1<br />

¯ β(µn1−ε1n1)<br />

e ¯ ® X ­ ¯<br />

¯ n1 ··· n∞ ¯ β(µn∞−ε1n∞)<br />

e ¯ ®<br />

¯ n∞<br />

=<br />

n1<br />

∞Y X ­ ¯<br />

ni<br />

¯ β(µni−ε1ni)<br />

e ¯ ®<br />

¯ ni<br />

i=1<br />

ni<br />

n∞<br />

(216)<br />

Per i bosoni il numero di occupazione di un qualunque stato di singola particella<br />

può assumere qualunque valore compreso tra 0 ed ∞ indipendentemente<br />

dalla occupazione degli altri stati<br />

∞Y ∞X<br />

ZG = (exp β (µ − εi)) n ∞Y<br />

= (1 − exp β (µ − εi)) −1<br />

(217)<br />

i=1 n=0<br />

Il logaritmo <strong>della</strong> (217) fornisce il potenziale termodinamico Ω0<br />

∞Y<br />

Ω0 (T,V,µ)=−kBT ln (1 − exp β (µ − εi)) −1<br />

Ω0 (T,V,µ)=kBT<br />

i=1<br />

i=1<br />

∞X<br />

ln (1 − exp β (µ − εi)) Bose (218)<br />

i=1<br />

Il numero medio di particelle si ottiene differenziando Ω0 rispetto al potenziale<br />

chimico secondo la (210) tenendo T e V (e quindi εi) fissi<br />

∞X<br />

hNi = n<br />

i=1<br />

0 i =<br />

∞X 1<br />

distribuzione di Bose-Einstein<br />

exp β (εi − µ) − 1<br />

i=1<br />

(219)<br />

dove n0 i è il numero medio di occupazione nello stato i-esimo.<br />

Per i fermioni il numero di occupazione di un qualunque stato o è 0 oppure<br />

è 1 per cui<br />

∞Y 1X<br />

ZG = (exp β (µ − εi)) n ∞Y<br />

= (1 + exp β (µ − εi)) (220)<br />

i=1 n=0<br />

prendendo il logaritmo di ambo i membri<br />

∞X<br />

Ω0 (T,V,µ)=−kBT ln (1 + exp β (µ − εi)) Fermi (221)<br />

i=1<br />

eilnumerodiparticelleèdatoda<br />

∞X<br />

hNi = n 0 ∞X 1<br />

i =<br />

exp β (εi − µ)+1<br />

i=1<br />

i=1<br />

i=1<br />

distribuzione di Fermi-Dirac (222)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 240<br />

Per mettere in evidenza le caratteristiche delle due leggi di distribuzione consideriamo<br />

un gas di particelle identiche libere chiuse in una scatola di volume V<br />

(useremo come al solito condizioni al contorno periodiche) di massa m. Le energie<br />

di singola particella sono date da<br />

εp = p2<br />

2m = ~2k2 2m<br />

La densità degli stati si ottiene dal numero degli stati tra k e k + dk, ovvero tra<br />

ε ed ε + dε<br />

gV<br />

(2π) 3 4πk2dk = gV<br />

2π2 µ<br />

2m<br />

~ 2<br />

3<br />

2 εdε<br />

2ε 1 =<br />

2<br />

gV<br />

4π2 µ<br />

2m<br />

~ 2<br />

3<br />

2 √<br />

εdε<br />

se g è la degenerazione dovuta alla molteplicità di spin delle particelle.<br />

Incominciamo a considerare un gas ideale di bosoni . Dalla (218) si ha<br />

− Ω0<br />

kBT<br />

= PV<br />

kBT<br />

= − gV<br />

4π 2<br />

µ 2m<br />

~ 2<br />

3<br />

2 Z ∞<br />

ed una semplice integrazione per parti fornisce<br />

PV = gV<br />

4π 2<br />

D’altra parte l’energia totale è<br />

E = X<br />

i<br />

µ 2m<br />

~ 2<br />

n 0 i εi = gV<br />

4π 2<br />

3<br />

2 2<br />

3<br />

µ 2m<br />

~ 2<br />

0<br />

Z ∞<br />

0<br />

3<br />

2 Z ∞<br />

dε √ ε ln (1 − exp β (µ − ε))<br />

ε 3<br />

2<br />

dε<br />

exp β (ε − µ) − 1<br />

e quindi l’equazione di stato per il gas ideale di Bose è<br />

La densità di particelle è data da<br />

µ 2m<br />

0<br />

ε 3<br />

2<br />

dε<br />

exp β (ε − µ) − 1<br />

(223)<br />

PV = 2<br />

E. (224)<br />

3<br />

3<br />

2 Z ∞<br />

N g<br />

=<br />

V 4π2 ~ 2<br />

√<br />

ε<br />

dε<br />

(225)<br />

0 exp β (ε − µ) − 1<br />

In queste equazioni le variabili indipendenti sono T,V e µ epersostituireal<br />

potenziale chimico la sua variabile coniugata N dobbiamo invertire l’equazione<br />

(225), esprimendo µ come funzione del numero di particelle N.<br />

Osserviamo che affinchèinumerimedidioccupazionen0 i siano non negativi<br />

occorre che εi ≥ µ, eseivaloridiεpartono da zero, come in questo caso, allora<br />

µ ≤ 0. (226)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 241<br />

Per apprezzare appieno quali siano le conseguenze di questa equazione conviene<br />

iniziare dal limite classico del sistema. E’ facile mostrare che esso si ottiene<br />

quando<br />

µ<br />

→−∞ e T →∞. (227)<br />

kbT<br />

Infatti in questo limite sia la distribuzione di Bose che quella di Fermi hanno<br />

numeri di occupazione medi dati da<br />

n 0 i<br />

= eβ(µ−εi)<br />

che è la distribuzione classica di Boltzmann, mentre il potenziale termodinamico<br />

diventa<br />

Ω0 = −kBT X<br />

exp (β (µ − εi)) = −kBT X<br />

n 0 i = −kBTN = −PV<br />

i<br />

e<br />

PV = NkBT<br />

è l’equazione di stato del gas ideale classico. La relazione che esprime µ in funzione<br />

di N si ottiene da<br />

µ <br />

∂Ω<br />

X<br />

βµ<br />

N = − = −e e<br />

∂µ<br />

−βεi<br />

e la somma sulle energie può essere approssimata dall’integrale<br />

X<br />

e −βεi gV<br />

=<br />

(2π) 3<br />

Z<br />

d 3 ke −~2k2 µ<br />

/2mkBT mkBT<br />

= gV<br />

2π~ 2<br />

i<br />

da cui<br />

µc<br />

kbT =ln<br />

Ã<br />

N<br />

V<br />

1<br />

g<br />

µ<br />

mkBT<br />

2π~ 2<br />

eseT →∞allora µc/kBT →−∞come doveva essere.<br />

TV<br />

i<br />

i<br />

3 !<br />

− 2<br />

− 3<br />

2<br />

(228)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 242<br />

In questo limite i numeri medi di occupazione di qualunque stato sono molto<br />

minori di 1 e la natura quantistica delle particelle non ha più conseguenze e le<br />

tre distribuzioni coincidono. Il confronto tra i potenziali chimici dei gas ideali<br />

di Bose,classico e di Fermi sono mostrati in figura. Quando si abbassa la temperatura<br />

µc/kBT passa attraverso lo zero, diventa positivo e diverge a +∞ a<br />

T =0. Tra i potenziali chimici dei gas ideali di Bose,classico e di Fermi vale la<br />

diseguaglianza<br />

µBose<br />

kBT<br />

< µclassico<br />

kBT<br />

< µFermi<br />

kBT<br />

PerilgasdiBoseèfacilevederecheesisteunatemperaturacriticaT0 > 0 alla<br />

quale il potenziale chimico si annulla, tale che<br />

N<br />

V<br />

== g<br />

4π 2<br />

µ 2m<br />

~ 2<br />

3<br />

2 Z ∞<br />

La sostituzione con la variabile x = ε/kBT0 dà<br />

N<br />

V<br />

== g<br />

4π 2<br />

0<br />

µ 2mkBT0<br />

~ 2<br />

√<br />

ε<br />

dε<br />

exp (ε/kBT0) − 1<br />

3<br />

2 Z ∞<br />

0<br />

dx<br />

x 1<br />

2<br />

e x − 1<br />

e l’integrale può essere valutato in termini delle funzioni speciali<br />

Γ (z) ≡<br />

ζ (z)=<br />

Z ∞<br />

dt e<br />

0<br />

−t t z−1 , Re z>0 funzione Gamma<br />

∞X<br />

p −z<br />

p=1<br />

come ζ (3/2) Γ (3/2) da cui<br />

T0 = ~2<br />

µ<br />

4π<br />

2mkB<br />

2 2<br />

3<br />

gζ (3/2) Γ (3/2)<br />

µ N<br />

V<br />

, Re z>1 funzione zeta di Riemann<br />

2<br />

3<br />

= 3.31<br />

g 2<br />

3<br />

~ 2<br />

mkB<br />

µ 2<br />

N 3<br />

V<br />

(229)<br />

Questo valore ha una semplice interpretazione fisica: T0 è la temperatura alla<br />

quale l’energia termica kBT0 è dell’ordine di grandezza <strong>della</strong> minima energia cinet-<br />

ica che ha una particella quando è confinata nel volume V/N pari a (~ 2 /m)(N/V ) 2<br />

3 .<br />

Cosa succede quando la temperatura scende al di sotto di T0? Per µ =0<br />

e T


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 243<br />

come √ ε che riesce a mentenere l’integrale finito. Vicino a T0 lo stato fondamentale<br />

ad ε =0incomincia ad essere occupato in modo macroscopico: da T0 in<br />

giù il potenziale chimico deve essere negativo ed infinitesimamente piccolo<br />

µ ∼ 0 −<br />

per T ≤ T0.<br />

eperε > 0 possiamo continuare a considerare infinitesimo il numero degli stati<br />

con energia tra ε e ε + dε<br />

dNε = gV<br />

4π 2<br />

µ 2m<br />

~ 2<br />

3<br />

2<br />

√ εdε<br />

e βε − 1<br />

da cui il numero delle particelle che hanno una energia maggiore di zero è data<br />

Nε>0<br />

V<br />

g<br />

=<br />

4π2 µ<br />

2mkBT<br />

~ 2<br />

3<br />

2 Z ∞<br />

dx<br />

0<br />

x 1<br />

2<br />

e x − 1<br />

= N<br />

V<br />

µ T<br />

T0<br />

3<br />

2<br />

. (230)<br />

E l’occupazione macroscopica dello stato fondamentale a ε =0èdatada<br />

" µ 3 #<br />

Nε=0 N T 2<br />

= 1 −<br />

V V<br />

T0<br />

(231)<br />

i bosoni formano un condensato nello stato fondamentale.<br />

Nella regione di degenerazione (T ≤ T0) l’energia del gas di Bose è data interamente<br />

dalle particelle che non stanno nel condensato<br />

E<br />

V<br />

g<br />

=<br />

4π2 µ<br />

2mkBT<br />

~ 2<br />

3<br />

2<br />

kBT<br />

Z ∞<br />

0<br />

µ 5<br />

2<br />

= g<br />

4π2 µ<br />

2mkBT<br />

~ 2<br />

3<br />

2<br />

kBT ζ<br />

equindi<br />

E = ζ ¡ ¢ ¡ ¢<br />

5 5 Γ 2 2<br />

ζ ¡ µ 3<br />

µ<br />

T 2<br />

T<br />

¢ ¡ ¢NkBT =0.770NkBT<br />

3 3 Γ T0<br />

2 2<br />

dx<br />

x 3<br />

2<br />

ex − 1<br />

µ <br />

5<br />

Γ<br />

2<br />

T0<br />

3<br />

2<br />

per T ≤ T0<br />

Derivando rispetto a T otteniamo il calore specifico a volume costante<br />

Cv = 5<br />

2 0.770NkB<br />

µ 3<br />

T 2<br />

T0<br />

che varia come T 3/2 e si annulla a T =0.<br />

Si può mostrare che il calore specifico ha un salto nella sua derivata prima in<br />

T0 con l’andamento riportato in figura


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 244<br />

Questa discontinuità implica che il gas di Bose ideale ha una transizione di<br />

fase alla temperatura T0. Alla temperatura critica una frazione finita di particelle<br />

incomincia ad occupare lo stato di momento zero. Per temperature più basse di<br />

T0 il numero di occupazione dello stato di singola particella di minima energia<br />

è dell’ordine di N piuttosto che essere attorno a 1. Come fu messo in evidenza<br />

da London questo stato è ordinato nello spazio dei momenti invece che in quello<br />

delle coordinate: questo fenomeno è chiamato condensazione di Bose-Einstein.<br />

Un sistema fisico il cui comportamento è vicino al gas di Bose ideale è l’elio<br />

liquido He 4 . La sua densità a bassa temperatura risulta<br />

ρ =0.145 gcm −3<br />

alla quale corrisponde una temperatura critica<br />

T0 =3.14 ◦ K.<br />

Al di sotto di questa temperatura la discussione precedente mostra come l’insieme<br />

contiene due diverse componenti, una che corrisponde a particelle che occupano<br />

lo stato a momento nullo e perciò non hanno energia, e l’altra corrispondente<br />

a particelle negli stati eccitati. Gli esperimenti mostrano che l’elio liquido He 4<br />

ha transizione a 2.2 ◦ K (il punto λ) tra le due fasi HeI e HeII. Sotto la temperatura<br />

critica l’He 4 si comporta come una miscela di un superfluido e di un fluido<br />

normale e il superfluido non ha nè viscosità nè capacità termica. La frazione<br />

<strong>della</strong> componente normale scompare quando la temperatura va a zero. La condensazione<br />

di Bose-Einstein di un gas ideale di Bose fornisce una descrizione<br />

qualitativa dell’He 4 . Il gas ideale di Bose è comunque un modello eccessivamente<br />

semplificato. Per esempio il calore specificorealevaazerocomeT 3 per T che<br />

tende a zero e il calore specifico ha una divergenza logaritmica a T0, nel punto<br />

λ. Se inoltre identificassimo la componente superfluida con quella che occupa<br />

lo stato a momento nullo il superfluido non potrebbe avere, come mostrano gli<br />

esperimenti, una velocità diversa da zero. Solo l’introduzione di una interazione,


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 245<br />

seppure debole, tra gli atomi di elio è capace di fornire l’accordo con gli esperimenti.<br />

Passiamo ora a discutere il caso di un gas ideale di fermioni. Inumeridi<br />

occupazionesonocompresitra0ed1<br />

n 0 i =<br />

1<br />

eβ(εi−µ) ≤ 1<br />

+1<br />

per ogni valore di µ ediT .Siha<br />

PV = 2 2<br />

E =<br />

3 3<br />

N<br />

V<br />

= g<br />

4π 2<br />

gV<br />

4π 2<br />

µ 2m<br />

~ 2<br />

µ 2m<br />

~ 2<br />

3<br />

2 Z ∞<br />

3<br />

2 Z ∞<br />

0<br />

0<br />

dε<br />

dε<br />

ε 3<br />

2<br />

exp (β (ε − µ)) + 1<br />

ε 1<br />

2<br />

exp (β (ε − µ)) + 1<br />

(232)<br />

Nel limte classico ad alta temperatura ritroviamo la distribuzione di Boltzmann<br />

n 0 i =exp(β (µ − εi)) per T →∞<br />

Il potenziale chimico µ può diventare positivo per temperature T abbastanza<br />

basse, in questo caso si ha<br />

n 0 = 1<br />

quando ε = µ (233)<br />

2<br />

nel limite di temperatura zero la distribuzione di Fermi diventa una funzione a<br />

gradino<br />

1<br />

eβ(εi−µ) ½<br />

0<br />

→<br />

+1 T →0 1<br />

¾<br />

ε >µ<br />

= θ (µ − ε) (234)<br />

ε


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 246<br />

A T =0si ha<br />

N<br />

V<br />

= g<br />

4π 2<br />

µ 2m<br />

~ 2<br />

3<br />

2 Z µ<br />

0<br />

dε ε 1<br />

2 = g<br />

4π 2<br />

da cui si ricava l’energia di Fermi<br />

µ 2<br />

2 3 2 6π ~<br />

εF ≡ µ (T =0)=<br />

g 2m<br />

ovvero il vettore d’onda di Fermi<br />

µ 2 6π N<br />

kF =<br />

gV<br />

L’energia è data da<br />

E<br />

V<br />

= g<br />

4π 2<br />

µ 2m<br />

~ 2<br />

3<br />

2 Z µ<br />

e quindi l’energia media per particella<br />

Dall’equazione di stato<br />

si ha<br />

P = 2<br />

5<br />

E<br />

N<br />

0<br />

2<br />

3<br />

dε ε 3<br />

2 = g<br />

4π 2<br />

3 3<br />

= µ =<br />

5 5 εF<br />

PV = 2 2<br />

E =<br />

3 5 NεF<br />

µ 6π 2<br />

g<br />

2<br />

3 ~ 2<br />

2m<br />

µ 2m<br />

~ 2<br />

µ 2<br />

N 3<br />

V<br />

µ 5<br />

N 3<br />

V<br />

µ 2m<br />

~ 2<br />

3<br />

2 2 3<br />

µ 2<br />

3<br />

= ~2 k 2 F<br />

2m<br />

3<br />

2 2 5<br />

µ 2<br />

5<br />

(235)<br />

(236)<br />

(237)<br />

e il gas di Fermi esercita una pressione finita a temperatura zero. Questa è una<br />

conseguenza del principio di Pauli che richiede che siano riempiti gli stati con<br />

momento fino a quello di Fermi ~kF , e i fermioni in questi stati esercitano una<br />

pressione sulle pareti.<br />

A temperatura piccola ma finita vogliamo esprimere µ come una funzione<br />

<strong>della</strong> densità N/V invertendo l’equazione (232). Introduciamo la variabile x =<br />

(ε − µ) /kBT allora<br />

PV = 2<br />

3<br />

gV<br />

4π 2<br />

µ 2m<br />

~ 2<br />

3<br />

2<br />

(kBT ) 5<br />

Z +∞<br />

2<br />

−µ/kBT<br />

dx (x + µ/kBT ) 3<br />

2<br />

e x +1<br />

epoichèµ è finito per T → 0, allora α ≡ µ/kBT → +∞. Consideriamo l’integrale<br />

I (α) =<br />

Z ∞<br />

−α<br />

dx<br />

3<br />

(x + α) 2<br />

ex +1 =<br />

Z 0<br />

dx<br />

−α<br />

3<br />

(x + α) 2<br />

ex +1 +<br />

Z ∞<br />

dx<br />

0<br />

(x + α) 3<br />

2<br />

e x +1


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 247<br />

il cambio di variabile x →−x nel primo integrale e l’uso <strong>della</strong> identità<br />

¡ ¢ −x −1 x −1<br />

e +1 ≡ 1 − (e +1)<br />

dà<br />

Z α<br />

I (α) =<br />

0<br />

(α − x) 3<br />

2 +<br />

Z ∞<br />

0<br />

dx<br />

3<br />

(α + x) 2 − (α − x) 3<br />

2<br />

e x +1<br />

+<br />

Z ∞<br />

α<br />

dx<br />

(α − x) 3<br />

2<br />

e x +1<br />

L’ultimo termine è esponenzialmente piccolo nel limite dei grandi α, eilnumeratore<br />

del secondo integrale può essere approssimato come<br />

(α + x) 3<br />

2 − (α − x) 3<br />

2 =3xα 1<br />

³ ´<br />

3<br />

− 2 + O α 2 per α →∞.<br />

Tenuto conto che<br />

si ha<br />

equindi<br />

3α 1<br />

2<br />

Z ∞<br />

0<br />

I (α) = 2 5<br />

α<br />

5<br />

PV =<br />

T →0<br />

dx<br />

2 + π2<br />

4<br />

gV<br />

4π 2<br />

x<br />

ex 1 1<br />

1<br />

=3α2 Γ (2) ζ (2) = 3α 2 ×<br />

+1 2 1 π2<br />

×<br />

2 6<br />

µ 5<br />

1 1 2<br />

α 2 +,,,=<br />

kBT<br />

· 2 5<br />

µ<br />

5<br />

µ 2m<br />

~ 2<br />

3 ·<br />

2 2 2 5<br />

µ<br />

3 5<br />

Il numero delle particelle si ottiene come<br />

N = −<br />

eindefinitiva<br />

µ <br />

∂Ω0<br />

∂µ TV<br />

N<br />

V<br />

= g<br />

4π 2<br />

= gV<br />

4π 2<br />

µ 2m<br />

~ 2<br />

2 +(kBT ) 2 π 2<br />

2 +(kbT ) 2 π 2<br />

4<br />

4<br />

¸<br />

1<br />

µ 2 + ...<br />

¸<br />

1<br />

µ 2 + ... = −Ω0<br />

µ<br />

2m<br />

~ 2<br />

3 ·<br />

2 2<br />

µ<br />

3<br />

3<br />

2 +(kBT ) 2 π2 8µ 1<br />

2<br />

3 "<br />

2 2 3<br />

µ 2 1+<br />

3 π2<br />

µ #<br />

2<br />

kBT<br />

+ ...<br />

8 µ<br />

"<br />

εF = µ 1+ π2<br />

µ<br />

kBT<br />

8 µ<br />

"<br />

µ = εF 1+ π2<br />

µ<br />

kBT<br />

8 µ<br />

2<br />

2<br />

+ ...<br />

+ ...<br />

# 2<br />

3<br />

# − 2<br />

3<br />

¸<br />

+ ...<br />

(238)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 248<br />

e sviluppando in serie di potenze di T attornoazeroincuiµ vale εF<br />

"<br />

µ = εF 1 − π2<br />

µ #<br />

2<br />

kBT<br />

+ ...<br />

12<br />

Dalla (238) si ricava l’entropia<br />

S (T,V,µ)=−<br />

µ <br />

∂Ω0<br />

∂T µV<br />

= gV<br />

4π 2<br />

εF<br />

µ 2m<br />

~ 2<br />

3 ·<br />

2 2<br />

2k<br />

3<br />

2 BT π2 1<br />

µ 2 + ...<br />

4<br />

cheattornoazeroperµ ∼ εF all’ordine più basso in T risulta<br />

π<br />

S = NkB<br />

2<br />

2<br />

kBT<br />

dacuisiottieneilcalorespecificoavolume costante<br />

µ <br />

∂S<br />

π<br />

CV = T = NkB<br />

∂T<br />

2 kBT<br />

2<br />

equindi<br />

CV = S = mk2 B<br />

~ 2<br />

VN<br />

εF<br />

³<br />

gπ<br />

´ 2 µ 2<br />

3 V 3<br />

NT<br />

6 N<br />

εF<br />

¸<br />

(239)<br />

(240)<br />

T → 0 (241)<br />

Il calore specifico per un gas di Fermi è lineare in T a bassa temperatura. Ad<br />

alta temperatura la statistica diventa quella di Boltzmann e il calore specifico di<br />

un gas perfetto (di Bose o di Fermi) è<br />

CV → 3<br />

2 NkB<br />

T → 0


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 249<br />

Il gas di Fermi non interagente costituisce un’utile prima approssimazione per<br />

numerosi sistemi di fermioni. Per esempio il modello di metallo più semplice è<br />

quello di Sommerfed in cui le interazioni tra gli elettroni e degli elettroni con i<br />

nuclei sono rappresentate come un potenziale costante. Questo modello giustifica<br />

l’andamento lineare del calore specifico dei metalli a bassa temperatura osservato<br />

sperimentalmente.<br />

4.7 Elettroni nei solidi: isolanti, conduttori e semiconduttori<br />

Il modello degli elettroni liberi chiusi in una scatola si applica molto bene agli<br />

elettroni di conduzione di un metallo. Essi si spostano liberamente dentro il<br />

metallo, ma l’interazione elettrostatica con il reticolo ionico impedisce loro di<br />

uscire quando arrivano in prossimità <strong>della</strong> superficie. Questo modello è però<br />

troppo semplice per spiegare perchè certi solidi sono buoni conduttori elettrici<br />

mentre altri sono isolanti (il numero degli elettroni coinvolti nella conducibilità<br />

intrinseca può variare di un fattore 10 10 traunbuonisolanteedunmetallopuro).<br />

In modo molto qualitativo queste differenze possono essere spiegate tenendo conto<br />

dell’esistenza delle bande di energia e del principio di Pauli.<br />

Useremo i risultati stabiliti per reticoli unidimensionali. Nei cristalli reali<br />

gli ioni positivi formano un reticolo di Bravais in tre dimensioni. La comprensione<br />

teorica delle proprietà di un solido necessita dello studio dettagliato <strong>della</strong><br />

struttura delle bande di energia svolto nella fisica dei solidi.<br />

Nota la struttura delle bande e il numero degli stati per banda, lo stato<br />

fondamentale elettronico di un solido si ottiene ”riempiendo” successivamente<br />

gli stati di singola particella nelle varie bande permesse a cominciare da quelle<br />

più basse. I numeri di occupazione medi sono dati dalla distribuzione di Fermi.<br />

I metalli hanno 10 22 elettroni per cm 3 ed una energia di Fermi di alcuni eV.<br />

Conviene confrontare le temperature con quella di Fermi TF = εF /kB che è<br />

compresa tra 10 4 e10 5 ◦ K. A temperatura ambiente T è almeno 100 volte più<br />

piccola di quella di Fermi. La distribuzione di Fermi è prossima al gradino T =0<br />

ed εF è la massima energia possibile per gli elettroni. La posizione di εF rispetto<br />

alle bande permesse diventa essenziale per caratterizzare il comportamento di un<br />

solido. Se εF cade in mezzo ad una banda permessa abbiamo a che fare con un<br />

conduttore mentre se εF cade in una banda proibita il cristallo è un isolante.<br />

Qual’è la velocità di un elettrone in uno stato di Bloch? Così come si fa per<br />

le particelle libere possiamo associare ad un elettrone nella banda un pacchetto<br />

d’onda,<br />

ψ (x, t) = 1<br />

Z ∞<br />

√ dk g (k) u (k, x)exp(i (kx − E (k) t/~)) (242)<br />

Na −∞<br />

La funzione g (k) ha un massimo in k = k0, la funzione u (k, x) è normalizzata a 1<br />

tra 0 ed a (il cristallo ha dimensione Na e stiamo imponendo le solite condizioni al


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 250<br />

contorno periodiche). Sia la banda E (k) che u (k, x) sono funzioni periodiche nel<br />

reticolo reciproco. Possiamo a questo punto identificare la velocità dell’elettrone<br />

nello stato ψ (x, t) con la velocità di gruppo dell’onda di Bloch corrispondente al<br />

massimo di g in k0<br />

vg = 1<br />

~<br />

· ¸<br />

dE<br />

dk k=k0<br />

Il vettore d’onda k è ristretto alla prima zona di Brillouin −π/a, π/a<br />

(243)<br />

k ≡ kp = 2πp<br />

−<br />

Na<br />

N N<br />

0<br />

possiamo far corrispondere a ciascun stato <strong>della</strong> banda una velocità<br />

v (k) ≡ vp = E1a<br />

~ sin kpa (244)<br />

Se attribuiamo a ~k il significato di momento, allora m∗ = ~k/v (k) ha il carattere<br />

di una massa (viene chiamata massa efficace)<br />

m ∗ = ~ 2 k/ dE<br />

(245)<br />

dk<br />

Si noti come per la banda considerata la massa efficace è positiva sul fondo <strong>della</strong><br />

banda e negativa alla sua cima.<br />

Ciascuno stato di banda concorre alla corrente elettrica come − |e| vp e, poichè<br />

all’equilibrio ad ogni stato occupato con un certo k corrisponde una stato occupato<br />

con −k, la corrente elettrica totale nel solido è zero. Applichiamo ora una<br />

piccola perturbazione esterna. Se la banda è piena questa perturbazione non è<br />

capace di modificarne l’occupazione (il principio di Pauli impedisce transizioni<br />

tra stati vicini in energia) la corrente totale trasportata dalla banda resta nulla.<br />

Se invece il livello di Fermi è dentro la banda sono possibili transizioni tra stati<br />

pieni immediatamente sotto il livello di Fermi a stati vuoti che stanno appena<br />

sopra di esso e nasce una corrente nel solido.<br />

Applichiamo al solido un campo elettrico uniforme E e studiamo come evolve<br />

nel tempo lo stato di Bloch corrispondente ad un k. Si dimostra adeguata una<br />

approssimazione semiclassica nella quale si applica l’equazione di Newton in cui<br />

la forza − |e|E è eguale alla derivata del momento ~k rispetto al tempo<br />

~ dk<br />

dt<br />

= F = − |e|E (246)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 251<br />

per poi far cambiare nel tempo gli stati quantistici secondo la legge<br />

− |e|E<br />

dk = dt. (247)<br />

~<br />

La descrizione classica del moto è lecita fintanto che si possono specificare posizione<br />

e momento senza violare il principio di indeterminazione. Occorre che<br />

l’indeterminazione nella posizione sia tale che<br />

∆x ∼ ~ 1<br />

À<br />

∆p kF<br />

e cioè molto maggiore <strong>della</strong> distanza media tra gli elettroni che è dell’ordine degli<br />

angstrom. Questo richiede che i campi applicati varino lentamente nello spazio e<br />

che perciò non si debba specificare la posizione degli elettroni con una precisione<br />

dell’ordine degli angstrom. Il campo elettrico <strong>della</strong> luce visibile varia su una scala<br />

o<br />

3 dell’ordine di 10 A e quindi l’approssimaziome semiclassica tiene. Se riduciamo<br />

la lunghezza d’onda a quella dei raggi X diventa necessaria la descrizione quantistica<br />

del moto elettronico indotto dal campo, L’altra lunghezza importante è<br />

il libero cammino medio degli elettroni che deve essere grande a sufficienza. A<br />

temperatura ambiente è dell’ordine di 100 o<br />

A e diventa ancora più grande al calare<br />

<strong>della</strong> temperatura.<br />

Se il cristallo è perfetto a T =0l’equazione (247) implica che lo stato spazza<br />

la zona di Brillouin fino ad arrivare al bordo. Qui subisce una riflessione di<br />

Bragg con ∆k = ±2π/a per riapparire all’altro bordo. La zona di Brillouin<br />

viene scandita nel tempo con un periodo 2π~ /a |e|E molto breve. D’altra parte<br />

i cristalli sono imperfetti, contengono impurezze e a T>0 vibrano e cioè sono<br />

eccitati i fononi. Gli elettroni collidono con le impurezze, le imperfezioni e con i<br />

fononi e questi processi di diffusione fanno variare i loro momenti ~k. All’istante<br />

in cui è applicato il campo elettrico gli stati occupati sono quelli compresi tra −kF<br />

e kF < π/a. Da questo istante diventano attivi due processi antagonisti: quello<br />

del campo elettrico che sposta in modo uniforme i k degli stati occupati verso un<br />

bordo zona, le collisioni che contrastano questo spostamento e che tendono a far<br />

tornare il sistema nel suo stato fondamentale. Dopo un tempo τ si raggiunge uno<br />

stato stazionario in cui l’intervallo (−kF ,kF ) viene traslato di δk. Assumendo che<br />

il campo elettrico (E < 0)sia piccolo gli elettroni che occupano gli stati tra kF e<br />

kF + δk acquistano una velocità<br />

δv = |e|Eτ/m ∗<br />

mentre gli stati tra -kF e-kF + δk sono vuoti. Se n è la densità di volume degli<br />

elettroni allora nasce una densità di corrente<br />

j = −n |e| δv = ne2τ E (248)<br />

m∗


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 252<br />

Abbiamo ricavato la legge di Ohm. La conducibilità elettrica è data da<br />

σ = ne2 τ<br />

m ∗<br />

Per il rame il tempo di collisione τ a temperatura ambiente e di circa 2 × 10 −14<br />

sec. Il libero cammino medio degli elettroni di conduzione è definito come<br />

l = vF τ<br />

dove vF è la velocità al livello di Fermi. Nel rame<br />

l (300 ◦ K)=3× 10 −6 cm.<br />

Quando si spegne il campo elettrico si ritorna allo stato simmetrico attorno a k =<br />

0 a corrente nulla; questa volta sono necessarie collìsioni anelastiche (tipicamente<br />

processi di emissione di fononi).<br />

L’ultima banda piena è chiamata banda di valenza e la successiva banda di<br />

conduzione. Negli isolanti la banda di conduzione è vuota. Vi sono tuttavia degli<br />

isolanti il cui gap ∆E tra banda di valenza e banda di conduzione è inferiore a<br />

1eV questo consente l’eccitazione termica di un numero limitato di elettroni dalla<br />

banda di valenza alla banda di conduzione. Questi solidi sono detti semiconduttori<br />

intrinseci<br />

Gli stati lasciati vuoti dagli elettroni eccitati termicamente nella banda di<br />

conduzione sono detti di lacuna. Lo stato occupato da N −1 elettronisicomporta<br />

come una carica di segno opposto a quello dell’elettrone. L’applicazione di un<br />

campo elettrico sposta lo stato vuoto (la lacuna) in una direzione nello spazio<br />

k opposta a quella in cui vengono mossi gli stati occupati. Nei semiconduttori<br />

appaiono portatori di carica positiva (le lacune o buche) oltre agli elettroni.<br />

Nei semiconduttori intrinseci quadrivalenti (tipicamente Silicio e Germanio)<br />

possono essere introdotte come impurezze atomi pentavalenti (fosforo,arsenico<br />

o antimonio) con un elettrone in più rispetto a quelli degli atomi del semiconduttore.<br />

Queste impurezze sono dette donori perchè fanno comparire uno stato<br />

legato nel gap, vicino al fondo <strong>della</strong> banda di conduzione sopra al livello di Fermi,<br />

che si ionizza facilmente aumentando il numero di elettroni in banda di conduzione.<br />

L’energia di legame è molto piccola (pochi centesimi di eV) perchè il<br />

potenziale coulombiano dello ione positivo è fortemente schermato dalla grande<br />

costante dielettrica del semiconduttore. La presenza di queste impurezze fanno<br />

diventare il cristallo conduttore a temperature molto più basse di quelle del silicio<br />

e del germanio puri: questa conducilibità dovute alle impurezze è detta estrinseca.<br />

In modo analogo impurezze trivalenti (come il boro,l’allumino ed il gallio) si<br />

comportano nel silicio e nel germanio come accettori di elettroni: possono facilmente<br />

catturare un elettrone dalla banda di valenza (lo ione negativo ha uno<br />

stato con una affinità elettronica negativa appena sopra la banda di valenza).


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 253<br />

Viene lasciata una lacuna in banda di valenza capace di condurre corrente. In un<br />

semiconduttore puro (intrinseco) il numero degli elettroni in banda di conduzione<br />

è sempre eguale al numero di buche in banda di valenza; per contro, un semiconduttore<br />

può, a seconda <strong>della</strong> proporzione relativa di atomi donori e accettori,<br />

avere più elettroni di conduzione che lacune (è detto allora di tipo n essendo<br />

negativi i portatori di maggioranza) o più lacune che elettroni (semiconduttore<br />

di tipo p i cui portatori maggioritari sono positivi). La tecnica del drogaggio è<br />

capace di far variare la resistività di ben quattordici ordini di grandezza variando<br />

la concentrazione delle impurezze di appena un fattore 1000. Questo conduce alle<br />

ben note applicazioni tecnologiche dei semiconduttori.<br />

La legge dell’azione di massa nei semiconduttori<br />

Consideriamo un semiconduttore la cui banda di valenza è quella di elettroni<br />

liberi in tre dimensioni di massa efficace negativa<br />

³ ´<br />

Ev<br />

~k = − ~2k2 (249)<br />

2mh<br />

dove alla massa efficace degli elettroni in banda di valenza −mh corrisponde una<br />

massa efficace delle lacune mh > 0. La densità degli stati per unità di volume<br />

delle lacune è<br />

La banda di conduzione è<br />

Dh (ε) dε = 1<br />

2π 2<br />

Ec<br />

µ<br />

2mh<br />

~ 2<br />

3<br />

2<br />

(−ε) 1<br />

2 dε (250)<br />

³ ´<br />

~k = Eg + ~2k2 2me<br />

(251)<br />

inizia da Eg (il gap tra banda di conduzione e banda di valenza Eg = Ec (0) −<br />

Ev (0)) eme èlamassaefficace degli elettroni in banda di conduzione ed ha una<br />

densità degli stati per unità di volume<br />

De (ε) dε = 1<br />

2π 2<br />

µ<br />

2me<br />

~ 2<br />

3<br />

2<br />

(ε − Eg) 1<br />

2 dε. (252)<br />

Il numero di elettroni per unità di volume eccitati termicamente in banda di<br />

conduzione è<br />

Z ∞<br />

n = De (ε) fe (ε) dε<br />

Eg<br />

= 1<br />

2π 2<br />

µ<br />

2me<br />

~ 2<br />

3<br />

2<br />

exp (βµ)<br />

Z ∞<br />

Eg<br />

dε (ε − Eg) 1<br />

2 exp (−βε)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 254<br />

dove abbiamo approssimato la funzione di Fermi fe =1/ (exp (β (ε − µ)) + 1)<br />

con quella di Boltzmann exp (−β (ε − µ)) essendo ε − µ À kBT. L’integrale si<br />

riconduce ad un integrale gaussiano e<br />

n = 1 ¡<br />

2mekBT /π ~<br />

4<br />

2¢ 3/2<br />

exp (β (µ − Eg)) . (253)<br />

La densità di lacune in banda di valenza è data invece da<br />

p =<br />

Z 0<br />

Dh (ε) fh (ε) dε<br />

−∞<br />

dove fh èladistribuzionedellelacunecheèilcomplementoa1diquelladiFermi<br />

fh =1−<br />

1<br />

' exp (β (ε − µ))<br />

exp (β (ε − µ)) + 1<br />

ammesso che µ − ε À kbT come accade essendo ora l’energia sotto il potenziale<br />

chimico. La riduzione dell’integrale alla forma gaussiana dà<br />

p = 1 ¡<br />

2mhkBT /π ~<br />

4<br />

2¢ 3/2<br />

exp (−βµ) . (254)<br />

Le due densità si ottengono una volta noto il potenziale chimico µ, tuttavia<br />

all’equilibrio, indipendentemente dal valore di µ, si ha<br />

np= 1<br />

16 (2kBT /π ~ 2 ) 3 (memh) 3/2 exp (−Eg/kBT ) legge dell’azione di massa.<br />

(255)<br />

Questo risultato è stato derivato senza specificare se il semiconduttore è intrinseco<br />

oppure no, esso vale anche in presenza di impurezze. A 300 ◦ Kilvaloredinp èdi<br />

5.7×10 26 cm −6 perilGeedi2.2×10 20 cm −6 per il Si.<br />

Ad una data temperatura il prodotto delle concentrazioni di elettroni e di<br />

lacune è indipendente dalla concentrazione di impurezze. Se introduciamo donori<br />

facendo crescere n allora p deve diminuire.<br />

Per un semiconduttore intrinseco n = p: l’eccitazione termica di un elettrone<br />

dalla banda di valenza si lascia dietro una lacuna. La legge dell’azione di massa<br />

implica che<br />

ni = pi =2 ¡ 2πkBT /~ 2¢ 3/2 (memh) 3/4 exp (−Eg/2kBT ) (256)<br />

e cioè l’eccitazione dei portatori di carica nei semiconduttori intrinseci varia esponenzialmente<br />

con l’ampiezza <strong>della</strong> banda proibita. Confrontando la (256) con la<br />

(253) o la (254) si ha<br />

exp (2βµ) =<br />

µ mh<br />

me<br />

3/2<br />

exp (βEg)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 255<br />

ovvero<br />

µ = Eg 3<br />

+<br />

2 4 kBT ln mh<br />

. (257)<br />

me<br />

Se mh = me allora µ = Eg/2 eillivellodiFermiègiustonelmezzodelgap<br />

proibito.<br />

4.8 Il Calore specifico degli isolanti. I modelli di Einstein<br />

ediDebye<br />

I fatti sperimentali sulla capacità termica di metalli ed isolanti sono i seguenti<br />

1-A temperatura ambiente la maggior parte dei solidi ha una capacità termica<br />

a volume costante pari a 3NkB, dove N è il numero degli atomi nel campione 5<br />

(legge di Dulong e Petit). Per una mole N = NA (ilnumerodiAvogadro)eil<br />

5 Dovrebbe essere più appropriato l’uso del calore specifico a pressione costante e comunque<br />

dai principi <strong>della</strong> termodinamica la relazione tra i due calori specifici è in generale<br />

Cp − CV =9α 2 BV T<br />

dove α èilcoefficiente di espansione lineare termico,B è il modulo di compressibilità e V il<br />

volume. A temperatura ambiente<br />

CP − CV ∼ 3 × 10 5 erg/mole ◦ K<br />

mentre CV ∼ 10 9 erg/mole ◦ K.e per un solido CP ∼ CV adifferenza a quanto accade per i gas.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 256<br />

calore specifico molare a volume costante è CV =3R (R = NAkB èlacostante<br />

dei gas).<br />

2-A bassa temperatura il calore specifico diminuisce e tende a zero come T 3<br />

per gli isolanti e come T per i metalli. Il caso dei metalli può essere trattato<br />

usando il risultato ottenuto per un gas di fermioni libero nell’ambito del modello<br />

di Sommerfeld nel quale il calore specificomolareèdatoda<br />

CV = R π2<br />

2<br />

A temperatura ambiente T/TF ∼ 10−2 quindi il contributo degli elettroni è<br />

trascurabile rispetto al valore 3R checomevedremoèdaattribuirsialsoloreticolo.<br />

Per gli isolanti, in cui non vi sono elettroni di conduzione, il maggior contributo<br />

al calore specifico proviene dalle vibrazioni del reticolo. Un reticolo di<br />

un cristallo con N atomi ha 3N modi normali e cioè 3N frequenze caratteristiche<br />

con altrettante coordinate normali che compiono moti armonici. Possiamo<br />

quantizzare questi 3N oscillatori armonici ed i quanti corrispondenti sono detti<br />

fononi . Le proprietà termiche del reticolo possono essere trattate applicando a<br />

questi fononi la statistica di Bose-Einsten che è quella appropriata essendo essi<br />

dei bosoni. In altri termini possiamo discutere del contributo delle vibrazioni<br />

alla capacità termica del reticoli in termini di fononi che sono, in prima approssimazione<br />

6 , un gas di bosoni liberi. Al pari dei fotoni, i fononi possono essere<br />

creati o distrutti in un numero arbitrario (compatibilmente con la conservazione<br />

dell’energia): nella distribuzione di Bose non appare il potenziale chimico µ che<br />

verrà preso eguale a zero.<br />

Nel modello di Einstein si assume che vi sia una sola frequenza caratteristica<br />

ω0 per tutti gli atomi del reticolo che vibrano come 3N oscillatori armonici<br />

indipendenti (corrispondenti a N oscillatori armonici tridimensionali). All’equilibrio<br />

termodinamico l’energia E del reticolo è data da<br />

µ<br />

<br />

1 1<br />

E =3N~ω0<br />

+ (258)<br />

exp (β~ω0) − 1 2<br />

ecioèda3Nvolte l’energia media dell’oscillatore armonico di frequenza ω0.<br />

In questo caso la produttoria nella funzione di partizione (217) contiene un<br />

solo fattore<br />

∞X<br />

ZG =<br />

n=0<br />

T<br />

TF<br />

1<br />

−β(n+<br />

e 2)~ω 0 (259)<br />

6 Nei metalli i fononi interagiscono con gli elettroni. Questa interazione elettrone-fonone dà<br />

luogo a numerosi ed importanti effetti fisici. Negli isolanti andando oltre l’approssimazione<br />

armonica compare una interazione fonone-fonone che responsabile ad esempio dell’espansione<br />

termica dei solidi.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 257<br />

si noti l’aggiunta dell’energia di punto zero dell’oscillatore, che è comunque irrilevante<br />

ai fini del calcolo del numero medio dei quanti eccitati<br />

hni =<br />

P∞ 1<br />

n=0<br />

ne−β(n+ 2)~ω 0<br />

P∞ 1<br />

n=0<br />

e−β(n+ 2)~ω 0<br />

L’energia media per oscillatore è<br />

hεi = ~ω0<br />

=<br />

P ∞<br />

n=0 ne−nβ~ω 0<br />

P ∞<br />

n=0 e−nβ~ω 0<br />

P∞ 1<br />

n=0 (n +1/2) e−β(n+ 2)~ω 0<br />

P∞ 1<br />

n=0<br />

e−β(n+ 2)~ω 0<br />

= ~ω0<br />

=<br />

1<br />

e β~ω 0 − 1<br />

µ<br />

hni + 1<br />

<br />

2<br />

da cui la (258). Il calore specifico molare del reticolo7 è dato allora da<br />

µ <br />

∂E<br />

CV = =3NAkB (β~ω0)<br />

∂T<br />

2 exp (β~ω0)<br />

(exp (β~ω0) − 1) 2<br />

V<br />

(260)<br />

(261)<br />

(262)<br />

ad alte temperature si ottiene il risultato <strong>della</strong> legge sperimentale di Dulong<br />

e Petit e cioè per β~ω0 ¿ 1, exp (β~ω0) ∼ 1+β~ω0 e CV ∼ 3R. Abasse<br />

temperature β~ω0 À 1 e CV ∼ exp (−β~ω0) . La quantizzazione dell’oscillatore<br />

armonico meccanico ha prodotto una distribuzione (260) <strong>della</strong> forma di quella<br />

di Planck. La scelta di una opportuna frequenza ω0 consente di riprodurre la<br />

diminuzione del calore specifico con la temperatura, anche se intorno a T =0<br />

l’andamento non è esponenziale ma è dato da T 3 . La temperatura caratteristica<br />

<strong>della</strong> legge di Einstein è TE = ~ω0/kB. Il diamante è un isolante in cui il valore<br />

asintotico 3R compare a temperature molto alte. Einstein mostrò che vi è un<br />

buon accordo con i dati sperimentali del diamante con TE = 1320◦K. Il disaccordo<br />

compare per T di un ordine di grandezza più basso di TE.<br />

Per andare oltre il modello di Einstein bisogna tener conto che i modi normali<br />

hanno una dispersione in frequenza, le vibrazioni degli atomi sono accoppiate tra<br />

loro e corrispondono ad onde elastiche che si propagano nel reticolo. Ad una<br />

banda di frequenze caratteristiche ωi( ~ k) corrisponde un contributo all’energia<br />

totale del reticolo dato da<br />

Ei = X<br />

hni( ~ k)i ~ωi( ~ k) (263)<br />

~ k<br />

dove il numero medio di fononi eccitati nel modo ωi( ~ k) è dato dalla distribuzione<br />

di Bose<br />

ni( ~ 1<br />

k)= ³<br />

exp β~ωi( ~ ´<br />

k) − 1<br />

(264)<br />

7 La presenza dell’energia di punto zero è irrilevante e può essere eliminata attraverso una<br />

scelta dello zero dell’energia indipendente dalla temperatura. Nel seguito assumeremo che lo<br />

zero dell’energia sia fissato proprio all’energia di punto zero.


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 258<br />

elasommaèsuivaloridi ~ k nella prima zona di Brillouin, permessi dalle condizioni<br />

al contorno periodiche. Conviene passare da un integrale su ~ k ad un integrale<br />

sulle frequenze introducendo una densità di frequenza Di (ω) (dove Di (ω) dω èil<br />

numero di frequenze comprese tra ω e ω + dω) si ha allora<br />

Z<br />

Ei = dω Di (ω) hn (ω,T)i~ω.<br />

Il problema centrale è quello di calcolare la densità di frequenze.<br />

Incominciamo ad affrontarlo in una dimensione per un reticolo monoatomico<br />

che conosciamo in dettaglio. La banda di frequenze è data da<br />

¯<br />

ω (k) =ωmax<br />

¯<br />

¯sin µ ¯<br />

ka ¯¯¯<br />

(265)<br />

2<br />

La densità dei k permessi nella zona di Brillouin (−π/a, π/a) è una quantità<br />

costante indipendente da k epariaD (k) =Na/2π. Infatti i k permessi dalle<br />

condizioni al contorno periodiche sono<br />

kp = 2πp<br />

Na<br />

con − N<br />

2<br />


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 259<br />

Figure 1:<br />

d’onda e D (ω) → Na/πc. Per ω che cresce da 0 a ωmax, D (ω) cresce divergendo<br />

in ωmax. L’energia totale è data da<br />

Z ωmax<br />

~ω<br />

E = D (ω)<br />

exp (β~ω) − 1 dω<br />

0<br />

La dipendenza dell’energia totale dalla temperatura può essere calcolata più facilmente<br />

nella approssimazione di Debye, che consiste nel sostituire alla (265)<br />

la relazione di dispersione del continuo<br />

ω = ck<br />

troncando la banda ad una frequenza ωD > ωmax tale che il numero totale di<br />

modi sia N<br />

N = D (0) ωD = Na<br />

πc ωD<br />

ωD = πc<br />

a<br />

L’energia totale è ora<br />

frequenza di Debye in una dimensione<br />

E = D (0)<br />

(270)<br />

(kBT ) 2 Z xD x<br />

dx<br />

~ ex − 1<br />

0


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 260<br />

dove x D = ~ωD/kBT.<br />

Ad alte temperature xD → 0,l’integrando tende a 1 e l’integrale vale xD,<br />

l’energia totale è quindi<br />

E ∼<br />

T →∞<br />

N<br />

ωD<br />

· (kBT ) 2<br />

~<br />

· ~ωD<br />

kBT<br />

= NkBT<br />

e da cui il calore specifico molare ad alta temperatura è eguale a R<br />

da cui<br />

A basse temperature xD →∞,<br />

Z ∞<br />

0<br />

x<br />

dx<br />

ex − 1 =<br />

Z ∞<br />

0<br />

Cv ∼<br />

T →∞ R<br />

dx · x<br />

E ∼<br />

T →0<br />

N<br />

ωD<br />

∞X<br />

e −sx =<br />

s=1<br />

· (kBT ) 2<br />

~<br />

π<br />

Cv ∼<br />

T →0<br />

2 RkB<br />

3 ~ωD<br />

· T<br />

π 2<br />

6<br />

∞X<br />

s=1<br />

1 π2<br />

= ζ (2) =<br />

s2 6<br />

e il calore specifico molare a basse temperature va a zero linearmente in T.<br />

Per passare alle tre dimensioni teniamo conto che<br />

D( ~ k)= V<br />

(2π) 3<br />

dove V è il volume del cristallo. Nello spazio k dobbiamo individuare il volume<br />

Kdω per il quale le frequenze sono tra ω e ω + dω, delimitato dalla superficie Sω<br />

di frequenza costante ω elasuperficie S ω+dω di frequenza costante ω + dω.<br />

D (ω) dω = V<br />

(2π) 3<br />

L’elemento di volume d3k in Kdw è eguale a quello di un cilindro infinitiesimo di<br />

base dS ω ed altezza dk ⊥. Possiamo definire dk ⊥ in funzione di ω tenendo conto<br />

che<br />

¯<br />

dω = ¯d ~ k · ∇~ kω( ~ ¯ ¯<br />

¯ ¯<br />

k) ¯ = ¯∇~ kω( ~ ¯<br />

k) ¯ dk⊥<br />

da cui<br />

Z<br />

κdw<br />

d 3 k<br />

d 3 dω<br />

k = dS ωdk⊥ = dS ω ¯<br />

¯∇~ kω( ~ ¯<br />

k) ¯


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 261<br />

D (ω) dω = V<br />

Z<br />

dS ω<br />

3 dω ¯<br />

(2π) ¯<br />

Sω ¯∇~ kω( ~ ¯<br />

k) ¯<br />

e per ottenere la densità di frequenza D (ω) occorre individuare nello spazio k<br />

la superficie a frequenza costante S ω su cui si deve integrare il reciproco <strong>della</strong><br />

velocità di gruppo<br />

vg =<br />

dove S ω è il luogo dei punti ~ k ω nello spazio k<br />

¯<br />

¯∇~ kω( ~ ¯<br />

k) ¯ = vg( ~ k ω), (271)<br />

D (ω) = V<br />

(2π) 3<br />

Z<br />

Sω<br />

dS ω<br />

vg( ~ k ω)<br />

(272)<br />

Invece di adoperare la (272) si ottiene una grande semplificazione con l’approssimazione<br />

di Debye nella quale si usa la relazione di dispersione del continuo ω = ck<br />

con la velocità di gruppo indipendente da k, vg = c. La superficie S ω èunasfera<br />

di raggio k = ω/c<br />

D (ω) = V<br />

(2π) 3<br />

4πk2 c<br />

= V ω2<br />

2π 2 c 3<br />

0<br />

per ω < ω D<br />

(273)<br />

dove si deve definire una frequenza di Debye ω in modo opportuno. Supponendo<br />

D<br />

che vi siano solo i tre modi acustici con la stessa velocità di propagazione per le<br />

due polarizzazioni allora<br />

Z ω D V ω<br />

3N =<br />

0<br />

2<br />

2π2c3 dω = ω3DV 6π2c3 µ 1/3<br />

2 N<br />

ω D = c 18π (274)<br />

V<br />

L’energia totale è data da<br />

Z<br />

Z ω µ<br />

D<br />

2 ω V<br />

E =3 dωD (ω) · n(ω) · ~ω =3 dω<br />

2π2c3 <br />

~ω<br />

exp (β~ω) − 1<br />

= 3V ~<br />

2π2c3 Z ω D ω<br />

dω<br />

0<br />

3<br />

exp (β~ω) − 1 = 3Vk4 4<br />

BT 2π2c3 ~ 3<br />

Z xD<br />

0<br />

dove<br />

xD = ~ωD TD<br />

=<br />

kBT T<br />

e si è introdotta la temperatura di Debye<br />

TD = 3~c<br />

µ 2 2π N<br />

3V<br />

kB<br />

dx x3<br />

e x − 1<br />

(275)<br />

1<br />

3<br />

. (276)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 262<br />

In definitiva<br />

µ<br />

T<br />

E =9NkBT<br />

Figure 2:<br />

TD<br />

3 Z xD<br />

0<br />

dx x3<br />

e x − 1<br />

ed alte temperature T À TD, xD → 0, e x ∼ 1+x e l’integrale vale x 3 D/3<br />

con il calore specifico molare<br />

E ∼<br />

T →∞ 3NkBT<br />

CV ∼<br />

T →∞ 3R<br />

in accordo con la legge di Dulong e Petit.<br />

Viceversa alle basse temperature xD →∞<br />

Z ∞<br />

Z ∞<br />

dx · x 3<br />

∞X<br />

e −sx =6<br />

0<br />

dx x3<br />

e x − 1 =<br />

con un calore specifico molare<br />

0<br />

s=1<br />

3<br />

E ∼<br />

T →0 5 π4NkBT 12<br />

CV ∼<br />

T →0 5 π4NAkB µ T<br />

TD<br />

3<br />

µ T<br />

TD<br />

∞X<br />

s=1<br />

3<br />

1<br />

π4<br />

=6ζ (4) =<br />

s4 15<br />

µ 3<br />

T<br />

∼ 234R<br />

TD<br />

(277)<br />

(278)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 263<br />

chevaazeroconlaleggeT 3 osservata sperimentalmente. Notiamo che l’andamento<br />

in T 4 in E è il corrispettivo per i fononi <strong>della</strong> legge di Stefan-Boltzmann<br />

per i fotoni. Infatti la densità in frequenza fotonica è<br />

da cui<br />

E =<br />

Z ∞<br />

0<br />

dω ω2<br />

π2 ·<br />

c3 ~ω<br />

D (ω) = ω2<br />

π 2 c 3<br />

4 T<br />

π2c3 ~ 0<br />

dx x3<br />

ex − 1<br />

legge di Stefan-Boltzmann<br />

exp (β~ω) − 1 = k4 B<br />

Z ∞<br />

π2<br />

=<br />

15 · k4 B<br />

c3 4<br />

· T<br />

~<br />

che vale a qualunque temperatura. Lo spettro in frequenza dei fotoni si estende<br />

da 0 all’infinito e il numero dei modi del campo elettromagnetico nella radiazione<br />

all’equilibrio termico è infinitamente grande, il calore specifico <strong>della</strong> radiazione<br />

dicorponerotendeall’infinito per T →∞. Nel caso dei fononi il numero dei<br />

modi normali è finito, la frequenza ha un limite superiore e il calore specifico<br />

tende al valore asintotico 3R per T →∞. A basse temperature, nel reticolo,<br />

sono eccitati i modi di bassa frequenza, la presenza di un limite superiore (che<br />

nell’approssimazione di Debye è dato da ωD) è irrilevante e i fononi hanno un<br />

comportamento simile ai fotoni. Nei reticoli cristallini l’approssimazione T 3 appare<br />

a temperature piuttosto basse e può essere necessario che T ∼ TD/50 per<br />

avere un comportamento T 3 ragionevolmente puro.<br />

4.9 Paramagnetismo degli elettroni liberi<br />

Vogliamo studiare l’effetto di un campo magnetico H su un gas di elettroni liberi.<br />

L’applicazione del campo magnetico separa ciascun livello energetico degli elettroni<br />

in due livelli non più degeneri con<br />

∆E = ±µBH (279)<br />

dove µB = e~/2mc è il magnetone di Bohr e si è trascurato l’effetto di H sul moto<br />

orbitale degli elettroni. Diciamo N il numero degli elettroni nel livello di partenza<br />

e trattiamo classicamente gli elettroni attribuendo agli stati il peso statistico<br />

di Boltzmann e β(µ−εi) . All’equilibrio le popolazioni nei due livelli (inferiore e<br />

superiore rispettivamente) sono date da<br />

N1<br />

N =<br />

N2<br />

N =<br />

exp (βµBH)<br />

exp (βµBH)+exp(−βµBH)<br />

exp (−βµBH)<br />

exp (βµBH)+exp(−βµBH)<br />

La magnetizzazione per unità di volume risultante è<br />

M =(N1 − N2) µB<br />

V<br />

= N<br />

V µB<br />

ex − e−x ex + e<br />

(280)<br />

N<br />

= −x V µB tanh x (281)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 264<br />

dove<br />

x = µBH<br />

kBT .<br />

Per campi magnetici di piccola intensità o per temperature abbastanza alte<br />

x ¿ 1, tanh x ∼ x e<br />

M ' N<br />

V µB · µBH<br />

kBT<br />

si ha una magnetizzazione proporzionale al campo magnetico applicato con una<br />

suscettività magnetica χ<br />

χ = N<br />

V · µ2B (282)<br />

kBT<br />

La proprozionalità inversa con la temperatura è nota come legge di Curie.<br />

Sebbene la legge di Curie sia ben verificata da un gran numero di sostanze<br />

paramagnetiche, la maggior parte dei metalli normali non ferromagnetici ha una<br />

suscettività indipendente dalla temperatura , con un ordine di grandezza 100 volte<br />

più piccolo di quello dato dalla (282). Pauli mostrò come l’uso <strong>della</strong> statistica di<br />

Fermi-Dirac fornisce la teoria giusta.<br />

Se consideriamo gli elettroni come particelle classiche il risultato precedente<br />

si ottiene tenendo conto che il campo magnetico ruota lo spin degli elettroni<br />

in modo tale che la probabilità che il suo momento magnetico sia parallelo al<br />

campo è maggiore di quella che esso sia antiparallelo di µBH/kBT, se questa<br />

quantità è ¿ 1. La magnetizzazione media acquistata è allora quella data dalla<br />

legge di Curie. Ma gli elettroni sono fermioni che obbediscono al principio di<br />

Pauli e non possono ruotare il proprio spin se entrambi gli stati di spin sono<br />

occupati. Solo attorno al livello di Fermi vi sono stati che possono concorrere<br />

alla magnetizzazione: la loro frazione rispetto al numero totale di elettroni è<br />

dell’ordine di T/TF e<br />

χ ' N<br />

V · µ2 B<br />

kBT<br />

· T<br />

TF<br />

= N<br />

V · µ2 B<br />

kBTF<br />

che è indpendente da T e dell’ordine di grandezza giusto (T/TF ∼ 10 −2 ). Notiamo<br />

che questo ragionamento qualitativo rende ragione anche dell’andamento lineare<br />

del calore specifico dei metalli. Solo gli stati attorno al livello di Fermi possono<br />

acquistare l’energia termica kBT ed essi sono una frazione T/TF del numero totale<br />

degli elettroni: l’energia cresce come T 2 ed il calore specifico come T.<br />

Per rendere l’argomento quantitativo osserviamo che gli elettroni che hanno<br />

il loro momento magnetico orientato nella direzione del campo magnetico sono<br />

in numero pari a<br />

N+ = 1<br />

2<br />

∼ 1<br />

2<br />

Z ∞<br />

−µBH<br />

Z ∞<br />

0<br />

dε · f (ε) ·D(ε + µBH) = 1<br />

Z ∞<br />

dε · f (ε − µBH) ·D(ε)<br />

2 0<br />

dε · (f (ε)+xf 0 (ε)) ·D(ε)


<strong>Struttura</strong> <strong>della</strong> <strong>Materia</strong> 265<br />

per T ¿ TF la funzione di Fermi è la funzione a gradino di Heaviside ϑ (ε − εF )la<br />

cui derivata è la funzione δ di Dirac e<br />

N+ = 1<br />

Z ∞<br />

dε · f (ε) ·D(ε)+<br />

2<br />

1<br />

2 µBH ·D(εF )<br />

0<br />

tenuto conto che δ((ε − εF )/kBT )=kBT · δ(ε − εF ). Analogamente il numero<br />

degli elettroni che hanno il momento magnetico opposto al campo sono<br />

N− = 1<br />

2<br />

Z ∞<br />

−µBH<br />

dε · f (ε) ·D(ε − µBH) = 1<br />

2<br />

La magnetizzazione è data da<br />

tenuto conto che<br />

εF =(3π 2 ) 2<br />

3<br />

~ 2<br />

2m<br />

Z ∞<br />

M = µB (N+ − N−) /V = µ 2 BH ·D(εF ) /V<br />

µ 2<br />

N 3<br />

, D (ε) =<br />

V<br />

V<br />

2π2 0<br />

µ 2m<br />

~ 2<br />

dε · f (ε) ·D(ε) − 1<br />

2 µBH ·D(εF )<br />

3<br />

2 √ ε, D (εF )= 3<br />

2 N/εF<br />

allora<br />

M = 3Nµ2B H<br />

2VkBTF<br />

elasuscettività di Pauli di spin degli elettroni di conduzione è<br />

χp = 3µ2 B<br />

2kBTF<br />

· N<br />

V<br />

(283)<br />

Landau ha dimostrato che la presenza del campo magnetico dà luogo ad una<br />

quantizzazione dei livelli di particella libera con un moto orbitale da cui si origina<br />

un campo magnetico addizionale opposto a quello applicato. La risposta del<br />

moto orbitale è di carattere diamagnetico con una suscettività pari a<br />

χd = − 1<br />

³<br />

m<br />

3 m∗ ´ 2<br />

χp<br />

(284)<br />

dove m ∗ èlamassaefficace. Per un gas di elettroni libero con m = m ∗ (osserviamo<br />

che nel magnetone di Bohr c’è la massa propria m dell’elettrone) la suscettività<br />

complessiva è<br />

χ = µ2 B<br />

kBTF<br />

ed il gas di elettroni è paramagnetico. In realtà esistono molti metalli diamagnetici<br />

potendo essere m ∗

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