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Lotte sociali, sindacato e identità a Pesaro nel dopoguerra di ...

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La democrazia <strong>di</strong>fficile. <strong>Lotte</strong> <strong>sociali</strong>, sindacaro e identità a <strong>Pesaro</strong> <strong>nel</strong> podoguerra_____________________________ 30<br />

stipulati con gli agricoltori in materia <strong>di</strong> imponibile <strong>di</strong> manodopera (il cui rispetto resta<br />

peraltro affidato alla buona volontà dei contraenti), non si traducono, nonostante i<br />

ripetuti appelli delle istituzioni locali (prefetto, sindaci, Ufficio del lavoro), in un<br />

effettivo impegno da parte dei proprietari terrieri. Sarà lo stesso <strong>di</strong>rettore dell'Ufficio del<br />

lavoro a lamentare, <strong>nel</strong> marzo 1946, "il rifiuto degli agricoltori <strong>di</strong> aderire ai ripetuti<br />

inviti" al rispetto degli impegni presi (). In questo contesto la manodopera <strong>di</strong>soccupata<br />

non può che gravitare principalmente "sugli scarsi lavori pubblici consentiti dai modesti<br />

finanziamenti dello Stato".<br />

Gli scioperi operai che, spesso saldandosi alle riven<strong>di</strong>cazioni conta<strong>di</strong>ne, costellano<br />

a scadenza quasi giornaliera la cronaca sociale e sindacale del periodo, rappresentano la<br />

forma <strong>di</strong> pressione <strong>di</strong>retta sugli enti pubblici, <strong>nel</strong>la consapevolezza che È solo<br />

l'interme<strong>di</strong>azione e l'intervento del potere istituzionale (locale o del governo centrale) ad<br />

offrire la sponda per una soluzione, sia pur parziale e precaria, del problema. I lavori<br />

pubblici <strong>di</strong>ventano, in assenza <strong>di</strong> interventi decisivi <strong>di</strong> natura strutturale, l'unico<br />

concreto argine contro l'esasperazione della <strong>di</strong>soccupazione e della tensione sociale.<br />

In questo senso le necessità della ricostruzione si saldano alle pressioni <strong>sociali</strong> ma<br />

in forma spesso <strong>di</strong>sorganica, in cui prevale l'ottica dello "stralcio", non sufficientemente<br />

coor<strong>di</strong>nata e razionalizzata in un programma <strong>di</strong> ampio respiro. Progetti ambiziosi <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>o termine, come quello che il Partito comunista presenta <strong>nel</strong> luglio 1946 ("Piano<br />

provinciale dei comunisti <strong>di</strong> <strong>Pesaro</strong>-Urbino per abolire al più presto la <strong>di</strong>soccupazione e<br />

dare un nuovo impulso alla ricostruzione in tutti i settori") (), che <strong>nel</strong>lo spirito anticipa<br />

su scala locale il futuro "Piano del lavoro" <strong>di</strong> Di Vittorio, hanno il merito <strong>di</strong> cogliere la<br />

ra<strong>di</strong>ce strutturale del problema, ma stentano a imporsi come prassi amministrativa<br />

concreta, anche per la carenza <strong>di</strong> un impegno finanziario adeguato.<br />

Le manifestazioni dei <strong>di</strong>soccupati e delle donne, per il lavoro e contro il carovita,<br />

e le ripetute prese <strong>di</strong> posizione degli organismi sindacali e istituzionali (perio<strong>di</strong>che sono<br />

le visite dei sindaci locali al Ministero dei lavori pubblici), si limitano quin<strong>di</strong> a<br />

conseguire risultati che stemperano <strong>nel</strong> breve periodo gli effetti della crisi, ma che non<br />

tardano a sollevare polemiche e critiche.<br />

"La febbrile per quanto giustificata preoccupazione <strong>di</strong> dar lavoro agli operai -<br />

scrive "Il Giornale dell'Emilia" all'inizio del 1947 - ha condotto le autorità locali a dover<br />

provvedere d'urgenza con progetti poco o affatto stu<strong>di</strong>ati alla esecuzione <strong>di</strong> questi lavori

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