Lotte sociali, sindacato e identità a Pesaro nel dopoguerra di ...
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La democrazia <strong>di</strong>fficile. <strong>Lotte</strong> <strong>sociali</strong>, sindacaro e identità a <strong>Pesaro</strong> <strong>nel</strong> podoguerra_____________________________ 31<br />
la cui utilità può <strong>di</strong>rsi almeno per il momento in gran parte negativa" ().<br />
La stessa fisionomia sociologica della <strong>di</strong>soccupazione pesarese, composta in<br />
stragrande maggioranza da operai senza qualifica (ex operai delle fabbriche <strong>di</strong>strutte,<br />
reduci, ex piccoli commercianti o artigiani; i muratori sono invece <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile<br />
reperibilità sul mercato del lavoro), induce le rappresentanze sindacali e politiche a<br />
ricercare opportunità occupazionali <strong>nel</strong>la cantierazione <strong>di</strong> opere dove predominante<br />
risulti l'apporto della manovalanza (movimento terra, arginatura <strong>di</strong> fiumi, rifacimento<br />
strade ecc.). Il caso tipico È quello della panoramica <strong>di</strong> San Bartolo, attorno alla quale si<br />
sviluppa, fra l'estate del 1946 e il 1948, uno degli esempi più interessanti <strong>di</strong> scioperi alla<br />
rovescia (), dove trovano occupazione me<strong>di</strong>amente 1.000-1.300 lavoratori con il sistema<br />
dei turni.<br />
Si tratta <strong>di</strong> risultati certamente non <strong>di</strong>sprezzabili (come l'imposizione delle<br />
squadre d'aia al seguito delle trebbiatrici, in sostituzione del tra<strong>di</strong>zionale scambio<br />
d'opera, o l'accordo sui lavori <strong>di</strong> miglioria poderale, o il perseguimento <strong>di</strong> una sia pur<br />
imperfetta equità <strong>nel</strong>la <strong>di</strong>stribuzione dei turni lavorativi) ma che si rivelano insufficienti,<br />
<strong>di</strong> fronte alla gravità del problema, come <strong>di</strong>mostra il ricorso via via più <strong>di</strong>ffuso<br />
all'emigrazione.<br />
La partenza <strong>di</strong> alcune centinaia <strong>di</strong> minatori per il Belgio, <strong>nel</strong>l'autunno-inverno del<br />
1946, È un primo sintomo del riacutizzarsi <strong>di</strong> questa tra<strong>di</strong>zionale valvola <strong>di</strong> sfogo ().<br />
Nel febbraio 1947 si svolgeranno le partenze dei primi scaglioni per la Francia, mentre<br />
in tutta la provincia si susseguono le agitazioni contro la <strong>di</strong>soccupazione e il carovita ().<br />
La fase più acuta del fenomeno migratorio si avrà alle soglie dell'inverno 1947-48<br />
(), in concomitanza con una nuova ondata <strong>di</strong> proteste <strong>sociali</strong> (). Nel 1947 saranno<br />
complessivamente 2.153 i lavoratori della provincia a recarsi all'estero. Gran parte <strong>di</strong><br />
essi sono minatori (oltre 1.300), gli altri quasi tutti manovali. Il paese <strong>di</strong> destinazione È<br />
in primo luogo il Belgio e in subor<strong>di</strong>ne la Francia (). Nel 1948 emigreranno<br />
complessivamente 1596 persone, anche stavolta prevalentemente verso il Belgio e, in<br />
misura minore, in Francia o ancora più marginalmente in <strong>di</strong>rezione Svizzera o<br />
Argentina ().<br />
"Questo Ufficio - annota Filippo Bossi <strong>nel</strong>la primavera 1948 - non vede come sia<br />
possibile eliminare del tutto la <strong>di</strong>soccupazione fra la grande massa amorfa della<br />
manovalanza generica, altrimenti che favorendo al massimo l'emigrazione all'estero e