Lotte sociali, sindacato e identità a Pesaro nel dopoguerra di ...
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La democrazia <strong>di</strong>fficile. <strong>Lotte</strong> <strong>sociali</strong>, sindacaro e identità a <strong>Pesaro</strong> <strong>nel</strong> podoguerra_____________________________ 7<br />
"avevano invaso tutto, coi vestiti nuovi, coi colori vari delle ragazze, . I cinematografi, come è consuetu<strong>di</strong>ne, avevano aperto alle 10,30. Per chi?<br />
Per loro, per i conta<strong>di</strong>ni. Non erano più quelli dei reclutamenti per il comizio, lo<br />
sciopero, seri e gravi, con le ban<strong>di</strong>ere rosse e i cartelli con qualche errore <strong>di</strong> ortografia.<br />
Erano quelli dei giorni <strong>di</strong> festa, delle strette <strong>di</strong> mano vigorose come un giuramento" ().<br />
L'inclinazione all'enfasi e al luogo comune è tipica <strong>di</strong> molte cronache<br />
giornalistiche dell'epoca. Ma <strong>nel</strong> resoconto del giornale <strong>di</strong> simpatie liberali, sprigiona<br />
anche, emblematicamente, il consueto paternalistico afflato <strong>di</strong> pacificazione sociale, un<br />
esplicito invito alla concor<strong>di</strong>a, quasi ad esorcizzare e comunque ad archiviare cinque<br />
anni <strong>di</strong> dura lotta <strong>nel</strong>le campagne. Il desiderio <strong>di</strong> porre una cesura netta e definitiva con<br />
il quinquennio precedente, da parte del "quoti<strong>di</strong>ano in<strong>di</strong>pendente della valle Padana" -<br />
coerentemente con la sua linea e<strong>di</strong>toriale, quasi sempre in sintonia con ideologie e<br />
interessi dei ceti agrari - è del resto più che comprensibile se si pensa al peso che la<br />
vertenza mezzadrile aveva ricoperto <strong>nel</strong>l'Italia centrale e <strong>nel</strong>la provincia <strong>di</strong> <strong>Pesaro</strong>, <strong>nel</strong>la<br />
seconda metà degli anni Quaranta ().<br />
La Resistenza e il passaggio del fronte avevano introdotto primi elementi <strong>di</strong><br />
frattura all'interno della staticità del mondo conta<strong>di</strong>no. La forzata convivenza fra gli<br />
sfollati della città e il mondo delle campagne da una parte, e le necessità strategiche<br />
della lotta armata - che imponevano al movimento partigiano <strong>di</strong> attivare ampie forme <strong>di</strong><br />
collaborazione con la popolazione civile, per sfruttare al meglio le opportunità offerte<br />
dall'habitat - dall'altra, avevano incentivato un più attento atteggiamento dei <strong>di</strong>rigenti<br />
politici e partigiani nei confronti del mondo conta<strong>di</strong>no. Era stato il Partito comunista, in<br />
primo luogo, a cogliere la necessità <strong>di</strong> un'azione politica e sindacale <strong>nel</strong>le campagne e a<br />
promuovere e far proprio il latente desiderio <strong>di</strong> emancipazione dei ceti rurali. Fin dal<br />
<strong>di</strong>cembre 1943 il foglio clandestino "L'Aurora", aveva pubblicato una rubrica fissa dal<br />
titolo "La tribuna del conta<strong>di</strong>no", de<strong>di</strong>cata alle lettere dei lavoratori della terra. Nel<br />
maggio successivo, in pieno clima <strong>di</strong> occupazione, "Ban<strong>di</strong>era rossa", organo dei<br />
comunisti marchigiani, aveva posto con nettezza il tema della revisione dei patti<br />
colonici (), introducendo una problematica che avrebbe ricoperto ampio spazio, sia pure<br />
in termini dai contorni ancora imprecisi, nei numeri successivi. I rapporti fra partigiani e<br />
conta<strong>di</strong>ni si erano fatti contemporaneamente più stretti (si pensi alla battaglia contro le<br />
requisizioni nazifasciste o alla copertura offerta dalle comunità rurali alla guerriglia