Richard Wagner Rheingold - il portale di "rodoni.ch"
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LUCA ZOPPELLI<br />
dovevo dar forma <strong>di</strong> vettori degli affetti della complessa vicenda e dei personaggi che<br />
vi si esprimono». Naturalmente, lo stesso vale anche per quel gruppo <strong>di</strong> motivi (basati<br />
sulla sovrapposizione <strong>di</strong> terze, dunque su arpeggi <strong>di</strong> settima e nona, anziché sulla triade)<br />
che rappresentano i simboli negativi della <strong>di</strong>struzione dell’innocenza della natura,<br />
come l’Anello e la Male<strong>di</strong>zione. Nel <strong>Rheingold</strong> i motivi devono essere «plastici», elementari,<br />
raggruppab<strong>il</strong>i in poche famiglie nettamente <strong>di</strong>stinte, perché <strong>il</strong> ruolo del mito,<br />
come <strong>Wagner</strong> lo intende, è <strong>di</strong> visualizzare la struttura elementare dell’universo nei suoi<br />
conflitti oppositivi, da cui poi <strong>di</strong>scenderanno, «per li rami» delle generazioni, i no<strong>di</strong> delle<br />
contrad<strong>di</strong>zioni ra<strong>di</strong>cate nella storia e nel reale.<br />
Una necessità che coincide perfettamente con l’avvio, ancora parziale e forse incerto,<br />
del nuovo st<strong>il</strong>e <strong>di</strong> scrittura elaborato da <strong>Wagner</strong> per <strong>il</strong> genere del Musikdrama. Semplificando<br />
molto la questione, ricorderemo che <strong>il</strong> passaggio fra le opere romantiche degli<br />
anni Quaranta e i nuovi drammi del Ring corrisponde a una frattura nel modo <strong>di</strong><br />
condurre <strong>il</strong> <strong>di</strong>scorso musicale. In precedenza esso si basava su una catena <strong>di</strong> frasi vocali<br />
simmetriche e strutturate, con l’orchestra in funzione d’accompagnamento, salvo<br />
alcuni interventi puntuali per enunciare un motivo identificante o per sostenere in modo<br />
espressivo l’azione scenico-pantomimica. Nel Ring, invece, l’orchestra tesse una catena<br />
ininterrotta <strong>di</strong> motivi (la cui funzione è al tempo stesso semantica e strutturale), su<br />
cui le voci galleggiano con un canto spesso declamatorio, più raramente lirico; si tratterebbe,<br />
insomma, <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> tipo sinfonico (nello st<strong>il</strong>e dello sv<strong>il</strong>uppo <strong>di</strong> forma<br />
sonata: elaborazione incessante <strong>di</strong> motivi <strong>di</strong>versi, con progressioni e modulazioni frequenti)<br />
sottoposto a un <strong>di</strong>alogo cantato, prossimo, nella logica irregolare e declamatoria,<br />
ai mo<strong>di</strong> del teatro <strong>di</strong> parola. Ovvero, per <strong>di</strong>rla in una formula che piaceva a <strong>Wagner</strong>:<br />
la combinazione del dramma shakespeariano con la sinfonia beethoveniana.<br />
In realtà, i tipi <strong>di</strong> scrittura ut<strong>il</strong>izzati nella Tetralogia sono ben più eterogenei <strong>di</strong> così;<br />
e in molti han notato che soprattutto Das <strong>Rheingold</strong> non corrisponde al modello. Per<br />
lunghi tratti i personaggi allineano le loro frasi cantate su un flusso orchestrale neutro,<br />
non motivico (scale, arpeggi, figurazioni astratte prive <strong>di</strong> un prof<strong>il</strong>o proprio e riconoscib<strong>il</strong>e).<br />
Spesso i motivi importanti sono enunciati dalle voci: quando poi <strong>di</strong>scendono in<br />
orchestra hanno la funzione d’una reminiscenza puntuale più che <strong>di</strong> una cellula strutturale<br />
<strong>di</strong>ffusa. In altri momenti, troviamo dei veri e propri recitativi: <strong>il</strong> personaggio<br />
snocciola le sue frasi asimmetriche e declamate, elevandosi solo <strong>di</strong> rado al livello lirico<br />
<strong>di</strong> un breve arioso; l’orchestra sostiene con note tenute o accor<strong>di</strong> sparsi, salvo – come<br />
nelle scene della tra<strong>di</strong>zione operistica franco-italiana – intervenire <strong>di</strong> tanto in tanto con<br />
un ‘gesto’ più incisivo, magari un vero motivo identificante. Così è formato <strong>il</strong> lungo <strong>di</strong>alogo<br />
fra Wotan e Fricka nella seconda scena (dopo la musica del Walhall e prima dell’arrivo<br />
dei giganti); si tratta <strong>di</strong> metterci al corrente degli antefatti che ignoriamo, quin<strong>di</strong><br />
funziona esattamente come un recitativo d’opera tra<strong>di</strong>zionale.<br />
La musica del <strong>Rheingold</strong> fu la prima che <strong>Wagner</strong> compose – dall’autunno 1853 –<br />
dopo una lunga pausa creativa, e dopo <strong>il</strong> ra<strong>di</strong>cale riposizionamento ideologico, drammaturgico<br />
e tecnico degli anni rivoluzionari; comprensib<strong>il</strong>e dunque che <strong>il</strong> nuovo st<strong>il</strong>e gli<br />
abbia creato qualche <strong>di</strong>fficoltà d’avvio. C’era anche un problema <strong>di</strong> materiale <strong>di</strong>sponi-