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S - Ingegneria

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itmata delle montagne all’orizzonte,<br />

formuleremo il più rispettoso e il più<br />

commovente dizionario delle forme<br />

parlanti. Il nostro stile sarà uno stile<br />

del Paese, un poema al nostro Paese<br />

(vedete Monsieur Léandre Vaillat, 5 che<br />

io fui per molto tempo – anch’io – un<br />

regionalista).<br />

Fu dunque così.<br />

Per dieci anni abbiamo composto una<br />

specie di ode al nostro Paese.<br />

Il mio maestro aveva detto: “Rinnoveremo<br />

la casa e ricostruiremo i bei<br />

mestieri scomparsi”. Fummo una ventina<br />

a scegliere la nostra vocazione:<br />

scultore di pietra, sul legno, ceramista,<br />

mosaicista, vetraio, ottonaio, cesellatore,<br />

affrescatore ecc. Che coorte!<br />

Una gioia di vivere magnifica, una fede<br />

totale.<br />

La domenica, eravamo spesso riuniti<br />

sulla cima della montagna più alta.<br />

Picchi e grandi pendii dolci; pascoli,<br />

greggi di grandi animali, orizzonti infiniti,<br />

volo di corvi. Preparavamo l’avvenire.<br />

“Qui – diceva il maestro – costruiremo<br />

un monumento dedicato<br />

alla natura. Ci consacreremo la fine<br />

della nostra vita. Lasceremo la città<br />

e abiteremo nei boschi, ai piedi dell’edificio<br />

che lentamente riempiremo<br />

con le nostre opere.Tutto questo luogo<br />

si incarnerà in voi.Tutta la fauna,<br />

la flora. Una volta l’anno vi daremo<br />

grandi feste. Allora ai quattro angoli<br />

dell’edificio si accenderanno dei Bracieri<br />

immensi”.<br />

Durante quegli anni erano stati fondati<br />

degli studi di arte. 6 Avevamo decorato<br />

cappelle, sale di musica, creato<br />

mobili, fabbricato gioielli, disposto<br />

tombe nei cimiteri. La maggior parte<br />

di noi aveva lasciato la propria famiglia<br />

e nei dintorni della città, avevamo<br />

affittato dei granai 7 e ci rientravamo la<br />

sera per essere meglio inseriti nella<br />

natura. Era la vera vita. Grandi parole:<br />

la vita! Esaltazione nella tristezza dei<br />

nostri cuori di giovani.Troppa potenza<br />

scaturiva e l’organizzazione ben<br />

fatta di una società borghese ci obbligò<br />

a contenerci, in tutto. I giovani sono<br />

troppo veri; disturbano; si parcheggiano<br />

fuori del chiuso perfettamente<br />

stagno in cui si ammassa una società<br />

borghese. Avevamo fondato una scuola<br />

8 (un po’ come il Bauhaus di Weimar<br />

doveva farlo dieci anni dopo). I professori<br />

delle altre scuole della città<br />

avevano cominciato un lavoro sotterraneo<br />

di termiti. Rivalità, calunnie,<br />

menzogne, asprezze… Adesso mi<br />

capita talvolta di ritrovare, secondo<br />

la casualità degli incroci, degli uomini<br />

che sono stati miei allievi. 9 La lotta<br />

contro il pubblico scettico e contro<br />

la scuola rivale fu aspra. Finalmente i<br />

socialisti ci sbloccarono. Perché i socialisti?<br />

Fu forse quello il mio primo<br />

stupore da adulto.<br />

Uno di noi, poi un altro, partì per<br />

viaggiare. E ritornò. E aprì occhi stupiti,<br />

inquieti, sulla fede effervescente<br />

che animava ancora quelli che erano<br />

restati.Entrando un giorno sotto le volte<br />

di una sala che decoravano i nostri<br />

compagni, feci un discorso eretico: 10<br />

“[…]” mi gridarono quelli dall’alto delle<br />

impalcature.<br />

[…]<br />

Un giorno venne l’agonia.<br />

In capo a quindici anni tutto era finito.<br />

Dispersione, rancori, gelosie, odio.<br />

Il maestro aveva dimenticato che in lui<br />

come in noi, c’erano dei cuori selvaggiamente<br />

ostinati, selvaggiamente egoisti.<br />

La bella avventura, l’abbagliante avventura<br />

era finita.<br />

I borghesi della città, rassicurati; le<br />

ultime increspature dell’onda così<br />

violentemente agitata, si distesero;<br />

si poteva riprendere serenamente<br />

la partita a carte e fumare il proprio<br />

sigaro.<br />

Qui finisce il mio primo capitolo».<br />

n.43-44<br />

2011<br />

17

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