S - Ingegneria
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Rientro.<br />
Digestione.<br />
Una convinzione: bisogna ricominciare<br />
da zero.<br />
Bisogna porre il problema.<br />
Il turbine della vita. È solo questione di<br />
estetica.Tra i 20 e i 30 anni, è allora<br />
che si doppia il capo delle Tempeste. È<br />
allora che agiscono le volontà profonde<br />
dell’essere e che si orienta una vita.<br />
Si fa la scelta della propria vita, senza<br />
rendersene conto, senza poter pretendere:là<br />
o là.In fondo a voi c’è una barra,<br />
che diventa rigida che prende una forma<br />
e si orienta verso una direzione.<br />
A 30 anni ci si trova in un certo posto,<br />
avendo o non avendo doppiato il capo<br />
delle Tempeste.<br />
[…]<br />
Palude.<br />
Io ho trovato me stesso perché mi occupavo<br />
di industria. Officine. Macchine,<br />
massimo rendimento, prezzo di costo<br />
scadenze, bilanci. Ecco!<br />
Dirigendo un servizio di studi tecnici:<br />
il dopo guerra; dovunque sogni di organizzazione,<br />
di creazione.<br />
Concepire, creare, organizzare un’impresa,<br />
una individualità che produce;<br />
una specie di essere vivente infine […]<br />
che può morire così! Lavoro aspro, in<br />
un’epoca di naufragi economici naufragi<br />
dovunque, crisi permanenti, impazzimento<br />
delle curve e delle statistiche.<br />
Sembra proprio che l’intelligenza sia<br />
guidata da un’ardente disciplina. Sogni<br />
che ribollono, ragione di ghiaccio: la<br />
carlinga danza follemente, bisogna governare<br />
il timone.<br />
Una ragione fredda.<br />
Ginnastica della volontà.<br />
Costituzione di un giudizio secco.<br />
O, vagabondaggio del Boulevard Saint<br />
Michel! Non si entra certo da spensierato<br />
in questo stadio di dure competizioni.<br />
È durante questi anni seri e duri<br />
che mi sono accordato con il diapason.<br />
Il diapason è la ragione d’essere di una<br />
società legata al lavoro.Il come e il perché<br />
del fenomeno sociale. Una volta<br />
che, lontano dalle accademie di disegno,<br />
si sono aperti gli occhi sul complesso<br />
sociale, vi viene l’abitudine di prendere<br />
il diapason ogni giorno, per condizionare<br />
il sogno che nasce in voi agli innumerevoli<br />
elementi ai quali deve finalmente<br />
portare il suo efficace prodotto.<br />
Col diapason, l’artista destina il prodotto<br />
del suo lavoro».<br />
***<br />
«Ho incontrato Ozenfant nel 1918.<br />
Intelligenza chiara. Il Paese rinasceva:<br />
noi avemmo ben presto la concezione<br />
che iniziava un’epoca di acciaio. Che<br />
alle inquietudini, allo smarrimento, ai<br />
tentativi di prima, sarebbero seguite le<br />
ore di costruzione.<br />
Nel 1920, con lui e Paul Dermée, abbiamo<br />
diffuso nel pubblico L’ESPRIT<br />
NOUVEAU, rivista internazionale dell’attività<br />
contemporanea. Abbiamo desiderato<br />
costruire e non più dubitare,<br />
aggiungere ogni giorno una certezza<br />
strappata all’analisi, in un ciclo che nascerà,<br />
sviluppandosi – morendo noi lo<br />
sappiamo bene. Ma noi siamo nel ciclo<br />
che nasce e cerchiamo di raggiungere<br />
le zone più stabili che sono prossime<br />
all’asse del movimento. Abbiamo detto:<br />
c’è uno spirito nuovo; è uno spirito di<br />
costruzione e di sintesi guidato da una<br />
concezione chiara. Ci sono dei fiorellini<br />
da cogliere sul bordo del sentiero,<br />
fuori dai sentieri, dai sentieri battuti.<br />
Deliziosa tentazione di fare un mazzo<br />
di fiorellini, di divertirsi, di divertirsi<br />
follemente. L’epoca si presta magnificamente<br />
ai discorsi di palo in frasca.<br />
Pensate c’è di che sollazzarsi delle generazioni<br />
abboccano a questo grandioso<br />
avvenimento: c’è una fede che regna,<br />
un disinteresse totale, una passione di<br />
conquista,uno slancio superbo che proietta<br />
in avanti questa epoca alla ricerca<br />
delle vittorie. E c’è ancora M. Homais,<br />
secondo Impero, e la generazione dei<br />
nostri papà che protestano, sbuffano,<br />
non vogliono, si burlano, ridono, insultano,<br />
negano: noi siamo poveri e corriamo<br />
sulla pista sfiatati e drammatici; e i<br />
nostri padri sono seduti sulle tribune,<br />
intorno a quella dove si crede ancora di<br />
vedere la fascia tricolore di M.Fallières;<br />
i nostri padri fumano dei grossi sigari,<br />
hanno in testa i loro cappelli a staio;<br />
stanno bene i nostri padri e noi siamo<br />
magri come gatti randagi. È questo che<br />
provoca il ghigno delle amarezze e i discorsi<br />
di palo i frasca dei fantasisti,e il distacco<br />
supremo dei più giovani che non<br />
hanno ancora messo la mano in pasta.<br />
Noi abbiamo rinunciato a cogliere i fiorellini<br />
fuori dai sentieri battuti e abbiamo<br />
tentato attraverso la ragione tutta<br />
impegnata e con cuori non chiusi in preziosi<br />
brucia profumi, di cogliere l’evento<br />
e di aiutare a esprimerne il senso».<br />
■ V. C .<br />
NOTE<br />
1<br />
L’art decoratif d’aujourd’hui, Crès et Cie,<br />
Parigi, 1925, pp. 197-218.<br />
2<br />
Non mi è stato possibile identificare questo<br />
“amico”.<br />
3<br />
I capitoli che costituiscono L’art decoratif<br />
d’aujourd’hui sono stati precedentemente pubblicati<br />
come articoli su «L’Esprit Nouveau».<br />
4<br />
Charles L’Eplattenier.<br />
5<br />
Léandre Vaillat, scrittore e critico di danza<br />
francese, nato a Publier nel 1878 e morto a<br />
Parigi nel 1952.<br />
6<br />
Gli “Ateliers d’art réunis”, a La Chaux-de-<br />
Fonds.<br />
7<br />
Dal gennaio all’aprile 1910, al ritorno dal<br />
soggiorno a Parigi, Jeanneret abita in una<br />
fattoria sul Mont Cornu, nei pressi La Chauxde-Fonds<br />
e nel dicembre 1911, al ritorno dal<br />
“Viaggio d’Oriente”, dopo un breve soggiorno<br />
a casa del suo maestro Charles L’Eplattenier,<br />
si trasferisce con alcuni amici in una fattoria<br />
detta “Le Couvent”, sita anch’essa nei dintorni<br />
di La Chaux-de-Fonds.<br />
8<br />
La nuova sezione (La nouvelle section).<br />
n.43-44<br />
2011<br />
21