Download La casa della luce 161-200 - La poesia di Alberto ...

corsa raso alla collina / del cane coraggioso alla sua caccia».
Proprio la memoria, a questo punto, dà conforto alla mano
dell’artigiano o del poeta, mentre il ritrovamento di un fossile
dà ragione alla fatica dell’uno e dell’altro: «Sei muto nel
profondo delle colline / pesce del mare fossile pietrificato /
duplicato nella costellazione del cielo / implicato chiuso nell’onda
dei tempi». Così la luce della memoria e della nuova
costruzione si fondono in una gioia dell’anima che vince le
pesantezze o il vuoto: «Si distoglie la luce dalla retina / e
torna verso il sole dove è nata».
La casa della luce è finalmente nata: la pietra è inondata
dalla luce come anche la parola è inondata dal suo senso:
«I muri che cadevano / disciolsero leggeri l’illimite misura /
che si conta negli anni della luce». Architettura e poesia,
fianco a fianco, hanno lottato a lungo per avere ragione delle
cose che per natura sono passive e impotenti. Entrambe,
in questa discesa nel mondo infero, hanno conosciuto l’immersione
nel tempo e nelle sue metamorfosi ove le età della
vita, in virtù della creazione, si confondono per celebrare
l’incontro tra la fatica professionale e l’accensione
dell’energia vitale nell’immaginazione: «Come schiavo corroso
dal salgemma / nessuna mai fu pari la fatica. / Ma nel
deserto senza remissione / la forma magica piano per piano
/ (faville fumi colpi di piccone) / protesta affermazione
la piramide / cresce assoluto persistente fiore».
Quest’ultima poesia s’intitola, non a caso, Pietre e righe.
La scrittura poetica di Alberto Caramella, in effetti, è l’incontro,
persistente e drammatico, tra la professionalità,
per così dire, della parola e la sua forte componente emozionale
che appare e si nega allo stesso tempo. E non potrebbe
trovare altra metafora più pregnante di quella dell’architettura
che gli sia compagnia salutare e cioè veicolo
di valori e di tradizioni costruttive.
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