Download La casa della luce 161-200 - La poesia di Alberto ...

Non Le nego che sono un po’ spaventato dall’istessa idea
di affrontare con Lei «la via che va a Monte Oliveto». Spaventato
da un eccesso di poesia come capita durante la vendemmia
dove perfino l’odore del mosto dà alla testa: accidenti,
mi trovo da solo in mezzo a tutti poeti, a troppi poeti,
io che sono, mi ripeto, «un carciofino sott’odio» piccolo
piccolo. Io (il mio vecchio maestro di latino al Leone XIII
di Milano nel ’45, il reverendo Padre Verlato, metteva sempre
in guardia chi diceva «io»: «Io, Io era la vacca di Giove»),
io, in coda al libro a tentare un bilancio sia pure di
previsione, partendo dalla «fabbrica» del libro corale e dalla
Fondazione il Fiore, sono così agli antipodi dal Sindaco
di Firenze, Mario Primicerio (incontrato una sola volta,
con tanto di fascia tricolore sul petto a un convegno su
«Ezra Pound e Dante» a Ravenna pochi anni fa).
Per il signor Sindaco è inusuale il rapporto tra architettura
e poesia, io invece sostengo che sono, o meglio dovrebbero
essere, la stessa cosa: purtroppo ogni giorno ci
accorgiamo sconcertati che soprattutto nelle città gli interventi
sono senza poesia, se non contro la poesia, e dall’altra
parte i poeti, o meglio i sedicenti tali, scrivono poesie
senza architettura…
Evviva dunque la sfida del mio caro avvocato-poeta e
dell’altrettanto caro architetto-poeta, Lorenzo Papi, coautore
ideale del nostro libro.
La sfida è lanciata da Firenze all’insegna del «fiore» di
Papi e dell’entusiasmo poetico di Caramella: «Si trova tutto
scritto nelle righe. / È stato tutto scritto tra le righe».
Firenze, 9 marzo 1999
189