Download La casa della luce 161-200 - La poesia di Alberto ...

Lettera (ovvero la coda)
dell’editore
VANNI SCHEIWILLER
Caro Alberto Caramella, Lei mi chiede «una paginetta
elegante, trasparente e spiritosa» al nostro libro La
casa della luce: anch’io, come Leo Longanesi (ma tanto,
tanto più piccolo) sono un «carciofino sott’odio»,
non per nulla il simbolo della Fondazione è il fiore del carciofo,
ma attenzione, ho sempre preferito i carciofi con le
spine, piccoli ma più saporiti e, soprattutto, muniti di tante
punte. Sì, perché per fare il mio mestiere di editore (e lo
faccio nel bene e nel male da quarant’otto anni) mi occorre
ogni giorno una cotta di pazienza sopra una corazza irta di
aculei ben affilati… Scherzi a parte, sono stato intrigato e
coinvolto dalla sua impresa editoriale perché il libro rispecchia
il desiderio del suo autore che l’ha animato: che il testo
funzioni da didascalia spirituale delle immagini e le immagini
a loro volta da didascalia-chiosa spirituale del testo.
Un bel impegno il mio (per questo mi tengo «sbagagliato
e leggero» alla Savinio) di rispondere alla sua lettera iniziale,
di tentare un bilancio provvisorio in coda al libro (anche
la coda di un editore talvolta è munita di pungiglione). Sono
notoriamente allergico e insofferente verso i «fanatici» della
poesia, non per nulla ho pubblicato l’anno scorso il Manifesto
dell’editore stanco, ma tant’è, come dire di no all’affettuosa
insistenza di uno «scrittore segreto», che continua da par
suo la gloriosa tradizione degli avvocati e notai poeti, dal
notaro Jacopo da Lentini all’avvocaticchio Delio Tessa?
Il Suo travolgente impulso a «saziare la fame di poesia»:
attenzione, però, a non farne indigestione. («Io credo in un
credo mio speciale / Non so cos’è non so cosa vale»).
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