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complimenti a.... - Siae

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<strong>complimenti</strong> a....<br />

di Vivaverdi<br />

VIVAVERDI<br />

1<br />

GIUSY FERRERI<br />

Si è aggiudicata il XVII premio “Tributo ad Augusto”, un riconoscimento<br />

che vuole ricordare l’indimenticabile leader<br />

dei Nomadi, scomparso nel 1992 e segnalare il personaggio<br />

musicale, rivelazione dell’anno passato. Domenica<br />

15 febbraio, a Novellara, città natale dell’artista, la<br />

Ferreri è stata premiata con una targa e con una somma<br />

in denaro che è stata devoluta all’Acesm (amici centro<br />

sclerosi multipla), nell’ambito dell’annuale Nomadincontro,<br />

davanti a migliaia di persone.<br />

ROBERTO CICUTTO<br />

E’ il nuovo presidente del Consiglio di amministrazione di<br />

Cinecittà Holding, e Luciano Sovena è l’ amministratore<br />

delegato, nominati dal ministro per i beni e le attività culturali,<br />

Sandro Bondi. Termina così la gestione commissariale<br />

del gruppo pubblico. Cicutto, fondatore della Mikado,<br />

è un produttore indipendente che ha finanziato, tra gli altri,<br />

gli ultimi film di Ermanno Olmi, Hotel Rwuanda di Terry<br />

George e Miracolo a Sant’Anna di Spike Lee.<br />

Foto G. Ziliotto<br />

VAIME SCARPELLI E BIANCO<br />

E’ stato assegnato ad Enrico Vaime, Furio Scarpelli e<br />

Maria Grazia Bianco il Premio <strong>Siae</strong> Lumsa Cinema,<br />

consegnato nell’inaugurazione ufficiale della sesta edizione<br />

de “La settima arte-lezioni d’autore”, svoltasi<br />

nell’aula magna della università romana. Il Premio <strong>Siae</strong><br />

Lumsa per il Cinema è stato attribuito ad Enrico Vaime,<br />

autore di grandi successi scritti per la radio, il<br />

teatro, la televisione e, recentemente per il musical.<br />

Per Furio Scarpelli, la motivazione del riconoscimento<br />

evidenzia che “ha colto le trasformazioni del costume<br />

e del linguaggio della società italiana dal dopoguerra<br />

ai giorni nostri”.<br />

A Maria Grazia Bianco, profonda studiosa del rapporto<br />

tra cultura classica e messaggio cristiano, il premio<br />

è stato attribuito per aver analizzato con particolare<br />

intensità le tematiche relative alla comunicazione<br />

interculturale.<br />

FILIPPO SUGAR<br />

E’ il nuovo presidente della FEM, la Federazione degli<br />

editori musicali, della quale fanno parte oltre 60 società<br />

di editori musicali. Filippo Sugar, 37 anni, è presidente<br />

della Sugar Music Spa, il gruppo milanese fondato dal<br />

nonno Ladislao Sugar nell’immediato dopoguerra e<br />

tuttora interamente posseduto dalla famiglia, attivo a<br />

livello mondiale nel campo della editoria musicale<br />

classica e pop, della produzione discografica e videocinematografica.<br />

Succede a Paolo Corsi. Nel corso di<br />

un’assemblea, tenuta a Milano, sono stati anche nominati<br />

come vicepresidenti Claudio Buja, Managing Director<br />

della Universal Music Publishing Ricordi, e Roberto<br />

Razzini, Managing Director Warner Chappell Music<br />

Italiana S.r.l.<br />

ROBERTO FABBRI<br />

Il chitarrista romano, diretto da Ennio Morricone e accompagnato<br />

dalla Roma Sinfonietta, è stato protagonista<br />

il 14 febbraio del concerto di chiusura del “Guitar<br />

Art Festival” di Belgrado davanti a 20.000 spettatori,<br />

nella Belgrade Arena. Ha eseguito la Suite per<br />

chitarra e orchestra, proposta in prima assoluta, comprendente<br />

le più famose musiche da film di Morricone, ed<br />

è stata appositamente realizzata dal Maestro e Premio<br />

Oscar italiano per l’esibizione nella capitale serba.<br />

Foto Francesca Ricci


<strong>complimenti</strong> a....<br />

di Vivaverdi<br />

PAOLO NAPOLITANO<br />

Ha esposto questo suo lavoro, Musica rubata, con<br />

una chitarra strangolata e una mano che ruba e manovra<br />

la musica, in una mostra collettiva al Museo degli<br />

Strumenti Musicali di Roma. Nel corso degli anni<br />

l’artista partenopeo ha alternato al suo lavoro di grafico<br />

pubblicitario la passione per la pittura esponendo in<br />

numerose personali, in diverse città italiane.<br />

ALESSANDRO BISAIL<br />

E’ stato eletto Presidente della Federazione della Musica,<br />

che raggruppa numerose associazioni del settore, dai<br />

teatri di tradizione ai festival, dalla lirica alle bande,<br />

per rispondere all’attuale grave emergenza dello spettacolo<br />

dal vivo. Il suo compito sarà mettere a punto<br />

una strategia per valorizzare un sistema musica in cui<br />

tutte le componenti, dalla formazione alla produzione,<br />

dalla distribuzione alla promozione, siano adeguatamente<br />

rappresentate, mirando a un ammodernamento<br />

della legge sulla musica datata 1967.<br />

VITTORIO VEDOVATO<br />

Ha ottenuto lusinghieri riconoscimenti per il poema<br />

sinfonico “Il saggio pazzo”, presentato al Teatro Salieri<br />

di Legnago, con l’Orchestra Filarmonica di Verona,<br />

diretta dal maestro Giorgio Croci. L’opera, divisa in<br />

cinque parti, senza soluzione di continuità, tratta dell’alienazione<br />

della civiltà moderna. Pianista di tecnica<br />

raffinata, il veneto Vedovato si è ispirato all’omonima<br />

commedia dello scrittore Orlando Puoti.<br />

LEOPOLDO LOMBARDI<br />

E’ stato eletto presidente dell’AFI, l’associazione fonografici<br />

italiani. Titolare di uno fra i più noti studi legali italiani,<br />

specializzato in materia di diritto d’autore, in particolare<br />

riguardo alla musica, Lombardi annovera fra i suoi<br />

clienti le più importanti case discografiche, società di<br />

edizioni musicali, artisti italiani ed internazionali.<br />

SUSO CECCHI D’AMICO<br />

L’associazione americana degli sceneggiatori, la Writer’s<br />

Guild of American West, le ha assegnato il premio Jean<br />

Renoir. Il riconoscimento verrà consegnato alla sceneggiatrice<br />

nel mese di marzo a Roma. Suso Cecchi<br />

d’Amico ha collaborato, nel corso della sua carriera, con<br />

registi come Vittorio De Sica, Michelangelo Antonioni,<br />

Francesco Rosi, Mario Monicelli e Luchino Visconti.


VIVAinedita<br />

VIVAVERDI<br />

3<br />

IL SERPENTE DELLE<br />

SACRE SCRITTURE<br />

di Valentino Zeichen<br />

Rèo per concorso di colpa<br />

Nel “peccato originale”,<br />

il Signore lo scacciò<br />

dal libro delle scritture<br />

ma lui vi rientrò strisciando<br />

da inchiostro penitente.<br />

Va a capo con l’enjambement<br />

come e quando vuole<br />

data la flessuosa mole.<br />

Si snoda lungo le righe<br />

o si contrae, e le frasi elide;<br />

altera il senso delle parole<br />

per confondere il lettore.<br />

Quando il Signore si assenta<br />

lui configura la ruota, si crede<br />

il tempo dell’eterno ritorno: girotondo;<br />

da tempo “lineare” va in testa-coda<br />

e non fa più discernere<br />

l’inizio dalla fine dei tempi.<br />

Il serpente delle scritture<br />

si conforma al labirinto<br />

fra le cupe siepi del bosco<br />

e il famelico giardino<br />

inghiotte un cherubino.<br />

Foto Dino Ignani<br />

In poche righe...<br />

Valentino Zeichen è nato a Fiume e vive a Roma. Iscritto<br />

alla <strong>Siae</strong> dal 1983, poeta e scrittore, ha pubblicato:<br />

Area di Rigore, Coop. Scrittori, 1974; Ricreazione,<br />

Società di Poesia - Guanda, 1979; Pagine di Gloria,<br />

Guanda, 1983; Tana per Tutti, romanzo, Lucarini,<br />

1983; Museo Interiore, Guanda, 1987; Poésies<br />

d’abbordage, Les Cahiers de Royaumont, Luzarches,<br />

1989; Gibilterra, Mondadori, 1991; Metafisica tascabile,<br />

Mondadori, 1997; Ogni cosa a ogni cosa ha detto<br />

addio, Fazi, 2000. Matrigna - romanzo, Il Notes<br />

Magico, 2002; Passeggiate romane, Fazi, 2004 ;<br />

Poesie. 1963-2003 - Mondadori, 2004 ; Neomarziale<br />

- Mondadori, 2006.<br />

E’ presente nell’antologia di poesia internazionale, in<br />

lingua tedesca, curata da Hans Magnus Enzensberger,<br />

Luftfracht, Internazionale Poesie 1940 bis 1990,<br />

Eichborn Verlag, 1991.


viale della letteratura 30<br />

Nella pagina accanto, da sinistra il<br />

Direttore Generale della <strong>Siae</strong><br />

Domenico Caridi e il Presidente<br />

Giorgio Assumma.<br />

(Foto Giuseppe Ziliotto)<br />

SIAE<br />

PIU’ PROVENTI E MINORI COSTI<br />

PER GLI ASSOCIATI<br />

di Sapo Matteucci<br />

PIÙ PROVENTI AGLI ASSOCIATI<br />

Pur essendo in tempo di crisi economica<br />

ormai assodata, crisi che si riflette anche<br />

sui consumi di cultura e spettacolo, la <strong>Siae</strong><br />

è riuscita, nel 2008, ad incrementare gli incassi<br />

per diritto d’autore e a ripartire più<br />

somme agli associati. Un aumento del 7,6%<br />

rispetto al 2007, risultato in gran parte dallo<br />

sblocco di rilevanti incassi arretrati, nell’<br />

ambito del settore emittenza. Si tratta d’un<br />

risultato di non poco conto, frutto del serrato<br />

confronto che la Società conduce in maniera<br />

sempre più incisiva con chi utilizza i<br />

repertori tutelati, per garantire una doverosa<br />

remunerazione ai propri aderenti. Se<br />

si somma questo esito alla diminuzione delle<br />

provvigioni, cioè di quanto gli Associati<br />

pagano i servizi della <strong>Siae</strong>, si può affermare<br />

che la Società, nel 2008 è andata oltre le<br />

più rosee previsioni, distribuendo maggiori<br />

proventi agli Associati.<br />

Aumentati gli introiti per diritto d’autore e le spettanze agli Associati. Diminuiti i costi dei<br />

servizi, ridotti quelli di gestione. Anticipate le ripartizioni. Sul fronte dei contratti, gli utilizzatori<br />

giocano al ribasso. La <strong>Siae</strong> anticipa gli effetti della crisi, razionalizzando la gestione e puntando<br />

sulla produttività. Nuovi sistemi di riconoscimento delle opere, alleanze europee, un accordo<br />

d’avanguardia con la Nokia e un attestato di qualità per i nostri sistemi informatici.<br />

CONTENIMENTO E RIDUZIONE DEI COSTI<br />

Si è riusciti, allo stesso tempo, a contenere<br />

e ridurre i costi di gestione, nonostante il<br />

rinnovo della parte economica del contratto<br />

col personale della <strong>Siae</strong> per il biennio<br />

2008/2009. Una serie d’iniziative, come il<br />

blocco delle assunzioni, la risoluzione di numerosi<br />

rapporti di lavoro (con dirigenti e<br />

dipendenti) e la diminuzione di costi variabili,<br />

ha consentito di contrastare l’aumento<br />

fisiologico degli automatismi salariali. In<br />

questo quadro di razionalizzazione e diminuzione<br />

dei costi, vanno inserite anche le<br />

iniziative che hanno riguardato la rete territoriale,<br />

grazie alla quale la <strong>Siae</strong> monitorizza<br />

su tutto il territorio, le attività di spettacolo.<br />

Queste iniziative sono state sostanzialmente<br />

due: stabilizzazione dei costi dei mandatari<br />

e sostanziosa diminuzione della voce<br />

“accertamenti esterni”, che ha azzerato<br />

rilevanti obblighi economici e gestionali a<br />

carico della Società, pur mantenendo alto il<br />

livello di efficienza delle verifiche di utilizzazioni<br />

delle opere .<br />

LA SFIDA MERITOCRATICA<br />

Non è, comunque, solo la crisi economica<br />

a dettare l’agenda d’un necessario rinnovamento.<br />

Ma sono più fattori: la mutazione<br />

della fruizione delle opere (sempre<br />

più in direzione di multiformi frammentazioni<br />

tecnologiche) il forte concorso<br />

d’interessi contrapposti tra detentori di<br />

tecnologie e creatori di contenuti, l’ impulso<br />

europeo che tende a creare concorrenza<br />

tra le varie Società d’autori , impongono<br />

adeguamenti e nuovi strumenti nella<br />

gestione della Società. In questa prospettiva<br />

sono state gettate anche le basi di parametri<br />

meritocratici, senza i quali la sfida<br />

col futuro e con l’immediato presente, non<br />

sarebbe vinta. Significativi in questo senso,<br />

i corsi di formazione, indirizzati a valutare<br />

le performance lavorative del personale<br />

e innescare un processo interno<br />

orientato ad una sempre maggiore produttività<br />

che, in ultima analisi, porta al<br />

miglioramento dei servizi per gli Associati.<br />

DUE RIPARTIZIONI STRAORDINARIE DI DI-<br />

RITTI. QUELLE ORDINARIE, ANTICIPATE<br />

Oltre a quelle correnti, sono state effettuate<br />

due ripartizioni straordinarie di quote di<br />

diritti agli Associati da parte della Sezioni<br />

Dor (opere drammatiche e radiotelevisive)<br />

e Musica. Si tratta di cifre considerevoli: 15<br />

milioni di Euro per l’utilizzo nei pubblici<br />

esercizi di opere amministrate dalla Dor e<br />

5 milioni di Euro a favore degli Associati della<br />

Sezione Musica. Inoltre sono state anticipate<br />

di 15 giorni le corresponsioni dei diritti<br />

della Sezione Musica. Quest’ obbiettivo,<br />

è stato ottenuto, grazie all’ anticipazione di<br />

tutte le complesse operazioni di ripartizione,<br />

alla riduzione considerevole dei brani “non<br />

identificabili” e alla gestione ottica della documentazione<br />

di deposito. E’ importante sottolineare,<br />

come l’ intero servizio sia migliorato,<br />

dando la disponibilità immediata del<br />

deposito agli Associati, che hanno potuto accedere,<br />

per via telematica, tramite il Portale<br />

sul sito della Società, ai propri dati.


VIVAVERDI<br />

5<br />

APPROVATE LE MODIFICHE ALLO<br />

STATUTO DELLA SIAE<br />

Vi avevamo dato notizia che si restava in attesa<br />

dell’ approvazione, da parte del Ministero<br />

per i Beni e le Attività culturali, delle modifiche<br />

allo Statuto della <strong>Siae</strong>, già decise dall’<br />

Assemblea della Società. Queste modifiche<br />

sono state ora approvate con Decreto del<br />

Presidente del Consiglio (visibile sul nostro<br />

sito web www.siae.it) e s’indirizzano tutte nel<br />

senso d’una maggiore autonomia e snellezza<br />

operativa della Società. Un elemento, fra<br />

tutti, la piena esistenza del presupposto giuridico<br />

per realizzare la cosiddetta “esternalizzazione”<br />

del Fondo di solidarietà, che produrrà<br />

notevoli benefici economici.<br />

CONTRATTI: UN FRONTE APERTO<br />

Va da sé che in epoca di crisi, il fronte dei<br />

contratti sia particolarmente caldo. Anzi rovente.<br />

Tutti gli interlocutori ( leggi gli utilizzatori<br />

del repertorio) giocano al ribasso.<br />

A cominciare dall’ Agis che ha già dichiarato<br />

di voler limare, se non escludere, voci<br />

d’incasso su cui calcolare l’importo dei diritti,<br />

fino ad oggi ritenute fondamentali, come<br />

le sponsorizzazioni o i contributi. Per<br />

cui, ad esempio, a fronte d’uno spettacolo a<br />

ingresso libero ma con incasso da sponsorizzazione,<br />

si pretenderebbe che i diritti si<br />

riducessero drasticamente o sparissero addirittura<br />

quando si tratta di contributi. Il<br />

denaro, insomma, assumerebbe in quest’<br />

ottica, valenze diverse e per gli autori e gli<br />

editori si avvicinerebbe alla valenza zero. La<br />

discussione fra Agis e <strong>Siae</strong> prosegue civilmente<br />

e altrettanto fermamente da parte<br />

della <strong>Siae</strong>. Sono stati conguagliati, come già<br />

forse saprete, i contratti musica con Rai,<br />

Sky, Mtv, Elemedia, Rete A, Dj Tv, Music on<br />

Sky. Con la Rai è stato firmato il nuovo contratto<br />

che regola i compensi per musica,<br />

equo compenso cinema e le altre sezioni.<br />

Rinnovato anche l’accordo con Mtv, mentre<br />

sono in corso le trattative per il rinnovo con<br />

Mediaset , Fastwebnet e Sky.<br />

NUOVI SISTEMI DI RICONOSCIMENTO<br />

DELLE OPERE TRASMESSE<br />

Un impegno particolare è stato dedicato a<br />

nuove tecnologie di riconoscimento delle<br />

opere utilizzate. Il primo di questi è il sistema<br />

Monitor che registra i canali televisivi,<br />

quelli radiofonici e riconosce i contenuti digitali.<br />

Il sistema registra i segnali per 24 ore<br />

continuativamente, permette di richiamare<br />

sequenze radio - tv dal registrato e di riconoscerle<br />

con un fingerprint. Si sta realizzando,<br />

inoltre, il sistema Radiotracking in<br />

grado di registrare continuativamente 60<br />

radio, che trasmettono attraverso varie fonti<br />

(fm, web, satellite). L’obiettivo è quello<br />

di ottenere così l’esatta e completa rendicontazione<br />

dei contenuti trasmessi, con un<br />

effetto positivo anche sul piano statistico per<br />

ottenere le classifiche dei brani più trasmessi.<br />

Il Bsm permette di fare dei riconoscimenti<br />

su registrazioni effettuate nelle discoteche<br />

e nei locali notturni. E’ in fase di<br />

realizzazione un altro sistema molto importante:<br />

la Digital Library, capace di raccogliere<br />

tutti i contenuti digitali con le loro impronte<br />

informatiche e con tutti i dati relativi<br />

a ogni opera amministrata.<br />

NUOVE TECNOLOGIE:L’ACCORDO CON<br />

NOKIA<br />

Si tratta d’un accordo all’ avanguardia: quando<br />

la Nokia lancerà, entro il 2009, il servizio<br />

‘Nokia comes with music’, vi sarà un corrispettivo<br />

versato alla <strong>Siae</strong> per ogni brano<br />

del repertorio italiano utilizzato in tutti i<br />

Paesi europei. Ogni brano potrà essere scaricato<br />

e il fruitore ne resterà proprietario fino<br />

alla scadenza dell’ abbonamento. Nokia<br />

fornirà alla <strong>Siae</strong> rendiconti periodici.<br />

SUL FRONTE EUROPEO<br />

“Armonia” si chiama l’alleanza strategica fra<br />

<strong>Siae</strong>, Sacem e Sgae (rispettivamente le<br />

Società d’ autori francese e spagnola) che ha<br />

fra i suoi primi compiti quello di gestire su<br />

base paneuropea le licenze di utilizzo on line<br />

per i repertori delle tre Società, arrivando<br />

a coprire 31 territori. Con la Sacem, è in<br />

fase di definizione il Portale Armonia-il cui<br />

sviluppo è affidato a <strong>Siae</strong>-sportello unico<br />

per gli utilizzatori delle opere per poter consultare<br />

il repertorio tutelato da italiani, francesi<br />

e spagnoli.<br />

UN ATTESTATO DI QUALITÀ<br />

Gartner e Cineca, due Società specializzate<br />

nella certificazione di qualità degli assetti<br />

informatici, hanno eseguito una serie di studi<br />

sui progetti e sui risultati del Servizio sistemi<br />

informativi della <strong>Siae</strong>. Gartner, che<br />

ha svolto un’indagine di tipo economico, ha<br />

affermato che la <strong>Siae</strong>, a parità di risultati<br />

impegna per i suoi servizi informativi, risorse<br />

umane ed economiche inferiori di circa<br />

il 15% rispetto a quelle d’una struttura a<br />

lei assimilabile, tarata sulle medesime tipologie,<br />

fatturato, modello organizzativo,<br />

numero dipendenti. L’analisi del Cineca,<br />

focalizzata sugli utenti dei servizi informativi,<br />

sia interni, sia esterni (associati e utilizzatori)<br />

ha evidenziato un buon indice di<br />

efficienza e gradimento, con un giudizio altamente<br />

positivo sui servizi e sui progetti<br />

informatici della <strong>Siae</strong>. Un’ulteriore conferma<br />

di questo giudizio è recentemente venuta<br />

dal contesto internazionale (Cbs e Fast<br />

Track) che ha indicato la <strong>Siae</strong> come la Società<br />

che, per qualità e quantità dei dati, presenta<br />

la migliore banca dati opere musicali tra<br />

tutte le Società d’autori mondiali.


VIVAsommario<br />

8<br />

16<br />

30<br />

42<br />

S E R V I Z I<br />

VIALE DELLA LETTERATURA 30 Editoriale 4<br />

MUSICA Lucio Battisti, un innovatore assoluto 8<br />

ARTE Il futurismo, cento anni dopo 16<br />

TELEVISIONE X Factor, la corrida televisiva d’oggi 24<br />

CINEMA Povera Italia alla Berlinale 28<br />

TEATRO Paolo Poli, uno sberleffo al perbenismo 30<br />

MUSICA Angelo Branduardi, una Lauda di successo 36<br />

LETTERATURA Mario Desiati, scrivendo di un’altra Italia 38<br />

MUSICA Luca Lombardi, il Re Nudo al teatro dell’Opera 42<br />

DISCHI Carboni e Sinigallia, ribelli anni ‘70 47<br />

TEATRO Paola Cortellesi, mille volti d’attrice 48<br />

EDITORIA Toni Verona, in volo sull’Ala Bianca 52<br />

LIBRI Sordi, il mondo di Albertone 55<br />

TELEVISIONE Susanna Bolchi, fare bene il serial tv 56<br />

LIBRI Il Paese disilluso di Bruno Vespa 59<br />

MUSICA Midem 2009, un’edizione di passaggio 60<br />

MUSICA Nino Ferrer, un inguaribile guascone 64<br />

MUSICA Vincenzo Incenzo, autore poliedrico 66<br />

Lucio Battisti ha venduto oltre 25 milioni di dischi ma soprattutto ha<br />

reso popolarissime le sue canzoni, passate da una generazione all’altra<br />

e ancora molto amate da un pubblico numeroso. Il suo primo album<br />

è Lucio Battisti del 1969, un anno cruciale per la sua affermazione,<br />

nonostante avesse già ottenuto consensi per 29 settembre, scritto<br />

insieme a Mogol e affidato all’Equipe 84. Al festival di Sanremo presenta<br />

Un’avventura, vince il Festivalbar con Acqua azzurra, acqua chiara<br />

e scrive due brani molto popolari, Il Paradiso per Patty Pravo e<br />

Questo folle sentimento, per i Formula Tre. Incide anche Mi ritorni in<br />

mente, un classico del suo repertorio. Nel 1970 bissa il successo dell’anno<br />

precedente con Emozioni, il suo primo album a arrivare in vetta<br />

alle classifiche di vendita. Vince di nuovo il Festivalbar con Fiori rosa,<br />

fiori di pesco. L’anno successivo cambia etichetta discografica passando<br />

dalla Dischi Ricordi alla neonata Numero Uno, fondata da Mogol.<br />

Pubblica Amore e non amore, primo per sei settimane. Registra due<br />

singoli di strepitoso successo Pensieri e parole e La canzone del sole<br />

ed è coautore con Mogol dei brani Amore caro, amore bello, Amor mio<br />

e Eppur mi son scordato di te, portati al successo da altri interpreti.<br />

Seguono altri ellepi come Lucio Battisti Vol. 4 (1971), Umanamente<br />

uomo: il sogno (1972) , Il mio canto libero (1972), Il nostro caro angelo<br />

(1973), Anima latina (1974) , Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso,<br />

eccetera (1976), Io tu noi tutti (1977), Images (1977) , Una donna<br />

per amico (1978), Una giornata uggiosa (1980), E già (1982), Don<br />

Giovanni (1986), L’apparenza (1988), La sposa occidentale (1990),<br />

Cosa succederà alla ragazza (1992), Hegel (1994).<br />

F O T O C R E D I T I<br />

In riferimento alle immagini pubblicate, l’editore e la direzione di Vivaverdi dichiarano la propria disponibilità all’assolvimento<br />

dei diritti di riproduzione per gli eventuali aventi diritto che non è stato possibile accertare<br />

Distribuzione gratuita<br />

Le opinioni espresse negli articoli pubblicati su Vivaverdi impegnano esclusivamente i loro autori e non rappresentano<br />

la linea editoriale della Società<br />

ERRATA CORRIGE<br />

Nell’ultimo numero di Vivaverdi, in uno degli articoli dedicati<br />

a Laura Pausini (pag.14) non abbiamo citato il nome dell’autore<br />

Roberto Buti, il compositore delle musiche dei brani<br />

Strani amori, Lui non sta con te, Ragazze che, Un amico è<br />

così, con Angelo Valsiglio, nel cd Laura. In un album precedente<br />

della cantante emiliana, Le cose che vivi, Buti, batterista,<br />

iscritto alla <strong>Siae</strong> dal 1983, autore anche per Marco<br />

Masini e Mietta, ha composto la musica di Due innamorati<br />

come noi con Roberto Capaccioli e di Un giorno senza te.<br />

Ci scusiamo per l’imprecisione e ci fa piacere ricordarlo ai<br />

lettori.


28<br />

24<br />

Anno 81 – Nuova serie<br />

Numero 1<br />

Gennaio – Febbraio 2009<br />

Bimestrale<br />

V I V A V E R D I<br />

66<br />

48 64<br />

Direzione, redazione<br />

e amministrazione<br />

Viale della Letteratura, 30<br />

00144 Roma<br />

Centralino: 06.59901<br />

Redazione: 06.5990.2795<br />

Fax: 06.5990.2882<br />

ufficio.editoriale@siae.it<br />

www.siae.it<br />

Direttore responsabile<br />

Sapo Matteucci<br />

60<br />

R U B R I C H E<br />

COMPLIMENTI A…. 1<br />

VIVAINEDITA Valentino Zeichen 3<br />

VIVAMITID’OGGI Inscatolare la rugiada 15<br />

VIVAIDEE Riflessioni Doc. Quel terzo polo chiamato Sky 21<br />

VIVAINBREVE 22<br />

VIVANTEPRIME 34<br />

NOVANTANOVENOVITA’ 44<br />

VIVAHANNODETTO 50<br />

VIVAIDEE Fuori l’avanguardia. Il caso Allevi 63<br />

VIVAMEDIA 68<br />

VIVADALL’INTERNO<br />

<strong>Siae</strong> e Telethon insieme 70<br />

Sanremo story 71<br />

Distribuzione digitale 72<br />

Libri sul diritto d’autore 75<br />

Residenze europee per scrittori 76<br />

Hyde Park 78<br />

Concorsi 80<br />

ULTIMO APPLAUSO 82<br />

VIVADALL’INTERNO Il mio allenatore personale 88<br />

BOLLETTINO SOCIALE 90<br />

Comitato editoriale<br />

Linda Brunetta, Gianni Minà, Dario Oliveri<br />

Oscar Prudente, Mimmo Rafele<br />

Linea e Coordinamento editoriale<br />

Stefano Micocci<br />

Capo redattore<br />

Flaviano De Luca<br />

Redazione<br />

Antonella Gargiulo (segr. redaz. e ricerca fotografica),<br />

Daniela Nicolai, Letizia Pozzo<br />

Grafica e impaginazione<br />

Digitalialab S.r.l. - Roma<br />

Stampa<br />

Web color Srl<br />

Loc. Le Campora<br />

67038 Oricola (Aq)<br />

Registrazione alla Cancelleria del Tribunale<br />

di Roma n. 234 del 24.7.1948<br />

Questo giornale è pubblicato ai sensi della<br />

normativa della <strong>Siae</strong> e del Regolamento per<br />

l’esecuzione della legge 22 aprile 1941, n. 633,<br />

approvato con R. D. 18 maggio 1942, n. 1369<br />

Di questo numero sono state distribuite<br />

93.500 copie<br />

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walter.boscarello@argentovivo.it<br />

Chiuso in tipografia il 28 febbraio 2009<br />

Hanno collaborato a questo numero:<br />

Hanno collaborato a questo numero: Federico<br />

Capitoni, Aldo Cazzullo, Luciano Ceri, Tiziana<br />

Colusso, Ernesto De Pascale, Alberto Ferrigolo,<br />

Giorgio Macellari, Valerio Magrelli, Ivano<br />

Malcotti, Renato Pareti, Mario Pasi, Paolo<br />

Petroni, Valeria Serra, Alessandro Trigona<br />

Occhipinti, Stefano Velotti, Cristina Wysocki<br />

ISSN 1972-6694


VIVAVERDI<br />

8<br />

musica<br />

A destra, Lucio Battisti in una esibizione live da<br />

affermato cantante (nella mano sinistra si scorge un<br />

tamburello). Chitarrista di talento, Battisti suonò<br />

nella sigla dello sceneggiato Rai Tv “Il circolo<br />

Pickwick” di Ugo Gregoretti, 1967.<br />

Le foto del servizio provengono da Archivio DUfoto<br />

dufoto@gmail.com<br />

BATTISTI/1<br />

LE NUOVE STRADE DI LUCIO<br />

NON FINISCONO MAI<br />

di Oscar Prudente<br />

Ho conosciuto Lucio Battisti nel Sessantotto:<br />

un anno celebre per i tanti avvenimenti<br />

di portata storica, anche in campo musicale.<br />

Ma questa storia parte da qualcosa di meno<br />

rivoluzionario, anzi allora un’istituzione<br />

della musica leggera italiana: il Cantagiro,<br />

inventato da Ezio Radaelli sul modello del<br />

Giro d’Italia ciclistico. Lì Battisti dimostrò<br />

subito le sue qualità d’innovatore, di anticonformista<br />

in campo musicale e anche nell’interpretazione<br />

vocale. Sono passati più di<br />

quarant’anni da quella manifestazione e già<br />

dieci anni dalla scomparsa del musicista.<br />

Il Cantagiro era una gara canora che, a tappe,<br />

attraversava tutto lo Stivale, una manifestazione<br />

itinerante che per un decennio,<br />

dal ’62 al ’72, ha rallegrato le estati italiane,<br />

oltre a rivelarsi un importante veicolo promozionale<br />

per le canzoni, gli artisti e - last<br />

but not least - la vendita dei dischi. I cantanti<br />

erano divisi in due gironi: i “big”, le<br />

stelle già affermate, e gli “esordienti”. Nel<br />

Sessantotto la “Ricordi” decise di iscrivere<br />

alla competizione i “big” Bobby Solo e i Dik<br />

Dik; nel girone degli esordienti finirono la<br />

matricola Oscar Prudente e un tale Lucio<br />

Battisti, che era sì esordiente come interprete<br />

ma non certo come autore, tanto che i Dik<br />

Dik portavano una sua canzone, Il vento.<br />

La prima cosa che mi colpì durante la sua<br />

esibizione fu la struttura musicale, decisamente<br />

innovativa, della sua canzone: Balla<br />

Linda iniziava - senza alcuna introduzione<br />

A oltre dieci anni dalla scomparsa, Lucio Battisti è sempre presente nella vita quotidiana di più<br />

generazioni, e canta ancora per noi. Da subito dimostrò le sue qualità d’innovatore e di<br />

anticonformista.VivaVerdi lo ricorda con questo ritratto di chi lo ha conosciuto bene.<br />

- con il ritornello invece che con la strofa,<br />

come raccomandava la consuetudine. Poi il<br />

ritmo improvvisamente cambiava: il tempo<br />

in 4/4 decisamente marcato del ritornello<br />

si trasformava in un 3/4 con accenti altrettanto<br />

forti; una sorta di “special” o se si preferisce<br />

“ponte” a tempo di valzer vagamente<br />

straussiano, eseguito dall’orchestra e che<br />

preludeva alla strofa, tornata in 4/4, ma senza<br />

tenere un ritmo regolare: iniziava a tempo<br />

ma, dopo un crescendo sia ritmico che<br />

melodico, nel finale rallentava allargandosi<br />

e aumentando simultaneamente l’intensità<br />

percussiva per rilanciare nuovamente il ritornello.<br />

Il tutto tenuto insieme dalla sua voce drammatica,<br />

scarna, senza orpelli, senza vibrato.<br />

Ricordo che il Sessantotto – pur rivoluzionario<br />

- proponeva fra i “Big” alcune ugole<br />

d’oro della migliore tradizione: Claudio Villa,<br />

Gianni Morandi, Massimo Ranieri, Dalida,<br />

Jimmy Fontana. Lucio stava invece dimostrando<br />

alla piazza e agli addetti ai lavori<br />

che si può cantare ed emozionare anche<br />

senza sfoggiare acuti vibranti e corde vocali<br />

possenti; sebbene vada notato come – specialmente<br />

all’inizio della sua carriera – le<br />

sue canzoni venissero apprezzate più della<br />

sua voce. Invece la forza di Lucio stava proprio<br />

nell’interpretazione che, priva dell’ampollosa<br />

retorica cui le nostre orecchie erano<br />

avvezze, scaturiva direttamente dal cuore.<br />

Lucio aveva insegnato che chiunque fosse<br />

intonato e con dentro qualcosa da trasmettere<br />

avrebbe potuto diventare un grande interprete,<br />

che cantare significa comunicare<br />

emozioni: aveva aperto una strada nuova.<br />

Una strada sulla quale si incamminarono in<br />

molti, a partire da Lucio Dalla (per sua stessa<br />

ammissione) fino ad arrivare alla “clonazione”<br />

vocale e stilistica degli Audio Due.<br />

Gli spostamenti dell’allegra carovana avvenivano<br />

in auto e - complice il fatto che Lucio<br />

ed io viaggiavamo nella stessa macchina<br />

e scendevamo con bagaglio e chitarra negli<br />

stessi alberghi, spesso nella stessa camera<br />

- nacque una profonda amicizia e una reciproca<br />

stima professionale. Tanto che Lucio<br />

mi propose di entrare a far parte della “Numero<br />

Uno”, la casa editorial-discografica<br />

che stava nascendo da una costola della Ricordi,<br />

insieme a Giulio Rapetti (all’epoca<br />

Mogol solo in arte), suo padre Mariano Rapetti,<br />

Franco Daldello, Sandro Colombini,<br />

e ovviamente lo stesso Battisti.<br />

Accettai, nonostante provenissimo da esperienze<br />

musicali diverse: io ero nato come<br />

batterista jazz mentre Lucio, ottimo chitar-


Sotto, Lucio Battisti, circondato dai suoi<br />

fan durante il Sanremo 1969.<br />

A destra mentre accudisce un cavallo<br />

durante il viaggio Milano-Roma<br />

con Mogol, Mario Lavezzi e Oscar<br />

Prudente tra il giugno e luglio del 1970<br />

VIVAVERDI<br />

10<br />

rista ritmico,(suonò per due anni, dal 1964<br />

al 1966, nel gruppo I Campioni, ndr) aveva<br />

seguito una strada più pop-rock. Ascoltava<br />

molta musica: amava il rock di Jimi Hendrix,<br />

gli Shadows, il folk psichedelico di Donovan,<br />

quello più rock di Crosby, Stills e Nash<br />

e aveva una grande predilezione per il<br />

rhythm’n’blues, in particolare per lo stile<br />

vocale di Otis Redding, al quale si ispirava;<br />

non a caso l’anno successivo duettò a Sanremo<br />

con Wilson Pickett, una delle icone del<br />

genere, in L’avventura.<br />

Quello di Lucio era un ascolto musicale non<br />

solo emotivo ma critico: analizzava in modo<br />

maniacale la struttura della canzone, le diverse<br />

parti dell’arrangiamento, provando<br />

magari a riprodurre quelle solistiche. Lavorava<br />

sempre: era capace di passare 12 ore<br />

ininterrotte a comporre e registrare spunti<br />

musicali sul suo Revox analogico, l’unico apparecchio<br />

“casalingo” disponibile allora.<br />

Migliaia di idee alcune delle quali, dopo accurata<br />

selezione, sarebbero state completate<br />

da un testo, in quel periodo solitamente per<br />

mano di Mogol.<br />

Un processo non sempre facile: in alcune<br />

parti della canzone infatti la lunghezza dei<br />

versi era talvolta eccessiva e non combaciava<br />

perfettamente con la metrica della<br />

melodia originale; una delle tante<br />

capacità di Lucio era però quella<br />

di rispettare sempre la bellezza<br />

del testo: riusciva ad accomodare<br />

nella frase musicale anche le sillabe in eccesso,<br />

con improvvise accelerazioni vocali<br />

che rendevano ancor più originale il suo modo<br />

di cantare. Dotato di spirito autocritico<br />

perfino eccessivo, era un perfezionista e nello<br />

stesso tempo un innovatore che non voleva<br />

mai ripetersi e che non aveva paura di<br />

prendersi dei rischi musicali: un esempio<br />

per tutti, le due linee melodiche (strofa e ritornello)<br />

che si sovrappongono sullo stesso giro<br />

armonico in Pensieri e parole. Un coraggio<br />

ripagato dal successo.<br />

Inoltre, eccelleva anche negli arrangiamenti,<br />

che nascevano in sala di registrazione: di<br />

solito, a partire da una semplice interpretazione<br />

voce e chitarra alla quale si accodavano<br />

batteristi come Franz di Cioccio (Pfm)<br />

e Tony Cicco (Formula Tre); bassisti come<br />

Damiano Dattoli (autore della musica di Io<br />

vagabondo, ndr); chitarristi come Ivan Graziani,<br />

Massimo Luca, Alberto Radius<br />

(Formula Tre), Franco Mussida<br />

(Pfm); pianisti come Dario Bal-<br />

dan Bembo; tutti strumentisti che gravitavano<br />

attorno alla Numero Uno, ai quali lasciava<br />

ampia libertà creativa. Un modo di lavorare<br />

che entusiasmava tanto Lucio da convincerlo<br />

spesso a mantenere nel master finale la “voce<br />

guida” della prima esecuzione; infine per i<br />

colori orchestrali (fiati, archi, ecc..) si avvaleva<br />

di arrangiatori quali Gianfranco Reverberi<br />

o Detto Mariano ai quali però dava sempre<br />

preziosi suggerimenti. Insomma seguiva<br />

scrupolosamente tutte le fasi della produzione<br />

del disco, dall’inizio alla stampa.<br />

Un modus operandi che durò fino al 1974, anno<br />

nel quale la Numero Uno venne venduta<br />

alla Rca e le nostre strade professionali si allontanarono.<br />

Il seguito della sua carriera è una<br />

storia che non posso raccontare, non avendola<br />

vissuta frequentandolo come prima, ma voglio<br />

ricordare la sua amicizia e il soprannome<br />

che mi aveva rifilato, uno scaldacqua alla romana:<br />

Oscar-da-bbagno.<br />


VIVAVERDI<br />

12<br />

musica<br />

BATTISTI/2<br />

IL SUO CANTO LIBERO<br />

di Luciano Ceri<br />

Foto TecheRai<br />

Il suo primo 45 giri, Per una lira, risale al 1966. Da allora il giovane musicista dai capelli ricci,<br />

ha cominciato a rivoluzionare la canzone italiana, procedendo a una originale sintesi tra l’amata<br />

musica angloamericana e la vena melodica italiana. Ecco un itinerario tra alcune delle sue<br />

pietre miliari discografiche, quelle canzoni e quegli album che hanno accompagnato le<br />

giovani generazioni dagli anni ’70 in poi.<br />

Quando nel 1969 Lucio Battisti pubblica<br />

il primo 33 giri il suo nome è una<br />

realtà ormai ben nota al pubblico, e il<br />

disco, intitolato semplicemente Lucio<br />

Battisti, fa il punto della sua attività<br />

di artista e di autore fino a quel momento.<br />

L’album per metà raccoglie,<br />

come si usava fare allora, gli ultimi singoli<br />

della sua produzione, ma l’altra<br />

metà del disco è subito sorprendente<br />

perché Battisti sceglie di interpretare in<br />

prima persona sei canzoni che aveva affidato<br />

in precedenza all’Equipe 84, ai Ribelli e<br />

ai Dik Dik. E se è vero che così facendo da<br />

una parte porge il suo ringraziamento a quei<br />

gruppi che per primi avevano creduto nelle<br />

sue canzoni, dall’altra fa subito capire che<br />

le sue potenzialità di artista sono di grande<br />

spessore, perché le scelte stilistiche che<br />

compie nel rileggere quei brani sono decisamente<br />

originali. Non era facile affrontare<br />

una canzone come 29 settembre ed offrire<br />

agli ascoltatori qualcosa che reggesse il<br />

confronto con la possente costruzione sonora<br />

dell’Equipe 84, ed invece il risultato è<br />

assolutamente affascinante, con la canzone<br />

che si muove in un’atmosfera quasi impalpabile,<br />

dove sono gli incastri delle chitarre<br />

acustiche a restituire l’atmosfera di sogno e<br />

di risveglio dal sogno in cui si muove il protagonista.<br />

Nel 1971, chiuso il rapporto artistico con la<br />

Dischi Ricordi, Battisti approda alla Numero<br />

Uno, un’etichetta creata appositamente<br />

per avere in prima persona il controllo totale<br />

sulle sue produzioni e sulla sua musica.<br />

E’ un periodo di straordinaria creatività, che<br />

lo porta a realizzare nel giro di un anno e<br />

mezzo tre dischi di grande successo, che costituiscono<br />

in qualche modo un unicum, per<br />

continuità ed omogeneità stilistica, ed il cui<br />

punto centrale è costituito da Il mio canto<br />

libero, pubblicato all’inizio dell’inverno del<br />

1972. Preceduto da Umanamente uomo: il<br />

sogno e seguito da Il nostro caro angelo, questo<br />

disco costituisce una messa a fuoco molto<br />

precisa del modo di fare canzoni di Battisti<br />

nella prima parte della sua carriera. Ne<br />

definisce la struttura “classica” sia nel tipo<br />

di scrittura che nel sound e conferma la sua<br />

voglia di rileggere il suo repertorio alla luce<br />

di una sensibilità nuova e personale, co-


VIVAVERDI<br />

13<br />

me succede per E penso a te, L’aquila e Prendi<br />

fra le mani la testa, canzoni che erano state<br />

affidate in prima battuta a Bruno Lauzi e<br />

a Riki Maiocchi.<br />

Dal 1974 in poi Battisti cambia marcia quasi<br />

ad ogni disco, prima di sovvertire completamente<br />

il modo della sua scrittura all’indomani<br />

del divorzio artistico da Mogol.<br />

E già in Anima latina è evidente la riflessione<br />

sulla voglia (e forse anche sulla necessità)<br />

di superare i limiti della forma della canzone<br />

classica, limiti avvertiti già in parte in<br />

Amore e non amore del 1971, dove i quattro<br />

brani solo strumentali presenti nel disco annunciavano<br />

un evidente interesse per la<br />

scrittura musicale pura, svincolata dall’ingombro<br />

del testo. Ma Anima latina cambia<br />

completamente le carte in tavola perché se<br />

è vero che sposa ancora la forma della canzone<br />

nella sua dimensione di musica e di testo,<br />

è anche vero che ne amplia i limiti e tenta<br />

la strada della mini-suite, con composizioni<br />

che spesso viaggiano sui sei-sette minuti<br />

di durata e che confermano in tutto e<br />

per tutto l’adesione ai moduli musicali del<br />

rock progressivo. A questi moduli Battisti<br />

era interessato sia perché i musicisti che fino<br />

a quel momento avevano collaborato con<br />

lui in sala d’incisione si erano praticamente<br />

lanciati tutti sull’onda di quel nuovo stile<br />

musicale, e sia perché intravedeva in questo<br />

modo la possibilità di scardinare la struttura<br />

classica della canzone. E non tanto per<br />

una insofferenza nei confronti di quella<br />

struttura, quanto probabilmente per una sua<br />

naturale curiosità e p er la voglia di non ripetere<br />

troppo schemi ampiamente collaudati.<br />

Due anni dopo, nel 1976, la scena cambia<br />

ancora una volta, in maniera sorprendente,<br />

visto che non ci sono due realtà musicali così<br />

lontane tra loro come il rock progressivo<br />

e la disco music. Non che Lucio Battisti, la<br />

batteria, il contrabbasso, eccetera sia un album<br />

specificamente “disco”, ma è certo che<br />

a quelle suggestioni ritmiche Battisti non<br />

L’universo di Lucio<br />

Disco dopo disco, canzone dopo canzone, tutta la<br />

produzione artistica del cantautore reatino viene<br />

analizzata nel libro di Luciano Ceri, Pensieri e parole-Lucio<br />

Battisti-Una discografia commentata (Coniglio<br />

Ed, 480 pg, euro 18,50). Il volume si concentra<br />

sul lavoro del musicista che ha ridefinito e<br />

allargato la forma canzone, valutandone la capacità<br />

di sopportare un totale stravolgimento, sia melodico<br />

che linguistico, inventandosi un modo di cantare<br />

proprio e originale che conserva ancora oggi<br />

un enorme fascino. Da un singolo all’album, Battisti<br />

ha mantenuto sempre alto il livello della propria<br />

creatività, riuscendo a conservare intatta la voglia<br />

di non adagiarsi sui successi ottenuti, cercando<br />

sempre di rinnovarsi, di tentare nuove strade, di<br />

avventurarsi in nuovi territori artistici, anche a costo<br />

di scontrarsi con i gusti del pubblico. Il libro si<br />

avvale di numerose testimonianze di cantanti, musicisti,<br />

produttori, tecnici e altre personalità che<br />

hanno interpretato, suonato, prodotto, registrato<br />

quelle canzoni destinate a diventare autentici capolavori<br />

della canzone italiana. Completa il volume<br />

una ricca Appendice, con l’elenco delle incisioni in<br />

altre lingue, una videografia e una bibliografia aggiornate,<br />

l’elenco delle registrazioni inedite e delle<br />

numerosissime versioni che sono state proposte,<br />

nel corso degli anni, da artisti italiani e stranieri.<br />

era rimasto indifferente e come sempre le<br />

rilegge a modo suo e in maniera originale.<br />

In questo disco più che in altri è il sound a<br />

costituire l’elemento di coesione tra le varie<br />

canzoni, e come suggerisce il titolo la ricerca<br />

è soprattutto ritmica, grazie anche ad<br />

un rinnovato gruppo di musicisti che lo seguono<br />

in studio di registrazione, tra i quali<br />

un giovane Ivan Graziani in procinto di iniziare<br />

la sua avventura discografica solista<br />

proprio alla Numero Uno. E il sound si rivela<br />

vincente, volutamente grezzo, quasi da<br />

“garage-band”, in una immediatezza sonora<br />

che decreta il successo del brano trainante,<br />

Ancora tu, particolarmente gradito al popolo<br />

delle discoteche che apprezzava le venature<br />

ritmiche latine di una canzone che<br />

sembrava voler contendere ai successi di<br />

Barry White il primato sulla scena “disco”.<br />

Il passo successivo per Battisti era quello di<br />

tentare l’avventura del mercato anglo-americano,<br />

visto che fino a quel momento erano<br />

stati soprattutto i paesi di lingua ispanica<br />

a premiarlo come interprete, mentre nelle<br />

classifiche inglesi ed americane era entrato<br />

essenzialmente come autore, sin dai<br />

tempi di Il paradiso (Half As Nice per gli inglesi<br />

Amen Corner) e di Balla Linda (Bella<br />

Linda per gli americani Grassroots). In questo<br />

senso va vista la trilogia composta da Io<br />

tu noi tutti, Una donna per amico e da Una<br />

giornata uggiosa, album registrati in America<br />

(il primo) e in Inghilterra, e ai quali doveva<br />

essere legato anche un progetto di incisione<br />

in lingua. Da un punto di vista degli<br />

obiettivi che Battisti si proponeva è sicuramente<br />

Una donna per amico il disco più riuscito:<br />

una perfetta realizzazione pop di livello<br />

internazionale, grazie alla felice mano<br />

del produttore Geoff Westley che riesce ad<br />

interpretare al meglio le canzoni di Battisti<br />

e ad esaltarne la forza ritmica e la ricchezza<br />

melodica, e che con il contributo dei validissimi<br />

musicisti inglesi convocati per<br />

l’occasione ne rende il sound competitivo<br />

con le grandi produzioni internazionali. E


VIVAVERDI<br />

14<br />

musica<br />

se Battisti avesse poi deciso di pubblicare la<br />

versione in inglese (già registrata) di quel<br />

disco probabilmente ne avrebbe ricavato più<br />

soddisfazioni di quante invece (e furono pochissime)<br />

ne ebbe da Images, la versione<br />

americana di Io tu noi tutti, con l’aggiunta<br />

di un paio di successi del passato, sempre in<br />

inglese.<br />

I vari tentativi di superare la forma tradizionale<br />

della canzone trovano una più compiuta<br />

realizzazione infine in Don Giovanni,<br />

1986, disco di confine e per questo ancora<br />

più prezioso ed intrigante. Superato il distacco<br />

da Mogol con il disco più naif della sua<br />

produzione, E già, Battisti trova nei testi di<br />

Pasquale Panella (suo futuro collaboratore<br />

da quel momento in poi) l’ideale complemento<br />

del progetto di destrutturazione della<br />

canzone che intravedeva come lo sbocco<br />

più naturale della sua voglia di libertà creativa.<br />

Non più un testo che coglie le valenze<br />

di volta in volta drammatiche o gioiose della<br />

sua musica, ma una serie di versi enigmatici<br />

e paradossali che fanno della ricerca linguistica<br />

la chiave di volta del loro senso poetico,<br />

svincolando l’interprete dal compito di<br />

“rendere conto” in qualche modo al pubblico<br />

del significato della canzone. E se Don<br />

Giovanni è ancora legato, specialmente nella<br />

linearità dello sviluppo di certe linee melodiche,<br />

alle grandi canzoni degli anni sessanta<br />

e settanta, è con il successivo<br />

L’apparenza, 1988, che la rivoluzione messa<br />

in opera da Battisti trova piena attuazione.<br />

Per la prima volta nella sua carriera scrive<br />

la musica sui testi che Panella via via gli<br />

sottopone, in una totale libertà compositiva<br />

che gli consente di spezzare la continuità<br />

melodica di una canzone in tante linee<br />

melodiche secondarie ma allo stesso tempo<br />

principali, in un completo sovvertimento<br />

dei canonici schemi strofa-ritornello-strofa<br />

che avevano sino a quel momento dominato<br />

il mondo della musica leggera italiana<br />

ed iniziando un viaggio che proseguirà con<br />

risultati affascinanti e spesso sorprendenti<br />

per i tre dischi successivi, che chiuderanno<br />

il percorso di un artista tra i più innovatori<br />

in assoluto della canzone italiana. ■<br />

Giovani e Battistiani<br />

La popolarità delle canzoni di Battisti ha resistito<br />

al passare del tempo non soltanto per la fedeltà<br />

dei suoi ammiratori della prima e seconda ora, ma<br />

soprattutto grazie alla modernità della sua scrittura<br />

musicale, modernità che è riuscita ad intercettare<br />

il gusto di musicisti diversi tra loro per età e<br />

per gusti musicali, come è efficacemente dimostrato<br />

da questo interessante disco pubblicato<br />

nell’estate del 2005 come supplemento della rivista<br />

“Extra Mucchio”, estensione della storica<br />

testata rock “Mucchio Selvaggio”. Gli artisti coinvolti<br />

appartengono all’area delle produzioni indipendenti<br />

(con l’eccezione dei Gang e di Gianni<br />

Maroccolo e Giorgio Canali, artisti ormai storici<br />

dell’area indipendente italiana) spesso non erano<br />

neanche nati quando Non è Francesca o Il tempo<br />

di morire risuonavano nei juke-box della penisola.<br />

Nomi come 24 Grana, Moltheni, Lombroso,<br />

Acustimantico, Daunbailò, 4 Fiori per Zoe non<br />

diranno forse molto al grande pubblico, ma chi<br />

segue l’area creativa delle produzioni indipendenti<br />

conosce il loro percorso artistico, e dopo l’iniziale<br />

sorpresa di trovarli coinvolti in questo progetto ne<br />

apprezza ancora di più la voglia di confrontarsi<br />

con questo repertorio, con nessun timore reverenziale<br />

ma anzi con la consapevolezza di trovare in<br />

canzoni come 29 settembre, Il vento, Respirando,<br />

Confusione (e tutte le altre che compongono le<br />

diciotto tracce del disco) stimoli ed occasioni per<br />

esprimere la propria voglia di fare musica. A testimonianza<br />

dell’attualità di una scrittura musicale<br />

che offre ancora a chi voglia leggerla con curiosità<br />

ed attenzione inediti percorsi di interpretazione.<br />

(lu.ce.)


VIVAmiti d’oggi<br />

Fototeca della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia<br />

RUGIADA<br />

SENZA FRONTIERE<br />

di Valerio Magrelli<br />

Un’impresa spagnola ha iniziato a<br />

commercializzare un nuovo dispositivo di<br />

cattura e impiego dell’energia delle nuvole.<br />

Si chiama “captatore di nebbia” e consiste in<br />

una rete montata su dei pali in grado di<br />

intercettare le goccioline in sospensione,<br />

presenti nei venti che trasportano le nubi.<br />

Una tecnica innovativa sebbene con radici<br />

molto antiche. Già, nel XV secolo, gli indigeni<br />

delle Canarie utilizzavano degli alberi piantati<br />

davanti a delle pareti rocciose per raccogliere<br />

l’acqua. In un futuro prossimo venturo sarà<br />

così possibile bere nebbia, fare cin cin con la<br />

bruma, distillare la rugiada.<br />

Sembra che finalmente, per il nostro ambiente,<br />

le cose stiano cominciando a cambiare.<br />

Dopo la folle corsa all’industrializzazione<br />

selvaggia, una nuova consapevolezza<br />

inizia a farsi strada, sia nel segreto delle coscienze,<br />

sia negli scambi di mercato. Anche<br />

prima dei benemeriti proclami di Obama, è<br />

stato ormai assodato che l’economia “verde”<br />

riserva ai suoi seguaci un’enorme capacità<br />

d’impiego. Come risulta da un recente<br />

rapporto dell’Organizzazione internazionale<br />

del lavoro (OIT), si annuncia infatti la possibilità<br />

di individuare milioni di posti di lavoro,<br />

i quali, oltre a risolvere una situazione<br />

sociale sempre più difficile, “contribuiranno<br />

alla tutela o al ristabilimento della<br />

qualità dell’ambiente”. Energie rinnovabili,<br />

attività di riciclaggio, trattamento dei rifiuti,<br />

nuovi sistemi di costruzione, non andranno<br />

perciò considerati come altrettanti<br />

freni rispetto alla crescita, bensì come fattori<br />

di sviluppo.<br />

In tale prospettiva, un ruolo fondamentale<br />

viene ovviamente ricoperto dalla ricerca. Ed<br />

è proprio da questo campo che provengono<br />

le maggiori sorprese. L’ultima in ordine di<br />

tempo, insieme sorprendente e redditizia,<br />

riguarda una nuova fonte di energia. Stiamo<br />

parlando della rugiada, riguardo alla quale<br />

un’impresa spagnola ha cominciato a commercializzare<br />

un nuovo dispositivo di cattura<br />

ed impiego. L’idea risulta semplicissima,<br />

e secondo i suoi promotori potrebbe garantire<br />

l’accesso all’acqua per numerose comunità<br />

rurali costrette a vivere in regioni<br />

aride. Il tutto, facendo a meno di costruire<br />

costose infrastrutture.<br />

Come ha spiegato Gaëlle Dupont su Le<br />

Monde, quando la pioggia non cade in quantità<br />

sufficiente, gli uomini possono catturare<br />

il vapore presente nell’aria ricorrendo a<br />

un dispositivo dal poetico nome di “captatore<br />

di nebbia”. Si tratta di fissare delle reti mobili,<br />

in plastica o acciaio, su pali di acciaio inox<br />

alti dai due ai tre metri, da collocarsi di fronte<br />

ai venti che trasportano nuvole. Le goccioline<br />

in sospensione, che formano appunto la bruma,<br />

sono così intercettate dalle reti, dove, aggregandosi,<br />

finiscono per formare un filo<br />

d’acqua che può essere trasportato o immagazzinato.<br />

Il rendimento medio è di circa venti litri<br />

d’acqua al giorno.<br />

La tecnica che ispira questi “captatori” è in<br />

verità ancestrale. Come ha ricordato lo storico<br />

del clima Alain Gioda, “l’esistenza di<br />

alberi-fontane è stata menzionata per la prima<br />

volta nel XV secolo, quando i conquistatori<br />

castigliani si impadronirono delle<br />

Canarie. Già allora, per raccogliere l’acqua,<br />

gli indigeni utilizzavano degli alberi piantati<br />

davanti a pareti rocciose”. Già allora,<br />

dunque, il funzionamento di questa macchina<br />

idraulica dipendeva dalla buona localizzazione<br />

dei dispositivi. L’affinamento tecnologico<br />

ha fatto il resto: adesso, mentre la<br />

durata dei materiali supera i cinque anni, il<br />

costo appare estremamente contenuto. Va<br />

infine rilevato che il sistema, oltre ad essere<br />

del tutto silenzioso, non consuma energia.<br />

Ad assicurarlo è la fondazione destinata<br />

alla diffusione dei captatori nei paesi in<br />

via di sviluppo. Il suo nome: Agua sin<br />

Fronteras (Acqua senza Frontiere).<br />

Che magnifico espediente! Bere nebbia, procedere<br />

allo stoccaggio della rugiada… Ogni<br />

mezzo va bene, se si tratta di salvare<br />

l’ambiente. Sempre, però, che l’ambiente<br />

non si vendichi, e non prepari qualche repentina,<br />

improvvida vendetta, contro questi<br />

ingegnosi “ladri di nuvole”.


VIVAVERDI<br />

16<br />

arte<br />

A destra Fortunato Depero:<br />

Rotazione di ballerina e pappagalli 1917.<br />

Olio su tela cm. 140,5X89,5 (MART).<br />

Sotto foto storica dei protagonisti<br />

del movimento Futurista.<br />

Da sinistra Luigi Russolo, Carlo Carrà, Filippo<br />

Tommaso Marinetti, Umberto Boccioni, Gino Severini.<br />

Marinetti si era iscritto alla <strong>Siae</strong> il 19 maggio 1920.<br />

Nel 1938 aveva sottoscritto, come richiesto dalle leggi<br />

di allora, un documento ulteriore per la validità<br />

dell’iscrizione alla <strong>Siae</strong>, contenente, oltre alle<br />

dichiarazioni sulla sua religione, su quella paterna e<br />

materna, anche un autoattestato spontaneo<br />

apponendo sotto la firma “sansepolcrista”<br />

FUTURISMO/1<br />

LA RELIGIONE<br />

SECOLARE DEL ‘900<br />

di Stefano Velotti<br />

Non si può far finta di ignorare, quel che tutti<br />

sanno, e cioè che le celebrazioni del futurismo<br />

specie le più affrettate - sono gravate da valutazioni<br />

di carattere politico. Se c’è un carattere<br />

incontestabile, per esempio, dell’avanguardismo<br />

italiano, e specialmente futurista, è senz’altro<br />

quello del nazionalismo, che Emilio Gentile<br />

ha chiamato “il mito dell’Italianismo”, della<br />

nascita del “nuovo Italiano”, di “un nuovo<br />

stile italiano” (e che Marinetti invocava, per<br />

esempio, come “Italianità parossista”). Dato<br />

poi l’attuale clima di crisi, economica e identitaria,<br />

e di conseguenti protezionismi striscianti<br />

e localismi gridati, c’è chi guarda con preoccupazione<br />

ai prossimi grandi anniversari storici<br />

che ci attendono: il 2011 (150° anniversario<br />

dell’Unità d’Italia) - che potrà essere una<br />

grande occasione di studio e riflessione e/o<br />

un’abbuffata di retorica e di strumentalizzazioni,<br />

di “azioni parallele” e bisticci – e poi, più<br />

lontano ma non troppo, il centenario, nel 2022,<br />

della funesta marcia.<br />

Qui vorremmo parlare però ‘dell’estetica del<br />

futurismo’ (o, forse meglio, della sua poetica -<br />

intenzioni, manifesti, tecniche, ambiti e modalità<br />

di intervento - e delle sue effettive realizzazioni,<br />

nella prospettiva di una riflessione<br />

estetica). Ma il fatto è che non basta guardare<br />

alla mitizzazione del movimento, della simultaneità,<br />

della macchina, o alle singole realizzazioni,<br />

per trovare i caratteri di una poetica o di<br />

una pratica futurista, perché nel futurismo non<br />

è possibile scindere l’estetica dalla politica, l’arte<br />

Il centenario del Manifesto futurista, che cominciò a circolare in tutta Europa a partire dalla sua<br />

pubblicazione a Parigi sulla prima pagina del Figaro del 20 febbraio 1909 – dopo essere uscito a<br />

Bologna e in altri luoghi nei quindici giorni precedenti – ha mobilitato in Italia e un po’ anche<br />

all’estero musei e istituzioni, riviste e editori, curatori e storici, critici, politici, filosofi, artisti, letterati,<br />

musicisti e giornalisti. Alle grandi mostre - impegnative, ben pensate e ben curate (innanzitutto a<br />

Rovereto, a Milano, a Venezia) – si affiancano mostre locali più focalizzate su personaggi ed episodi<br />

dell’avanguardia futurista, e altre messe insieme senza pensarci troppo, acquistate come un<br />

pacchetto estero “tutto incluso” per un evento artistico-turistico (di casa nostra). Molta critica<br />

internazionale, Francia in testa – mentre l’America appare divisa su valutazioni contrastanti - tende<br />

a circoscrivere o minimizzare l’importanza artistica del movimento, a favore di altri – ismi; in Italia,<br />

invece, abbiamo ormai a disposizione l’intera gamma di reazioni possibili, che coinvolgono<br />

inevitabilmente, data la natura totale del futurismo, piani diversi.<br />

dall’aspirazione a una palingenesi o rivoluzione<br />

totale. Perfino lo “svaticanamento” auspicato<br />

da Marinetti nei suoi diari e nei suoi scritti<br />

(e tra tutte le profezie futuriste azzeccate, questa<br />

è rimasta senz’altro inadempiuta), perfino<br />

l’ “espulsione del Papato” (insieme a quella del<br />

Parlamento, dell’educazione superiore e dell’analfabetismo,<br />

della questura – “i cittadini si<br />

devono difendere da sé”! – dei musei e di ogni<br />

ancoraggio nel passato), era solo la condizione<br />

per la creazione di una nuova religione secolare<br />

onnipervasiva. L’arte futurista, insomma, è<br />

solo una parte di un progetto rivoluzionariopalingenetico<br />

di carattere antropologico-politico-culturale<br />

totale. E i suoi legami profondi<br />

con il fascismo non devono essere minimizzati,<br />

né circoscritti a una fase ‘rivoluzionaria’ iniziale.<br />

La partecipazione attiva al fascismo di un<br />

Marinetti o di un Sironi, che restarono fedeli a<br />

Mussolini anche negli anni della Repubblica di<br />

Salò, non è dovuta infatti a circostanze individuali<br />

o contingenti, ma ha un legame profondo<br />

con tutta l’impresa futurista.<br />

Tuttavia, così come sarebbe sbagliato limitarsi<br />

a discettare su questioni formali o di “resa artistica”,<br />

senza affrontare il legame essenziale<br />

del futurismo con la politica, l’etica e<br />

l’antropologia, altrettanto sbagliato sarebbe<br />

schiacciare senz’altro il futurismo sul fascismo.<br />

Se Mussolini poteva affermare “formalmente”<br />

nei suoi Taccuini che, “senza futurismo non vi<br />

sarebbe stata rivoluzione fascista”, è anche vero<br />

che i futuristi vedevano nel fascismo solo una<br />

realizzazione parziale, minimale, dei loro idea-


li palingenetico-politici. E difficile sarebbe stato,<br />

per esempio, conciliare l’odio futurista per<br />

la tradizione e il passato con il mito fascista di<br />

Roma, l’anticattolicesimo dei primi con i Patti<br />

Lateranensi firmati nel 1929 dai secondi.<br />

Da anni, ormai, si parla di un ‘modernismo fascista’,<br />

come di una forma di modernismo alternativa<br />

a quelle dominanti, e inscritta in<br />

quell’‘estetizzazione della politica’ diagnosticata<br />

con allarme da Walter Benjamin nel famoso<br />

saggio del ’36 sull’Opera d’arte nell’epoca<br />

della sua riproducibilità tecnica. Ma non bisogna<br />

dimenticare, d’altra parte, che il fascismo<br />

non fu esattamente un fenomeno prevalentemente<br />

estetico, e che, se da un lato si espresse<br />

senz’altro come ‘estetizzazione della politica’,<br />

per altro verso cavalcò pesantemente anche<br />

l’altra opzione evidenziata da Benjamin – con<br />

speranze mal riposte -, cioè quella della ‘politicizzazione<br />

dell’estetica’.<br />

Sui nostri quotidiani e riviste si è chiesto a storici<br />

filosofi artisti e critici di dare una valutazione<br />

del futurismo, della sua eredità, del suo<br />

valore per il nostro tempo. Colpisce la diversità<br />

delle risposte, talvolta a partire da considerazioni<br />

analoghe: il futurismo sarebbe stato un<br />

movimento oscurantista e irrazionale, figlio del<br />

romanticismo, che ha idolatrato il nuovo ad ogni<br />

costo, senza la capacità di vedere che anche le<br />

più grandi rivoluzioni – a cominciare da quella<br />

americana e da quella francese – si sono compiute<br />

attingendo al passato e a modelli classici;<br />

o, al contrario, il futurismo sarebbe un erede<br />

della fede illuministica nel progresso – come<br />

tutte le avanguardie, che credono di anticipare,<br />

assecondare e dirigere l’onda della storia,<br />

di quella fede nella capacità educativa e trasformatrice<br />

dell’arte, della politica e della cultura,<br />

di quel progetto del moderno che, secondo una<br />

“dialettica” perversa, invece di “migliorare” il<br />

mondo, lo avrebbe violentato, e, incarnando<br />

una razionalità strumentale, avrebbe messo capo<br />

ai totalitarismi; o, ancora, il futurismo avrebbe<br />

visto prima di altri il nostro mondo attuale,<br />

l’annullamento delle distanze, la velocità, la simultaneità,<br />

il ruolo delle masse, quello della<br />

pubblicità e dei media, lo strapotere del design<br />

e la conquista dello spazio, perfino internet e<br />

le arringhe di Bossi... insomma quasi tutto, per<br />

non parlare poi dell’arte contemporanea, che<br />

da Fontana e Burri, dalla Pop Art alla Video Art,<br />

dalla nouvelle cuisine ai graffiti metropolitani<br />

(per non considerare la poesia, la musica,<br />

l’architettura, il design ecc. ecc.) senza il futurismo<br />

sarebbe impensabile.<br />

Se si eccettua l’assurda pretesa di derivazione<br />

dall’illuminismo (ripetuta facendo eco superficialmente<br />

alla discutibile diagnosi avanzata<br />

da Horkheimer e Adorno a proposito dei regi-


A destra Umberto Boccioni:<br />

Cavallo + cavaliere + caseggiato 1913-14.<br />

Olio su tela cm. 105X135 Roma,<br />

Galleria Nazionale d’Arte Moderna<br />

VIVAVERDI<br />

18<br />

arte<br />

mi totalitari nella Dialettica dell’illuminismo),<br />

tutte queste reazioni hanno molte ragioni dalla<br />

loro parte. Per vedere sinteticamente<br />

l’estensione e la pervasività del movimento, basta<br />

leggere la voce ‘Futurismo’ scritta dall’accademico<br />

Marinetti per il XVI volume dell’Enciclopedia<br />

Italiana Treccani del 1932: lì, Marinetti<br />

– che non peccava certo di false modestie<br />

e, forse unico, riusciva a fare del marketing persino<br />

sulla Treccani – sotto 9 titoli (Poesia futurista<br />

e parole in libertà, Teatro sintetico futurista,<br />

Pittura futurista, Scultura futurista, Arte<br />

decorativa, Scenotecnica futurista, Architettura<br />

futurista, Musica futurista, L’Arte dei rumori)<br />

dà conto dell’ampio ambito di intervento dei<br />

futuristi. Prima, però, ne ricostruisce il legame<br />

con la politica, ricordando tra le altre cose “la<br />

battaglia di Piazza dei Mercanti [a Milano, nel<br />

1919], prima vittoria fascista sul socialcomunismo”,<br />

le elezioni politiche dello stesso anno,<br />

in cui Marinetti, insieme a Mussolini e al futurista<br />

Bolzon, furono arrestati, e finalmente la<br />

marcia su Roma del ’22 “per l’avvento del fascismo”,<br />

che vide l’entusiasta partecipazione<br />

di molti futuristi. E poi conclude con una sezione<br />

intitolata a Il futurismo nel mondo, dove<br />

afferma che “la rivoluzione artistica iniziata dal<br />

movimento futurista ha generato o influenzato<br />

numerosi movimenti d’avanguardia: il cubismo,<br />

l’orfismo, il dadaismo, il simultaneismo,<br />

il creazionismo, il purismo, lo zenitismo,<br />

il surrealismo, il raggismo, il vorticismo, il costruttivismo,<br />

il suprematismo, l’immaginismo,<br />

l’ultraismo, ecc.”, a cui, a ragione, molti storici<br />

e critici aggiungerebbero altre etichette e altri<br />

nomi, in molti degli ambiti operativi ricordati,<br />

tanto che alla sfilza di parole-chiave che<br />

apre la voce di Marinetti sulla Treccani (da “Italianità<br />

parossista” a sintagmi memorabili come<br />

“modernolatria”, “splendore geometrico”,<br />

“estetica della macchina”, “solidificazione dell’impressionismo”,<br />

“lo spettatore nel centro<br />

del quadro”, “compenetrazione e simultaneità<br />

di tempo-spazio, lontano-vicino, esternointerno,<br />

vissuto-sognato”, “luce elettrica decoratrice”,<br />

“tattilismo e tavole tattili” ecc. ecc.)<br />

si potrebbero facilmente aggiungere quelle che<br />

sono divenute parole d’ordine dell’arte contemporanea,<br />

da “polimaterismo” a “happening”,<br />

fino ai nomi – numerosi – di artisti (designer,<br />

architetti, musicisti...) che si richiamano<br />

direttamente al futurismo: per restare in Italia,<br />

come non ricordare per esempio lo Schifano<br />

del Futurismo rivisitato a colori (1965), o<br />

l’entusiasmo futurista di un Maurizio Mochetti<br />

(“il futurismo è la più grande corrente artistica<br />

del XX secolo”)?<br />

La voce marinettiana della Treccani apre la terza<br />

fase del movimento futurista, quella segnata<br />

più marcatamente dal polimaterismo e dall’aeropittura,<br />

dopo gli anni Venti dell’“estetica<br />

della macchina”, e gli anni Dieci, gli inizi, caratterizzati<br />

più direttamente dalla pittura e scultura<br />

del movimento e della simultaneità. A questo<br />

proposito, c’è chi ha detto che La città che<br />

sale di Boccioni è l’opera più rappresentativa<br />

del Novecento. Ma lasciando da parte i primati,<br />

questo capolavoro è senz’altro un dipintomanifesto:<br />

intitolato in un primo tempo Gli uomini,<br />

poi Giganti e pigmei, e ancora Il lavoro,<br />

riceve il titolo con cui è noto nella famosa mostra<br />

parigina da Bernheim Jeune nel 1912: La<br />

ville monte (La città che sale, o La città sale, come<br />

traduce letteralmente Calvesi). Sullo sfondo<br />

di una città che si industrializza, si elettricizza<br />

(Milano, o forse Roma, o forse nessuna<br />

delle due), la forza indomabile ed esplosiva di<br />

un possente e gigantesco cavallo rosso, come<br />

sollevato in aria da un grande collare blu (complementare<br />

al rosso, e che dunque ne potenzia<br />

la carica), e affrontato a sinistra da un cavallo<br />

bianco, travolge tutto, mentre uomini “pigmei”<br />

tentano di trattenerne o incanalarne le forze<br />

scatenate su un asse diagonale. Forza animale<br />

e industria, scatenamento di forze primigenie<br />

e modernità. Boccioni coglie consapevolmente<br />

alcuni caratteri della nostra percezione sensibile-mentale,<br />

mai netta e immobile, mai limitata<br />

al presente o a una sola capacità sensoriale,<br />

ma “simultaneamente” attraversata dalla<br />

memoria (come insegnava Bergson), dal tempo,<br />

da sfondi indistinti e lontani, da tratti fuggevoli<br />

ed evanescenti, da voci e sapori. Impossibile<br />

stargli dietro con le parole, perfino di<br />

quelle spinte al limite espressivo di un Longhi.<br />

Il quale, giovanissimo (nel 1913), in relazione<br />

a Materia, scriveva che Boccioni “dallo studio<br />

dei piani superficiali del cubismo, per non raggelare<br />

la materia anzi per scatenarla, è venuto<br />

a concepirla come un sovrapporsi di piani che<br />

si sfogliano, che si smallano come intorno un<br />

compatto nucleo centrale: ed è il moto rotatorio<br />

impresso a questo nucleo che gli fa scartocciare<br />

la forma all’esterno come Saturno libera<br />

da sé gli anelli”. E quanto allo scetticismo filisteo<br />

– che si aggiorna di decennio in decennio<br />

– di chi non si sforza di capire e subodora la<br />

truffa di fronte a ciò che non comprende, valgano<br />

per tutti le parole pungenti di Longhi: “Fiori<br />

di Beozia cadenti dalle labbra degli abitanti<br />

dell’Urbe dinanzi ai quadri futuristi, nei cinque<br />

minuti di ispezione sospettosa... Eh! la<br />

paura d’esser fatti fessi, questo segnale infallibile<br />

dell’imbecillità!”. Mentre Boccioni<br />

cadeva sui campi di battaglia, non per il<br />

fuoco nemico, ma per una ironica sgroppata<br />

della sua puledra, e già deluso del suo bellicismo,<br />

di lì a poco il popolo di “qua nessuno<br />

è fesso” si sarebbe radunato entusiasta<br />

sotto il balcone di Piazza Venezia.


A destra Luigi Russolo al Russolophone,<br />

in Alexandre Grenier, Michel Seuphor<br />

Un siècle de libertés. Entretiens avec<br />

Michel Seuphor, Hazan, Paris, 1996<br />

VIVAVERDI<br />

19<br />

FUTURISMO/2<br />

LE SEI FAMIGLIE<br />

DEI RUMORI<br />

di Dario Oliveri<br />

Uno dei risvolti cruciali dell’intervento futurista<br />

era costituito dalla sua volontà di perseguire<br />

un rinnovamento globale dell’esperienza<br />

umana, dall’arte alla vita e viceversa.<br />

Lo dimostrano, per esempio, gli innumerevoli<br />

manifesti pubblicati dopo il 1909: alcuni<br />

davvero sorprendenti, come il Manifesto<br />

futurista della Lussuria, realizzato nel 1913<br />

dalla poetessa francese Valentine de Saint-<br />

Pont; altri semplicemente bizzarri, come il<br />

Manifesto della cucina futurista (1930), in<br />

cui si teorizza “l’abolizione della pastasciutta,<br />

assurda religione gastronomica italiana”<br />

e la creazione di “bocconi simultanei […]<br />

che contengano dieci, venti sapori da gustare<br />

in pochi attimi”; altri, infine, destinati a<br />

diventare pietre angolari della nostra percezione<br />

del moderno. È il caso, per esempio,<br />

del manifesto di Carlo Carrà intitolato<br />

La pittura dei suoni, rumori e odori (11 agosto<br />

1913), che suggerisce l’ipotesi di un rapporto<br />

“da lontano” con il gruppo del Cavaliere<br />

Azzurro di Marc e Kandinskij. Per<br />

quanto riguarda la musica, si segnalano invece<br />

le vibranti declamazioni parolibere di<br />

Marinetti (Battaglia di Adrianopoli, Festa<br />

dei motori di guerra, Battaglia simultanea<br />

di terra mare cielo, etc.), i tre manifesti pubblicati<br />

da Francesco Balilla Pratella fra il 1910<br />

e il 1912, la singolare esperienza dei Balli<br />

plastici di Fortunato Depero, ma soprattutto<br />

i saggi teorici e le opere, sia pittoriche sia<br />

musicali, di Luigi Russolo.<br />

L’idea che possa esistere un’arte dei rumori, o che il rumore possa considerarsi un aspetto<br />

dell’espressione artistica, segna i percorsi di molta musica novecentesca: da Edgar Varèse ad<br />

Aphex Twin, passando per la musique concrète, Stockhausen, i Beatles e il rap. A volerne<br />

rintracciare la genesi, il suo primo e originario apparire, ci si ritrova tuttavia nel bel mezzo del<br />

Futurismo italiano e del suo frenetico tentativo di “ricostruire l’universo” a propria immagine e<br />

somiglianza.<br />

Nato a Lugo di Romagna nel 1880, Pratella<br />

fu “il primo musicista che aderì nel ’10 alla<br />

causa del Futurismo” (D. Nicolodi) e l’autore<br />

di un famoso e controverso Manifesto dei<br />

musicisti futuristi in cui lo slancio antiaccademico<br />

si aggiunge all’aggressione contro<br />

“i grandi editori-mercanti” e “le opere<br />

basse, rachitiche e volgari di Puccini e Giordano”.<br />

Al tempo stesso, e per ragioni che ci<br />

appaiono a dir poco incomprensibili, l’autore<br />

esalta però “i tentativi d’innovazione nella<br />

parte armonica” di Pietro Mascagni e le “tendenze<br />

novatrici” di Sibelius e di Debussy,<br />

mentre condanna Richard Strauss “per<br />

l’aridità, il mercantilismo e la banalità dell’anima<br />

sua” e omette del tutto di considerare<br />

“quello che già bolliva in pentola nell’Europa<br />

musicale del primo Novecento, tra<br />

Parigi, Vienna e Berlino, da Ravel a Erik Satie<br />

e Strawinsky, da Hindemith e Bartók a<br />

Schönberg e alla sua scuola” (L. Rognoni).<br />

Come autore, Pratella è inoltre ricordato per<br />

alcune opere ormai desuete come la sinfonia<br />

Inno alla vita, presentata al Teatro Costanzi<br />

sotto “una pioggia ininterrotta di verdure,<br />

di frutta e castagnacci” (F.B. Pratella),<br />

come il ciclo di danze La guerra (1918) oppure<br />

il dramma in tre atti L’aviatore Dro<br />

(1911-14). Descritto da Mario Labroca come<br />

“un’opera di esasperante dilettantismo,<br />

basata per giunta su un libretto di inverosimile<br />

bruttezza”, il “capolavoro” di Francesco<br />

Balilla Pratella, rappresentato per la prima<br />

volta nel 1920, ebbe il singolare destino<br />

di attirarsi dapprima l’ostilità della critica<br />

fascista (dovuta alla presenza di alcuni episodi<br />

ritenuti scabrosi) e in seguito le riserve<br />

di un autore decisamente legato ai destini<br />

dell’avanguardia europea come Lugi Rognoni,<br />

che malgrado “le didascalie provocatorie<br />

e le ‘violenze’ sceniche” intravede<br />

nell’opera un deplorevole intreccio fra il<br />

“debussismo all’italiana allora dilagante” e<br />

“un tessuto armonico e melodico-vocale di<br />

chiara derivazione verista”.<br />

Ciò premesso, e pur considerando le occasionali<br />

convergenze futuriste di Silvio Mix<br />

(con il balletto Psicologia delle macchine),<br />

di Virgilio Mortari (temporaneamente arruolato<br />

al Teatro della Sorpresa), di Luigi


Sotto Luigi Russolo<br />

in un inedito e “prefuturista”<br />

Autoritratto con teschi, 1908.<br />

Olio su tela cm. 67X50, Milano Civico<br />

Museo d’Arte Contemporanea<br />

VIVAVERDI<br />

20<br />

arte<br />

Grandi (del quale si ricorda una “meccanocavalcatura<br />

per orchestra” dal titolo Cavalli<br />

+ Acciaio 1935) e di Franco Casavola (autore<br />

di brani come Ranocchi al chiaro di luna,<br />

La danza delle scimmie e la Danza dell’elica,<br />

in cui si realizza la stessa compresenza<br />

di “macchine” e strumenti tradizionali che<br />

caratterizza il più celebre Ballet mécanique<br />

di George Antheil), è chiaro che l’esperienza<br />

di maggiore rilievo, anche in termini storici,<br />

appare quella legata ai percorsi creativi<br />

di Luigi Russolo, autore del trattato-manifesto<br />

L’Arte dei rumori, pubblicato nel 1916,<br />

e geniale inventore di una serie di nuovi<br />

strumenti musicali, realizzati con Ugo<br />

Piatti e noti come Intonarumori o,<br />

più propriamente, Intonatori di rumori.<br />

Firmatario, insieme con Balla, Boccioni,<br />

Carrà e Severini del Manifesto<br />

dei pittori futuristi e del Manifesto<br />

tecnico della pittura futurista,<br />

entrambi del 1910, Russolo debutta<br />

come pittore. Malgrado la sua<br />

ammirazione nei riguardi di Pratella,<br />

è considerato da quest’ultimo<br />

una sorta di “intruso”, “un non addetto<br />

ai lavori, estraneo alle problematiche<br />

musicali” (L. Lombardi).<br />

E in effetti, si stenta a considerarlo<br />

un “musicista” nel senso abituale<br />

del termine, se si considera che<br />

il catalogo delle sue composizioni<br />

si costituisce di soli tre pezzi (Risveglio<br />

di una città, Si pranza sulla<br />

terrazza del Kursaal e Convegno di<br />

automobili e aeroplani), tutti eseguiti<br />

durante il Gran concerto futurista<br />

realizzato a Milano il 21 aprile<br />

1914. Nel suo manifesto, Russolo afferma<br />

tra l’altro che, con l’avvento<br />

delle macchine, l’orecchio umano è<br />

divenuto capace di apprezzare la ricchezza<br />

di un nuovo suono-rumore adeguato “al palpitare<br />

delle valvole, all’andirivieni degli stantuffi,<br />

agli stridori delle seghe metalliche, ai<br />

frastuoni delle ferriere, delle filande, delle<br />

tipografie, delle centrali elettriche e delle<br />

ferrovie sotterranee”. Ne consegue, che dopo<br />

tanti anni in cui Beethoven e Wagner<br />

“hanno squassato i nervi e il cuore” del pubblico,<br />

quest’ultimo è ormai sazio di quelle<br />

effusioni e gode “molto di più nel combinare<br />

idealmente dei rumori di tram, di motori<br />

a scoppio, di carrozze e di folle vocianti,<br />

che nel riudire, per esempio, l’Eroica o la<br />

Pastorale”. La sua risposta alla “normalità”<br />

(o banalità) espressiva dell’orchestra tradizionale<br />

consiste pertanto nell’invenzione<br />

dell’Intonatore di rumori (brevetto italiano<br />

n. 142.066 dell’11 gennaio 1914), uno strumento<br />

azionato da una manovella, il cui aspetto<br />

è quello di una scatola di varia grandezza (a<br />

seconda dei meccanismi contenuti) e il cui<br />

risultato sonoro è amplificato da una tromba<br />

di grammofono. Nella sua “teoria dei rumori”,<br />

Luigi Russolo suggerisce l’esistenza di sei<br />

famiglie fondamentali: 1) Rombi, Tuoni, Scoppi,<br />

Scrosci, Tonfi, Boati; 2) Fischi, Sibili, Sbuffi;<br />

3) Bisbigli, Mormorii, Borbottii, Brusii,<br />

Gorgoglii; 4) Stridori, Scricchiolii, Fruscii,<br />

Ronzii, Crepitii, Stropiccii; 5) Rumori ottenuti<br />

a percussione su metalli, legni, pelli, pietre,<br />

terrecotte, etc.; 6) Voci di animali e di uomini,<br />

Gridi, Strilli, Gemiti, Urla, Ululati, Risate,<br />

Rantoli, Singhiozzi. Dopo una fugace<br />

“anteprima” al Teatro Storchi di Modena (2<br />

giugno 1913), l’esordio ufficiale dei nuovi<br />

strumenti avviene al Teatro Dal Verme durante<br />

una “serata” conclusa da una rissa memorabile,<br />

con “duelli di pugni” e intervento finale<br />

della forza pubblica. Il 20 maggio si svolge<br />

una seconda esecuzione “coll’orchestra di<br />

Intonarumori” al Politeama di Genova, “dove<br />

il contegno del pubblico non fu assurdo e<br />

indecoroso come a Milano” (L. Russolo). Nel<br />

giugno dello stesso anno, il compositore viene<br />

infine chiamato al Coliseum di Londra per<br />

un ciclo di dodici concerti coronati, questa<br />

volta, da un incredibile successo. In quell’occasione,<br />

Luigi Russolo incontra Igor<br />

Strawinsky e pone le premesse per una<br />

serie di incontri con Marinetti, Balla,<br />

Boccioni, Carrà, Pratella e Russolo che<br />

ebbero luogo nel marzo del 1915 nella<br />

famosa Casa rosa di Marinetti, a Milano,<br />

e ai quale presero parte anche<br />

Diaghilev, Massine e Prokof’ev.<br />

Secondo i futuristi, Strawinsky – che<br />

suonò il suo Uccello di fuoco a quattro<br />

mani con un pianista russo – si<br />

divertì moltissimo e promise di organizzare<br />

il debutto dei “rumoristi”<br />

a Parigi. In realtà, l’unico effetto<br />

concreto fu un breve sodalizio con<br />

Fortunato Depero, che diede vita, fra<br />

il 1916 e il 1917, a due allestimenti<br />

del Canto dell’Usignolo e dei Fuochi<br />

d’artificio. Nelle sue Conversazioni<br />

con Robert Craft, pubblicate nel<br />

1958, il grande compositore dedica<br />

tuttavia ai futuristi italiani alcune<br />

pagine di grande interesse: di Giacomo<br />

Balla ricorda, per esempio, che<br />

abitava nei pressi dello zoo di Roma,<br />

tant’è che in casa sua “si udivano<br />

ruggiti di animali feroci così come a<br />

New York, in una stanza d’albergo,<br />

si sentono i rumori di strada”; delle serate<br />

in casa di Marinetti descrive invece i “cinque<br />

grammofoni [ossia gli Intonarumori]<br />

disposti su cinque tavolini in una grande<br />

stanza pressoché vuota” che emettevano “rumori<br />

digestivi, statici, etc., notevolmente<br />

simili alla recente musique concrète (quindi,<br />

dopo tutto, erano forse realmente “futuristi”;<br />

o forse i futurismi di oggi non lo<br />

sono abbastanza)”.


VIVAidee<br />

VIVAVERDI<br />

21<br />

RIFLESSIONI DOC<br />

IL TERZO POLO<br />

È NATO<br />

E SI CHIAMA SKY<br />

di Linda Brunetta<br />

Ormai le reti generaliste Rai e Mediaset si<br />

guardano e si controllano a vicenda,<br />

organizzando i palinsesti senza rischiare<br />

niente sulla qualità e sulla<br />

sperimentazione televisiva. Così<br />

l’emittente satellitare Sky, di proprietà del<br />

magnate australiano Rupert Murdoch, è<br />

riuscita a fare breccia nei gusti del<br />

pubblico più giovane, con proposte<br />

innovative, non solo sullo sport e sulla<br />

fiction. Ad esempio SkyTg24 ha un ritmo<br />

iperveloce e una forte visualità. Sky sta<br />

puntando pesantemente sui contenuti,<br />

riuscendo ad attrarre nella sua orbita star<br />

come Fiorello. Però la Pay tv<br />

multinazionale ancora nicchia sui diritti<br />

per lo sfruttamento delle opere degli<br />

autori<br />

Tempo di nomine Rai. Si riapre la stagione<br />

e sbocciano come le gemme sui rami secchi<br />

degli alberi i nomi dei candidati a consigliere<br />

d’amministrazione, presidente e direttore<br />

generale dell’azienda pubblica. Forse, ma<br />

sottolineo forse, quando uscirà questo numero<br />

tutte le nomine saranno già state fatte,<br />

commentate, digerite e finalmente in Rai<br />

si potrà parlare di programmi, palinsesti,<br />

futuro e piani editoriali, con dirigenti saldamente<br />

seduti sulle loro poltrone e quindi<br />

in grado di decidere e di assumersi le loro<br />

responsabilità, perché è di questo che<br />

qualsiasi azienda ha bisogno per sopravvivere<br />

e soprattutto per crescere. E’ da troppo<br />

tempo invece che si sopravvive, a parte<br />

rare eccezioni, riproponendo stancamente<br />

i palinsesti dell’anno prima, con la scusa che<br />

“del doman non v’è certezza” e nella consapevolezza<br />

che in un regime di duopolio senza<br />

una reale concorrenza con Mediaset non<br />

ci sia alcuna necessità di inventarsi niente,<br />

tanto il pubblico ha poco da scegliere: tutti<br />

ormai parlano di Raiset, alludendo alla piatta<br />

somiglianza fra i programmi delle reti generaliste.<br />

Nel frattempo è innegabile che il terzo polo<br />

è nato da un pezzo, e si chiama Sky: 4 milioni<br />

e 700mila abbonati, 9 per cento di share,<br />

senza considerare la percentuale di persone<br />

che attraverso Sky guardano le reti Mediaset<br />

o Rai. Dato che ogni punto di share<br />

vale milioni di euro sul piano della pubblicità,<br />

Sky è diventato il “nemico” che Rai e<br />

Mediaset devono affrontare insieme, con<br />

tutti i mezzi, assai ampi a disposizione, ma<br />

mai con l’unico mezzo che darebbe un impulso<br />

al mercato, cioè la qualità dell’offerta.<br />

Sembra invece che la mancanza della qualità<br />

nell’offerta venga da anni difesa con ottusa<br />

ostinazione da parte delle reti generaliste,<br />

avvitate su se stesse, che stanno invecchiando<br />

precipitosamente. Si assiste infatti<br />

ad una imbarazzante involuzione delle<br />

proposte e un crescente pubblico in possesso<br />

di decoder sta imparando a fruire in<br />

modo più personale e partecipato della televisione,<br />

decisamente meno passivo. E’ anche<br />

curioso il disinteresse da parte delle reti<br />

generaliste per il pubblico giovane, con la<br />

scusa che è poco consistente sul piano numerico,<br />

ma sembra invece molto interessante<br />

per gli inserzionisti pubblicitari. Il<br />

pubblico giovane si sta avviando a guardare<br />

la televisione in modo completamente diverso,<br />

perché il pubblico giovane sceglie e<br />

se non trova quello che vuole in tv, naviga,<br />

si informa attraverso internet, comincia ad<br />

accorgersi cosa c’è nel resto del mondo. Per<br />

esempio una volta che ci si abitua ai ritmi di<br />

SkyTg24 è difficile tornare ad informarsi con<br />

altri tg. Anche se a giugno la Rai insieme a<br />

Mediaset e Telecom alleate hanno in progetto<br />

di uscire da Sky creando una piattaforma<br />

satellitare alternativa, non hanno speranze<br />

di ridurre l’impatto del terzo polo se<br />

non capiranno che è sui contenuti che Sky<br />

sta suscitando l’interesse del pubblico, contenuti<br />

innovativi, originali con quel tanto di<br />

sperimentazione che crea curiosità, aspettative.<br />

E’ questa la vera forza attrattiva anche<br />

sulle star come Fiorello e molti altri, fra<br />

conduttori e comici. Si spera che il terzo polo,<br />

che fino a poco tempo fa è riuscito a crearsi<br />

un pubblico con il calcio, con le serie americane,<br />

ma anche con proposte di fiction innovative<br />

senza bisogno di ricorrere a volti<br />

conosciuti, anzi proponendone con successo<br />

di nuovi, non ricada nel vizio di giocare<br />

solo sulle facce, dimenticandosi che sono<br />

state le idee il suo punto di forza.<br />

In ogni caso l’ingresso nel mercato italiano<br />

del potente straniero Murdoch è servito a<br />

smuovere le acque stagnanti del panorama<br />

televisivo e proprio in questo momento di nomine<br />

di amministratori e dirigenti Rai ci sembra<br />

opportuno e doveroso suggerire, anche<br />

se sappiamo benissimo che è praticamente<br />

inutile, di scegliere personalità in grado per<br />

esperienza, cultura e formazione, di capire<br />

cos’è e come si fa un prodotto televisivo, perché<br />

è sul prodotto che si gioca la battaglia, in<br />

questo caso salutare, con il terzo polo.<br />

Gli amministratori di Sky, d’altro canto, visto<br />

che ogni giorno vantano pubblicamente<br />

guadagni e abbonati in crescita, nuovi investimenti,<br />

nuovi canali, hanno il dovere di<br />

adeguarsi alle regole del mercato dove operano,<br />

corrispondendo agli autori i giusti diritti<br />

per lo sfruttamento delle loro opere.


VIVAin breve<br />

a cura di Alberto Ferrigolo<br />

EDITORIA AUDIOVISIVA,<br />

2008 CON RUSH FINALE<br />

Un’impennata di vendite. Tutte nell’ultima<br />

settimana dell’anno, dal 22 al 28 dicembre:<br />

900 mila pezzi per oltre 11 milioni di euro,<br />

ciò che ha consentito di recuperare la flessione<br />

avuta nel 2008. L’incremento di vendite<br />

di Dvd e dell’ultimo ritrovato Sony, il<br />

Blu-ray, è stato del 16 per cento a unità e di<br />

quasi il 20 per cento a valore rispetto alla<br />

stessa settimana del 2007. Il solo Blu-ray (il<br />

lettore ad alta definizione per Tv, evoluzione<br />

del Dvd) ha conquistato una sempre crescente<br />

quota di mercato raggiungendo un<br />

+316 per cento a unità e un +290 a valore, rispetto<br />

al 2007. Sono i regali di Natale 2008<br />

last minute più gettonati. “Il pubblico ha fatto<br />

una scelta precisa, acquistando intrattenimento<br />

di qualità a basso costo” ha commentato<br />

Davide Rossi, presidente Univideo.<br />

MERCATO DISCOGRAFICO /1<br />

MADE IN ITALY, FATTURATO IN CALO<br />

2007 negativo per la discografia italiana:<br />

-17 per cento, con il Cd ancora in declino<br />

mentre cresce (+26 per cento) il download<br />

da Internet; la telefonia mobile rallenta.<br />

Secondo Deloitte il mercato discografico nostrano<br />

ha fatturato nel 2007, tra offerta tradizionale<br />

e digitale, oltre 211 milioni di euro<br />

(-17 per cento sui 253 milioni del 2006).<br />

Le confezioni vendute sono state 23,2<br />

milioni contro 26 milioni del 2006 (-11 per<br />

cento). Pesa ancora il declino del Cd album<br />

(-18 per cento, fermo a 195 milioni di euro<br />

sui 236 milioni del 2006). Sul fronte nuove<br />

tecnologie continua la corsa del download<br />

da Internet (+26 per cento raggiungendo i 5,5<br />

milioni di euro contro i 4,4 del 2006). È invece<br />

salito del 43 per cento il consumo di album<br />

su web, con una forte ripresa dell’album<br />

sul singolo, salito invece del 18 per cento.<br />

MERCATO DISCOGRAFICO /2<br />

VANNO STREAMING E VINILE<br />

È più che triplicato nel 2007 lo streaming<br />

dei video sul web. Da solo raggiunge il milione<br />

di euro di ricavi, considerando che si<br />

tratta per lo più di videoclip gratuiti per il<br />

consumatore finale. Considerevole anche la<br />

crescita dell’”album in vinile” che ha fatto<br />

registrare un incremento del fatturato di oltre<br />

il 250 per cento. Ma attenzione a parlare<br />

di ritorno al vecchio, caro vinile: si tratta<br />

solo d’una “tendenza”: il vinile rappresenta<br />

appena lo 0,2 per cento del valore dell’intero<br />

mercato audio (i Cd sono il 91 per<br />

cento del fatturato italiano).<br />

STATI UNITI,<br />

PER IL CD<br />

È UNA VERA<br />

CAPORETTO<br />

Secondo una rilevazione<br />

“Nielsen<br />

Soundscan” per il<br />

2008 i dati di<br />

vendita musicale<br />

per gli Stati Uniti<br />

fanno registrare<br />

-14 per cento di<br />

Cd venduti sul<br />

2007. Al contrario, crescono i download legali<br />

(+27 per cento per le singole canzoni<br />

digitali) e si registra un vero e proprio boom<br />

dei vinili (+89 per cento). Le percentuali<br />

in sé non sono sufficienti a definire la situazione:<br />

pur in caduta libera, i Cd occupano<br />

ancora la stragrande maggioranza del<br />

mercato. Negli Usa, nel 2008, ne sono stati<br />

venduti 361 milioni contro i 2 milioni<br />

scarsi di vinili. Il best seller dei vinili, ad<br />

esempio – Rainbows dei Radiohead – sfiora<br />

appena le 26 mila copie (poco davvero)<br />

contro gli oltre 2 milioni di Cd smerciati<br />

degli album di Lil Wayne e Coldplay.<br />

“DARK<br />

KNIGHT”,<br />

PECORA<br />

NERA 2008<br />

Vista dalla<br />

parte dei diritti<br />

e delle<br />

perdite economiche<br />

ingenti,<br />

è il film<br />

dello scomparso<br />

Heath<br />

Ledger quello<br />

che si aggiudica<br />

il titolo negativo<br />

di pellicola<br />

più scaricata in modo illegale: 7 milioni<br />

di clic. Se si fossero regolarmente versati<br />

i diritti, quale sarebbe stato il guadagno<br />

per i suoi autori e per tutta la lunga filiera<br />

industriale e culturale?<br />

BANDA LARGA,<br />

ITALIA IN RITARDO<br />

Paradossale ma vero.<br />

L’Italia rischia di perdere<br />

il treno dell’innovazione<br />

nelle tlc,<br />

settore che rappresenta<br />

oltre il 41 per<br />

cento del Pil nazionale,<br />

con un fatturato di<br />

circa 45 miliardi di euro. I dati non sono confortanti:<br />

alla fine del primo semestre 2008 la<br />

penetrazione della Banda larga sul territorio<br />

nazionale raggiungeva appena il 18,5 per cento<br />

della popolazione (in Europa la media è del<br />

24, con punte oltre il 30 nei Paesi del Nord).<br />

UE IN LOTTA<br />

CONTRO LA PIRATERIA<br />

I ministri europei della cultura vogliono


trovare una soluzione comune al problema<br />

della pirateria online, che violando i diritti<br />

d’autore consente uno scambio di film e musica<br />

tra milioni di utenti. Soluzione?<br />

“Concertata”. Ovvero, favorire la nascita di<br />

un’offerta legale “equa e proporzionata” di<br />

prodotti coperti da copyright per combattere<br />

lo smercio illegale.<br />

NEW YORK,<br />

NON PASSA<br />

LA IPOD TAX<br />

Il dibattito sulla musica<br />

online e sul come<br />

arginare la caduta<br />

degli introiti è ampio<br />

e variegato. Nello<br />

Stato di New York c’è<br />

poi chi ne approfitta<br />

per risanare le casse<br />

dell’amministrazione.<br />

Il governatore David Paterson ha pensato<br />

di istituire una tassa del 4 per cento su<br />

ogni canzone scaricata da Internet e su ogni<br />

altro contenuto digitale. Questo importo farebbe<br />

però salire il prezzo delle singole canzoni,<br />

che ammonta a 99 centesimi per brano.<br />

L’obiettivo non è salvaguardare<br />

l’industria e il settore musicale, quanto sanare<br />

un “buco” nelle casse dello Stato di circa<br />

15 milioni di dollari. Peterson ha anche<br />

previsto la tassazione dei biglietti cinematografici.<br />

Ma contro l’iPod tax la levata di<br />

scudi è stata immediata.<br />

MICROSOFT AFFILA<br />

LE UNGHIE<br />

CONTRO APPLE<br />

Annunciato un nuovo<br />

progetto targato<br />

Microsoft, stavolta<br />

però lontano dal web:<br />

aprire una catena di<br />

negozi con il proprio<br />

marchio. Una mossa<br />

inaspettata in tempi<br />

di crisi e una sfida al<br />

mercato, senza dimenticare che il primo<br />

concorrente diretto sarebbe Apple e la sua<br />

catena di più di 200 store in tutto il mondo.<br />

Redmond sente la pressione del competitor<br />

e vuole subito far fronte a una crescente concorrenza<br />

da parte di Apple, che sta ampliando<br />

la propria fetta di mercato dei personal<br />

computer e domina largamente il settore dei<br />

lettori di mp3 con la super-linea iPod.<br />

Microsoft può far leva su un ottimo mercato<br />

del videogaming, che nel 2008 ha visto la<br />

vendita di più di 300mila console Xbox 360<br />

nei soli Stati Uniti.<br />

VIDEOCASSETTE,<br />

IL MITO SI È<br />

DISSOLTO<br />

Il Vhs ci ha lasciati.<br />

Dopo più di trent’anni<br />

d’attività, la prima<br />

“tecnologia del desiderio”<br />

che ha cambiato<br />

sul pianeta il<br />

consumo di film,<br />

sport e documentari<br />

sulla tv di casa, le videocassette<br />

sono andate<br />

in pensione. Antiquariato. Soppiantate<br />

da Dvd e videostreaming. Negli Stati Uniti,<br />

alla vigilia di Natale ha chiuso anche l’ultimo<br />

distributore. La Sony mise in commercio il<br />

Betamax, primo sistema di videoregistrazione<br />

economico, semplice ma di alta qualità<br />

il primo giugno 1975. L’anno successivo<br />

arriva il Vhs (Video home system) che<br />

vince il duello con Betamax: costa meno e<br />

può registrare fino a 4 ore. Nel 1997 irrompe<br />

sul mercato il Dvd (Digital versatile disc)<br />

che ha subito un enorme successo e conquista<br />

il mercato. Nel 2006 Hollywood ha distribuito<br />

l’ultimo film in Vhs: A history of<br />

violence di David Cronenberg.<br />

SVEZIA, C’È ANCHE<br />

IL PARTITO<br />

DEI PIRATI<br />

Si chiama Pirat<br />

Partiet ed è parte del<br />

fronte progressista<br />

svedese. Rivendica “i<br />

diritti della Rete”,<br />

che poi sono il suo<br />

uso gratuito in barba<br />

ai diritti degli autori.<br />

Si è formato all’inizio<br />

del 2006 e il suo leader,<br />

Rickard Falkvinge, un trentenne appassionato<br />

di informatica, chiede la completa<br />

liberalizzazione di ogni copyright su Internet<br />

e l’assoluta libertà della Rete. Alle elezioni<br />

politiche di quell’anno il Partito Pirata ha<br />

ottenuto solo (e fortunatamente) lo 0,6 per<br />

cento. Ma dopo la sua nascita, in Svezia, analoghe<br />

formazioni si sono costituite anche in<br />

Spagna, Austria e Germania. Per ora, tra<br />

l’indifferenza dei più.<br />

ECCO<br />

UN’ALTERNATIVA<br />

ALLA PIRATERIA<br />

Scaricare musica gratuitamente<br />

senza per<br />

questo contravvenire<br />

alle regole del copyright?<br />

Si può. E come?<br />

Musica in cambio di<br />

pubblicità. Ci sono siti, anche in Italia, che<br />

lo consentono. Il più popolare è<br />

www.downlovers.it con un catalogo ricchissimo.<br />

Oppure se ci si vuole rivolgere al mercato<br />

internazionale c’è www.we7.com, ispirato<br />

da Peter Gabriel. E per chi ama la musica<br />

indipendente e i contenuti user generated<br />

c’è www.discollective.com. Gli introiti pubblicitari<br />

servono a pagare i diritti per gli autori.<br />

GOOGLE RICONOSCE<br />

IL DIRITTO D’AUTORE<br />

L’Association of American Publishers e Google,<br />

il principale motore di ricerca al mondo hanno<br />

raggiunto un’intesa che consentirà di rendere<br />

accessibili online, negli Usa, milioni di<br />

libri e altri testi scritti protetti dal copyright.<br />

L’accordo, ancora soggetto a verifica e approvazione<br />

da parte della U. S. District Court per<br />

il Southern District of New York, promette benefici<br />

a lettori e ricercatori, incrementando<br />

per autori ed editori la possibilità di distribuzione<br />

dei loro contenuti in forma digitale e ampliando<br />

l’accesso alle opere mediante Google<br />

Ricerca Libri. L’accordo riconosce i diritti e gli<br />

interessi dei titolari e fornisce loro strumenti<br />

per controllare le modalità d’accesso online<br />

alle loro proprietà e verificare i compensi ottenuti.


VIVAVERDI<br />

24<br />

televisione<br />

Nella pagina accanto da sinistra<br />

Francesco Facchinetti, Mara Majonchi,<br />

Simona Ventura e Morgan (nome d’arte<br />

di Marco Castoldi) protagonisti del<br />

fortunato talent show iniziato su Rai2<br />

il 3 marzo 2008.<br />

Foto ©Photomovie-Marco Rossi,<br />

Ufficio Stampa Rai<br />

XFACTOR/INTERVISTA A MARA MAJONCHI<br />

“L’ARTISTA VA CURATO<br />

SENZA MANDARLO ALLO SBARAGLIO”<br />

di Oscar Prudente<br />

Promozione, edizioni musicali, direzione artistica, produzione: pochi possono vantare una<br />

conoscenza del settore musicale approfondita come quella di Mara Majonchi, passata dal<br />

(relativo) anonimato di cui godono coloro che guidano la “macchina” musicale alla popolarità<br />

televisiva di X-Factor, il format considerato alla stregua di una nuova fucina di talenti futuri -<br />

quasi fosse una sorta di audizione collettiva. Il giudice delle qualità dei giovani cantanti l’ha<br />

fatto per anni in privato, aiutando e costruendo la carriera di tanti protagonisti della musica<br />

italiana, da Gianna Nannini a Tiziano Ferro. Ecco un suo ritratto, con intervista, firmato da uno<br />

La sua carriera, come spiega lei stessa, non<br />

era però partita dalla musica: “Terminata la<br />

scuola, mio padre disse: a 18 anni si lavora<br />

o si studia, non è che si sta a casa a far niente.<br />

Allora andai a lavorare, decisi che lo studio<br />

non era fatto per me. Nel ‘59 iniziai alla<br />

Saima, di Bologna, una società di spedizioni<br />

internazionali: facevo la stenodattilografa<br />

normale. Ma la mia aspirazione era Milano:<br />

pensavo che allora fosse veramente la<br />

patria del poter fare tutto quello che uno voleva,<br />

rappresentava veramente la speranza.<br />

Vi arrivai senza la valigia di cartone ma andando<br />

ad abitare da mia sorella - che nel<br />

frattempo si era trasferita a Milano, perché<br />

mio cognato era ingegnere alla Montedison<br />

- e cominciai a cercare vari lavori. Prima ho<br />

lavorato in un’azienda che faceva anticrittogamici:<br />

facevo le relazioni sui ragni, sulle<br />

locuste. Un’esperienza molto divertente tra<br />

gli entomologi, professori che si dedicavano<br />

all’agricoltura per difenderla dagli animali<br />

nocivi. Da lì sono passata agli impianti<br />

antincendio, alla Caccialanza, una società<br />

che produceva estintori idrici e a schiuma:<br />

lavoravo coi pompieri in campagna, dove<br />

avvenivano le dimostrazioni. Dopodiché<br />

un giorno leggo sul Corriere della sera: cercasi<br />

segretaria per l’ ufficio stampa di una<br />

casa discografica: era l’Ariston e correva<br />

l’anno 1967. Ho scritto, ho telefonato, mi<br />

hanno dato un appuntamento e Alfredo Rossi<br />

- un uomo molto in gamba e da cui ho im-<br />

storico amico della Numero Uno, la leggendaria etichetta di Nanni Ricordi.<br />

parato molto - mi ha assunta. Facevo l’ufficio<br />

stampa; andai persino a Sanremo con Ornella<br />

Vanoni che cantava Casa bianca in coppia<br />

con Marisa Sannia. Finché nel ’69 Lucio<br />

Battisti e soprattutto Mogol mi fecero la<br />

proposta di andare all’ufficio stampa della<br />

Numero Uno, appena nata da un distacco in<br />

massa dalla Ricordi di Battisti, Mogol, Sandro<br />

Colombini e Franco Daldello, dove mi<br />

sono molto divertita. Erano altri tempi, erano<br />

etichette italiane piccole ma che facevano<br />

un ottimo lavoro. Dopo la Numero Uno<br />

ho lavorato alla Ricordi e alla Fonit Cetra,<br />

mai nelle multinazionali. Alla Ricordi, prima<br />

della direzione artistica, ho lavorato alle<br />

Edizioni (Gianna Nannini è nata con me<br />

dal reparto editoriale). Un settore importante<br />

perché lì ho imparato a conoscere come<br />

si lavora sulle canzoni, non direttamente<br />

ma lavorando con gli autori, capendo come<br />

si strutturano, trovando la canzone adatta<br />

all’interprete, lavorando con i cantautori.<br />

L’aspetto fondamentale della musica leggera<br />

è la Canzone, senza la quale non accade<br />

nulla. Non è che noi ricordiamo i Beatles<br />

perché erano giovani, erano belli, erano<br />

divi, erano bravi, ma perché hanno sfornato<br />

cinquanta canzoni una più bella dell’altra”.<br />

E dopo la “Ricordi”?<br />

Mi sono messa a produrre in proprio, e con<br />

mio marito (Alberto Salerno, autore tra<br />

l’altro di Io Vagabondo, ndr) abbiamo costituito<br />

la “Nisa”: tra le produzioni voglio ricordare<br />

soprattutto Tiziano Ferro, che ha<br />

rappresentato un altro periodo molto divertente<br />

della mia vita. Con lui abbiamo avuto<br />

un lungo periodo di preparazione, lo abbiamo<br />

scoperto all’Accademia di Sanremo nel<br />

’98, abbiamo lavorato per circa tre anni e nel<br />

2001 è uscito: è stato un dilagare, come rompere<br />

una diga.<br />

E’ bello che un artista agli esordi si metta a<br />

disposizione per tanto tempo, ed è raro…<br />

Sì, è molto raro. Noi lo abbiamo amato molto<br />

artisticamente, forse questo ci ha permes-


so di stare insieme. Noi credevamo fermamente<br />

che Tiziano avesse la possibilità di<br />

avere un grandissimo successo, anche se nel<br />

momento in cui lo abbiamo trovato era ancora<br />

molto confuso, nello scrivere non era<br />

così preciso, doveva ancora determinarsi.<br />

Questo succede a tantissimi. Ma lui ci ha<br />

sempre creduto: un ragazzo di neanche vent’anni<br />

che però aveva la forza di sentirsi dire<br />

di no e di fare avanti e indietro tra Milano<br />

e Latina per tre anni con una determinazione,<br />

una voglia di colpirci, di farci capire<br />

e dimostrare che era forte. E questo noi lo<br />

immaginavamo ma non sapevamo fino a che<br />

punto: è stato un uomo che si è veramente<br />

guadagnato quello che ha, nessuno gli ha regalato<br />

niente.<br />

Poi, dopo Tiziano?<br />

Abbiamo creato una nuova “etichetta” la<br />

“Non ho l’età”. Stiamo lavorando su giovani<br />

talenti e - come purtroppo dimostrano i<br />

fatti - sono lenti da lavorare ed è sempre più<br />

difficile. Nel mondo si è ormai sentito tutto:<br />

essere originali e avere un grande talento<br />

non è facile.<br />

Come è arrivata ad X Factor?<br />

Io non conoscevo il format inglese che invece<br />

in Inghilterra funzionava molto bene<br />

già da tre anni, inventato da Simon Cowell,<br />

che è un grande produttore discografico. Per<br />

l’edizione italiana cercavano i personaggi<br />

per fare i giudici e fui contattata dalla Sony,<br />

che è una dei proprietari del format a livello<br />

mondiale: mi dissero che mi avevano segnalato<br />

alla Magnolia (società di produzione<br />

televisiva indipendente, ndr) perché tra<br />

i discografici gli sembrava fossi uno di quelli<br />

che facevano più casino. Insieme ad altri<br />

addetti ai lavori ho fatto il casting alla Magnolia<br />

e naturalmente hanno messo anche<br />

- giustamente - Simona Ventura per dare<br />

credibilità, dato che era l’unica di noi ad avere<br />

un nome tanto da far accendere la televisione<br />

alle signore, perché per me e Morgan<br />

non l’avrebbero accesa di sicuro.


Mara Majonchi produttrice discografica<br />

(Ariston, Numero Uno, Dischi Ricordi,<br />

Fonit-Cetra. Nel 1983 ha fondato col<br />

marito Alberto Salerno la NISA) uno dei<br />

tre giudici di XFactor.<br />

VIVAVERDI<br />

26<br />

televisione<br />

Dopodiché abbiamo cominciato a lavorare<br />

ed è andata abbastanza bene, anche se all’inizio<br />

non è che gli ascolti fossero stati allettanti.<br />

Poi pian piano il programma ha preso<br />

corpo e pur non avendo ascolti eccezionali<br />

era finito in crescendo; quest’anno abbiamo<br />

ripreso e mi sembra che gli ascolti ripaghino<br />

della fatica. Devo dire che nella<br />

scorsa edizione abbiamo avuto anche una<br />

grande fortuna: il successo di Giusy Ferreri,<br />

che è la ragazza che è arrivata seconda.<br />

Lei poi ha avuto capacità, fortuna e soprattutto<br />

è stato determinante l’incontro con Tiziano<br />

Ferro (autore della canzone Non ti scordar<br />

mai di me, ndr), perché come io credo fermamente<br />

sono le canzoni a fare la differenza.<br />

In una delle prime puntate mi è sembrato<br />

che ci sia stato troppo gioco, troppa recitazione<br />

e poca musica. Più che una competizione<br />

fra cantanti sembrava una competizione<br />

fra di voi...<br />

È vero! All’inizio ha avuto questa caratteristica,<br />

sulla quale non sono assolutamente<br />

d’accordo. Non siamo in gara fra di noi: se<br />

vince una cantante del gruppo di Simona e<br />

vende 300mila copie sono molto felice perché<br />

vuol dire che il mercato può ancora assorbire<br />

dei dischi in quantità notevole; se<br />

abbiamo dato questa sensazione, secondo<br />

me abbiamo sbagliato. Io non mi sento assolutamente<br />

in competizione con Morgan<br />

né con Simona: credo che in competizione<br />

siano gli artisti che sono su quel palco, sempre<br />

tenendo in considerazione il fatto che<br />

questi artisti sono bravi, ma che cantano successi<br />

conclamati. Per cui la verità è che bisogna<br />

stare loro il più vicino possibile, cercare<br />

di capirne il più possibile le caratteristiche<br />

per potergli dare delle canzoni che<br />

siano giuste per loro.<br />

Anche perché assegnando agli interpreti<br />

canzoni magari belle ma non adatte al loro<br />

stile si corre il rischio di mandarli in crisi.<br />

Tant’è vero che la concorrente Ambra Marie<br />

ha detto: “Sono disposta a migliorare, ma<br />

non cercate di cambiarmi: la cosa più brutta<br />

è quando ti tolgono quello che sei”.<br />

Ha ragione! Infatti io ho contestato e contesto<br />

il fatto che il cantante debba subire le<br />

nostre scelte, non sono assolutamente<br />

d’accordo. Noi dobbiamo capire chi è l’artista<br />

ed aiutarlo a migliorare nella sua condizione,<br />

altrimenti facciamo gli artisti noi. Per<br />

esempio, i “Bastard sons of Dioniso” io li ho<br />

messi su quella strada perché loro mi hanno<br />

dato un’indicazione di vita, di situazioni,<br />

ho chiesto loro che musica suonavano,<br />

cosa suonano adesso ecc. Dopodiché faranno<br />

un pezzo lento, perché nella loro evoluzione<br />

c’è anche quello: io cerco di seguirli<br />

per quello che loro sono e che saranno; e non<br />

si riconosceranno né nelle canzoni di Cat<br />

Stevens, né nei Clash... Non bisogna cambiarli,<br />

non bisogna metterli alla prova. Io<br />

trovo sbagliato che un interprete, in quanto<br />

tale, debba cantare qualsiasi cosa, come<br />

sostiene Morgan.<br />

Ho avuto l’impressione che ci sia stata una<br />

volontà di preoccuparsi troppo del look dei<br />

concorrenti, del loro modo di muoversi e di<br />

stare in scena, forse in virtù di una ricerca<br />

di un maggior impatto televisivo. Ma tutto<br />

questo fa bene alla canzone e alla musica in<br />

genere? Ad esempio, c’era proprio bisogno<br />

di trasformare una ragazza talentuosa ma<br />

semplice come Noemi in una hippie di<br />

woodstockiana memoria?<br />

Infatti, se tu hai sentito il mio commento,<br />

io mi trovo d’accordo con la Ventura che ha<br />

detto: non serve a niente tutta quella fuffa, lei<br />

(Noemi, ndr) canta bene.<br />

Poi per mio principio io ascolto tutti perché<br />

è da stupidi dire no subito. Però io<br />

ho visto nel 1988 un concerto dei Pink<br />

Floyd - uno dei loro ultimi concerti in<br />

Australia, coadiuvati da musicisti locali –<br />

ed era tutto molto semplice, solo luci posizionate<br />

con maestria e David Gilmour che,<br />

con una camicia a righe da bancario qualsiasi<br />

e un paio di pantaloni anonimi, suonava la chitarra<br />

e t’incantava. L’artista deve cantare e<br />

suonare. Io ho commesso un errore e lo<br />

dichiaro, non ho paura a dichiararlo perché<br />

sull’argomento coreografico-televisivo<br />

sono ignorante. Ma per<br />

esempio prendi le “Sisters of<br />

Soul”: in una puntata la prima<br />

di loro è partita in grande difficoltà<br />

perché ha cantato sdraiata. E’<br />

stato un errore perché cantando<br />

sdraiati la vocalità è molto più complessa,<br />

più difficile. Forse Aretha<br />

Franklin canta anche così, ma una<br />

ragazza di 19 anni, ancora agli inizi...<br />

abbiamo fatto una sciocchezza.<br />

Quindi voi guardate le coreografie<br />

prima delle esibizioni?<br />

Le conosciamo il giorno prima. Il sabato sera<br />

vado alle prove e vedo le coreografie. L’anno<br />

scorso mi ero rifiutata su certe situazioni di avere<br />

il ballo, le scenografie strane: è stata un’aggiunta<br />

fatta quest’anno, ed è un rischio perché<br />

non si può pensare che un artista alle<br />

prime armi canti bene, entri<br />

nella canzone, balli bene...<br />

quello lo fa Madonna,<br />

che ha 50 anni, una<br />

grandissima carriera alle<br />

spalle e si diverte. Io<br />

sono un po’ lenta nel capire,<br />

per principio ho<br />

rispetto del lavoro degli<br />

altri, ma quando arrivo<br />

sono decisa: credo che<br />

modificherò<br />

certe cose.<br />

Ufficio Stampa Rai ©Photomovie Marco Rossi


X FACTOR<br />

SE LA CANZONE POPOLARE<br />

DIVENTA IL SOTTOFONDO<br />

PER UNA SFIDA DA COLOSSEO<br />

di Gianni Minà<br />

VIVAVERDI<br />

27<br />

Povera musica popolare, messa in crisi dalla<br />

mancanza di prospettiva di quelle che erano le<br />

case discografiche, dall’insipienza e dall’arroganza<br />

di molte delle radio che dicono di sostenerla<br />

e infine schiacciata dall’uso che ne fanno<br />

adesso i network televisivi.<br />

Una volta la musica che la gente cantava era la<br />

regina della programmazione televisiva, serviva<br />

addirittura a rialzare l’audience, quando in<br />

uno studio di intrattenimento o divulgazione<br />

magari si sbrodolavano parole.<br />

Entrava un cantante e subito si impennavano i<br />

picchi d’ascolto. Adesso, spesso, un interprete<br />

per poter farsi ascoltare deve mortificarsi in<br />

un reality show.<br />

E’ successo, per esempio, a Fausto Leali, una<br />

delle voci più belle ed intriganti del nostro mondo<br />

della canzone. Ma c’è di peggio: non solo nel<br />

poco spazio riservato alla musica popolare si<br />

privilegia il personaggio, magari un po’ stonato,<br />

all’artista dalla voce indiscutibile, ma addirittura<br />

si ha l’impressione che nei programmi,<br />

in teoria basati sulla forza dei brani e dell’interpretazione,<br />

si preferisca la capacità di lite dei<br />

giurati, più o meno adeguati ad esprimere un’opinione,<br />

all’esecuzione stessa del brano.<br />

Insomma, molte volte, in programmi come<br />

Amici di Maria De Filippi o lo stesso XFactor,<br />

si ha l’impressione che la musica popolare, in<br />

teoria protagonista dello show, debba essere, o<br />

sia, un riempitivo inutile fra una polemica, una<br />

baruffa e una filippica.<br />

E’ vero, in questi spettacoli ci sono troppe volte<br />

veri dilettanti allo sbaraglio, che però vengono<br />

esaltati “per come si muovono o si propongono”<br />

come fossero future madonne o Amy<br />

Winehouse, indipendentemente dal timbro e<br />

dalla quadratura del loro canto, ma quando si<br />

vedono scartare quelle poche voci intonate e<br />

indiscutibili, selezionate a quelle trasmissioni<br />

che sembrano circhi della musica, capisci<br />

che la canzone, specie quella d’autore, è in ostaggio.<br />

E’ solo una scusa per ricreare uno spettacolo<br />

da Colosseo, dove tutto sia ammesso e scorra<br />

possibilmente il sangue.<br />

Chiedo scusa se mi sbaglio agli autori di questa<br />

Molto spesso, le trasmissioni in televisione sembrano circhi della musica in cui la canzone, specie quella<br />

d’autore è in ostaggio o pare un riempitivo<br />

tv detta innovativa, ma giuro che l’impressione<br />

che se ne trae è questa.<br />

XFactor sembra più propenso a lasciarsi travolgere<br />

dalla musica, ma se poi per “esigenze di<br />

ritmi televisivi” (che non sono state mai dimostrate)<br />

mortifichi le canzoni, riducendone la<br />

durata quando le eseguono i giovani concorrenti<br />

e facendo spesso perdere (essendo brani<br />

famosi) il fascino della loro costruzione, certo<br />

non fai del bene all’educazione musicale dello<br />

spettatore e alla formazione del suo gusto.<br />

Già il titolo, XFactor (un format di intenzioni<br />

“guerresche” nato ovviamente negli Stati Uniti),<br />

presuppone che il successo possa venire da<br />

un elemento inaspettato, inedito, non dalla propria<br />

bravura. Qualche volta è così, non lo nego,<br />

ma quell’artista rivelatosi per un fattore x, quasi<br />

sempre non dura più dello spazio di un paio<br />

di stagioni, se non gli hanno insegnato a puntare<br />

sulla qualità.<br />

Per questo il tono più giusto di questi spettacoli,<br />

dove la musica popolare o il ballo moderno<br />

sono troppo spesso equiparati al numero della<br />

“donna cannone”, mi pare quello di Mara<br />

Majonchi, antica combattente per la difesa della<br />

musica popolare, che svicola dalle situazioni<br />

a volte grottesche di XFactor, con l’ironia della<br />

sua terra emiliana e la saggezza di chi nello<br />

spettacolo ha già visto tutto.<br />

E’ la stessa via che ha scelto per il Festival di<br />

Sanremo Don Chisciotte Paolo Bonolis, con il<br />

suo Sancho Panza Luca Laurenti.<br />

Anche al cinquantanovesimo Festival la musica<br />

popolare non è riuscita ad uscire completamente<br />

indenne dalla mortificazione a cui, da<br />

qualche tempo, è condannata in tv.<br />

Ma credo che il “varietà” messo in piedi da Bonolis,<br />

a piccole pillole fra un brano e l’altro, non<br />

le abbia nuociuto più di tanto e abbia semmai<br />

salvato una qualità di canzoni decisamente mediocre.<br />

Il fatto, poi, che Bonolis abbia scelto solo o prevalentemente<br />

ospiti italiani di valore, che han-<br />

no fatto la storia della nostra canzone, è servito<br />

a ricordare che la musica popolare, nel nostro<br />

paese, è esistita e non è morta, e che questa<br />

costatazione può aiutare il mondo dei nostri<br />

autori ad uscire dal deserto creativo nel quale<br />

i manager del disco, spesso esageratamente<br />

colonizzati dalle mode e dall’insipienza e dai ricatti<br />

delle radio che vivono di musica, hanno<br />

relegato la nostra canzonetta.<br />

Il problema, semmai, in queste gare da arena,<br />

è il cosiddetto televoto che, in generale, così come<br />

viene utilizzato ora, non sembra affidabile<br />

e può sciupare le migliori intenzioni o iniziative<br />

interessanti come il concorso Sanremofestival<br />

59, basato sull’ascolto di canzoni di esordienti<br />

tramite web.<br />

Il fatto è che nelle canzoni di oggi si parla e non<br />

si canta, senza avere neanche la sincerità dei<br />

veri rap. Sono rap all’amatriciana, che fanno<br />

forse sentire moderni, ma sono molto lontani<br />

dall’essere il parto di un artista.<br />

Canzoni dignitose già ce n’è poche, con melodie<br />

senza respiro, ritmi che sono improbabili<br />

copie di quelli alla moda in quella stagione a<br />

Londra o a Los Angeles e testi non solo con tutti<br />

gli accenti sbagliati e le parole storpiate per<br />

farle entrare nei tempi della musica, ma di una<br />

banalità disarmante.<br />

Far giudicare, come nella classifica finale del<br />

59° Festival di Sanremo, questo materiale con<br />

il televoto di giurati divisi per età, come se i giovani<br />

sotto i venticinque anni fossero una specie<br />

protetta e i vecchi sopra i quaranta anni persone<br />

solo malate di nostalgia, è un servizio pessimo<br />

alla musica popolare.<br />

Il caso di Giusy Ferreri, che non ha nemmeno<br />

vinto a XFactor ma ha poi venduto 600.000 copie<br />

della sua canzone, è emblematico.<br />

Il televoto, insomma, per come è organizzato<br />

adesso, e per i risultati che ha dato al 59° Festival,<br />

non è uno strumento per giudicare la musica<br />

popolare, ma un congegno per metterla ancora<br />

più in crisi di credibilità.


VIVAVERDI<br />

28<br />

cinema<br />

BERLINO<br />

I PRODOTTI ITALIANI<br />

RELEGATI IN CUCINA<br />

di Mimmo Rafele<br />

Difficile parlare di questa 59° edizione della<br />

Berlinale a un pubblico italiano, ancora<br />

di più a un pubblico di ‘addetti ai lavori’ come<br />

quello di VivaVerdi. Difficile rendere<br />

conto di un festival internazionale che presenta<br />

un numero enorme di film (più di 100<br />

nelle rassegne principali, Concorso, Panorama<br />

e Forum, e almeno altri 300 nelle sezioni<br />

collaterali) provenienti da ogni angolo<br />

del pianeta, in mezzo ai quali il cinema<br />

italiano semplicemente non esiste. Lo sapevamo<br />

da quando all’indomani della presentazione<br />

del programma, il sottosegretario<br />

allo spettacolo Francesco Giro aveva accusato<br />

il direttore Dieter Kosslick di avere<br />

colpevolmente dimenticato i nostri film, accusa<br />

rispedita al mittente con una semplice<br />

e crudele motivazione: non ce n’era nemmeno<br />

uno che meritasse di essere proiettato<br />

sui numerosi schermi del festival. Pare<br />

che andrà meglio a Cannes: a sentire le prime<br />

indiscrezioni, sulla Croisette l’Italia dovrebbe<br />

invece essere ben rappresentata. Alla<br />

fine, però, spulciando il monumentale<br />

programma della Berlinale qualcosa si trova:<br />

Terra madre, un bel documentario di Ermanno<br />

Olmi, e l’ormai ‘vecchio’ (ha già vinto<br />

un premio a Venezia l’anno scorso, ha fatto<br />

il giro dei festival di mezzo mondo ed è<br />

stato uno dei maggiori successi della stagione)<br />

Pranzo di Ferragosto di Gianni Di Gregorio.<br />

Entrambi però inseriti nella bizzarra<br />

sezione Culinary Cinema, in cui i film sono<br />

Da sempre la Berlinale è molto severa col cinema italiano.<br />

Quest’anno però il festival tedesco non ha presentato nemmeno<br />

un film del Belpaese. Sintomo di una crisi reale italica o di un radicato pregiudizio teutonico?<br />

Forse le due spiegazioni sono entrambe valide. La grande quantità di pellicole mostrate,<br />

provenienti da ogni angolo del pianeta, è andata, però, a scapito della qualità. Sugli scudi la<br />

produzione dell’America Latina che ha portato a casa l’Orso d’oro con il peruviano La teta<br />

asustada di Claudia Llosa e quello d’argento ex aequo con Gigante di Adrian Biniez.<br />

un pretesto per la presentazione da parte di<br />

rinomati chef dei loro piatti. Il che è perfettamente<br />

in linea con l’unico indiscutibile<br />

successo dell’Italia nel mondo: la cucina,<br />

appunto. Sono pronto a scommettere che<br />

Herr Kosslick è un assiduo frequentatore dei<br />

ristoranti italiani a Berlino, ce n’è più di mille,<br />

di cui almeno quattro o cinque figurerebbero<br />

tra i migliori anche in patria.<br />

Certo faceva un po’ tristezza aggirarsi per i<br />

vialetti ghiacciati di Potsdamer Platz, il cuore<br />

della Berlinale, tappezzati di manifesti di<br />

film in tutte le lingue del mondo meno la<br />

nostra. Tanto che ho finito per avere un sussulto<br />

patriottico quando, sotto un titolo francese,<br />

Eden à l’Ouest, ho visto la bella faccia<br />

di Riccardo Scamarcio, protagonista del film<br />

franco-inglese-greco di Costa-Gavras presentato<br />

fuori concorso alla fine del Festival.<br />

Non è una novità che la Berlinale sia particolarmente<br />

severa col nostro cinema, l’anno<br />

scorso i film italiani si contavano sulle dita<br />

di una mano, ma almeno ce n’era uno in concorso,<br />

Caos calmo di Antonello Grimaldi con<br />

Nanni Moretti protagonista, e, soprattutto,<br />

l’Orso d’Oro alla carriera era stato assegnato<br />

al grande Francesco Rosi. E’ questa la realtà?<br />

Berlino è uno specchio fedele o un riflesso<br />

distorto del nostro cinema? C’è, in<br />

generale, un pregiudizio germanico nei confronti<br />

dell’Italia e della sua cultura? Qualche<br />

precedente, in effetti, esiste. Qualcuno<br />

ricorderà una copertina dello Spiegel di qualche<br />

anno fa che illustrava un reportage sull’Italia<br />

con la foto di una pistola appoggiata<br />

su un piatto di spaghetti… O un’antica e mai<br />

riassorbita ruggine sportiva che risale alla<br />

mitica semifinale dei mondiali di calcio del<br />

‘70, Italia-Germania 4-3… Per cercare di<br />

rispondere a queste domande vado a cena<br />

(culinary report…) col direttore dell’Istituto<br />

Italiano di Cultura, Angelo Bolaffi, che<br />

vive a Berlino da qualche anno e di Germania<br />

si occupa da sempre. E che mi conferma<br />

subito che il pregiudizio esiste eccome.<br />

L’Italiano è generalmente considerato<br />

disordinato, bugiardello, insofferente alle<br />

regole, inaffidabile. E fin qui siamo nello


Sotto Claudia Llosa regista del film<br />

peruviano vincitore dell’Orso d’oro 2009<br />

“La teta asustada”<br />

VIVAVERDI<br />

29<br />

stereotipo dei ‘caratteri nazionali’. Le cose<br />

però non vanno meglio se dalla ‘common<br />

opinion’ passiamo agli ‘opinion maker’ intellettuali,<br />

artisti, gente di cultura. Per la<br />

maggior parte di loro semplicemente non<br />

esistiamo, nel senso che la cultura italiana<br />

è pressoché sconosciuta. Sono lontani i tempi<br />

in cui il ‘viaggio in Italia’ era meta obbligata<br />

per ogni uomo di lettere o di scienze.<br />

Goethe, alla fine del ‘700 lo percorre tutto,<br />

il nostro paese, dal Brennero a Palermo, dove,<br />

abbagliato dall’intreccio di culture diverse<br />

ma così mirabilmente fuse tra loro,<br />

esclama: “Qui comincia tutto!”. A fine ‘800,<br />

Freud esita a lungo prima di varcare le Alpi:<br />

anche lui sente l’Italia, soprattutto Roma,<br />

come il luogo primordiale, da cui tutto ha<br />

origine, e ha quasi paura di vederla da vicino.<br />

Altri tempi, appunto. Dal dopoguerra in<br />

poi, mi dice Bolaffi, l’Italia si è come eclissata<br />

nell’orizzonte culturale tedesco. Si fa<br />

una gran fatica, mi confessa, a mostrare e<br />

far apprezzare l’altra faccia della luna, ma<br />

alla fine si ricevono anche molte soddisfazioni:<br />

rotto il muro del suono, i nostri vicini<br />

nordici ritrovano il feeling perduto, riscoprono<br />

che non siamo soltanto un popolo<br />

di mafiosi e di mandolinari, o, nei casi più<br />

benevoli, di cuochi e di calciatori.<br />

Archiviata la nostra piccola disputa<br />

nazionale, torniamo al merito,<br />

ai film. Primo grande festival dell’anno,<br />

la Berlinale, per quantità e<br />

qualità dell’offerta, aspira a essere<br />

il termometro della cinematografia<br />

mondiale. Se è<br />

così, possiamo dire che il<br />

Cinema non ha certo la<br />

febbre, anzi. La sensazione<br />

è che il livello medio<br />

dei film, anno dopo anno,<br />

tenda verso il basso.<br />

Come se l’overdose audiovisiva<br />

che ormai ci<br />

sommerge stia irrimediabilmente<br />

degradando<br />

la qualità, il nitore<br />

della rappresentazione<br />

cinematografica. Fino<br />

agli anni ’70, a prevalere<br />

era l’estetica della ‘sottrazione’: comunicare<br />

il massimo di significato col minimo<br />

di immagini, per cui ognuna di esse veniva<br />

caricata di senso, e il capolavoro nasceva<br />

da questo difficile equilibrio. Oggi il panorama<br />

è tutto diverso. I film sono mediamente<br />

‘sporchi’, ostentano nell’anarchia<br />

formale la loro cifra stilistica. Trionfa il minimalismo,<br />

magari calligrafico (Cheri, di<br />

Stephen Frears dal romanzo di Colette), anche<br />

i grandi temi vengono trattati a bassa voce,<br />

quasi scusandosi di doverli tirare in ballo.<br />

Il peruviano La teta asustada, letteralmente<br />

La tetta spaventata, della giovane regista<br />

Claudia Llosa, vincitore dell’Orso d’Oro,<br />

evoca in questo modo una antica leggenda<br />

sul latte ‘malato’ delle donne che hanno subito<br />

violenza. L’altro film sudamericano (il<br />

sub continente latino americano è il trionfatore<br />

del Festival), l’argentino-uruguaiano<br />

Gigante, Orso d’Argento e premio per la<br />

migliore regia, racconta una bizzarra storia<br />

d’amore tutta vissuta tra gli scaffali di un supermercato.<br />

Questo programmatico generale<br />

abbassamento di tono è risultato così<br />

evidente anche perché (gioco del caso o acuta<br />

e maliziosa scelta dei selezionatori?) la<br />

retrospettiva del Festival quest’anno era dedicata<br />

ai film in 70mm., e si chiamava ‘Bigger<br />

then life’. Il contrasto tra i film del passato<br />

‘più grandi della vita’ – da Cleopatra e<br />

Ben Hur a Lord Jim e West Side Story – e la<br />

modestia (lo dico in senso buono) del panorama<br />

contemporaneo non poteva essere<br />

più stridente. Se la qualità non è più la stessa,<br />

la quantità testimonia comunque che il<br />

Cinema ha ancora una sua vitalità, anche se<br />

bisogna andarlo a cercare come una pepita<br />

d’oro nella sabbia, e spesso trovarlo dove<br />

meno te l’aspetti. Ne ho colto il riflesso in<br />

un film austriaco, Der knochenmann<br />

(L’uomo delle ossa) del giovane regista Wolfang<br />

Murnberger, un ‘noir’ bizzarro, che<br />

gronda talento e sembra pensato da uno dei<br />

nostri scrittori del genere, come Ammaniti<br />

o Lucarelli. O in un documentario, come<br />

quelli che si facevano una volta, immagini<br />

splendide per ‘documentare’, appunto, realtà<br />

lontane o poco conosciute. Si chiama Il<br />

baule della sposa coreana, di una regista tedesca,<br />

Ulrike Ottinger, e ci racconta con humor<br />

e sottile ironia la sopravvivenza di antichissimi<br />

riti nuziali nella Corea del Sud di<br />

oggi, ipertecnologica e postmoderna. A un<br />

certo punto, curiosamente, compare anche<br />

l’Italia, quando il film ci mostra una bizzarra<br />

macchina con cui si fanno fotografare le<br />

giovani coppie di Seul, capace di trasformare<br />

la foto nel ritratto di un pittore. Si può<br />

scegliere la tecnica - a olio, a tempera, a carboncino<br />

- e anche lo stile dell’artista, e qui<br />

le scelte possibili sono tre: alla Raffaello<br />

Sanzio, alla Michelangelo Buonarroti, alla<br />

Leonardo Da Vinci. Almeno tra i coreani,<br />

insomma, andiamo<br />

fortissimo…


VIVAVERDI<br />

30<br />

teatro<br />

A destra, uno scatto d’autore di Paolo<br />

Poli, tratto dal libro “Siamo tutte delle<br />

gran bugiarde” edito nel gennaio di<br />

quest’anno dalla Giulio Perrone Edizioni.<br />

Una biografia sottoforma di intervista<br />

realizzata dallo scrittore<br />

Giovanni Pannacci.<br />

Per gentile concessione della Perrone<br />

Edizioni e di Guido Harari<br />

PAOLO POLI/1<br />

LE SUE OPERETTE MORALI<br />

CASTE E PERVERSE<br />

di Aldo Cazzullo<br />

“Sono come Eduardo. Dicono: ha un piede nella fossa, bisogna andarlo a vedere”.<br />

Avessero tutti gli uomini di spettacolo l’autoironia di Paolo Poli. Anzi, per lui la definizione di<br />

uomo di spettacolo è riduttiva. Uomo e donna insieme. Un grande del teatro e della cultura<br />

italiana, giunto a pochi mesi dagli ottant’anni, festeggiati portando in giro i Sillabari, tratti<br />

dall’opera di Goffredo Parise.<br />

L’ho intervistato una volta sola. Ero stato a<br />

teatro - due volte, a Milano e a Roma - a vederlo<br />

calarsi nei panni di sei donne giornaliste,<br />

da Irene Brin a Natalia Aspesi, in un<br />

vortice di travestimenti collaterali, ora cantante<br />

bionda - in una parodia della Rettore<br />

- ora cardinale. Erano i giorni in cui si<br />

discuteva del matrimonio gay introdotto in<br />

Spagna da Zapatero e in Gran Bretagna da<br />

Blair, e del tentativo più modesto dei Dico<br />

di italica invenzione. Una prospettiva che a<br />

Paolo Poli non garbava molto: “Il bello degli<br />

amori omosessuali” mi disse “è la loro<br />

libertà e la loro riprovazione. La storia non<br />

fa salti. Zapatero introduce in Spagna il matrimonio<br />

omosessuale? Ne sono felice. Ma<br />

qui in Italia l’unico sovrano è il Papa. E il Papa<br />

fa il suo mestiere. Non possiamo pretendere<br />

che ci benedica e ci inviti a inchiappettarci<br />

l’un l’altro. E poi il matrimonio tra gay<br />

non mi interessa, come non mi interessa<br />

quello tra uomo e donna. Io voglio seguire<br />

l’istinto e la perversione, non tornare a casa<br />

e trovare qualcuno che mi chiede cosa voglio<br />

per cena. ‘Caro, ti faccio la besciamella?’.<br />

Fuggirei subito, con un principe o con<br />

un marinaio. Chi vuole l’unione civile e<br />

l’iscrizione al registro comunale non se ne<br />

intende. Io sì”.<br />

Di politica Poli non ha mai parlato volentieri.<br />

“Non me ne frega molto. Intendiamoci:<br />

noi ragazze non capiamo nulla di politica”.<br />

Eppure nulla di umano gli è estraneo, conosce<br />

il pubblico e quindi gli italiani come nessuno,<br />

non gli sfuggono le tendenze della società.<br />

Ovviamente, preferisce quelle eterogenee,<br />

diverse, irregolari. “I Gay Pride mi<br />

mettono una tristezza infinita, come il Carnevale<br />

di Viareggio. Meglio affidarsi all’istinto,<br />

come mi hanno insegnato Balzac e<br />

Tolstoj e come mi ha ripetuto Freud: il sesso<br />

non è tra le gambe ma nel cervello, il giudizio<br />

morale non esiste, siamo tutti buoni e<br />

cattivi, casti e perversi. Questo bisogno di<br />

tenersi per mano come finocchie contente<br />

è roba da psicanalisti. Un marito non l’ho<br />

mai voluto. Al sesso sopravvive la stima, della<br />

passione resta l’amicizia. La quotidianità<br />

è noia; io volevo un vestito e una cravatta come<br />

non li aveva nessuno, il mio primo impermeabile<br />

era rosa, il primo cappello verde<br />

tirolese. C’è stato un uomo importante<br />

nella mia vita, che si è svenato per me. Ma<br />

ho sempre difeso la mia solitudine. A volte<br />

mi sveglio, avverto un richiamo antico, tasto<br />

il letto, sento che non c’è nessuno e penso:<br />

che sollievo. Avere al fianco uno che russa<br />

non significa non essere soli”.<br />

Della famiglia, Poli ha sempre trasmesso<br />

un’immagine disincantata. Ha messo in scena<br />

madri assassine e bambini spietati; al<br />

contrario della madre, convinta con Rousseau<br />

che la natura umana e infantile in particolare<br />

è buona e la società cattiva, Poli è<br />

consapevole delle note torbide che si nascondono<br />

o almeno possono nascondersi<br />

nel fondo del più innocente degli animi. E<br />

non esita a raccontarle, volgendole nel burlesco,<br />

nella satira, mai però nel volgare e nel<br />

pecoreccio. Ha saputo vellicare gli istinti degli<br />

italiani ma spingendoli verso l’alto, non<br />

trascinandoli verso il basso.<br />

La storia di Poli comincia negli Anni Trenta,<br />

quando l’educazione sessuale - racconta<br />

lui - avveniva in famiglia. “Noi eravamo<br />

sei bambini, poveri, figli di un carabiniere<br />

e di una maestra montessoriana. Io mettevo<br />

il ditino sotto la gonna delle mie sorelle<br />

e loro toccavano me; la domenica mattina<br />

mi infilavo nel letto di papà. Ho capito fin<br />

da piccolo di essere gay. Mi garbava il fornaio.<br />

Poi sono andato al cinema, a vedere<br />

King Kong, quello vero, e scoprii che mi garbava<br />

pure il gorilla. Invidiavo le mie sorelle<br />

che avevano le bambole, io con i fucili non


Foto Guido Harari


VIVAVERDI<br />

32<br />

teatro<br />

Sotto e a destra,<br />

Paolo Poli in I sillabari,<br />

di Goffredo Parise con<br />

scene di Emanuele Luzzati.<br />

Paolo Poli sarà all’Eliseo a Roma dal 14<br />

aprile al 17 maggio.<br />

Le foto sono di Fiorenzo Niccoli<br />

sapevo giocare: mi sparai in un occhio, per<br />

un anno portai una benda da pirata. Le istituzioni<br />

ecclesiastiche non riuscirono a recuperarmi,<br />

anzi. Sollevavo le gonne delle<br />

suore e quel che vedevo mi confortava nella<br />

mia omosessualità. Ammiravo i bambini<br />

ebrei che uscivano di classe durante le lezioni<br />

di religione, fin da allora sono un filosemita<br />

convinto. Da mia madre ho imparato<br />

che il legame matrimoniale non conta,<br />

che la vera moglie non è la donna che si è<br />

sposata ma quella che si ama, che ti accompagna,<br />

che si sacrifica per te. Mamma difendeva<br />

Anita Garibaldi, non tollerava sentirla<br />

definire ‘l’amica’ dell’eroe; era Anita<br />

la vera moglie, Menotti il vero figlio, non<br />

la contadina rimasta in Sardegna. Anni dopo,<br />

sarà la Petacci la vera moglie di Mussolini.<br />

E se questo vale per uomini e donne,<br />

a maggior ragione vale per noi”.<br />

Ammette Poli che però un figlio l’avrebbe<br />

voluto, con la seguente motivazione: “Nella<br />

specie umana, come tra i cavallucci marini,<br />

il maschio è più portato della femmina<br />

alla cura della prole”. Così<br />

si fece dare in affido due fratellini,<br />

figli di una prostituta.<br />

“Avevo un cane, il pallone,<br />

il giardino, ma loro<br />

non sapevano che<br />

farsene, volevano<br />

tornare dai<br />

preti per giocare<br />

a calciobalilla.<br />

Ho provato<br />

con l’adozione.<br />

Sono stato esaminato<br />

da una giudichessa<br />

che però mi<br />

individuò subito come<br />

pessimo soggetto”.<br />

Poi, verso la metà degli<br />

Anni Sessanta, a Roma<br />

sciolsero l’opera maternità e<br />

infanzia. “Ci sono andato, insieme<br />

con una dama benefica che aveva<br />

portato le caramelle. C’erano stanze<br />

piene di bambini che a quattro anni<br />

camminavano a stento e dicevano<br />

solo ‘cacca’ e ‘cioccolato’. Una suora di<br />

quelle pietose mi disse: ‘Ne prenda due<br />

e scappi’. Io sognavo una bambina<br />

bionda e buona e una bruna e cattiva, come<br />

nelle fiabe, ma non feci in tempo a scegliere,<br />

in due mi saltarono al collo e mi chiamarono<br />

‘mamma’. ‘Ottimo inizio’ pensai, e feci<br />

per guadagnare l’uscita. Mi fermò un infermiere,<br />

un sindacalista, che me le fece posare:<br />

meglio figlie dello Stato che di una ragazza<br />

irrecuperabile come me”.<br />

Ha scritto Anna Bandettini, la collega di Repubblica<br />

cui si deve l’intervista più recente<br />

a Poli, che il ridicolo, il patetico, il meschino,<br />

perfino il nero di questi sordidi anni diventano<br />

in lui leggerezza, grazia,<br />

ironia. Nessun artista come<br />

Paolo Poli conserva il talento<br />

di rendere tutto<br />

chic, nobile, spensierato.<br />

La sua ultima riscoperta<br />

è Goffredo Parise,<br />

il più coraggioso - anche<br />

fisicamente: si pensi ai<br />

suoi reportage con le<br />

truppe americane<br />

in Vietnam -<br />

della sua<br />

generazione di giornalisti-scrittori. A Poli<br />

interessano in particolare i Sillabari, la raccolta<br />

di storie minime in cui si racconta dell’Italia<br />

minuta, della gente comune. Lui<br />

l’aveva incontrato insieme con Pasolini, a<br />

casa della sua grande amica Laura Betti:<br />

“Erano questi professori veneti che negli<br />

anni del boom a Roma scoprirono un nuovo<br />

linguaggio. Pasolini quello dei Ragazzi di<br />

vita, Parise la semplicità dello scrivere”. Una<br />

semplicità profonda, “come è più profondo<br />

il Leopardi dell´Infinito che quello della Canzone<br />

all´Italia”. A Poli uno come Parise garba<br />

anche perché “non divideva il mondo in<br />

buoni e cattivi. Io stesso quando vedo un ennesimo<br />

film coi cattivi tedeschi mi annoio,<br />

perché mi ricordo del tedeschino buono che<br />

mi dava le fette di pane, o il capitano tedesco<br />

con cui ballavo il valzer”.<br />

Alla Bandettini, Poli ha raccontato di essere<br />

diventato omosessuale per troppo amore<br />

del padre, e di come la madre tutto sommato<br />

non l’abbia dissuaso. Ricordo di avergli<br />

chiesto se aveva provato attrazione anche<br />

per le donne. Fu come spalancare una diga:<br />

“Certo che qualche donna l’ho amata anch’io.<br />

Da ragazzo, al tempo in cui vien duro<br />

facilmente. A sette anni vidi Clara Calamai<br />

e ne rimasi incantato. Ricordo Anna Magnani<br />

dietro le quinte di Bellissima farsi<br />

mettere le lacrime finte dai truccatori:<br />

‘Non devo piagne’ io, devo<br />

fa’ piagnere gli altri’. Aveva<br />

ragione, così come aveva<br />

ragione Diderot e torto<br />

Rousseau: la finzione conta<br />

più della sincerità. Sono stato<br />

amico di Laura Betti, ai tempi<br />

della Dolce vita, campammo<br />

una settimana a whisky e noccioline.<br />

Con la Mondaini ho fatto una Canzonissima<br />

nel 1961, travestiti da bambini.<br />

Adoravo Greta Garbo. Non ho amato la<br />

Callas: temeva il pubblico al punto che al bagno<br />

evitava il vaso dei comuni mortali e faceva<br />

pipì nei lavandini, all’amazzone. Amo<br />

mia sorella Lucia: il suo uomo sta al pianterreno,<br />

lei al primo, il figlio al quarto.<br />

L’unica famiglia felice è quella ben distanziata”.<br />

Come fai a non portare i figli a vedere<br />

- almeno per una volta - un personaggio<br />

così? ■


PAOLO POLI/2<br />

UNO SBERLEFFO<br />

AL PERBENISMO<br />

di Paolo Petroni<br />

Paolo Poli a ottanta anni, (li festeggerà il 23<br />

maggio), resta sempre un bambino, e non<br />

si può disgiungerlo da quella vocina impertinente<br />

della sua celebre lettura e interpretazione<br />

di Pinocchio, figlio di Collodi e buffo<br />

palazzeschiano sin nell’impronta toscana<br />

del suo eloquio. Così come non si può separarlo<br />

dalla malizia con cui raccontava favole<br />

per i più piccoli o novelle famose alla Radio<br />

negli anni Settanta, che è poi la cifra di tutti i<br />

suoi spettacoli futuri, legati a testi classici come<br />

alla letteratura rosa, ma sempre con la capacità<br />

di sfruttarne i pregi per tirarne fuori i<br />

difetti, quel lato paradossale che è proprio della<br />

vita, sopra e fuori di un palcoscenico.<br />

Attore brillante per vocazione, dalla comicità<br />

intelligente e provocatoria, ma sempre<br />

con un sottofondo giocoso, come nei suoi<br />

famosi en travesti, ama i testi surreali, i lati<br />

onirici, il ridicolo del sentimentalismo, il<br />

rapido sberleffo, l’ironia che smonta e rivela<br />

anche quella sotterranea nota malinconica<br />

e esistenziale propria di ogni vero artista.<br />

Pare prendersi gioco di tutto, e così è, ma<br />

per poterlo fare con tanta sicurezza e per un<br />

così lungo arco di tempo, bisogna saper<br />

prendere prima tutto sul serio, avere un criterio<br />

critico certo, una sensibilità vera, se si<br />

vuole passare con lo stesso atteggiamento<br />

dalla letteratura alla vita; per esempio non<br />

nascondendo la propria natura omosessuale,<br />

cosa seria, ovviamente, ma su cui scherza<br />

con la stessa impertinenza di tutto il resto.<br />

A questo modo, riesce analogamente a<br />

mettere sullo stesso piano letteratura alta e<br />

bassa, procedendo un po’ come un istintivo<br />

Umberto Eco, con naturalezza e in compagnia<br />

di Ida Omboni, che ha firmato con lui<br />

i testi di tanti celebri spettacoli, da Liala, Carolina<br />

Invernizio o le storie popolari di santi<br />

e mistici, a Savinio, Queneau o Flaiano.<br />

Senza dimenticare alcuni eroi romantici e<br />

icone scolastiche come l’Alfieri, del resto<br />

già strapazzato sarcasticamente da Gadda.<br />

Paolo Poli è nato nel 1928 a Firenze ed è laureato<br />

in letteratura francese con una tesi su<br />

Henry Beque. Ha cominciato lavorando in<br />

radio e nel teatro vernacolare, sino a quando<br />

entra a far parte, a Genova, della Borsa di<br />

Arlecchino fondata da Aldo Trionfo e poi approda<br />

Roma, alla Cometa con uno spettacolo<br />

sul Novellino nel 1961, cominciando il suo<br />

viaggio attraverso testi letterari di ogni genere.<br />

Particolarissimo e spettacolare affabulatore<br />

sarcastico, ha il suo primo momento<br />

di vera gloria con Santa Rita da Cascia nel<br />

1967, che scandalizza e viene accusata di vilipendio<br />

alla religione. Da allora la sua carriera<br />

e il suo successo non conoscono soste,<br />

passando dalla Invernizio e la Vispa Teresa<br />

a Marinetti o Aldo Nicolaj e, nel fatidico<br />

1969, proponendo La nemica di Niccodemi<br />

con una compagnia di soli uomini e dando<br />

vita a una scatenata, italica mamma duchessa<br />

tutta vezzi, gesti ad effetto, che si sventola<br />

le ascelle con un ventaglio o si mordicchia<br />

provocatoria il povero boa di struzzo, gorgheggiando,<br />

intonando vocine di ogni tipo e isteriche<br />

urla. Recita come sempre beato, pronto<br />

a improvvisare col pubblico battute salaci e<br />

ammiccamenti, nella creazione sempre diversa<br />

di un suo personale varietà tra lustrini e<br />

esibizione di bandiere, a smontare tutto un<br />

mondo, quello borghese a cavallo tra Otto e<br />

Novecento, che ha portato senza alcuna coscienza<br />

il paese alla guerra e al fascismo. E così<br />

è tutto il suo teatro immoralista dell’ambiguità<br />

e della crisi dei valori, vissuto e esibito<br />

anche nella vita, sulla propria pelle con<br />

spavalda provocazione per rompere gli ipocriti<br />

confini del perbenismo.


VIVAanteprime<br />

a cura di Letizia Pozzo<br />

OMAGGIO A NINO MANFREDI AL TAORMINA FILM FEST<br />

La 55° edizione del Taormina Film Fest si svolgerà dal<br />

13 al 20 giugno 2009. I direttori artistici sono Deborah<br />

Young (cinema) ed Enrico Castiglione (Musica e Danza).<br />

I Nastri d’Argento saranno consegnati il 27 giugno a<br />

Taormina. E’ stato anche istituito il Premio Nino Manfredi<br />

e, dal 24 al 26 giugno, il Palazzo dei Congressi ospiterà<br />

una retrospettiva dedicata all’attore che fece la sua<br />

ultima apparizione in pubblico proprio sul palcoscenico<br />

del Teatro Antico di Taormina. Dopo l’Egitto e la Turchia,<br />

il Festival cinematografico festeggerà come Ospite<br />

d’Onore la Francia. Il Festival Campus Taormina diventerà<br />

un appuntamento ancora più interattivo per i 400<br />

studenti universitari che lo frequentano. Spazio Taormina<br />

sarà dedicato a produttori, distributori e buyers del<br />

settore Industry. Tre le sezioni in concorso: Mediterranea,<br />

Oltre il Mediterraneo e Cortometraggi Siciliani. Nutrito<br />

anche il cartellone del programma di musica e danza<br />

con l’Aida, Cavalleria rusticana, il Russian Ballet Gala<br />

e altri appuntamenti per tutto agosto.<br />

CONCERTI GRATUITI A BOLOGNA<br />

Per il ventunesimo anno, il Centro La Soffitta del Dipartimento<br />

di Musica e Spettacolo - Università di Bologna<br />

presenta, nell’ambito dei progetti di teatro, danza, musica<br />

e cinema una ricca stagione musicale fino al 12<br />

maggio con artisti di fama internazionale e giovani laureati<br />

Dams. Al grande repertorio cameristico classico<br />

e romantico si affiancano i capolavori del Novecento,<br />

insieme a prime esecuzioni assolute di giovani compositori<br />

contemporanei. I concerti si svolgono ad ingresso<br />

libero e gratuito, alle ore 21 in Aula absidale (via de’<br />

Chiari 25/a, Bologna) e all’ Aula Magna di Santa Lucia<br />

(via Castiglione 26, Bologna). Per informazioni: Dipartimento<br />

di Musica e Spettacolo – Centro La Soffitta.<br />

www.muspe.unibo.it.<br />

REGGIO EMILIA, LA CITTA’ DELLE STORIE<br />

E’ in programma per l’8 e il 9 maggio la quarta edizione<br />

di Regionarra, il grande festival dedicato all’arte della<br />

narrazione che trasforma ogni anno Reggio Emilia in<br />

una vera e propria “città delle storie” coinvolgendo adulti<br />

e bambini. Numerose le tappe di avvicinamento all’appuntamento<br />

di maggio che sarà in particolare dedicato,<br />

in conformità con l’invito dell’Unione Europea che ha indetto<br />

per il 2009 l’anno della creatività, al tema Raccontare<br />

storie. La manifestazione promuove un percorso<br />

che vuole valorizzare il talento creativo del narratore<br />

rielaborando la tradizione della letteratura infantile.<br />

LA MUSICA DI ADA GENTILE A LINZ<br />

Successi hanno riscosso le esecuzioni di brani musicati<br />

da Ada Gentile non solo in Italia (a Foligno, Milano,<br />

Recanati e Roma), ma anche a Copenaghen, Budapest<br />

e molte altre città europee. L’8 maggio al “Festival 4020”<br />

di Linz, verrà eseguita in prima assoluta, la composizione<br />

dal titolo Notti di gatto (su testo di Franzina Ancona)<br />

commissionata dalla città di Linz che sarà, nel 2009, insieme<br />

a Vilnius, capitale europea della cultura.<br />

VENT’ANNI DI MUSICA D’AUTORE A MACERATA<br />

Musicultura aprirà la 20° edizione con 8 vincitori, scelti<br />

tra duecento, che si esibiranno sul palco dello Sferisterio<br />

durante le serate finali del festival - il 26, 27, 28<br />

giugno. La <strong>Siae</strong> assegnerà un premio per la migliore<br />

musica. Saranno inoltre assegnati, oltre a quello del vincitore<br />

assoluto, la Targa della Critica e i premi Imaie e<br />

Unimarche rispettivamente per la migliore interpretazione<br />

e il miglior testo. “Vent’anni di nuove canzoni mi portano<br />

a dire che la tipografia della canzone popolare<br />

d’autore è attivissima”– commenta il Direttore Artistico<br />

Piero Cesanelli nel ruolo di presidente della giuria di<br />

ascolto. “Ogni anno da quando a Musicultura sono state<br />

di nuovo introdotte le audizioni live – commenta Cesanelli<br />

– tutti abbiamo potuto constatare che esiste ancora<br />

un’Italia che scrive e canta per sottolineare i momenti<br />

più emozionanti della vita con una canzone”. La<br />

selezione è compiuta dal Comitato Artistico di Garanzia<br />

composto dai più noti autori.<br />

TRA LA TERRA E IL CIELO DI MILANO<br />

Dal 14 al 26 aprile a Milano il teatro dell’Elfo ospiterà<br />

Tra la Terra e il cielo, il nuovo spettacolo di Giorgio Barberio<br />

Corsetti presentato a Benevento nel settembre<br />

’08. Un “mistero” laico tra il moderno e profano che<br />

racconta la giornata di quattro personaggi che incontrano<br />

angeli e diavoli. L’impronta più originale del nuovo<br />

spettacolo di Giorgio Barberio Corsetti è l’uso del video,<br />

utilizzato non solo in senso scenografico, ma come elemento<br />

costitutivo della stessa drammaturgia. In teatro<br />

la tecnica cinematografica del chroma-key crea un corto<br />

circuito tra presenza e immagini, realtà e immaginazione<br />

che ben si presta al tema metafisico della pièce.<br />

Nello stesso tempo lo spettatore può vedere gli attori<br />

in azione, l’elaborazione del modellino e la sovrapposizione<br />

delle immagini sullo schermo.


VIVAVERDI<br />

35<br />

BRUXELLES, GIORNATE PROFESSIONALI DEL CINEMA<br />

Si svolgeranno a Bruxelles, dal 15 al 18 giugno 2009, le<br />

prime Giornate professionali del cinema a livello europeo.<br />

L‘evento si chiamerà European Cinema Summit e interesserà<br />

gli operatori di diciotto paesi. Saranno attivi circa 28<br />

mila schermi. Il paese dove si svolgerà l’European Cinema<br />

Summit cambierà ogni anno. Sede della manifestazione<br />

nella capitale belga sarà il Kinepolis Theater.<br />

IL SOLE DENTRO DI ME DI PINO DANIELE<br />

E’ il Blue Note di Milano ad ospitare, il 29 marzo, la prima<br />

tappa del tour di Pino Daniele, che proseguirà ad<br />

aprile, organizzato e prodotto da F&P Group e Blue Drag.<br />

Anticipato dal singolo Il sole dentro di me, il suo nuovo<br />

album di inediti Electric Jam sarà presentato nella tournée.<br />

Dal titolo si percepisce la volontà del cantautore<br />

napoletano a voler tornare al passato, alle sonorità da<br />

jam session suonando di nuovo con i compagni degli<br />

esordi per condividere con loro i blues che lo hanno reso<br />

famoso. Pino Daniele duetta anche con il rapper J<br />

Ax, nel singolo Il sole dentro di me.<br />

MOGOL PER IL TOUR MUSIC FEST DA ROMA<br />

La terza edizione del Tour Music Fest – Festival Nazionale<br />

della Musica emergente – parte da Roma il 5 maggio.<br />

Il successo riscosso nelle edizioni precedenti ha reso<br />

il primo festival italiano itinerante dedicato alla musica<br />

emergente un momento di incontro per appassionati,<br />

cantanti, musicisti, band, giornalisti, addetti ai lavori<br />

e soprattutto, discografici. Il Tour Music Fest torna<br />

con la novità di un premio discografia. Il Tour Internazionale<br />

arriverà anche in Francia, Spagna e Inghilterra.<br />

La finale sarà nello storico Piper Club di Roma con una<br />

giuria presieduta da Mogol, Luca Pitteri, Franco Fasano,<br />

Robert Steiner, Giampaolo Rosselli (Sony Bmg), Massimo<br />

Bonelli (Cni Music), Sandro Comini. Per partecipare<br />

al Tour Music Fest 2009, consultare il sito:<br />

www.tourmusicfest.it.<br />

ANTEPRIMA NAZIONALE DI HIJAB O DEL CONFINE<br />

La Fondazione Aida Teatro Stabile di Verona presenta, in<br />

anteprima nazionale, l’ 8 e 9 maggio a Verona (ore 21.00<br />

Teatro Filippini), Hijab o del confine, per la regia di Letizia<br />

Quintavalla. Lo spettacolo nasce dal progetto biennale ReconcArt<br />

acronimo di Reconciliation through Art: perceptions<br />

of Hijab finanziato dalla Commissione Europea per Crossing<br />

Borders-Connecting Cultures, Cultura 2007-2013,con<br />

l’obbiettivo di esplorare, attraverso il linguaggio teatrale, le<br />

questioni fondamentali legate all’uso del velo islamico. E’<br />

un modo di unire donne musulmane e italiane attraverso<br />

l’arte. Il progetto nacque nel 2007 quando, a Verona, si è<br />

formato un gruppo di donne residenti nella città scaligera<br />

provenienti da Algeria, Marocco, Palestina, Brasile e Italia<br />

coordinate da Gabriel Maria Sala (direttore Master in Mediazione<br />

culturale-Università di Verona).<br />

Lunezia 2009<br />

ANTEPRIMA DEL DOCUMENTARIO SU RINO GAETANO<br />

AL CAPRI FILM FESTIVAL<br />

Nel corso della terza edizione di Capri Film Festival, in<br />

programma dal 16 al 19 aprile nell’isola, sarà presentato<br />

in anteprima un documentario sulla vita del cantautore<br />

Rino Gaetano. Nel docufilm intitolato E cantava le<br />

canzoni, il regista Luca Federico ha ricostruito la vita<br />

del cantautore attraverso una serie di interviste di Giampiero<br />

Marrazzo alla sorella e agli amici.<br />

I QUINTORIGO OLTRE I CONFINI MUSICALI<br />

I Quintorigo tornano in concerto con due spettacoli distinti<br />

e paralleli e ripercorrono le tappe di una carriera<br />

iniziata nel 1996. Un repertorio che ha evidenziato la loro<br />

naturale propensione ad abbattere i confini tra generi<br />

musicali. A 30 anni esatti dalla scomparsa di Charles<br />

Mingus (1922-1979), i Quintorigo riportano sul palco il<br />

grande tributo al genio del compositore statunitense<br />

con cui si sono aggiudicati il prestigioso titolo di “Miglior<br />

formazione del 2008” secondo il referendum annuale<br />

indetto dalla rivista Musica jazz. Dopo Roma, San Ginesio,<br />

Padova e Napoli, Cervia, Genova il tour si conclude<br />

a Reggio Calabria il 25 aprile.<br />

PREMIO LUNEZIA, PARTNER-SHIP CON<br />

WARNER MUSIC ITALIA<br />

Dopo la scoperta di Giua, di Domenico Protino (vincitore<br />

del Festival di Vina del Mar 2008) il Premio Lunezia<br />

ripone aspettative anche per l’ultima vincitrice della sezione<br />

nuove proposte: la cantautrice romana Pilar.<br />

L’edizione 2009 presenta la novità della partner-ship con<br />

Warner Music Italia, grazie alla quale si procederà ad un<br />

preascolto live di tutti i finalisti fra il 23 e il 25 Giugno<br />

presso il “Massive Arts Studios” di Milano. Le iscrizioni<br />

si chiuderanno il 31 Maggio. Le serate del Lunezia Nuove<br />

Proposte si svolgeranno a Marina di Carrara il 23<br />

Luglio e in Aulla il 25/26 Luglio.


A destra l’ultimo libro con cd di<br />

Branduardi “La pulce d’acqua”<br />

del 2007, Gallucci editore<br />

VIVAVERDI<br />

36<br />

musica<br />

ANGELO BRANDUARDI<br />

IL MIO VIAGGIO<br />

NEL FUTURO ANTICO<br />

di Flaviano De Luca<br />

Foto di Emanuele Merlo<br />

Tre attori, dodici ballerini e diversi musicisti<br />

sul palcoscenico per la Lauda di San<br />

Francesco, in scena al teatro Sistina di Roma<br />

dal 10 al 12 aprile, un progetto che si lega<br />

direttamente a L’infinitamente piccolo,<br />

il disco uscito nel 2000 con undici canzoni<br />

tratti dalle fonti francescane. “Mi avevano<br />

proposto di farne un musical ma è un’operazione<br />

troppo inflazionata e non m’interessa<br />

affatto - racconta Branduardi - così ho deciso<br />

di ripercorrere i modi della lauda, lavorando<br />

sulle fonti. Salgo sul palcoscenico<br />

col mio violino, per cantare e recitare, suonare<br />

e parlare col pubblico, come i menestrelli-narratori<br />

che ereditarono i modi della<br />

lauda, una forma poetica che risale al tredicesimo<br />

secolo. La storia è quella di Francesco<br />

e del suo amore per la vita, la forte comunione<br />

di fede con Chiara, il percorso comune<br />

con frate Bernardo, insomma i tratti<br />

salienti della vita del santo, sullo sfondo di<br />

una dimensione coreografico-mimica mentre<br />

io da narratore offro il raccordo in un intreccio<br />

di dialogo e momenti musicali”.<br />

Nella sua lunga carriera, è stato più volte definito<br />

“menestrello della musica italiana”<br />

per la sua produzione fortemente influenzata<br />

dal madrigale, dalla musica rinascimentale,<br />

da una certa tradizione italiana. Lei ha<br />

studiato a lungo spartiti (e tecniche) medievali<br />

ma quando è scattata la necessità e la forma<br />

dell’approfondimento? O c’è una maniera<br />

di adattare e inglobare strutture sonore<br />

Autore di fama internazionale, cantante e polistrumentista, Angelo Branduardi è da anni<br />

impegnato nella ricostruzione filologica della musica medievale. Il suo ultimo spettacolo, La<br />

Lauda di Francesco, sulla base delle parole del santo di Assisi, sarà di nuovo in scena nelle<br />

città italiane in primavera prima di un lungo tour all’estero che partirà da Dusseldorf, in<br />

Germania, il 18 aprile e poi toccherà anche Lussemburgo, Belgio, Austria e Svizzera. L’abbiamo<br />

intervistato per capire meglio il senso di questa complessa operazione sonora e visuale.<br />

d’epoca?<br />

Zappa che ha scritto più volte i testi dei suoi<br />

“Io sono il trovatore e sempre vado per molti<br />

paesi e città. Ora che sono arrivato fin qui, in particolare?<br />

brani. Può raccontare la genesi di qualcuno<br />

lasciate che prima di partirne io canti.” Questa<br />

anonima citazione di un antico mene-<br />

miei brani a quattro mani, ma lei ne ha tre.<br />

Io e mia moglie Luisa scriviamo i testi dei<br />

strello tedesco è perfettamente adeguata a Posso ricordare la genesi della Pulce d’Acqua,<br />

descrivere il mio ruolo. Io ho sì studiato ispirata ad un racconto dei nativi d’America.<br />

spartiti e tecniche medioevali, ma le ho Il suo significato nascosto è che la musica<br />

adattate ed inglobate in strutture sonore esorcizza le ombre, e la peggiore delle ombre,<br />

cioè la morte.<br />

odierne. Il tentativo è quello di fare un<br />

passo indietro per farne in realtà due avanti.<br />

E’ il significato di quello che io chiamo to spesso lo scozzese Donovan e ha avuto lun-<br />

Tra i suoi modelli ispiratori lei ha cita-<br />

Futuro Antico.<br />

ghe frequentazioni con Paul Buckmaster e<br />

Come spiegherebbe il mistero della composizione<br />

musicale per lei, cantautore e policuni<br />

momenti precisi del suo itinerario mu-<br />

Maurizio Fabrizio, che hanno scandito alstrumentista.<br />

Si sente più metodico o intuitivo?<br />

Si mette alcune ore al giorno alla chimento,<br />

delle trasformazioni progressive nel<br />

sicale. Ci sono state delle tappe di avvicinatarra<br />

e così le vengono idee nuove o le arrivano<br />

in momenti diversi della giornata? rio genere, dall’adattamento delle poesie di<br />

suo repertorio che ha toccato estremi di va-<br />

Il mistero della composizione musicale è autori latini alle composizioni dei nativi<br />

l’intuizione pura. Ciò non toglie che al 10% d’America?<br />

all’ispirazione si debba affiancare il 90% di Qualcuno ha detto che la mia musica è come<br />

l’aglio, cioè un gusto preciso che piace<br />

traspirazione. Per dirla in maniera poetica,<br />

il tormento e l’estasi.<br />

molto o fa schifo. In questo senso mi auguro<br />

ci sia stata evoluzione nel mio Una persona importante è sua moglie Luisa<br />

repertorio,


Foto di Elise Valere<br />

VIVAVERDI<br />

37<br />

l’avvento della cultura digitale restituisce<br />

importanza alla forma “concerto”, che torna<br />

ad essere il centro ed il motore dell’espressione<br />

musicale. Non ho particolari suggerimenti<br />

o critiche da muovere alla <strong>Siae</strong> se<br />

non il compito di tutelare la creatività, che<br />

non può morire a causa dei download più o<br />

meno legali.<br />

L’avvento della cultura digitale dovrebbe<br />

portare ad un incremento di creatività e genialità,<br />

che invece non si notano, la finta democrazia<br />

che dovrebbe consentire ad ognuno<br />

di esprimersi al meglio, si risolve in realtà<br />

nel rumore del traffico, cioè quella cosa<br />

di cui ti accorgi solo quando smette.<br />

certo non rivoluzione e spero neppure involuzione.<br />

Lei è un autore molto amato dalle giovani<br />

generazioni cattoliche probabilmente per la<br />

forte carica spirituale del suo repertorio ma<br />

anche per l’attenzione sempre avuta verso<br />

certo tematiche sociali e solidaristiche, dimostrate<br />

anche col grande concerto, davanti<br />

a Papa Giovanni Paolo II, nel 2000 a Roma.<br />

Una straordinaria sensibilità che lei ha<br />

analizzato e mostrato nella sua serie di album<br />

accomunati dall’idea di Futuro Antico.<br />

Può spiegare il suo atteggiamento? Non<br />

a caso il suo lavoro recente, La Lauda di Francesco,<br />

uno spettacolo di canti, balli e suoni,<br />

ispirato al “poverello di Assisi”, che porta<br />

in giro da qualche anno, richiama un pubblico<br />

di appassionati e di giovanissimi...<br />

Io sono un autore amato dalle giovani generazioni<br />

cattoliche per la forte carica spirituale<br />

che, a mio giudizio, è alla base di qualsiasi<br />

forma di espressione musicale.<br />

La musica infatti è estranea al luogo ed al<br />

momento, cioè non è qui ed ora, ma è uno<br />

sguardo gettato al di là della porta chiusa.<br />

In questo senso “oltre” è parte fondamentale<br />

della musica, e andare oltre significa<br />

trascendere. Nella Lauda di Francesco, che<br />

richiama un pubblico di appassionati e giovanissimi,<br />

questo concetto è basilare.<br />

Da Alla fiera dell’est del 1976 a La pulce<br />

d’acqua, da Cogli la prima mela a Si può fare,<br />

i suoi grandi successi hanno avuto una<br />

buona accoglienza anche in altri paesi europei,<br />

come la Germania, la Svizzera, la Francia.<br />

C’è un sottofondo comune che li rende<br />

familiari e popolari anche per pubblici differenti<br />

come possono essere le platee tedesche,<br />

francesi o inglesi?<br />

La mia musica, oramai da trenta anni, è popolare<br />

un po’ in tutta Europa. Credo che il<br />

motivo vada ricercato nell’italianità che<br />

esprime e nel mio personaggio che i giornalisti<br />

definiscono molto “italiano”. Non un<br />

rappresentante del bel canto come ad esempio<br />

Ramazzotti, ma una sorta di reincarnazione<br />

di un signore rinascimentale.<br />

Il mondo della musica vive una trasformazione<br />

epocale con l’avvento della cultura digitale<br />

e il calo del supporto fisico. Quale deve<br />

essere il ruolo della <strong>Siae</strong> in questo periodo?<br />

E quali sono gli eventuali suggerimenti<br />

o critiche da muovere alla Società degli<br />

Autori ed Editori? In particolare come dovrebbe<br />

comportarsi per proteggere e far crescere<br />

le nuove leve di strumentisti e compositori?<br />

Il mondo della musica sta vivendo una trasformazione<br />

epocale che ne farà un’altra cosa.<br />

Cosa, con esattezza, non mi è dato di sapere.<br />

E’ d’altronde inutile lottare contro i<br />

mulini a vento. La trasformazione sarà gestita,<br />

spero, dalla <strong>Siae</strong> e dagli altri operatori,<br />

in modo che sia possibile ancora vivere<br />

di musica.<br />

Tendo a far notare che paradossalmente<br />

In poche righe...<br />

Angelo Branduardi è nato nel 1950 a Cuggiono,<br />

nella verde campagna milanese.<br />

Diplomato in violino al conservatorio, iscritto alla<br />

<strong>Siae</strong> dal 1973, qualche anno dopo arriva al grande<br />

successo con Alla fiera dell’est, una canzone e<br />

un album vendutissimi in tutta Europa. Nel 1978<br />

viene pubblicato La pulce d’acqua che sarà portato<br />

in giro dalla Francia alla Germania insieme con<br />

la Carovana del Mediterraneo (composta da altri<br />

grandi artisti come Banco del Mutuo Soccorso, il<br />

suonatore di launeddas Luigi Lai, Maurizio Fabrizio,<br />

Mizrahi). Nel 1979 presenta i brani del nuovo<br />

album, Cogli la prima mela, e si esibisce alla Fête<br />

de l’Humanité, a Parigi, davanti a 200mila persone.<br />

Nel 1983 esce l’album Cercando l’oro, con la<br />

presenza dell’ospite Alan Stivell all’arpa celtica e<br />

alle cornamuse, l’anno successivo cura la colonna<br />

sonora di State buoni se potete, il film di Luigi Magni<br />

(seguiranno poi quelle per Momo, 1986, di Johannes<br />

Schaaf, Luci lontane, 1987, di Aurelio Chiesa,<br />

Secondo Ponzio Pilato, 1989, di Luigi Magni).<br />

Nel 1992 nuova casa discografica, l’Emi, e nuovo<br />

disco, Si può fare, con la collaborazione del canadese<br />

Zachary Richard poi un disco dal vivo, Camminando<br />

camminando (1996) e quello coi testi di<br />

Giorgio Faletti, Il dito e la luna (1998). In quel periodo<br />

comincia la serie di Futuro Antico, con adattamenti<br />

di musiche e canzoni medievali, e collaborazioni<br />

con un ensemble classico Cominciamento<br />

di Gioia diretto dal maestro Renato Serio. Nel 2000<br />

è l’ora di L’infinitamente piccolo, ispirato alla lauda e<br />

tratto dalle scritture di san Francesco d’Assisi. Nel<br />

2003 viene pubblicato Altro ed altrove, parole d’amore<br />

di popoli lontani.


VIVAVERDI<br />

38<br />

letteratura<br />

MARIO DESIATI<br />

“SONO STATO UN DIVORATORE DI LIBRI<br />

E OGGI LI VOGLIO FAR CRESCERE BENE”<br />

di Alessandro Trigona Occhipinti<br />

“Sono nato nel ’77, a Locorotondo, Bari” racconta<br />

“ma sono di Martina Franca. E lì ho<br />

vissuto fino a quando non mi sono trasferito<br />

a Bari per studiare giurisprudenza all’Università.<br />

Dopo ho vissuto per qualche tempo<br />

a Milano e poi a Roma, dove oggi vivo e<br />

lavoro”. Mario Desiati è uno scrittore di appena<br />

trentuno anni. Tre i romanzi da lui pubblicati:<br />

Neppure quando è notte (PeQuod,<br />

2003), Vita precaria e amore eterno (Mondadori,<br />

2006), Il paese delle spose infelici<br />

(Mondadori 2008).<br />

Mario Desiati è di buona famiglia di estrazione<br />

cattolica. Il padre è avvocato, la madre<br />

insegnante. Cresce, quindi, in un ambiente<br />

in cui la cultura è di casa e i libri sono presenti<br />

non tanto per riempire uno scaffale,<br />

ma per essere aperti e letti. “Ho iniziato leggendo<br />

poesie. Sono state il mio primo amore<br />

letterario. Leggevo e scrivevo poesie. Da<br />

lì, il passaggio alla letteratura è stato automatico”.<br />

Grazie ad una nutrita biblioteca di<br />

famiglia, il giovane Desiati trascorre le sue<br />

giornate a sfogliare i libri di poesia e narrativa<br />

per ragazzi. Lo si può immaginare sdraiato,<br />

a pancia in giù, su di un tappeto intento<br />

a sfogliare libri. E a sognare. “Le mie prime<br />

letture sono state: Cuore, Marcovaldo di Calvino,<br />

Pinocchio del quale avevo un’edizione<br />

speciale del tutto particolare. Era un grande<br />

libro con tante immagini nelle quali mi<br />

perdevo. Un altro libro importante per me<br />

fu l’Odissea che mi introdusse nel mondo<br />

Ha pubblicato il suo primo romanzo, Neppure quando è notte, poco più di cinque anni fa. Da<br />

allora Mario Desiati ha cominciato il suo apprendistato alla rivista Nuovi Argomenti di cui è<br />

stato capo redattore. Ma si è confermato come uno dei brillanti giovani talenti della scrittura,<br />

transitando dalla Roma del Giubileo a quella del precariato e dei lavori atipici, fino a tornare al<br />

sud natìo con Il paese delle spose infelici passando per la raccolta di Italville, gli scrittori che<br />

avevano voglia di raccontare le diverse Italie.<br />

magico dei classici greci. Una grande scoperta,<br />

per tanti versi illuminante”.<br />

Avrebbe mai pensato di fare lo scrittore?<br />

La scrittura mi appartiene. Guardavo quei<br />

libri, li leggevo, recitavo le poesie e provavo<br />

grande ammirazione per i loro autori. Ma<br />

forse la mia non era solo ammirazione.<br />

Il richiamo della natura? Lui sorride all’idea.<br />

E lo fa con gli occhi e con tutta la sua<br />

espressività ancora giovanile.<br />

Possiamo anche dire così: il sangue non è<br />

acqua e allora inutile resistervi. Bisogna solo<br />

capire l’intensità di quel richiamo e la reale<br />

capacità di concretizzare una siffatta aspirazione.<br />

Ma la scrittura è anche inganno. Desiati appare<br />

imbarazzarsi e, ridacchiando, si confessa.<br />

Un giorno, a scuola, non avendo fatto i compiti,<br />

scrissi una poesia spacciandola per un<br />

testo poetico di un anonimo del medioevo.<br />

Ovviamente la professoressa comprese<br />

l’imbroglio e, pur divertita, mi redarguì con<br />

severità.<br />

Quella fu la sua “iniziazione” alla scrittura?<br />

Fu solo un modo per cercare di evitare una<br />

nota di demerito. Cominciai a scrivere, invece,<br />

in modo sistematico intorno ai quindici,<br />

sedici anni. Tutti scritti che, poi, mi sono<br />

premurato di distruggere. Nella biblioteca<br />

dei miei genitori c’erano anche libri<br />

proibiti: Henry Miller, per esempio. Ma anche<br />

Moravia, tutto Moravia, ed io, naturalmente,<br />

leggendoli, ne rimanevo colpito. Cominciai<br />

così a leggere con sempre maggiore<br />

avidità. In modo quasi ossessivo. Leggevo<br />

di tutto: Pasolini, Tondelli, Kafka, che ho<br />

molto amato. Le poesie di Montale, le opere<br />

di Goffredo Parise, che ritengo essere uno<br />

scrittore importantissimo, direi fondamentale<br />

per poter scrivere oggi. Inoltre, già da<br />

allora, ero un gran cultore di riviste letterarie,<br />

di poesia: Nuovi argomenti, Linea<br />

d’ombra. Di tutto insomma.<br />

Com’era il rapporto con i suoi genitori?<br />

Ottimo, anche se, tenuto conto della differenza<br />

di età, soffrivo un po’ vedendo i miei<br />

compagni avere genitori più giovani. Una<br />

discrasia di cui parlo ne il paese delle spose<br />

infelici.


Mario Desiati, poco più che trentenne,<br />

all’attivo tre romanzi, si è già imposto<br />

all’attenzione della critica e del pubblico<br />

E come era da ragazzo? Un classico bravo ragazzo,<br />

un po’ secchione, sempre sui libri oppure…?<br />

A scuola il giudizio era il classico: “può fare<br />

di più”. E, nonostante la mia provenienza<br />

borghese, ragazzino frequentavo la schiuma.<br />

Che intende per schiuma?<br />

Sono sempre stato un appassionato di calcio.<br />

Frequentavo, così, i campetti insieme a<br />

ragazzi della zona, tutti o quasi di estrazione<br />

sociale diversa dalla mia. Ragazzi con seri<br />

problemi in famiglia, abbandonati a se<br />

stessi.<br />

L’immagine è quella di un bravo ragazzo, di<br />

corporatura esile, che gioca a pallone in un<br />

campetto di periferia con tanti ragazzi di<br />

strada. Lui è inevitabilmente diverso. Ma<br />

non ci fa caso o finge di non farlo.<br />

L’importante è giocare mantenendo sempre<br />

un buon rapporto con gli altri.<br />

Non è che fossi bravo, mentre lì, c’erano alcuni<br />

ragazzi che lo erano davvero.<br />

Come Cassano, il genio e sregolatezza di Bari<br />

vecchia?<br />

Avevano la sua stessa rabbia e, se vogliamo,<br />

disperazione ma meno talento, ovviamente.<br />

Così sono cresciuto con loro e ne sono<br />

orgoglioso. Quella del calcio, in quella particolare<br />

situazione, è stata per me una vera<br />

e propria palestra di vita.<br />

Torna alla mente il personaggio di Veleno,<br />

studente borghese, appassionato di calcio,<br />

del romanzo Il paese delle spose infelici, e<br />

il suo rapporto con Zazà, che vive, invece, in<br />

quartieri popolari.<br />

Scrivere, per molti versi, è raccontarsi, cosa<br />

molto difficile da fare riuscendo ad astrarsi<br />

da se stessi. I personaggi, allora, divengono<br />

una trasposizione del proprio modo di<br />

essere, delle proprie esperienze. Al liceo,<br />

invece, è cambiato tutto. O quasi. Altra scuola,<br />

altri compagni, nuove amicizie.<br />

Non più “schiuma”?<br />

Non per cattiva volontà o snobismo, ma quale<br />

inevitabile conseguenza di un cambio di<br />

scuola. I nuovi amici erano, comunque, persone<br />

eccezionali con le quali ho condiviso<br />

esperienze, passioni. Molti dei quali frequento<br />

ancora. Amici di vecchia data, insomma.<br />

In quel periodo, inoltre, ho cominciato<br />

a scrivere per giornalini scolastici. E<br />

anche a collaborare con riviste locali: Martina<br />

Oggi (Martina Franca, ndr), Puglia<br />

Press. Tutte esperienze che sono maturate


VIVAVERDI<br />

40<br />

letteratura<br />

In basso a sinistra, l’ultimo libro di<br />

Desiati “Il paese delle spose infelici”<br />

(Mondadori, 2008): Zazà, Veleno e<br />

Annalisa, tre adolescenti agli inizi degli<br />

anni ‘90 in un meridione marcescente,<br />

conoscono il potere<br />

totalizzante dell’amore.<br />

In basso a destra “Neppure quando è<br />

notte” (PeQuod, 2003), racconta in una<br />

Roma decadente di fine millennio,<br />

dei dolorosi segni del nostro presente,<br />

visti con gli occhi di un ventenne<br />

quando già frequentavo l’Università.<br />

Niente “lettere”?<br />

Rimaneva la mia vera passione. Per quanto<br />

riguarda invece gli studi, spinto anche da<br />

mio padre, mi iscrissi a giurisprudenza, studi<br />

che mi hanno permesso oggi di avere<br />

un’impostazione mentale (sottolineo mentale)<br />

e una preparazione che mi è molto utile<br />

nella mia attività quotidiana.<br />

La questione dei diritti d’autore? Perché<br />

scrivere, non è solo lo sviluppo drammaturgico<br />

di un romanzo, ma è la gestione dei diritti<br />

che dall’utilizzo di un’opera derivano.<br />

Essere consapevoli dei propri diritti è fondamentale.<br />

Uno scrittore oggi non può prescindervi.<br />

Di questo io ne sono perfettamente<br />

consapevole talmente che, se mi posso definire<br />

scrittore, poeta, sceneggiatore (de Il<br />

paese delle spose infelici sarà tratto un film,<br />

ndr), editor, presto potrei anche presentarmi<br />

come agente letterario!<br />

E ride sotto i baffi, sotto quei baffetti, un<br />

po’ radi, che ha. E lo sguardo sembra tradire<br />

una scelta quasi fatta. Quasi.<br />

È un discorso particolare quello del diritto<br />

d’autore. All’inizio della mia attività di scrittore<br />

non credevo, o almeno non immaginavo<br />

che potesse essere così importante, poi,<br />

progressivamente, ne ho preso coscienza e<br />

l’aver studiato giurisprudenza mi ha permesso<br />

di essere in grado di gestirmi e gestire<br />

tutte le problematiche che, attorno alla<br />

produzione di un’opera, ruotano.<br />

E la <strong>Siae</strong>?<br />

Diciamo che ancora non mi è chiaro il rapporto<br />

con la <strong>Siae</strong>. Per uno scrittore, in modo<br />

particolare uno giovane, la <strong>Siae</strong> è come<br />

un gigante che sta lì, fermo, immobile. Tu<br />

sai che c’è, che può esserti utile, ma non riesci<br />

a capire come. Contestualmente hai la<br />

sensazione che anche questo gigante sia consapevole<br />

di poterti essere utile, ma non sappia<br />

come farlo. Ma la questione vera è se, in<br />

effetti, il gigante <strong>Siae</strong> non lo sappia oppure<br />

se gli è impedito di farlo. Il tutto, allora, diviene<br />

una non semplice questione di volontà,<br />

volontà politica intendo.<br />

Diritti d’autore, <strong>Siae</strong>, gli scrittori, una questione<br />

che rimane aperta e che, in un modo<br />

o nell’altro, sarà necessario risolverla… in<br />

un modo o nell’altro. Ma torniamo lì dove<br />

abbiamo lasciato il nostro studente universitario<br />

di Martina Franca, allora ancora aspirante<br />

scrittore. Desiati si diverte e prosegue<br />

il racconto.<br />

Lui sta bene! Studia e scrive, continua a farlo<br />

perché gli appartiene, è nel suo Dna. Tanto<br />

che riesce a laurearsi in giurisprudenza<br />

con una tesi su Kafka.<br />

Il che è il massimo! Un aspirante avvocato<br />

che si laurea con una tesi di letteratura.<br />

È la passione che inevitabilmente fa capolino<br />

e, anche allora, mi spingeva ad andare<br />

in una direzione piuttosto che in un’altra.<br />

Non era certo un caso che, mentre davo gli<br />

esami della mia facoltà, frequentavo le lezioni<br />

di filosofia e lettere, in particolare un<br />

corso speciale sulla letteratura tedesca. E<br />

leggevo, continuavo a leggere tanto. Molti<br />

esordienti italiani. A quel punto la mia scrittura<br />

si concretizza nel romanzo, Neppure<br />

quando è notte, scritto nel 2000 ma pubblicato<br />

da PeQuod nel 2003. Era un libro nato<br />

dalla mia prima esperienza romana. Infatti,<br />

in attesa di potermi laureare ed essendo<br />

l’anno del Giubileo, decido di andare a Roma<br />

per fare esperienza, una sorta di anno<br />

sabbatico. Tornato a Martina Franca, scrivo<br />

il libro che parla della Roma del Giubileo,<br />

delle nuove povertà, di fenomeni allarmanti<br />

come la microcriminalità, che va diffondendosi,<br />

delle “vecchie” tossicodipendenze<br />

in un’ambientazione da “corte dei miracoli”<br />

underground di fine millennio. Il libro<br />

è recensito da Enzo Siciliano su l’Unità.<br />

Lo contatto per ringraziarlo per le egregie<br />

parole spese nei miei confronti e lui mi offre<br />

l’opportunità di venire a vivere e lavorare<br />

a Roma a Nuovi argomenti.<br />

È l’occasione per Desiati di mettersi in mostra.<br />

Ma lavorare in una redazione, in una<br />

città particolare come Roma, non è sufficiente<br />

per vivere. Allora, per affrontare le<br />

difficoltà di sostentamento, si dà da fare ed


Foto Sicilia Marilia/Olycom<br />

“L’unico filo conduttore<br />

nella mia vita è la passione per i libri<br />

e ovviamente per la lettura,<br />

prima ancora che la scrittura”,<br />

dice Mario Desiati<br />

è costretto a lavoretti di ogni genere. Conosce<br />

così la realtà del precariato, la parcellizzazione<br />

del mondo del lavoro.<br />

Da questa esperienza nasce Vita precaria e<br />

amore eterno, scritto nel 2004 e pubblicato<br />

da Mondadori nel 2006. Un romanzo che<br />

parla proprio delle dinamiche del mondo<br />

del lavoro di oggi, le difficoltà del vivere da<br />

precario, senza diritti né sicurezze. Intanto<br />

il mio arrivo a Nuovi argomenti crea una sorta<br />

di piccola rivoluzione interna. La rivista,<br />

infatti, aveva un suo gruppo storico di riferimento,<br />

col mio arrivo avviene una trasformazione.<br />

Si crea un gruppo giovane di<br />

cui fa parte una serie di giovani scrittori:<br />

Alessandro Piperno, Roberto Saviano, Leonardo<br />

Colombati, Chiara Valerio, Carlo Carabba,<br />

Paolo Giordano. Un gruppo eterogeneo,<br />

senza una sua appartenenza geografica<br />

precisa, come di solito accade in<br />

tutti i gruppi letterari.<br />

Si crea quindi un gruppo?<br />

Questo no. È una nuova generazione che si<br />

propone e che deve evitare di porsi come aggregazione<br />

parodistica, cercando di mantenere<br />

la stessa curiosità per tutto ciò che è la<br />

letteratura e questo anche nel momento in<br />

cui si dovesse diventare, per dirla alla Arbasino,<br />

i “soliti stronzi”.<br />

Una cricca di potere letterario?<br />

È il rischio da evitare in assoluto. Bisogna<br />

mantenere la stessa attenzione per gli altri,<br />

per i più giovani senza chiudersi nell’autoreferenzialità.<br />

Sarebbe un suicidio. Il mio<br />

lavoro editoriale, per fortuna, mi permette<br />

di guardare oltre al mio universo.<br />

Qual è il suo rapporto con gli scrittori più<br />

“grandi”?<br />

Con i “grandi” il rapporto è ottimo. Ho imparato<br />

molto da loro ed ho con loro un eccellente<br />

rapporto. Lo è stato con Siciliano,<br />

ma lo è anche con Dacia Maraini, Ferruccio<br />

Parazzoli, Goffredo Fofi, Franco Cordelli.<br />

Tutte persone dalle quali si ha sempre qualcosa<br />

da imparare.<br />

E con i Marco Lodoli, Isabella Santacroce,<br />

Niccolò Ammaniti, Silvia Ballestra?<br />

Non esiste un vero rapporto personale. Ho<br />

letto e apprezzato i loro libri, ma niente di<br />

più. Conosco personalmente Ammanniti,<br />

ma non ci frequentiamo molto.<br />

E Antonio Moresco?<br />

L’ho amato molto e lo ritengo fondamentale<br />

per capire gli anni ’70 e il perché in Italia<br />

oggi c’è un certo modo di pensare ed esiste<br />

un certo tipo di classe dirigente. Mi piace<br />

molto la letteratura di “rottura”, quella che<br />

divide e in questa mia predilezione Moresco<br />

è un punto di riferimento. Ho adorato i<br />

suoi Lettera a nessuno e I primi canti del<br />

caos.<br />

Poi Desiati torna a parlare della sua attività<br />

di editor, del suo ruolo nell’editoria.<br />

È un lavoro duro, intenso, che se da un lato<br />

può arricchirti dall’altro può toglierti energie<br />

ed entusiasmo. È una questione di autodisciplina.<br />

Se riesci a tenere distinti i ruoli<br />

allora va bene, altrimenti soccombi. Come<br />

mi disse una volta un grande della letteratura,<br />

Luigi Malerba: riuscirai a fare questo<br />

mestiere se manterrai la testa pulita, senza<br />

farti condizionare troppo, nella tua scrittura,<br />

da logiche puramente editoriali.<br />

L’intervista si chiude con un accenno al nuovo<br />

romanzo. Parlerà di amianto, dell’Eternit.<br />

Letteratura di denuncia, quindi.<br />

Non si può fingere di non vedere, di non sapere.<br />

Accenna, ancora, alla sua passione per la<br />

Slow-life.<br />

È quella che manca oggi. Si vive da dannati<br />

sempre all’inseguimento di qualcosa, affannati,<br />

sempre di corsa e sempre in ritardo.<br />

Senza più avere il tempo di riflettere. ■


VIVAVERDI<br />

42<br />

musica<br />

Bozzetto di “Gabalo” personaggio<br />

de “Il re nudo” divertimento in tre atti di<br />

Luca Lombardi, su libretto<br />

di Sandro Cappelletto.<br />

Nella pagina accanto Luca Lombardi<br />

alla sua prima opera comica.<br />

Foto di Roberto Masotti<br />

INTERVISTA A LUCA LOMBARDI<br />

UNA FAVOLA CONTRO<br />

IL CONFORMISMO<br />

di Federico Capitoni<br />

Che i sovrani siano nudi ormai non è una<br />

novità. Quello che stupisce, semmai, è che<br />

nessuno di loro si vergogni. La favola del<br />

re nudo è estremamente attuale, spesso il<br />

suo insegnamento è applicabile a molte più<br />

situazioni e individui di quanto possiamo<br />

immaginare. E allora Luca Lombardi, uno<br />

dei nostri compositori più prolifici e internazionalmente<br />

noti, su questa storia ha<br />

deciso di scrivere un’opera. La sua quarta,<br />

dopo Faust. Un travestimento, Dimitri,<br />

o l’artista e il potere e Prospero: “ma questa<br />

è la mia prima opera comica, le altre<br />

tre, pur con dei momenti burleschi, erano<br />

abbastanza serie”. Non che Il re nudo,<br />

divertimento in due atti in prima assoluta<br />

al Teatro Nazionale di Roma il 20 marzo,<br />

non abbia un connotato morale:<br />

“L’argomento è serissimo – dice Lombardi<br />

– sono io a cercare di renderlo più leggero”.<br />

Complici di questa levità, un libretto<br />

brillante e dinamico scritto da Sandro<br />

Cappelletto e, in mezzo a tante voci liriche,<br />

per così dire “serie”, quella non impostata<br />

ma efficacissima di Elio: “Averlo<br />

scelto,mi fa pensare che, invecchiando,<br />

invece di chiudermi, mi apro a nuove esperienze.<br />

Quando fui contattato per scrivere<br />

una canzone per lui, ed era pochi anni fa,<br />

non sapevo neppure chi fosse”.<br />

Dunque, maestro Lombardi, cos’è Il re nudo?<br />

È un’opera da camera, anche se l’organico è<br />

piuttosto allargato: ci sono una decina di<br />

Lo definiscono un “compositore europeo” perché ha studiato, lavorato e ottenuto riconoscimenti<br />

un po’ dappertutto, da Basilea a Norimberga. Le sue opere, profondamente innovative, sono<br />

caratterizzate da un umanesimo impegnato, sulla scia di Dallapiccola e Nono. Dal 20 marzo a<br />

Roma, porta in scena la più recente, Il re nudo - basata sull’omonima pièce dello scrittore<br />

satirico russo Evgenij Schwarz, che combina insieme tre fiabe di Andersen - un’opera da<br />

camera con decine di personaggi, un coro e un’orchestra di trenta elementi, col libretto scritto<br />

da Sandro Cappelletto e la voce di Elio delle Storie Tese.<br />

personaggi, il coro e un’orchestra di una<br />

trentina di elementi. È la mia versione musicale<br />

di una pièce teatrale di Evgenij<br />

Schwarz, autore russo dell’epoca di Stalin.<br />

Come altre sue commedie, fu subito proibita,<br />

anche se lui in realtà prendeva di mira<br />

Hitler e il nazismo. Ma, si sa, tra dittatori c’è<br />

solidarietà… L’idea di quest’opera risale a<br />

più di venti anni fa, e quando il Teatro dell’Opera<br />

di Roma mi ha proposto una commissione,<br />

ho pensato che fosse venuto il<br />

tempo di realizzarla.<br />

La storia è però il risultato di tre favole legate<br />

tra loro…<br />

Sì. Sono tre favole di Andersen molto note,<br />

I vestiti nuovi dell’imperatore, La principessa<br />

sul pisello e Il guardiano dei porci.<br />

Schwarz ha assemblato le tre storie. Per dire,<br />

il guardiano è uno dei due sarti che fanno<br />

i vestiti dell’imperatore, mentre la principessa<br />

è la stessa che si innamora del porcaro<br />

e promessa sposa di quello che sarà il<br />

re nudo. Mi interessava affrontare la sempre<br />

attuale questione dei re nudi (perché<br />

non ce n’è uno solo, e di certo non soltanto<br />

nella politica, ma ovunque, ovviamente anche<br />

nella musica). Spesso la gente, per conformismo<br />

o ipocrisia, apprezza ed esalta cose<br />

del tutto inconsistenti. Si accettano valori<br />

consacrati senza analizzarli criticamente.<br />

È un problema noto a tutte le epoche, che<br />

ho voluto affrontare in maniera leggera, rivolgendomi<br />

a un pubblico anche giovanile.<br />

E a chi è dovuta questa incapacità di vedere<br />

la nudità? Alle persone, all’establishment,<br />

ai re?<br />

Un po’ a tutti. Certamente le dittature impongono<br />

un certo modo di vedere le cose e<br />

di comportarsi – questo vale anche per le<br />

mode, o dittature culturali. Basterebbe, però,<br />

un po’ di senso critico. Quando si assiste<br />

a qualcosa (una mostra, un concerto, una<br />

rappresentazione teatrale…) non bisogna<br />

avere paura di esprimere il proprio giudizio<br />

o nascondersi dietro quello che dice la persona<br />

“autorevole”, altrimenti ci si comporta<br />

come gli spettatori dei vestiti nuovi del re:<br />

poiché i due sarti burloni li hanno convinti


VIVAVERDI<br />

43<br />

che solo chi è intelligente può vedere e apprezzare<br />

quei vestiti inesistenti, nessuno<br />

vuole passare per stupido e tutti lodano e celebrano<br />

il nulla.<br />

Diceva che l’opera è indirizzata anche ai giovani.<br />

Che musica ha scritto?<br />

Ho cercato, senza tradire me stesso, di scrivere<br />

in maniera piuttosto disinibita. Noi<br />

musicisti abbiamo un “super-io” musicale,<br />

dato dalla tradizione, dai maestri, dagli studi<br />

fatti. Questo super-io spesso ci impedisce<br />

di fare cose che vorremmo, ma che non<br />

osiamo fare per non trasgredire appunto<br />

quelle regole interiorizzate. Del resto, comporre<br />

è una scoperta continua, non si possono<br />

porre limiti alla creatività. Penso che<br />

l’universo della musica contemporanea sia<br />

molto composito. Negli anni della mia giovinezza,<br />

anche in musica c’era una “guerra<br />

fredda” che contrapponeva il blocco dei<br />

compositori d’avanguardia a quello dei compositori<br />

conservatori (Šostakovic, Britten,<br />

per fare due soli esempi). Oggi apprezzo<br />

compositori diversissimi tra loro, non solo<br />

Stockhausen (col quale andai a studiare alla<br />

fine degli anni sessanta), ma, per esempio,<br />

Bernstein. Componendo questa commedia,<br />

mi veniva di esclamare, parafrasando<br />

uno slogan politico degli anni sessanta e<br />

settanta: viva Bernstein, viva Weill, viva Offenbach!<br />

Si tratta, ovviamente, di riferimenti<br />

ideali, senza alcuna citazione stilistica. Un<br />

altro riferimento ideale potrebbe essere a<br />

Rossini. Ma, tornando alla sua domanda, devo<br />

dire che con i giovani ho fatto sempre ottime<br />

esperienze. E’ il pubblico adulto a essere<br />

spesso prigioniero dei propri pregiudizi.<br />

E il libretto? Che linguaggio viene usato?<br />

È un testo spiritoso, satirico, spesso in rima.<br />

C’è anche un coro dei maiali, che alla fine<br />

proclamano la “morale della favola”.<br />

Il re nudo è definito nel sottotitolo “divertimento”.<br />

Ma come spesso succede, le favole<br />

hanno risvolti amari. Alla fine di due ore<br />

di opera comica c’è il rischio che lo spettatore<br />

si alzi con l’amaro in bocca?<br />

Non credo. Se però lo spettatore capisce bene<br />

ciò di cui si parla, e se abitualmente si<br />

comporta come il popolo che acclama il re<br />

nudo, potrebbe “accenderglisi una lampadina”.<br />

Ma in genere non ci si identifica mai<br />

con gli ipocriti e i conformisti, quelli sono<br />

“gli altri”, noi siamo sempre diversi e migliori…<br />

Alla fine dell’opera tutti mettono in<br />

guardia dai re nudi, compreso il re nudo<br />

stesso….<br />

Oltre all’Italia lei ha due paesi che predilige<br />

e dove ha scelto di vivere parte della sua<br />

vita. Uno di questi è la Germania, dove ha<br />

anche studiato. È ancora vero che sia uno dei<br />

migliori luoghi per la formazione e<br />

l’espressione di un musicista?<br />

Nonostante tutto è ancora così, ma anche lì<br />

le cose stanno cambiando. Del resto, niente<br />

rimane così com’è, tutto è in movimento<br />

e anche da quella che ci può apparire una<br />

decadenza dei valori in cui crediamo, potrà<br />

nascere qualcosa di valido. Non bisogna rimpiangere<br />

il passato, ma continuare a fare le<br />

cose in cui si crede, con mente aperta a ciò<br />

che di nuovo si sviluppa. Quando avevo dieci<br />

o undici anni venni presentato (da Amedeo<br />

Baldovino, violoncellista del “Trio di<br />

Trieste”) a Hindemith, allora il più famoso<br />

compositore tedesco, come il più giovane<br />

compositore italiano. Ebbene, malgrado la<br />

mia età, mi sento ancora tale!<br />

L’altro paese è Israele…<br />

Sì, ho deciso di passare periodi sempre più<br />

lunghi in Israele, paese del quale recentemente<br />

ho preso la cittadinanza, pur non rinunciando<br />

a quella italiana. Questa scelta è<br />

la mia personale risposta all’atteggiamento<br />

anti-israeliano, molto diffuso non solo da<br />

noi. A mio avviso si tratta di un “travestimento”<br />

del vecchio antisemitismo. Non è<br />

sicuramente facile superare duemila anni di<br />

odio anti-ebraico, cosa che, per quanto riguarda<br />

la Chiesa cattolica, è cominciata ad<br />

avvenire solo pochi decenni fa con Papa Giovanni<br />

XXIII. Visitando Israele, mi sono reso<br />

conto che è completamente diverso da come<br />

viene generalmente raffigurato dai nostri<br />

media. È un paese bellissimo, che invito<br />

tutti a visitare per rendersene conto di<br />

persona. Proprio a Jaffa (Tel Aviv), dove abito<br />

a due passi dal mare, ho finito poche settimane<br />

fa di orchestrare Il re nudo.


VIVAnovantanovenovità<br />

a cura di Letizia Pozzo<br />

Piero Ciampi<br />

GLI SPARTITI<br />

Ricordi<br />

I 20 testi delle canzoni,<br />

con i rispettivi spartiti di<br />

questo autore, scomparso<br />

nel 1980, lontani da qualsiasi<br />

logica commerciale,<br />

sono di grande valenza<br />

storica nella musica popolare<br />

italiana. Ernesto De Pascale,<br />

definisce Ciampi nella<br />

prefazione “più un poeta<br />

che un cantante”. Scriveva<br />

con lui Gianni Marchetti, (autore<br />

di molte musiche), con<br />

il quale strinse un sodalizio<br />

fin dagli anni ’70. Insieme<br />

hanno creato brani come<br />

Livorno, Sporca estate,<br />

Quaranta soldati, quaranta<br />

sorelle. Membro della giuria<br />

del premio dedicato al<br />

grande compositore, De<br />

Pascale spera che “la<br />

stampa degli spartiti di<br />

Ciampi sia di stimolo per la<br />

ristampa dei dischi in vinile<br />

del cantautore, divenuti<br />

sempre più rari”.<br />

Fernando Fratarcangeli<br />

MINA, PAROLE…<br />

PAROLE… PAROLE….<br />

Arcana<br />

Non è un saggio critico, né<br />

una biografia dettagliata e<br />

neanche un’analisi approfondita<br />

di questo personaggio<br />

amato dal pubblico di tutte<br />

le età. Come scrive l’autore:<br />

“è un omaggio semplice e<br />

diretto verso l’Artista, composto<br />

da tanti aneddoti, da<br />

tanti ricordi, da tante canzoni,<br />

da tante parole…parole…<br />

parole!” ma è<br />

anche la storia di un intreccio<br />

tra l’icona Mina e le pagine<br />

migliori del nostro pop<br />

negli incontri con gli autori<br />

del periodo. Il libro è arricchito<br />

dalle preziose immagini<br />

di locandine e copertine<br />

dei dischi. Un’appendice<br />

racchiude la storia delle sue<br />

canzoni, e racconta come,<br />

quando e perché sono nate.<br />

L’autore, Fernando Fratarcangeli,<br />

è critico musicale,<br />

giornalista, conduttore<br />

radiofonico e direttore del<br />

mensile Raro! al quale collabora<br />

dal 1987. Con le edizioni<br />

Coniglio ha pubblicato<br />

anche un libro su Patti Pravo<br />

(2007) e Eros Ramazzotti<br />

(2008).<br />

Maria Grazia Terreni<br />

NON SOLO PIAF<br />

Minofrabettiproductions 2008<br />

Artista con un’esperienza pluridecennale nel teatro, nel<br />

doppiaggio, Maria Grazia Terreni si è esibita con musicisti<br />

jazz quali Tony Scott, Carlo Loffredo, Michele Pavese<br />

e Mandrake. In radio e televisione ha collaborato<br />

con Silvio Gigli, Corrado e Bruno Canfora. In questo primo<br />

album troviamo eleganza, passione, capacità interpretativa,<br />

la voglia di emozionare e di emozionarsi, sia<br />

quando interpreta i successi di Edith Piaf, sia nei classici<br />

sempreverdi quali Feelings, duetto con Tom Sinatra<br />

o Malafemmena in una versione di nostalgica atmosfera<br />

anni sessanta, ma soprattutto nei quattro brani di cui è<br />

autrice insieme a Mino Frabetti quali Les Amoureux c’est<br />

nous, Pour toi, Une femme fatale, Y yo me voy. Infine<br />

in Io sono così, brano autobiografico, Maria Grazia Terreni<br />

sprigiona la sua passione evocando in chi l’ascolta<br />

sentimenti di una vita vissuta in lotta tra amore e ragione.<br />

Gli arrangiamenti sono di Giorgio Costantini.<br />

Ivan della Mea<br />

ANTOLOGIA<br />

Ala Bianca<br />

Un documento sonoro e visivo, un Cd e un Dvd, di rara<br />

importanza. E’ l’unica raccolta dei brani più significativi<br />

della lunga carriera di Ivan Della Mea, artista-scrittore-compositore–giornalista-etnomusicologo-studioso<br />

e<br />

ricercatore. Il Cd contiene 20 brani, tra i quali Contessa<br />

di cui 4 inediti. Il Dvd contiene il film A quel omn sulla<br />

vita dell’artista, regia di Isabella Ciarchi. Il primo a tentare<br />

di descrivere Della Mea fu Umberto Eco che lo definì<br />

archetipo. E’ molto difficile catalogare questo personaggio<br />

che mischia canzoni d’amore e canzoni politiche.<br />

Gianni Mura lo definisce “cantacronista” che riprende<br />

la tradizione dei cantastorie alla Marino Piazza con<br />

una maggiore convinzione personale e politica.<br />

Ernesto De Pascale<br />

MY LAND IS YOUR LAND<br />

Esoteric recordings/<br />

Cherry<br />

Red/Audioglobe<br />

L’album, un progetto italo-inglese,<br />

sarà presentato<br />

dal vivo all’edizione<br />

2009 del prestigioso festival<br />

che i Fairport Convention<br />

organizzano ogni<br />

anno nel primo week-end<br />

di agosto a Cropedy nelle<br />

Midlands inglesi. Nato<br />

dall’incontro tra il giornalista-produttore-musicista<br />

Ernesto de Pascale e Ashley<br />

Hutchings, icona del<br />

folk britannico, il Cd è una<br />

raccolta di 13 brani originali<br />

con la partecipazione<br />

di 40 artisti internazionali<br />

da Clive Bunker cofondatore<br />

dei Jethro Tull, Peter<br />

Zorn e Chris Simpson,<br />

agli italiani Graziano Romani,<br />

Marian Trapassi e<br />

tanti altri. I brani sono realizzati,<br />

in equa parte, da<br />

musicisti italiani e britannici,<br />

che si misurano sul<br />

terreno comune della canzone<br />

d’autore, del folk, del<br />

rock con temi che vanno<br />

dalla cultura alla società,<br />

dallo sport al cibo, dalla<br />

memoria all’amicizia.<br />

Patrizio Fariselli<br />

STORIE ELETTRICHE<br />

Auditoriumedizioni<br />

L’autore è stato il tastierista<br />

degli Area, uno dei<br />

gruppi più importanti nella<br />

storia della musica italiana,<br />

dal 1972 per dieci<br />

anni. Dopo l’irrimediabile<br />

scomparsa di Demetrio<br />

Stratos ha continuato a<br />

suonare in modo brillante<br />

e poliedrico senza alcuna<br />

preclusione di stile, vivendo<br />

le tensioni degli incontri<br />

e delle “storie elettriche”.<br />

Dai momenti fondamentali<br />

con gli Area alle<br />

sperimentazioni teatrali si<br />

snocciolano racconti di<br />

un’intera vita con un tono<br />

molto appassionato, ma<br />

anche discreto e informale.<br />

Ne esce la coerenza di<br />

un musicista che ha vissuto<br />

(e vive) con le mani<br />

sulla tastiere del pianoforte<br />

ma che riesce a ricordare<br />

con simpatia personaggi<br />

picareschi (memorabile<br />

l’incontro con il primo<br />

chitarrista degli Area).<br />

Enrico Francioni<br />

SEGNI DEL TEMPO<br />

Wp-Dr<br />

L’autore, contrabbassista e compositore, ha arrangiato<br />

i lavori di Astor Piazzolla curandone l’incisione (Agorà).<br />

Vive nel Montefeltro dove, per dodici anni, si è dedicato<br />

alla composizione dei brani contenuti in questo Cd di<br />

musica contemporanea da camera, tra un concorso internazionale<br />

e l’altro. Protagonista dei pezzi è sempre<br />

il contrabbasso accompagnato da composizioni per viola,<br />

violoncello o arpa o chitarra o flauto. I brani si contraddistinguono<br />

per la perizia tecnica con pezzi registrati<br />

ottimamente e la capacità di cercare nuove strade<br />

in un genere musicale poco sfruttato.


VIVAVERDI<br />

45<br />

Alessandro Galati<br />

g PLAYS G<br />

2U Records<br />

Alessandro Galati è uno dei grandi talenti poco noti del<br />

pianismo jazz. E’ uno dei pochissimi - un altro è il<br />

cremasco Mario Piacentini - che con il suo suono e la<br />

sua originalità, si è lasciato davvero dietro le spalle il<br />

jazz per avventurarsi in un settore più sperimentale. Il<br />

Cd, che ricorda la prima esecuzione assoluta di uno dei<br />

capolavori del compositore George Gershwin, la suite<br />

Un americano a Parigi, è la registrazione live nel dicembre<br />

2008 a Firenze, del concerto che ha avuto lo scopo<br />

di finanziare il progetto benefico in Burkina Faso, a<br />

cura dell’Associazione culturale Oltre L’Arte, il cui ricavato<br />

sarà utilizzato per un service del Lions International<br />

Distretto 108 La Toscana: “Tutti a Scuola nel Burkina<br />

Faso”. g plays G (Galati plays Gershwin) è il titolo del programma<br />

del concerto del pianista fiorentino. Tra le più importanti<br />

collaborazioni di Galati quelle con David Murray,<br />

Steve Lacy, Lee Konitz, Enrico Rava, Paolo Fresu.<br />

Nicola Piovani<br />

EPTA<br />

Egea<br />

Il primo lavoro discografico che Piovani realizza per<br />

Egea. Il rapporto di collaborazione tra l’artista e<br />

l’etichetta scaturisce da un’intesa di fondo sul lavoro di<br />

ricerca, di costante attenzione alle tradizioni culturali,<br />

musicali del nostro paese. Epta è una suite orchestrale<br />

per sette musicisti che eseguono un ciclo di sette movimenti<br />

ispirati al numero sette, al suo fascino nella tradizione<br />

poetica, mitologica, biblica e nella matematica<br />

antica e contemporanea. Ognuno dei sette brani ha uno<br />

strumento principale che dialoga con gli altri sei. “Epta<br />

-scrive Piovani- è un progetto talmente impegnativo,<br />

anche dal punto di vista emotivo, che lo rimandavo di anno<br />

in anno. Ho incontrato due anni fa il professor Odifreddi<br />

a Crotone, al premio Pitagora, e a quall’incontro sono<br />

seguiti scambi di lettere che mi hanno dato il coraggio di<br />

mettere la matita sui pentagrammi. Il sentimento dominante<br />

di questa piccola suite nasce dalle peculiarità strettamente<br />

matematiche del numero sette, coniugate con l’ avvincente<br />

maestà delle sette porte di Tebe”.<br />

Giorgio Assumma, Gaia Mari, Giovanni Riffero<br />

MANUALE DI DIRITTO DELL’UNIONE EUROPEA<br />

Edizione Artemide<br />

Il testo costituisce la trascrizione elaborata delle lezioni<br />

tenutesi nell’ambito del Corso di “Diritto dell’Unione<br />

Europea” presso l’università romana Lumsa, facoltà di<br />

lettere e filosofia, Laurea specialistica in Lingue per la<br />

Comunicazione Internazionale. Gli autori dell’opera sono<br />

il Presidente della <strong>Siae</strong> Giorgio Assumma, Gaia Mari<br />

del Centro Studi Giuridici della <strong>Siae</strong> e Giovanni Riffero<br />

avvocato che opera nel campo del diritto d’autore e delle<br />

comunicazioni. La prima parte del volume è dedicata<br />

alla trattazione di alcuni temi considerati istituzionali<br />

in relazione allo studio dell’ordinamento giuridico comunitario.<br />

La seconda parte affronta l’analisi dei Diritti fondamentali<br />

sanciti dalla Costituzione Europea con speciale<br />

riferimento ai valori e agli obiettivi che ivi si trovano<br />

consacrati, nonché ai diritti e alle libertà fondamentali<br />

dei cittadini europei rispetto ai quali la seconda parte<br />

della Costituzione rappresenta un vero e proprio ‘catalogo’<br />

formale ed ufficiale.<br />

Pasqualino Maione<br />

IO SARO’ LI’ CON TE<br />

Prodotto e realizzato da Stefano Cenci<br />

Un team di grandi autori per questo primo cd di Pasqualino<br />

Maione. Stefano Cenci e Paolo Audino (che hanno<br />

firmato successi come Brivido felino) sono i produttori<br />

e autori, insieme a molti altri, (tra i quali Roberto Zappalorto<br />

e Andrea De Palma), di questo primo album di<br />

Pasqualino, detto “Paky” Maione, finalista di Amici nell’annata<br />

2007/2008. La canzone Io sarò lì con te, primo<br />

singolo che dà il titolo all’omonimo cd, è una canzone<br />

d’amore, ma anche una dichiarazione nei confronti<br />

dei suoi fan. E’ un album realizzato con le sonorità pop<br />

storicamente più accattivanti.<br />

A cura di Sarah Zappulla<br />

Muscarà<br />

LUIGI E STEFANO<br />

PIRANDELLO NEL TEMPO<br />

DELLA LONTANZA<br />

Editore<br />

Salvatore Sciascia<br />

È un prezioso carteggio<br />

che può essere anche<br />

considerato un saggio sul<br />

rapporto padre-figlio in<br />

quella ‘benedetta lontananza’<br />

di Pirandello tra Parigi<br />

e Berlino. La curatrice del<br />

libro, Sarah Zappulla Muscarà,<br />

ha ringraziato la<br />

<strong>Siae</strong> per l’ospitalità al Burcardo<br />

dove è stato presentato<br />

il volume. Il carteggio<br />

fornisce chiarimenti sugli<br />

aspetti più importanti<br />

della vita e dell’opera dell’<br />

autore affermato, ma angosciato<br />

dai problemi<br />

economici della sua famiglia<br />

densa di conflitti, divenuti<br />

materia letteraria<br />

tramite la capacità creatrice<br />

sia di Luigi sia del<br />

primogenito Stefano,<br />

scrittore e drammaturgo<br />

anch’egli. Una vicenda<br />

che si dipana in un arco<br />

di tempo che va dal 15<br />

aprile del 1919 al 30 settembre<br />

del 1936, alla soglia<br />

della scomparsa dell’autore<br />

agrigentino.<br />

Sergio Palumbo<br />

PIU’ CUORE NELLE<br />

TUE MANI<br />

Prodotto da Sergio Palumbo<br />

e Mauro Spenillo<br />

Il titolo e l’omonimo brano,<br />

è la sintesi delle 14<br />

tracce contenute in questo<br />

cd di Sergio Palumbo,<br />

un progetto realizzato dall’autore,<br />

che è anche un<br />

religioso camilliano, per<br />

far emergere la straordinaria<br />

figura di San Camillo.<br />

Palumbo ne sottolinea<br />

gli aspetti salienti in tre<br />

brani: Camillo (chi era Camillo),<br />

Conversione (momento<br />

decisivo della vita<br />

del Santo) e Carità Carità<br />

(il messaggio). Più cuore<br />

nelle tue mani è stato arrangiato<br />

da Mauro Spenillo.<br />

Collaborazioni: duetto<br />

in Attimo Presente con<br />

Rosario Morisco (Sanremo<br />

2008). Il sacerdote,<br />

autore dei brani, che ha<br />

conosciuto Madre Teresa<br />

di Calcutta in India, racconta<br />

i lunghi 15 anni spesi<br />

al servizio dei malati<br />

per diffondere un messaggio<br />

di speranza. Anche<br />

con la musica.


VIVAnovantanovenovità<br />

Servillo Girotto Mangalavite<br />

FUTBOL<br />

Il manifesto cd<br />

I tre musicisti si sono passati di mano in mano il libro<br />

dello scrittore Osvaldo Soriano, Futbol-storie di calcio,<br />

che ha ispirato la realizzazione di questo cd. Tredici brani<br />

che ruotano intorno a un pallone, profumati d’Argentina<br />

(il fiatista Javier Girotto è di Cordoba come il tastierista<br />

Natalio Mangalavite) e di forte caratterizzazione teatrale,<br />

con la voce di Peppe Servillo, degli Avion Travel, a<br />

dettare tempi e modi di questi curiosi personaggi. Come<br />

Obdulio Varela, il capitano dell’Uruguay, che vinse la<br />

Coppa del Mondo contro il Brasile al Maracanà nel 1950<br />

facendo piangere un paese intero, convinto di riuscire<br />

a battere in finale la nazionale del piccolo paese rioplatense.<br />

O il divo degli anni ’80, Diego Armando Maradona,<br />

descritto dagli inizi in un piccolo suburbio di Buenos<br />

Aires fino alla gloria planetaria. Tra Lo sfogo del mister<br />

e Per fare un gol, c’è pure l’unica canzone non originale,<br />

No te mueras nunca, un ‘espressione idiomatica, non<br />

morire mai, che tu possa vivere sempre, portandoci allegria<br />

e divertimento, dedicata sempre al pibe de oro.<br />

Samuel Adler<br />

LO STUDIO DELL’ORCHESTRAZIONE<br />

I manuali Edt/Sidm<br />

L’edizione italiana e la traduzione di questo volume sono<br />

curate dal compositore Lorenzo Ferrero che si è basato<br />

sulla terza ristampa (2002) dell’originale The Study<br />

of Orchestration pubblicato per la prima volta nel 1882<br />

e sempre più arricchito di contributi. Il Maestro Ferrero<br />

mette in evidenza che il libro nasce “ dalla convinzione<br />

che l’orchestra non sia la semplice somma delle sue<br />

componenti e che sia possibile individuare nelle partiture<br />

dei classici degli ultimi due secoli principi essenziali<br />

alla formazione degli studenti di composizione”. La<br />

principale preoccupazione del musicista Ferrero è stata<br />

quella di “arricchire dove possibile le informazioni utili,<br />

con particolare riguardo alle notizie storiche sugli<br />

strumenti e alle traduzioni in varie lingue anche dei termini<br />

di uso meno frequente”.<br />

Waywarson<br />

ALONE<br />

Prodotto da Paris Scaglione<br />

Un Cd di musica rock o, come ama definirla Paris Scaglione,<br />

una sorta di rinascita del rock adulto e melodico.<br />

I brani si avvalgono dell’apporto di Jorg Busellu e Anthony<br />

Miles. Il mare è una costante presenza in diverse<br />

canzoni insieme all’inutilità della guerrra e il rischio<br />

dell’alienazione creato dal mondo virtuale di Internet.<br />

L’album, registrato nel 2003, è stato re-mixato e rimasterizzato<br />

da Bruno Guerrini.<br />

Mario Baudino<br />

PER AMORE<br />

O PER RIDERE<br />

Guanda<br />

Un giallo ipnotico, sotteso<br />

sul filo d’una passione bizzarra:<br />

quella per le ragazze<br />

strabiche, che porterà il<br />

protagonista nel cuore della<br />

Provenza. Giocato sul crinale<br />

della peripezia, in un<br />

vorticoso giro di truffe, apparizioni,<br />

tradimenti, avventure<br />

dentro e fuori la legge,<br />

fino alla rivelazione (non<br />

definitiva) d’una setta esoterica.<br />

Un romanzo arioso<br />

ma serrato, ilare e amaro<br />

come un gioco di specchi<br />

picaresco che si rifrange<br />

tra Patty Pravo (i versi del<br />

titolo, da Pensiero Stupendo)<br />

e Jean Giono, per approdare<br />

all’ incanto di Marcel<br />

Pagnol nell’ era di internet.<br />

Solo la letteratura sa<br />

fare certi miracoli.<br />

Alain Elkann<br />

L’EQUIVOCO<br />

Bompiani<br />

Due amici avanti negli anni,<br />

si ritrovano, per caso<br />

dopo molto tempo e vanno<br />

alla scoperta del proprio<br />

passato, che non<br />

passa, anzi è più vivo che<br />

mai. Ma la dolcezza delle<br />

rimembranze, a poco a<br />

poco, si trasforma nell’opposto.<br />

Tornano i figli e<br />

con loro gli equivoci, gli<br />

inganni, le rivelazioni, con<br />

l’inconfessabile che viene<br />

a galla attraverso una<br />

lettera. Anche verso la fine,<br />

le “braci” continuano<br />

ad ardere.<br />

Antonio Del Giudice<br />

LA PASQUA BASSA<br />

Edizioni San Paolo<br />

La Pasqua bassa, secondo<br />

diffuse opinioni popolari,<br />

porta con sé sciagure.<br />

Parte da qui il romanzo<br />

d’esordio di Antonio<br />

Del Giudice, giornalista.<br />

Lo sfondo storico è l’8<br />

settembre 1943. Pinuccio,<br />

figlio di Peppino e Caterina,<br />

soldato sbandato,<br />

è a pochi chilometri da casa<br />

quando viene freddato<br />

da una raffica di mitra tedesca.<br />

Peppino lo viene a<br />

sapere da un soldato che<br />

si è salvato. Ritrova il figlio<br />

riverso su un mucchio<br />

di sassi della spiaggia<br />

adriatica. Con la morte<br />

del figlio comincia anche<br />

l’agonia del padre e la tragedia<br />

d’una famiglia contadina<br />

unita da povertà e<br />

solidarietà. C’è odore e<br />

sapore di Sud e tradizioni<br />

solide in queste pagine:<br />

terra, campi, fatica, uomini<br />

che lavorano e donne<br />

forti che mantengono viva<br />

la struttura sociale, gli<br />

affetti, le relazioni, tengono<br />

unito un mondo. Pagine<br />

intense, semplici, in un<br />

racconto intenso e «innocente»,<br />

come scrive Ermanno<br />

Rea nella postfazione.<br />

Pagine da teatro o<br />

da film alla Olmi. (A.F.)<br />

Mimma Gaspari<br />

PENSO CHE UN “MON-<br />

DO” COSI’ NON RITORNI<br />

MAI PIU’<br />

Baldini Castaldi Dalai<br />

L’epoca d’oro della discografia<br />

italiana -gli anni della<br />

Rca e di Morricone, di<br />

Gene Pitney e Claudio Baglioni,<br />

di Enzo Jannacci e<br />

Connie Francis- raccontata<br />

da una protagonista,<br />

Mimma Gaspari, una vita<br />

di lavoro nel mondo della<br />

musica. Per oltre trent’anni<br />

la Gaspari si è occupata<br />

delle strategie promozionali,<br />

dall’ufficio stampa<br />

alle apparizioni televisive,<br />

dei personaggi più importanti<br />

dello spettacolo musicale,<br />

passando dal festival<br />

di Sanremo al Cantagiro,<br />

dalle Messaggerie<br />

Musicali di Milano agli studi<br />

di via Teulada della Rai.<br />

Un viaggio autobiografico<br />

e divertente, ricco di<br />

aneddoti e curiosità. Funzionari<br />

e persone che stavano<br />

dietro le quinte di famosi<br />

programmi radiofonici<br />

che aiutarono a svecchiare<br />

l’universo italiano<br />

delle sette note; cantanti<br />

di successo e quelli che<br />

semplicemente lo sfiorarono.<br />

Tutto in un una godibile<br />

narrazione, una brillante<br />

storia del costume<br />

ambientata in anni formidabili.


Foto Rosy Romano<br />

dischi<br />

VIVAVERDI<br />

47<br />

CARBONI / SINIGALLIA<br />

SOGNO E SREGOLATEZZA,<br />

LA MUSICA DEGLI ANNI ’70<br />

di Stefano Micocci<br />

Luca Carboni ha avuto un’idea splendida: un<br />

disco che riproponesse alcune canzoni significative,<br />

che in qualche modo hanno caratterizzato<br />

gli anni settanta. Non le canzoni da hit<br />

parade, ma alcune di quelle che hanno massaggiato<br />

il cuore di quella generazione, riscoperte<br />

poi, in seguito, per motivi a volte misteriosi,<br />

anche dalle generazioni seguenti. Musiche ribelli<br />

non è un “omaggio a”, non è una collection,<br />

una compilation e neppure l’inizio di una<br />

raccolta antologica di poeti della musica. E’<br />

un’intuizione felice di Luca che ridà luce e forza,<br />

a suo modo, a una serie di “perle” d’autore,<br />

scelte alla fine di una riflessione molto arguta<br />

sulle canzoni della “diversità culturale”, della<br />

unicità intellettuale. Quella diversità culturale,<br />

quella visione della vita e del lavoro dell’autore,<br />

che unisce anche Luca Carboni e Riccardo<br />

Sinigallia e li ha portati a collaborare a questo<br />

tenero e struggente lavoro discografico. Musiche<br />

ribelli è anche un progetto live curato dalla<br />

“Friends e Partners” che andrà avanti nei teatri,<br />

da marzo e aprile fino all’estate 2009.<br />

“Luca mi ha proposto di fare questo disco con<br />

lui: abbiamo affittato una casa con giardino a<br />

Capo Perla, nell’Isola d’Elba e abbiamo lavorato,<br />

per due mesi, agli arrangiamenti e le performance,<br />

registrando parte dei brani sull’isola.<br />

Mentre i mixaggi sono stati fatti, in seguito,<br />

a Roma. Con Luca ho curato la produzione artistica<br />

del disco, e insieme con altri musicisti<br />

abbiamo suonato in tutti i brani.<br />

Ma l’aspetto altrettanto importante di questo<br />

viaggio insieme, sono i concerti live: la prima<br />

Luca Carboni e Riccardo Sinigallia in un disco “insieme” intitolato Musiche ribelli. Ma ci<br />

sono anche De Gregori e Claudio Lolli; Dalla, Guccini, Bennato e Battiato; Finardi, Jannacci e<br />

Pierangelo Bertoli, che Carboni ha reinterpretato scegliendo quei brani capaci di raccontare<br />

completamente i loro autori. In modo assoluto. Il risultato è un manifesto politico, culturale,<br />

poetico degli anni ’70, di rara completezza e bellezza.<br />

parte del concerto è dedicata al disco, e sono<br />

ospite di Luca per cantare insieme Ho visto anche<br />

degli zingari felici e La casa di Hilde. Nella<br />

seconda parte, cantiamo insieme Bell’amore<br />

(nel primo disco Riccardo Sinigallia), Amici<br />

nel tempo (che era nel disco Incontri a metà<br />

strada, ndr) e Gli autobus di notte. Ma inseriremo<br />

anche Cosa sarà di Dalla e De Gregori e<br />

Genova per noi, a proposito di collaborazioni<br />

artistiche, per ricordare Bruno Lauzi con una<br />

canzone di Paolo Conte.<br />

Ma probabilmente aggiungeremo altri brani<br />

che, al momento, stiamo solo provando.<br />

I concerti vanno molto bene, capita di avere davanti<br />

al palco, il pubblico dei grandi nomi della<br />

nostra musica. Il momento è difficile, ma la<br />

situazione è tale per cui si stanno delineando i<br />

giusti valori. Se i numeri delle vendite discografiche<br />

sono sensibilmente diminuiti, ai concerti<br />

la gente viene volentieri, c’è e si emoziona,<br />

partecipa e la voglia di musica dal vivo è sempre<br />

più forte. Me ne accorgo anche personalmente:<br />

sono due anni che sono costantemente<br />

“in concerto” chitarra e voce, in un’atmosfera<br />

di libertà assoluta, anche perché non ho niente<br />

da perdere. Nei locali, come nei grandi spazi.<br />

Il pubblico c’è, sempre, e anche quando so-<br />

no le 200 persone di un locale, si tratta di un<br />

pubblico cosciente, motivato e motivante, non<br />

ci sono malintesi, sa chi sei ed è lì per te…E<br />

questo ti da una carica straordinaria!”.<br />

Una nota sul disco: Ho visto anche degli zingari<br />

felici di Claudio Lolli, che nel disco Luca<br />

Carboni canta con Riccardo Sinigallia, riascoltata<br />

oggi, è più attuale e “provocatoria”<br />

di una canzone-manifesto come Eppure soffia,<br />

che pure rimane bellissima. Anche per<br />

i nostri attuali problemi con le etnie “altre<br />

da noi” così presenti nel nostro paese. Giusta<br />

anche la scelta de La casa di Hilde, sempre<br />

di De Gregori, che Carboni e Sinigallia<br />

interpretano insieme: del resto è una canzone<br />

evocativa di un periodo irripetibile di<br />

amicizia e collaborazione artistica, di Francesco<br />

con Edoardo De Angelis, con Giorgio<br />

Lo Cascio, con Antonello Venditti. E con musicisti<br />

come Centofanti, Ciotti, Giammarco,<br />

Minotti, Buzzi, Ciccaglioni e Montanari che<br />

in seguito si sono affermati anche come solisti<br />

e grandi performer, ed erano presenti,<br />

sin da allora, nel disco di De Gregori. I primi<br />

due anni dei ’70, sono uno spartiacque<br />

culturale epocale, tra un “prima” e un “dopo”,<br />

per la musica italiana.


“La mia avventura nello spettacolo<br />

è cominciata a tredici anni, per caso”,<br />

dice Paola Cortellesi.<br />

Le foto sono di Fabio Lovino<br />

VIVAVERDI<br />

48<br />

teatro<br />

INTERVISTA A PAOLA CORTELLESI<br />

FAR RIDERE?<br />

UN GIOCO DA RAGAZZE<br />

di Linda Brunetta<br />

Si è in parte<br />

disarmati<br />

di fronte<br />

all’eclettismo di<br />

Paola Cortellesi,<br />

quasi unico fra le attrici<br />

italiane della sua<br />

generazione. Attrice, autrice,<br />

cantante, presentatrice,<br />

imitatrice, le riesce tutto bene ed è<br />

anche bella e… molto alta! Si è quasi disarmati<br />

anche di fronte alla sua modestia, al suo<br />

essere così poco “star”, sempre pronta a<br />

creare sinergie, a lavorare insieme, a giocare<br />

insieme agli altri, che siano ospiti famosi,<br />

quasi sempre anche amici (nei suoi show<br />

televisivi) o attrici e attori in teatro e al cinema.<br />

Ma com’è cominciata la sua avventura nel<br />

mondo dello spettacolo?<br />

A tredici anni per caso. Confesso che<br />

mi esibivo in piccoli spettacoli per amici<br />

e familiari pazienti e comprensivi,<br />

in particolare adoravo cantare<br />

e un amico dei miei, Claudio<br />

Mattone, che in quel<br />

periodo collaborava come<br />

autore per il programma<br />

Indietro<br />

Tutta di Arbore, mi<br />

chiamò quasi per<br />

scherzo in uno studio<br />

di registrazione<br />

Le sue imitazioni del ministro Gelmini o di Sarah Palin sono irresistibili. Autentica regina della<br />

comicità femminile che passa con disinvoltura dal successo televisivo a quello teatrale e<br />

cinematografico, Paola Cortellesi possiede un talento e una versatilità straordinari. In<br />

quest’intervista, confessa di aver cominciato cantando e poi è passata al suo primo amore, il<br />

teatro classico, ma la voglia di scherzare l’ha portata in televisione.<br />

a cantare il jingle dell’immaginario sponsor<br />

della trasmissione: Cacao meravigliao.<br />

Era la sua voce, mentre nella trasmissione<br />

cantavano in playback e ballavano cinque<br />

brasiliane mozzafiato?<br />

Esatto, poi ho continuato a cantare per tutta<br />

l’adolescenza, nei pub, nelle feste, nei locali,<br />

con tre gruppi diversi, cover, ma anche<br />

rock e rhythm & blues. Lo facevo perché mi<br />

divertivo, ma soprattutto per guadagnare<br />

qualcosa.<br />

E dopo aver scoperto il primo dei suoi talenti,<br />

il canto?<br />

Poi ho mollato l’università e mi sono iscritta<br />

al corso di recitazione di Beatrice Bracco<br />

e subito ho cominciato a fare piccoli spettacoli<br />

nelle cantine, nei teatrini, ma non si<br />

trattava di spettacoli di cabaret. Per me il<br />

teatro è sempre stato teatro di prosa e aspiravo<br />

a ruoli classici: volevo fare Giulietta!<br />

Invece è proprio perché mi divertivo a scherzare<br />

e improvvisare nei camerini che mi<br />

hanno chiesto di fare un provino per Macao,<br />

il programma di Boncompagni. Ho accettato<br />

ed è stata un’esperienza che mi ha avvicinato<br />

al linguaggio televisivo.<br />

Ma il percorso teatrale non si è mai interrotto,<br />

anzi, e ne è la conferma Gli ultimi saranno<br />

gli ultimi, il suo recente monologo<br />

teatrale su un tema drammatico come la<br />

disoccupazione, che ha avuto un enorme successo.<br />

Come mai non ha mai riproposto i<br />

personaggi che hanno avuto successo in televisione<br />

anche a teatro?<br />

Il teatro e la televisione sono due linguaggi<br />

diversi. Uno sketch televisivo dura tre-quattro<br />

minuti e il personaggio è paradossale,<br />

eccessivo. Il teatro, che è il mezzo che conosco<br />

meglio, ha altri tempi, altri ritmi e io<br />

preferisco raccontare una storia, mantenere<br />

la fiducia che ha avuto in me il pubblico teatrale,<br />

solo per il fatto che è arrivato fino lì.<br />

Non mi sembrerebbe corretto fargli rivedere<br />

quello che ha già visto in televisione.<br />

Ha in mente un altro spettacolo teatrale nell’immediato<br />

futuro?<br />

Per il momento no. Il monologo è stato molto<br />

impegnativo, c’è voluto un anno per idearlo,<br />

scriverlo e prepararlo insieme a Massimiliano<br />

Bruno, Furio Andreotti e Giampiero<br />

Solari, poi due tournée di sette mesi l’una.<br />

Ci vuole una grande disciplina, anche fisica,


VIVAVERDI<br />

49<br />

per portarlo avanti.<br />

La televisione è meno impegnativa?<br />

Dipende. Quando lavoro ad uno show mi<br />

stanco moltissimo. E’ difficile immaginare<br />

per chi non l’ha mai fatto quanto lavoro ci<br />

sia dietro un programma: dall’ideazione, alla<br />

scrittura dei testi, alla realizzazione. Io ci<br />

tengo a seguire tutto, anche al montaggio sono<br />

sempre presente a rifinire, migliorare<br />

fino all’ultimo.<br />

Soprattutto perché il suo ultimo programma<br />

per la prima serata di RaiTre, Non perdiamoci<br />

di vista, era un one woman show?<br />

Con ospiti! E ci tengo molto quando invito i<br />

miei amici e colleghi a valorizzare le loro capacità,<br />

anche inconsuete, come quando sono<br />

venuti Pierfrancesco Favino e Claudio<br />

Santamaria che si sono trasformati in due<br />

perfetti trans. E ovviamente c’è bisogno di<br />

una preparazione accurata. Non credo che<br />

venga bene lo sketch quando qualcuno è a<br />

disagio perché è colto di sorpresa e magari<br />

non sa come reagire. Persino quando faccio<br />

il personaggio di Silvana, l’intervistatrice<br />

aggressiva, ho sempre fatto sapere prima le<br />

domande alla “vittima” di turno. Dev’essere<br />

un gioco, non una trappola.<br />

Quanto è diverso invece il lavoro come attrice?<br />

In un certo senso è più rilassante, in questo<br />

momento sto interpretando un ruolo in una<br />

serie televisiva per RaiUno, La casa, e in<br />

questo caso mi affido totalmente al regista<br />

Gianluca Tavarelli con il quale ho già lavorato<br />

in Maria Montessori. E’ una bellissima<br />

sceneggiatura di Sandro Petraglia e Stefano<br />

Rulli.<br />

Al cinema ha di recente interpretato una delle<br />

protagoniste del film di Enzo Monteleone,<br />

Due partite, tratto dalla omonima commedia<br />

di Cristina Comencini. I personaggi femminili<br />

scritti da una donna sono più aderenti alla<br />

sensibilità di un’attrice secondo lei?<br />

Mi sono molto identificata non solo nel mio<br />

personaggio, ma in tutti gli altri, un affresco<br />

femminile molto ironico e anche molto<br />

vero: “Le donne devono essere brave in tutto”,<br />

dice uno dei personaggi della commedia.<br />

Eppure sei sempre inadeguata, essere<br />

donna è un’aggravante: se sei una donna in<br />

carriera sei un caterpillar; se ti vesti seduttiva,<br />

sei una poco di buono; se ti copri troppo,<br />

sei un fagotto insignificante…<br />

I suoi personaggi televisivi a volte sono donne-vittime<br />

bistrattate dalla vita, a volte personaggi<br />

potenti e crudeli, tutte con un sorriso<br />

inquietante, che è una maschera molto<br />

femminile per poter dire di tutto. Come li<br />

sceglie?<br />

Io non ho un repertorio comico già testato<br />

a teatro negli spettacoli dal vivo, perché come<br />

dicevo, a teatro porto altri contenuti, e<br />

al cinema mi affido completamente al regista<br />

e cerco di interpretare al meglio il ruolo<br />

scritto dagli sceneggiatori, quindi se devo<br />

partecipare a un programma in televisione<br />

mi preparo prima appositamente leggendo<br />

giornali, guardando i talk-show, dove emergono<br />

i temi, i personaggi, i politici più in<br />

vista in quel momento, così mi è venuto in<br />

mente di imitare la Prestigiacomo, la Gelmini,<br />

Sarah Palin…<br />

Che ruolo ha la satira? Può anche far riflettere<br />

su determinati problemi di attualità?<br />

Io sono un’attrice comica, il comico è un dono<br />

e un allenamento e a mio parere non bisogna<br />

mai perdere di vista la leggerezza, che<br />

non significa superficialità. Il mio compito,<br />

anche se affronto un argomento che può<br />

essere considerato serio, è chiudere con una<br />

risata. Non sono né un politico, né un predicatore<br />

e non faccio un personaggio comico<br />

per fare polemiche, ma per divertire.<br />

In base a quali criteri fa le sue scelte artistiche?<br />

Considero un privilegio poter fare delle scelte,<br />

televisione, cinema, teatro oppure condurre<br />

o cantare, come ho fatto a Sanremo<br />

nel 2005, le canzoni scritte insieme a Rocco<br />

Tanica di Elio e le storie tese, che è uno<br />

dei miei autori di riferimento, perché anche<br />

la musica può essere uno sketch. Sono<br />

selettiva, ma non snob, di solito scelgo un<br />

ruolo in base alla storia. L’attore secondo<br />

me non è una rock star, l’attore da solo non<br />

va da nessuna parte, parla con gli altri. Anche<br />

se sei bravissimo in un brutto film nessuno<br />

ti noterà, perché è l’insieme che conta.


VIVAhanno detto<br />

a cura di Letizia Pozzo<br />

FEAGARL SHARKEY,<br />

RESPONSABILE UK<br />

MUSIC (associazione<br />

di discografici, artisti<br />

e produttori)<br />

“L’industria deve dare<br />

ai consumatori quello<br />

che vogliono, in<br />

maniera legittima,<br />

assicurandosi che gli<br />

artisti, i compositori e le case discografiche<br />

siano pagate”.<br />

La Repubblica , 20 gennaio 2009<br />

GERD<br />

LEONHARD,<br />

AUTORE DEL<br />

LIBRO<br />

The future of<br />

Music<br />

“Dobbiamo<br />

metterci dalla<br />

parte dei<br />

consumatori, di<br />

quei ragazzi di 15<br />

anni che usano<br />

Facebook, Twitter, Songza o Youtube, loro<br />

sono clienti dell’industria per i prossimi venti<br />

anni. Io credo che non si debba combattere il<br />

filesharing o le forme di network sociale che si<br />

stanno affermando, ma bisogna andare a un<br />

accordo con le compagnie telefoniche e gli<br />

internet provider che guadagnano tantissimo<br />

dal download di musica, film e altri contenuti.<br />

Io e tanti ragazzi oggi paghiamo un<br />

abbonamento per una connessione a banda<br />

larga per poter condividere contenuti digitali<br />

non certo per scambiarci mail. Credo che si<br />

debba chiedere aiuto ai Governi, ai paesi che<br />

hanno cominciato a capire che non si può fare<br />

finta di niente. L’idea della licenza legale (un<br />

abbonamento mensile per scaricare ciò che si<br />

vuole) sta facendo grandi passi avanti in<br />

Francia e Gran Bretagna con l’idea di far<br />

pagare una quota fissa alle grandi telecom<br />

telefoniche”.<br />

Il Manifesto, 21 gennaio 2009<br />

BOOSTA,<br />

TASTIERISTA DEI<br />

SUBSONICA<br />

“Sono convinto che la<br />

musica goda di ottima<br />

salute, in<br />

controtendenza con<br />

l’andamento<br />

pachidermico della<br />

discografia e del suo<br />

business che non hanno saputo tenere botta<br />

alla tecnologia. Noi veniamo da un tour di un<br />

anno sempre sold out : la gente risparmia su<br />

memorabilia, ma non sui biglietti di un<br />

concerto. La morte del cd è un suicidio più che<br />

un assassinio. La musica è come l’acqua: meno<br />

dighe ci sono, più gocce arrivano”.<br />

Corriere della Sera, 26 gennaio 2009<br />

GIUSEPPE GARGANI,<br />

PRESIDENTE DELLA<br />

COMMISSIONE<br />

GIURIDICA DEL<br />

PARLAMENTO<br />

EUROPEO<br />

“Non possiamo<br />

smettere, ad ogni<br />

livello, di alimentare la<br />

cultura, come persone e come politici: è un<br />

terreno che va perennemente coltivato. Sul<br />

piano politico e dell’interesse generale, per<br />

esempio, il problema della pirateria<br />

rappresenta un ostacolo continuo per lo<br />

sviluppo della creatività. La Commissione<br />

giuridica del Parlamento europeo sta<br />

lavorando per garantire, nello stesso tempo il<br />

rispetto del diritto d’autore e gli interessi dei<br />

fruitori. In fondo, questi due principi si<br />

trovano nella Dichiarazione Universale dei<br />

Diritti Umani; in particolare l’articolo 27<br />

recita (al punto 2): ‘ogni individuo ha diritto<br />

alla protezione degli interessi morali e<br />

materiali derivanti da ogni produzione<br />

scientifica, letteraria e artistica’ ”.<br />

<strong>Siae</strong>news, www.siae.it, 11 febbraio 2009<br />

GEOLOGIST (BRIAN<br />

WEITZ), ANIMAL<br />

COLLECTIVE<br />

“Oggi la gente può<br />

accumulare grandi<br />

quantità di musica in<br />

tempi talmente brevi<br />

che se ne dimentica. E<br />

poi la mettono sul loro<br />

iPod su shuffle e non<br />

sanno nemmeno cosa<br />

stanno ascoltando, mentre l’ascoltano! Oppure<br />

scaricano qualcosa, ne ascoltano 20 secondi e<br />

se non gli piace lo cancellano. Invece io da<br />

piccolo, non avevo molti soldi e quando<br />

compravo un disco lo ascoltavo tutto. Se non<br />

mi piaceva non lo buttavo (…) Mi dicevo: ‘<br />

Però la copertina è così bella… magari è il caso<br />

di riascoltarlo’… e diventava uno dei miei<br />

dischi preferiti! Forse oggi non sarebbe<br />

possibile, è scomparsa l’idea che la musica sia<br />

qualcosa a cui devi dedicare tempo e impegno.<br />

Per me gli album davvero memorabili sono<br />

opere compiute che voglio ascoltare senza<br />

interruzione, dall’inizio alla fine e poi ancora.<br />

Noi teniamo molto all’idea di fare un disco<br />

con un inizio e una fine. Vogliamo che il nostro<br />

pubblico lo ascolti per intero. Oggi, invece, la<br />

regola è stare attenti all’attacco e alla coda<br />

delle canzoni. (…) non ho intenzione di creare<br />

un disco tenendo a mente come suonerà su un<br />

iPod shuffle”.<br />

Rolling Stone, febbraio 2009<br />

MORISSEY, LEADER<br />

SMITHS<br />

“La musica pop oggi è<br />

diventata un trucco per<br />

abbagliare la gente,<br />

suoni supersonici e<br />

produzioni pazzesche<br />

per distrarre<br />

l’attenzione. Io vengo<br />

dalla musica vera.<br />

Quando ero bambino la gente non aveva<br />

neanche l’autoradio. Gli appassionati erano<br />

visti come marziani. Ora più abusiamo della<br />

musica, più il suo potere diminuisce. Oggi tutti<br />

vivono con il sogno di far parte di un reality<br />

show, come se diventare rockstar fosse un<br />

diritto acquisito”.<br />

La Repubblica, 5 febbraio 2009


VIVAVERDI<br />

51<br />

BRIGITTE ZYPRIES,<br />

MINISTRO DELLA<br />

GIUSTIZIA TEDESCO<br />

“Sarebbe un errore<br />

affidare agli ISP la<br />

responsabilità di<br />

disconnettere gli utenti<br />

che praticano file<br />

sharing illegale.<br />

Insomma,<br />

l’estromissione della Giustizia ordinaria da<br />

ogni procedura andrebbe considerata una<br />

violazione grave dei diritti dei cittadini.<br />

Tom’s hardware on line, 4 febbraio 2009<br />

NEK<br />

“Vorrei impegni più<br />

seri, anche nella lotta<br />

alla pirateria che sta<br />

uccidendo il mondo<br />

musicale. Suggerisco<br />

provvedimenti<br />

concreti. Non sarebbe<br />

male se tutti noi<br />

cantanti smettessimo di comporre pezzi o<br />

eseguirli: ecco, un bello sciopero generale<br />

forse spingerebbe i politici a muoversi”.<br />

Anna, 5 febbraio 2009<br />

CHIARA SARACENO,<br />

SOCIOLOGA DELLA<br />

FAMIGLIA<br />

“C’è sempre una dose<br />

di irrealismo nella<br />

fiction italiana, si<br />

vedono solo case<br />

meravigliose, come se<br />

abitassero tutti<br />

sull’Appia Antica. E’<br />

come se si parlasse<br />

sempre tra virgolette. E mi dispiace<br />

l’immagine delle donne: non accettano gli<br />

anni che passano. Vivono tutti sotto lo stesso<br />

tetto in modo irrealistico”.<br />

La Repubblica, 4 febbraio 2009<br />

DOMENICO<br />

PROCACCI<br />

“Bisogna opporsi alla<br />

logica per la quale è<br />

bello solo ciò che<br />

funziona<br />

commercialmente e<br />

contestare autentiche<br />

menzogne e<br />

stupidaggini come<br />

l’idea che senza i film di Natale non si<br />

potrebbero realizzare prodotti di interesse<br />

culturale ”.<br />

Giornale dello Spettacolo, 30 gennaio 2009<br />

GIANFRANCO FINI<br />

“Mai come oggi nella<br />

civiltà della<br />

comunicazione e<br />

dell’informazione<br />

appare centrale la<br />

ricchezza immateriale<br />

delle idee e della<br />

cultura nella vita<br />

collettiva, compresi i<br />

suoi ambiti economici. Non per niente, in<br />

quello che è definito il ‘Made in Italy’ sono<br />

molti a scorgere il segno della creatività<br />

italiana ed auspico che cresca la<br />

consapevolezza nelle istituzioni e nei cittadini<br />

della necessità di investire nel campo delle<br />

idee e della ricerca, che vanno annoverate tra<br />

le grandi risorse strategiche di un paese<br />

moderno”.<br />

Corriere della Sera, 17 febbraio 2009<br />

RENZO ARBORE<br />

“La tv attuale non mi è<br />

congeniale, è troppo<br />

hard, che tratti politica<br />

o gossip. E’ piena di<br />

risse verbali. Inoltre i<br />

giovani sono mortificati<br />

con il ‘velinume’ .<br />

Bisognerebbe tornare<br />

all’indice di gradimento, è l’unico sistema per<br />

trovare la qualità televisiva, in alternativa al<br />

Qualitel che è costoso. Basterebbe il voto come<br />

a scuola, ma questo non è possibile perché non<br />

lo vuole la pubblicità”.<br />

Corriere della Sera, 3 febbraio 2009<br />

FRANCESCO MARIA<br />

GIRO<br />

“Prestigiose rassegne<br />

cinematografiche<br />

internazionali, da<br />

Cannes, a Berlino a<br />

Venezia, sono state<br />

concepite e sono nate e<br />

si sono imposte anche<br />

con l’obiettivo di sostenere il cinema del loro<br />

Paese. Ammettere questo non significa dire<br />

una parolaccia ma dire con onestà come stanno<br />

le cose. Sarebbe grave e sarebbe una<br />

‘parolaccia’ se venissero premiati film brutti.<br />

Questo sì. Ma questo non può voler dire per<br />

forza escludere a priori, come accade da troppo<br />

tempo, i film italiani di qualità, che infatti<br />

scappano all’estero, corrono a Cannes e<br />

vincono, come ‘La Stanza del Figlio’ di<br />

Moretti, ‘Gomorra’ di Garrone e ‘Il Divo’ di<br />

Sorrentino”.<br />

AdnKronos, 2 febbraio 2009<br />

SERGIO ZAVOLI,<br />

PRESIDENTE<br />

COMMISSIONE<br />

VIGILANZA RAI<br />

“La Rai è di gran lunga<br />

migliore della fama che<br />

ha: in tempi difficili è<br />

riuscita mantenere alto<br />

il suo prestigio. Si può discutere<br />

dell’abbassamento di qualità di una certa<br />

programmazione, ma si tratta di un problema<br />

di sobrietà, di carattere etico, da porre a<br />

chiunque faccia comunicazione e<br />

informazione”.<br />

Apcom, 4 febbraio 2009<br />

CLAUDIO AMENDOLA<br />

“Il bello della serie i<br />

‘Cesaroni’ è che cerca la<br />

verità per quanto sia<br />

possibile. Non ci<br />

aspettavamo un<br />

successo simile,<br />

abbiamo toccato picchi<br />

di dieci milioni. Penso<br />

sia dovuto al fatto che è caduto il velo<br />

d’ipocrisia con cui sinora era stata raccontata<br />

la famiglia italiana”.<br />

La Repubblica, 4 febbraio 2009


VIVAVERDI<br />

52<br />

editoria<br />

Alcuni titoli dei<br />

“Dischi del Sole”<br />

e “Dischi del Club Tenco”.<br />

Nella pagina accanto<br />

Toni Verona, titolare<br />

dell’etichetta<br />

indipendente<br />

Ala Bianca,<br />

fondata nel 1978<br />

INTERVISTA A TONI VERONA<br />

LA MUSICA ITALIANA<br />

VOLA SU UN’ALA BIANCA<br />

di Flaviano De Luca<br />

L’etichetta discografica indipendente Ala Bianca, ha celebrato di recente i trenta anni di attività.<br />

Eppure Toni Verona, il suo proprietario e vulcanico general manager, ha ancora tanta curiosità e<br />

voglia di girare il mondo per promuovere “i prodotti italiani”. Ecco un piccolo bilancio di<br />

un’avventura partita coi Nomadi e Alan Sorrenti poi cresciuta coi “Dischi del Sole” e la dance,<br />

oggi conosciuta in mezzo mondo, dal Benelux al Giappone, dove continuano a chiedergli di tutto,<br />

Non tutti conoscono i suoi inizi, da studente<br />

di biologia a scrittore di testi di canzoni.<br />

Quando è scattato l’interruttore ossia la consapevolezza<br />

di voler diventare editore e discografico?<br />

Non sono musicista, per di più non suono alcun<br />

strumento ma la musica, da sempre, mi<br />

ha affascinato e fortemente coinvolto come<br />

ascoltatore. Mi ci sono accostato per passione<br />

e per lo stesso motivo ho scritto qualche<br />

testo di canzone, in taluni casi cover di brani<br />

americani incisi dai Nomadi e da qualche altro<br />

artista. Non ho mai pensato che la musica<br />

potesse diventare un lavoro o addirittura<br />

il mestiere di una vita, per questo seguii il<br />

percorso tradizionale, scuola ed università.<br />

L’esigenza di autonomia mi spinse a cercare<br />

un lavoro che individuai nel settore musicale<br />

seguendo l’istinto e la grande passione<br />

per la musica. Iniziai a collaborare con<br />

un paio di amici con i quali ci inventammo<br />

un ufficio di segretariato artistico ed altro:<br />

management, booking, produzione artistica,<br />

editoria, promozione, scouting. Per un<br />

paio di anni ebbi anche un incarico in Emi<br />

per ricerca di nuovi autori-artisti e qualche<br />

anno dopo, era il ‘78, una delle produzioni<br />

del nostro team per Emi divenne artista dell’anno:<br />

Alan Sorrenti con l’album Figli delle<br />

Stelle. Ebbe inizio l’attività editoriale di<br />

Ala Bianca in Italia ed Europa poiché Sorrenti<br />

arrivò ai primi posti delle charts europee,<br />

consolidando il successo con la hit suc-<br />

da Franco Trincale a Enzo Jannacci.<br />

cessiva, Tu sei l’unica donna per me, dall’album<br />

L.A. & N.Y.<br />

Inizialmente l’attività di Ala Bianca si limitava<br />

all’editoria oltre che ad un lavoro di segreteria<br />

artistica mentre si continuava la<br />

produzione discografica per conto terzi (Emi<br />

e Polygram sopratutto).<br />

Dopo quasi un decennio, nel 1987, Ala Bianca<br />

divenne anche produttore fonografico indipendente,<br />

legato ad Emi per la distribuzione<br />

del prodotto nei primi anni e passati<br />

poi alla Warner, dove siamo tuttora da quasi<br />

venti anni (un’anomalia per il settore!).<br />

Fin dall’inizio l’attività discografica fu orientata<br />

a 360 gradi su varie linee artistiche e,<br />

alla distanza, questo tipo di scelta ci ha gratificati.<br />

La filosofia aziendale di base fu<br />

orientata sempre verso progetti editoriali.<br />

In sostanza ci siamo occupati di artisti in<br />

quanto autori di brani (prima di tutto) che<br />

noi editavamo e pubblicavamo preoccupandoci<br />

di produrre il master per dare visibilità<br />

ad artista e prodotto.<br />

Ha pubblicato pure dance e musica latina.<br />

L’ultima compilation di Caterpillar è un’antologia<br />

world music. Sta allargando il più<br />

possibile il suo raggio d’azione e perché?<br />

Nel primo periodo della nostra attività<br />

discografica la musica dance “made in Italy”<br />

furoreggiava specialmente in Europa ed Asia.<br />

Entrammo in questo mercato pubblicando<br />

il primo singolo in vinile di un brano individuato<br />

in Germania da un nostro collaboratore<br />

:Electrica Salsa by Off, un deejay che<br />

scelse di firmarsi così e divenne una grande<br />

hit! Producemmo musica dance rivolgendo<br />

la nostra attenzione anche ad altri<br />

progetti editoriali-discografici di maggior<br />

respiro e contenuto.<br />

Così, un paio di anni più tardi siglammo un<br />

accordo con l’istituto Ernesto De Martino<br />

per la gestione dell’intero catalogo editoriale<br />

e discografico di musica popolare “I Dischi<br />

del Sole”, collana composta da oltre 60<br />

album ripubblicati dapprima su LP (vinile)<br />

e MC (musicassette), successivamente rimasterizzati,<br />

digitalizzati e ripubblicati su<br />

compact disc, un’operazione oltretutto a salvaguardia<br />

di un prezioso catalogo di musica<br />

popolare, un catalogo unico di tradizioni e


cultura popolare italiana raccolto sul campo<br />

da ricercatori ed etnomusicologi, studiosi<br />

ed appassionati. Le canzoni, o meglio i<br />

canti, abbracciano quasi due secoli di storia<br />

d’Italia, dal dopo rivoluzione francese con i<br />

canti giacobini e garibaldini al sessantotto ed<br />

oltre, passando attraverso i canti dell’unificazione<br />

d’Italia di fine ‘800, canti degli emigranti<br />

di inizio ‘900, canti del lavoro, dell’osteria,<br />

del carcere, della resistenza, ecc.<br />

Un enorme patrimonio di cultura popolare<br />

raccolto in un archivio sonoro di oltre<br />

20.000 titoli a cura dell’Istituto culturale<br />

Ernesto De Martino; un grande e costoso lavoro<br />

di recupero e digitalizzazione dei nastri<br />

analogici curato da Ala Bianca che ne ha<br />

sostenuto i relativi costi, senza interventi o<br />

sovvenzioni pubbliche.<br />

Può raccontare qualche aneddoto sui cataloghi<br />

“Dischi del Club Tenco” e “Dischi del<br />

Sole”. Li vende solo in Italia o anche all’estero?<br />

Qual è il titolo più richiesto?<br />

Gli album più richiesti della collana dei “Dischi<br />

del Sole” sono: Le canzoni di Bella Ciao<br />

del Nuovo Canzoniere Italiano, album che<br />

ad oggi ha venduto qualche milione di copie<br />

ed in ogni parte del mondo; Ci ragiono e canto,<br />

canzoni di uno spettacolo con la regia di<br />

Dario Fo; I treni per Reggio Calabria, un album<br />

di Giovanna Marini; O cara moglie, album<br />

di Ivan Della Mea; Contessa, di Paolo<br />

Pietrangeli; Nina di Gualtiero Bertelli; Per<br />

i morti di Reggio Emilia di Fausto Amodei<br />

ed altri artisti di questa collana che ingloba<br />

etnie regionali quali Caterina Bueno, Matteo<br />

Salvatore, Cicciu Busacca e tanti altri.<br />

“I Dischi del Sole” sono stati ben presto affiancati<br />

da un’iniziativa sulla canzone<br />

d’autore, volta a costituire quella che attualmente<br />

è la prestigiosa collana de “I Dischi<br />

del Club Tenco”, fortemente voluta da Amilcare<br />

Rambaldi, fondatore del Club Tenco e<br />

Roberto Coggiola del Direttivo del Club Tenco.<br />

Sono per lo più album live con registrazioni<br />

effettuate nel corso della Rassegna della<br />

Canzone d’Autore del Club Tenco che si<br />

tiene ogni anno a Sanremo. In altri casi trattasi<br />

di veri progetti artistici a tema, quali<br />

omaggi-tributi ad artisti stranieri, Vladimir<br />

Vitsoskji, Pablo Milanés, e italiani: Bruno<br />

Lauzi, Sergio Bardotti, Duilio Del Prete, Sergio<br />

Endrigo, la band degli anni ‘70 dei Pan<br />

Brumisti...<br />

In tutte le raccolte sono presenti artisti tra i più<br />

noti autori-interpreti di canzone d’autore, da<br />

Fabrizio De André a Paolo Conte, Guccini, Vecchioni,<br />

Jannacci, Paoli, Fossati, Mannoia, Capossela,<br />

Vanoni e tanti altri.<br />

Per la prima ed unica volta questi grandi artisti<br />

hanno acconsentito ad essere “compilati”,<br />

uniti in album-raccolte pubblicate su<br />

label ,“I Dischi del Club Tenco”, unica collana<br />

in Italia dedicata alla canzone d’autore,<br />

l’“Antologia” (per eccellenza) della canzone<br />

d’autore. Essendo prodotti unici, la vendita<br />

dei vari volumi è costante nel tempo.<br />

Maggiore è la richiesta per il vol. 1 “Club<br />

Tenco: Vent’anni di canzone d’autore”, “Roba<br />

di Amilcare”, “Il Volo di Volodjia” (Vladimir<br />

Vitsoskji).<br />

Queste collane di musica popolare e d’autore,<br />

unitamente ad altre particolari scelte artistiche<br />

praticate nel tempo, hanno permesso alla<br />

nostra azienda di differenziarsi nel mercato<br />

ponendosi in un contesto particolare, quasi<br />

“border line” tra cultura e mercato.<br />

Ala Bianca è stata anche la prima compagnia in<br />

Italia ad occuparsi di musica e cultura latina.<br />

Negli anni abbiamo pubblicato una serie di<br />

album dedicati, dapprima con licenze-master<br />

di materiale prodotto a Cuba, Miami, Columbia,<br />

Venezuela, ecc. poi nostre produzioni realizzate<br />

con artisti e produttori latini nei luoghi<br />

d’origine. Sono nate- consolidandosi nel<br />

mercato- alcune collane: “La Noche Cubana”,<br />

“Margarita Caliente” ed altre.<br />

Ala Bianca vanta poi rapporti editoriali e/o<br />

discografici con singoli artisti quali Enzo<br />

Jannacci, Marlene Kuntz, Nair, Giovanna<br />

Marini, Gianni Maroccolo (IG), Ivan Della<br />

Mea, Andhira, Rudy Marra, Franco Trincale,<br />

Nicola Costanti, Max Manfredi.<br />

La distribuzione dell’intero catalogo (cd-


VIVAVERDI<br />

54<br />

editoria<br />

dvd-files digitali) è affidata a Warner.<br />

Manteniamo tuttavia una distribuzione autonoma<br />

dei file digitali (on line da febbraio<br />

2009) e dei cd (vendita per corrispondenza<br />

sempre dal nostro sito web) che, grazie ad<br />

internet, sta consentendo promozione e vendita<br />

del prodotto fisico e digitale in tutto il<br />

mondo.<br />

Taluni nostri prodotti hanno il privilegio di<br />

circuitare in vari paesi stranieri grazie ad<br />

accordi di licenza-master stipulati con nostri<br />

partner, maggiormente in area Europa/Asia.<br />

In tal caso la compagnia discografica<br />

locale provvede alla pubblicazione-promozione-marketing<br />

e distribuzione del prodotto<br />

da noi licenziato.<br />

E’ un periodo di grave crisi del prodotto fisico,<br />

il cd, in tutto il mondo.<br />

C’è un grande consumo di musica ma paradossalmente<br />

si guadagna molto meno anzi<br />

davvero poco. Anche il tanto auspicato mondo<br />

digitale ha volumi di vendite incredibilmente<br />

bassi rispetto alle quantità di dischi<br />

venduti dieci anni fa? Esiste una luce lontana,<br />

una via d’uscita dal tunnel.<br />

L’industria fonografica attuale non ha minimamente<br />

previsto (tanto meno prevenuto)<br />

il periodo disastroso che sta attraversando<br />

il mercato discografico. Nonostante<br />

l’infittirsi delle associazioni di categoria (ben<br />

4 che rappresentano la quasi totalità del mercato)<br />

ogni azienda e di qualunque dimensione,<br />

sta camminando autonomamente (come<br />

sempre) nella speranza che qualcosa<br />

cambi ed in fretta (la resistenza ha un limite!)<br />

Le associazioni di categoria- delle quali<br />

Ala Bianca da sempre fa parte- non hanno<br />

svolto azioni a concreto supporto del settore<br />

e più specificatamente degli associati<br />

(manca ancora una legge sulla musica, l’Iva<br />

è tuttora al 20%, manca il riconoscimento<br />

di industria culturale, benefici e sostegni<br />

quali defiscalizzazioni ed altro restano prerogativa<br />

di “altra musica”, vedi ad esempio<br />

i fondi riconosciuti nel 2009 al Fus, pur ridotti<br />

del 22% ammontano pur sempre a 398<br />

milioni di euro).<br />

In una situazione come l’attuale, caratterizzata<br />

da una riduzione del 50-60% del mercato<br />

fisico a fronte di un “recupero” sul digitale del<br />

solo 5-6% , diventa impossibile continuare a<br />

produrre, fare ricerca, è difficile continuare<br />

a lavorare e pagare gli stipendi...<br />

Il disastro nel mercato è anche dovuto alla<br />

campagna massmediologica iniziata circa un<br />

decennio fa a favore “del nuovo”, della rivoluzione<br />

tecnologica digitale, che ha fatto<br />

morire cd e dvd prima del tempo a favore dei<br />

files digitali che ad oggi ancora non si vendono,<br />

salvo in qualche porzione di globo<br />

quale Usa ed un po’ meno Giappone.<br />

Tale incauta azione mediatica- perpetrata<br />

specialmente da stampa non di settore, non<br />

specializzata-, coadiuvata -ahimé- dalla<br />

maggiore associazione di categoria dei produttori<br />

fonografici, ha contribuito alla falcidia<br />

dei negozi specializzati, favorendo indirettamente<br />

la grande distribuzione. Una<br />

grave perdita per industria e cultura. I punti<br />

vendita tradizionali infatti disponevano<br />

di personale qualificato in grado di informare<br />

ed orientare il cliente, mentre il commesso<br />

del grande magazzino con comparto<br />

dedicato tratta il supporto come un qualunque<br />

prodotto commerciale, non conosce<br />

quasi mai i prodotti (ed i contenuti) e si limita<br />

a vendere la scarsa dotazione di cd e<br />

dvd inseriti negli scaffali (spesso soltanto<br />

prodotti di classifica).<br />

Si deve tuttavia ammettere che l’incredibile<br />

diminuzione nelle vendite di musica registrata<br />

(al di la di prodotto fisico o digitale)<br />

è dovuta principalmente all’avvento di pirateria<br />

on line e fisica causata da un nuovo<br />

costume creatosi via via in chi maneggia il<br />

pc. E’ convinzione comune che tutto ciò che<br />

si trova in rete sia libero come l’aria, a disposizione<br />

di tutti, per cui la musica si può<br />

ascoltare e scaricare gratuitamente (il web<br />

è considerato dai più “un selvaggio west”).<br />

Dobbiamo prendere atto che il lavoro tradizionale<br />

è finito, il mestiere che abbiamo<br />

imparato non si può più fare, pur tenendo<br />

presente che ancora oggi le aziende fonografiche<br />

vivono (si fa per dire) con la vendita<br />

dei supporti fisici.<br />

E’ necessario orientarsi verso il web operando<br />

in rete con gli stessi obiettivi precedenti,<br />

quelli del mercato reale. Occorre professionalizzarsi<br />

assumendo nuovi schemi<br />

mentali e diverse strategie.<br />

E’ innegabile che internet sia una grande<br />

opportunità per le aziende indipendenti. Per<br />

la prima volta nella storia dell’imprenditoria<br />

indipendente è possibile promuovere e<br />

distribuire l’intero catalogo in tutto il mondo<br />

a differenza della precedente circuitazione<br />

di prodotto fisico limitata agli stati nei<br />

quali si riusciva a licenziare e spesso un solo<br />

master.<br />

Dobbiamo saperla cogliere, pena la scomparsa<br />

delle nostre aziende dal mercato.<br />

In questo modo possiamo dare futuro al nostro<br />

lavoro, continuare a produrre e competere<br />

internazionalmente.<br />

Vista la drammaticità del periodo che il comparto<br />

musica leggera (o popolare) sta attraversando<br />

(e non si capisce quando finirà) e<br />

la totale assenza delle istituzioni al nostro<br />

fianco, è forse opportuno dar voce ad un organismo<br />

compatto che unisca le associazioni<br />

di autori ed editori, dei produttori fonografici,<br />

delle agenzie di booking e managements,<br />

dei musicisti, dei sindacati operatori<br />

di settore, fino alle strutture e società che<br />

si occupano di raccolta e gestione diritti, in<br />

primis <strong>Siae</strong>, ma anche Scf ed Imaie, al fine<br />

di rapportarsi al governo, uniti e chiedere il<br />

riconoscimento dello “stato di calamità del<br />

settore”, agendo per ottenerlo. Permetterebbe<br />

all’industria di guardare avanti organizzandosi<br />

e dotandosi di nuove strategie ed<br />

opportunità.<br />

In Italia l’ultima legge sulla musica è del 1967<br />

e si occupava solo di fondazioni sinfoniche<br />

e orchestre liriche. Nella scuola<br />

l’insegnamento della musica è fatto male.<br />

Che cosa si può fare per avvicinare di più le<br />

giovani generazioni all’universo delle sette<br />

note? E per fargli imparare quei rudimenti<br />

di storia della musica anche per affinare il<br />

loro gusto personale?<br />

Al fine di creare una nuova cultura della musica<br />

in Italia a favore delle nuove generazioni,<br />

ritengo necessario iniziare dalle famiglie.<br />

Dovrebbero educare i figli all’ascolto<br />

della musica così come li iniziano<br />

alla bicicletta. Successivamente le scuole<br />

dell’infanzia potrebbero ampliare le conoscenze<br />

fino ad arrivare alle scuole dell’obbligo<br />

le quali, avendo una funzione<br />

educativa e formativa, potrebbero avvicinare<br />

i bimbi, i ragazzi agli strumenti musicali.<br />

In sostanza auspico l’applicazione<br />

del concetto di “educazione permanente”<br />

alla musica a favore di chi nasce in questo<br />

strano paese che è l’Italia.<br />

Per fare ciò si devono dotare le scuole di<br />

educatori preparati e di supporti quali cd,<br />

strumenti musicali, computer...si legge<br />

spesso di scuole pilota dove tutto questo<br />

avviene grazie a sforzi prevalentemente di<br />

genitori e di manager scolastici illuminati,<br />

ma sono casi, tant’è che finiscono sui<br />

giornali. Il resto purtroppo è deserto.


libri<br />

A sinistra, il lavoro presentato all’esame<br />

<strong>Siae</strong> di compositore-melodista, da<br />

Alberto Sordi, il 9 maggio 1957.<br />

L’iscrizione alla sezione Dor del 27<br />

gennaio 1949. La successiva estenzione<br />

di tutela del 27 maggio 1949 alla<br />

sezione Olaf. (Alla sezione Cinema si<br />

iscriverà successivamente<br />

il 9 aprile 1975).<br />

VIVAVERDI<br />

55<br />

LIBRI<br />

L’ITALIA D’AUTORE<br />

DI ALBERTO SORDI<br />

di Stefano Micocci<br />

A trent’anni di distanza da la Storia di un italiano televisiva, un<br />

saggio racconta la storia d’Italia attraverso i film di Alberto<br />

Sordi, dalla Roma papalina fino a Tangentopoli e Berlusconi.<br />

L’avvio di una ricerca più vasta che potrebbe portare “a<br />

risultati e a riscontri non solo importanti ma forse persino<br />

inattesi”. Il 5 marzo, è stata inaugurata alla Biblioteca Teatrale<br />

del Burcardo della <strong>Siae</strong>, la Sala Alberto Sordi.<br />

di, che “mette in campo i debiti di riconoscenza<br />

nei riguardi di De Sica e Zavattini<br />

(debiti che egli sempre riconobbe)”, scrive<br />

De Santi.<br />

Ma è l’incontro con Federico Fellini, sempre<br />

secondo il professore e saggista, “a mutare<br />

il segno della sua carriera”, con Lo<br />

sceicco bianco (1952) e I vitelloni (1953),<br />

dove intinse la propria immagine, complice<br />

sempre Fellini, in un nodo di frustrazioni<br />

e malinconie tipiche della provincia italiana.<br />

L’incontro con il soggettista e sceneggiatore<br />

Rodolfo Sonego l’anno seguente<br />

avrebbe fatto il resto. Dopo d’allora Sordi<br />

fu il prototipo negativo dell’Italia grigia<br />

e infingarda degli anni’50, spingendosi verso<br />

ruoli nei quali storicizzava e umanizzava<br />

i propri personaggi. Spaccando attraverso<br />

essi persino l’interpretazione corrente dei<br />

grandi fatti storici: rovesciando ad esempio<br />

lo schema retorico e celebrativo della<br />

Prima e della Seconda Guerra Mondiale tramite<br />

due “performances” a loro modo epo-<br />

Il giovane studioso Alessandro Ticozzi, nel<br />

suo primo saggio cinematografico intitolato<br />

L’Italia di Alberto Sordi, ha condotto la<br />

sua ricerca analizzando i prodromi - di forte<br />

sapore belliano - della maschera di Alberto<br />

Sordi nella Roma papalina, come anticipazioni<br />

di quello che poi sarà l’italiano<br />

medio di Sordi nella società contemporanea.<br />

Per poi riproporre, una volta ancora, i<br />

grandi affreschi storici di Sordi, dalla Prima<br />

Guerra Mondiale al boom economico.<br />

Negli anni della ricostruzione, l’attore passa<br />

dalla farsa alla satira. La maschera di Alberto<br />

Sordi diventa tragica, durante gli anni<br />

di piombo. Alberto Ticozzi dedica infine<br />

un intero capitolo al periodo che definisce<br />

“dal riflusso alla fine del secolo: Alberto<br />

Sordi tra satira e riflessioni sulla vecchiaia”.<br />

La prefazione del prof. Gualtiero De Santi,<br />

l’autore di molti volumi sui personaggi della<br />

storia del cinema, della letteratura e della<br />

poesia, evidenzia come già negli anni ’50<br />

Sordi desse vita a figure di personaggi, forse<br />

memori del giornalismo umoristico, ma<br />

non ancora ben delineate. Attore unico da<br />

subito, aggiungiamo noi, ma anche eccellente<br />

“autore”: come dimostrano le iscrizioni<br />

e relativi depositi di copioni originali<br />

alla <strong>Siae</strong>, presso le Sezioni Dor, Olaf sin<br />

dal gennaio del 1949, e alla Sezione Musica<br />

dal maggio del 1957. L’iscrizione al Cinema<br />

sarebbe arrivata più tardi, nel mese<br />

di maggio del 1975. Un attore-autore Sorcali,<br />

rispettivamente ne La grande guerra<br />

(1959) e in Tutti a casa del 1960 (....). La<br />

strada era così spianata a personaggi complessi<br />

come quello dell’ex partigiano giornalista<br />

nell’era degli arrampicatori sociali<br />

(Una vita difficile di Risi), o del borghese<br />

arricchito che vende un occhio per mantenere<br />

il suo tenore di vita (Il boom) (…). E’<br />

questo il lato oscuro dell’istinto artistico di<br />

Sordi: una specie di discesa agli inferi attuata<br />

con le armi del grottesco e dell’istintualità<br />

popolare. L’ingegno già sbrigliato<br />

dell’attore si faceva in questi casi acre e puntuto,<br />

scoprendo oltre la luce della satira il<br />

buio dell’animo umano”.<br />

Oltre a proporre una bibliografia e una filmografia<br />

di riferimento, il libro di Ticozzi,<br />

si giova in appendice di alcuni autorevoli<br />

interventi di Luigi Magni, Mario Monicelli,<br />

Franca Valeri, Carlo Lizzani, Ugo Gregoretti<br />

e Paolo Bonolis, tutti intervistati su Alberto<br />

Sordi dall’autore del saggio edito dalla<br />

Casa Editrice “Fermenti”.


A destra la produttrice Susanna Bolchi con Natasha<br />

Stefanenko, che interpreta Angela, un agguerrito<br />

avvocato nella mini serie<br />

“Nebbie e delitti” in cui Luca Barbareschi<br />

interpreta il commissario Soneri.<br />

Foto di Bepi Caroli<br />

VIVAVERDI<br />

56<br />

televisione<br />

INTERVISTA A SUSANNA BOLCHI<br />

IL MESTIERE<br />

DI PRODUTTORE<br />

di Valeria Serra<br />

Dal trovare le storie allo scegliere gli attori a negoziare i contratti con le emittenti. Sono alcuni<br />

degli aspetti del lavoro di un produttore di fiction, con Susanna Bolchi, uno dei soci della<br />

Casanova Production, che ha realizzato serie di successo come Nebbie e Delitti. Un lavoro<br />

imparato sul campo, cominciando come segretaria di edizione e poi declinato in tutte le sue<br />

forme fino alla regia di documentari e spot pubblicitari.<br />

Prima di incontrare Susanna Bolchi, avevo<br />

un’idea convenzionale dunque non reale di<br />

chi fosse e cosa facesse realmente un produttore<br />

cinematografico; di come lavorasse<br />

e delle sfumature innumerevoli che ne disegnano<br />

il ritratto. Ora, osservato da vicino<br />

il suo modo di esser produttrice, seppure<br />

nel tempo di qualche ciak, il quadro è diventato<br />

limpido, sorprendente, avvincente.<br />

Il lavoro di Susanna Bolchi, che con Aureliano<br />

Lalli-Perisani e Luca Barbareschi dal<br />

2000 é socia della Casanova Entertainment,<br />

mi ha rivelato innanzitutto di quanto, parallelamente<br />

ad una dinamica attività organizzativa<br />

e manageriale, conti molto, moltissimo,<br />

essere profondamente un’umanista, di<br />

formazione e vocazione. Su un set della terza<br />

serie della fiction per Rai Due Nebbie e<br />

delitti, allestito a Torino all’interno della<br />

vuota cattedrale di cemento lasciata da Fuksas,<br />

capisco finalmente quanto, per esempio,<br />

il momento vero e proprio di ripresa sia<br />

solo un anello di una lunghissima catena. Il<br />

produttore la maneggia tutta, ne vive ogni<br />

centimetro e, della sua lunga costruzione,<br />

spartisce ogni dovere e ogni piacere. Il primo<br />

passo del piacere è quello di trovare storie<br />

nella parola scritta. Le cerca tra le pile<br />

di romanzi che ha sul comodino e che le rubano<br />

felicemente il sonno, o tra i numerosissimi<br />

soggetti che il postino consegna negli<br />

uffici della Casanova: talvolta firmati da<br />

autori già affermati, altre da esordienti sconosciuti.<br />

Trovare quell’ago nel pagliaio ove<br />

le pagine siano tramutabili in un film, è uno<br />

dei momenti più intriganti.<br />

Nata a Bologna nell’aprile del ’55 e trasferita<br />

a Roma dove il padre Sandro Bolchi vide decollare<br />

una gloriosa stagione di regista, Susanna<br />

ama leggere da sempre: passione ereditata<br />

da suo padre e coltivata nel tempo.<br />

Ma come si capisce quando un bel romanzo<br />

può diventare film? Quali sono le prerogative<br />

al di là di una bella trama e di una prosa<br />

alta?<br />

“C’è sempre una ragione anche irrazionale,<br />

misteriosa, puramente istintiva che ti fa dire:<br />

questo libro funzionerà. Tra noi soci parliamo<br />

molto e nel momento in cui concordiamo,<br />

il progetto parte. Fino ad ora, il gradimento<br />

di critica e di pubblico delle fiction<br />

realizzate, ci ha dato ragione. Evidentemente,<br />

l’esperienza maturata in molti anni ci aiuta<br />

a comprendere l’effettiva possibilità di<br />

portare una storia sullo schermo. Un romanzo<br />

intenso come La recita di Bolzano di<br />

Sandor Marai di cui avevamo acquistato i diritti,<br />

si è rivelato irrealizzabile. Anche una<br />

casa di produzione americana ha dovuto abbandonare<br />

l’idea di portare al cinema Le braci,<br />

dello stesso autore. Questo non soltanto<br />

per un problema di budget e di logistica<br />

ma forse, perché alcuni libri sono destinati<br />

a rimanere libri”.<br />

Ecco allora, che individuati gli sceneggiatori<br />

e condiviso con loro il senso della storia,<br />

il mestiere del produttore è pronto a declinarsi<br />

nelle tante voci che concorreranno alla<br />

realizzazione di una fiction. Quelle voci<br />

appartengono al mestiere che Susanna Bolchi<br />

ha imparato sul campo in molti anni di<br />

gavetta: prima come segretaria di edizione<br />

poi come assistente di regia ed anche come<br />

regista, ruolo nel quale ha esordito con alcuni<br />

spot pubblicitari e una serie di documentari.<br />

Poi, la nascita nel 1983 della prima<br />

casa di produzione con il padre Sandro<br />

e, tra gli altri, lo scrittore Enzo Biagi: la First<br />

Film. Da quel tempo moltissimo è cambiato<br />

nella filiera produttiva, che per quanto<br />

concerne il lavoro sul set è sostenuta da tecnologie<br />

che certamente semplificano e accorciano<br />

i tempi di realizzazione. Sicuramente<br />

è divenuto più complesso e articolato<br />

il rapporto con le committenze. La Rai in


“Il bambino della domenica” mini serie in due<br />

puntate su Rai1 con Beppe Fiorello e Riccardo<br />

Nicolosi, scritta da Alessandro Pondi,<br />

Paolo Logli e Andrea Purgatori<br />

con la regia di Maurizio Zaccaro<br />

VIVAVERDI<br />

58<br />

televisione<br />

Mio padre Sandro Bolchi<br />

testa, per la quale la Casanova Entertainment<br />

produce il novanta per cento delle sue<br />

fiction. L’ultima, andata in onda in due puntate<br />

su Rai Uno il 29 e 30 marzo 2008, è Lo<br />

smemorato di Collegno, diretta da Maurizio<br />

Zaccaro, tratta dal celebre saggio di Lisa Roscioni<br />

e sceneggiata da Laura Ippoliti e Andrea<br />

Purgatori. Sì, accade sempre più spesso<br />

che le storie da proporre trattino argomenti<br />

complessi e controversi. Nello scenario<br />

televisivo globale in cui pare che la leggerezza<br />

la faccia da padrona, c’è chi riesce ad affermare<br />

progetti di ben altra levatura, apparentemente<br />

“difficili” per il grande pubblico:<br />

“Nelle riunioni in Rai, la discussione su<br />

proposte e progetti è sostenuta da una reciproca<br />

fiducia costruita nel tempo. In passato<br />

c’era la paura del flop o una certa difficoltà<br />

ad affrontare temi ancora tabù come<br />

quelli esplorati in alcune vicende di Nebbie<br />

e delitti, fiction che ha una scansione molto<br />

diversa da quella americana, ma che ha<br />

ottenuto un grande successo di critica e di<br />

pubblico, pur con la sua voluta lentezza di<br />

narrazione, le sue nebbie, appunto, i chiaroscuri.<br />

La Rai stessa ha rischiato con noi.<br />

Oggi, siamo alla terza serie, quattro nuove<br />

puntate, con la regia di Gianpaolo Tescari e<br />

con i protagonisti Luca Barbareschi, Natasha<br />

Stefanenko e Anna Valle.<br />

La fiction è di fondamentale importanza per<br />

la Rai, i grandi ascolti si fanno con il calcio<br />

e con la fiction. Il 23-24% di share sono<br />

grandi numeri, ed è lì che i pubblicitari investono.<br />

Detto ciò, è giunto comunque il momento<br />

di far girare il cervello, di inventarsi<br />

qualche schema nuovo, di nuove scelte<br />

editoriali.<br />

E in questo, la Rai c’è. A differenza di altre<br />

emittenti, rivela ancora fortemente il suo<br />

retaggio storico, la sua memoria culturale e<br />

dunque una certa apertura di idee. Troviamo<br />

accoglienza, capacità, sensibilità. Come<br />

per Graffio di tigre e Il bambino della domenica,<br />

ultima miniserie in due puntate per<br />

Rai Uno, diretta da Maurizio Zaccaro e sceneggiata<br />

da Alessandro Pondi, Paolo Logli e<br />

Andrea Purgatori, che c’è costata molta fatica<br />

con un tema duro come il pugilato. Ma<br />

gli ascolti ci hanno premiato”.<br />

Con gli attori, Susanna Bolchi ha dimestichezza<br />

fin dalla sua infanzia, quando ai tempi<br />

dello sceneggiato celeberrimo I Promessi<br />

sposi diretto da suo padre Sandro, giravano<br />

per casa Massimo<br />

Girotti, Paola Pitagora<br />

o Nino Castelnuovo.<br />

Oggi gli attori li sceglie<br />

con grandissima attenzione,<br />

mettendo<br />

da parte le celebrità<br />

più o meno acquisite<br />

degli uni o degli<br />

altri ma cercando e<br />

studiando i caratteri,<br />

i volti, la facoltà<br />

di adesione<br />

profonda a un<br />

ruolo. La realizzazione<br />

delle fiction,<br />

trenta titoli<br />

ad oggi, ha ritmi<br />

sempre più incalzanti<br />

e per la Casanova Entertainment<br />

i progetti si succedono ormai senza soluzione<br />

di continuità. Considerando che una sola<br />

puntata di ciascuna fiction impegna la<br />

troupe per quattro settimane ed altrettante<br />

ne richiedono montaggio e mixaggio, il tempo<br />

libero di<br />

Susanna Bolchi<br />

è molto poco<br />

e preziosissimo.<br />

Quando è a<br />

Roma, non lo<br />

spende in vita<br />

mondana perché<br />

questo non è nella<br />

sua indole. Appena<br />

può viaggia,<br />

va al cinema e se<br />

qualche volta esce la<br />

sera è per cenare<br />

con pochi stretti<br />

amici, le tavole troppo<br />

affollate le diserta<br />

sempre: “Sette persone,<br />

praticamente il<br />

massimo di un bel<br />

gruppo a tavola”, scriveva<br />

Fitzgerald in Tenera è la notte. La sua<br />

socialità vive e si esprime sui set, ma spente<br />

le luci, c’è spazio per pochi, per affinità<br />

elettive e selettive.<br />

“Mio padre – racconta Susanna Bolchi - voleva fortissimamente<br />

fare il regista. Lavorava a Bologna per<br />

il Teatro La Soffitta che aveva fondato nel 1948 a<br />

soli ventiquattro anni. La Rai esponeva i tabelloni delle<br />

commedie in programmazione con accanto il nome<br />

del regista che l’avrebbe mandata in onda, naturalmente<br />

in diretta. La domanda ricorrente di mio<br />

padre era diventata quasi una gag. Si affacciava nella<br />

stanza del funzionario e chiedeva: ‘C’è mica niente<br />

per me?’<br />

Lo doveva aver chiesto parecchie volte. ‘No Bolchi,<br />

mi pare che non ce ne sia nessuna con il suo nome…’<br />

Era un uomo che non mollava mai. E c’era anche poca<br />

concorrenza. Fatto sta che un giorno che la stanza<br />

era vuota, prese un pennarello e scrisse il suo nome<br />

accanto al titolo di una commedia: ‘Mi pare che<br />

non ci sia nulla, Bolchi’ gli dissero come al solito.<br />

“Guardi bene, cerchi meglio” replicò mio padre. Insomma,<br />

scorrendo col dito, il funzionario, lesse, accanto<br />

al nome di un titolo da mandare in onda, il nome<br />

di Sandro Bolchi. “Ce l’ha, Bolchi, finalmente gliela<br />

hanno assegnata!”<br />

L’aneddoto, rievocato dalla figlia Susanna, rivela il carattere<br />

determinatissimo e fuori dalle righe del regista<br />

Sandro Bolchi, scomparso tre anni fa dopo una<br />

carriera poliedrica e di grandissimi successi. Era lui<br />

il Re degli sceneggiati televisivi trasmessi tra gli anni<br />

’60 e gli anni ’80, epoca aurea della televisione.<br />

Dopo l’esordio come regista teatrale per L’ imperatore<br />

Jones di O’ Neill e L’ avaro di Molière, nel 1956<br />

esordisce come regista televisivo con la commedia<br />

La frana dello scalo Nord di Ugo Betti. Nel 1963 sceneggia<br />

e dirige Il mulino del Po che, tratto dal romanzo<br />

di Riccardo Bacchelli, è considerato il suo capolavoro.<br />

Tra le numerose regie che si susseguono, celeberrime<br />

sono quelle de I miserabili da Victor Hugo,<br />

de I promessi sposi da Alessandro Manzoni, de Le<br />

mie prigioni da Silvio Pellico, de I fratelli Karamazov<br />

e de I demoni da Dostoevskij. Versatile e instancabile,<br />

dopo Puccini, una biografia del musicista, sarà la<br />

volta di Anna Karenina da Tolstoj, autore amatissimo.<br />

La sua carriera avanza febbrile e prodiga di film e sceneggiati,<br />

titoli tra i quali ricordiamo Disonora il padre,<br />

dal romanzo di Enzo Biagi, Bel Ami e, nel 1988 La coscienza<br />

di Zeno tratto dal romanzo di Italo Svevo. I<br />

suoi ultimi lavori, Solo, Assunta Spina e nel 1995 Servo<br />

d’ amore concludono una parabola professionale<br />

felicissima. (v.s.)


libri<br />

BRUNO VESPA<br />

LA NOSTRA ITALIA<br />

INQUIETA E DISILLUSA<br />

di Vivaverdi<br />

Vespa scrittore, ha viaggiato “nel profondo<br />

Nordest, dove la paura dello straniero<br />

ha fatto esplodere i consensi per la Lega”,<br />

mostrando come “la somma di inquietudini<br />

e insoddisfazioni abbia messo a soqquadro<br />

il panorama politico italiano, riducendo<br />

a cinque i partiti presenti in Parlamento”,<br />

ricostruendo in maniera inedita<br />

la caduta del Governo Prodi e la nascita<br />

fulminea del Popolo della Libertà che, in<br />

poche settimane, si è trovato alla guida del<br />

Paese, con delega pressoché totale, con la<br />

maggioranza più ampia che un governo abbia<br />

mai avuto nella storia repubblicana.<br />

“I capitoli dedicati al Governo Prodi – ha<br />

detto il giornalista abruzzese, ospite della<br />

trasmissione televisiva di Raidue, Quelli<br />

che il calcio – sembrano una fiction”.<br />

Ma sono raccontati realisticamente, con<br />

lucidità giornalistica e qualche imbarazzo<br />

di uomo sicuramente forte, dal successo<br />

consolidato, ma che non può dimenticare,<br />

di fronte alla preoccupante crisi finanziaria<br />

internazionale che in Italia è anche<br />

forte crisi di valori, di avere avuto un padre,<br />

che ora non c’è più, ma che restò disoccupato<br />

“senza beneficiare di ammortizzatori<br />

sociali. Né per sette anni, né per un<br />

giorno”.<br />

Dedicando il “viaggio” a lui e a quanti come<br />

lui, si sono trovati e si trovano nella<br />

condizione di uomini e donne senza futuro,<br />

coinvolgendo le proprie famiglie nel-<br />

l’ultimo libro di Bruno Vespa, scrittore e giornalista, è un viaggio in presa diretta, in quella che<br />

lui stesso definisce una “rivoluzione silenziosa”. Quella che ha determinato –e seguito – lo<br />

sconvolgimento elettorale della primavera del 2008. Viaggio in un’Italia diversa è anche<br />

un’occasione per cercare di comprendere, da scrittore, le paure degli italiani, dagli sbarchi dei<br />

clandestini a Lampedusa, attraverso i rom dei campi nomadi di Roma, Milano e Napoli, gli<br />

empori allestiti dalla Caritas per aiutare le famiglie in difficoltà, ai supermercati frequentati dai<br />

cittadini italiani che non arrivano alla “quarta settimana”. Nei quartieri di Napoli occupati dalla<br />

camorra e dai rifiuti e, da giornalista, negli stabilimenti che i rifiuti li trattano, ipotizzando con<br />

chiarezza le ragioni di una crisi che ha compromesso l’immagine del nostro paese all’estero.<br />

la morte sociale, in una depressione fisica<br />

e psicologica di cui non conosciamo ancora<br />

le reali proporzioni e gli effetti che<br />

produrrà.<br />

E’ anche questa l’Italia che Vespa ha voluto<br />

raccontare, “l’Italia che non ce la fa”,<br />

“che ruba il pane al discount”, la probabile<br />

“fine della civiltà dell’eccesso”. L’Italia<br />

dell’Alitalia, la sua storia e i retroscena. Il<br />

resto è cronaca politica raccontata da un<br />

giornalista che sa, si capisce leggendo. Vespa<br />

è un “quotidiano”, lo scrittore è un anchorman<br />

televisivo all’apice del successo:<br />

la sua Telecamera con vista (per citare il<br />

primo dei suoi diciotto best-seller editi da<br />

Mondadori), ha sicuramente la vista migliore:<br />

il panorama è quello che è, uguale<br />

per tutti, quella “Storia d’Italia da Mussolini<br />

a Berlusconi” (citando ancora l’Autore)<br />

in cui è sempre più difficile definire i<br />

“Vincitori e vinti”.


Sotto Donovan che<br />

si è esibito al Midem 2009<br />

VIVAVERDI<br />

60<br />

musica<br />

LA SIAE A CANNES<br />

IL FUTURO DIGITALE<br />

BUSSA FORTE AL MIDEM<br />

di Flaviano De Luca<br />

Foto Stuart Steel<br />

Anno di transizione l’edizione 2009 del Midem, tenutasi dal 17 al 22 gennaio a Cannes, che ha<br />

mostrato luci e ombre dell’universo musicale, con un mercato in profondo cambiamento. Da un<br />

lato il crollo delle vendite dei cd, un fenomeno comune dall’Europa agli States, dall’altro le<br />

vendite digitali ancora a livelli bassi e scarsamente redditizi tranne che per il colosso iTunes. Al<br />

Palais des Festivals, nello stand italiano, curato dalla <strong>Siae</strong>, si sono tenuti incontri e conclusi<br />

accordi tra etichette italiane e partner stranieri. Con manager, dirigenti, produttori e addetti ai<br />

lavori a interrogarsi sul prossimo futuro.<br />

La crisi economica mondiale ha morso anche<br />

la coda dell’industria musicale. Minor<br />

numero di partecipanti al Midem (circa<br />

8000, il 12% in meno dell’anno scorso) e<br />

clima generale meno febbrile e nervoso del<br />

solito, con riduzioni di adesioni tra i rappresentanti<br />

di etichette, società di distribuzione<br />

discografica e fabbriche di compact<br />

disc. Più evidente la presenza dei giganti della<br />

telefonia e del settore tecnologico, come<br />

Nokia, Sony Ericsson, Orange, Blackberry,<br />

che vedono la musica come un importante<br />

elemento strategico e di promozione per il<br />

loro giro di affari. “Credo che quest’anno sia<br />

stato una specie di spartiacque, non c’è più<br />

tutto il dibattito sulla musica in Internet o<br />

sui telefonini. Nonostante le dimensioni colossali<br />

del download illegali, io vedo che<br />

l’industria musicale si domanda come beneficiare<br />

di questa svolta digitale, ormai<br />

compiuta”, ha dichiarato Dominique<br />

Leguerne, la direttrice della manifestazione.<br />

E’ l’inizio di una nuova era, spesso i momenti<br />

di crisi economica costringono ad<br />

aguzzare l’ingegno, a esplorare nuove possibilità<br />

con dinamismo e creatività. La stagione<br />

del cd sembra irrimediabilmente al<br />

tramonto e i nuovi modelli di distribuzione<br />

digitale si diffonderanno sempre più. Anche<br />

i dati del Digital Music Report, presentato a<br />

inizio anno dall’Ifpi, la Federazione internazionale<br />

dell’industria fonografica, confermano<br />

questa tendenza. Nel 2008 il mercato<br />

legittimo ha continuato a crescere raggiungendo<br />

un fatturato di circa 3,7 miliardi<br />

di dollari, con 1,4 miliardi di brani scaricati,<br />

nonostante il 95% dei download di<br />

musica attraverso la rete sia ancora illegale.<br />

Nel 2008 la crescita del digitale è stata del<br />

25%, le nuove piattaforme digitali ricoprono<br />

oggi il 20% di tutto il mercato discografico,<br />

una crescita del 15% rispetto all’anno<br />

precedente. Il download dei singoli brani è<br />

anch’esso cresciuto del 25% così come gli<br />

album online in aumento del 36%. A livello<br />

mondiale la canzone più scaricata è stata<br />

Lollipop di Lil Wayne’s con 9,1 milioni di<br />

download mentre in Italia il primato per il


Nella foto sotto, da sinistra Alessandro Conte,<br />

Direttore dell’Ufficio Rapporti Internazionali della<br />

<strong>Siae</strong>, Filippo Gasparro, Direttore dell’Ufficio<br />

Organizzazione Eventi della <strong>Siae</strong>, Lorenzo Ferrero,<br />

Consigliere di Amministrazione della <strong>Siae</strong>, Ana<br />

Vogric, Direttore delle Vendite del Midem,<br />

Dominique Leguerne, Direttore Generale del<br />

Midem, e Christophe Chiappa, funzionario Vendite<br />

Internazionali del Midem 61<br />

VIVAVERDI<br />

2008 spetta a Jovanotti con il brano A te.<br />

“L’industria discografica - ha commentato<br />

John Kennedy, presidente di Ifpi - sta<br />

cambiando pelle, sono stati adottati nuovi<br />

modelli di business e si sta cercando di rispondere<br />

sempre più alle esigenze di un<br />

mercato in continua evoluzione. La lotta al<br />

downloading non ha prodotto risultati rilevanti.<br />

C’è bisogno di un nuovo approccio<br />

al problema del file sharing, e c’è il consenso<br />

di tutti a lavorare con i fornitori di accesso<br />

per consentire una nuova politica”. Così<br />

anche il problema dei DRM, i lucchetti digitali<br />

nei file musicali che servono a limitare<br />

le copie legali, è stato superato con un accordo<br />

tra case discografiche e aziende tecnologiche<br />

( prima fra tutti, l’Apple). Molti<br />

commentatori hanno citato l’esempio di un<br />

paese piccolissimo come l’Isola di Man, che<br />

ha creato una licenza per i fornitori di accesso<br />

a Internet che consente agli utenti di<br />

pagare una quota fissa mensile (che poi viene<br />

girata all’industria musicale) e scaricare<br />

tutto quello che si vuole. Anche Gerd<br />

Leohnard, analista di media americani e autore<br />

del libro The future of Music, è intervenuto<br />

sull’argomento, sostenendo la necessità<br />

di arrivare a una licenza legale, pagata<br />

direttamente dall’abbonamento alla<br />

banda larga. “Se potessimo avere una licenza<br />

in grado di far pagare a chi si connette a<br />

Internet un solo euro al mese per poter scaricare<br />

liberamente la musica, l’industria potrebbe<br />

guadagnare 500 milioni di euro al<br />

mese, circa 26 miliardi di euro l’anno”.<br />

Il Midem ha premiato anche due artisti di<br />

chiara fama, Charles Aznavour e Donovan.<br />

Aznavour, 84enne di origini armene, è considerato<br />

una leggenda in patria e fuori dai<br />

confini francesi ed è reduce da una lunga<br />

tournée d’addio fatta in America negli ultimi<br />

mesi del 2008, con la pubblicazione dell’album<br />

Duos, un’antologia di duetti con<br />

grandi nomi del panorama musicale mondiale<br />

come Julio Iglesias, Laura Pausini,<br />

Céline Dion e altri. Invece il folksinger e<br />

poeta scozzese ha presentato un filmato di<br />

tre ore, Sunshine Superman, The Journey of<br />

Donovan, una lunga intervista di Hannes<br />

Roosmacher intervallata da esibizioni storiche,<br />

con Dylan nel 1965 o coi Beatles, all’isola<br />

di Wight o alle trasmissione televisive<br />

inglesi, un fantastico percorso attraverso<br />

quarant’anni di musica e canzoni, che è<br />

un doppio dvd che va dagli anni della nascita<br />

della psichedelia a quelli della contestazione<br />

attraverso canzoni che hanno segnato<br />

l’epoca come Mellow Yellow, Atlantis,<br />

Catch the wind.<br />

Tutta la filiera della produzione musicale<br />

italiana, dai produttori ai distributori, dai<br />

musicisti agli editori, si è incontrata nello<br />

stand della <strong>Siae</strong>, una casa “azzurra” con<br />

tavolini e uffici, dove erano presenti più di<br />

cinquanta aziende che hanno visto, parlato<br />

e concluso affari coi loro omologhi di altri<br />

paesi. Anche l’Afi, una delle organizzazioni<br />

dei produttori musicali italiani, ha allestito<br />

un suo stand mentre più piccolo e artigianale<br />

quello di Toscana Music Office, la<br />

recente creatura di Mauro Valenti, l’ideatore<br />

di Arezzo Wave oggi Italia Wave, il festival<br />

sonoro che ogni anno porta in Italia il meglio<br />

della produzione internazionale e ha<br />

portato giovani artisti italiani in Europa e


Lo stand della <strong>Siae</strong>, che ha registrato<br />

una grande partecipazione<br />

di addetti ai lavori e visitatori<br />

VIVAVERDI<br />

62<br />

musica<br />

oltreoceano. Proprio al Midem, Italia Wave<br />

ha siglato un accordo con Sonicbids, il famoso<br />

sito statunitense che aiuta le band emergenti<br />

a trovare promoter e concerti, potendo<br />

contare su una comunità di 170mila band e<br />

15mila promoter in 100 paesi diversi, che porterà<br />

alcune band emergenti stranieri ad esibirsi<br />

al prossimo festival toscano, nel mese<br />

di luglio. Rai Trade ha siglato accordi per distribuire<br />

in dvd nei mercati internazionali altrettante<br />

Opere registrate in alta definizione.<br />

Due dal Teatro Regio di Torino (Edgar e la<br />

Medea per le etichette Artaus e Classic City)<br />

e una (i Puritani per gli inglesi della Decca)<br />

dal Comunale di Bologna. Pienamente soddisfatto<br />

Carlo Nardello, amministratore delegato<br />

di Rai Trade che ha sottolineato: “Il nostro<br />

paese non deve dimenticare di essere titolare<br />

di una ricchezza che non conosce deprezzamento<br />

e che è richiesta in tutto il mondo:<br />

la tradizione musicale della nostra migliore<br />

cultura”.<br />

Accordo tra Nokia e <strong>Siae</strong><br />

Alla Croisette è stato annunciato un accordo tra la<br />

<strong>Siae</strong> e la Nokia. La multinazionale tecnologica finlandese<br />

ha presentato un servizio denominato “Nokia<br />

Comes with Music”, un nuovo e innovativo sistema di<br />

fruizione della musica nella telefonia mobile. Chi utilizzerà<br />

un cellulare Nokia Comes With Music potrà<br />

avere accesso a milioni di brani musicali per un periodo<br />

che varia da 12 a 18 mesi, rimanendo proprietario<br />

della musica alla scadenza dell’abbonamento.<br />

Questo accordo segna un momento importante della<br />

tutela assicurata dalla <strong>Siae</strong> alla musica italiana. Per<br />

la prima volta, tutte le canzoni italiane offerte nei Paesi<br />

europei saranno direttamente amministrate dalla <strong>Siae</strong><br />

attraverso una speciale piattaforma tecnologica. Il<br />

servizio Comes With Music già attivo in Inghilterra dall’ottobre<br />

del 2008, dovrebbe essere lanciato da Nokia<br />

in Italia entro l’anno.<br />

Intanto la <strong>Siae</strong> ha anche avviato un progetto di creazione<br />

di una digital library, destinata a raccogliere,<br />

in relazione ad ogni opera amministrata, i contenuti<br />

digitali, le relative “impronte informatiche” e tutti<br />

gli altri dati connessi all’opera. La library sarà migliorata<br />

e arricchita attraverso flussi di informazioni<br />

provenienti da diverse fonti: 1) i supporti depositati<br />

dagli associati in fase di dichiarazione dell’opera;<br />

2) il sistema Monitor (già attivo per la registrazione<br />

e la conservazione delle emissioni di reti televisive<br />

e radiofoniche, ai fini del riconoscimento<br />

dei brani musicali utilizzati); 3) il sistema radio tracking,<br />

consistente nel registrare ed identificare informaticamente<br />

in tempo reale i brani utilizzati da<br />

un gruppo di emittenti radiofoniche nazionali e locali,<br />

rappresentativo dell’universo dell’emittenza radiofonica.


VIVAidee<br />

VIVAVERDI<br />

63<br />

FUORI L’AVANGUARDIA<br />

IL DIARIO<br />

INESSENZIALE<br />

DI ALLEVI<br />

di Dario Oliveri<br />

Tra i tentativi di mescolare cultura alta e<br />

cultura bassa in campo musicale, va<br />

sicuramente segnalato quello portato<br />

avanti da Giovanni Allevi. Il compositore e<br />

pianista marchigiano ha cominciato con la<br />

colonna sonora per Le Troiane di Euripide<br />

ma poi è passato a lavorare con Jovanotti<br />

e ad aprire i suoi concerti. In pochi anni<br />

Allevi ha ottenuto un notevole successo ed<br />

è circondato ormai dall’entusiasmo del<br />

pubblico che ha accolto con favore anche<br />

la sua autobiografia La musica in testa.<br />

L’idea di un rapporto indissolubile fra “creazione”<br />

ed “esecuzione” percorre, da un capo<br />

all’altro, la storia della musica europea e<br />

per moltissimo tempo i compositori sono<br />

stati anche e in primo luogo dei grandi strumentisti.<br />

L’immagine del compositore/interprete<br />

svanisce tuttavia dagli orizzonti dell’avantgarde<br />

novecentesca man mano che la<br />

musica assume un carattere più “concettuale”<br />

e la presunta originalità del segno prevale<br />

sulla sua reale efficacia sonora: in questi<br />

termini, spezzando una linea che congiunge<br />

idealmente i grandi maestri del periodo<br />

barocco ai compositori/virtuosi della<br />

generazione romantica e tardo-romantica<br />

(da Paganini, Thalberg e Liszt sino a Busoni<br />

e Rakhmaninov), l’estetica della Nuova<br />

Musica fa sì che i compositori – ormai esiliati<br />

dalla tastiera o dal podio – divengano<br />

soltanto dei compositori.<br />

L’idea del compositore/performer che partecipa,<br />

da solo o con la sua band, all’esecuzione<br />

delle proprie opere si riafferma tuttavia,<br />

verso la fine degli anni Sessanta, in relazione<br />

ad un’idea della musica molto lontana<br />

dalle avanguardie europee. Protagonisti<br />

di tale “innovazione” – che nei mondi<br />

paralleli del jazz e del rock ha sempre costituito<br />

la norma – sono stati dapprima certi<br />

autori come Frederic Rzewski, Terry Riley e<br />

Philip Glass, tendenti a considerare il rapporto<br />

con il pubblico quale aspetto essenziale<br />

del processo creativo e disposti, in qualche<br />

misura, ad attribuire alle loro opere anche<br />

un carattere di intellectual music for pop<br />

audience che costituisce un superamento<br />

della tipica “solitudine” della musica colta<br />

nel XX secolo. Un analogo tentativo di infrangere<br />

le barriere fra cultura “alta” e “bassa”,<br />

è stato compiuto in Gran Bretagna da<br />

Michael Nyman e Gavin Bryars. In Italia, si<br />

possono invece citare i nomi di Ludovico Einaudi,<br />

Giovanni Sollima, Carlo Boccadoro<br />

e, naturalmente, Giovanni Allevi.<br />

Quest’ultimo, è un compositore/pianista di<br />

quasi quarant’anni che da qualche tempo a<br />

questa parte gode di un’eccezionale notorietà,<br />

soprattutto fra il pubblico – di per sé<br />

assai vasto – dei “non addetti ai lavori”. Viceversa,<br />

molti suoi colleghi, e soprattutto<br />

quelli che agiscono sul fronte della “musica<br />

classica”, tendono guardarlo con sufficienza<br />

o addirittura con ostilità. Personalmente,<br />

ho conosciuto Giovanni Allevi a Palermo,<br />

nell’aprile del 2004 ad un concerto<br />

dell’Orchestra Sinfonica Siciliana in cui eseguiva<br />

per la prima volta Foglie di Beslan.<br />

In quella circostanza, mi sembrò una persona<br />

molto gentile ed un pianista perfettamente<br />

adeguato alle intenzioni espressive<br />

del pezzo (che oltretutto fu eseguito due volte,<br />

a grande richiesta del pubblico). Altre<br />

occasioni d’ascolto, mi hanno rivelato i vari<br />

volti di un repertorio da cui affiorano, nei<br />

passaggi più felici, slanci melodici solari e<br />

affermativi, sorretti da un dinamismo ritmico<br />

mai troppo invadente. La piacevolezza<br />

un po’ d’ameublement dell’ascolto discografico,<br />

assume tuttavia un rilievo assai<br />

diverso durante i concerti: nonostante la sua<br />

timidezza, Giovanni Allevi dialoga molto a<br />

lungo con il pubblico, racconta l’ispirazione<br />

e la genesi dei singoli pezzi, concepisce<br />

la sua performance come una sorta di diario<br />

condiviso, in cui si alternano musica e<br />

parole. Gli innumerevoli fan reagiscono con<br />

entusiasmo: sono gli stessi, probabilmente,<br />

che hanno accolto con favore anche il volume<br />

autobiografico La musica in testa<br />

(2008), un’abile sintesi dell’Allevi-pensiero<br />

che, malgrado il suo carattere forse un pò<br />

troppo auto-celebrativo, ha raggiunto in pochi<br />

mesi la decima edizione. Gli altri – i nonfan,<br />

i semplici osservatori – si confessano<br />

invece un po’ annoiati e rimangono perplessi<br />

di fronte ad una musica tecnicamente assai<br />

meno semplice di quanto si possa immaginare,<br />

ma il cui limite risiede semmai in una<br />

vastità di riferimenti e allusioni da cui non<br />

emerge – se non a tratti – una cifra essenziale,<br />

un gesto creativo destinato ad imprimersi<br />

per sempre nella coscienza.<br />

dario.oliveri@libero.it


In basso a sinistra Nino Ferrer e a<br />

destra Nino Taranto in “Io, Agata e tu”<br />

di Dino Verde e Bruno Broccoli (1969).<br />

Foto RaiTeche<br />

VIVAVERDI<br />

64<br />

musica<br />

NINO FERRER<br />

DA “DONNA ROSA”<br />

A “POVERO CRISTO”<br />

di Ernesto de Pascale<br />

Sono passati quasi dieci anni dal giorno in cui Nino Ferrer, nome d’arte di Agostino Ferrari, si<br />

toglieva la vita con un colpo di fucile da caccia. Nato il 15 agosto del 1934 a Genova da padre<br />

italiano e madre francese, con una carriera interamente divisa tra un versante e l’altro delle Alpi,<br />

tra l’Italia e la Francia, Ferrer è stato uno di quegli esempi di creatività esplosiva e difficilmente<br />

catalogabile, un artista intenso ed eclettico di cui l’Italia, ancora oggi, probabilmente non si ricorda<br />

Ferrer trascorre l’infanzia in Nuova Caledonia,<br />

dove suo padre, ingegnere, è impiegato<br />

in una miniera di nichel. Un’infanzia felice,<br />

in una famiglia dotata di una certa sensibilità<br />

artistica, ma interrotta brutalmente<br />

dall’irrompere della guerra. Nel 1939 Ferrer<br />

viene costretto a<br />

trasferirsi nuovamente<br />

in Italia<br />

con la<br />

madre, dove<br />

rimane<br />

fino alla<br />

conclusione<br />

del conflitto.<br />

Nel<br />

1947 Nino è di<br />

nuovo a Parigi,<br />

con la famiglia ri-<br />

mai abbastanza ma è stato recentemente celebrato al Premio Ciampi di Livorno.<br />

unita,e nella capitale francese compie gli<br />

studi superiori per poi laurearsi in lettere e<br />

filosofia, indirizzo archeologico, all’Università<br />

della Sorbonne. La<br />

passione per la musica presto lo<br />

travolge, gettando parzialmente<br />

nell’ombra quelle per la storia e<br />

le arti figurative.<br />

Al termine degli studi compie<br />

un viaggio a cui partecipa anche<br />

in veste di archeologo, ma al suo ritorno<br />

a Parigi, resosi conto che molti<br />

dei lavori erano mal pagati o poco interessanti,<br />

sceglie di diventare un<br />

musicista jazz, forte della<br />

passione che coltivava<br />

per questo genere di<br />

musica e del fatto di<br />

saper suonare numerosi<br />

strumenti. Suona<br />

prima con Richard<br />

Bennet and<br />

the Dixiecats, poi<br />

con Bill Coleman.<br />

Nasce così la carriera<br />

di un vero outsider, che sarà capace,<br />

destreggiandosi tra alti e bassi, di regalare alla<br />

storia della musica autentici successi.<br />

Alla fine degli anni Cinquanta si esibisce<br />

anche con Nancy Halloway, girando<br />

tutti i locali notturni della<br />

capitale francese e incidendo una<br />

decina di 45 giri per una piccola etichetta.<br />

Scrive brani dalle atmosfere<br />

gospel, che vanno incontro a vari rifiuti<br />

da parte delle etichette, fino al<br />

momento in cui, dopo aver ascoltato<br />

Sam Cooke e Sam and Dave, il suo stile<br />

giunge ad una svolta. Scoperto e affinato<br />

un suo timbro di voce del<br />

tutto particolare, dalle<br />

tonalità roche, fonda<br />

presto un suo gruppo<br />

di rhythm‘n’blues incidendo<br />

con esso un<br />

primo 33 giri che<br />

contiene già due<br />

brani destinati a diventare<br />

dei classici:<br />

Le port de salut e


Sotto “La vie chez les automobiles”<br />

60x50 cm. acrilico su cartone del 1987<br />

di Nino Ferrer<br />

VIVAVERDI<br />

65<br />

La polka des mandibules.<br />

Il cambio di marcia arriva nel 1965, sotto la<br />

supervisione artistica di Richard Bennet,<br />

che indirizzò il modo di comporre di Nino,<br />

a scapito di un po’ di libertà ma a vantaggio<br />

del risultato. Il 1966 vede Ferrer impegnato<br />

in 195 concerti e quasi 30 apparizioni televisive.<br />

L’immagine di star e seduttore che<br />

qualcuno, tra media e pubblico, cominciava<br />

ad attaccargli addosso, però, gli andava<br />

stretta.<br />

Ferrer arriva in Italia verso la fine degli anni<br />

‘60 dopo aver trionfato in Francia con<br />

Mirza (un rhythm’n’blues trascinante e divertente),<br />

Le téléphone (Il telefono nella<br />

versione italiana) e un altro brano di grande<br />

presa come Les cornichons (originariamente<br />

Big Nick) ovvero i cetriolini sottaceto<br />

che in Italia diverranno Il baccalà, un brano<br />

tutt’ora sigla del programma televisivo<br />

Le Iene. Ma già Mina aveva accolto a braccia<br />

aperte un suo brano melodico, C’est Irreparable<br />

che in italiano diventerà Un anno<br />

d’amore. Ciò che però resta nell’immaginario<br />

collettivo del nostro pubblico è un<br />

brano del 1967 rivoluzionario per testo e musica,<br />

Vorrei la pelle nera (Je veux être noir).<br />

La televisione si lega a doppio filo con il suo<br />

successo italiano: la trasmissione Settevoci<br />

di Pippo Baudo ha come sigla Donna Rosa,<br />

mentre per Io, Agata e tu (che lo vede protagonista<br />

nella prima serata del sabato con<br />

Raffaella Carrà e Nino Taranto) ripropone<br />

la vecchia Agata dei napoletani Pisano e Cioffi.<br />

Immancabilmente arriva anche Sanremo:<br />

nel 1968 interpreta Il re d’Inghilterra<br />

in coppia con Pilade, nel 1970 canta Re di<br />

Cuori abbinato a Caterina Caselli, e nel 1971<br />

Amsterdam.<br />

L’inizio degli anni Settanta segna per Ferrer<br />

un momento di svolta, anche dal punto<br />

di vista musicale. Molti imputano uno dei<br />

fattori di cambiamento nel modo di scrivere,<br />

che lo legheranno più al rock e alla psichedelia,<br />

alla conoscenza e amicizia con il<br />

chitarrista inglese Mickey Finn, (che aveva<br />

suonato, tra i vari, con T.Rex e Eric Clapton).<br />

Nasce così Metronomie, album strutturato,<br />

completo e musicalmente inteso. Ma con un<br />

po’ di delusione da parte di Nino, non fu tanto<br />

l’album a vendere, quanto il brano La maison<br />

près de la fontaine (versione nostrana:<br />

Il Povero Cristo), oltre 500.000 copie.<br />

D’altronde, la poliedricità e la capacità di<br />

sfuggire ad ogni etichetta musicale erano caratteristiche<br />

di cui lo stesso Nino era perfettamente<br />

consapevole, dichiarando in<br />

un’intervista del 1970 che ‘’Nessuno di noi<br />

è fatto in una sola maniera, anche nelle canzoni.<br />

Un giorno mi viene fuori Donna Rosa<br />

e un altro La Rua Madureira che è la mia preferita<br />

ma che purtroppo non ha fatto una lira<br />

o Povero Cristo che la radio sicuramente<br />

non trasmetterà e che quindi pochi sentiranno.<br />

Perché a me capita questo guaio: il<br />

pubblico di Donna Rosa non mi vuole in un<br />

genere più impegnato e non lo chiede, e<br />

l’altro che lo apprezzerebbe, non lo può conoscere”.<br />

Prima in inglese per conquistare con un album<br />

il mercato americano e poi in francese,<br />

nasce nel 1973 uno dei suoi capolavori Le<br />

Sud, sguardo tenero e critico verso il Sud del<br />

mondo, dall’Europa all’Africa. Ferrer continuerà<br />

a sfornare un album ogni anno/due,<br />

in cui si alternano la presenza di singoli di<br />

successo con la possibilità di riservarsi spazio<br />

per l’espressione artistica più creativa.<br />

Già dal 1970, Ferrer torna a stabilirsi in<br />

Francia. C’è di mezzo una love story con Brigitte<br />

Bardot, breve ma bersagliata dalle<br />

cronache rosa, che lo spinge a ritagliarsi<br />

uno spazio riservato, più lontano dalle luci<br />

della ribalta. Necessità che è stata probabilmente<br />

enfatizzata anche dalla volontà<br />

di proteggere la nascita del figlio avuto<br />

dalla segretaria Kinou Monestier, destinata<br />

a diventare sua moglie. Gli anni successivi<br />

lo vedono continuamente ritirarsi<br />

e tornare sulle scene.<br />

Negli ultimi anni della sua vita aveva eletto<br />

definitivamente la Francia, che nel 1986 lo<br />

aveva insignito del titolo di Cavaliere delle<br />

lettere e delle arti, come suo paese di residenza.<br />

Si era trasferito nel sud-ovest del paese,<br />

dove si dedicava alla pittura, la passione<br />

che ha assorbito gli ultimi anni della sua esistenza.<br />

Il suo ultimo album è del 1993: Desabusion<br />

che è un mix tra le parole désillusion<br />

e désabusement, disillusione e distacco.<br />

Probabilmente entrambe giocarono un<br />

ruolo importante nell’equilibrio della carriera<br />

di un artista come Nino, equilibrio definitivamente<br />

turbato, nel 1998, probabilmente<br />

dalla morte della madre.<br />

Se ne andava così, trovato morto in un campo<br />

di grano, un artista il cui valore fu probabilmente<br />

più grande e più intenso di quello<br />

all’epoca percepito, al di là della patina<br />

del successo e della conoscenza che di lui si<br />

era creata presso il grande pubblico. Tra<br />

Francia e Italia, tra luci e ombre, tra stile e<br />

talento e tra poesia e ironia.<br />

(Grazie a Giulia Nuti, Michele Manzotti,<br />

Pierre Ferrer e Santino Rocchetti)


VIVAVERDI<br />

66<br />

musica<br />

A fianco da sinistra Fioretta Mari,<br />

Marisa Laurito, Manuela Metri e<br />

Fiordaliso in una scena di<br />

“Menopause the musical” in cui<br />

Vincenzo Incenzo ha curato la versione<br />

italiana delle 28 canzoni anni ‘60.<br />

(Foto Marinetta Saglio)<br />

INTERVISTA A VINCENZO INCENZO<br />

“HO TANTE ANIME DIVERSE,<br />

DA ZARRILLO A DRACULA...”<br />

di Ivano Malcotti<br />

Il suo viaggio artistico è iniziato a diciotto anni al Folkstudio. Il “boss” Giancarlo Cesaroni, prima<br />

della chiusura del mitico locale capitolino, produsse la sua prima canzone, con questa nota sulla<br />

busta del disco: “simbolicamente è stata inserita la canzone del nostro ultimo puledro, il cantautore<br />

diciannovenne Vincenzo Incenzo, di cui molto probabilmente si sentirà parlare in futuro”. Da allora il<br />

poliedrico autore di testi romano ha firmato decine di canzoni, (fra gli altri per Renato Zero, Antonello<br />

Venditti, Lucio Dalla, Patty Pravo...) libri e adattamenti teatrali, senza disdegnare la pittura e<br />

scrivendo anche il libretto e le liriche di Dracula Opera Rock, su musiche della Pfm.<br />

Laureato al Dams, vincitore del premio<br />

<strong>Siae</strong> Autori nel 2003 e del Premio Lunezia<br />

per il valore poetico dei testi, Vincenzo<br />

Incenzo è un autore dalla produzione<br />

sterminata. Ha scritto testi per Renato Zero,<br />

Michele Zarrillo, Pfm, Antonello Venditti,<br />

Lucio Dalla, Sergio Endrigo, Franco<br />

Califano, Patty Pravo, Massimo di Cataldo,<br />

Silvia Mezzanotte, Paolo Meneguzzi,<br />

Daniele Groff, Paolo Vallesi, Albano,<br />

Neri per caso, Tosca e tanti altri.<br />

In questi anni ha collaborato e collabora<br />

con tantissimi artisti, ognuno di questi<br />

con una sua personalità molto forte e differente.<br />

Penso a Renato Zero, alla Premiata<br />

Forneria Marconi, a Patty Pravo, ma anche<br />

a Franco Califano, o Sergio Endrigo,<br />

che l’aveva scelto per scrivere le musiche<br />

(e non i testi) nella sua ultima produzione.<br />

La cosa meravigliosa di questo mestiere è<br />

diventare di volta in volta l’anima dell’interprete<br />

per cui stai scrivendo, vivere in simbiosi<br />

con la realtà che ti si presenta come se<br />

fosse da sempre l’unica che ti appartiene. Io<br />

ho la fortuna di poter scegliere con chi lavorare,<br />

per cui emotivamente sono sempre<br />

coinvolto. Non posso negare che Renato Zero<br />

e Michele Zarrillo siano, per amicizia,<br />

sensibilità, affetto e stima dei riferimenti<br />

ideali. Ho nel cuore anche il periodo, troppo<br />

breve purtroppo, di collaborazione con<br />

Endrigo. E poi ci sono le sfide. Sono impazzito<br />

di gioia quando mi fu proposto di scrivere<br />

il libretto di Dracula Opera Rock, il musical<br />

prodotto da David Zard su musiche della<br />

Pfm. Non l’ho mai detto, ma prima delle<br />

modifiche di regia scrissi tutta l’opera in una<br />

settimana, lavorando giorno e notte con entusiasmo<br />

febbrile, e consegnai i testi in varie<br />

fasi solo per non dare l’idea di un lavoro<br />

precipitoso.<br />

Una delle sue canzoni più note, Cinque<br />

giorni, è stata ripresa ultimamente da Laura<br />

Pausini, ma anche altri artisti nel mondo<br />

continuano ad interpretarla, come<br />

Amanda Miguel, Ana Gabriel. Ne esiste addirittura<br />

una versione di Fiorello. Com’è<br />

nata questa canzone?


Esattamente cinque giorni dopo la fine di<br />

una storia molto importante; ricordo che<br />

presi degli appunti, riproponendomi di elaborarli<br />

in seguito; frasi come “cinque giorni<br />

che ti ho perso” o “faccio male anche a un<br />

amico” appartengono più al parlato ordinario<br />

che ad una canzone, erano state scritte<br />

per fermare il concetto. Mi dicevo “poi le<br />

renderò più poetiche”. Invece poi tutto è rimasto<br />

uguale, anche perché le note di Michele<br />

sembravano aspettare solo quelle parole.<br />

Con Zarrillo divido, oltre che la canzone,<br />

quel momento preciso, perché anche lui<br />

stava vivendo la fine di un amore. Credo sia<br />

stato molto importante tutto questo, il brano<br />

è profondamente sincero, per questo credo<br />

arrivi tanto alla gente.<br />

E’ iscritto alla <strong>Siae</strong> dal 1984 e recentemente<br />

si è iscritto anche alla sezione Dor, per il<br />

lavoro di Dracula Opera Rock.<br />

Adoro scrivere per il teatro, ho già altri due<br />

musical nel cassetto, che spero presto vedranno<br />

la luce. Dracula è stato un viaggio<br />

bellissimo. Ricordo quando la Pfm mi interpellò.<br />

Pensai: cosa si può scrivere ancora<br />

su Dracula che non sia stato detto? Nel<br />

primo incontro con David Zard in un ristorante<br />

di Roma proposi di fuggire dall’ennesima<br />

versione della lotta tra il bene e il male<br />

e di mostrare non tanto il vampiro sperduto<br />

nelle nebbie della Transilvania, quanto<br />

il mostro dentro ognuno di noi; insomma<br />

un Dracula profondamente umano, che<br />

fa paura, ma che a sua volta ha paura. L’idea<br />

piacque a tutti da subito. Tecnicamente mi<br />

sono rifatto ad uno stile di scrittura spesso<br />

classico, ho usato tantissimo l’endecasillabo.<br />

In linea con la scrittura operistica, spesso<br />

siamo partiti dai testi, che sono stati poi musicati.<br />

Il vampiro mi ha permesso di tornare<br />

a lavorare con la Pfm (dieci anni dopo<br />

l’album Ulisse, la nostra prima collaborazione),<br />

il che vuol dire confrontarsi con un<br />

pezzo di storia della musica italiana, un arricchimento<br />

incredibile. E poi di conoscere<br />

Alfredo Arias, il grande regista argentino,<br />

e imparare in materia di teatro un’infinità<br />

di cose.<br />

Passiamo a Incenzo autore di libri. La sua<br />

passione per Dante l’ha portato a scrivere<br />

sul suo Inferno. Di cosa tratta La partitura<br />

infernale, eventi sonori nelle bolge dantesche,<br />

pubblicato da Fonopoli?<br />

E’ una lettura sonora del verso dantesco.<br />

Dante fa qualcosa di miracoloso nel suo Inferno.<br />

Trasponendo la disarmonia e la dissonanza<br />

di quei luoghi a livello linguistico,<br />

e ricorrendo ad un vero e proprio “simbolismo<br />

fonico”, ci rappresenta la terribile atmosfera<br />

infernale con parole di suono oscuro,<br />

sporco, con consonanti dure e aspre, avvolgendoci<br />

fisicamente in quel “corto circuito”<br />

acustico che nel racconto è dato dai<br />

latrati canini, dalle urla disumane e dai tuoni<br />

impetuosi. Viaggiando nella Commedia<br />

si può poi notare come il linguaggio, via via<br />

che ci si avvicini al Paradiso si alleggerisca,<br />

si depuri, si schiarisca, in osmosi con i luoghi<br />

e gli scenari, e le consonanti dure e stridule<br />

lascino il passo a sillabe delicate, alle<br />

“elle”, alle “esse”, al silenzio. Al bianco. Una<br />

meraviglia.<br />

Ha avuto anche esperienze come “traduttore”<br />

da altre lingue.<br />

Sono innamorato della parola. Morbosamente<br />

la scandaglio anche oltre confine. Mi<br />

hanno appassionato operazioni linguistiche<br />

come quella che ho fatto su Menopause the<br />

musical, di Linders, dove, curando la versione<br />

italiana delle canzoni, ho dovuto recuperare<br />

le sonorità e le cadenze originali<br />

dosandole con l’ironia scanzonata del centone<br />

italiano; o Tango delle ore piccole di<br />

Puig, dove la scommessa era mantenere la<br />

visceralità drammatica, erotica e sanguigna<br />

delle canzoni argentine anche nel nostro<br />

idioma.<br />

Ha pubblicato anche poesie; c’è un’analogia<br />

tra paroliere e poeta? Un paroliere può definirsi<br />

poeta?<br />

Il lavoro del paroliere non ha molto a che vedere<br />

con quello del poeta: il poeta non ha bisogno<br />

della musica, o meglio, le sue liriche<br />

hanno già “in corpore” ritmo, respiri, dinamiche,<br />

canto. Qui la musica intervenendo si<br />

sovrapporrebbe mortificando gli equilibri.<br />

I tentativi fatti non mi convincono, a meno<br />

che la musica non faccia un passo indietro<br />

e sia semplicemente un “vassoio” utile a portare<br />

in tavola la parola. Il testo di una canzone<br />

invece non è autosufficiente, vive in<br />

osmosi con le note, fortificandole e fortificandosi<br />

con queste: non è poesia, ma può<br />

essere poetico.<br />

E il suo rapporto con la pittura?<br />

Liberatorio. Per me è un non luogo dove sperimentare<br />

e mettermi alla prova, utile poi<br />

anche a corroborare il mio lavoro di autore.<br />

Quali sono i prossimi progetti?<br />

La nuova collaborazione con Renato Zero, che<br />

ha realizzato un disco meraviglioso. Sono onorato<br />

del fatto che mi abbia voluto vicino durante<br />

la stesura di molti testi. Lavorare allo<br />

stesso tavolo con lui è un’esperienza umana e<br />

artistica impagabile. Renato è un vulcano, un<br />

detonatore di creatività.<br />

Gli sarò sempre grato per la fiducia che ha<br />

avuto nei miei confronti.<br />

E poi c’è il mio primo romanzo, a cui ho lavorato<br />

con dedizione assoluta per tre anni;<br />

una storia d’amore estremo, un thriller dell’anima,<br />

ambientato nel misterioso mondo<br />

di internet.


VIVAmedia<br />

Una scelta dei principali avvenimenti legati<br />

alla <strong>Siae</strong> pubblicati sulla stampa italiana.


VIVAdall’interno<br />

RACCOLTA 2008<br />

L’IMPEGNO DELLA SIAE<br />

PER TELETHON<br />

Foto G. Ziliotto<br />

Nella campagna di raccolta fondi per Telethon 2008 la <strong>Siae</strong> si è mobilitata grazie all’impegno di molti uffici della<br />

rete territoriale e alla diretta partecipazione di numerosi dipendenti, raggiungendo la somma di 120.475,58 euro<br />

che sono stati già versati alla Fondazione Telethon. Il presidente della <strong>Siae</strong>, Giorgio Assumma che ha ricevuto un<br />

messaggio di ringraziamento dalla Signora Susanna Agnelli, esprime la propria gratitudine a tutti i dipendenti.<br />

Pubblichiamo le due lettere<br />

Care amiche ed amici<br />

a conclusione della campagna di raccolta fondi di TELETHON 2008 sono lieto di comunicarvi che,<br />

grazie all’impegno di molti uffici della rete territoriale e alla partecipazione di numerosi dipendenti,<br />

è stata raggiunta la somma di 120.475,58 euro che sono già stati versati alla Fondazione<br />

TELETHON.<br />

Mi è particolarmente gradito condividere con Voi il messaggio di ringraziamento inviatomi<br />

dalla Signora Susanna Agnelli.<br />

Sono certo di interpretare il sentimento di tutti coloro che si sono attivati per raggiungere<br />

tale risultato, esprimendo la soddisfazione comune per aver dato un tangibile contributo<br />

allo sviluppo delle ricerche che la Fondazione TELETHON porta avanti per la cura delle malattie<br />

genetiche.<br />

A tutti voi un sentito grazie ed i più cordiali saluti.


VIVAdall’interno<br />

VIVAVERDI<br />

71<br />

Sotto a sinistra, Arisa vincitrice delle<br />

nuove proposte.<br />

Sotto, Marco Carta, vincitore<br />

di Sanremo 59.<br />

A destra Ania riceve dal Presidente<br />

Assumma il Premio <strong>Siae</strong><br />

Sanremofestival59.<br />

Sotto una fase del convegno<br />

organizzato da <strong>Siae</strong>, Afi e Imaie su<br />

“Musica e Internet”<br />

Foto Ufficio Organizzazione Eventi<br />

59° EDIZIONE<br />

LA SIAE A SANREMO<br />

Foto Paola Arpone<br />

Ritornato a picchi record d’audience televisiva<br />

e d’interesse popolare, il Festival di<br />

Sanremo n.59 è stato una puntuale istantanea<br />

dello stato della musica italiana. Sul palco<br />

del teatro Ariston si sono avvicendati storici<br />

cantautori, gruppi rap, bande rock e interpreti<br />

della melodia italiana, in uno spettacolo<br />

abilmente confezionato dal presentatore<br />

e showman Paolo Bonolis. Alla fine<br />

ha vinto il giovane Marco Carta, già protagonista<br />

dell’ultima edizione del programma<br />

tv Amici, con La forza mia davanti a Povia<br />

(secondo posto con Luca era gay) e Sal Da<br />

Vinci (terzo con Non riesco a farti innammorare).<br />

Nelle cinque serate, all’insegna<br />

della buona musica e del divertimento, c’è<br />

stata anche l’esibizione dei giovani accompagnati<br />

da un ospite famoso, da Pino Daniele<br />

a Burt Bacharach, da Gino Paoli a Lucio Dalla.<br />

Ha vinto, in questa categoria, Arisa con<br />

Sincerità. Nella serata di sabato, il Presidente<br />

della <strong>Siae</strong>, Giorgio Assumma ha consegnato<br />

un Premio alla giovane cantautrice Ania,<br />

risultata vincitrice della prima edizione del<br />

concorso SanremoFestival.59, interamente<br />

svolto sul web, con il brano Buongiorno<br />

gente. La <strong>Siae</strong> ha voluto attribuire un suo riconoscimento<br />

ad un’opera che proprio in<br />

rete si è fatta conoscere. “La rete è uno<br />

straordinario strumento di diffusione delle<br />

opere -ha dichiarato il presidente<br />

Assumma- che consente di scoprire autori<br />

di valore, specialmente giovani. Ma è importante<br />

che i diritti di chi crea siano riconosciuti,<br />

perchè sono frutto di un intenzo<br />

lavoro”. La <strong>Siae</strong>, che fa parte del Comitato<br />

Tecnico contro la Pirateria Digitale e<br />

Multimediale costituito a Palazzo Chigi, ha<br />

anche promosso un convegno su “Musica e<br />

Internet: nuovi approcci educativi per il rispetto<br />

dei diritti da parte dei giovani” a<br />

Sanremo. L’incontro è stato promosso in<br />

particolare con lo scopo di fornire un aggiornamento<br />

sulle iniziative che <strong>Siae</strong>, Afi e<br />

Imaie stanno portando avanti, nell’ambito<br />

della campagna Emca (European Music<br />

Copyright Alliance), presso le scuole medie<br />

inferiori italiane. Filippo Gasparro, Direttore<br />

dell’Ufficio Organizzazione Eventi della <strong>Siae</strong>,<br />

ha ribadito che Emca non è una “campagna<br />

antipirateria” ma un’iniziativa che vuole fornire<br />

ai giovani gli strumenti necessari per<br />

effettuare scelte consapevoli nel consumo<br />

della musica ed ha illustrato poi altri progetti<br />

educativi che la <strong>Siae</strong> sta promuovendo<br />

su tutto il territorio nazionale.<br />

Foto Ilaria Berti


VIVAdall’interno<br />

DISCOGRAFIA<br />

DISTRIBUZIONE DIGITALE,<br />

UN NUOVO ELDORADO?<br />

di Giorgio Macellari<br />

Luca Stante<br />

Con alcuni operatori del settore abbiamo<br />

cercato di analizzare le valenze, gli eventuali<br />

punti deboli e le prospettive della distribuzione<br />

digitale: per capire, soprattutto,<br />

quali vantaggi offra agli artisti e alle case discografiche;<br />

quali siano le differenze sostanziali<br />

rispetto alla distribuzione tradizionale<br />

e quali le opportunità di promozione e marketing<br />

per i prodotti artistici presenti sui<br />

vari store. Abbiamo loro chiesto, inoltre,<br />

quanto sia diffusa oggi in Italia la cultura<br />

Tra gli addetti ai lavori, c’è chi la definisce una “nuova frontiera” per il mercato discografico;<br />

altri, in modo più semplice e diretto, preferiscono individuarla come una nuova opportunità:<br />

stiamo parlando della cosiddetta distribuzione digitale. Una cosa è certa: le nuove tecnologie<br />

facilitano la diffusione globale dei contenuti, consentendo agli utenti un’estrema velocità nella<br />

ricerca degli artisti e dei brani preferiti, nell’accesso alle piattaforme che commercializzano la<br />

musica e nella scelta dei prodotti a costi accessibili. Per adesso, però, in Italia siamo ancora in<br />

una fase d’avviamento.<br />

dello scaricamento legale e quali miglioramenti<br />

ci si potrebbe attendere sotto il profilo<br />

legislativo. Ne è uscito un quadro piuttosto<br />

articolato e complesso, che presenta<br />

diverse sfaccettature.<br />

A esaltare la realtà e le potenzialità degli store<br />

online, ad esempio, è Luca Stante (37 anni,<br />

una laurea in Economia, con specializzazione<br />

in Business Administration), attuale<br />

direttore generale in Italia di Believe,<br />

azienda leader in Europa proprio nella distribuzione<br />

digitale. “Si tratta – dice – di un<br />

canale ormai consolidato, in continua evoluzione<br />

per quanto concerne la promozione<br />

e la vendita. Tra i nuovi media, sono da includere<br />

Internet, cellulari e Digitale<br />

Terrestre”. Stante, che ha scritto un libro sul<br />

marketing nel settore discografico ed è docente<br />

al Master in Discografia presso Fabrizio Brocchieri<br />

l’Università La Sapienza di Roma, parla con<br />

cognizione di causa: “Occorre considerare<br />

le funzionalità più innovative: l’elevato grado<br />

di informazione, l’interattività, la smaterializzazione,<br />

l’internazionalità. È appun-


VIVAVERDI<br />

73<br />

to da queste funzionalità che derivano enormi<br />

vantaggi. Una migliore informazione, infatti,<br />

contribuisce a una maggiore maturità<br />

del consumatore; l’interattività, a sua volta, genera<br />

appassionati che si sentono protagonisti<br />

e artisti più consapevoli; la smaterializzazione,<br />

inoltre, riduce in maniera drastica i costi<br />

di distribuzione; l’internazionalità, com’è ovvio,<br />

apre un mercato mondiale per tutti”.<br />

Assai più disincantati, per la verità, i giudizi<br />

espressi in merito da altri esperti. “La<br />

distribuzione digitale è un universo interessante,<br />

ma ancora da scoprire”, afferma<br />

Fabrizio Brocchieri (41 anni, label manager<br />

dell’etichetta Cinico Disincanto), produttore<br />

discografico e membro del direttivo nazionale<br />

di AudioCoop, la terza associazione<br />

di categoria di discografici italiani indipendenti,<br />

che si è costituita nel 2000 e associa<br />

circa 150 indies, con un fatturato pari al 5%<br />

del mercato discografico italiano. “Per il<br />

momento – aggiunge Brocchieri – è un mercato<br />

più virtuale che reale, almeno rispetto<br />

al panorama italiano, con un giro di affari<br />

poco significativo”.<br />

Altrettanto precise e motivate le convinzioni<br />

espresse da Mario Limongelli, presidente di<br />

Mario Limongelli<br />

Franco Bixio<br />

PMI (Produttori Musicali Indipendenti),<br />

associazione che raccoglie quasi un centinaio<br />

tra le più importanti imprese italiane<br />

medie e piccole che producono musica, con<br />

un fatturato pari al 15% del mercato. “Le<br />

evoluzioni tecnologiche – afferma – sono<br />

state vissute finora solo come una minaccia.<br />

Occorre invece rendersi conto delle nuove<br />

opportunità che esse offrono per il rilancio<br />

della musica”. Limongelli, in particolare,<br />

osserva alcune significative novità: le trasmissioni<br />

a larga banda, i servizi avanzati,<br />

l’evoluzione dei mercati, la contrazione delle<br />

vendite del prodotto fisico, la moltiplicazione<br />

dei canali di accesso e di sfruttamento<br />

dell’offerta musicale, l’entrata in scena di<br />

nuovi utenti e potenziali distributori, come<br />

le compagnie di telecomunicazioni fisse e<br />

mobili, i fornitori di hardware/supporti e i<br />

fornitori di accessi e di servizi Internet. “Ci<br />

troviamo di fronte – sottolinea il presidente<br />

di PMI – a una grande innovazione tecnologica,<br />

che vede le aziende indipendenti<br />

impegnate a non perdere l’opportunità di<br />

fare business distribuendo e vendendo musica<br />

mediante file audio e video. A tutt’oggi,<br />

però, tale mercato non ha soppiantato il<br />

prodotto fisico, cioè il cd. Ma è un dato interessante<br />

il fatto che a frequentare gli store,<br />

per l’80%, siano soprattutto i giovani dai<br />

13 ai 18 anni”. Insomma, anche in questo<br />

campo, senza dubbio, Internet ha avvicinato<br />

le frontiere del sapere, del comunicare,<br />

del conoscere. Non esistono intermediari:<br />

c’è il vantaggio di poter comunicare direttamente<br />

con gli acquirenti e gli utilizzatori;<br />

si creano database di potenziali fan per gli<br />

artisti e altrettanto potenziali clienti per le<br />

case discografiche. Non solo. Nascono community<br />

dove ci si può confrontare in estrema<br />

libertà.<br />

E intanto, proprio di recente, l’Afi<br />

(l’Associazione dei Fonografici Italiani), che<br />

dal 1948 rappresenta e tutela gli interessi delle<br />

Piccole e Medie Imprese di produttori audio<br />

e video, ha celebrato i 60 anni commissionando<br />

una ricerca sulla musica online.<br />

Il ruolo degli aggregatori<br />

I produttori di contenuti musicali accedono con<br />

maggiore facilità al mercato della distribuzione digitale,<br />

in genere, attraverso i cosiddetti “aggregatori”<br />

di contenuti. Tra i più importanti, potremmo<br />

citare: Believe, The Orchard, Kiver. Le etichette<br />

discografiche cedono una licenza per la distribuzione<br />

digitale sui master di cui sono titolari agli<br />

aggregatori, i quali, a loro volta, cedono i diritti di<br />

vendita al pubblico ai servizi di distribuzione web<br />

e mobile, come I-tunes e altri. Gli aggregatori<br />

si occupano delle fasi di digitalizzazione (la trasformazione<br />

da audio in file), di delivery (l’invio ai servizi<br />

di distribuzione), di promozione (la visibilità sui<br />

servizi di distribuzione), di rendicontazione (mediante<br />

un software on/line) e di pagamento delle royalties.<br />

Gli aggregatori, quindi, stipulano accordi con<br />

i grandi distributori on/line. Tale meccanismo, in<br />

effetti, appare in contrasto con quella che sembrava<br />

essere una delle opportunità del mercato digitale:<br />

la diminuzione dei costi distributivi e l’accesso<br />

diretto al mercato. Oggi, però, rimane questo l’unico<br />

modo per essere presenti nei negozi virtuali.<br />

Pertanto, i produttori riescono a distribuire i propri<br />

cataloghi a fronte di una percentuale che erode<br />

una parte delle revenues spettanti agli stessi<br />

produttori. Si ripropone dunque lo scenario di distribuzione<br />

del prodotto fisico. Per quanto riguarda<br />

pubblicità, promozione e marketing dei prodotti<br />

distribuiti on/line sugli store, le possibilità sono<br />

molte; ma gli spazi tradizionali (banner, sponsorship<br />

e campagne mirate) sono abbastanza costosi.<br />

Per ora, non resta che sfruttare la fantasia e le opportunità<br />

offerte dal web: le idee innovative e originali<br />

riescono spesso a ritagliarsi una discreta visibilità.<br />

(G. M. )


VIVAdall’interno<br />

“Posso dire che il mercato della musica online,<br />

relativamente alle piattaforme legali,<br />

presenta un trend di crescita rilevante in<br />

termini di percentuale- sostiene Franco<br />

Bixio, storico produttore musicale, nel comitato<br />

direttivo dell’associazione - ma, in<br />

valore assoluto, risulta essere un mercato<br />

non in linea con le proprie potenzialità, soprattutto<br />

a causa della enorme diffusione di<br />

scaricamenti illegali”.<br />

Negli ultimi due anni, in effetti, il mercato digitale<br />

è aumentato di oltre il 100%; ma, per<br />

un’azienda indipendente, gli incassi non sembrano<br />

sufficienti a coprire gli ammanchi determinati<br />

dal calo del mercato tradizionale che,<br />

rispetto a dodici mesi or sono, fa registrare un<br />

segno negativo pari addirittura al 26%.<br />

Secondo i nostri interlocutori, i nomi di successo<br />

funzionano anche nel mercato online;<br />

ai cosiddetti prodotti “di nicchia”, tuttavia,<br />

la rete offre maggiori opportunità: infatti,<br />

essi raggiungono più facilmente il proprio<br />

target attraverso Internet, dove gli appassionati,<br />

a prescindere dalla localizzazione<br />

geografica, possono operare in modo<br />

semplice una ricerca mirata e precisa di brani<br />

e artisti che faticherebbero a trovare nei<br />

negozi tradizionali.<br />

Tutti gli addetti ai lavori sembrano poi concordare<br />

su un concetto fondamentale, che<br />

riguarda la protezione delle opere dell’ingegno<br />

nell’era delle tecnologie avanzate.<br />

“Dai dati di vendita – rileva ancora Luca<br />

Stante, di Believe – risulta che il download<br />

legale è in crescita. E sono certo che, alla<br />

lunga, la situazione migliorerà. Il nostro paese,<br />

in questo senso, appare un po’ indietro<br />

rispetto alle nazioni più industrializzate; più<br />

avanti, invece, se ci si riferisce a tanti altri<br />

paesi nel mondo. La legge dovrebbe perseguire<br />

coloro che scaricano in modo illegale<br />

la musica e in genere le opere dell’ingegno:<br />

si tratta di un diritto di proprietà inalienabile,<br />

che va rispettato. Solo l’autore di un<br />

brano può decidere se altri possano usufruire<br />

gratuitamente delle sue opere. Al di là della<br />

legge esistente – conclude Stante – si dovrebbero<br />

usare in modo più efficace gli strumenti<br />

repressivi: il clima di impunità, infatti,<br />

risulta deleterio per la cultura di qualsiasi<br />

popolo”.<br />

Nella medesima questione interviene il presidente<br />

di PMI, Mario Limongelli. “Le istituzioni<br />

– dice – devono comprendere quanto sia<br />

dannosa la carenza di una legislazione a favore<br />

del riconoscimento e del rispetto totale del<br />

diritto d’autore. Se non si interviene con norme<br />

efficaci contro la pirateria, compresa quella<br />

online, ben difficilmente le aziende che producono<br />

contenuti musicali riusciranno ad andare<br />

avanti”.<br />

L’Afi, attraverso Franco Bixio, sposta<br />

l’attenzione sulle conclusioni emerse dal<br />

Rapporto Einaudi relativo al filesharing: la<br />

maggior parte degli italiani non sarebbe disposta<br />

a pagare né per film né per canzoni;<br />

tant’è vero che il 25% degli intervistati dichiara<br />

di utilizzare regolarmente servizi peer<br />

to peer gratuiti al fine di ottenere, in modo<br />

illegale, brani musicali e video in formato<br />

digitale. “Una grande opportunità per i produttori<br />

di contenuti – dichiara – sarebbe data<br />

da una rete peer to peer legale. Per questo<br />

motivo, la nostra associazione, insieme<br />

con altri partner internazionali e la stessa<br />

<strong>Siae</strong>, ha sviluppato un importante progetto<br />

(dal titolo Axmedis), co/finanziato dalla<br />

commissione Europea”.<br />

“Il nostro obiettivo – conclude Bixio – è<br />

quello di rendere possibile una rete peer to<br />

peer legale, una transcodifica dei contenuti<br />

digitali in automatismo, nei formati oggi<br />

esistenti, per tutti i devices, una tracciabilità<br />

dei contenuti, una serie di report che faciliti<br />

la rendicontazione delle revenues, una<br />

concessione di licenze in automatico”.<br />

C’è anche chi, però, mette sotto accusa la<br />

politica delle major e delle grandi radio presenti<br />

nel circuito che conta.<br />

Fabrizio Brocchieri, esponente di spicco -<br />

come detto - di AudioCoop, si toglie il classico<br />

sassolino dalla scarpa: “Trasmettere su<br />

tutte le emittenti sempre e solo le stesse canzoni<br />

finisce col renderle poco appetibili per<br />

il pubblico più smaliziato, che arriva ben<br />

presto a un livello di saturazione da ascolto.<br />

È un vero peccato, inoltre, che le multinazionali<br />

abbiano di fatto rinunciato allo<br />

scouting sul repertorio cosiddetto local.<br />

Con ogni probabilità, considerano l’Italia<br />

una piccola provincia dell’impero, da colonizzare<br />

con musica d’importazione, lontana<br />

dal nostro Dna musicale e dalle nostre<br />

radici. Il risultato – conclude Brocchieri –<br />

è quasi scontato: si crea un diffuso disinteresse<br />

verso le novità, le scoperte e quindi<br />

verso l’acquisto, anche online, di prodotti<br />

in grado di rappresentare una cultura<br />

originale”. D’accordo, almeno in parte,<br />

Mario Limongelli, di PMI. “Oggi – ribadisce<br />

– le emittenti radiofoniche si definiscono<br />

quasi tutte hit/radio e programmano<br />

solo i brani dei soliti noti. Così, su questo<br />

fronte, gli indipendenti vengono di gran<br />

lunga penalizzati”.<br />

Al di là di ogni considerazione più o meno<br />

condivisibile, si sa che il mercato della discografia<br />

sta attraversando un periodo di<br />

forte crisi. L’unica possibilità di sopravvivenza<br />

rimane affidata alla qualità: lavorare,<br />

cioè, su progetti artistici che non evaporino<br />

nell’arco di poche settimane e per<br />

i quali si possa approntare un lavoro costante<br />

e meticoloso di promozione. Chi<br />

resiste ora nella tempesta potrebbe avere<br />

domani, davanti a sé, sconfinate praterie<br />

da esplorare. Magari, proprio grazie alla<br />

distribuzione digitale.


VIVAdall’interno<br />

VIVAVERDI<br />

75<br />

DUE LIBRI IMPORTANTI<br />

GLI SCENARI FUTURI<br />

DEL DIRITTO D’AUTORE<br />

E DELL’INDUSTRIA MUSICALE<br />

di Letizia Pozzo<br />

Sui cambiamenti epocali dell’era digitale, che stanno provocando nuovi sviluppi nell’industria<br />

musicale e nel diritto d’autore, sono stati pubblicati recentemente due libri che rappresentano<br />

un contributo essenziale per comprendere il presente e il futuro: Scenari e prospettive sul diritto<br />

d’autore di Alberto Maria Gambino e Valeria Falce e la guida Musica & Diritto, Scenari giuridici<br />

per l’industria musicale di Andrea Marco Ricci.<br />

Il primo volume è la pubblicazione degli atti<br />

del convegno omonimo Scenari e prospettive<br />

del diritto d’autore edito da edizioni Art<br />

nella collana “Scuola di diritto” svoltosi presso<br />

l’Università Europea di Roma il 27 maggio<br />

2008. Il libro, curato da Alberto Maria<br />

Gambino (docente di diritto privato all’Uer<br />

e presidente del Comitato Consultivo permanente<br />

per il diritto d’autore, insieme a Valeria<br />

Falce, ricercatrice di Diritto industriale sempre<br />

all’Uer) è rivolto a studiosi e specialisti<br />

del diritto d’autore.<br />

Come scrive nell’introduzione<br />

Gambino: “…l’istituto autoriale<br />

non può seguire una<br />

prospettiva statica, fuori dal<br />

mercato, ammettendo la collocazione<br />

delle opere dell’intelletto<br />

creativo nel recinto<br />

di un dominio privato nascosto<br />

e inaccessibile”. E<br />

Gambino riconosce nel compito<br />

del giurista quello di dare<br />

assistenza all’investimento<br />

“di chi ha intrapreso la<br />

scelta felice di trafficare i talenti<br />

e, allo stesso tempo, ad<br />

impedire che qualcuno i talenti<br />

li asconda, impedendone<br />

la disseminazione”.<br />

Ricco di interventi dei più<br />

noti docenti ed esperti in<br />

materia, il convegno ha avuto<br />

il compito e il merito di analizzare i profili<br />

di rilievo sistematico a livello nazionale<br />

e internazionale. Il libro è arricchito da una<br />

bibliografia che rappresenta un indispensabile<br />

strumento di lavoro per tutti coloro che<br />

intendano approfondire questi argomenti.<br />

Di tutt’altro taglio il secondo libro, intitolato<br />

Musica & Diritto, Scenari giuridici per<br />

l’industria musicale edizioni Musica e dischi.<br />

Si tratta di una vera guida di facile lettura<br />

per musicisti e operatori<br />

del mondo della musica<br />

sulla gestione del business<br />

on line, sul diritto<br />

d’autore e la gestione collettiva<br />

dei diritti in epoca digitale.<br />

Non sono trascurati<br />

neanche gli aspetti fiscali<br />

(Iva) e previdenziali<br />

(Enpals) e tanti altri argomenti<br />

d’interesse specifico.<br />

La pubblicazione è curata da<br />

Andrea Marco Ricci, giovane<br />

studioso della materia,<br />

nato nel 1976, con un ricco<br />

curriculum che va dalla laurea<br />

in Giurisprudenza<br />

all’Università di Bologna al<br />

dottorato di ricerca in<br />

Informatica Giuridica e<br />

Diritto dell’Informatica.


VIVAdall’interno<br />

A fianco, Ventspils International Writers’<br />

and Translators’ House in Lettonia sul<br />

Baltico, poco sotto il golfo di Riga.<br />

(Foto di Tiziana Colusso)<br />

SCRITTORI<br />

LE DOLCI E OSPITALI<br />

RESIDENZE D’AUTORE<br />

di Tiziana Colusso*<br />

L’antica usanza di ospitare scrittori e artisti per dar lustro a una corte o a una città rivive oggi in<br />

molti paesi europei nella rete innovativa e attrezzata di Writers’ Houses, Residenze d’autore, atelier<br />

artistici e altre strutture di accoglienza finalizzate alla produzione creativa. Una pratica ancora da<br />

sviluppare nel nostro Paese, che rientra a pieno titolo nelle politiche a sostegno degli autori.<br />

C’erano una volta i mecenati dei letterati e<br />

degli artisti: non solo il Mecenate eponimo,<br />

consigliere dell’imperatore Augusto, che ha<br />

dato l’avvio e il nome al fenomeno, promuovendo<br />

un vero e proprio circolo di intellettuali<br />

e di poeti – tra i quali Orazio e Virgilio<br />

– ma anche tutta una genia di patroni delle<br />

arti e delle lettere, attivi nel sostenere artisti<br />

e letterati per passione delle belle opere<br />

ma anche per dar lustro e risonanza alla casata<br />

e chissà forse anche per nascondere dietro<br />

gradevoli note e rime magagne e macchinazioni<br />

politiche. Comunque sia, in epoche<br />

in cui ancora non esistevano quelle che<br />

oggi usiamo chiamare “le politiche a sostegno<br />

degli autori”, queste iniziative di nobili<br />

e in seguito anche di banchieri e mercanti<br />

costituivano una risorsa fondamentale e<br />

necessaria allo sviluppo della creatività.<br />

Nel XII e XIII secolo i troubadours, menestrelli<br />

sia di umili che di nobili origini, viaggiavano<br />

di castello in castello nel sud della<br />

Francia a cantare in rima e in melodia le<br />

canso o cançons declinate sui temi dell’amore<br />

e delle gesta dei cavalieri, per allietare<br />

le feste dei nobili e anche per trovare le<br />

condizioni favorevoli alla creazione artistica;<br />

la tradizione di ospitare gli artisti e gli<br />

scrittori “in residenza creativa” si è protratta<br />

per i secoli successivi, fino a culminare<br />

nel ‘500 nella Firenze dei Medici o nei Castelli<br />

sui bordi della Loira con Francesco I.<br />

Dopo le punte di eccellenza del Rinascimento,<br />

la pratica del mecenatismo a sostegno<br />

della cultura è continuata fin all’inizio del<br />

XX secolo. Basta solo ricordare l’importanza<br />

che ha avuto per Rainer Maria Rilke, il grande<br />

poeta austriaco di origine boema, il lunghissimo<br />

soggiorno nel castello di Duino,<br />

arroccato su un magnifico sperone carsico<br />

che si affaccia sul Golfo di Trieste. In omaggio<br />

ai suoi amabili ospiti, i principi Thurn<br />

und Taxis (ramo tedesco di una casata che<br />

ha anche una genealogia italiana, i conti della<br />

Torre e Tasso) e al Castello di Duino, Rilke<br />

ha poi intitolato il suo capolavoro Elegie<br />

Duinesi (Duineser Elegien).<br />

E oggi? Oggi la responsabilità di sostenere<br />

la creazione letteraria ed artistica è passata<br />

in molti paesi europei alle istituzioni pubbliche,<br />

che si avvalgono spesso del sostegno<br />

di Fondazioni e altri enti. Naturalmente il<br />

sostegno si può svolgere in tanti modi: restaurando<br />

una chiesa antica e opere d’arte,<br />

o promuovendo musei e biblioteche. Ma qui<br />

vogliamo parlare di un’accezione particolare<br />

del mecenatismo, ovvero il sostegno diretto<br />

ai singoli autori attraverso l’offerta di<br />

luoghi di accoglienza per la creazione, e in<br />

particolare delle cosiddette Residenze per<br />

Scrittori, le Writers’ Houses o Résidences<br />

d’Écrivains.<br />

Sfogliando alcune pubblicazioni sull’argomento<br />

risulta subito evidente che i centri di<br />

residenza per gli autori e gli artisti si trovano<br />

quasi tutti nei paesi dell’Europa Centrale<br />

(Germania e Francia soprattutto), nel<br />

Nord Europa - dove le istituzioni statali sono<br />

solide e il tenore di vita alto, come in Svezia<br />

- e nell’Europa dell’Est, nei paesi che<br />

hanno derivato dal socialismo sovietico l’idea<br />

di sostenere gli artisti per garantirne la libertà<br />

di ricerca non legata al risultato economico<br />

del loro lavoro, ma anche per poter<br />

meglio esercitare il controllo dello Stato sui<br />

“produttori di pensiero”. Nei paesi dell’Europa<br />

meridionale (Spagna, Portogallo, Italia,<br />

Grecia) le strutture sono scarse e quelle<br />

poche esistenti appartengono a Fondazioni<br />

private o sono in realtà degli “alberghi per<br />

artisti” che offrono stanze a pagamento in<br />

posti adatti all’ozio creativo, il che è una lodevole<br />

iniziativa ma appartiene più alla sfera<br />

del turismo che a quella del politiche a sostegno<br />

della creatività. Con una notevole<br />

eccezione, in Grecia, dove è censita una sola<br />

magnifica struttura: l’International Wri-


VIVAVERDI<br />

77<br />

ters’ and Translators’ Centre, aperto nel 1996<br />

sull’isola di Rodi, nel mar Egeo attraverso<br />

un partenariato di istituzioni pubbliche.<br />

In ogni caso le offerte e le modalità che caratterizzano<br />

le varie Writers’ Houses dall’Andalusia<br />

spagnola fino ai remoti fiordi<br />

norvegesi, sono moltissime e varie: ci sono<br />

le istituzioni di ricerca per l’eccellenza artistica<br />

e letteraria, come la Akademie Schloss<br />

Solitude di Stoccarda, che finanzia con larghezza<br />

i giovani talenti provenienti da tutta<br />

Europa, ma con un limite di età. Ci sono Case<br />

degli Scrittori riservate ad autori di un<br />

determinato paese o regione, come il Centre<br />

Régional des Lettres d’Aquitaine in Francia<br />

o gli Appartements des Artistes promossi<br />

dal cantone svizzero di Berna; ci sono molte<br />

strutture di accoglienza riservate a scrittori<br />

e traduttori letterari, e altre dedicate<br />

esclusivamente al lavoro dei traduttori, come<br />

il Collège Européen des Traducteurs Littéraires<br />

a Seneffe, in Belgio; ci sono strutture<br />

specialistiche, come il CipM, il Centre<br />

International de Poésie di Marsiglia, che in<br />

quasi due decenni di esistenza ha creato la<br />

più grande biblioteca di poesia d’Europa; ci<br />

sono molte strutture che accettano candidature<br />

spontanee di autori che vengono poi<br />

selezionati sulla base dei curriculum e dei<br />

progetti di scrittura, e ci sono invece alcune<br />

Residenze che si riservano il diritto di<br />

scegliere direttamente a chi assegnare le<br />

stanze disponibili e una eventuale Borsa di<br />

Scrittura, come Villa Concordia in Baviera.<br />

Anche dal punto di vista logistico, ci sono<br />

moltissime varianti: c’è la tipologia del maniero<br />

storico, come Chateau de Lavigny in<br />

territorio svizzero o come il magnifico palazzo<br />

Villa Mont-Noir, al confine tra Francia<br />

e Belgio, appartenuto alla famiglia di<br />

Marguerite Yourcenar e poi dopo varie vicende<br />

e traversie di vendite, bombardamenti<br />

e altro, è stato ora acquisito e rimesso a<br />

nuovo dalle istituzioni regionali, che ne hanno<br />

fatto un luogo di eccellenza letteraria. Ci<br />

sono strutture più sobrie, quasi dei ritiri<br />

monacali dove gli scrittori possono allontanarsi<br />

per un poco dai circuiti forzati della<br />

“società delle lettere”, come un ex-villaggio<br />

di pescatori su un fiordo norvegese, a Tromsø,<br />

appena sotto Capo Nord.<br />

Insomma, una varietà infinita, tutta da sperimentare,<br />

per scrittori che siano anche viaggiatori<br />

curiosi e appassionati del dialogo con<br />

i colleghi provenienti da altri paesi o situazioni.<br />

Infatti la caratteristica di queste Residenze<br />

è che all’ospite si offre non soltanto<br />

una camera-studio per scrivere, ma anche,<br />

quando si è stanchi della solitudine<br />

creativa, la possibilità di scambiare, nei luoghi<br />

comuni come la Biblioteca o la cucina,<br />

chiacchiere o opinioni con gli altri scrittori<br />

ospiti.<br />

A parte rapide visite a Villa Mont-Noir e al<br />

Centre International de Poésie di Marsiglia,<br />

ho avuto la possibilità di alloggiare come autrice<br />

accolta in residenza – per un intero mese<br />

ogni volta – in due di queste strutture: il<br />

Baltic Centre for Writers and Translators a<br />

Visby, sull’isola di Gotland, in territorio svedese,<br />

e la Ventspils International Writers’<br />

and Translators’ House, aperta di recente<br />

sempre sul Baltico ma sulla costa opposta,<br />

in Lettonia, poco sotto il Golfo di Riga.<br />

Ricordo ancora con piacere e con gratitudine<br />

le serate a parlare, in molte lingue mescolate,<br />

di tutto e di niente, di cucina tipica<br />

e di letteratura, di politica e di festival letterari,<br />

di itinerari in bicicletta e di progetti<br />

di viaggi ulteriori. Si creano amicizie e si<br />

scambiano libri, indirizzi ed esperienze, in<br />

un’atmosfera informale dove i parametri di<br />

confronto sociale sono molto allentati, e non<br />

c’è l’alienazione delle Fiere del Libro con gli<br />

stand affollati, i rituali delle presentazioni<br />

e il pressing degli uffici stampa. Nelle Writers’<br />

Houses si trovano autori di ogni età e<br />

formazione, ma in genere per tutti non è difficile<br />

dopo qualche giorno mescolarsi in questa<br />

allegra Babele letteraria in cui ci si presta<br />

i libri, le mappe stradali e i dizionari tascabili.<br />

Si tratta di esperienze assai istruttive,<br />

e la pratica delle Residenze d’autore dovrebbe<br />

essere non solo una possibilità ma<br />

quasi un “obbligo” curricolare per autori che<br />

vogliano essere veramente europei e adeguati<br />

ad un mondo dove lingue e culture sono<br />

sempre più interconnesse e i pensieri<br />

sempre più globali.<br />

*Tiziana Colusso (www.tizianacolusso.it )<br />

scrittrice, è dal 2004 Responsabile Esteri<br />

del Sindacato Nazionale Scrittori e dal 2005<br />

membro del Board direttivo dello European<br />

Writers’ Congress, confederazione europea<br />

delle Associazioni degli autori dei vari paesi<br />

europei.


hyde park<br />

lettere dal cuore della siae<br />

NON DIMENTICATE LA MUSICA<br />

DEI BARBIERI<br />

Tutti i santi giorni sfoglio tanti giornali e<br />

leggo quello che scrivono gli altri. Non sempre<br />

sono d’accordo con quello che si pubblica,<br />

certe storie apparentemente non interessano<br />

nessuno! Per una volta desidero<br />

raccontare una storia...<br />

Svolgo il difficile mestiere di Maestro a<br />

Palermo e preparo all’antica le lezioni. Per<br />

molti anni sono stato Maestro “unico” nel<br />

senso che erano tutte donne e nel senso che<br />

mi sono sempre occupato di Letteratura e di<br />

Musica. A scuola mi siedo accanto ai bambini,<br />

uso la fisarmonica più vecchia della<br />

Sicilia, come un sussidio e costruisco le storie,<br />

le musiche dei vari paesi del mondo, accompagnandomi<br />

con questo strumento naturale<br />

e straordinario. I primi quindici minuti<br />

ascolto i bambini, che raccontano il<br />

mondo visto dai loro occhi. E proprio da loro<br />

ho imparato tanto, a loro ho dedicato i<br />

miei libri, piccoli e di nicchia: Il Maestro dei<br />

sogni; Palermo d’inverno e ultimo Musica<br />

dai Saloni scritto con Gaetano Pennino per<br />

la Casamuseo “Antonino Uccello” di<br />

Palazzolo Acreide. A questo libro-cd hanno<br />

collaborato 40 tra scrittori, giornalisti, fotografi<br />

affermati come Melo Minnella e<br />

Peppino Leone, scrittori come Andrea<br />

Camilleri e Matteo Collura. Volevo far conoscere<br />

a tutti gli italiani nel mondo quello<br />

che hanno rappresentato i barbieri siciliani:<br />

cavadenti, conciaossa, paraninfi, letterati<br />

e soprattutto “Maestri di Musica”. Fino<br />

agli anni 60 in molti paesi della Sicilia nei<br />

saloni dei barbieri c’era una chitarra ed un<br />

mandolino, che nei tempi morti erano il<br />

centro del mondo. Il principale ed il suo aiutante<br />

suonavano musiche struggenti, da ballo,<br />

malinconiche, serenate, polke, lenti, note<br />

che sembravano scendere dalle lunghe<br />

scale del paradiso, che sono state recuperate<br />

e risuonate con lo stesso stile e la stessa<br />

mano dopo 50 anni. Ho scritto al Presidente<br />

della Repubblica:-In queste musiche c’è la<br />

Sicilia vera quella che non raccontano mai i<br />

giornali che cercano “fatti di sangue”, c’è la<br />

Sicilia degli zolfatari, dei contadini, degli<br />

emigranti che sono andati nella lontana<br />

“Merica”, quelli che hanno sofferto in silenzio<br />

e con la loro musica hanno raccontato<br />

la loro vita, questo patrimonio appartiene<br />

a tutta l’Umanità e non va disperso! Al<br />

costo di vendermi la camicia che indosso<br />

cercherò di far conoscere queste musiche,<br />

queste storie a tutti quelli che le vorranno<br />

conoscere. Allo stesso modo di come hanno<br />

fatto i portoghesi con il “Fado” . Mi sono<br />

permesso di scrivere al Giornale della<br />

<strong>Siae</strong> di cui mi onoro di far parte come Autore<br />

da 30 anni, perché anche questa musica dei<br />

barbieri abbia spazio e dignità nel vostro<br />

Giornale come altri generi di musica. Questo<br />

lavoro di ricerca letteraria e musicale, insieme<br />

a Peppe Calabrese e Mimmo Pontillo<br />

e alla Compagnia di Canto e Musica popolare,<br />

è stato presentato all’Auditorium della Rai di<br />

Palermo ed ha avuto un successo enorme...Anche<br />

questa Sicilia va raccontata e per<br />

una volta occorre dare un momento di spazio<br />

a noi Maestri che lavoriamo in silenzio e costruiamo<br />

le fondamenta di una società onesta.<br />

Maurizio Piscopo, Maestro all’Istituto<br />

Comprensivo “Luigi Braille” di Palermo.<br />

(www.compagniacmp.it).<br />

UN TURNO DI REGISTRAZIONE<br />

INDIMENTICABILE<br />

Gentile Signori,<br />

sono un socio della <strong>Siae</strong>, ho sessantaquattro<br />

anni e sono ormai in pensione.<br />

Ricevo e leggo regolarmente la nostra rivista<br />

che trovo interessante e ben fatta.<br />

Particolarmente interessanti trovo le interviste<br />

ad amici e colleghi come Franco<br />

Migliacci, Claudio Mattone, Bruno Zambrini<br />

e tanti, tanti altri ancora con i quali ho collaborato,<br />

suonando il basso elettrico (un<br />

Fender Jazz Bass con tastiera in ebano, corde<br />

Burns Wounded nere ed amplificatore a<br />

valvole Ampeq) per oltre cinque anni.<br />

In seguito ho cominciato a comporre colonne<br />

sonore, pur continuando a suonare. Nel<br />

1973, la soundtrack di Pane e Cioccolata fu<br />

un tale successo che non ebbi più tempo per<br />

suonare in orchestra, ma solo per comporre<br />

musica da film. (…)<br />

E’ quindi con grande piacere ed interesse


VIVAVERDI<br />

79<br />

che ho letto sul n° 5 di VivaVerdi, settembre-ottobre<br />

2008, l’ intervista di Marco<br />

Molendini all’amico e collega Giovanni<br />

Tommaso nella quale, a pagina 44, si legge<br />

testualmente che Giovanni ha partecipato a:<br />

“Decine di incisioni di ogni genere da Cuore<br />

matto alla Bambola ...”.<br />

Negli anni tra la fine del 1967 e l’inizio del<br />

1973 Giovanni Tommaso ed io, entrambi<br />

suonando il basso elettrico, ci siamo divisi<br />

quasi tutto il lavoro di registrazioni di dischi<br />

e film che si effettuavano a Roma. Sono stati<br />

cinque anni di lavoro intenso e sono passati<br />

quarant’ anni. Ci si può facilmente confondere,<br />

dopo tanto tempo. Eppure, mentre<br />

leggevo quell’articolo, mi tornava sempre<br />

più nitido alla mente lo studio di registrazione<br />

(International Recording di via<br />

Urbana), il fonico (Pino Mastroianni, ex<br />

Rca), l’arrangiatore (Willy Brezza), il cantante<br />

(Little Tony) e la circostanza che ero<br />

stato chiamato con urgenza per sostituire un<br />

bassista che, non possedendo una tecnica<br />

chitarristica, non riusciva ad eseguire la<br />

parte scritta e teneva bloccata tutta<br />

l’orchestra in sala, essendo tutto<br />

l’arrangiamento costruito praticamente su<br />

un “a solo” di basso elettrico da eseguire<br />

con una tecnica chitarristica che oggi chiamano<br />

“stopped & plugged”.<br />

Il brano era Cuore matto. O no? Ho telefonato<br />

ad Enrico Ciacci, fratello di Little<br />

Tony e bravissimo chitarrista, il quale -<br />

secondo i miei ricordi - aveva partecipato<br />

a quella registrazione doppiando la mia<br />

parte di basso, all’ottava superiore, con la<br />

sua bellissima Fender Telecaster bianca. “Ti<br />

ricordi benissimo - mi ha detto - quando sei<br />

arrivato tu mancava mezz’ora alla fine del<br />

turno di registrazione e non avevamo ancora<br />

inciso niente. Ma siccome eravamo bravi,<br />

dopo aver provato il suono per il fonico,<br />

facemmo ‘buona la prima!’ e finimmo il turno<br />

con dieci minuti di anticipo. Con quell’<br />

incisione Tony andò al Festival di San Remo<br />

e Cuore matto vendette 500.000 copie.<br />

Suonare il basso con quella tecnica, allora,<br />

era una cosa veramente nuova e tu ci salvasti<br />

la registrazione”.<br />

Questa telefonata con Enrico Ciacci mi ha<br />

tolto la paura di essermi rimbambito e di ricordare<br />

male le cose del mio passato. E ricordo,<br />

infatti, che alla batteria c’era il grande<br />

Enzo Restuccia. E si sente.<br />

Cordialissimi saluti<br />

Daniele Patucchi - Roma<br />

I CORSI A INDIRIZZO MUSICALE<br />

NELLA SCUOLA ITALIANA<br />

Come docente di Flauto della Scuola<br />

Secondaria di I grado “Vito Pappalardo” di<br />

Castelvetrano, ho avuto la fortuna di essere<br />

uno dei protagonisti nella crescita dell’identità<br />

artistico-musicale della scuola attraverso<br />

la programmazione di molteplici attività<br />

educativo-didattiche ognuna delle quali<br />

rivelatesi molto utili per la formazione<br />

umana, sociale ed artistica dei discenti.<br />

Oltre alla lezione di strumento in orario pomeridiano<br />

singola e/o in coppia, altrettanto<br />

importante è la pratica della musica<br />

d’insieme in orario antimeridiano che permette<br />

la formazione di un’orchestra scolastica<br />

arricchita dalla presenza del coro e delle<br />

percussioni compreso la batteria per un<br />

totale di circa 80 alunni.<br />

Tutto ciò ha consentito di organizzare negli<br />

anni svariate iniziative come ad esempio:<br />

Concerto di Natale (divenuto ormai un appuntamento<br />

annuale) con il coinvolgimento<br />

di tutte le classi quinte di Castelvetrano<br />

in forma corale che ha favorito di conseguenza<br />

l’orientamento dei fanciulli e quindi<br />

la promozione del corso ad indirizzo musicale;<br />

Concerto di fine anno scolastico (anch’esso<br />

divenuto appuntamento annuale);<br />

Concerti – Gemellaggio (con la Jugend<br />

Kammerorchester “Birsek” di Basilea e con<br />

l’Ist. Comprensivo Bolzano II – S. M. “Ada<br />

Negri” di Bolzano);<br />

Partecipazione all’annuale rassegna nazionale<br />

delle scuole secondarie di primo grado<br />

ad indirizzo musicale;<br />

Rassegne canore scolastiche finalizzate all’orientamento<br />

degli alunni delle scuole primarie<br />

accompagnate dall’ensemble strumentale<br />

e vocale dell’indirizzo musicale;<br />

Rassegne musicali provinciali;<br />

Performance per vari Enti (per favorire il<br />

rapporto tra scuola e territorio).<br />

Tra queste attività elencate una fra tutte ha<br />

lasciato un segno particolare nel nostro territorio<br />

e precisamente un concerto realizzato<br />

in rete, grazie alla regione Sicilia L.R.<br />

n. 44 del 1985, che ha coinvolto quattro<br />

scuole di diverso ordine e grado con la presenza<br />

di circa 200 alunni.<br />

In questa iniziativa tre scuole si sono esibite<br />

in forma corale e solistica accompagnate<br />

dall’ensemble dell’indirizzo musicale.<br />

Prendendo spunto dal Sistema Orchestrale<br />

Giovanile e Infantile Venezuelano creato dal<br />

Maestro José Antonio Abreu e riconosciuto<br />

dallo Stato Venezuelano nel 1979, ci si augura<br />

che anche nella nostra nazione in futuro<br />

si possa garantire ai cittadini almeno<br />

la presenza di un indirizzo musicale in<br />

ogni comune d’Italia secondo un criterio<br />

di distribuzione omogenea che permetta,<br />

almeno nelle grandi città, la possibilità di scegliere<br />

tra scuole ad indirizzo musicale e non.<br />

Se poi le isole felici dei C.I.M. iniziassero<br />

nelle scuole primarie e conseguentemente<br />

alla scuola secondaria di primo grado potessero<br />

avere continuità con la presenza dei licei<br />

Musicali sicuramente si creerebbero le<br />

condizioni basilari istruttive, formative, educative<br />

ed artistiche per avvicinarci alla mirabile<br />

realtà musicale venezuelana.<br />

In attesa che i sogni diventino realtà (chissà…….?),<br />

non possiamo fare altro che apprezzare<br />

ciò che è stato possibile realizzare.<br />

Francesco Federico – Campobello di Mazara<br />

(Trapani)


VIVAconcorsi<br />

a cura di Daniela Nicolai<br />

Tutte le segnalazioni di concorsi e premi riportate in queste pagine sono fatte a scopo<br />

puramente informativo e senza alcuna responsabilità da parte della <strong>Siae</strong>. Per i testi integrali dei<br />

bandi e per conoscere le modalità di partecipazione è necessario rivolgersi agli organizzatori delle<br />

singole manifestazioni. Gli organizzatori di premi e concorsi sono pregati di inviare, a corredo del<br />

bando o del regolamento, un’illustrazione e, se possibile, una rassegna stampa relativa alla<br />

manifestazione, nonché una comunicazione circa i risultati della stessa. I concorsi che compaiono<br />

in questa rubrica saranno pubblicati anche in una apposita sezione del sito Internet della <strong>Siae</strong><br />

(www.siae.it) insieme a quelli che non è stato possibile segnalare a causa dei tempi redazionali.<br />

CONCORSO DI COMPOSIZIONE GUSTAV MAHLER<br />

Al 15° concorso di composizione della città di Klagenfurt<br />

Gustav Mahler possono partecipare musicisti di tutte le<br />

nazionalità. Gli elaborati, della durata di 15-20 minuti,<br />

devono essere inediti e mai eseguiti in pubblico. Il tema<br />

di questa edizione è il plurilinguismo, rappresentato da<br />

una canzone popolare sloveno-tedesca. Al primo classificato<br />

andrà un premio di 3.600 euro. Le opere, con<br />

le modalità richieste dal bando, devono pervenire entro<br />

il 5 maggio 2009 a: Musikforum Viktring-Klagenfurt,<br />

Gustav Mahler Kompositionspreis 2009, Stift Viktring<br />

Strasse 25, 9073 Klagenfurt-Viktring, Austria. Per informazioni:<br />

+ 43 463 282241, office@musikforum.at,<br />

www.musikforum.at.<br />

GOLDEN DISC 2009<br />

Il Golden Disc è un festival musicale al quale possono<br />

partecipare cantanti, cantautori e gruppi musicali. La<br />

manifestazione è divisa nelle seguenti sezioni: inediti,<br />

ragazzi, giovani, emergenti, adulti. Per accedere alle selezioni<br />

occorre inviare il materiale richiesto dal bando a:<br />

Segreteria Golden Disc, CP 441, 57100 Livorno. Per la<br />

sezione “inediti” è richiesta la partitura ed il testo del brano<br />

proposto. E’ prevista una quota di iscrizione. Le zone<br />

previste per le selezioni sono: Piacenza, Formia, Genova,<br />

Livorno e Reggio Calabria e il termine ultimo per l’iscrizione<br />

va dal 20 marzo per le selezioni di Piacenza al 5 maggio<br />

per le selezioni di Reggio Calabria. Per informazioni:<br />

www.goldendisc.it, tel. 338 5081221, info@goldendisc.it.<br />

CINE CORTO ROMANO<br />

Scade il 21 maggio 2009 il termine per la partecipazione<br />

al CineCortoRomano, il concorso per cortometraggi<br />

organizzato dal Cinecircolo Romano. La durata di<br />

ogni opera non dovrà superare i 15 minuti e non dovrà<br />

trattare soggetti di carattere familiare. Al vincitore sarà<br />

assegnata una targa d’argento personalizzata del<br />

Cinecircolo e il premio dello sponsor. Per informazioni<br />

rivolgersi a: Segreteria del Cinecircolo Romano in Via<br />

Nomentana 333/C-Roma, tel. 06.8547151 (lun/ven :<br />

15.00/19.00), www.cinecircoloromano.it, segreteria@cinecircoloromano.it.<br />

PREMIO RIVIERA<br />

Il concorso letterario Premio Riviera è suddiviso in due<br />

sezioni: opera edita e opera inedita. Possono essere inviate<br />

poesie e novelle in lingua italiana. Il tema è libero<br />

ma verrà assegnato un premio speciale all’opera che<br />

abbia come tema il lago di Garda. La giuria assegnerà<br />

il Premio speciale Mariele Ventre ad un testo che abbia<br />

come tema l’infanzia. Viene inoltre istituito un premio in<br />

collaborazione con la Casa del Sole di Mantova per gli<br />

studenti delle scuole superiori con tema “L’amore rende<br />

uguali”. Gli elaborati, con le modalità previste dal bando,<br />

dovranno pervenire entro il 25 maggio 2009<br />

all’Associazione culturale Corriere della Riviera, via Puccini<br />

1, 37016 Garda (Vr). E’ prevista una quota di iscrizione.<br />

Per informazioni: tel. 0457.255717, corrieredellariviera@libero.it,<br />

www.corrieredellariviera.it.<br />

PREMIO ANACAPRI–BRUNO LAUZI–CANZONE D’AUTORE<br />

E’ indetta la seconda edizione del “Premio Anacapri<br />

– Bruno Lauzi – Canzone d’autore” aperto ai cantautori<br />

e alle loro canzoni inedite. Le canzoni dovranno<br />

essere spedite, entro il 31 maggio 2009, in un plico<br />

sigillato al Comune di Anacapri in Via Caprile 30,<br />

indicando sullo stesso la dicitura “Premio Anacapri.<br />

Bruno Lauzi, Canzone d’Autore”. Alla domanda andrà<br />

allegato il materiale richiesto dal bando.<br />

Per informazioni: www.comunedianacapri.it, tel.<br />

081.8387217.<br />

PREMIO LETTERARIO MICHELE GINOTTA<br />

Il Cenacolo studi Michele Ginotta e la Biblioteca<br />

Comunale di Barge indicono la VI edizione del premio<br />

letterario di aneddotica Michele Ginotta. Il concorso,<br />

la cui giuria è presieduta dal prof. Giorgio<br />

Bárberi Squarotti, prevede la composizione di una<br />

poesia in forma chiusa (ballata, canzone poetica, madrigale,<br />

sestina, sonetto, ecc.) o di un testo in prosa<br />

che non superi le 20-30 righe di 60 battute ognuna.<br />

La tematica di quest’anno è l’estate. Le domande<br />

di partecipazione e i testi dovranno pervenire entro<br />

il 31 maggio 2009. Per richiedere il bando completo<br />

scrivere a Mauro Comba, viale Stazione, 47,<br />

12032 Barge (CN). Contatti telefonici: 0175.346101;<br />

339.2514218; 347.3227894; e-mail: maurocomba@gmail.com.


VIVAVERDI<br />

81<br />

PREMIO ARTEMARE 2009<br />

Il circolo Ufficiali Marina Mercantile di Riposto bandisce<br />

il Premio Nazionale Artemare 2009 sul tema “L’uomo e<br />

il mare”, per le sezioni: canzone marinara, fotografia,<br />

fatti di bordo - racconti, pittura, protagonisti del mare.<br />

Le domande, con le modalità previste dal dal bando, dovranno<br />

essere presentate entro il 31 maggio 2009.<br />

Solo per la sezione racconti la scadenza è anticipata al<br />

30 aprile per consentire l’inserimento dei lavori premiati<br />

nell’antologia “Storie di mare”. I primi tre classificati<br />

di ogni sezione saranno premiati con targhe d’argento.<br />

La canzone prima classificata riceverà inoltre un premio<br />

di 500 euro in gettoni d’oro. Per ulteriori informazioni rivolgersi<br />

alla segreteria del Premio Artemare, c/o circolo<br />

ufficiali marina mercantile, corso Italia 70 - 95018<br />

Riposto (CT) tel: 095/934319, copani@artemare.it. Per<br />

la sezione “canzone”, gli interessati potranno inoltre rivolgersi<br />

al direttore artistico M° Rino Bertino, tel.<br />

095/809093.<br />

PREMIO BINDI<br />

Il Comune di Santa Margherita Ligure in collaborazione<br />

con l’Associazione Culturale Le Muse Novae, organizza<br />

la quarta edizione del Premio Bindi, concorso nazionale<br />

riservato suddiviso in due sezioni: Cantautori e Musicisti<br />

Compositori. Le domande dovranno pervenire entro il<br />

31 maggio 2009 a Premio Bindi c/o Associazione culturale<br />

Le Muse Novae, Via Vinelli 34/3, 16043 Chiavari<br />

(Ge). Il vincitore del concorso riceverà un premio in denaro<br />

di 3.000 euro. Il bando di concorso è disponibile<br />

sul sito www.premiobindi.com. Per ulteriori informazioni:<br />

tel. 0185.311603, 348.2243585, info@premiobindi.com,<br />

www.premiobindi.com<br />

CONCORSO INTERNAZIONALE DI STRUMENTI<br />

A PERCUSSIONE<br />

L’associazione Italy Percussive Arts Society in collaborazione<br />

con il conservatorio G. Pergolesi organizza la<br />

settima edizione del Concorso internazionale di composizione<br />

per strumenti a percussione. Il concorso si articola<br />

in 5 sezioni: un percussionista, duo percussione e<br />

pianoforte, un percussionista e orchestra, dal duo al sestetto<br />

di sole percussioni, dal duo al sestetto percussioni<br />

e altri strumenti. La domanda di iscrizione, con il<br />

materiale previsto dal bando, dovrà pervenire per raccomandata,<br />

entro il 13 giugno 2009 a: Italy Percussive<br />

Society, Via Collina 22, 65013 Città S. Angelo (Pe). E’<br />

prevista una quota di partecipazione. Per informazioni:<br />

direttore artistico M° Antonio Santangelo, antonio@santangelopercussioni.it,<br />

tel.fax 085.9506122,<br />

cell. 337.312627, www.santangelopercussioni.it.<br />

ROSOLINO TOSCANO<br />

L’Associazione musicale Minuetto indice la dodicesima<br />

edizione del concorso nazionale di composizione<br />

Rosolino Toscano, dedicata al clarinetto. Si può partecipare<br />

con una composizione della durata massima di<br />

10 minuti mai eseguita pubblicamente e mai premiata<br />

in altri concorsi, da presentare in sei copie. E’ prevista<br />

una quota di iscrizione. Ai primi tre classificati saranno<br />

assegnati premi in denaro. Il termine per l’iscrizione è il<br />

30 giugno 2009. Al primo classificato un premio di<br />

700 euro. Per ulteriori informazioni: Associazione musicale<br />

Minuetto, Viale Vittoria Colonna n.118/122, 65127<br />

Pescara; tel. 085.691469, assminuetto@hotmail.com,<br />

maurizioscati@interfree.it.<br />

CONCURSO INTERNACIONAL DE COMPOSICIÓN<br />

AUDITORIO NACIONAL DE MÚSICA<br />

Il ministero spagnolo della cultura, la Fondazione BBVA<br />

e l’Auditorium nazionale di musica organizzano la prima<br />

edizione del Concorso internazionale di composizione.<br />

Le opere, con le caratteristiche previste dal bando, dovranno<br />

essere inedite e mai premiate. Verrà effettuata<br />

una prima selezione ad ottobre 2009. I candidati che<br />

avranno superato la prima selezione saranno invitati a<br />

Madrid per la finale. Primo premio 30mila euro. Le domande<br />

di iscrizione devono pervenire entro il 15 giugno<br />

2009 a: Auditorio Nacional de Música, Calle Príncipe<br />

de Vergara 146, 28002 Madrid, Spagna, oppure per e-<br />

mail a: concurso.anm-bbva@inaem.mcu.es. La partitura,<br />

con le modalità previste dal bando, dovrà essere inviata<br />

entro il 1° settembre. Per informazioni:<br />

http://www.auditorionacional.mcu.es.<br />

SOCIETY FOR UNIVERSAL SACRED MUSIC<br />

La Society for Universal Sacred Music bandisce un concorso<br />

di composizione per brani corali da 5 a 20 minuti<br />

di durata, a cappella o per orchestra o per voce sola<br />

e orchestra fino a 10 elementi. Le partiture, con le modalità<br />

previste dal bando, devono pervenire entro il 30<br />

giugno 2009 a: Society for Universal Sacred Music,<br />

PO Box 854, Katonah, New York 10536 USA. Ai vincitori<br />

un premio di 500 dollari e l’esecuzione durante il<br />

Festival di Musica Sacra di New York. Per informazioni:<br />

tel. 914.767.0808, info@universalsacredmusic.org,<br />

www.universalsacredmusic.org.<br />

PREMIAZIONI<br />

CONCORSO MASSIMO BOARIO<br />

Il concorso nazionale di composizione di una marcia per<br />

banda Massimo Boario, patrocinato dalla <strong>Siae</strong>, si è concluso<br />

con la vittoria della composizione “Villa Santo<br />

Stefano” di Angelo Bartolini. Nella foto, da sinistra: il M°<br />

Davide Boario (organizzatore del concorso e titolare dell’omonima<br />

casa editrice), il Prof. M° Sandro Satanassi<br />

(Presidente della Commissione giudicatrice) il vincitore<br />

M° Angelo Bartolini e il Dr. Filippo Gagliano Direttore<br />

Sede SIAE di Torino.


l’ultimo applauso<br />

ORESTE<br />

LIONELLO,<br />

“ADDIO<br />

ALLE ARTI”<br />

di Stefano Micocci<br />

Il 19 febbraio è morto a Roma Oreste Lionello,<br />

attore e autore amatissimo da tutti<br />

noi, considerato uno dei padri del cabaret<br />

italiano, era anche un doppiatore straordinario.<br />

Woody Allen ha dichiarato in una<br />

intervista a La Repubblica: “la mia voce mi<br />

mancherà, Oreste mi ha fatto sembrare un<br />

attore molto migliore di quanto io non<br />

sia…Non era un doppiatore, era un artista<br />

del doppiaggio, un fine intenditore di voce<br />

e dei suoi ritmi, dotato di un fiuto per il<br />

retro gusto di una battuta, come un grande<br />

sommelier di vini doc”.<br />

Lionello era un uomo entusiasta, positivo e<br />

lo hanno raccontato quei personaggi che facevano<br />

la fila per ricordarlo, commossi, al<br />

termine della celebrazione del suo funerale<br />

che ha avuto luogo nella Chiesa di Santa Maria<br />

in Ara Coeli, sabato 21 febbraio. Oltre al<br />

Sindaco di Roma Gianni Alemanno, Pier<br />

Francesco Pingitore, Pippo Franco, Leo<br />

Gullotta, i figli Alessia, Cristiana e Luca hanno<br />

letto e raccontato di lui in una chiesa gremita<br />

che ha più volte applaudito.<br />

Oreste Lionello era nato a Rodi il<br />

18/4/1927, associato alla <strong>Siae</strong> dal 1963 era<br />

partecipe, curioso, affezionato alla Società<br />

e ai suoi protagonisti.<br />

Attraverso la figlia Alessia, che occasionalmente<br />

collabora con il Giornale degli Autori<br />

e degli Editori “Vivaverdi”, aveva voluto<br />

lasciare alle migliaia di associati lettori<br />

della rivista della <strong>Siae</strong>, un suo personalissimo<br />

“Addio alle arti”.<br />

Con la solita intelligente ironia, a tratti insolitamente<br />

amara, ma anche con quella<br />

grande partecipazione affettiva per i lettori<br />

di questo nostro mondo dello spettacolo,<br />

del cinema, della letteratura, della musica,<br />

del teatro, della radio e della televisione.<br />

Il suo mondo, che lo ricorderà sempre<br />

con stima e affetto.<br />

Gentilissima & contraddittoria epoca ti lascio.<br />

Potrei aspettare Aprile 2927; il che<br />

coinciderebbe con il mio millesimo anno<br />

dalla nascita…Ma se è vero che la vita si<br />

allunga, non lo è per tutti.<br />

…La vita si allunga…ma quando?...Di<br />

giorno, di notte? Ma tu te ne accorgi di<br />

quando si allunga? E di quanto?<br />

Ho poco da dire per intrattenervi e il poco<br />

non è neanche un granché.<br />

Passa la vita mia…lascia la scia…che poi<br />

scompare e torna mare…<br />

(Vivaverdi, numero 5 del 2008, copertina<br />

dedicata a Giacomo Puccini).<br />

Di recente aveva interpretato un usuraio<br />

nel film No problem di Vincenzo Salemme.<br />

La storia siamo noi di Giovanni Minoli<br />

gli aveva dedicato un intero speciale,<br />

molto bello, sulla sua vita di grande artista,<br />

replicato proprio in questi giorni. Da ricordare<br />

anche la sua traduzione in versi<br />

del film Cyrano con Gerard Depardieu, di<br />

Jean-Paul Rappeneau.<br />

Stava recitando al Bagaglino di Pier Francesco<br />

Pingitore, per il 43esimo anno.<br />

Lionello stava lavorando anche al suo libro<br />

intitolato Il commendator Lo Calo: la figlia<br />

Alessia ha annunciato che sarà lei a terminare<br />

il libro di papà Oreste, che le ha sussurrato<br />

“il finale” negli ultimi giorni trascorsi<br />

insieme.


VIVAVERDI<br />

83<br />

MINO REITANO,UN UOMO SPECIALE<br />

CHE CANTAVA LA VITA<br />

di Renato Pareti<br />

Foto Pino Polesi<br />

“Offro le mie sofferenze a Gesù e alla<br />

Madonna e sull’esempio di Maria neanch’io<br />

perdo la speranza.<br />

Uno dei doni più belli che la vita mi ha dato<br />

è stato proprio quello della Famiglia:<br />

una moglie splendida e due figlie che mi<br />

sono sempre vicine e non mi lasciano mai.<br />

Cos’altro avrei potuto pretendere di più?<br />

Ne approfitto anche per perdonare tutti.<br />

Io stesso chiedo perdono nel caso abbia<br />

danneggiato qualcuno, anche se, nel limite<br />

delle mie possibilità, ho sempre cercato di<br />

aiutare e comprendere tutti.<br />

Io ho un Angelo speciale: sono cresciuto<br />

praticamente quasi senza conoscere mia<br />

madre, però Lei dal cielo ha vegliato su di me.<br />

E’ mia Madre il mio Angelo custode e poi<br />

c’è l’altra madre: la Madonna.<br />

PregateLa incessantemente, supplicateLa,<br />

vogliateLe bene. Vedrete che anche nei<br />

momenti di difficoltà non vi sentirete mai<br />

soli”.<br />

Nel rumore di tutti i giorni questa preghiera<br />

di Mino Reitano fa calare improvvisamente<br />

un silenzio rosa tramonto su chi<br />

come me lo ha conosciuto e frequentato in<br />

alcune occasioni, su chi come me si lascia<br />

attrarre, più facilmente dall’essere umano<br />

che dall’artista. E d’incanto tacciono le sue<br />

belle melodie, i suoi acuti, la sua voglia di<br />

aggiungere un’altra canzone per non finire<br />

mai di cantare e rivedo l’uomo. Un uomo<br />

dolce, tenero e sincero, sempre pronto a<br />

darti una mano, sempre disponibile ad<br />

aiutare gli altri. Mi sorprende che possa<br />

essere rimasto famoso fino all’ultimo, e<br />

miracolosamente intatto, perché, di solito,<br />

chi si dedica alla musica in quel modo così<br />

totale, si lascia indietro matrimoni, figli e<br />

disavventure di ogni tipo, facendoci spesso<br />

chiedere se ne valesse la pena. Il cosmo<br />

dell’arte è quasi totalmente frequentato<br />

dagli sponsor ed il loro agire, inquinato<br />

dal senso degli affari ad ogni costo, fa le<br />

sue vittime anche nel mondo della musica<br />

e dello spettacolo. E’ stato così in passato<br />

ma lo è sempre più spesso nel presente.<br />

Non tiene conto del fatto che uno sia una<br />

brava persona o un disonesto: non seguire<br />

certe regole porta direttamente al dimenticatoio.<br />

Con Mino, invece no, non è successo<br />

così!<br />

Passo dopo passo, seguendo quella sua curiosità<br />

di sperimentarsi ora come cantante,<br />

ora come attore, scrittore, compositore,<br />

egli è riuscito a rimanere intatto come<br />

ai nastri di partenza e tutta la gente semplice,<br />

quella che non ha un bisogno imprescindibile<br />

della cassa in quattro, ha<br />

continuato a seguirlo e ad amarlo. Dentro<br />

di sé ha sempre camminato quel giovane<br />

con la valigia piena di passione, una chitarra<br />

e cento illusioni, che partì tanti anni<br />

fa dalla Calabria. Mi chiedo come possa<br />

aver fatto! Lui era un melodista puro, di<br />

quelli che non si lasciano irretire dall’ingegneria<br />

elettronica per fare un disco che<br />

ha solo un riff strumentale ripetuto all’infinito<br />

e, magari, già preimpostato nella tastiera<br />

o nel computer. Mino scriveva e<br />

cantava canzoni per gente come lui. Adorava<br />

i suoi fan e non “controllava” la loro<br />

età. Chi è popolare in questo modo “istintivo”,<br />

senza un’intelligenza dee-jaycreativa,<br />

normalmente in Italia finisce per essere<br />

fastidioso, vecchio, al limite del ridicolo:<br />

o vai a Sanremo e allora ti trasmettono<br />

per convenienza di attualità o rischi di essere<br />

classificato “non radiofonico”. Malgrado<br />

queste difficoltà, le diffidenze dei<br />

discografici, l’ironia gratuita di alcuni addetti<br />

ai lavori, non si è mai scoraggiato e ha<br />

continuato per la sua strada. Poco importava<br />

se il critico di turno non gli regalava<br />

parole affettuose. Lui aveva certezze ben<br />

più importanti dentro di sé: la famiglia, la<br />

fede e quei milioni di persone invecchiate<br />

con le sue canzoni. Molti sono i cantanti, i<br />

melodisti puri che si sono ritirati dalle vetrine<br />

importanti, perché inaccettati, perché<br />

considerati fuori moda, vedi i casi tristissimi<br />

di Bindi, Endrigo, ecc. Forse anche<br />

Mino Reitano, durante i soprassalti<br />

elettronici e il vociare insipido e senza<br />

contenuti dei vari intrattenitori di tendenza,<br />

ha corso questo rischio, ma sostenuto<br />

da valori molto più importanti e<br />

l’affetto di un pubblico vastissimo, egli ha<br />

saputo mediare, con l’umiltà di chi ha dovuto<br />

aguzzare l’ingegno già in tenera età,


l’ultimo applauso<br />

per necessità di sopravvivenza, le difficoltà<br />

che la vita inesorabilmente ti prepara lungo<br />

la strada. Della sua vita artistica si è detto<br />

tutto e non sto ad aggiungere altro. E poi<br />

non c’è come morire per fare resuscitare<br />

tutto il grande che sei. Per questo preferisco<br />

soffermarmi sull’uomo. Una volta lo<br />

chiamai per uno spettacolo di beneficenza,<br />

di quelli che per l’ospite non è previsto alcun<br />

gettone di presenza e, subito, mi disse<br />

sì. Erano anni che non ci vedevamo; temevo<br />

addirittura che non si ricordasse di me<br />

e invece venne puntuale alle prove e mi<br />

propose di cantare insieme a lui Una ragione<br />

di più. Gli risposi che per me era un<br />

grande onore, purché mi lasciasse interpretare<br />

le strofe, che meglio si adattavano<br />

alla mia estensione vocale. Quando finimmo<br />

di provare mi disse:- Tu hai raccolto<br />

molto meno di quello che hai seminato; sei<br />

un bravo artista e se mai dovessero darmi<br />

un programma in Rai, sarai uno dei primi<br />

ospiti che chiamerò.- Mi parlò dei suoi<br />

progetti, delle nuove canzoni che aveva<br />

scritto e m’invitò anche a scriverne una<br />

per lui. La sera della manifestazione concordammo<br />

che avrebbe cantato tre o al<br />

massimo quattro brani, altrimenti avremmo<br />

sforato con l’orario, considerati i numerosi<br />

ospiti intervenuti. Feci tantissima<br />

fatica a convincerlo ad esibirsi per ultimo,<br />

perché sosteneva che il pubblico sarebbe<br />

stato ormai stanco ad una cert’ora. Gli dissi<br />

più volte che molti avevano comperato il<br />

biglietto proprio per lui e alla fine mi accontentò.<br />

Quando lo annunciai alla platea<br />

sentii un fragore d’applausi indescrivibile<br />

e Mino cantò per 45 minuti con il pubblico<br />

in piedi che urlava il suo nome. Quella sera<br />

mi accorsi di quanto la gente lo amasse e di<br />

quanto certi addetti ai lavori fossero lontani<br />

dalla realtà di tutti i giorni. Mino firmò<br />

autografi, abbracciò i colleghi intervenuti<br />

e mi ringraziò per averlo chiamato. Di lui<br />

ho questo bellissimo ricordo. Era un uomo<br />

davvero speciale che, con passione, cantava<br />

la vita.<br />

ENNIO DE CONCINI,<br />

ADDIO AL BALZAC DI VIA CATONE<br />

Si è spento, in novembre, lo sceneggiatore<br />

Ennio De Concini che ha firmato gli script di<br />

oltre cento film, vincendo pure il premio<br />

Oscar nel 1963 con Divorzio all’italiana, di<br />

Pietro Germi (interpretato da Marcello Mastroianni<br />

e Stefania Sandrelli). Nato a Roma<br />

nel 1923, De Concini esordì come autore di<br />

commedie ma lasciò presto il teatro e nel<br />

1946 partecipò alla sceneggiatura di Sciuscià<br />

di Vittorio De Sica lavorando anche come<br />

aiuto regista e poi firmando la sceneggiatura<br />

de L’ebreo errante (1948) un film di Goffredo<br />

Alessandrini interpretato da Vittorio<br />

Gassman. Nel 1950 il suo primo lavoro autonomo,<br />

Il Brigante Musolino di Mario Camerini.<br />

De Concini dette inizio fra l’altro al filone<br />

storico-mitologico, genere che fece la<br />

fortuna del cinema italiano tra gli anni ‘50 e<br />

‘60. Suo è infatti il copione de Le Fatiche di<br />

Ercole (1958 di Pietro Francisci) con Steve<br />

Reeves e Silva Koscina. Suoi anche Ulisse,<br />

1954, di Mario Camerini e il Colosso di<br />

Rodi di Sergio Leone, 1961. Ma nell’epoca<br />

d’oro del cinema italiano, gli anni ‘60, De<br />

Concini tocca con la sua scrittura tutti i generi,<br />

dall’horror al melodramma (Madame<br />

Sans Gêne con Sophia Loren, 1962) alle riduzioni<br />

letterarie (Guerra e Pace di King Vidor,<br />

1956) fino alle commedia all’italiana.<br />

Eclettico ed instancabile, ottenne il premio<br />

Oscar per il soggetto e la sceneggiatura di<br />

Divorzio all’italiana (1963) di Pietro Germi,<br />

regista per il quale, cinque anni prima, adattò<br />

Quer pasticciaccio brutto de via Merulana<br />

di Carlo Emilio Gadda (sullo schermo Un<br />

maledetto imbroglio). Il suo nome è legato<br />

anche a capolavori del nostro cinema come<br />

Il grido (1957) di Michelangelo Antonioni,<br />

La maschera del demonio di Mario Bava<br />

(con il quale lavorò anche per La ragazza che<br />

sapeva troppo, nel ‘63). Tra i suoi lavori più<br />

apprezzati anche Operazione San Gennaro<br />

(1966) di Dino Risi, Via Margutta, Italiani<br />

brava gente, Salon Kitty (1975). Nel corso<br />

della sua carriera inoltre, De Concini ha anche<br />

diretto alcune pellicole tra cui Daniele e<br />

Maria (1973) e Gli ultimi dieci giorni di<br />

Hitler (1973). Dai primi anni ‘80 inoltre, De<br />

Concini ha anche lavorato per la televisione<br />

firmando le sceneggiature di tre stagioni de<br />

La Piovra - il serial poliziesco interpretato<br />

da Michele Placido - ma anche fiction come<br />

Il ricatto e Pronto Soccorso. Poi ha lavorato<br />

con alcuni autori del nuovo cinema italiano,<br />

come Peter Del Monte (Invito al viaggio,<br />

1982) o Roberto Faenza (Copkiller, 1983) sia<br />

con maestri già affermati come Franco Brusati<br />

(Il buon soldato, 1982) o Marco Bellocchio,<br />

per il quale firma la riduzione di Il<br />

Diavolo in Corpo nel 1986.<br />

GIUSEPPE GRAMITTO RICCI,<br />

UNA VITA NELLA MUSICA<br />

di Mario Pasi<br />

Giuseppe Gramitto Ricci ci ha lasciato lunedì<br />

5 gennaio. Ha avuto una lunga, bella<br />

vita, nel corso della quale ha saputo donare<br />

simpatia, amicizia e generosità. Vogliamo<br />

ricordarlo prima di tutto come uomo, lasciando<br />

per un momento in disparte la sua<br />

attività professionale; ma vogliamo anche<br />

rendergli il merito di aver saputo, con il figlio<br />

Alfredo, tenere in vita con onore la casa<br />

editrice Curci, in un momento in cui<br />

poteva essere comodo, come si usa dire,<br />

cedere l’attività magari a una Multinazionale.<br />

Qualcun altro l’ha fatto.<br />

Era nato a Palermo il 22 marzo 1921, Giuseppe<br />

(Pippo) Gramitto Ricci. Era diventato<br />

milanese, come tanti di noi, per le vie<br />

di una carriera nell’industria; dopo la<br />

guerra, laureato in legge, iniziò una collaborazione<br />

con la società Nestlé, mostrando<br />

capacità manageriali evidenti, e tali da<br />

portarlo alla direzione della sede di Palermo<br />

della industria svizzera. Ma nel 1950,<br />

ecco l’evento che più tardi cambierà la sua<br />

vita, il matrimonio con Clotilde, figlia unica<br />

di Alfredo Curci.


VIVAVERDI<br />

85<br />

Il dottor Gramitto Ricci - che pure veniva<br />

da una famiglia attenta alle ragioni dell’arte,<br />

e che poteva vantare una parentela con<br />

il grande drammaturgo Luigi Pirandello -<br />

in quegli anni non pensava neppur minimamente<br />

di diventare un editore musicale;<br />

il suo destino era ancora quello di dirigente<br />

industriale, di protagonista del<br />

boom economico di quegli anni. E tuttavia...<br />

La Casa editrice era stata fondata nel 1860<br />

a Napoli da Francesco Curci: era il momento<br />

magico del melodramma, e in Italia<br />

l’editoria musicale era in grande sviluppo.<br />

La Curci aveva sede anche a Roma e dal<br />

1936 anche a Milano, dove Ricordi e Sonzogno<br />

si contendevano il primato della lirica<br />

e, naturalmente, le creazioni dei migliori<br />

musicisti. Una casa solida, quella,<br />

sostenuta da veri artisti: Alberto Curci è<br />

stato un importante violinista, Alfredo era<br />

diplomato in arpa e pianoforte, Giuseppe<br />

era nella Società Italiana degli Autori ed<br />

Editori, la <strong>Siae</strong>. Un quarto fratello, Arturo,<br />

era un medico affermato.<br />

Quando nel 1952 morì Alfredo, seguito<br />

l’anno dopo da Giuseppe, Alberto rimase<br />

solo a condurre l’azienda: conscio delle<br />

qualità e del dinamismo del giovane manager<br />

palermitano, decise di inserirlo nella<br />

Casa editrice. Giuseppe Gramitto Ricci<br />

lasciò la Nestlé e si gettò con tutte le sue<br />

forze e una straordinaria passione nella<br />

nuova impresa, vincendo lo scetticismo<br />

dell’ambiente (“All’inizio mi consideravano<br />

un outsider, per non dire di peggio”,<br />

confessò una decina di anni più tardi) e<br />

cercando di modernizzare le strutture dell’azienda<br />

in sintonia con le esigenze dei<br />

tempi nuovi.<br />

In effetti, il mondo musicale stava rapidamente<br />

cambiando: i dischi a 33 giri, gli LP,<br />

contenevano molta musica, stava per arrivare<br />

la televisione, il mercato si apriva anche<br />

verso altri paesi, nuovi protagonisti<br />

animavano il mondo della musica leggera.<br />

Il nuovo manager capì che l’opera lirica<br />

non bastava più, che si doveva puntare anche<br />

sulla buona canzone e sull’istruzione;<br />

la solida amicizia con Giovanni D’Anzi, la<br />

voce di Milano, l’autore di motivi indimenticabili,<br />

fu certamente utile e positiva.<br />

La Curci fu la “casa” di Domenico Modugno,<br />

di Giorgio Gaber, di Vasco Rossi, di<br />

Pino Donaggio, di Toto Cutugno, di Tiziano<br />

Ferro e di tanti altri cantautori, musicisti,<br />

compositori. Con la fondazione, nel<br />

1960, della Carosello CEMED Giuseppe<br />

Gramitto Ricci pone le basi del suo clamoroso<br />

ingresso nel mercato discografico.<br />

Gli anni da lui passati alla direzione della<br />

Curci sono stati segnati da un rapidissimo<br />

sviluppo di tecnologie, strumenti, mezzi di<br />

informazione e di comunicazione; a queste<br />

nuove esigenze della società moderna occorreva<br />

rispondere entrando, come si usa<br />

dire, nel “villaggio globale” (restare fermi<br />

sulle pur importanti tradizioni italiane significava<br />

scomparire) e quindi allacciando<br />

sempre più stretti rapporti con editori e<br />

produttori stranieri, per incrementare<br />

scambi e partecipazioni. Se era fondamentale<br />

conservare il patrimonio della musica<br />

classica - la Curci lo fece senza fughe in<br />

avanti e nel solco di una serena conservazione<br />

dei suoi valori - altrettanto importante<br />

era sostenere le offerte al mondo<br />

giovane, con un particolare riguardo alle<br />

canzoni d’autore; e ancora, tener fede a<br />

una presenza nell’insegnamento, nella<br />

editoria utile, nella rappresentanza (in reciprocità)<br />

di prodotti musicali stranieri.<br />

Gramitto Ricci formulò intese con grandi<br />

case come la tedesca UFA, l’austriaca Wiener-Bohème,<br />

e le principali americane,<br />

dalla 20th Century Fox alla MGM, dalla<br />

Disney all’Universal, dalla Columbia alla<br />

RKO. In più egli si impegnò a fondo, nell’ambito<br />

della <strong>Siae</strong> e in qualità di commissario<br />

di sezione, per risolvere molti problemi<br />

relativi al Diritto d’Autore.<br />

Percorrendo da protagonista la seconda<br />

metà del Novecento, “Pippo” ebbe la forza<br />

di essere alla pari delle nuove esigenze: vide<br />

nascere la tv, accolse il passaggio, nell’economia<br />

discografica, dal vinile al cd;<br />

seguì la crescita e la decadenza delle videocassette<br />

messe in cantina oggi dai dvd.<br />

Lasciando l’incarico al figlio Alfredo nel<br />

1998, dopo sette anni di proficua associazione<br />

dirigenziale, egli poté guardare “da<br />

fuori” l’immensa ondata di Internet, i<br />

problemi posti al mercato della musica, la<br />

scomparsa di regole e confini. Accompagnare<br />

in un paese come il nostro un’impresa<br />

dal foyer famigliare al grande giro<br />

della modernità, con successo e senza retorica,<br />

è un merito che resta e che sarà nel<br />

tempo riconosciuto come una certezza.<br />

PIER GIORGIO FARINA<br />

Nel luglio scorso è scomparso Pier Giorgio<br />

Farina, musicista talentuoso che con la sua<br />

grande ecletticità ha saputo spaziare in<br />

tutti i generi musicali, primo fra tutti il<br />

jazz. Nato a Goro nel 1933, a cinque anni<br />

riceve in dono dal padre un violino e si appassiona<br />

alla musica. Diventa strumentista<br />

e gira l’Italia prima con l’orchestra di Corrado<br />

Bezzi e poi con la sua orchestra “Pier<br />

Giorgio Farina”. Sono gli anni Sessanta, il


l’ultimo applauso<br />

momento del grande lancio della televisione,<br />

che lo vedono partecipare a “Sette<br />

Voci”, la celebre trasmissione di Pippo<br />

Baudo e a Sanremo in coppia con Orietta<br />

Berti con “Tu che non sorridi mai”.<br />

Negli anni Settanta crea un’orchestra di<br />

ballo liscio e riprende la sua prima passione,<br />

il violino. Ripropone grandi successi<br />

jazz e swing degli anni Trenta e Quaranta.<br />

La sua popolarità varca i confini nazionali<br />

con concerti, trasmissioni televisive e collaborazioni<br />

con i più famosi jazzisti internazionali<br />

come Didier Lookwood, Escudé,<br />

Jean Luc Ponty, George Colleman, Eric<br />

Alexander, Mulgeu Miller e Chet Baker. Ha<br />

eseguito anche la colonna sonora del film<br />

“Padrino Parte Seconda” di Francis Ford<br />

Coppola.<br />

Nel 1990 una grave malattia lo costringe al<br />

ritiro dalle scene ma non ad abbandonare<br />

la sua passione per la musica, e allo studio<br />

del violino e del jazz.<br />

GIULIO PERRETTA, UN GENTILUOMO<br />

AL SERVIZIO DEGLI AUTORI<br />

In questo mondo caotico e sgomitante, dove<br />

non si fa che gridare più forte, sempre<br />

più forte, la sua cortesia, la sua voce sommessa<br />

e i suoi modi d’altri tempi erano un<br />

piccolo miracolo che si ripeteva a ogni incontro.<br />

Nato a Napoli, laureato in legge e<br />

avvocato, Perretta ha ben presto lasciato<br />

quel campo per dedicare la sua creatività al<br />

mondo dello Spettacolo, come Autore di<br />

innumerevoli spettacoli televisivi, tra cui<br />

la felice intuizione di Domenica In, diventato<br />

un classico dell’intrattenimento tv.<br />

Ma Giulio, per noi autori soprattutto di<br />

Televisione, Teatro e Radio, è stato anche<br />

un punto di riferimento importante e insostituibile<br />

sui temi dell’associazionismo<br />

e della partecipazione diretta degli Autori<br />

all’evoluzione e difesa del Diritto<br />

d’Autore. Ci ha comunicato l’interesse per<br />

la vita della <strong>Siae</strong> e la voglia di impegnarci,<br />

anche sottraendo tempo alle nostre rispettive<br />

carriere artistiche, nella conoscenza<br />

degli ardui percorsi giuridico-tecnici che<br />

attengono alla tutela dei nostri Diritti, fino<br />

all’impegno determinato, costante e disinteressato<br />

di alcuni di noi all’interno degli<br />

Organi Sociali.<br />

Egli stesso era stato Consigliere di Amministrazione<br />

e più volte membro dell’Assemblea<br />

della <strong>Siae</strong>, alla quale si era iscritto<br />

nel 1952. Giulio Perretta è stato inoltre cofondatore,<br />

con amici e colleghi come, tra<br />

gli altri, Garinei e Giovannini, Vaime e<br />

Costanzo, dell’ANART, l’Associazione Nazionale<br />

degli Autori RadioTelevisivi e Teatrali.<br />

Rimane nel ricordo dei suoi colleghi come<br />

un esempio di gentilezza, di generosità e di<br />

lealtà rare.<br />

FRED FERRARI,<br />

PIANISTA DI TALENTO<br />

Nato a Serravalle Sesia (VC) il 7 settembre<br />

1941, ha avuto una brillante carriera. Come<br />

esecutore è stato l’anima degli “Scooters”<br />

e poi pianista-concertista. Come autore,<br />

giovanissimo, scalò la hit parade inglese<br />

con Be Mine (versione inglese di Mi<br />

seguirai) incisa dai Tremeleos. Poi il grosso<br />

successo in Europa con Femme cantata<br />

da Nicole Croisille (l’interprete lanciata<br />

dal successo di Un uomo una donna ). Era<br />

considerato in Italia uno dei più apprezzati<br />

arrangiatori e conoscitori della grande orchestra.<br />

Ha studiato al Conservatorio<br />

“Viotti” di Vercelli, allievo di Mozzati per il<br />

pianoforte e di Rosetta per l’armonia e il<br />

contrappunto. Personalità duttile e aperta,<br />

ha collaborato con i più significativi artisti<br />

italiani e stranieri, da Ornella Vanoni a<br />

Omar Sharif, Anthony Queen, Enrico Ruggeri.<br />

Nel ’73 vinse il Festival di Tokyo con<br />

un suo brano interpretato da Gilda Giuliani.<br />

Ha lavorato poi in Spagna (con la Cbs),<br />

nel Regno Unito (Bbc di Londra), in Argentina,<br />

in Francia e ancora per le reti Rai<br />

e Mediaset. Ha composto per il cinema la<br />

colonna sonora del film Altri Uomini<br />

(1997) per la regia di Claudio Bonivento,<br />

con Veronica Pivetti e Claudio Amendola.<br />

Ha orchestrato e diretto la colonna sonora<br />

del film Johan Padan e la discoperta delle<br />

Americhe, tratto da una pièce teatrale di<br />

Dario Fo. Nel 2007 ha partecipato come<br />

pianista e arrangiatore del tour europeo di<br />

Salomon Burke.<br />

CLAUDIA SBARIGIA<br />

A gennaio di quest’anno è deceduta, a causa<br />

di una malattia che l’aveva colpita nel<br />

maggio scorso, la sceneggiatrice Claudia<br />

Sbarigia. Nata a Roma nel 1958, si era diplomata<br />

al Centro Sperimentale di Cinematografia<br />

della Capitale dove aveva frequentato<br />

i corsi di Leo Benvenuti e dove<br />

insegnava a sua volta sceneggiatura. Ha lavorato<br />

per il cinema e la televisione collaborando<br />

con i registi Francesca Archibugi,<br />

Peter Del Monte, Bruno Cortini, Giuliana<br />

Gamba, Vittorio Sindoni, Marco Bellocchio.<br />

Fra le sue opere ricordiamo il soggetto<br />

e la sceneggiatura di due film poetici


VIVAVERDI<br />

87<br />

e difficili di Peter Del Monte “Compagna<br />

di viaggio” e “Controvento” e del film<br />

d’esordio di Francesca Archibugi “Mignon<br />

è partita” con cui ha vinto il Premio David<br />

di Donatello. Per la tv Claudia Sbarigia ha<br />

scritto, con Gloria Malatesta e Sandro Petraglia<br />

la serie “Raccontami”, andata in<br />

onda su Rai Uno, interpretata da Massimo<br />

Ghini e Lunetta Savino.<br />

UGO DELL’ARA<br />

Si sono svolti lunedì 19 gennaio i funerali<br />

del ballerino e coreografo Ugo Dell’Ara, figura<br />

di spicco della danza italiana e internazionale.<br />

Nato a Roma nel 1921, si era<br />

formato alla scuola del teatro dell’Opera di<br />

Roma ed era stato allievo delle sorelle Teresa<br />

e Placida Battaggi. Debuttò giovanissimo<br />

ne “La Giara” di Aurel Milloss e interpretò<br />

con l’étoile Attilia Radice numerose<br />

coreografie di Milloss al Teatro dell’Opera<br />

di Roma e alla Scala di Milano. Come<br />

primo ballerino alla Scala, fu protagonista<br />

della “Follia di Orlando” di Milloss<br />

(1947) e poi di vari balletti, tra cui “Mario<br />

e il mago” di Leonide Massine. Dell’Ara si<br />

dedicò poi alla coreografia e alla direzione<br />

del ballo con grande successo collaborando<br />

con Donatoni, Sciarrino, Chailly, Bussotti<br />

e altri musicisti di rilievo internazionale.<br />

Fu direttore coreografo e direttore<br />

del ballo alla Scala dal 1952 al 1959, e poi al<br />

San Carlo di Napoli. Passò poi al Massimo<br />

di Palermo dove fondò anche una scuola,<br />

insieme alla moglie Wanda Sciaccaluga.<br />

Con Mario Porcile fondò il Festival Internazionale<br />

di Nervi. Nel 1999 propose alla<br />

Scala la sua ultima versione del “Ballo Excelsior”<br />

di Luigi Manzotti con il quale aveva<br />

debuttato nel 1967 a Firenze.<br />

CIRO SEBASTIANELLI<br />

È deceduto il 14 febbraio scorso, il cantautore<br />

napoletano Ciro Sebastianelli. Nato<br />

nel 1940, Sebastianelli aveva debuttato nel<br />

1976 con il singolo “Vattenne” e poi, nel<br />

1978 aveva partecipato al Festival di Sanremo<br />

con il brano “Il buio e tu”, ottenendo il<br />

secondo posto. L’anno successivo ha partecipato<br />

di nuovo a Sanremo con “Ciao<br />

Barbarella” e nel 1980 al Festivalbar con la<br />

canzone “Marta Marta”. Oltre all’attività di<br />

cantautore, Sebastianelli ha composto<br />

brani per altri interpreti fra cui Loredana<br />

Berté, Giovanna, gli olandesi Mouth and<br />

MacNeal, Cristiano Malgioglio e Roberto<br />

Murolo. Fra le sue esperienze artistiche c’è<br />

anche il cinema, con l’interpretazione nel<br />

film dossier “Apocalisse di un terremoto”<br />

del regista Sergio Pastore, nel 1982. Interprete<br />

moderno della tradizione melodica<br />

partenopea, Sebastianelli aveva uno stile<br />

vocale innovativo e grintoso che risaltava<br />

nella commistione fra lingua italiana e<br />

dialetto, fra tradizione e modernità.<br />

MIKE FRANCIS,<br />

ELECTROPOP VINCENTE<br />

E’ scomparso il 30 gennaio scorso il musicista<br />

Francesco Puccioni, in arte Mike<br />

Francis. Nato a Firenze nel 1961, si appassiona<br />

subito alla musica, che studia da autodidatta.<br />

Suona, canta e compone tanto che<br />

a soli 14 anni forma una band con i compagni<br />

di scuola dell’Istituto Americano di Roma e<br />

inizia scrivere musica e testi in inglese. Viene<br />

presto notato nel mondo della discomusic e<br />

ottiene i suoi primi contratti discografici.<br />

Nel 1983 raggiunge il grande successo di<br />

pubblico con il brano Survivor e da quel momento<br />

prende il via la sua brillante carriera<br />

di interprete e di autore, dapprima protagonista<br />

della discomusic degli anni Ottanta e<br />

poi attento esploratore di altre esperienze ed<br />

altri linguaggi, dal fado alla bossa nova, alle<br />

suggestioni new age. Fra i suoi grandi successi<br />

ci sono i brani scritti per Ami Stewart, come<br />

Friends, che si piazza nelle top ten di tutto<br />

il mondo ma anche gli straordinari concerti<br />

di Manila dove diventa una star locale.<br />

Negli anni Ottanta e Novanta Mike Francis<br />

pubblica una serie di album che consolidano<br />

il suo successo sia in Italia che all’estero e si<br />

dedica anche alla composizione di colonne<br />

sonore per il cinema e la tv. Collabora con artisti<br />

di grande levatura come Mogol e Pasquale<br />

Panella con i quali realizza brani in lingua<br />

italiana. Pochi giorni prima della sua<br />

morte era uscita la sua ultima raccolta, The<br />

very best of Mike Francis, contenente anche<br />

alcuni inediti.


VIVAdall’interno<br />

Il Maestro Massimo Scapin in 3<br />

fotogrammi della notazione musicale,<br />

con cursore mobile, ausilio<br />

indispensabile nell’esecuzione delle<br />

cadenze e dei recitativi.<br />

Nella pagina accanto, i dvd con le basi<br />

dei personaggi della Traviata:<br />

Germont, Violetta e Alfredo<br />

DIDATTICA<br />

IL MIO ALLENATORE PERSONALE<br />

A TEMPO DI LIRICA<br />

di Cristina Wysocki<br />

Un direttore d’orchestra a casa propria, su pc o schermo tv, per studiare “insieme” ed “a<br />

tempo” le parti solistiche della musica vocale o, in un prossimo futuro, anche strumentale. E’<br />

estremamente riduttivo riferirsi con la denominazione “karaoke” ad un sistema innovativo di<br />

esercitazione e ausilio didattico per lo studio e la preparazione musicale, anche se<br />

l’immaginario collettivo impone a volte delle semplificazioni. Per dar conto sinteticamente di<br />

quella che si presenta, in qualche modo, come un’invenzione davvero rivoluzionaria, i suoi<br />

ideatori, i musicisti Alessandro Fantini ed Arman Azemoon, l’hanno più propriamente intitolata<br />

Un’idea che si concretizzi in qualcosa di veramente<br />

utile e positivo per i futuri fruitori<br />

nasce, per lo più, da esigenze del tutto personali.<br />

Alessandro Fantini, interprete vocale,<br />

con - in più - un’ottima perizia in campo<br />

tecnico-informatico, ed Arman Azemoon,<br />

compositore e direttore d’orchestra, hanno<br />

voluto portare fino in fondo l’attuazione di<br />

una necessità “professionale”: avere uno<br />

strumento di completa accessibilità e fruizione<br />

per lo studio e la preparazione, innanzitutto,<br />

delle proprie attività musicali. Alla<br />

fine, si sono trovati ad operare, in modo effettivamente<br />

innovativo, in un ambito di<br />

particolare interesse per interpreti e musicisti<br />

a vari livelli: dallo studente alle prime<br />

armi al solista che intende semplicemente<br />

“ripassare” da solo la propria parte.<br />

Immaginiamo di essere un cantante che deve<br />

studiare in pochi giorni il ruolo, ad esem-<br />

“My Personal Conductor”.<br />

pio, di Alfredo Germont nella Traviata. Dal<br />

buon esito dell’audizione con il direttore<br />

d’orchestra dipenderà, probabilmente, lo<br />

sviluppo della nostra carriera. Come spesso<br />

accade, ci hanno chiamato all’ultimo momento<br />

e il nostro pianista di fiducia è partito<br />

per una settimana romantica alle<br />

Barbados. Gli altri pianisti che potremmo<br />

contattare non sono affidabili o sono troppo<br />

onerosi…<br />

Chi opera nel campo particolare sa bene che<br />

per studiare le arie o, peggio, “mettere su”<br />

un intero ruolo, quando non si abbia a disposizione<br />

un buon pianista accompagnatore,<br />

esistono le cosiddette “basi musicali”,<br />

per lo più su cd audio, che contengono tutte<br />

le parti di accompagnamento (comprese,<br />

se presenti, quelle corali) e le eventuali “voci”<br />

di solisti diversi da quello cui la registrazione<br />

è destinata. In altre parole, e prenden-


VIVAVERDI<br />

89<br />

do ancora ad esempio<br />

il nostro Alfredo<br />

della Traviata, la registrazione<br />

destinata<br />

allo studio di questo<br />

ruolo conterrà tutto<br />

ciò che Verdi ha previsto,<br />

tranne la parte del<br />

giovane Germont.<br />

Basta inserire il cd musicale<br />

così pre-registrato<br />

in un lettore e si può cantare “insieme”<br />

all’accompagnamento e a tutto il resto, il che<br />

offre anche le sue soddisfazioni…Il problema<br />

sorge quando l’interprete deve, appunto,<br />

cantare “insieme”, seguire lo stacco dei<br />

tempi del direttore d’orchestra – con tutti i<br />

debiti rallentamenti, rubati, corone, ecc. -<br />

ascoltando la musica mentre è occupato ad<br />

ascoltare la sua stessa voce – intonazione,<br />

respirazione, interpretazione e così via. Alza<br />

il volume al massimo, nella speranza di avere<br />

dei rarissimi vicini di casa compiacenti,<br />

ma, a un certo punto, perde la sincronia con<br />

l’accompagnamento o la concentrazione su<br />

quello che sta studiando o entrambe le cose…pazienza<br />

compresa!<br />

A questo punto interviene la novità di My<br />

Personal Conductor: avere a video (sul computer<br />

o sulla televisione, inserendo un normale<br />

dvd) il direttore d’orchestra che “dirige”<br />

l’esecuzione, in una vera e propria<br />

“prova di sala”, mentre la notazione musicale<br />

scorre in sovrimpressione, con un cursore<br />

che va “a tempo”, perfettamente sincronizzato<br />

con il gesto del direttore. II filmato<br />

del direttore d’orchestra rappresenta<br />

un ausilio visivo in grado di comunicare all’utilizzatore<br />

i tempi di esecuzione con le<br />

corrispondenti variazioni oltreché gli attacchi<br />

stabiliti dal direttore stesso. Siamo nell’ambito<br />

di una realtà virtuale, con una simulazione<br />

della situazione teatrale: un vero<br />

direttore d’orchestra che guida le esecuzioni,<br />

finalmente a tempo con la musica. Il<br />

cursore mobile costituisce un ausilio di grande<br />

efficacia e diviene praticamente indispensabile<br />

nell’esecuzione delle cadenze e<br />

dei recitativi. In pratica, viene abbinata una<br />

traccia audio d’accompagnamento a due<br />

utilissimi ausili visivi (il filmato del direttore<br />

d’orchestra e quello della notazione musicale<br />

del solista) che consentono all’utente di<br />

seguire perfettamente, in ogni momento,<br />

l’evoluzione temporale dell’esecuzione. Il suono,<br />

nel prodotto attuale, è quello di un pianoforte<br />

gran coda di ottima qualità.<br />

Per essere didatticamente più efficaci, i dvd<br />

di My Personal Conductor sono organizzati<br />

su più livelli di difficoltà: si passa dallo<br />

studio con il “tastino” (il pianoforte fa ascoltare<br />

anche le note da<br />

cantare), a quello con<br />

l’accompagnamento<br />

pianistico completo,<br />

con il pentagramma in<br />

sovrimpressione e le altre<br />

parti degli “insiemi”<br />

vocali realizzate anch’esse<br />

con un “tastino”, fino<br />

all’esecuzione vera e propria,<br />

senza pentagramma:<br />

da soli di fronte al direttore d’orchestra a valutare<br />

quale livello di apprendimento del ruolo<br />

si sia raggiunto.<br />

Le scelte interpretative tengono naturalmente<br />

conto delle tradizioni in uso, in particolare<br />

nella definizione dei tempi, dei recitativi,<br />

delle cadenze e delle corone, nonché<br />

nella scelta dei “tagli” usualmente operati<br />

nella partitura musicale. “Non sono state<br />

imposte interpretazioni arbitrarie o personali<br />

originalismi, ma ci si è volutamente<br />

basati sulla prassi esecutiva” - ci rassicura<br />

il Maestro Massimo Scapin, direttore della<br />

Traviata, prima uscita della collana<br />

“StudiOpera” di My Personal Conductor,<br />

disponibile già da febbraio 2009 e distribuita<br />

nei tre ruoli principali - Violetta, Alfredo<br />

e Germont - in edizioni separate. Gli sviluppi<br />

futuri? Opere con accompagnamento orchestrale<br />

al completo, con tutte le parti degli<br />

altri solisti e del coro effettivamente “cantate”.<br />

I dvd di My Personal Conductor sono in<br />

distribuzione, tramite il sito Internet,<br />

www.mypersonalconductor.com.


VIVAVERDI<br />

90<br />

ORGANI SOCIALI<br />

CONSIGLIO<br />

DI AMMINISTRAZIONE<br />

RIUNIONE DEL 18 DICEMBRE 2008<br />

Nella riunione del 18 dicembre 2008 il Consiglio di<br />

Amministrazione ha approvato il Piano di esercizio<br />

2009, il Piano per la sicurezza sul lavoro ed alcune<br />

modifiche al Regolamento di Organizzazione e Funzionamento<br />

della Società.<br />

Successivamente, il Consiglio ha confermato per<br />

l’anno 2009 i criteri di ripartizione deliberati per<br />

l’anno 2008 per le Sezioni Dor, Olaf, Cinema e Lirica<br />

ed ha apportato, a seguito del parere della competente<br />

Commissione di Sezione, alcune modifiche<br />

ai criteri di ripartizione della Sezione Musica.<br />

Sono stati inoltre adottati alcuni provvedimenti in<br />

materia di accantonamento dei proventi collegati all’esistenza<br />

o alla risoluzione di controversie relative<br />

alla titolarità di diritti su opere tutelate dalla Società.<br />

E’ stato approvato il contenuto dei contratti con Sky<br />

per il periodo 1° luglio 2007 – 30 giugno 2010, relativi<br />

all’utilizzazione dei repertori delle Sezioni Musica,<br />

Dor e Lirica e alla determinazione dell’equo<br />

compenso spettante agli autori delle opere cinematografiche<br />

e assimilate.<br />

Il Consiglio ha quindi provveduto a nominare il Commissario<br />

Laura Piccarolo (per Giulio Einaudi Editore)<br />

quale componente del Comitato disciplinare della<br />

Sezione Olaf in sostituzione dell’Avv. Andrea Scotto<br />

(per Edizioni Libra) ed ha accolto le dimissioni degli<br />

associati che avevano chiesto la risoluzione anticipata<br />

del rapporto nei termini previsti dall’art. 9 del<br />

Regolamento Generale.<br />

Il Consiglio ha poi deliberato una riduzione della tassa<br />

istruttoria dovuta dai mandanti editori della Sezione<br />

Olaf ed ha valutato favorevolmente l’iniziativa<br />

degli Uffici di predisporre un mandato a favore degli<br />

editori librari per la gestione dei diritti di reprografia.<br />

Sono state inoltre approvate la nuova polizza assicurativa<br />

a favore del personale dipendente e sono<br />

state apportate alcune modifiche alla procedura di<br />

selezione dei mandatari della <strong>Siae</strong>.<br />

Il Consiglio ha successivamente nominato quali<br />

componenti del Comitato Editoriale, per la durata di<br />

due anni, a decorrere dal 23 dicembre 2008, Linda<br />

Brunetta Caprini, Gianni Minà, Dario Oliveri, Oscar<br />

Prudente e Mimmo Rafele.<br />

Il Consiglio ha infine preso atto delle trattative avviate<br />

con la Nokia per il rilascio di una licenza paneuropea<br />

per l’utilizzo del repertorio <strong>Siae</strong> con riferimento<br />

all’iniziativa “Nokia Comes With Music”.<br />

SEZIONE MUSICA<br />

RIUNIONE DELLA COMMISSIONE DI<br />

SEZIONE DELL’ 11 DICEMBRE 2008<br />

Il giorno 11 dicembre 2008 si è riunita presso la<br />

Direzione Generale la Commissione della Sezione<br />

Musica presieduta dal M° Franco Micalizzi.<br />

Erano presenti alla seduta della Commissione il<br />

Direttore della Divisione Autori ed Editori<br />

dott.ssa Sabina Riccardelli, il Direttore della Sezione<br />

Musica dott. Antonio Coluccini con funzioni<br />

di Segretario, il Dirigente Responsabile dell’Ufficio<br />

Ripartizione ed Utilizzazioni dott. Nazzareno<br />

Tirocchi, la dott.ssa Francesca Giovagnorio della<br />

Divisione Autori ed Editori, il dott. Giancarlo<br />

Pressenda e la dott.ssa Concetta Virgopia del<br />

Supporto Gestionale della Sezione Musica.<br />

La Commissione ha innanzitutto approvato il verbale<br />

della precedente riunione dell’8 ottobre<br />

2008.<br />

Successivamente la Commissione ha nell’ordine:<br />

1)reso il parere di competenza in relazione ai<br />

criteri di ripartizione validi per l’anno 2009;<br />

2)esaminato, operandone specifico confronto<br />

con i corrispondenti dati del 1° semestre<br />

2007, gli importi complessivi, suddivisi per tipologia<br />

di utilizzazione delle opere, relativi alla<br />

ripartizione del 1° semestre 2008 da liquidare<br />

entro il mese di gennaio 2009;<br />

3)reso il parere di competenza in relazione alla<br />

destinazione a Ripartizione Straordinaria Supplementare<br />

Rai di somme versate a titolo di<br />

conguaglio dalla citata emittente per utilizzazioni<br />

avvenute nel biennio 2005/2006;<br />

4)reso il parere di competenza in relazione alla<br />

destinazione degli importi che, per effetto di<br />

norme regolamentari e delle disposizioni dell’Ordinanza<br />

di Ripartizione in vigore, non sono<br />

stati attribuiti a seguito delle operazioni di ripartizione<br />

relative all’anno 2007.<br />

A tal fine, anche in base a quanto previsto dall’art.<br />

12, 4° comma della citata Ordinanza, ha<br />

ritenuto congrua - con effetto sulle operazioni<br />

di ripartizione del 1° semestre 2008 - la destinazione<br />

del suddetto importo totale per il 45%<br />

al Fondo Speciale Integrativo e per il 55% alle<br />

Ripartizioni Supplementari Straordinarie<br />

(RSS);<br />

5)reso, nell’ambito delle modalità di impiego del<br />

Fondo Speciale Integrativo, parere favorevole<br />

in merito alla riformulazione della Delibera<br />

Commissariale n. 85 del 16.12.2002 statuente<br />

il regime delle maggiorazioni di musica seria<br />

al fine della:<br />

a) introduzione di disposizioni specifiche, a<br />

carattere interpretativo, per il caso in cui i<br />

concerti di musica seria siano effettuati all’interno<br />

di Chiese o luoghi di culto assimilati<br />

ovvero luoghi comunque destinati allo<br />

svolgimento di funzioni liturgiche o attività<br />

pastorali;<br />

b) estensione, con effetto dalla utilizzazione<br />

del FSI 2009, del beneficio della maggiorazione<br />

di musica seria alle esecuzioni in forma<br />

concertistica effettuate da complessi<br />

bandistici e/o corali;<br />

6)confermato, quanto alle Ripartizioni Supplementari<br />

Straordinarie, l’attribuzione degli importi<br />

alle specifiche Classi e Sottoclassi di utilizzazione<br />

delle opere, in proporzione all’ammontare<br />

dei rendiconti analitici degli aventi diritto<br />

che hanno concorso nel periodo di riferimento<br />

alla ripartizione degli incassi nelle corrispondenti<br />

Classi e Sottoclassi che hanno generato<br />

i proventi non attribuiti;<br />

7)reso parere favorevole alla sottoscrizione di<br />

un contratto di reciproca rappresentanza in<br />

materia di diritti fonomeccanici, escluso il settore<br />

Internet, con la Società Bulgara MUSI-<br />

CAUTOR e con la Società Russa RAO;<br />

8)analizzato i dati statistici predisposti dagli Uffici<br />

ai fini dell’esame dell’andamento degli incassi<br />

effettuati nel periodo gennaio-ottobre<br />

2008, confrontandoli con i corrispondenti dati<br />

del medesimo periodo dell’anno precedente.


SEZIONI SERVIZI E UFFICI<br />

bollettino sociale<br />

ELENCO DEI CONTRATTI GENERALI<br />

DI CESSIONE PER L’ESTERO<br />

NOTIFICATI ALLA SIAE<br />

Ai sensi della normativa sociale in materia, si dà<br />

notizia qui di seguito dei contratti generali stipulati<br />

da editori originali con sub-editori stranieri<br />

per la gestione da parte di questi ultimi del repertorio<br />

dell’editore cedente.<br />

Cedente: DO IT YOURSELF<br />

Cessionario: WARNER CHAPPELL MUSIC<br />

ARGENTINA<br />

Rinnovato fino al 30/06/2011<br />

Territorio: ARGENTINA, BOLIVIA, ECUADOR,<br />

GUYANA, GUYANA FR,<br />

PARAGUAY, PERU, SURINAME, URUGUAY<br />

Cedente: DO IT YOURSELF<br />

Cessionario: WARNER CHAPPELL MUSIC<br />

MEXICO SA DE CV<br />

Rinnovato fino al 30/06/2011<br />

Territorio: MESSICO, COLOMBIA, VENEZUELA,<br />

AMERICA CENTRALE<br />

Cedente: DO IT YOURSELF<br />

Cessionario: WARNER CHAPPELL MUSIC<br />

PUBLISHING CHILE<br />

Rinnovato fino al 30/06/2011<br />

Territorio: CILE<br />

Cedente: SONZOGNO CASA MUSICALE<br />

Cessionario: ISRAEL MUSIC ASSOCIATES P R M<br />

Data: 01/01/2001<br />

Territorio: ISRAELE, TURCHIA<br />

Cedente: SONZOGNO CASA MUSICALE<br />

Cessionario: EDITIO BAERENREITER<br />

PRAHA SPOL<br />

Data: 01/01/2000<br />

Territorio: REP. CECA, SLOVACCHIA<br />

Cedente: ANTIBEMUSIC SRL<br />

Cessionario: DUBAS MUSIC LTDA<br />

Data: 01/01/2007<br />

Territorio: BRASILE<br />

Cedente: ANTIBEMUSIC SRL<br />

Cessionario: TEDDYSOUND S.L.<br />

Data: 01/01/2002<br />

Territorio: SPAGNA<br />

Cedente: ANTIBEMUSIC SRL<br />

Cessionario: PETRO MUSIC INC<br />

Data: 01/01/2007<br />

Territorio: GIAPPONE<br />

Cedente: ANTIBEMUSIC SRL<br />

Cessionario: PRIMROSE MUSIC PUBLISHING<br />

Data: 01/03/2003<br />

Territorio: REGNO UNITO, IRLANDA<br />

Cedente: SUGAR GROUP<br />

Cessionario: A-TEMPO VERLAG<br />

Rinnovato fino al 31/12/2011<br />

Territorio: CILE<br />

Cedente: ANTIBEMUSIC SRL<br />

Cessionario: HIGH FASHION MUSIC BV<br />

Data: 31/12/2006<br />

Territorio: BENELUX<br />

Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />

Cessionario: PARADOXX MUSIC<br />

Scaduto il: 31/12/1998<br />

Territorio: BRASILE<br />

Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />

Cessionario: CAIMAN MUSIC PUBLISHING<br />

Scaduto il: 31/12/2001<br />

Territorio: BRASILE<br />

Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />

Cessionario: CAIMAN MUSIC PUBLISHING<br />

Scaduto il: 30/06/2001<br />

Territorio: BULGARIA, ISRAELE, POLONIA,<br />

RUSSIA, SLOVENIA<br />

Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />

Cessionario: STUDIO ANALYSIS GROUP<br />

Scaduto il: 31/12/2002<br />

Territorio: GRECIA<br />

Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />

Cessionario: POTENZA MUSIC PUBLISHING<br />

Scaduto il: 31/12/2002<br />

Territorio: CANADA<br />

Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />

Cessionario: FABLE MUSIC PTY LTD<br />

Scaduto il: 31/12/2000<br />

Territorio: AUSTRALIA, NUOVA ZELANDA<br />

Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />

Cessionario: VALENTINE MUSIC PUBLISHING<br />

Scaduto il: 30/06/1998<br />

Territorio: SINGAPORE, MALESIA, TAILANDIA,<br />

HONG KONG, COREA, CINA, TAIWAN, FILIPPINE<br />

Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />

Cessionario: P & p MUSIC PUBLISHERS<br />

Scaduto il: 31/12/2004<br />

Territorio: SINGAPORE, MALESIA, TAILANDIA,<br />

HONG KONG, COREA, CINA, TAIWAN, FILIPPINE<br />

Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />

Cessionario: ROYNET MUSIC<br />

Scaduto il: 31/12/2000<br />

Territorio: USA<br />

Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />

Cessionario: A.A.M.I. MUSIC GROUP<br />

Scaduto il: 30/06/1998<br />

Territorio: BENELUX<br />

Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />

Cessionario: 2P’ SW MUSIC<br />

Scaduto il: 30/06/2001<br />

Territorio: BENELUX<br />

Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />

Cessionario: MISTY MUSIC AB<br />

Scaduto il: 31/12/1997<br />

Territorio: SVEZIA, NORVEGIA, DANIMARCA, FIN-<br />

LANDIA, ISLANDA, ESTONIA, LITUANIA, LETTONIA<br />

Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />

Cessionario: WARNER CHAPPELL MUSIC SCAN-<br />

DINAVIA AB<br />

Scaduto il: 31/12/2000<br />

Territorio: SVEZIA, NORVEGIA, DANIMARCA, FIN-<br />

LANDIA, ISLANDA, ESTONIA, LITUANIA, LETTONIA<br />

Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />

Cessionario: INTERNATIONAL MUSIC NETWORK


VIVAVERDI<br />

92<br />

ORGANI SEZIONI SOCIALI SERVIZI E UFFICI<br />

Scaduto il: 31/12/1999<br />

Territorio: REGNO UNITO, IRLANDA, GERMANIA,<br />

AUSTRIA, SVIZZERA, FRANCIA, MONACO,<br />

ANDORRA, RTL, EUROPE 1<br />

Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />

Cessionario: METEOR MUSIK RALPH SIEGEL<br />

MUSIKVERLAG<br />

Scaduto il: 31/12/2002<br />

Territorio: GERMANIA, AUSTRIA, SVIZZERA<br />

Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />

Cessionario: VICTOR MUSIC PUBL CO<br />

Scaduto il: 31/12/2002<br />

Territorio: GIAPPONE<br />

Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />

Cessionario: GOLDEN PONY MUSIC PUBL<br />

(S.E. ASIA)<br />

Scaduto il: 31/12/1999<br />

Territorio: GIAPPONE<br />

Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />

Cessionario: FRENCH FRIED MUSIC<br />

Scaduto il: 31/12/2002<br />

Territorio: FRANCIA, MONACO, ANDORRA, DOM<br />

TOM, RTL, EUROPE 1<br />

Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />

Cessionario: TRIMUSIC S.L.<br />

Scaduto il: 31/12/1999<br />

Territorio: SPAGNA, PORTOGALLO<br />

Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />

Cessionario: SANCA MUSIC PUBLISHERS<br />

Scaduto il: 31/12/2001<br />

Territorio: SPAGNA, PORTOGALLO<br />

Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />

Cessionario: CLIPPER’S EDICIONES MUSICALES<br />

Scaduto il: 30/06/2008<br />

Territorio: SPAGNA<br />

Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />

Cessionario: PROLUX<br />

Scaduto il: 31/12/1998<br />

Territorio: REP. CECA<br />

SEZIONE CINEMA<br />

COMMISSIONE DI SEZIONE<br />

DEL 12 DICEMBRE 2008<br />

La Commissione della Sezione Cinema, presieduta<br />

da Domenico Mezzatesta, si è riunita presso<br />

la sede sociale in data 12 dicembre 2008,<br />

presenti i componenti autori Antonino Biocca,<br />

Laura Ippoliti, Serafino Murri, Massimo Sani, Vittorio<br />

Sindoni e i componenti produttori Paolo<br />

Ferrari (Warner Bross Italia Spa) e Alessandro<br />

Fracassi (Racing Pictures srl , in liquidazione).<br />

Ha partecipato alla riunione, anche in veste di<br />

segretario, il Direttore della Sezione, Lucia Bistoncini.<br />

La riunione della Commissione è stata quasi interamente<br />

dedicata, come la precedente tenutasi<br />

il 28 novembre 2008, alla discussione delle<br />

tematiche sollevate e delle richieste avanzate<br />

dall’Associazione “100 Autori”.<br />

Conclusa la lunga disamina sulla questione, la<br />

Commissione ha affrontato i seguenti argomenti<br />

all’ordine del giorno, sollecitando previamente la<br />

Società a dotarsi di un sistema di monitoraggio<br />

tarato sulle utilizzazioni del repertorio audiovisivo,<br />

tale da garantire il sistematico riconoscimento<br />

dei titoli ed il corretto abbinamento con i relativi<br />

bollettini di dichiarazione; in particolare la<br />

Commissione ha:<br />

• proseguito l’attività istruttoria per consolidare<br />

una proposta che detti una nuova e specifica<br />

disciplina per la dichiarazione e la suddivisione<br />

dei compensi delle opere televisive seriali;<br />

• richiesto, in materia di norme di dichiarazione<br />

del contributo di adattamento dei dialoghi di<br />

opere cinematografiche o assimilate straniere,<br />

l’adozione costante ed uniforme della disposizione<br />

dettata dall’art. 71, 5° comma del<br />

Regolamento generale -che prevede che la dichiarazione<br />

del contributo sia corredata dalla<br />

documentazione fiscale relativa alla prestazione<br />

effettuata- , fissando la decorrenza dell’adempimento<br />

in modo da garantirne la conoscibilità<br />

da parte dei soggetti interessati.<br />

COMMISSIONE DI SEZIONE<br />

DEL 15 GENNAIO 2009<br />

La Commissione della Sezione Cinema, presieduta<br />

da Domenico Mezzatesta, si è riunita presso<br />

la sede sociale in data 15 gennaio 2009,<br />

presenti i componenti autori Antonino Biocca,<br />

Laura Ippoliti, Serafino Murri, Massimo Sani e i<br />

componenti produttori Paolo Ferrari (Warner<br />

Bross Italia Spa) e Alessandro Fracassi (Racing<br />

Pictures srl , in liquidazione).<br />

Hanno partecipato alla riunione il Direttore della<br />

Divisione Autori ed Editori, Sabina Riccardelli e il<br />

Direttore della Sezione, Lucia Bistoncini, anche<br />

in veste di segretario.<br />

La riunione è stata dedicata all’esame degli argomenti<br />

rinviati nelle due precedenti riunioni del<br />

28 novembre e del 12 dicembre 2008; in particolare<br />

la Commissione ha:<br />

• condiviso il testo di delibera da sottoporre al<br />

Consiglio di Amministrazione per attuare le modifiche<br />

connesse all’adozione di uno specifico<br />

schema di riparto per contributi applicabile alle<br />

opere televisive seriali, riservandosi un’ultima riflessione<br />

sull’opportunità di distinguere la regolamentazione<br />

della fiction da quella delle lunghissime<br />

serie, tipo soap opera e sit-com;<br />

• discusso e commentato, con particolare riferimento<br />

ai contratti da rinegoziare con i due<br />

maggiori utilizzatori, Rai e Mediaset, il nuovo<br />

scenario del mercato televisivo nazionale e<br />

l’esito dei primi incontri preliminari tenutisi a fine<br />

2008 con le due controparti contrattuali, in attesa<br />

di conoscere i nominativi degli autori incaricati<br />

di seguire più da vicino l’impostazione e<br />

l’evoluzione della materia e delle modalità con<br />

cui affrontare questa sinergica attività, emersa<br />

dalla richiesta dell’Associazione “100 Autori”;<br />

• preso atto che è fissata al 1° luglio 2009 la<br />

decorrenza dell’adempimento prescritto dall’art.<br />

71, 5° comma del Regolamento generale<br />

e che il comunicato sarà indirizzato all’Aidac,<br />

perché svolga opera di divulgazione rispetto<br />

ai propri aderenti, ed immediatamente<br />

pubblicato sul sito della <strong>Siae</strong>;<br />

• approvato, per la sottoposizione al Consiglio<br />

di Amministrazione, una parziale modifica della<br />

normativa vigente in materia di dichiarazione<br />

e suddivisione dei compensi per opere televisive<br />

derivate da serie straniere, nel quadro<br />

di una regolamentazione convenzionale che,<br />

al momento, è operativa, in regime di reciprocità,<br />

con la consorella francese Sacd.


ORGANI SEZIONI SOCIALI SERVIZI E UFFICI<br />

bollettino sociale<br />

SEZIONE DOR<br />

ORDINANZA DI RIPARTIZIONE DELLA<br />

SEZIONE DOR ANNO 2009<br />

ART. 1<br />

Il sistema ed i criteri di ripartizione dei compensi<br />

per l’utilizzazione delle opere assegnate alla<br />

competenza della Sezione DOR sono determinati<br />

dalle disposizioni che seguono.<br />

ART. 2<br />

Agli effetti delle operazioni di ripartizione gli incassi<br />

sono raggruppati in:<br />

a. incassi relativi ai diritti di rappresentazione,<br />

diffusione e riproduzione;<br />

b. incassi relativi al diritto di comunicazione al<br />

pubblico a mezzo di apparecchi riceventi televisivi<br />

e radiofonici, installati in pubblici esercizi;<br />

c. incassi relativi a diritti per la riproduzione privata<br />

per uso personale e senza scopo di lucro<br />

di fonogrammi (copia privata audio);<br />

d. incassi relativi a diritti per la riproduzione privata<br />

per uso personale senza scopo di lucro<br />

di videogrammi (copia privata video);<br />

e. incassi relativi ai diritti per la ritrasmissione<br />

via cavo.<br />

ART. 3<br />

Gli incassi di cui alla lettera a) – effettuati ab origine<br />

per le singole opere – sono attributi agli aventi<br />

diritto sulla base delle effettive utilizzazioni.<br />

ART. 4<br />

Gli incassi di cui alla lettera b) sono ripartiti in<br />

forma indiretta con riferimento ai compensi liquidati<br />

agli aventi diritto per trasmissioni radiofoniche<br />

e televisive avvenute o regolarizzate nello<br />

stesso anno. La quota spettante a ciascun avente<br />

diritto interessato è calcolata dividendo gli importi<br />

incassati nell’anno, relativi agli abbonamenti<br />

di cui alla lettera b), per l’ammontare dei compensi<br />

liquidati dalla sezione rispettivamente per<br />

le trasmissioni radiofoniche e televisive.<br />

ART. 5<br />

Gli incassi di cui alla lettera c) sono ripartiti in<br />

forma indiretta con riferimento ai compensi liquidati<br />

agli aventi diritto nell’anno di competenza<br />

per le opere riprodotte su dischi, nastri o supporti<br />

analoghi.<br />

A ciascun avente diritto interessato viene attribuita<br />

una quota proporzionale agli importi percepiti<br />

per le utilizzazioni di cui al precedente paragrafo,<br />

calcolata dividendo gli importi incassati<br />

nell’anno per l’ammontare complessivo dei compensi<br />

liquidati per diritti di riproduzione fonografica<br />

relativi allo stesso anno.<br />

ART. 6<br />

Gli incassi di cui alla lettera d) sono ripartiti in<br />

forma indiretta con riferimento ai compensi liquidati<br />

dalla sezione per riproduzioni videografiche<br />

effettuate nell’anno di competenza.<br />

A ciascun avente diritto interessato viene attribuita<br />

una quota proporzionale agli importi percepiti<br />

per le utilizzazioni di cui al precedente paragrafo,<br />

calcolata dividendo gli importi incassati<br />

nell’anno dalla sezione per l’ammontare complessivo<br />

dei compensi dalla stessa liquidati per<br />

diritti di riproduzione videografica relativi allo<br />

stesso anno.<br />

ART. 7<br />

Gli incassi di cui alla lettera e) sono ripartiti in forma<br />

indiretta con riferimento ai compensi liquidati<br />

agli aventi diritto dalla sezione per diritti di ritrasmissione<br />

via cavo nell’anno di competenza.<br />

A ciascun avente diritto interessato è attribuita<br />

una quota proporzionale agli importi dallo stesso<br />

percepiti per le utilizzazioni di cui al precedente<br />

paragrafo e calcolata dividendo gli importi incassati<br />

nell’anno dalla sezione per l’ammontare complessivo<br />

dei compensi dalla stessa liquidati per diritti<br />

di ritrasmissione via cavo.<br />

ART. 8<br />

Le somme attribuite in esito alle operazioni di<br />

cui alla presente ordinanza sono liquidate agli<br />

aventi diritto:<br />

• quanto agli incassi per diritti di rappresentazione<br />

di cui alla lett. a) nell’ultimo mese del trimestre<br />

successivo a quello cui le operazioni<br />

di incasso si riferiscono. A tal fine i trimestri<br />

considerati sono: gennaio-marzo, aprile-giugno,<br />

luglio-settembre, ottobre-dicembre.<br />

• quanto agli incassi per diritti di diffusione e di<br />

riproduzione di cui alla lettera a) con la prima<br />

liquidazione utile operata dalla Sezione nei trimestri<br />

suindicati;<br />

• quanto agli incassi di cui alle lettere b) c) d) e)<br />

annualmente.<br />

ART. 9<br />

La presente ordinanza abroga ogni precedente<br />

e diversa disposizione e si applica alle operazioni<br />

di ripartizione degli incassi effettuati dal 1°<br />

gennaio 2009 relativi ad utilizzazioni di opere<br />

già dichiarate o da dichiararsi.<br />

La ripartizione avviene al netto della quota spettante<br />

alla <strong>Siae</strong> sui compensi per l’utilizzazione<br />

delle opere tutelate.<br />

ART. 10<br />

La presente ordinanza entra in vigore dal 1°<br />

gennaio del 2009.


VIVAVERDI<br />

94<br />

ORGANI SEZIONI SOCIALI SERVIZI E UFFICI<br />

SEZIONE DOR<br />

CONCORSO DI DRAMMATURGIA 2009<br />

Enti promotori:<br />

SIAE Società Italiana degli Autori ed Editori<br />

AGIS Unione Regionale Agis del Lazio<br />

ETI Ente Teatrale Italiano<br />

BANDO DI CONCORSO DI DRAMMATURGIA<br />

SIAE, AGIS - Unione Regionale AGIS del Lazio e<br />

ETI si fanno promotori di un’iniziativa volta al sostegno<br />

della professionalità del drammaturgo,<br />

attraverso un concorso nazionale della drammaturgia<br />

rivolto ad individuare due opere/progetti<br />

originali da realizzare nella stagione 2009/2010<br />

o 2010/2011.<br />

La finalità del concorso, articolato in una sezione<br />

“giovani”, riservata ad autori di età non superiore<br />

ai 35 anni alla data del 1°/1/2009, ed in una sezione<br />

per autori senza limite di età, è di favorire<br />

e rendere concreto il processo di avvicinamento<br />

e di collegamento tra drammaturgia e realizzazione<br />

dello spettacolo.<br />

REGOLAMENTO<br />

Art. 1) Verranno ammessi a partecipare al concorso<br />

solo autori associati alla SIAE, che - entro<br />

e non oltre il 30 aprile 2009 - abbiano dato la loro<br />

adesione inviando:<br />

a) la domanda di associazione alla SIAE (solo per i<br />

non associati SIAE), scaricabile dal sito<br />

www.siae.it;<br />

b) copia del modulo di iscrizione al concorso per<br />

ciascun autore – da compilarsi in stampatello<br />

– come da fac-simile allegato al bando e scaricabile<br />

anche dal sito www.siae.it;<br />

c) un progetto drammaturgico originale inedito,<br />

costituito da:<br />

1. soggetto dell’opera (almeno tre cartelle dattiloscritte)<br />

*<br />

2. riassunto di mezza cartella dattiloscritta<br />

3. stesura di almeno quindici pagine dattiloscritte<br />

di copione, in lingua italiana o in dialetto<br />

( ca. 1.200 caratteri per pagina) **<br />

4. indicazione delle caratteristiche dei personaggi<br />

principali<br />

5. motivazioni poetiche formali<br />

6. scaletta tecnica e contenutistica dell’intero<br />

brano.<br />

Art. 2) La documentazione di cui ai punti a) e b)<br />

dell’art. 1 deve essere obbligatoriamente fornita<br />

dall’autore del progetto. I vincitori della presente<br />

edizione del concorso non potranno prendere<br />

parte alle successive due edizioni.<br />

Art. 3) Ogni autore non potrà presentare più di<br />

un progetto.<br />

Art. 4) I progetti inviati non saranno restituiti.<br />

Art. 5) Il premio, assegnato a giudizio insindacabile<br />

della Giuria designata, garantisce:<br />

1. l’erogazione di una somma di 5.000 euro<br />

complessivi all’autore/i del progetto che sarà<br />

proclamato vincitore tra quelli che appartengono<br />

alla categoria fino a 35 anni, e di<br />

7.500 euro complessivi all’autore/i del progetto<br />

che sarà dichiarato vincitore tra quelli<br />

che appartengono alla categoria senza limiti<br />

di età, per permettere agli autori di<br />

portare a termine i progetti stessi, lavorando<br />

in collaborazione con la produzione.<br />

2. l’organizzazione della fase produttiva e<br />

l’ospitalità delle attività necessarie alla realizzazione<br />

di ciascuno spettacolo, secondo<br />

le modalità definite dagli enti organizzatori,<br />

in conformità con quanto previsto dall’art.<br />

8 seguente.<br />

3. la distribuzione di ciascuno spettacolo.<br />

Art. 6) La Giuria, composta da sei membri più il<br />

Presidente, nominata da SIAE, AGIS, ETI, delibererà<br />

a suo insindacabile giudizio - entro il 30 giugno<br />

2009 - i vincitori del concorso.<br />

Art. 7) Le decisioni della Giuria saranno inappellabili<br />

ed ai vincitori verrà data comunicazione<br />

scritta da parte della SIAE. I nominativi saranno<br />

pubblicati sul sito internet della SIAE.<br />

Art. 8) I vincitori potranno avvalersi dell’assistenza<br />

di SIAE, ETI, AGIS, che attraverso l’AGIS metteranno<br />

a disposizione produzione, cast e strutture<br />

per le prove.<br />

I vincitori potranno proporre un diverso organismo<br />

produttivo, nonché cast e regia, ma in tal<br />

caso i costi relativi sono a carico della produzione<br />

prescelta. Tali proposte saranno, comunque,<br />

sottoposte all’approvazione da parte di SIAE,<br />

ETI, AGIS.<br />

L’ETI, sulla base delle disponibilità degli spazi<br />

teatrali gestiti, si farà carico di distribuire gli<br />

spettacoli attraverso modalità e tempi da concordare<br />

con autore e produzione.<br />

Art. 9) La documentazione di cui al punto c) dell’art.<br />

1 dovrà essere priva dell’indicazione del nome<br />

dell’autore o di qualunque altro segno che<br />

possa consentirne il riconoscimento da parte<br />

della Giuria e dovrà essere inserita in una busta<br />

anonima e sigillata.<br />

Tale busta, unitamente alla documentazione di<br />

cui ai punti a) e b) del suddetto articolo, dovrà<br />

essere inviata, in unico plico, a: Società Italiana<br />

degli Autori ed Editori (SIAE) – Sezione DOR –<br />

Viale della Letteratura, 30 – 00144 ROMA.<br />

Ai fini dell’accettazione della domanda, farà fede<br />

la data del timbro postale di spedizione.<br />

Art. 10) La partecipazione al concorso implica<br />

l’adesione integrale a tutte le clausole del presente<br />

bando, pena l’esclusione dal concorso.<br />

Art. 11) I dati personali dei concorrenti saranno<br />

trattati esclusivamente secondo il D.L.vo<br />

30/6/2003 n. 196.<br />

Per informazioni tel. 06/5990/2243-2743<br />

– e-mail: dor@siae.it.<br />

* il soggetto non può derivare da opere preesistenti e<br />

non deve mai essere stato utilizzato, neanche attraverso<br />

altre forme di comunicazione, né in altri concorsi.<br />

** Circa trenta minuti di testo divisi in più scene o in<br />

una singola scena o in parte di scena. Per i lavori non<br />

strettamente di parola, occorre presentare materiale<br />

cartaceo tale che possa permettere di visualizzare almeno<br />

trenta minuti di rappresentazione


ORGANI SEZIONI SOCIALI SERVIZI E UFFICI<br />

bollettino sociale<br />

SEZIONE OLAF<br />

RIUNIONE DELLA COMMISSIONE<br />

DI SEZIONE<br />

La Commissione della Sezione OLAF si è riunita<br />

il giorno 18 dicembre 2008 alle ore 11. Alla riunione<br />

erano presenti tutti i Commissari ad eccezione<br />

dei Commissari Laura Piccarolo e Girolamo<br />

Potestà.<br />

La Commissione ha deliberato all’unanimità<br />

l’adeguamento delle tariffe relative alle utilizzazioni<br />

ricomprese nel c.d. Piccolo Diritto Letterario<br />

(PDL), che risultano non incrementate da<br />

aprile 2007, allineandole all’indice Istat nella misura<br />

del 4,00%.<br />

La Commissione ha altresì esaminato la proposta<br />

formulata dalla struttura di adeguamento<br />

delle tariffe previste per le utilizzazioni delle<br />

opere delle arti visive, ferme dal 2004, ed ha<br />

ritenuto opportuno rinviare ogni decisione al riguardo<br />

alla conclusione dei lavori del tavolo<br />

tecnico costituito nell’ambito della Commissione<br />

e composto da Daniela Romano (in rappresentanza<br />

della componente autori), da Samantha<br />

Raugei (in rappresentanza della componente<br />

editori), con l’assistenza di Ida Baucia (in<br />

qualità di responsabile del Supporto Gestionale<br />

della Sezione Olaf), il quale esaminerà procedure<br />

e tariffe con l’ausilio della struttura della<br />

Sezione.<br />

Ai Commissari sono stati distribuiti alcuni esemplari<br />

della nuova pubblicazione della <strong>Siae</strong> “Guida<br />

al Diritto di Seguito. Normativa comunitaria e nazionale,<br />

procedure e strumenti applicativi”, che<br />

rappresenta utile strumento per le varie categorie<br />

di operatori/aventi diritto interessate all’applicazione<br />

della nuova normativa sul diritto di seguito.<br />

I Commissari hanno espresso il proprio<br />

gradimento per tale iniziativa.<br />

La Commissione ha deciso, infine, di rinviare<br />

l’esame degli ulteriori argomenti all’ordine del<br />

giorno alla riunione del giorno 22 gennaio.


VIVAVERDI<br />

96<br />

ORGANI SOCIALI<br />

PRESIDENTE<br />

Giorgio ASSUMMA<br />

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE<br />

Paolo CORSI<br />

Domenico DE LEO<br />

Roby FACCHINETTI<br />

Lorenzo FERRERO<br />

Emidio GRECO<br />

Giancarlo LUCARIELLO<br />

Giovanni NATALE<br />

Alfredo TARULLO<br />

ASSEMBLEA<br />

MUSICA<br />

Autori<br />

Silvano Guariso<br />

Vittorio Costa<br />

Gregorio Mascaro<br />

Marco Mariani<br />

Carmine Santaniello<br />

Michele Maisano<br />

Renato Pareti<br />

Domenico Scuteri<br />

Corrado Castellari<br />

Francesco Massimo Colasanti<br />

Luigi D’Alessio detto Gigi<br />

Nicola Piovani<br />

Alberto Testa<br />

Franco Piersanti<br />

Roberto Pischiutta detto Pivio<br />

Giuseppe Pirazzoli detto Pino<br />

Editori<br />

Pieronero Edizioni Musicali Sas<br />

Sognando e Ballando Edizioni Musicali Sas<br />

Unione Edizioni Musicali Sas<br />

La Bambolina Edizioni Musicali Sas<br />

Abramo Allione Edizioni Musicali Srl<br />

Emi Virgin Music Publishing Italy Srl<br />

Sugar Srl<br />

Warner Chappell Music Italiana Srl<br />

Accordo Ed. Musicali<br />

Universal MCA Music Italy Srl<br />

Ala Bianca Group Srl<br />

Media Songs Srl<br />

Edizioni Leonardi Srl<br />

Sony Music Publishing Srl<br />

CAM Creazioni Artistiche Musicali Srl<br />

Peermusic Italy Srl (già Peersongs Italy Srl)<br />

FILM E OPERE ASSIMILATE<br />

Autori<br />

Francesco Gregoretti detto Ugo<br />

Mario Paolinelli<br />

Andrea Purgatori<br />

Alessandro Bencivenni<br />

Produttori/Concessionari<br />

Biancafilm Srl<br />

Filmauro Srl<br />

Medusa Film Srl<br />

Italian International Film Srl<br />

DRAMMA E PROSA, RIVISTA E COMMEDIA<br />

MUSICALE, OPERETTA<br />

E OPERE RADIOTELEVISIVE<br />

Autori<br />

Manuela Marianetti<br />

Ennio Coltorti<br />

Riccardo Di Stefano<br />

Massimo Cinque<br />

Giovanna Flora<br />

Marco Posani<br />

Editori<br />

Grandi Firme della Canzone Edizioni Musicali Srl<br />

Mascotte ed. Mus.<br />

Concessionari/Cessionari<br />

D’Arborio di Ficarelli M.P. e C. Snc<br />

Ditta Tolnay Flavia<br />

OPERE LETTERARIE, MULTIMEDIALI E DELLE<br />

ARTI PLASTICHE E FIGURATIVE<br />

Autori<br />

Elio Pecora<br />

Gianni Minà<br />

Maria Luisa Spaziani<br />

Antonella Bolelli<br />

Editori<br />

Hoepli Ulrico Casa Editrice Libraria SpA<br />

Garzanti Libri SpA<br />

Zanichelli Editore SpA<br />

Arnoldo Mondadori SpA<br />

OPERE LIRICHE, BALLETTI, ORATORI E<br />

OPERE ANALOGHE<br />

Autori<br />

Carlo Galante<br />

Luciano Cannito<br />

Editori<br />

Mercurio Srl<br />

Universal Music Publishing Ricordi (già BMG Ricordi<br />

Music Publishing SpA)<br />

Abici Ed. Mus. Srl<br />

Carisch Srl<br />

COMMISSIONI DI SEZIONE<br />

SEZIONE MUSICA<br />

Autori<br />

Giuseppe Amendola<br />

Giuseppe Andreetto<br />

Vincenzo Barbalarga<br />

Gianfranco Borgatti<br />

Bruno Mario Lavezzi<br />

Ezio Leoni<br />

Franco Micalizzi (Pres)<br />

Carlo Pedini<br />

Francesco Pagano detto Mario<br />

Giuseppe Vessicchio<br />

Editori<br />

Bideri Cevel Spa – Silvia Bideri Villevielle (Vice<br />

Pres.)<br />

Curci Edizioni Musicali – Alfredo Gramitto Ricci<br />

Di Più Srl – Pier Angelo Mauri<br />

Emergency Music Italy Srl – Pietro Colasanti<br />

Galletti-Boston Srl – Anna Galletti<br />

Montefeltro Edizioni – Giorgio Giacomi<br />

Novalis Edizioni Mus. e Discografiche – Roberto Rinaldi<br />

Sym-Music Srl – Anna Lombardoni<br />

Tiber Srl –Andrea Cotromano<br />

Universal Music Italia Srl – Claudio Buja<br />

SEZIONE CINEMA<br />

Autori<br />

Antonino Biocca detto Tony<br />

Laura Ippoliti<br />

Domenico Mezzatesta (Pres.)<br />

Serafino Murri<br />

Massimo Sani<br />

Vittorio Benito Sindoni<br />

Produttori<br />

Warner Bros Italia Spa – Paolo Ferrari<br />

Racing Pictures Srl – Alessandro Fracassi (Vice<br />

Pres.)<br />

SEZIONE DOR<br />

Autori<br />

Valentina Amurri<br />

Flavio Andreini<br />

Linda Brunetta Caprini (Vice Pres.)<br />

Roberto Cavosi<br />

Michele Mirabella<br />

Biagio Proietti (Pres.)<br />

Concessionari<br />

D’Arborio Sirovich Paola – Paola Perilli<br />

Antonia Brancati Srl – Antonia Brancati<br />

SEZIONE OLAF<br />

Autori<br />

Massimo Nardi<br />

Alessandro Occhipinti (Pres.)<br />

Daniela Romano<br />

Natale Antonio Rossi<br />

Editori<br />

Giunti Editore Spa – Samantha Raugei<br />

Giulio Einaudi Editore – Laura Piccarolo<br />

Principato Giuseppe Casa Editrice Spa – Girolamo<br />

Potestà (Vice Pres.)<br />

RCS Libri Spa – Alberta Locati<br />

SEZIONE LIRICA<br />

Autori<br />

Marco Betta (Vice Pres.)<br />

Carlo Boccadoro<br />

Dario Oliveri<br />

Editori<br />

Fonit Cetra Music Pub. Srl – Teresita Beretta (Pres.)<br />

Sonzogno Casa Musicale Sas – Piero Ostali<br />

Sugarmusic Spa – Alessandro Savasta<br />

COLLEGIO DEI REVISORI<br />

Presidente Giancarlo Settimi<br />

Giuseppe Dell’Acqua<br />

Andrea Malfaccini<br />

Silvio Necchi<br />

Carlo Pontesilli<br />

Supplenti<br />

Riccardo Acernese<br />

Benito Di Troia<br />

CONTROLLO INTERNO Franco Tonucci<br />

DIRETTORE GENERALE Domenico Caridi

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