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<strong>complimenti</strong> a....<br />
di Vivaverdi<br />
VIVAVERDI<br />
1<br />
GIUSY FERRERI<br />
Si è aggiudicata il XVII premio “Tributo ad Augusto”, un riconoscimento<br />
che vuole ricordare l’indimenticabile leader<br />
dei Nomadi, scomparso nel 1992 e segnalare il personaggio<br />
musicale, rivelazione dell’anno passato. Domenica<br />
15 febbraio, a Novellara, città natale dell’artista, la<br />
Ferreri è stata premiata con una targa e con una somma<br />
in denaro che è stata devoluta all’Acesm (amici centro<br />
sclerosi multipla), nell’ambito dell’annuale Nomadincontro,<br />
davanti a migliaia di persone.<br />
ROBERTO CICUTTO<br />
E’ il nuovo presidente del Consiglio di amministrazione di<br />
Cinecittà Holding, e Luciano Sovena è l’ amministratore<br />
delegato, nominati dal ministro per i beni e le attività culturali,<br />
Sandro Bondi. Termina così la gestione commissariale<br />
del gruppo pubblico. Cicutto, fondatore della Mikado,<br />
è un produttore indipendente che ha finanziato, tra gli altri,<br />
gli ultimi film di Ermanno Olmi, Hotel Rwuanda di Terry<br />
George e Miracolo a Sant’Anna di Spike Lee.<br />
Foto G. Ziliotto<br />
VAIME SCARPELLI E BIANCO<br />
E’ stato assegnato ad Enrico Vaime, Furio Scarpelli e<br />
Maria Grazia Bianco il Premio <strong>Siae</strong> Lumsa Cinema,<br />
consegnato nell’inaugurazione ufficiale della sesta edizione<br />
de “La settima arte-lezioni d’autore”, svoltasi<br />
nell’aula magna della università romana. Il Premio <strong>Siae</strong><br />
Lumsa per il Cinema è stato attribuito ad Enrico Vaime,<br />
autore di grandi successi scritti per la radio, il<br />
teatro, la televisione e, recentemente per il musical.<br />
Per Furio Scarpelli, la motivazione del riconoscimento<br />
evidenzia che “ha colto le trasformazioni del costume<br />
e del linguaggio della società italiana dal dopoguerra<br />
ai giorni nostri”.<br />
A Maria Grazia Bianco, profonda studiosa del rapporto<br />
tra cultura classica e messaggio cristiano, il premio<br />
è stato attribuito per aver analizzato con particolare<br />
intensità le tematiche relative alla comunicazione<br />
interculturale.<br />
FILIPPO SUGAR<br />
E’ il nuovo presidente della FEM, la Federazione degli<br />
editori musicali, della quale fanno parte oltre 60 società<br />
di editori musicali. Filippo Sugar, 37 anni, è presidente<br />
della Sugar Music Spa, il gruppo milanese fondato dal<br />
nonno Ladislao Sugar nell’immediato dopoguerra e<br />
tuttora interamente posseduto dalla famiglia, attivo a<br />
livello mondiale nel campo della editoria musicale<br />
classica e pop, della produzione discografica e videocinematografica.<br />
Succede a Paolo Corsi. Nel corso di<br />
un’assemblea, tenuta a Milano, sono stati anche nominati<br />
come vicepresidenti Claudio Buja, Managing Director<br />
della Universal Music Publishing Ricordi, e Roberto<br />
Razzini, Managing Director Warner Chappell Music<br />
Italiana S.r.l.<br />
ROBERTO FABBRI<br />
Il chitarrista romano, diretto da Ennio Morricone e accompagnato<br />
dalla Roma Sinfonietta, è stato protagonista<br />
il 14 febbraio del concerto di chiusura del “Guitar<br />
Art Festival” di Belgrado davanti a 20.000 spettatori,<br />
nella Belgrade Arena. Ha eseguito la Suite per<br />
chitarra e orchestra, proposta in prima assoluta, comprendente<br />
le più famose musiche da film di Morricone, ed<br />
è stata appositamente realizzata dal Maestro e Premio<br />
Oscar italiano per l’esibizione nella capitale serba.<br />
Foto Francesca Ricci
<strong>complimenti</strong> a....<br />
di Vivaverdi<br />
PAOLO NAPOLITANO<br />
Ha esposto questo suo lavoro, Musica rubata, con<br />
una chitarra strangolata e una mano che ruba e manovra<br />
la musica, in una mostra collettiva al Museo degli<br />
Strumenti Musicali di Roma. Nel corso degli anni<br />
l’artista partenopeo ha alternato al suo lavoro di grafico<br />
pubblicitario la passione per la pittura esponendo in<br />
numerose personali, in diverse città italiane.<br />
ALESSANDRO BISAIL<br />
E’ stato eletto Presidente della Federazione della Musica,<br />
che raggruppa numerose associazioni del settore, dai<br />
teatri di tradizione ai festival, dalla lirica alle bande,<br />
per rispondere all’attuale grave emergenza dello spettacolo<br />
dal vivo. Il suo compito sarà mettere a punto<br />
una strategia per valorizzare un sistema musica in cui<br />
tutte le componenti, dalla formazione alla produzione,<br />
dalla distribuzione alla promozione, siano adeguatamente<br />
rappresentate, mirando a un ammodernamento<br />
della legge sulla musica datata 1967.<br />
VITTORIO VEDOVATO<br />
Ha ottenuto lusinghieri riconoscimenti per il poema<br />
sinfonico “Il saggio pazzo”, presentato al Teatro Salieri<br />
di Legnago, con l’Orchestra Filarmonica di Verona,<br />
diretta dal maestro Giorgio Croci. L’opera, divisa in<br />
cinque parti, senza soluzione di continuità, tratta dell’alienazione<br />
della civiltà moderna. Pianista di tecnica<br />
raffinata, il veneto Vedovato si è ispirato all’omonima<br />
commedia dello scrittore Orlando Puoti.<br />
LEOPOLDO LOMBARDI<br />
E’ stato eletto presidente dell’AFI, l’associazione fonografici<br />
italiani. Titolare di uno fra i più noti studi legali italiani,<br />
specializzato in materia di diritto d’autore, in particolare<br />
riguardo alla musica, Lombardi annovera fra i suoi<br />
clienti le più importanti case discografiche, società di<br />
edizioni musicali, artisti italiani ed internazionali.<br />
SUSO CECCHI D’AMICO<br />
L’associazione americana degli sceneggiatori, la Writer’s<br />
Guild of American West, le ha assegnato il premio Jean<br />
Renoir. Il riconoscimento verrà consegnato alla sceneggiatrice<br />
nel mese di marzo a Roma. Suso Cecchi<br />
d’Amico ha collaborato, nel corso della sua carriera, con<br />
registi come Vittorio De Sica, Michelangelo Antonioni,<br />
Francesco Rosi, Mario Monicelli e Luchino Visconti.
VIVAinedita<br />
VIVAVERDI<br />
3<br />
IL SERPENTE DELLE<br />
SACRE SCRITTURE<br />
di Valentino Zeichen<br />
Rèo per concorso di colpa<br />
Nel “peccato originale”,<br />
il Signore lo scacciò<br />
dal libro delle scritture<br />
ma lui vi rientrò strisciando<br />
da inchiostro penitente.<br />
Va a capo con l’enjambement<br />
come e quando vuole<br />
data la flessuosa mole.<br />
Si snoda lungo le righe<br />
o si contrae, e le frasi elide;<br />
altera il senso delle parole<br />
per confondere il lettore.<br />
Quando il Signore si assenta<br />
lui configura la ruota, si crede<br />
il tempo dell’eterno ritorno: girotondo;<br />
da tempo “lineare” va in testa-coda<br />
e non fa più discernere<br />
l’inizio dalla fine dei tempi.<br />
Il serpente delle scritture<br />
si conforma al labirinto<br />
fra le cupe siepi del bosco<br />
e il famelico giardino<br />
inghiotte un cherubino.<br />
Foto Dino Ignani<br />
In poche righe...<br />
Valentino Zeichen è nato a Fiume e vive a Roma. Iscritto<br />
alla <strong>Siae</strong> dal 1983, poeta e scrittore, ha pubblicato:<br />
Area di Rigore, Coop. Scrittori, 1974; Ricreazione,<br />
Società di Poesia - Guanda, 1979; Pagine di Gloria,<br />
Guanda, 1983; Tana per Tutti, romanzo, Lucarini,<br />
1983; Museo Interiore, Guanda, 1987; Poésies<br />
d’abbordage, Les Cahiers de Royaumont, Luzarches,<br />
1989; Gibilterra, Mondadori, 1991; Metafisica tascabile,<br />
Mondadori, 1997; Ogni cosa a ogni cosa ha detto<br />
addio, Fazi, 2000. Matrigna - romanzo, Il Notes<br />
Magico, 2002; Passeggiate romane, Fazi, 2004 ;<br />
Poesie. 1963-2003 - Mondadori, 2004 ; Neomarziale<br />
- Mondadori, 2006.<br />
E’ presente nell’antologia di poesia internazionale, in<br />
lingua tedesca, curata da Hans Magnus Enzensberger,<br />
Luftfracht, Internazionale Poesie 1940 bis 1990,<br />
Eichborn Verlag, 1991.
viale della letteratura 30<br />
Nella pagina accanto, da sinistra il<br />
Direttore Generale della <strong>Siae</strong><br />
Domenico Caridi e il Presidente<br />
Giorgio Assumma.<br />
(Foto Giuseppe Ziliotto)<br />
SIAE<br />
PIU’ PROVENTI E MINORI COSTI<br />
PER GLI ASSOCIATI<br />
di Sapo Matteucci<br />
PIÙ PROVENTI AGLI ASSOCIATI<br />
Pur essendo in tempo di crisi economica<br />
ormai assodata, crisi che si riflette anche<br />
sui consumi di cultura e spettacolo, la <strong>Siae</strong><br />
è riuscita, nel 2008, ad incrementare gli incassi<br />
per diritto d’autore e a ripartire più<br />
somme agli associati. Un aumento del 7,6%<br />
rispetto al 2007, risultato in gran parte dallo<br />
sblocco di rilevanti incassi arretrati, nell’<br />
ambito del settore emittenza. Si tratta d’un<br />
risultato di non poco conto, frutto del serrato<br />
confronto che la Società conduce in maniera<br />
sempre più incisiva con chi utilizza i<br />
repertori tutelati, per garantire una doverosa<br />
remunerazione ai propri aderenti. Se<br />
si somma questo esito alla diminuzione delle<br />
provvigioni, cioè di quanto gli Associati<br />
pagano i servizi della <strong>Siae</strong>, si può affermare<br />
che la Società, nel 2008 è andata oltre le<br />
più rosee previsioni, distribuendo maggiori<br />
proventi agli Associati.<br />
Aumentati gli introiti per diritto d’autore e le spettanze agli Associati. Diminuiti i costi dei<br />
servizi, ridotti quelli di gestione. Anticipate le ripartizioni. Sul fronte dei contratti, gli utilizzatori<br />
giocano al ribasso. La <strong>Siae</strong> anticipa gli effetti della crisi, razionalizzando la gestione e puntando<br />
sulla produttività. Nuovi sistemi di riconoscimento delle opere, alleanze europee, un accordo<br />
d’avanguardia con la Nokia e un attestato di qualità per i nostri sistemi informatici.<br />
CONTENIMENTO E RIDUZIONE DEI COSTI<br />
Si è riusciti, allo stesso tempo, a contenere<br />
e ridurre i costi di gestione, nonostante il<br />
rinnovo della parte economica del contratto<br />
col personale della <strong>Siae</strong> per il biennio<br />
2008/2009. Una serie d’iniziative, come il<br />
blocco delle assunzioni, la risoluzione di numerosi<br />
rapporti di lavoro (con dirigenti e<br />
dipendenti) e la diminuzione di costi variabili,<br />
ha consentito di contrastare l’aumento<br />
fisiologico degli automatismi salariali. In<br />
questo quadro di razionalizzazione e diminuzione<br />
dei costi, vanno inserite anche le<br />
iniziative che hanno riguardato la rete territoriale,<br />
grazie alla quale la <strong>Siae</strong> monitorizza<br />
su tutto il territorio, le attività di spettacolo.<br />
Queste iniziative sono state sostanzialmente<br />
due: stabilizzazione dei costi dei mandatari<br />
e sostanziosa diminuzione della voce<br />
“accertamenti esterni”, che ha azzerato<br />
rilevanti obblighi economici e gestionali a<br />
carico della Società, pur mantenendo alto il<br />
livello di efficienza delle verifiche di utilizzazioni<br />
delle opere .<br />
LA SFIDA MERITOCRATICA<br />
Non è, comunque, solo la crisi economica<br />
a dettare l’agenda d’un necessario rinnovamento.<br />
Ma sono più fattori: la mutazione<br />
della fruizione delle opere (sempre<br />
più in direzione di multiformi frammentazioni<br />
tecnologiche) il forte concorso<br />
d’interessi contrapposti tra detentori di<br />
tecnologie e creatori di contenuti, l’ impulso<br />
europeo che tende a creare concorrenza<br />
tra le varie Società d’autori , impongono<br />
adeguamenti e nuovi strumenti nella<br />
gestione della Società. In questa prospettiva<br />
sono state gettate anche le basi di parametri<br />
meritocratici, senza i quali la sfida<br />
col futuro e con l’immediato presente, non<br />
sarebbe vinta. Significativi in questo senso,<br />
i corsi di formazione, indirizzati a valutare<br />
le performance lavorative del personale<br />
e innescare un processo interno<br />
orientato ad una sempre maggiore produttività<br />
che, in ultima analisi, porta al<br />
miglioramento dei servizi per gli Associati.<br />
DUE RIPARTIZIONI STRAORDINARIE DI DI-<br />
RITTI. QUELLE ORDINARIE, ANTICIPATE<br />
Oltre a quelle correnti, sono state effettuate<br />
due ripartizioni straordinarie di quote di<br />
diritti agli Associati da parte della Sezioni<br />
Dor (opere drammatiche e radiotelevisive)<br />
e Musica. Si tratta di cifre considerevoli: 15<br />
milioni di Euro per l’utilizzo nei pubblici<br />
esercizi di opere amministrate dalla Dor e<br />
5 milioni di Euro a favore degli Associati della<br />
Sezione Musica. Inoltre sono state anticipate<br />
di 15 giorni le corresponsioni dei diritti<br />
della Sezione Musica. Quest’ obbiettivo,<br />
è stato ottenuto, grazie all’ anticipazione di<br />
tutte le complesse operazioni di ripartizione,<br />
alla riduzione considerevole dei brani “non<br />
identificabili” e alla gestione ottica della documentazione<br />
di deposito. E’ importante sottolineare,<br />
come l’ intero servizio sia migliorato,<br />
dando la disponibilità immediata del<br />
deposito agli Associati, che hanno potuto accedere,<br />
per via telematica, tramite il Portale<br />
sul sito della Società, ai propri dati.
VIVAVERDI<br />
5<br />
APPROVATE LE MODIFICHE ALLO<br />
STATUTO DELLA SIAE<br />
Vi avevamo dato notizia che si restava in attesa<br />
dell’ approvazione, da parte del Ministero<br />
per i Beni e le Attività culturali, delle modifiche<br />
allo Statuto della <strong>Siae</strong>, già decise dall’<br />
Assemblea della Società. Queste modifiche<br />
sono state ora approvate con Decreto del<br />
Presidente del Consiglio (visibile sul nostro<br />
sito web www.siae.it) e s’indirizzano tutte nel<br />
senso d’una maggiore autonomia e snellezza<br />
operativa della Società. Un elemento, fra<br />
tutti, la piena esistenza del presupposto giuridico<br />
per realizzare la cosiddetta “esternalizzazione”<br />
del Fondo di solidarietà, che produrrà<br />
notevoli benefici economici.<br />
CONTRATTI: UN FRONTE APERTO<br />
Va da sé che in epoca di crisi, il fronte dei<br />
contratti sia particolarmente caldo. Anzi rovente.<br />
Tutti gli interlocutori ( leggi gli utilizzatori<br />
del repertorio) giocano al ribasso.<br />
A cominciare dall’ Agis che ha già dichiarato<br />
di voler limare, se non escludere, voci<br />
d’incasso su cui calcolare l’importo dei diritti,<br />
fino ad oggi ritenute fondamentali, come<br />
le sponsorizzazioni o i contributi. Per<br />
cui, ad esempio, a fronte d’uno spettacolo a<br />
ingresso libero ma con incasso da sponsorizzazione,<br />
si pretenderebbe che i diritti si<br />
riducessero drasticamente o sparissero addirittura<br />
quando si tratta di contributi. Il<br />
denaro, insomma, assumerebbe in quest’<br />
ottica, valenze diverse e per gli autori e gli<br />
editori si avvicinerebbe alla valenza zero. La<br />
discussione fra Agis e <strong>Siae</strong> prosegue civilmente<br />
e altrettanto fermamente da parte<br />
della <strong>Siae</strong>. Sono stati conguagliati, come già<br />
forse saprete, i contratti musica con Rai,<br />
Sky, Mtv, Elemedia, Rete A, Dj Tv, Music on<br />
Sky. Con la Rai è stato firmato il nuovo contratto<br />
che regola i compensi per musica,<br />
equo compenso cinema e le altre sezioni.<br />
Rinnovato anche l’accordo con Mtv, mentre<br />
sono in corso le trattative per il rinnovo con<br />
Mediaset , Fastwebnet e Sky.<br />
NUOVI SISTEMI DI RICONOSCIMENTO<br />
DELLE OPERE TRASMESSE<br />
Un impegno particolare è stato dedicato a<br />
nuove tecnologie di riconoscimento delle<br />
opere utilizzate. Il primo di questi è il sistema<br />
Monitor che registra i canali televisivi,<br />
quelli radiofonici e riconosce i contenuti digitali.<br />
Il sistema registra i segnali per 24 ore<br />
continuativamente, permette di richiamare<br />
sequenze radio - tv dal registrato e di riconoscerle<br />
con un fingerprint. Si sta realizzando,<br />
inoltre, il sistema Radiotracking in<br />
grado di registrare continuativamente 60<br />
radio, che trasmettono attraverso varie fonti<br />
(fm, web, satellite). L’obiettivo è quello<br />
di ottenere così l’esatta e completa rendicontazione<br />
dei contenuti trasmessi, con un<br />
effetto positivo anche sul piano statistico per<br />
ottenere le classifiche dei brani più trasmessi.<br />
Il Bsm permette di fare dei riconoscimenti<br />
su registrazioni effettuate nelle discoteche<br />
e nei locali notturni. E’ in fase di<br />
realizzazione un altro sistema molto importante:<br />
la Digital Library, capace di raccogliere<br />
tutti i contenuti digitali con le loro impronte<br />
informatiche e con tutti i dati relativi<br />
a ogni opera amministrata.<br />
NUOVE TECNOLOGIE:L’ACCORDO CON<br />
NOKIA<br />
Si tratta d’un accordo all’ avanguardia: quando<br />
la Nokia lancerà, entro il 2009, il servizio<br />
‘Nokia comes with music’, vi sarà un corrispettivo<br />
versato alla <strong>Siae</strong> per ogni brano<br />
del repertorio italiano utilizzato in tutti i<br />
Paesi europei. Ogni brano potrà essere scaricato<br />
e il fruitore ne resterà proprietario fino<br />
alla scadenza dell’ abbonamento. Nokia<br />
fornirà alla <strong>Siae</strong> rendiconti periodici.<br />
SUL FRONTE EUROPEO<br />
“Armonia” si chiama l’alleanza strategica fra<br />
<strong>Siae</strong>, Sacem e Sgae (rispettivamente le<br />
Società d’ autori francese e spagnola) che ha<br />
fra i suoi primi compiti quello di gestire su<br />
base paneuropea le licenze di utilizzo on line<br />
per i repertori delle tre Società, arrivando<br />
a coprire 31 territori. Con la Sacem, è in<br />
fase di definizione il Portale Armonia-il cui<br />
sviluppo è affidato a <strong>Siae</strong>-sportello unico<br />
per gli utilizzatori delle opere per poter consultare<br />
il repertorio tutelato da italiani, francesi<br />
e spagnoli.<br />
UN ATTESTATO DI QUALITÀ<br />
Gartner e Cineca, due Società specializzate<br />
nella certificazione di qualità degli assetti<br />
informatici, hanno eseguito una serie di studi<br />
sui progetti e sui risultati del Servizio sistemi<br />
informativi della <strong>Siae</strong>. Gartner, che<br />
ha svolto un’indagine di tipo economico, ha<br />
affermato che la <strong>Siae</strong>, a parità di risultati<br />
impegna per i suoi servizi informativi, risorse<br />
umane ed economiche inferiori di circa<br />
il 15% rispetto a quelle d’una struttura a<br />
lei assimilabile, tarata sulle medesime tipologie,<br />
fatturato, modello organizzativo,<br />
numero dipendenti. L’analisi del Cineca,<br />
focalizzata sugli utenti dei servizi informativi,<br />
sia interni, sia esterni (associati e utilizzatori)<br />
ha evidenziato un buon indice di<br />
efficienza e gradimento, con un giudizio altamente<br />
positivo sui servizi e sui progetti<br />
informatici della <strong>Siae</strong>. Un’ulteriore conferma<br />
di questo giudizio è recentemente venuta<br />
dal contesto internazionale (Cbs e Fast<br />
Track) che ha indicato la <strong>Siae</strong> come la Società<br />
che, per qualità e quantità dei dati, presenta<br />
la migliore banca dati opere musicali tra<br />
tutte le Società d’autori mondiali.
VIVAsommario<br />
8<br />
16<br />
30<br />
42<br />
S E R V I Z I<br />
VIALE DELLA LETTERATURA 30 Editoriale 4<br />
MUSICA Lucio Battisti, un innovatore assoluto 8<br />
ARTE Il futurismo, cento anni dopo 16<br />
TELEVISIONE X Factor, la corrida televisiva d’oggi 24<br />
CINEMA Povera Italia alla Berlinale 28<br />
TEATRO Paolo Poli, uno sberleffo al perbenismo 30<br />
MUSICA Angelo Branduardi, una Lauda di successo 36<br />
LETTERATURA Mario Desiati, scrivendo di un’altra Italia 38<br />
MUSICA Luca Lombardi, il Re Nudo al teatro dell’Opera 42<br />
DISCHI Carboni e Sinigallia, ribelli anni ‘70 47<br />
TEATRO Paola Cortellesi, mille volti d’attrice 48<br />
EDITORIA Toni Verona, in volo sull’Ala Bianca 52<br />
LIBRI Sordi, il mondo di Albertone 55<br />
TELEVISIONE Susanna Bolchi, fare bene il serial tv 56<br />
LIBRI Il Paese disilluso di Bruno Vespa 59<br />
MUSICA Midem 2009, un’edizione di passaggio 60<br />
MUSICA Nino Ferrer, un inguaribile guascone 64<br />
MUSICA Vincenzo Incenzo, autore poliedrico 66<br />
Lucio Battisti ha venduto oltre 25 milioni di dischi ma soprattutto ha<br />
reso popolarissime le sue canzoni, passate da una generazione all’altra<br />
e ancora molto amate da un pubblico numeroso. Il suo primo album<br />
è Lucio Battisti del 1969, un anno cruciale per la sua affermazione,<br />
nonostante avesse già ottenuto consensi per 29 settembre, scritto<br />
insieme a Mogol e affidato all’Equipe 84. Al festival di Sanremo presenta<br />
Un’avventura, vince il Festivalbar con Acqua azzurra, acqua chiara<br />
e scrive due brani molto popolari, Il Paradiso per Patty Pravo e<br />
Questo folle sentimento, per i Formula Tre. Incide anche Mi ritorni in<br />
mente, un classico del suo repertorio. Nel 1970 bissa il successo dell’anno<br />
precedente con Emozioni, il suo primo album a arrivare in vetta<br />
alle classifiche di vendita. Vince di nuovo il Festivalbar con Fiori rosa,<br />
fiori di pesco. L’anno successivo cambia etichetta discografica passando<br />
dalla Dischi Ricordi alla neonata Numero Uno, fondata da Mogol.<br />
Pubblica Amore e non amore, primo per sei settimane. Registra due<br />
singoli di strepitoso successo Pensieri e parole e La canzone del sole<br />
ed è coautore con Mogol dei brani Amore caro, amore bello, Amor mio<br />
e Eppur mi son scordato di te, portati al successo da altri interpreti.<br />
Seguono altri ellepi come Lucio Battisti Vol. 4 (1971), Umanamente<br />
uomo: il sogno (1972) , Il mio canto libero (1972), Il nostro caro angelo<br />
(1973), Anima latina (1974) , Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso,<br />
eccetera (1976), Io tu noi tutti (1977), Images (1977) , Una donna<br />
per amico (1978), Una giornata uggiosa (1980), E già (1982), Don<br />
Giovanni (1986), L’apparenza (1988), La sposa occidentale (1990),<br />
Cosa succederà alla ragazza (1992), Hegel (1994).<br />
F O T O C R E D I T I<br />
In riferimento alle immagini pubblicate, l’editore e la direzione di Vivaverdi dichiarano la propria disponibilità all’assolvimento<br />
dei diritti di riproduzione per gli eventuali aventi diritto che non è stato possibile accertare<br />
Distribuzione gratuita<br />
Le opinioni espresse negli articoli pubblicati su Vivaverdi impegnano esclusivamente i loro autori e non rappresentano<br />
la linea editoriale della Società<br />
ERRATA CORRIGE<br />
Nell’ultimo numero di Vivaverdi, in uno degli articoli dedicati<br />
a Laura Pausini (pag.14) non abbiamo citato il nome dell’autore<br />
Roberto Buti, il compositore delle musiche dei brani<br />
Strani amori, Lui non sta con te, Ragazze che, Un amico è<br />
così, con Angelo Valsiglio, nel cd Laura. In un album precedente<br />
della cantante emiliana, Le cose che vivi, Buti, batterista,<br />
iscritto alla <strong>Siae</strong> dal 1983, autore anche per Marco<br />
Masini e Mietta, ha composto la musica di Due innamorati<br />
come noi con Roberto Capaccioli e di Un giorno senza te.<br />
Ci scusiamo per l’imprecisione e ci fa piacere ricordarlo ai<br />
lettori.
28<br />
24<br />
Anno 81 – Nuova serie<br />
Numero 1<br />
Gennaio – Febbraio 2009<br />
Bimestrale<br />
V I V A V E R D I<br />
66<br />
48 64<br />
Direzione, redazione<br />
e amministrazione<br />
Viale della Letteratura, 30<br />
00144 Roma<br />
Centralino: 06.59901<br />
Redazione: 06.5990.2795<br />
Fax: 06.5990.2882<br />
ufficio.editoriale@siae.it<br />
www.siae.it<br />
Direttore responsabile<br />
Sapo Matteucci<br />
60<br />
R U B R I C H E<br />
COMPLIMENTI A…. 1<br />
VIVAINEDITA Valentino Zeichen 3<br />
VIVAMITID’OGGI Inscatolare la rugiada 15<br />
VIVAIDEE Riflessioni Doc. Quel terzo polo chiamato Sky 21<br />
VIVAINBREVE 22<br />
VIVANTEPRIME 34<br />
NOVANTANOVENOVITA’ 44<br />
VIVAHANNODETTO 50<br />
VIVAIDEE Fuori l’avanguardia. Il caso Allevi 63<br />
VIVAMEDIA 68<br />
VIVADALL’INTERNO<br />
<strong>Siae</strong> e Telethon insieme 70<br />
Sanremo story 71<br />
Distribuzione digitale 72<br />
Libri sul diritto d’autore 75<br />
Residenze europee per scrittori 76<br />
Hyde Park 78<br />
Concorsi 80<br />
ULTIMO APPLAUSO 82<br />
VIVADALL’INTERNO Il mio allenatore personale 88<br />
BOLLETTINO SOCIALE 90<br />
Comitato editoriale<br />
Linda Brunetta, Gianni Minà, Dario Oliveri<br />
Oscar Prudente, Mimmo Rafele<br />
Linea e Coordinamento editoriale<br />
Stefano Micocci<br />
Capo redattore<br />
Flaviano De Luca<br />
Redazione<br />
Antonella Gargiulo (segr. redaz. e ricerca fotografica),<br />
Daniela Nicolai, Letizia Pozzo<br />
Grafica e impaginazione<br />
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Stampa<br />
Web color Srl<br />
Loc. Le Campora<br />
67038 Oricola (Aq)<br />
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di Roma n. 234 del 24.7.1948<br />
Questo giornale è pubblicato ai sensi della<br />
normativa della <strong>Siae</strong> e del Regolamento per<br />
l’esecuzione della legge 22 aprile 1941, n. 633,<br />
approvato con R. D. 18 maggio 1942, n. 1369<br />
Di questo numero sono state distribuite<br />
93.500 copie<br />
Concessionaria di Pubblicità:<br />
Argentovivo srl<br />
Viale G. da Cermenate, 70 - 20141 Milano<br />
Tel. 02/89515424 Fax 02/89515565.<br />
walter.boscarello@argentovivo.it<br />
Chiuso in tipografia il 28 febbraio 2009<br />
Hanno collaborato a questo numero:<br />
Hanno collaborato a questo numero: Federico<br />
Capitoni, Aldo Cazzullo, Luciano Ceri, Tiziana<br />
Colusso, Ernesto De Pascale, Alberto Ferrigolo,<br />
Giorgio Macellari, Valerio Magrelli, Ivano<br />
Malcotti, Renato Pareti, Mario Pasi, Paolo<br />
Petroni, Valeria Serra, Alessandro Trigona<br />
Occhipinti, Stefano Velotti, Cristina Wysocki<br />
ISSN 1972-6694
VIVAVERDI<br />
8<br />
musica<br />
A destra, Lucio Battisti in una esibizione live da<br />
affermato cantante (nella mano sinistra si scorge un<br />
tamburello). Chitarrista di talento, Battisti suonò<br />
nella sigla dello sceneggiato Rai Tv “Il circolo<br />
Pickwick” di Ugo Gregoretti, 1967.<br />
Le foto del servizio provengono da Archivio DUfoto<br />
dufoto@gmail.com<br />
BATTISTI/1<br />
LE NUOVE STRADE DI LUCIO<br />
NON FINISCONO MAI<br />
di Oscar Prudente<br />
Ho conosciuto Lucio Battisti nel Sessantotto:<br />
un anno celebre per i tanti avvenimenti<br />
di portata storica, anche in campo musicale.<br />
Ma questa storia parte da qualcosa di meno<br />
rivoluzionario, anzi allora un’istituzione<br />
della musica leggera italiana: il Cantagiro,<br />
inventato da Ezio Radaelli sul modello del<br />
Giro d’Italia ciclistico. Lì Battisti dimostrò<br />
subito le sue qualità d’innovatore, di anticonformista<br />
in campo musicale e anche nell’interpretazione<br />
vocale. Sono passati più di<br />
quarant’anni da quella manifestazione e già<br />
dieci anni dalla scomparsa del musicista.<br />
Il Cantagiro era una gara canora che, a tappe,<br />
attraversava tutto lo Stivale, una manifestazione<br />
itinerante che per un decennio,<br />
dal ’62 al ’72, ha rallegrato le estati italiane,<br />
oltre a rivelarsi un importante veicolo promozionale<br />
per le canzoni, gli artisti e - last<br />
but not least - la vendita dei dischi. I cantanti<br />
erano divisi in due gironi: i “big”, le<br />
stelle già affermate, e gli “esordienti”. Nel<br />
Sessantotto la “Ricordi” decise di iscrivere<br />
alla competizione i “big” Bobby Solo e i Dik<br />
Dik; nel girone degli esordienti finirono la<br />
matricola Oscar Prudente e un tale Lucio<br />
Battisti, che era sì esordiente come interprete<br />
ma non certo come autore, tanto che i Dik<br />
Dik portavano una sua canzone, Il vento.<br />
La prima cosa che mi colpì durante la sua<br />
esibizione fu la struttura musicale, decisamente<br />
innovativa, della sua canzone: Balla<br />
Linda iniziava - senza alcuna introduzione<br />
A oltre dieci anni dalla scomparsa, Lucio Battisti è sempre presente nella vita quotidiana di più<br />
generazioni, e canta ancora per noi. Da subito dimostrò le sue qualità d’innovatore e di<br />
anticonformista.VivaVerdi lo ricorda con questo ritratto di chi lo ha conosciuto bene.<br />
- con il ritornello invece che con la strofa,<br />
come raccomandava la consuetudine. Poi il<br />
ritmo improvvisamente cambiava: il tempo<br />
in 4/4 decisamente marcato del ritornello<br />
si trasformava in un 3/4 con accenti altrettanto<br />
forti; una sorta di “special” o se si preferisce<br />
“ponte” a tempo di valzer vagamente<br />
straussiano, eseguito dall’orchestra e che<br />
preludeva alla strofa, tornata in 4/4, ma senza<br />
tenere un ritmo regolare: iniziava a tempo<br />
ma, dopo un crescendo sia ritmico che<br />
melodico, nel finale rallentava allargandosi<br />
e aumentando simultaneamente l’intensità<br />
percussiva per rilanciare nuovamente il ritornello.<br />
Il tutto tenuto insieme dalla sua voce drammatica,<br />
scarna, senza orpelli, senza vibrato.<br />
Ricordo che il Sessantotto – pur rivoluzionario<br />
- proponeva fra i “Big” alcune ugole<br />
d’oro della migliore tradizione: Claudio Villa,<br />
Gianni Morandi, Massimo Ranieri, Dalida,<br />
Jimmy Fontana. Lucio stava invece dimostrando<br />
alla piazza e agli addetti ai lavori<br />
che si può cantare ed emozionare anche<br />
senza sfoggiare acuti vibranti e corde vocali<br />
possenti; sebbene vada notato come – specialmente<br />
all’inizio della sua carriera – le<br />
sue canzoni venissero apprezzate più della<br />
sua voce. Invece la forza di Lucio stava proprio<br />
nell’interpretazione che, priva dell’ampollosa<br />
retorica cui le nostre orecchie erano<br />
avvezze, scaturiva direttamente dal cuore.<br />
Lucio aveva insegnato che chiunque fosse<br />
intonato e con dentro qualcosa da trasmettere<br />
avrebbe potuto diventare un grande interprete,<br />
che cantare significa comunicare<br />
emozioni: aveva aperto una strada nuova.<br />
Una strada sulla quale si incamminarono in<br />
molti, a partire da Lucio Dalla (per sua stessa<br />
ammissione) fino ad arrivare alla “clonazione”<br />
vocale e stilistica degli Audio Due.<br />
Gli spostamenti dell’allegra carovana avvenivano<br />
in auto e - complice il fatto che Lucio<br />
ed io viaggiavamo nella stessa macchina<br />
e scendevamo con bagaglio e chitarra negli<br />
stessi alberghi, spesso nella stessa camera<br />
- nacque una profonda amicizia e una reciproca<br />
stima professionale. Tanto che Lucio<br />
mi propose di entrare a far parte della “Numero<br />
Uno”, la casa editorial-discografica<br />
che stava nascendo da una costola della Ricordi,<br />
insieme a Giulio Rapetti (all’epoca<br />
Mogol solo in arte), suo padre Mariano Rapetti,<br />
Franco Daldello, Sandro Colombini,<br />
e ovviamente lo stesso Battisti.<br />
Accettai, nonostante provenissimo da esperienze<br />
musicali diverse: io ero nato come<br />
batterista jazz mentre Lucio, ottimo chitar-
Sotto, Lucio Battisti, circondato dai suoi<br />
fan durante il Sanremo 1969.<br />
A destra mentre accudisce un cavallo<br />
durante il viaggio Milano-Roma<br />
con Mogol, Mario Lavezzi e Oscar<br />
Prudente tra il giugno e luglio del 1970<br />
VIVAVERDI<br />
10<br />
rista ritmico,(suonò per due anni, dal 1964<br />
al 1966, nel gruppo I Campioni, ndr) aveva<br />
seguito una strada più pop-rock. Ascoltava<br />
molta musica: amava il rock di Jimi Hendrix,<br />
gli Shadows, il folk psichedelico di Donovan,<br />
quello più rock di Crosby, Stills e Nash<br />
e aveva una grande predilezione per il<br />
rhythm’n’blues, in particolare per lo stile<br />
vocale di Otis Redding, al quale si ispirava;<br />
non a caso l’anno successivo duettò a Sanremo<br />
con Wilson Pickett, una delle icone del<br />
genere, in L’avventura.<br />
Quello di Lucio era un ascolto musicale non<br />
solo emotivo ma critico: analizzava in modo<br />
maniacale la struttura della canzone, le diverse<br />
parti dell’arrangiamento, provando<br />
magari a riprodurre quelle solistiche. Lavorava<br />
sempre: era capace di passare 12 ore<br />
ininterrotte a comporre e registrare spunti<br />
musicali sul suo Revox analogico, l’unico apparecchio<br />
“casalingo” disponibile allora.<br />
Migliaia di idee alcune delle quali, dopo accurata<br />
selezione, sarebbero state completate<br />
da un testo, in quel periodo solitamente per<br />
mano di Mogol.<br />
Un processo non sempre facile: in alcune<br />
parti della canzone infatti la lunghezza dei<br />
versi era talvolta eccessiva e non combaciava<br />
perfettamente con la metrica della<br />
melodia originale; una delle tante<br />
capacità di Lucio era però quella<br />
di rispettare sempre la bellezza<br />
del testo: riusciva ad accomodare<br />
nella frase musicale anche le sillabe in eccesso,<br />
con improvvise accelerazioni vocali<br />
che rendevano ancor più originale il suo modo<br />
di cantare. Dotato di spirito autocritico<br />
perfino eccessivo, era un perfezionista e nello<br />
stesso tempo un innovatore che non voleva<br />
mai ripetersi e che non aveva paura di<br />
prendersi dei rischi musicali: un esempio<br />
per tutti, le due linee melodiche (strofa e ritornello)<br />
che si sovrappongono sullo stesso giro<br />
armonico in Pensieri e parole. Un coraggio<br />
ripagato dal successo.<br />
Inoltre, eccelleva anche negli arrangiamenti,<br />
che nascevano in sala di registrazione: di<br />
solito, a partire da una semplice interpretazione<br />
voce e chitarra alla quale si accodavano<br />
batteristi come Franz di Cioccio (Pfm)<br />
e Tony Cicco (Formula Tre); bassisti come<br />
Damiano Dattoli (autore della musica di Io<br />
vagabondo, ndr); chitarristi come Ivan Graziani,<br />
Massimo Luca, Alberto Radius<br />
(Formula Tre), Franco Mussida<br />
(Pfm); pianisti come Dario Bal-<br />
dan Bembo; tutti strumentisti che gravitavano<br />
attorno alla Numero Uno, ai quali lasciava<br />
ampia libertà creativa. Un modo di lavorare<br />
che entusiasmava tanto Lucio da convincerlo<br />
spesso a mantenere nel master finale la “voce<br />
guida” della prima esecuzione; infine per i<br />
colori orchestrali (fiati, archi, ecc..) si avvaleva<br />
di arrangiatori quali Gianfranco Reverberi<br />
o Detto Mariano ai quali però dava sempre<br />
preziosi suggerimenti. Insomma seguiva<br />
scrupolosamente tutte le fasi della produzione<br />
del disco, dall’inizio alla stampa.<br />
Un modus operandi che durò fino al 1974, anno<br />
nel quale la Numero Uno venne venduta<br />
alla Rca e le nostre strade professionali si allontanarono.<br />
Il seguito della sua carriera è una<br />
storia che non posso raccontare, non avendola<br />
vissuta frequentandolo come prima, ma voglio<br />
ricordare la sua amicizia e il soprannome<br />
che mi aveva rifilato, uno scaldacqua alla romana:<br />
Oscar-da-bbagno.<br />
■
VIVAVERDI<br />
12<br />
musica<br />
BATTISTI/2<br />
IL SUO CANTO LIBERO<br />
di Luciano Ceri<br />
Foto TecheRai<br />
Il suo primo 45 giri, Per una lira, risale al 1966. Da allora il giovane musicista dai capelli ricci,<br />
ha cominciato a rivoluzionare la canzone italiana, procedendo a una originale sintesi tra l’amata<br />
musica angloamericana e la vena melodica italiana. Ecco un itinerario tra alcune delle sue<br />
pietre miliari discografiche, quelle canzoni e quegli album che hanno accompagnato le<br />
giovani generazioni dagli anni ’70 in poi.<br />
Quando nel 1969 Lucio Battisti pubblica<br />
il primo 33 giri il suo nome è una<br />
realtà ormai ben nota al pubblico, e il<br />
disco, intitolato semplicemente Lucio<br />
Battisti, fa il punto della sua attività<br />
di artista e di autore fino a quel momento.<br />
L’album per metà raccoglie,<br />
come si usava fare allora, gli ultimi singoli<br />
della sua produzione, ma l’altra<br />
metà del disco è subito sorprendente<br />
perché Battisti sceglie di interpretare in<br />
prima persona sei canzoni che aveva affidato<br />
in precedenza all’Equipe 84, ai Ribelli e<br />
ai Dik Dik. E se è vero che così facendo da<br />
una parte porge il suo ringraziamento a quei<br />
gruppi che per primi avevano creduto nelle<br />
sue canzoni, dall’altra fa subito capire che<br />
le sue potenzialità di artista sono di grande<br />
spessore, perché le scelte stilistiche che<br />
compie nel rileggere quei brani sono decisamente<br />
originali. Non era facile affrontare<br />
una canzone come 29 settembre ed offrire<br />
agli ascoltatori qualcosa che reggesse il<br />
confronto con la possente costruzione sonora<br />
dell’Equipe 84, ed invece il risultato è<br />
assolutamente affascinante, con la canzone<br />
che si muove in un’atmosfera quasi impalpabile,<br />
dove sono gli incastri delle chitarre<br />
acustiche a restituire l’atmosfera di sogno e<br />
di risveglio dal sogno in cui si muove il protagonista.<br />
Nel 1971, chiuso il rapporto artistico con la<br />
Dischi Ricordi, Battisti approda alla Numero<br />
Uno, un’etichetta creata appositamente<br />
per avere in prima persona il controllo totale<br />
sulle sue produzioni e sulla sua musica.<br />
E’ un periodo di straordinaria creatività, che<br />
lo porta a realizzare nel giro di un anno e<br />
mezzo tre dischi di grande successo, che costituiscono<br />
in qualche modo un unicum, per<br />
continuità ed omogeneità stilistica, ed il cui<br />
punto centrale è costituito da Il mio canto<br />
libero, pubblicato all’inizio dell’inverno del<br />
1972. Preceduto da Umanamente uomo: il<br />
sogno e seguito da Il nostro caro angelo, questo<br />
disco costituisce una messa a fuoco molto<br />
precisa del modo di fare canzoni di Battisti<br />
nella prima parte della sua carriera. Ne<br />
definisce la struttura “classica” sia nel tipo<br />
di scrittura che nel sound e conferma la sua<br />
voglia di rileggere il suo repertorio alla luce<br />
di una sensibilità nuova e personale, co-
VIVAVERDI<br />
13<br />
me succede per E penso a te, L’aquila e Prendi<br />
fra le mani la testa, canzoni che erano state<br />
affidate in prima battuta a Bruno Lauzi e<br />
a Riki Maiocchi.<br />
Dal 1974 in poi Battisti cambia marcia quasi<br />
ad ogni disco, prima di sovvertire completamente<br />
il modo della sua scrittura all’indomani<br />
del divorzio artistico da Mogol.<br />
E già in Anima latina è evidente la riflessione<br />
sulla voglia (e forse anche sulla necessità)<br />
di superare i limiti della forma della canzone<br />
classica, limiti avvertiti già in parte in<br />
Amore e non amore del 1971, dove i quattro<br />
brani solo strumentali presenti nel disco annunciavano<br />
un evidente interesse per la<br />
scrittura musicale pura, svincolata dall’ingombro<br />
del testo. Ma Anima latina cambia<br />
completamente le carte in tavola perché se<br />
è vero che sposa ancora la forma della canzone<br />
nella sua dimensione di musica e di testo,<br />
è anche vero che ne amplia i limiti e tenta<br />
la strada della mini-suite, con composizioni<br />
che spesso viaggiano sui sei-sette minuti<br />
di durata e che confermano in tutto e<br />
per tutto l’adesione ai moduli musicali del<br />
rock progressivo. A questi moduli Battisti<br />
era interessato sia perché i musicisti che fino<br />
a quel momento avevano collaborato con<br />
lui in sala d’incisione si erano praticamente<br />
lanciati tutti sull’onda di quel nuovo stile<br />
musicale, e sia perché intravedeva in questo<br />
modo la possibilità di scardinare la struttura<br />
classica della canzone. E non tanto per<br />
una insofferenza nei confronti di quella<br />
struttura, quanto probabilmente per una sua<br />
naturale curiosità e p er la voglia di non ripetere<br />
troppo schemi ampiamente collaudati.<br />
Due anni dopo, nel 1976, la scena cambia<br />
ancora una volta, in maniera sorprendente,<br />
visto che non ci sono due realtà musicali così<br />
lontane tra loro come il rock progressivo<br />
e la disco music. Non che Lucio Battisti, la<br />
batteria, il contrabbasso, eccetera sia un album<br />
specificamente “disco”, ma è certo che<br />
a quelle suggestioni ritmiche Battisti non<br />
L’universo di Lucio<br />
Disco dopo disco, canzone dopo canzone, tutta la<br />
produzione artistica del cantautore reatino viene<br />
analizzata nel libro di Luciano Ceri, Pensieri e parole-Lucio<br />
Battisti-Una discografia commentata (Coniglio<br />
Ed, 480 pg, euro 18,50). Il volume si concentra<br />
sul lavoro del musicista che ha ridefinito e<br />
allargato la forma canzone, valutandone la capacità<br />
di sopportare un totale stravolgimento, sia melodico<br />
che linguistico, inventandosi un modo di cantare<br />
proprio e originale che conserva ancora oggi<br />
un enorme fascino. Da un singolo all’album, Battisti<br />
ha mantenuto sempre alto il livello della propria<br />
creatività, riuscendo a conservare intatta la voglia<br />
di non adagiarsi sui successi ottenuti, cercando<br />
sempre di rinnovarsi, di tentare nuove strade, di<br />
avventurarsi in nuovi territori artistici, anche a costo<br />
di scontrarsi con i gusti del pubblico. Il libro si<br />
avvale di numerose testimonianze di cantanti, musicisti,<br />
produttori, tecnici e altre personalità che<br />
hanno interpretato, suonato, prodotto, registrato<br />
quelle canzoni destinate a diventare autentici capolavori<br />
della canzone italiana. Completa il volume<br />
una ricca Appendice, con l’elenco delle incisioni in<br />
altre lingue, una videografia e una bibliografia aggiornate,<br />
l’elenco delle registrazioni inedite e delle<br />
numerosissime versioni che sono state proposte,<br />
nel corso degli anni, da artisti italiani e stranieri.<br />
era rimasto indifferente e come sempre le<br />
rilegge a modo suo e in maniera originale.<br />
In questo disco più che in altri è il sound a<br />
costituire l’elemento di coesione tra le varie<br />
canzoni, e come suggerisce il titolo la ricerca<br />
è soprattutto ritmica, grazie anche ad<br />
un rinnovato gruppo di musicisti che lo seguono<br />
in studio di registrazione, tra i quali<br />
un giovane Ivan Graziani in procinto di iniziare<br />
la sua avventura discografica solista<br />
proprio alla Numero Uno. E il sound si rivela<br />
vincente, volutamente grezzo, quasi da<br />
“garage-band”, in una immediatezza sonora<br />
che decreta il successo del brano trainante,<br />
Ancora tu, particolarmente gradito al popolo<br />
delle discoteche che apprezzava le venature<br />
ritmiche latine di una canzone che<br />
sembrava voler contendere ai successi di<br />
Barry White il primato sulla scena “disco”.<br />
Il passo successivo per Battisti era quello di<br />
tentare l’avventura del mercato anglo-americano,<br />
visto che fino a quel momento erano<br />
stati soprattutto i paesi di lingua ispanica<br />
a premiarlo come interprete, mentre nelle<br />
classifiche inglesi ed americane era entrato<br />
essenzialmente come autore, sin dai<br />
tempi di Il paradiso (Half As Nice per gli inglesi<br />
Amen Corner) e di Balla Linda (Bella<br />
Linda per gli americani Grassroots). In questo<br />
senso va vista la trilogia composta da Io<br />
tu noi tutti, Una donna per amico e da Una<br />
giornata uggiosa, album registrati in America<br />
(il primo) e in Inghilterra, e ai quali doveva<br />
essere legato anche un progetto di incisione<br />
in lingua. Da un punto di vista degli<br />
obiettivi che Battisti si proponeva è sicuramente<br />
Una donna per amico il disco più riuscito:<br />
una perfetta realizzazione pop di livello<br />
internazionale, grazie alla felice mano<br />
del produttore Geoff Westley che riesce ad<br />
interpretare al meglio le canzoni di Battisti<br />
e ad esaltarne la forza ritmica e la ricchezza<br />
melodica, e che con il contributo dei validissimi<br />
musicisti inglesi convocati per<br />
l’occasione ne rende il sound competitivo<br />
con le grandi produzioni internazionali. E
VIVAVERDI<br />
14<br />
musica<br />
se Battisti avesse poi deciso di pubblicare la<br />
versione in inglese (già registrata) di quel<br />
disco probabilmente ne avrebbe ricavato più<br />
soddisfazioni di quante invece (e furono pochissime)<br />
ne ebbe da Images, la versione<br />
americana di Io tu noi tutti, con l’aggiunta<br />
di un paio di successi del passato, sempre in<br />
inglese.<br />
I vari tentativi di superare la forma tradizionale<br />
della canzone trovano una più compiuta<br />
realizzazione infine in Don Giovanni,<br />
1986, disco di confine e per questo ancora<br />
più prezioso ed intrigante. Superato il distacco<br />
da Mogol con il disco più naif della sua<br />
produzione, E già, Battisti trova nei testi di<br />
Pasquale Panella (suo futuro collaboratore<br />
da quel momento in poi) l’ideale complemento<br />
del progetto di destrutturazione della<br />
canzone che intravedeva come lo sbocco<br />
più naturale della sua voglia di libertà creativa.<br />
Non più un testo che coglie le valenze<br />
di volta in volta drammatiche o gioiose della<br />
sua musica, ma una serie di versi enigmatici<br />
e paradossali che fanno della ricerca linguistica<br />
la chiave di volta del loro senso poetico,<br />
svincolando l’interprete dal compito di<br />
“rendere conto” in qualche modo al pubblico<br />
del significato della canzone. E se Don<br />
Giovanni è ancora legato, specialmente nella<br />
linearità dello sviluppo di certe linee melodiche,<br />
alle grandi canzoni degli anni sessanta<br />
e settanta, è con il successivo<br />
L’apparenza, 1988, che la rivoluzione messa<br />
in opera da Battisti trova piena attuazione.<br />
Per la prima volta nella sua carriera scrive<br />
la musica sui testi che Panella via via gli<br />
sottopone, in una totale libertà compositiva<br />
che gli consente di spezzare la continuità<br />
melodica di una canzone in tante linee<br />
melodiche secondarie ma allo stesso tempo<br />
principali, in un completo sovvertimento<br />
dei canonici schemi strofa-ritornello-strofa<br />
che avevano sino a quel momento dominato<br />
il mondo della musica leggera italiana<br />
ed iniziando un viaggio che proseguirà con<br />
risultati affascinanti e spesso sorprendenti<br />
per i tre dischi successivi, che chiuderanno<br />
il percorso di un artista tra i più innovatori<br />
in assoluto della canzone italiana. ■<br />
Giovani e Battistiani<br />
La popolarità delle canzoni di Battisti ha resistito<br />
al passare del tempo non soltanto per la fedeltà<br />
dei suoi ammiratori della prima e seconda ora, ma<br />
soprattutto grazie alla modernità della sua scrittura<br />
musicale, modernità che è riuscita ad intercettare<br />
il gusto di musicisti diversi tra loro per età e<br />
per gusti musicali, come è efficacemente dimostrato<br />
da questo interessante disco pubblicato<br />
nell’estate del 2005 come supplemento della rivista<br />
“Extra Mucchio”, estensione della storica<br />
testata rock “Mucchio Selvaggio”. Gli artisti coinvolti<br />
appartengono all’area delle produzioni indipendenti<br />
(con l’eccezione dei Gang e di Gianni<br />
Maroccolo e Giorgio Canali, artisti ormai storici<br />
dell’area indipendente italiana) spesso non erano<br />
neanche nati quando Non è Francesca o Il tempo<br />
di morire risuonavano nei juke-box della penisola.<br />
Nomi come 24 Grana, Moltheni, Lombroso,<br />
Acustimantico, Daunbailò, 4 Fiori per Zoe non<br />
diranno forse molto al grande pubblico, ma chi<br />
segue l’area creativa delle produzioni indipendenti<br />
conosce il loro percorso artistico, e dopo l’iniziale<br />
sorpresa di trovarli coinvolti in questo progetto ne<br />
apprezza ancora di più la voglia di confrontarsi<br />
con questo repertorio, con nessun timore reverenziale<br />
ma anzi con la consapevolezza di trovare in<br />
canzoni come 29 settembre, Il vento, Respirando,<br />
Confusione (e tutte le altre che compongono le<br />
diciotto tracce del disco) stimoli ed occasioni per<br />
esprimere la propria voglia di fare musica. A testimonianza<br />
dell’attualità di una scrittura musicale<br />
che offre ancora a chi voglia leggerla con curiosità<br />
ed attenzione inediti percorsi di interpretazione.<br />
(lu.ce.)
VIVAmiti d’oggi<br />
Fototeca della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia<br />
RUGIADA<br />
SENZA FRONTIERE<br />
di Valerio Magrelli<br />
Un’impresa spagnola ha iniziato a<br />
commercializzare un nuovo dispositivo di<br />
cattura e impiego dell’energia delle nuvole.<br />
Si chiama “captatore di nebbia” e consiste in<br />
una rete montata su dei pali in grado di<br />
intercettare le goccioline in sospensione,<br />
presenti nei venti che trasportano le nubi.<br />
Una tecnica innovativa sebbene con radici<br />
molto antiche. Già, nel XV secolo, gli indigeni<br />
delle Canarie utilizzavano degli alberi piantati<br />
davanti a delle pareti rocciose per raccogliere<br />
l’acqua. In un futuro prossimo venturo sarà<br />
così possibile bere nebbia, fare cin cin con la<br />
bruma, distillare la rugiada.<br />
Sembra che finalmente, per il nostro ambiente,<br />
le cose stiano cominciando a cambiare.<br />
Dopo la folle corsa all’industrializzazione<br />
selvaggia, una nuova consapevolezza<br />
inizia a farsi strada, sia nel segreto delle coscienze,<br />
sia negli scambi di mercato. Anche<br />
prima dei benemeriti proclami di Obama, è<br />
stato ormai assodato che l’economia “verde”<br />
riserva ai suoi seguaci un’enorme capacità<br />
d’impiego. Come risulta da un recente<br />
rapporto dell’Organizzazione internazionale<br />
del lavoro (OIT), si annuncia infatti la possibilità<br />
di individuare milioni di posti di lavoro,<br />
i quali, oltre a risolvere una situazione<br />
sociale sempre più difficile, “contribuiranno<br />
alla tutela o al ristabilimento della<br />
qualità dell’ambiente”. Energie rinnovabili,<br />
attività di riciclaggio, trattamento dei rifiuti,<br />
nuovi sistemi di costruzione, non andranno<br />
perciò considerati come altrettanti<br />
freni rispetto alla crescita, bensì come fattori<br />
di sviluppo.<br />
In tale prospettiva, un ruolo fondamentale<br />
viene ovviamente ricoperto dalla ricerca. Ed<br />
è proprio da questo campo che provengono<br />
le maggiori sorprese. L’ultima in ordine di<br />
tempo, insieme sorprendente e redditizia,<br />
riguarda una nuova fonte di energia. Stiamo<br />
parlando della rugiada, riguardo alla quale<br />
un’impresa spagnola ha cominciato a commercializzare<br />
un nuovo dispositivo di cattura<br />
ed impiego. L’idea risulta semplicissima,<br />
e secondo i suoi promotori potrebbe garantire<br />
l’accesso all’acqua per numerose comunità<br />
rurali costrette a vivere in regioni<br />
aride. Il tutto, facendo a meno di costruire<br />
costose infrastrutture.<br />
Come ha spiegato Gaëlle Dupont su Le<br />
Monde, quando la pioggia non cade in quantità<br />
sufficiente, gli uomini possono catturare<br />
il vapore presente nell’aria ricorrendo a<br />
un dispositivo dal poetico nome di “captatore<br />
di nebbia”. Si tratta di fissare delle reti mobili,<br />
in plastica o acciaio, su pali di acciaio inox<br />
alti dai due ai tre metri, da collocarsi di fronte<br />
ai venti che trasportano nuvole. Le goccioline<br />
in sospensione, che formano appunto la bruma,<br />
sono così intercettate dalle reti, dove, aggregandosi,<br />
finiscono per formare un filo<br />
d’acqua che può essere trasportato o immagazzinato.<br />
Il rendimento medio è di circa venti litri<br />
d’acqua al giorno.<br />
La tecnica che ispira questi “captatori” è in<br />
verità ancestrale. Come ha ricordato lo storico<br />
del clima Alain Gioda, “l’esistenza di<br />
alberi-fontane è stata menzionata per la prima<br />
volta nel XV secolo, quando i conquistatori<br />
castigliani si impadronirono delle<br />
Canarie. Già allora, per raccogliere l’acqua,<br />
gli indigeni utilizzavano degli alberi piantati<br />
davanti a pareti rocciose”. Già allora,<br />
dunque, il funzionamento di questa macchina<br />
idraulica dipendeva dalla buona localizzazione<br />
dei dispositivi. L’affinamento tecnologico<br />
ha fatto il resto: adesso, mentre la<br />
durata dei materiali supera i cinque anni, il<br />
costo appare estremamente contenuto. Va<br />
infine rilevato che il sistema, oltre ad essere<br />
del tutto silenzioso, non consuma energia.<br />
Ad assicurarlo è la fondazione destinata<br />
alla diffusione dei captatori nei paesi in<br />
via di sviluppo. Il suo nome: Agua sin<br />
Fronteras (Acqua senza Frontiere).<br />
Che magnifico espediente! Bere nebbia, procedere<br />
allo stoccaggio della rugiada… Ogni<br />
mezzo va bene, se si tratta di salvare<br />
l’ambiente. Sempre, però, che l’ambiente<br />
non si vendichi, e non prepari qualche repentina,<br />
improvvida vendetta, contro questi<br />
ingegnosi “ladri di nuvole”.
VIVAVERDI<br />
16<br />
arte<br />
A destra Fortunato Depero:<br />
Rotazione di ballerina e pappagalli 1917.<br />
Olio su tela cm. 140,5X89,5 (MART).<br />
Sotto foto storica dei protagonisti<br />
del movimento Futurista.<br />
Da sinistra Luigi Russolo, Carlo Carrà, Filippo<br />
Tommaso Marinetti, Umberto Boccioni, Gino Severini.<br />
Marinetti si era iscritto alla <strong>Siae</strong> il 19 maggio 1920.<br />
Nel 1938 aveva sottoscritto, come richiesto dalle leggi<br />
di allora, un documento ulteriore per la validità<br />
dell’iscrizione alla <strong>Siae</strong>, contenente, oltre alle<br />
dichiarazioni sulla sua religione, su quella paterna e<br />
materna, anche un autoattestato spontaneo<br />
apponendo sotto la firma “sansepolcrista”<br />
FUTURISMO/1<br />
LA RELIGIONE<br />
SECOLARE DEL ‘900<br />
di Stefano Velotti<br />
Non si può far finta di ignorare, quel che tutti<br />
sanno, e cioè che le celebrazioni del futurismo<br />
specie le più affrettate - sono gravate da valutazioni<br />
di carattere politico. Se c’è un carattere<br />
incontestabile, per esempio, dell’avanguardismo<br />
italiano, e specialmente futurista, è senz’altro<br />
quello del nazionalismo, che Emilio Gentile<br />
ha chiamato “il mito dell’Italianismo”, della<br />
nascita del “nuovo Italiano”, di “un nuovo<br />
stile italiano” (e che Marinetti invocava, per<br />
esempio, come “Italianità parossista”). Dato<br />
poi l’attuale clima di crisi, economica e identitaria,<br />
e di conseguenti protezionismi striscianti<br />
e localismi gridati, c’è chi guarda con preoccupazione<br />
ai prossimi grandi anniversari storici<br />
che ci attendono: il 2011 (150° anniversario<br />
dell’Unità d’Italia) - che potrà essere una<br />
grande occasione di studio e riflessione e/o<br />
un’abbuffata di retorica e di strumentalizzazioni,<br />
di “azioni parallele” e bisticci – e poi, più<br />
lontano ma non troppo, il centenario, nel 2022,<br />
della funesta marcia.<br />
Qui vorremmo parlare però ‘dell’estetica del<br />
futurismo’ (o, forse meglio, della sua poetica -<br />
intenzioni, manifesti, tecniche, ambiti e modalità<br />
di intervento - e delle sue effettive realizzazioni,<br />
nella prospettiva di una riflessione<br />
estetica). Ma il fatto è che non basta guardare<br />
alla mitizzazione del movimento, della simultaneità,<br />
della macchina, o alle singole realizzazioni,<br />
per trovare i caratteri di una poetica o di<br />
una pratica futurista, perché nel futurismo non<br />
è possibile scindere l’estetica dalla politica, l’arte<br />
Il centenario del Manifesto futurista, che cominciò a circolare in tutta Europa a partire dalla sua<br />
pubblicazione a Parigi sulla prima pagina del Figaro del 20 febbraio 1909 – dopo essere uscito a<br />
Bologna e in altri luoghi nei quindici giorni precedenti – ha mobilitato in Italia e un po’ anche<br />
all’estero musei e istituzioni, riviste e editori, curatori e storici, critici, politici, filosofi, artisti, letterati,<br />
musicisti e giornalisti. Alle grandi mostre - impegnative, ben pensate e ben curate (innanzitutto a<br />
Rovereto, a Milano, a Venezia) – si affiancano mostre locali più focalizzate su personaggi ed episodi<br />
dell’avanguardia futurista, e altre messe insieme senza pensarci troppo, acquistate come un<br />
pacchetto estero “tutto incluso” per un evento artistico-turistico (di casa nostra). Molta critica<br />
internazionale, Francia in testa – mentre l’America appare divisa su valutazioni contrastanti - tende<br />
a circoscrivere o minimizzare l’importanza artistica del movimento, a favore di altri – ismi; in Italia,<br />
invece, abbiamo ormai a disposizione l’intera gamma di reazioni possibili, che coinvolgono<br />
inevitabilmente, data la natura totale del futurismo, piani diversi.<br />
dall’aspirazione a una palingenesi o rivoluzione<br />
totale. Perfino lo “svaticanamento” auspicato<br />
da Marinetti nei suoi diari e nei suoi scritti<br />
(e tra tutte le profezie futuriste azzeccate, questa<br />
è rimasta senz’altro inadempiuta), perfino<br />
l’ “espulsione del Papato” (insieme a quella del<br />
Parlamento, dell’educazione superiore e dell’analfabetismo,<br />
della questura – “i cittadini si<br />
devono difendere da sé”! – dei musei e di ogni<br />
ancoraggio nel passato), era solo la condizione<br />
per la creazione di una nuova religione secolare<br />
onnipervasiva. L’arte futurista, insomma, è<br />
solo una parte di un progetto rivoluzionariopalingenetico<br />
di carattere antropologico-politico-culturale<br />
totale. E i suoi legami profondi<br />
con il fascismo non devono essere minimizzati,<br />
né circoscritti a una fase ‘rivoluzionaria’ iniziale.<br />
La partecipazione attiva al fascismo di un<br />
Marinetti o di un Sironi, che restarono fedeli a<br />
Mussolini anche negli anni della Repubblica di<br />
Salò, non è dovuta infatti a circostanze individuali<br />
o contingenti, ma ha un legame profondo<br />
con tutta l’impresa futurista.<br />
Tuttavia, così come sarebbe sbagliato limitarsi<br />
a discettare su questioni formali o di “resa artistica”,<br />
senza affrontare il legame essenziale<br />
del futurismo con la politica, l’etica e<br />
l’antropologia, altrettanto sbagliato sarebbe<br />
schiacciare senz’altro il futurismo sul fascismo.<br />
Se Mussolini poteva affermare “formalmente”<br />
nei suoi Taccuini che, “senza futurismo non vi<br />
sarebbe stata rivoluzione fascista”, è anche vero<br />
che i futuristi vedevano nel fascismo solo una<br />
realizzazione parziale, minimale, dei loro idea-
li palingenetico-politici. E difficile sarebbe stato,<br />
per esempio, conciliare l’odio futurista per<br />
la tradizione e il passato con il mito fascista di<br />
Roma, l’anticattolicesimo dei primi con i Patti<br />
Lateranensi firmati nel 1929 dai secondi.<br />
Da anni, ormai, si parla di un ‘modernismo fascista’,<br />
come di una forma di modernismo alternativa<br />
a quelle dominanti, e inscritta in<br />
quell’‘estetizzazione della politica’ diagnosticata<br />
con allarme da Walter Benjamin nel famoso<br />
saggio del ’36 sull’Opera d’arte nell’epoca<br />
della sua riproducibilità tecnica. Ma non bisogna<br />
dimenticare, d’altra parte, che il fascismo<br />
non fu esattamente un fenomeno prevalentemente<br />
estetico, e che, se da un lato si espresse<br />
senz’altro come ‘estetizzazione della politica’,<br />
per altro verso cavalcò pesantemente anche<br />
l’altra opzione evidenziata da Benjamin – con<br />
speranze mal riposte -, cioè quella della ‘politicizzazione<br />
dell’estetica’.<br />
Sui nostri quotidiani e riviste si è chiesto a storici<br />
filosofi artisti e critici di dare una valutazione<br />
del futurismo, della sua eredità, del suo<br />
valore per il nostro tempo. Colpisce la diversità<br />
delle risposte, talvolta a partire da considerazioni<br />
analoghe: il futurismo sarebbe stato un<br />
movimento oscurantista e irrazionale, figlio del<br />
romanticismo, che ha idolatrato il nuovo ad ogni<br />
costo, senza la capacità di vedere che anche le<br />
più grandi rivoluzioni – a cominciare da quella<br />
americana e da quella francese – si sono compiute<br />
attingendo al passato e a modelli classici;<br />
o, al contrario, il futurismo sarebbe un erede<br />
della fede illuministica nel progresso – come<br />
tutte le avanguardie, che credono di anticipare,<br />
assecondare e dirigere l’onda della storia,<br />
di quella fede nella capacità educativa e trasformatrice<br />
dell’arte, della politica e della cultura,<br />
di quel progetto del moderno che, secondo una<br />
“dialettica” perversa, invece di “migliorare” il<br />
mondo, lo avrebbe violentato, e, incarnando<br />
una razionalità strumentale, avrebbe messo capo<br />
ai totalitarismi; o, ancora, il futurismo avrebbe<br />
visto prima di altri il nostro mondo attuale,<br />
l’annullamento delle distanze, la velocità, la simultaneità,<br />
il ruolo delle masse, quello della<br />
pubblicità e dei media, lo strapotere del design<br />
e la conquista dello spazio, perfino internet e<br />
le arringhe di Bossi... insomma quasi tutto, per<br />
non parlare poi dell’arte contemporanea, che<br />
da Fontana e Burri, dalla Pop Art alla Video Art,<br />
dalla nouvelle cuisine ai graffiti metropolitani<br />
(per non considerare la poesia, la musica,<br />
l’architettura, il design ecc. ecc.) senza il futurismo<br />
sarebbe impensabile.<br />
Se si eccettua l’assurda pretesa di derivazione<br />
dall’illuminismo (ripetuta facendo eco superficialmente<br />
alla discutibile diagnosi avanzata<br />
da Horkheimer e Adorno a proposito dei regi-
A destra Umberto Boccioni:<br />
Cavallo + cavaliere + caseggiato 1913-14.<br />
Olio su tela cm. 105X135 Roma,<br />
Galleria Nazionale d’Arte Moderna<br />
VIVAVERDI<br />
18<br />
arte<br />
mi totalitari nella Dialettica dell’illuminismo),<br />
tutte queste reazioni hanno molte ragioni dalla<br />
loro parte. Per vedere sinteticamente<br />
l’estensione e la pervasività del movimento, basta<br />
leggere la voce ‘Futurismo’ scritta dall’accademico<br />
Marinetti per il XVI volume dell’Enciclopedia<br />
Italiana Treccani del 1932: lì, Marinetti<br />
– che non peccava certo di false modestie<br />
e, forse unico, riusciva a fare del marketing persino<br />
sulla Treccani – sotto 9 titoli (Poesia futurista<br />
e parole in libertà, Teatro sintetico futurista,<br />
Pittura futurista, Scultura futurista, Arte<br />
decorativa, Scenotecnica futurista, Architettura<br />
futurista, Musica futurista, L’Arte dei rumori)<br />
dà conto dell’ampio ambito di intervento dei<br />
futuristi. Prima, però, ne ricostruisce il legame<br />
con la politica, ricordando tra le altre cose “la<br />
battaglia di Piazza dei Mercanti [a Milano, nel<br />
1919], prima vittoria fascista sul socialcomunismo”,<br />
le elezioni politiche dello stesso anno,<br />
in cui Marinetti, insieme a Mussolini e al futurista<br />
Bolzon, furono arrestati, e finalmente la<br />
marcia su Roma del ’22 “per l’avvento del fascismo”,<br />
che vide l’entusiasta partecipazione<br />
di molti futuristi. E poi conclude con una sezione<br />
intitolata a Il futurismo nel mondo, dove<br />
afferma che “la rivoluzione artistica iniziata dal<br />
movimento futurista ha generato o influenzato<br />
numerosi movimenti d’avanguardia: il cubismo,<br />
l’orfismo, il dadaismo, il simultaneismo,<br />
il creazionismo, il purismo, lo zenitismo,<br />
il surrealismo, il raggismo, il vorticismo, il costruttivismo,<br />
il suprematismo, l’immaginismo,<br />
l’ultraismo, ecc.”, a cui, a ragione, molti storici<br />
e critici aggiungerebbero altre etichette e altri<br />
nomi, in molti degli ambiti operativi ricordati,<br />
tanto che alla sfilza di parole-chiave che<br />
apre la voce di Marinetti sulla Treccani (da “Italianità<br />
parossista” a sintagmi memorabili come<br />
“modernolatria”, “splendore geometrico”,<br />
“estetica della macchina”, “solidificazione dell’impressionismo”,<br />
“lo spettatore nel centro<br />
del quadro”, “compenetrazione e simultaneità<br />
di tempo-spazio, lontano-vicino, esternointerno,<br />
vissuto-sognato”, “luce elettrica decoratrice”,<br />
“tattilismo e tavole tattili” ecc. ecc.)<br />
si potrebbero facilmente aggiungere quelle che<br />
sono divenute parole d’ordine dell’arte contemporanea,<br />
da “polimaterismo” a “happening”,<br />
fino ai nomi – numerosi – di artisti (designer,<br />
architetti, musicisti...) che si richiamano<br />
direttamente al futurismo: per restare in Italia,<br />
come non ricordare per esempio lo Schifano<br />
del Futurismo rivisitato a colori (1965), o<br />
l’entusiasmo futurista di un Maurizio Mochetti<br />
(“il futurismo è la più grande corrente artistica<br />
del XX secolo”)?<br />
La voce marinettiana della Treccani apre la terza<br />
fase del movimento futurista, quella segnata<br />
più marcatamente dal polimaterismo e dall’aeropittura,<br />
dopo gli anni Venti dell’“estetica<br />
della macchina”, e gli anni Dieci, gli inizi, caratterizzati<br />
più direttamente dalla pittura e scultura<br />
del movimento e della simultaneità. A questo<br />
proposito, c’è chi ha detto che La città che<br />
sale di Boccioni è l’opera più rappresentativa<br />
del Novecento. Ma lasciando da parte i primati,<br />
questo capolavoro è senz’altro un dipintomanifesto:<br />
intitolato in un primo tempo Gli uomini,<br />
poi Giganti e pigmei, e ancora Il lavoro,<br />
riceve il titolo con cui è noto nella famosa mostra<br />
parigina da Bernheim Jeune nel 1912: La<br />
ville monte (La città che sale, o La città sale, come<br />
traduce letteralmente Calvesi). Sullo sfondo<br />
di una città che si industrializza, si elettricizza<br />
(Milano, o forse Roma, o forse nessuna<br />
delle due), la forza indomabile ed esplosiva di<br />
un possente e gigantesco cavallo rosso, come<br />
sollevato in aria da un grande collare blu (complementare<br />
al rosso, e che dunque ne potenzia<br />
la carica), e affrontato a sinistra da un cavallo<br />
bianco, travolge tutto, mentre uomini “pigmei”<br />
tentano di trattenerne o incanalarne le forze<br />
scatenate su un asse diagonale. Forza animale<br />
e industria, scatenamento di forze primigenie<br />
e modernità. Boccioni coglie consapevolmente<br />
alcuni caratteri della nostra percezione sensibile-mentale,<br />
mai netta e immobile, mai limitata<br />
al presente o a una sola capacità sensoriale,<br />
ma “simultaneamente” attraversata dalla<br />
memoria (come insegnava Bergson), dal tempo,<br />
da sfondi indistinti e lontani, da tratti fuggevoli<br />
ed evanescenti, da voci e sapori. Impossibile<br />
stargli dietro con le parole, perfino di<br />
quelle spinte al limite espressivo di un Longhi.<br />
Il quale, giovanissimo (nel 1913), in relazione<br />
a Materia, scriveva che Boccioni “dallo studio<br />
dei piani superficiali del cubismo, per non raggelare<br />
la materia anzi per scatenarla, è venuto<br />
a concepirla come un sovrapporsi di piani che<br />
si sfogliano, che si smallano come intorno un<br />
compatto nucleo centrale: ed è il moto rotatorio<br />
impresso a questo nucleo che gli fa scartocciare<br />
la forma all’esterno come Saturno libera<br />
da sé gli anelli”. E quanto allo scetticismo filisteo<br />
– che si aggiorna di decennio in decennio<br />
– di chi non si sforza di capire e subodora la<br />
truffa di fronte a ciò che non comprende, valgano<br />
per tutti le parole pungenti di Longhi: “Fiori<br />
di Beozia cadenti dalle labbra degli abitanti<br />
dell’Urbe dinanzi ai quadri futuristi, nei cinque<br />
minuti di ispezione sospettosa... Eh! la<br />
paura d’esser fatti fessi, questo segnale infallibile<br />
dell’imbecillità!”. Mentre Boccioni<br />
cadeva sui campi di battaglia, non per il<br />
fuoco nemico, ma per una ironica sgroppata<br />
della sua puledra, e già deluso del suo bellicismo,<br />
di lì a poco il popolo di “qua nessuno<br />
è fesso” si sarebbe radunato entusiasta<br />
sotto il balcone di Piazza Venezia.
A destra Luigi Russolo al Russolophone,<br />
in Alexandre Grenier, Michel Seuphor<br />
Un siècle de libertés. Entretiens avec<br />
Michel Seuphor, Hazan, Paris, 1996<br />
VIVAVERDI<br />
19<br />
FUTURISMO/2<br />
LE SEI FAMIGLIE<br />
DEI RUMORI<br />
di Dario Oliveri<br />
Uno dei risvolti cruciali dell’intervento futurista<br />
era costituito dalla sua volontà di perseguire<br />
un rinnovamento globale dell’esperienza<br />
umana, dall’arte alla vita e viceversa.<br />
Lo dimostrano, per esempio, gli innumerevoli<br />
manifesti pubblicati dopo il 1909: alcuni<br />
davvero sorprendenti, come il Manifesto<br />
futurista della Lussuria, realizzato nel 1913<br />
dalla poetessa francese Valentine de Saint-<br />
Pont; altri semplicemente bizzarri, come il<br />
Manifesto della cucina futurista (1930), in<br />
cui si teorizza “l’abolizione della pastasciutta,<br />
assurda religione gastronomica italiana”<br />
e la creazione di “bocconi simultanei […]<br />
che contengano dieci, venti sapori da gustare<br />
in pochi attimi”; altri, infine, destinati a<br />
diventare pietre angolari della nostra percezione<br />
del moderno. È il caso, per esempio,<br />
del manifesto di Carlo Carrà intitolato<br />
La pittura dei suoni, rumori e odori (11 agosto<br />
1913), che suggerisce l’ipotesi di un rapporto<br />
“da lontano” con il gruppo del Cavaliere<br />
Azzurro di Marc e Kandinskij. Per<br />
quanto riguarda la musica, si segnalano invece<br />
le vibranti declamazioni parolibere di<br />
Marinetti (Battaglia di Adrianopoli, Festa<br />
dei motori di guerra, Battaglia simultanea<br />
di terra mare cielo, etc.), i tre manifesti pubblicati<br />
da Francesco Balilla Pratella fra il 1910<br />
e il 1912, la singolare esperienza dei Balli<br />
plastici di Fortunato Depero, ma soprattutto<br />
i saggi teorici e le opere, sia pittoriche sia<br />
musicali, di Luigi Russolo.<br />
L’idea che possa esistere un’arte dei rumori, o che il rumore possa considerarsi un aspetto<br />
dell’espressione artistica, segna i percorsi di molta musica novecentesca: da Edgar Varèse ad<br />
Aphex Twin, passando per la musique concrète, Stockhausen, i Beatles e il rap. A volerne<br />
rintracciare la genesi, il suo primo e originario apparire, ci si ritrova tuttavia nel bel mezzo del<br />
Futurismo italiano e del suo frenetico tentativo di “ricostruire l’universo” a propria immagine e<br />
somiglianza.<br />
Nato a Lugo di Romagna nel 1880, Pratella<br />
fu “il primo musicista che aderì nel ’10 alla<br />
causa del Futurismo” (D. Nicolodi) e l’autore<br />
di un famoso e controverso Manifesto dei<br />
musicisti futuristi in cui lo slancio antiaccademico<br />
si aggiunge all’aggressione contro<br />
“i grandi editori-mercanti” e “le opere<br />
basse, rachitiche e volgari di Puccini e Giordano”.<br />
Al tempo stesso, e per ragioni che ci<br />
appaiono a dir poco incomprensibili, l’autore<br />
esalta però “i tentativi d’innovazione nella<br />
parte armonica” di Pietro Mascagni e le “tendenze<br />
novatrici” di Sibelius e di Debussy,<br />
mentre condanna Richard Strauss “per<br />
l’aridità, il mercantilismo e la banalità dell’anima<br />
sua” e omette del tutto di considerare<br />
“quello che già bolliva in pentola nell’Europa<br />
musicale del primo Novecento, tra<br />
Parigi, Vienna e Berlino, da Ravel a Erik Satie<br />
e Strawinsky, da Hindemith e Bartók a<br />
Schönberg e alla sua scuola” (L. Rognoni).<br />
Come autore, Pratella è inoltre ricordato per<br />
alcune opere ormai desuete come la sinfonia<br />
Inno alla vita, presentata al Teatro Costanzi<br />
sotto “una pioggia ininterrotta di verdure,<br />
di frutta e castagnacci” (F.B. Pratella),<br />
come il ciclo di danze La guerra (1918) oppure<br />
il dramma in tre atti L’aviatore Dro<br />
(1911-14). Descritto da Mario Labroca come<br />
“un’opera di esasperante dilettantismo,<br />
basata per giunta su un libretto di inverosimile<br />
bruttezza”, il “capolavoro” di Francesco<br />
Balilla Pratella, rappresentato per la prima<br />
volta nel 1920, ebbe il singolare destino<br />
di attirarsi dapprima l’ostilità della critica<br />
fascista (dovuta alla presenza di alcuni episodi<br />
ritenuti scabrosi) e in seguito le riserve<br />
di un autore decisamente legato ai destini<br />
dell’avanguardia europea come Lugi Rognoni,<br />
che malgrado “le didascalie provocatorie<br />
e le ‘violenze’ sceniche” intravede<br />
nell’opera un deplorevole intreccio fra il<br />
“debussismo all’italiana allora dilagante” e<br />
“un tessuto armonico e melodico-vocale di<br />
chiara derivazione verista”.<br />
Ciò premesso, e pur considerando le occasionali<br />
convergenze futuriste di Silvio Mix<br />
(con il balletto Psicologia delle macchine),<br />
di Virgilio Mortari (temporaneamente arruolato<br />
al Teatro della Sorpresa), di Luigi
Sotto Luigi Russolo<br />
in un inedito e “prefuturista”<br />
Autoritratto con teschi, 1908.<br />
Olio su tela cm. 67X50, Milano Civico<br />
Museo d’Arte Contemporanea<br />
VIVAVERDI<br />
20<br />
arte<br />
Grandi (del quale si ricorda una “meccanocavalcatura<br />
per orchestra” dal titolo Cavalli<br />
+ Acciaio 1935) e di Franco Casavola (autore<br />
di brani come Ranocchi al chiaro di luna,<br />
La danza delle scimmie e la Danza dell’elica,<br />
in cui si realizza la stessa compresenza<br />
di “macchine” e strumenti tradizionali che<br />
caratterizza il più celebre Ballet mécanique<br />
di George Antheil), è chiaro che l’esperienza<br />
di maggiore rilievo, anche in termini storici,<br />
appare quella legata ai percorsi creativi<br />
di Luigi Russolo, autore del trattato-manifesto<br />
L’Arte dei rumori, pubblicato nel 1916,<br />
e geniale inventore di una serie di nuovi<br />
strumenti musicali, realizzati con Ugo<br />
Piatti e noti come Intonarumori o,<br />
più propriamente, Intonatori di rumori.<br />
Firmatario, insieme con Balla, Boccioni,<br />
Carrà e Severini del Manifesto<br />
dei pittori futuristi e del Manifesto<br />
tecnico della pittura futurista,<br />
entrambi del 1910, Russolo debutta<br />
come pittore. Malgrado la sua<br />
ammirazione nei riguardi di Pratella,<br />
è considerato da quest’ultimo<br />
una sorta di “intruso”, “un non addetto<br />
ai lavori, estraneo alle problematiche<br />
musicali” (L. Lombardi).<br />
E in effetti, si stenta a considerarlo<br />
un “musicista” nel senso abituale<br />
del termine, se si considera che<br />
il catalogo delle sue composizioni<br />
si costituisce di soli tre pezzi (Risveglio<br />
di una città, Si pranza sulla<br />
terrazza del Kursaal e Convegno di<br />
automobili e aeroplani), tutti eseguiti<br />
durante il Gran concerto futurista<br />
realizzato a Milano il 21 aprile<br />
1914. Nel suo manifesto, Russolo afferma<br />
tra l’altro che, con l’avvento<br />
delle macchine, l’orecchio umano è<br />
divenuto capace di apprezzare la ricchezza<br />
di un nuovo suono-rumore adeguato “al palpitare<br />
delle valvole, all’andirivieni degli stantuffi,<br />
agli stridori delle seghe metalliche, ai<br />
frastuoni delle ferriere, delle filande, delle<br />
tipografie, delle centrali elettriche e delle<br />
ferrovie sotterranee”. Ne consegue, che dopo<br />
tanti anni in cui Beethoven e Wagner<br />
“hanno squassato i nervi e il cuore” del pubblico,<br />
quest’ultimo è ormai sazio di quelle<br />
effusioni e gode “molto di più nel combinare<br />
idealmente dei rumori di tram, di motori<br />
a scoppio, di carrozze e di folle vocianti,<br />
che nel riudire, per esempio, l’Eroica o la<br />
Pastorale”. La sua risposta alla “normalità”<br />
(o banalità) espressiva dell’orchestra tradizionale<br />
consiste pertanto nell’invenzione<br />
dell’Intonatore di rumori (brevetto italiano<br />
n. 142.066 dell’11 gennaio 1914), uno strumento<br />
azionato da una manovella, il cui aspetto<br />
è quello di una scatola di varia grandezza (a<br />
seconda dei meccanismi contenuti) e il cui<br />
risultato sonoro è amplificato da una tromba<br />
di grammofono. Nella sua “teoria dei rumori”,<br />
Luigi Russolo suggerisce l’esistenza di sei<br />
famiglie fondamentali: 1) Rombi, Tuoni, Scoppi,<br />
Scrosci, Tonfi, Boati; 2) Fischi, Sibili, Sbuffi;<br />
3) Bisbigli, Mormorii, Borbottii, Brusii,<br />
Gorgoglii; 4) Stridori, Scricchiolii, Fruscii,<br />
Ronzii, Crepitii, Stropiccii; 5) Rumori ottenuti<br />
a percussione su metalli, legni, pelli, pietre,<br />
terrecotte, etc.; 6) Voci di animali e di uomini,<br />
Gridi, Strilli, Gemiti, Urla, Ululati, Risate,<br />
Rantoli, Singhiozzi. Dopo una fugace<br />
“anteprima” al Teatro Storchi di Modena (2<br />
giugno 1913), l’esordio ufficiale dei nuovi<br />
strumenti avviene al Teatro Dal Verme durante<br />
una “serata” conclusa da una rissa memorabile,<br />
con “duelli di pugni” e intervento finale<br />
della forza pubblica. Il 20 maggio si svolge<br />
una seconda esecuzione “coll’orchestra di<br />
Intonarumori” al Politeama di Genova, “dove<br />
il contegno del pubblico non fu assurdo e<br />
indecoroso come a Milano” (L. Russolo). Nel<br />
giugno dello stesso anno, il compositore viene<br />
infine chiamato al Coliseum di Londra per<br />
un ciclo di dodici concerti coronati, questa<br />
volta, da un incredibile successo. In quell’occasione,<br />
Luigi Russolo incontra Igor<br />
Strawinsky e pone le premesse per una<br />
serie di incontri con Marinetti, Balla,<br />
Boccioni, Carrà, Pratella e Russolo che<br />
ebbero luogo nel marzo del 1915 nella<br />
famosa Casa rosa di Marinetti, a Milano,<br />
e ai quale presero parte anche<br />
Diaghilev, Massine e Prokof’ev.<br />
Secondo i futuristi, Strawinsky – che<br />
suonò il suo Uccello di fuoco a quattro<br />
mani con un pianista russo – si<br />
divertì moltissimo e promise di organizzare<br />
il debutto dei “rumoristi”<br />
a Parigi. In realtà, l’unico effetto<br />
concreto fu un breve sodalizio con<br />
Fortunato Depero, che diede vita, fra<br />
il 1916 e il 1917, a due allestimenti<br />
del Canto dell’Usignolo e dei Fuochi<br />
d’artificio. Nelle sue Conversazioni<br />
con Robert Craft, pubblicate nel<br />
1958, il grande compositore dedica<br />
tuttavia ai futuristi italiani alcune<br />
pagine di grande interesse: di Giacomo<br />
Balla ricorda, per esempio, che<br />
abitava nei pressi dello zoo di Roma,<br />
tant’è che in casa sua “si udivano<br />
ruggiti di animali feroci così come a<br />
New York, in una stanza d’albergo,<br />
si sentono i rumori di strada”; delle serate<br />
in casa di Marinetti descrive invece i “cinque<br />
grammofoni [ossia gli Intonarumori]<br />
disposti su cinque tavolini in una grande<br />
stanza pressoché vuota” che emettevano “rumori<br />
digestivi, statici, etc., notevolmente<br />
simili alla recente musique concrète (quindi,<br />
dopo tutto, erano forse realmente “futuristi”;<br />
o forse i futurismi di oggi non lo<br />
sono abbastanza)”.
VIVAidee<br />
VIVAVERDI<br />
21<br />
RIFLESSIONI DOC<br />
IL TERZO POLO<br />
È NATO<br />
E SI CHIAMA SKY<br />
di Linda Brunetta<br />
Ormai le reti generaliste Rai e Mediaset si<br />
guardano e si controllano a vicenda,<br />
organizzando i palinsesti senza rischiare<br />
niente sulla qualità e sulla<br />
sperimentazione televisiva. Così<br />
l’emittente satellitare Sky, di proprietà del<br />
magnate australiano Rupert Murdoch, è<br />
riuscita a fare breccia nei gusti del<br />
pubblico più giovane, con proposte<br />
innovative, non solo sullo sport e sulla<br />
fiction. Ad esempio SkyTg24 ha un ritmo<br />
iperveloce e una forte visualità. Sky sta<br />
puntando pesantemente sui contenuti,<br />
riuscendo ad attrarre nella sua orbita star<br />
come Fiorello. Però la Pay tv<br />
multinazionale ancora nicchia sui diritti<br />
per lo sfruttamento delle opere degli<br />
autori<br />
Tempo di nomine Rai. Si riapre la stagione<br />
e sbocciano come le gemme sui rami secchi<br />
degli alberi i nomi dei candidati a consigliere<br />
d’amministrazione, presidente e direttore<br />
generale dell’azienda pubblica. Forse, ma<br />
sottolineo forse, quando uscirà questo numero<br />
tutte le nomine saranno già state fatte,<br />
commentate, digerite e finalmente in Rai<br />
si potrà parlare di programmi, palinsesti,<br />
futuro e piani editoriali, con dirigenti saldamente<br />
seduti sulle loro poltrone e quindi<br />
in grado di decidere e di assumersi le loro<br />
responsabilità, perché è di questo che<br />
qualsiasi azienda ha bisogno per sopravvivere<br />
e soprattutto per crescere. E’ da troppo<br />
tempo invece che si sopravvive, a parte<br />
rare eccezioni, riproponendo stancamente<br />
i palinsesti dell’anno prima, con la scusa che<br />
“del doman non v’è certezza” e nella consapevolezza<br />
che in un regime di duopolio senza<br />
una reale concorrenza con Mediaset non<br />
ci sia alcuna necessità di inventarsi niente,<br />
tanto il pubblico ha poco da scegliere: tutti<br />
ormai parlano di Raiset, alludendo alla piatta<br />
somiglianza fra i programmi delle reti generaliste.<br />
Nel frattempo è innegabile che il terzo polo<br />
è nato da un pezzo, e si chiama Sky: 4 milioni<br />
e 700mila abbonati, 9 per cento di share,<br />
senza considerare la percentuale di persone<br />
che attraverso Sky guardano le reti Mediaset<br />
o Rai. Dato che ogni punto di share<br />
vale milioni di euro sul piano della pubblicità,<br />
Sky è diventato il “nemico” che Rai e<br />
Mediaset devono affrontare insieme, con<br />
tutti i mezzi, assai ampi a disposizione, ma<br />
mai con l’unico mezzo che darebbe un impulso<br />
al mercato, cioè la qualità dell’offerta.<br />
Sembra invece che la mancanza della qualità<br />
nell’offerta venga da anni difesa con ottusa<br />
ostinazione da parte delle reti generaliste,<br />
avvitate su se stesse, che stanno invecchiando<br />
precipitosamente. Si assiste infatti<br />
ad una imbarazzante involuzione delle<br />
proposte e un crescente pubblico in possesso<br />
di decoder sta imparando a fruire in<br />
modo più personale e partecipato della televisione,<br />
decisamente meno passivo. E’ anche<br />
curioso il disinteresse da parte delle reti<br />
generaliste per il pubblico giovane, con la<br />
scusa che è poco consistente sul piano numerico,<br />
ma sembra invece molto interessante<br />
per gli inserzionisti pubblicitari. Il<br />
pubblico giovane si sta avviando a guardare<br />
la televisione in modo completamente diverso,<br />
perché il pubblico giovane sceglie e<br />
se non trova quello che vuole in tv, naviga,<br />
si informa attraverso internet, comincia ad<br />
accorgersi cosa c’è nel resto del mondo. Per<br />
esempio una volta che ci si abitua ai ritmi di<br />
SkyTg24 è difficile tornare ad informarsi con<br />
altri tg. Anche se a giugno la Rai insieme a<br />
Mediaset e Telecom alleate hanno in progetto<br />
di uscire da Sky creando una piattaforma<br />
satellitare alternativa, non hanno speranze<br />
di ridurre l’impatto del terzo polo se<br />
non capiranno che è sui contenuti che Sky<br />
sta suscitando l’interesse del pubblico, contenuti<br />
innovativi, originali con quel tanto di<br />
sperimentazione che crea curiosità, aspettative.<br />
E’ questa la vera forza attrattiva anche<br />
sulle star come Fiorello e molti altri, fra<br />
conduttori e comici. Si spera che il terzo polo,<br />
che fino a poco tempo fa è riuscito a crearsi<br />
un pubblico con il calcio, con le serie americane,<br />
ma anche con proposte di fiction innovative<br />
senza bisogno di ricorrere a volti<br />
conosciuti, anzi proponendone con successo<br />
di nuovi, non ricada nel vizio di giocare<br />
solo sulle facce, dimenticandosi che sono<br />
state le idee il suo punto di forza.<br />
In ogni caso l’ingresso nel mercato italiano<br />
del potente straniero Murdoch è servito a<br />
smuovere le acque stagnanti del panorama<br />
televisivo e proprio in questo momento di nomine<br />
di amministratori e dirigenti Rai ci sembra<br />
opportuno e doveroso suggerire, anche<br />
se sappiamo benissimo che è praticamente<br />
inutile, di scegliere personalità in grado per<br />
esperienza, cultura e formazione, di capire<br />
cos’è e come si fa un prodotto televisivo, perché<br />
è sul prodotto che si gioca la battaglia, in<br />
questo caso salutare, con il terzo polo.<br />
Gli amministratori di Sky, d’altro canto, visto<br />
che ogni giorno vantano pubblicamente<br />
guadagni e abbonati in crescita, nuovi investimenti,<br />
nuovi canali, hanno il dovere di<br />
adeguarsi alle regole del mercato dove operano,<br />
corrispondendo agli autori i giusti diritti<br />
per lo sfruttamento delle loro opere.
VIVAin breve<br />
a cura di Alberto Ferrigolo<br />
EDITORIA AUDIOVISIVA,<br />
2008 CON RUSH FINALE<br />
Un’impennata di vendite. Tutte nell’ultima<br />
settimana dell’anno, dal 22 al 28 dicembre:<br />
900 mila pezzi per oltre 11 milioni di euro,<br />
ciò che ha consentito di recuperare la flessione<br />
avuta nel 2008. L’incremento di vendite<br />
di Dvd e dell’ultimo ritrovato Sony, il<br />
Blu-ray, è stato del 16 per cento a unità e di<br />
quasi il 20 per cento a valore rispetto alla<br />
stessa settimana del 2007. Il solo Blu-ray (il<br />
lettore ad alta definizione per Tv, evoluzione<br />
del Dvd) ha conquistato una sempre crescente<br />
quota di mercato raggiungendo un<br />
+316 per cento a unità e un +290 a valore, rispetto<br />
al 2007. Sono i regali di Natale 2008<br />
last minute più gettonati. “Il pubblico ha fatto<br />
una scelta precisa, acquistando intrattenimento<br />
di qualità a basso costo” ha commentato<br />
Davide Rossi, presidente Univideo.<br />
MERCATO DISCOGRAFICO /1<br />
MADE IN ITALY, FATTURATO IN CALO<br />
2007 negativo per la discografia italiana:<br />
-17 per cento, con il Cd ancora in declino<br />
mentre cresce (+26 per cento) il download<br />
da Internet; la telefonia mobile rallenta.<br />
Secondo Deloitte il mercato discografico nostrano<br />
ha fatturato nel 2007, tra offerta tradizionale<br />
e digitale, oltre 211 milioni di euro<br />
(-17 per cento sui 253 milioni del 2006).<br />
Le confezioni vendute sono state 23,2<br />
milioni contro 26 milioni del 2006 (-11 per<br />
cento). Pesa ancora il declino del Cd album<br />
(-18 per cento, fermo a 195 milioni di euro<br />
sui 236 milioni del 2006). Sul fronte nuove<br />
tecnologie continua la corsa del download<br />
da Internet (+26 per cento raggiungendo i 5,5<br />
milioni di euro contro i 4,4 del 2006). È invece<br />
salito del 43 per cento il consumo di album<br />
su web, con una forte ripresa dell’album<br />
sul singolo, salito invece del 18 per cento.<br />
MERCATO DISCOGRAFICO /2<br />
VANNO STREAMING E VINILE<br />
È più che triplicato nel 2007 lo streaming<br />
dei video sul web. Da solo raggiunge il milione<br />
di euro di ricavi, considerando che si<br />
tratta per lo più di videoclip gratuiti per il<br />
consumatore finale. Considerevole anche la<br />
crescita dell’”album in vinile” che ha fatto<br />
registrare un incremento del fatturato di oltre<br />
il 250 per cento. Ma attenzione a parlare<br />
di ritorno al vecchio, caro vinile: si tratta<br />
solo d’una “tendenza”: il vinile rappresenta<br />
appena lo 0,2 per cento del valore dell’intero<br />
mercato audio (i Cd sono il 91 per<br />
cento del fatturato italiano).<br />
STATI UNITI,<br />
PER IL CD<br />
È UNA VERA<br />
CAPORETTO<br />
Secondo una rilevazione<br />
“Nielsen<br />
Soundscan” per il<br />
2008 i dati di<br />
vendita musicale<br />
per gli Stati Uniti<br />
fanno registrare<br />
-14 per cento di<br />
Cd venduti sul<br />
2007. Al contrario, crescono i download legali<br />
(+27 per cento per le singole canzoni<br />
digitali) e si registra un vero e proprio boom<br />
dei vinili (+89 per cento). Le percentuali<br />
in sé non sono sufficienti a definire la situazione:<br />
pur in caduta libera, i Cd occupano<br />
ancora la stragrande maggioranza del<br />
mercato. Negli Usa, nel 2008, ne sono stati<br />
venduti 361 milioni contro i 2 milioni<br />
scarsi di vinili. Il best seller dei vinili, ad<br />
esempio – Rainbows dei Radiohead – sfiora<br />
appena le 26 mila copie (poco davvero)<br />
contro gli oltre 2 milioni di Cd smerciati<br />
degli album di Lil Wayne e Coldplay.<br />
“DARK<br />
KNIGHT”,<br />
PECORA<br />
NERA 2008<br />
Vista dalla<br />
parte dei diritti<br />
e delle<br />
perdite economiche<br />
ingenti,<br />
è il film<br />
dello scomparso<br />
Heath<br />
Ledger quello<br />
che si aggiudica<br />
il titolo negativo<br />
di pellicola<br />
più scaricata in modo illegale: 7 milioni<br />
di clic. Se si fossero regolarmente versati<br />
i diritti, quale sarebbe stato il guadagno<br />
per i suoi autori e per tutta la lunga filiera<br />
industriale e culturale?<br />
BANDA LARGA,<br />
ITALIA IN RITARDO<br />
Paradossale ma vero.<br />
L’Italia rischia di perdere<br />
il treno dell’innovazione<br />
nelle tlc,<br />
settore che rappresenta<br />
oltre il 41 per<br />
cento del Pil nazionale,<br />
con un fatturato di<br />
circa 45 miliardi di euro. I dati non sono confortanti:<br />
alla fine del primo semestre 2008 la<br />
penetrazione della Banda larga sul territorio<br />
nazionale raggiungeva appena il 18,5 per cento<br />
della popolazione (in Europa la media è del<br />
24, con punte oltre il 30 nei Paesi del Nord).<br />
UE IN LOTTA<br />
CONTRO LA PIRATERIA<br />
I ministri europei della cultura vogliono
trovare una soluzione comune al problema<br />
della pirateria online, che violando i diritti<br />
d’autore consente uno scambio di film e musica<br />
tra milioni di utenti. Soluzione?<br />
“Concertata”. Ovvero, favorire la nascita di<br />
un’offerta legale “equa e proporzionata” di<br />
prodotti coperti da copyright per combattere<br />
lo smercio illegale.<br />
NEW YORK,<br />
NON PASSA<br />
LA IPOD TAX<br />
Il dibattito sulla musica<br />
online e sul come<br />
arginare la caduta<br />
degli introiti è ampio<br />
e variegato. Nello<br />
Stato di New York c’è<br />
poi chi ne approfitta<br />
per risanare le casse<br />
dell’amministrazione.<br />
Il governatore David Paterson ha pensato<br />
di istituire una tassa del 4 per cento su<br />
ogni canzone scaricata da Internet e su ogni<br />
altro contenuto digitale. Questo importo farebbe<br />
però salire il prezzo delle singole canzoni,<br />
che ammonta a 99 centesimi per brano.<br />
L’obiettivo non è salvaguardare<br />
l’industria e il settore musicale, quanto sanare<br />
un “buco” nelle casse dello Stato di circa<br />
15 milioni di dollari. Peterson ha anche<br />
previsto la tassazione dei biglietti cinematografici.<br />
Ma contro l’iPod tax la levata di<br />
scudi è stata immediata.<br />
MICROSOFT AFFILA<br />
LE UNGHIE<br />
CONTRO APPLE<br />
Annunciato un nuovo<br />
progetto targato<br />
Microsoft, stavolta<br />
però lontano dal web:<br />
aprire una catena di<br />
negozi con il proprio<br />
marchio. Una mossa<br />
inaspettata in tempi<br />
di crisi e una sfida al<br />
mercato, senza dimenticare che il primo<br />
concorrente diretto sarebbe Apple e la sua<br />
catena di più di 200 store in tutto il mondo.<br />
Redmond sente la pressione del competitor<br />
e vuole subito far fronte a una crescente concorrenza<br />
da parte di Apple, che sta ampliando<br />
la propria fetta di mercato dei personal<br />
computer e domina largamente il settore dei<br />
lettori di mp3 con la super-linea iPod.<br />
Microsoft può far leva su un ottimo mercato<br />
del videogaming, che nel 2008 ha visto la<br />
vendita di più di 300mila console Xbox 360<br />
nei soli Stati Uniti.<br />
VIDEOCASSETTE,<br />
IL MITO SI È<br />
DISSOLTO<br />
Il Vhs ci ha lasciati.<br />
Dopo più di trent’anni<br />
d’attività, la prima<br />
“tecnologia del desiderio”<br />
che ha cambiato<br />
sul pianeta il<br />
consumo di film,<br />
sport e documentari<br />
sulla tv di casa, le videocassette<br />
sono andate<br />
in pensione. Antiquariato. Soppiantate<br />
da Dvd e videostreaming. Negli Stati Uniti,<br />
alla vigilia di Natale ha chiuso anche l’ultimo<br />
distributore. La Sony mise in commercio il<br />
Betamax, primo sistema di videoregistrazione<br />
economico, semplice ma di alta qualità<br />
il primo giugno 1975. L’anno successivo<br />
arriva il Vhs (Video home system) che<br />
vince il duello con Betamax: costa meno e<br />
può registrare fino a 4 ore. Nel 1997 irrompe<br />
sul mercato il Dvd (Digital versatile disc)<br />
che ha subito un enorme successo e conquista<br />
il mercato. Nel 2006 Hollywood ha distribuito<br />
l’ultimo film in Vhs: A history of<br />
violence di David Cronenberg.<br />
SVEZIA, C’È ANCHE<br />
IL PARTITO<br />
DEI PIRATI<br />
Si chiama Pirat<br />
Partiet ed è parte del<br />
fronte progressista<br />
svedese. Rivendica “i<br />
diritti della Rete”,<br />
che poi sono il suo<br />
uso gratuito in barba<br />
ai diritti degli autori.<br />
Si è formato all’inizio<br />
del 2006 e il suo leader,<br />
Rickard Falkvinge, un trentenne appassionato<br />
di informatica, chiede la completa<br />
liberalizzazione di ogni copyright su Internet<br />
e l’assoluta libertà della Rete. Alle elezioni<br />
politiche di quell’anno il Partito Pirata ha<br />
ottenuto solo (e fortunatamente) lo 0,6 per<br />
cento. Ma dopo la sua nascita, in Svezia, analoghe<br />
formazioni si sono costituite anche in<br />
Spagna, Austria e Germania. Per ora, tra<br />
l’indifferenza dei più.<br />
ECCO<br />
UN’ALTERNATIVA<br />
ALLA PIRATERIA<br />
Scaricare musica gratuitamente<br />
senza per<br />
questo contravvenire<br />
alle regole del copyright?<br />
Si può. E come?<br />
Musica in cambio di<br />
pubblicità. Ci sono siti, anche in Italia, che<br />
lo consentono. Il più popolare è<br />
www.downlovers.it con un catalogo ricchissimo.<br />
Oppure se ci si vuole rivolgere al mercato<br />
internazionale c’è www.we7.com, ispirato<br />
da Peter Gabriel. E per chi ama la musica<br />
indipendente e i contenuti user generated<br />
c’è www.discollective.com. Gli introiti pubblicitari<br />
servono a pagare i diritti per gli autori.<br />
GOOGLE RICONOSCE<br />
IL DIRITTO D’AUTORE<br />
L’Association of American Publishers e Google,<br />
il principale motore di ricerca al mondo hanno<br />
raggiunto un’intesa che consentirà di rendere<br />
accessibili online, negli Usa, milioni di<br />
libri e altri testi scritti protetti dal copyright.<br />
L’accordo, ancora soggetto a verifica e approvazione<br />
da parte della U. S. District Court per<br />
il Southern District of New York, promette benefici<br />
a lettori e ricercatori, incrementando<br />
per autori ed editori la possibilità di distribuzione<br />
dei loro contenuti in forma digitale e ampliando<br />
l’accesso alle opere mediante Google<br />
Ricerca Libri. L’accordo riconosce i diritti e gli<br />
interessi dei titolari e fornisce loro strumenti<br />
per controllare le modalità d’accesso online<br />
alle loro proprietà e verificare i compensi ottenuti.
VIVAVERDI<br />
24<br />
televisione<br />
Nella pagina accanto da sinistra<br />
Francesco Facchinetti, Mara Majonchi,<br />
Simona Ventura e Morgan (nome d’arte<br />
di Marco Castoldi) protagonisti del<br />
fortunato talent show iniziato su Rai2<br />
il 3 marzo 2008.<br />
Foto ©Photomovie-Marco Rossi,<br />
Ufficio Stampa Rai<br />
XFACTOR/INTERVISTA A MARA MAJONCHI<br />
“L’ARTISTA VA CURATO<br />
SENZA MANDARLO ALLO SBARAGLIO”<br />
di Oscar Prudente<br />
Promozione, edizioni musicali, direzione artistica, produzione: pochi possono vantare una<br />
conoscenza del settore musicale approfondita come quella di Mara Majonchi, passata dal<br />
(relativo) anonimato di cui godono coloro che guidano la “macchina” musicale alla popolarità<br />
televisiva di X-Factor, il format considerato alla stregua di una nuova fucina di talenti futuri -<br />
quasi fosse una sorta di audizione collettiva. Il giudice delle qualità dei giovani cantanti l’ha<br />
fatto per anni in privato, aiutando e costruendo la carriera di tanti protagonisti della musica<br />
italiana, da Gianna Nannini a Tiziano Ferro. Ecco un suo ritratto, con intervista, firmato da uno<br />
La sua carriera, come spiega lei stessa, non<br />
era però partita dalla musica: “Terminata la<br />
scuola, mio padre disse: a 18 anni si lavora<br />
o si studia, non è che si sta a casa a far niente.<br />
Allora andai a lavorare, decisi che lo studio<br />
non era fatto per me. Nel ‘59 iniziai alla<br />
Saima, di Bologna, una società di spedizioni<br />
internazionali: facevo la stenodattilografa<br />
normale. Ma la mia aspirazione era Milano:<br />
pensavo che allora fosse veramente la<br />
patria del poter fare tutto quello che uno voleva,<br />
rappresentava veramente la speranza.<br />
Vi arrivai senza la valigia di cartone ma andando<br />
ad abitare da mia sorella - che nel<br />
frattempo si era trasferita a Milano, perché<br />
mio cognato era ingegnere alla Montedison<br />
- e cominciai a cercare vari lavori. Prima ho<br />
lavorato in un’azienda che faceva anticrittogamici:<br />
facevo le relazioni sui ragni, sulle<br />
locuste. Un’esperienza molto divertente tra<br />
gli entomologi, professori che si dedicavano<br />
all’agricoltura per difenderla dagli animali<br />
nocivi. Da lì sono passata agli impianti<br />
antincendio, alla Caccialanza, una società<br />
che produceva estintori idrici e a schiuma:<br />
lavoravo coi pompieri in campagna, dove<br />
avvenivano le dimostrazioni. Dopodiché<br />
un giorno leggo sul Corriere della sera: cercasi<br />
segretaria per l’ ufficio stampa di una<br />
casa discografica: era l’Ariston e correva<br />
l’anno 1967. Ho scritto, ho telefonato, mi<br />
hanno dato un appuntamento e Alfredo Rossi<br />
- un uomo molto in gamba e da cui ho im-<br />
storico amico della Numero Uno, la leggendaria etichetta di Nanni Ricordi.<br />
parato molto - mi ha assunta. Facevo l’ufficio<br />
stampa; andai persino a Sanremo con Ornella<br />
Vanoni che cantava Casa bianca in coppia<br />
con Marisa Sannia. Finché nel ’69 Lucio<br />
Battisti e soprattutto Mogol mi fecero la<br />
proposta di andare all’ufficio stampa della<br />
Numero Uno, appena nata da un distacco in<br />
massa dalla Ricordi di Battisti, Mogol, Sandro<br />
Colombini e Franco Daldello, dove mi<br />
sono molto divertita. Erano altri tempi, erano<br />
etichette italiane piccole ma che facevano<br />
un ottimo lavoro. Dopo la Numero Uno<br />
ho lavorato alla Ricordi e alla Fonit Cetra,<br />
mai nelle multinazionali. Alla Ricordi, prima<br />
della direzione artistica, ho lavorato alle<br />
Edizioni (Gianna Nannini è nata con me<br />
dal reparto editoriale). Un settore importante<br />
perché lì ho imparato a conoscere come<br />
si lavora sulle canzoni, non direttamente<br />
ma lavorando con gli autori, capendo come<br />
si strutturano, trovando la canzone adatta<br />
all’interprete, lavorando con i cantautori.<br />
L’aspetto fondamentale della musica leggera<br />
è la Canzone, senza la quale non accade<br />
nulla. Non è che noi ricordiamo i Beatles<br />
perché erano giovani, erano belli, erano<br />
divi, erano bravi, ma perché hanno sfornato<br />
cinquanta canzoni una più bella dell’altra”.<br />
E dopo la “Ricordi”?<br />
Mi sono messa a produrre in proprio, e con<br />
mio marito (Alberto Salerno, autore tra<br />
l’altro di Io Vagabondo, ndr) abbiamo costituito<br />
la “Nisa”: tra le produzioni voglio ricordare<br />
soprattutto Tiziano Ferro, che ha<br />
rappresentato un altro periodo molto divertente<br />
della mia vita. Con lui abbiamo avuto<br />
un lungo periodo di preparazione, lo abbiamo<br />
scoperto all’Accademia di Sanremo nel<br />
’98, abbiamo lavorato per circa tre anni e nel<br />
2001 è uscito: è stato un dilagare, come rompere<br />
una diga.<br />
E’ bello che un artista agli esordi si metta a<br />
disposizione per tanto tempo, ed è raro…<br />
Sì, è molto raro. Noi lo abbiamo amato molto<br />
artisticamente, forse questo ci ha permes-
so di stare insieme. Noi credevamo fermamente<br />
che Tiziano avesse la possibilità di<br />
avere un grandissimo successo, anche se nel<br />
momento in cui lo abbiamo trovato era ancora<br />
molto confuso, nello scrivere non era<br />
così preciso, doveva ancora determinarsi.<br />
Questo succede a tantissimi. Ma lui ci ha<br />
sempre creduto: un ragazzo di neanche vent’anni<br />
che però aveva la forza di sentirsi dire<br />
di no e di fare avanti e indietro tra Milano<br />
e Latina per tre anni con una determinazione,<br />
una voglia di colpirci, di farci capire<br />
e dimostrare che era forte. E questo noi lo<br />
immaginavamo ma non sapevamo fino a che<br />
punto: è stato un uomo che si è veramente<br />
guadagnato quello che ha, nessuno gli ha regalato<br />
niente.<br />
Poi, dopo Tiziano?<br />
Abbiamo creato una nuova “etichetta” la<br />
“Non ho l’età”. Stiamo lavorando su giovani<br />
talenti e - come purtroppo dimostrano i<br />
fatti - sono lenti da lavorare ed è sempre più<br />
difficile. Nel mondo si è ormai sentito tutto:<br />
essere originali e avere un grande talento<br />
non è facile.<br />
Come è arrivata ad X Factor?<br />
Io non conoscevo il format inglese che invece<br />
in Inghilterra funzionava molto bene<br />
già da tre anni, inventato da Simon Cowell,<br />
che è un grande produttore discografico. Per<br />
l’edizione italiana cercavano i personaggi<br />
per fare i giudici e fui contattata dalla Sony,<br />
che è una dei proprietari del format a livello<br />
mondiale: mi dissero che mi avevano segnalato<br />
alla Magnolia (società di produzione<br />
televisiva indipendente, ndr) perché tra<br />
i discografici gli sembrava fossi uno di quelli<br />
che facevano più casino. Insieme ad altri<br />
addetti ai lavori ho fatto il casting alla Magnolia<br />
e naturalmente hanno messo anche<br />
- giustamente - Simona Ventura per dare<br />
credibilità, dato che era l’unica di noi ad avere<br />
un nome tanto da far accendere la televisione<br />
alle signore, perché per me e Morgan<br />
non l’avrebbero accesa di sicuro.
Mara Majonchi produttrice discografica<br />
(Ariston, Numero Uno, Dischi Ricordi,<br />
Fonit-Cetra. Nel 1983 ha fondato col<br />
marito Alberto Salerno la NISA) uno dei<br />
tre giudici di XFactor.<br />
VIVAVERDI<br />
26<br />
televisione<br />
Dopodiché abbiamo cominciato a lavorare<br />
ed è andata abbastanza bene, anche se all’inizio<br />
non è che gli ascolti fossero stati allettanti.<br />
Poi pian piano il programma ha preso<br />
corpo e pur non avendo ascolti eccezionali<br />
era finito in crescendo; quest’anno abbiamo<br />
ripreso e mi sembra che gli ascolti ripaghino<br />
della fatica. Devo dire che nella<br />
scorsa edizione abbiamo avuto anche una<br />
grande fortuna: il successo di Giusy Ferreri,<br />
che è la ragazza che è arrivata seconda.<br />
Lei poi ha avuto capacità, fortuna e soprattutto<br />
è stato determinante l’incontro con Tiziano<br />
Ferro (autore della canzone Non ti scordar<br />
mai di me, ndr), perché come io credo fermamente<br />
sono le canzoni a fare la differenza.<br />
In una delle prime puntate mi è sembrato<br />
che ci sia stato troppo gioco, troppa recitazione<br />
e poca musica. Più che una competizione<br />
fra cantanti sembrava una competizione<br />
fra di voi...<br />
È vero! All’inizio ha avuto questa caratteristica,<br />
sulla quale non sono assolutamente<br />
d’accordo. Non siamo in gara fra di noi: se<br />
vince una cantante del gruppo di Simona e<br />
vende 300mila copie sono molto felice perché<br />
vuol dire che il mercato può ancora assorbire<br />
dei dischi in quantità notevole; se<br />
abbiamo dato questa sensazione, secondo<br />
me abbiamo sbagliato. Io non mi sento assolutamente<br />
in competizione con Morgan<br />
né con Simona: credo che in competizione<br />
siano gli artisti che sono su quel palco, sempre<br />
tenendo in considerazione il fatto che<br />
questi artisti sono bravi, ma che cantano successi<br />
conclamati. Per cui la verità è che bisogna<br />
stare loro il più vicino possibile, cercare<br />
di capirne il più possibile le caratteristiche<br />
per potergli dare delle canzoni che<br />
siano giuste per loro.<br />
Anche perché assegnando agli interpreti<br />
canzoni magari belle ma non adatte al loro<br />
stile si corre il rischio di mandarli in crisi.<br />
Tant’è vero che la concorrente Ambra Marie<br />
ha detto: “Sono disposta a migliorare, ma<br />
non cercate di cambiarmi: la cosa più brutta<br />
è quando ti tolgono quello che sei”.<br />
Ha ragione! Infatti io ho contestato e contesto<br />
il fatto che il cantante debba subire le<br />
nostre scelte, non sono assolutamente<br />
d’accordo. Noi dobbiamo capire chi è l’artista<br />
ed aiutarlo a migliorare nella sua condizione,<br />
altrimenti facciamo gli artisti noi. Per<br />
esempio, i “Bastard sons of Dioniso” io li ho<br />
messi su quella strada perché loro mi hanno<br />
dato un’indicazione di vita, di situazioni,<br />
ho chiesto loro che musica suonavano,<br />
cosa suonano adesso ecc. Dopodiché faranno<br />
un pezzo lento, perché nella loro evoluzione<br />
c’è anche quello: io cerco di seguirli<br />
per quello che loro sono e che saranno; e non<br />
si riconosceranno né nelle canzoni di Cat<br />
Stevens, né nei Clash... Non bisogna cambiarli,<br />
non bisogna metterli alla prova. Io<br />
trovo sbagliato che un interprete, in quanto<br />
tale, debba cantare qualsiasi cosa, come<br />
sostiene Morgan.<br />
Ho avuto l’impressione che ci sia stata una<br />
volontà di preoccuparsi troppo del look dei<br />
concorrenti, del loro modo di muoversi e di<br />
stare in scena, forse in virtù di una ricerca<br />
di un maggior impatto televisivo. Ma tutto<br />
questo fa bene alla canzone e alla musica in<br />
genere? Ad esempio, c’era proprio bisogno<br />
di trasformare una ragazza talentuosa ma<br />
semplice come Noemi in una hippie di<br />
woodstockiana memoria?<br />
Infatti, se tu hai sentito il mio commento,<br />
io mi trovo d’accordo con la Ventura che ha<br />
detto: non serve a niente tutta quella fuffa, lei<br />
(Noemi, ndr) canta bene.<br />
Poi per mio principio io ascolto tutti perché<br />
è da stupidi dire no subito. Però io<br />
ho visto nel 1988 un concerto dei Pink<br />
Floyd - uno dei loro ultimi concerti in<br />
Australia, coadiuvati da musicisti locali –<br />
ed era tutto molto semplice, solo luci posizionate<br />
con maestria e David Gilmour che,<br />
con una camicia a righe da bancario qualsiasi<br />
e un paio di pantaloni anonimi, suonava la chitarra<br />
e t’incantava. L’artista deve cantare e<br />
suonare. Io ho commesso un errore e lo<br />
dichiaro, non ho paura a dichiararlo perché<br />
sull’argomento coreografico-televisivo<br />
sono ignorante. Ma per<br />
esempio prendi le “Sisters of<br />
Soul”: in una puntata la prima<br />
di loro è partita in grande difficoltà<br />
perché ha cantato sdraiata. E’<br />
stato un errore perché cantando<br />
sdraiati la vocalità è molto più complessa,<br />
più difficile. Forse Aretha<br />
Franklin canta anche così, ma una<br />
ragazza di 19 anni, ancora agli inizi...<br />
abbiamo fatto una sciocchezza.<br />
Quindi voi guardate le coreografie<br />
prima delle esibizioni?<br />
Le conosciamo il giorno prima. Il sabato sera<br />
vado alle prove e vedo le coreografie. L’anno<br />
scorso mi ero rifiutata su certe situazioni di avere<br />
il ballo, le scenografie strane: è stata un’aggiunta<br />
fatta quest’anno, ed è un rischio perché<br />
non si può pensare che un artista alle<br />
prime armi canti bene, entri<br />
nella canzone, balli bene...<br />
quello lo fa Madonna,<br />
che ha 50 anni, una<br />
grandissima carriera alle<br />
spalle e si diverte. Io<br />
sono un po’ lenta nel capire,<br />
per principio ho<br />
rispetto del lavoro degli<br />
altri, ma quando arrivo<br />
sono decisa: credo che<br />
modificherò<br />
certe cose.<br />
Ufficio Stampa Rai ©Photomovie Marco Rossi
X FACTOR<br />
SE LA CANZONE POPOLARE<br />
DIVENTA IL SOTTOFONDO<br />
PER UNA SFIDA DA COLOSSEO<br />
di Gianni Minà<br />
VIVAVERDI<br />
27<br />
Povera musica popolare, messa in crisi dalla<br />
mancanza di prospettiva di quelle che erano le<br />
case discografiche, dall’insipienza e dall’arroganza<br />
di molte delle radio che dicono di sostenerla<br />
e infine schiacciata dall’uso che ne fanno<br />
adesso i network televisivi.<br />
Una volta la musica che la gente cantava era la<br />
regina della programmazione televisiva, serviva<br />
addirittura a rialzare l’audience, quando in<br />
uno studio di intrattenimento o divulgazione<br />
magari si sbrodolavano parole.<br />
Entrava un cantante e subito si impennavano i<br />
picchi d’ascolto. Adesso, spesso, un interprete<br />
per poter farsi ascoltare deve mortificarsi in<br />
un reality show.<br />
E’ successo, per esempio, a Fausto Leali, una<br />
delle voci più belle ed intriganti del nostro mondo<br />
della canzone. Ma c’è di peggio: non solo nel<br />
poco spazio riservato alla musica popolare si<br />
privilegia il personaggio, magari un po’ stonato,<br />
all’artista dalla voce indiscutibile, ma addirittura<br />
si ha l’impressione che nei programmi,<br />
in teoria basati sulla forza dei brani e dell’interpretazione,<br />
si preferisca la capacità di lite dei<br />
giurati, più o meno adeguati ad esprimere un’opinione,<br />
all’esecuzione stessa del brano.<br />
Insomma, molte volte, in programmi come<br />
Amici di Maria De Filippi o lo stesso XFactor,<br />
si ha l’impressione che la musica popolare, in<br />
teoria protagonista dello show, debba essere, o<br />
sia, un riempitivo inutile fra una polemica, una<br />
baruffa e una filippica.<br />
E’ vero, in questi spettacoli ci sono troppe volte<br />
veri dilettanti allo sbaraglio, che però vengono<br />
esaltati “per come si muovono o si propongono”<br />
come fossero future madonne o Amy<br />
Winehouse, indipendentemente dal timbro e<br />
dalla quadratura del loro canto, ma quando si<br />
vedono scartare quelle poche voci intonate e<br />
indiscutibili, selezionate a quelle trasmissioni<br />
che sembrano circhi della musica, capisci<br />
che la canzone, specie quella d’autore, è in ostaggio.<br />
E’ solo una scusa per ricreare uno spettacolo<br />
da Colosseo, dove tutto sia ammesso e scorra<br />
possibilmente il sangue.<br />
Chiedo scusa se mi sbaglio agli autori di questa<br />
Molto spesso, le trasmissioni in televisione sembrano circhi della musica in cui la canzone, specie quella<br />
d’autore è in ostaggio o pare un riempitivo<br />
tv detta innovativa, ma giuro che l’impressione<br />
che se ne trae è questa.<br />
XFactor sembra più propenso a lasciarsi travolgere<br />
dalla musica, ma se poi per “esigenze di<br />
ritmi televisivi” (che non sono state mai dimostrate)<br />
mortifichi le canzoni, riducendone la<br />
durata quando le eseguono i giovani concorrenti<br />
e facendo spesso perdere (essendo brani<br />
famosi) il fascino della loro costruzione, certo<br />
non fai del bene all’educazione musicale dello<br />
spettatore e alla formazione del suo gusto.<br />
Già il titolo, XFactor (un format di intenzioni<br />
“guerresche” nato ovviamente negli Stati Uniti),<br />
presuppone che il successo possa venire da<br />
un elemento inaspettato, inedito, non dalla propria<br />
bravura. Qualche volta è così, non lo nego,<br />
ma quell’artista rivelatosi per un fattore x, quasi<br />
sempre non dura più dello spazio di un paio<br />
di stagioni, se non gli hanno insegnato a puntare<br />
sulla qualità.<br />
Per questo il tono più giusto di questi spettacoli,<br />
dove la musica popolare o il ballo moderno<br />
sono troppo spesso equiparati al numero della<br />
“donna cannone”, mi pare quello di Mara<br />
Majonchi, antica combattente per la difesa della<br />
musica popolare, che svicola dalle situazioni<br />
a volte grottesche di XFactor, con l’ironia della<br />
sua terra emiliana e la saggezza di chi nello<br />
spettacolo ha già visto tutto.<br />
E’ la stessa via che ha scelto per il Festival di<br />
Sanremo Don Chisciotte Paolo Bonolis, con il<br />
suo Sancho Panza Luca Laurenti.<br />
Anche al cinquantanovesimo Festival la musica<br />
popolare non è riuscita ad uscire completamente<br />
indenne dalla mortificazione a cui, da<br />
qualche tempo, è condannata in tv.<br />
Ma credo che il “varietà” messo in piedi da Bonolis,<br />
a piccole pillole fra un brano e l’altro, non<br />
le abbia nuociuto più di tanto e abbia semmai<br />
salvato una qualità di canzoni decisamente mediocre.<br />
Il fatto, poi, che Bonolis abbia scelto solo o prevalentemente<br />
ospiti italiani di valore, che han-<br />
no fatto la storia della nostra canzone, è servito<br />
a ricordare che la musica popolare, nel nostro<br />
paese, è esistita e non è morta, e che questa<br />
costatazione può aiutare il mondo dei nostri<br />
autori ad uscire dal deserto creativo nel quale<br />
i manager del disco, spesso esageratamente<br />
colonizzati dalle mode e dall’insipienza e dai ricatti<br />
delle radio che vivono di musica, hanno<br />
relegato la nostra canzonetta.<br />
Il problema, semmai, in queste gare da arena,<br />
è il cosiddetto televoto che, in generale, così come<br />
viene utilizzato ora, non sembra affidabile<br />
e può sciupare le migliori intenzioni o iniziative<br />
interessanti come il concorso Sanremofestival<br />
59, basato sull’ascolto di canzoni di esordienti<br />
tramite web.<br />
Il fatto è che nelle canzoni di oggi si parla e non<br />
si canta, senza avere neanche la sincerità dei<br />
veri rap. Sono rap all’amatriciana, che fanno<br />
forse sentire moderni, ma sono molto lontani<br />
dall’essere il parto di un artista.<br />
Canzoni dignitose già ce n’è poche, con melodie<br />
senza respiro, ritmi che sono improbabili<br />
copie di quelli alla moda in quella stagione a<br />
Londra o a Los Angeles e testi non solo con tutti<br />
gli accenti sbagliati e le parole storpiate per<br />
farle entrare nei tempi della musica, ma di una<br />
banalità disarmante.<br />
Far giudicare, come nella classifica finale del<br />
59° Festival di Sanremo, questo materiale con<br />
il televoto di giurati divisi per età, come se i giovani<br />
sotto i venticinque anni fossero una specie<br />
protetta e i vecchi sopra i quaranta anni persone<br />
solo malate di nostalgia, è un servizio pessimo<br />
alla musica popolare.<br />
Il caso di Giusy Ferreri, che non ha nemmeno<br />
vinto a XFactor ma ha poi venduto 600.000 copie<br />
della sua canzone, è emblematico.<br />
Il televoto, insomma, per come è organizzato<br />
adesso, e per i risultati che ha dato al 59° Festival,<br />
non è uno strumento per giudicare la musica<br />
popolare, ma un congegno per metterla ancora<br />
più in crisi di credibilità.
VIVAVERDI<br />
28<br />
cinema<br />
BERLINO<br />
I PRODOTTI ITALIANI<br />
RELEGATI IN CUCINA<br />
di Mimmo Rafele<br />
Difficile parlare di questa 59° edizione della<br />
Berlinale a un pubblico italiano, ancora<br />
di più a un pubblico di ‘addetti ai lavori’ come<br />
quello di VivaVerdi. Difficile rendere<br />
conto di un festival internazionale che presenta<br />
un numero enorme di film (più di 100<br />
nelle rassegne principali, Concorso, Panorama<br />
e Forum, e almeno altri 300 nelle sezioni<br />
collaterali) provenienti da ogni angolo<br />
del pianeta, in mezzo ai quali il cinema<br />
italiano semplicemente non esiste. Lo sapevamo<br />
da quando all’indomani della presentazione<br />
del programma, il sottosegretario<br />
allo spettacolo Francesco Giro aveva accusato<br />
il direttore Dieter Kosslick di avere<br />
colpevolmente dimenticato i nostri film, accusa<br />
rispedita al mittente con una semplice<br />
e crudele motivazione: non ce n’era nemmeno<br />
uno che meritasse di essere proiettato<br />
sui numerosi schermi del festival. Pare<br />
che andrà meglio a Cannes: a sentire le prime<br />
indiscrezioni, sulla Croisette l’Italia dovrebbe<br />
invece essere ben rappresentata. Alla<br />
fine, però, spulciando il monumentale<br />
programma della Berlinale qualcosa si trova:<br />
Terra madre, un bel documentario di Ermanno<br />
Olmi, e l’ormai ‘vecchio’ (ha già vinto<br />
un premio a Venezia l’anno scorso, ha fatto<br />
il giro dei festival di mezzo mondo ed è<br />
stato uno dei maggiori successi della stagione)<br />
Pranzo di Ferragosto di Gianni Di Gregorio.<br />
Entrambi però inseriti nella bizzarra<br />
sezione Culinary Cinema, in cui i film sono<br />
Da sempre la Berlinale è molto severa col cinema italiano.<br />
Quest’anno però il festival tedesco non ha presentato nemmeno<br />
un film del Belpaese. Sintomo di una crisi reale italica o di un radicato pregiudizio teutonico?<br />
Forse le due spiegazioni sono entrambe valide. La grande quantità di pellicole mostrate,<br />
provenienti da ogni angolo del pianeta, è andata, però, a scapito della qualità. Sugli scudi la<br />
produzione dell’America Latina che ha portato a casa l’Orso d’oro con il peruviano La teta<br />
asustada di Claudia Llosa e quello d’argento ex aequo con Gigante di Adrian Biniez.<br />
un pretesto per la presentazione da parte di<br />
rinomati chef dei loro piatti. Il che è perfettamente<br />
in linea con l’unico indiscutibile<br />
successo dell’Italia nel mondo: la cucina,<br />
appunto. Sono pronto a scommettere che<br />
Herr Kosslick è un assiduo frequentatore dei<br />
ristoranti italiani a Berlino, ce n’è più di mille,<br />
di cui almeno quattro o cinque figurerebbero<br />
tra i migliori anche in patria.<br />
Certo faceva un po’ tristezza aggirarsi per i<br />
vialetti ghiacciati di Potsdamer Platz, il cuore<br />
della Berlinale, tappezzati di manifesti di<br />
film in tutte le lingue del mondo meno la<br />
nostra. Tanto che ho finito per avere un sussulto<br />
patriottico quando, sotto un titolo francese,<br />
Eden à l’Ouest, ho visto la bella faccia<br />
di Riccardo Scamarcio, protagonista del film<br />
franco-inglese-greco di Costa-Gavras presentato<br />
fuori concorso alla fine del Festival.<br />
Non è una novità che la Berlinale sia particolarmente<br />
severa col nostro cinema, l’anno<br />
scorso i film italiani si contavano sulle dita<br />
di una mano, ma almeno ce n’era uno in concorso,<br />
Caos calmo di Antonello Grimaldi con<br />
Nanni Moretti protagonista, e, soprattutto,<br />
l’Orso d’Oro alla carriera era stato assegnato<br />
al grande Francesco Rosi. E’ questa la realtà?<br />
Berlino è uno specchio fedele o un riflesso<br />
distorto del nostro cinema? C’è, in<br />
generale, un pregiudizio germanico nei confronti<br />
dell’Italia e della sua cultura? Qualche<br />
precedente, in effetti, esiste. Qualcuno<br />
ricorderà una copertina dello Spiegel di qualche<br />
anno fa che illustrava un reportage sull’Italia<br />
con la foto di una pistola appoggiata<br />
su un piatto di spaghetti… O un’antica e mai<br />
riassorbita ruggine sportiva che risale alla<br />
mitica semifinale dei mondiali di calcio del<br />
‘70, Italia-Germania 4-3… Per cercare di<br />
rispondere a queste domande vado a cena<br />
(culinary report…) col direttore dell’Istituto<br />
Italiano di Cultura, Angelo Bolaffi, che<br />
vive a Berlino da qualche anno e di Germania<br />
si occupa da sempre. E che mi conferma<br />
subito che il pregiudizio esiste eccome.<br />
L’Italiano è generalmente considerato<br />
disordinato, bugiardello, insofferente alle<br />
regole, inaffidabile. E fin qui siamo nello
Sotto Claudia Llosa regista del film<br />
peruviano vincitore dell’Orso d’oro 2009<br />
“La teta asustada”<br />
VIVAVERDI<br />
29<br />
stereotipo dei ‘caratteri nazionali’. Le cose<br />
però non vanno meglio se dalla ‘common<br />
opinion’ passiamo agli ‘opinion maker’ intellettuali,<br />
artisti, gente di cultura. Per la<br />
maggior parte di loro semplicemente non<br />
esistiamo, nel senso che la cultura italiana<br />
è pressoché sconosciuta. Sono lontani i tempi<br />
in cui il ‘viaggio in Italia’ era meta obbligata<br />
per ogni uomo di lettere o di scienze.<br />
Goethe, alla fine del ‘700 lo percorre tutto,<br />
il nostro paese, dal Brennero a Palermo, dove,<br />
abbagliato dall’intreccio di culture diverse<br />
ma così mirabilmente fuse tra loro,<br />
esclama: “Qui comincia tutto!”. A fine ‘800,<br />
Freud esita a lungo prima di varcare le Alpi:<br />
anche lui sente l’Italia, soprattutto Roma,<br />
come il luogo primordiale, da cui tutto ha<br />
origine, e ha quasi paura di vederla da vicino.<br />
Altri tempi, appunto. Dal dopoguerra in<br />
poi, mi dice Bolaffi, l’Italia si è come eclissata<br />
nell’orizzonte culturale tedesco. Si fa<br />
una gran fatica, mi confessa, a mostrare e<br />
far apprezzare l’altra faccia della luna, ma<br />
alla fine si ricevono anche molte soddisfazioni:<br />
rotto il muro del suono, i nostri vicini<br />
nordici ritrovano il feeling perduto, riscoprono<br />
che non siamo soltanto un popolo<br />
di mafiosi e di mandolinari, o, nei casi più<br />
benevoli, di cuochi e di calciatori.<br />
Archiviata la nostra piccola disputa<br />
nazionale, torniamo al merito,<br />
ai film. Primo grande festival dell’anno,<br />
la Berlinale, per quantità e<br />
qualità dell’offerta, aspira a essere<br />
il termometro della cinematografia<br />
mondiale. Se è<br />
così, possiamo dire che il<br />
Cinema non ha certo la<br />
febbre, anzi. La sensazione<br />
è che il livello medio<br />
dei film, anno dopo anno,<br />
tenda verso il basso.<br />
Come se l’overdose audiovisiva<br />
che ormai ci<br />
sommerge stia irrimediabilmente<br />
degradando<br />
la qualità, il nitore<br />
della rappresentazione<br />
cinematografica. Fino<br />
agli anni ’70, a prevalere<br />
era l’estetica della ‘sottrazione’: comunicare<br />
il massimo di significato col minimo<br />
di immagini, per cui ognuna di esse veniva<br />
caricata di senso, e il capolavoro nasceva<br />
da questo difficile equilibrio. Oggi il panorama<br />
è tutto diverso. I film sono mediamente<br />
‘sporchi’, ostentano nell’anarchia<br />
formale la loro cifra stilistica. Trionfa il minimalismo,<br />
magari calligrafico (Cheri, di<br />
Stephen Frears dal romanzo di Colette), anche<br />
i grandi temi vengono trattati a bassa voce,<br />
quasi scusandosi di doverli tirare in ballo.<br />
Il peruviano La teta asustada, letteralmente<br />
La tetta spaventata, della giovane regista<br />
Claudia Llosa, vincitore dell’Orso d’Oro,<br />
evoca in questo modo una antica leggenda<br />
sul latte ‘malato’ delle donne che hanno subito<br />
violenza. L’altro film sudamericano (il<br />
sub continente latino americano è il trionfatore<br />
del Festival), l’argentino-uruguaiano<br />
Gigante, Orso d’Argento e premio per la<br />
migliore regia, racconta una bizzarra storia<br />
d’amore tutta vissuta tra gli scaffali di un supermercato.<br />
Questo programmatico generale<br />
abbassamento di tono è risultato così<br />
evidente anche perché (gioco del caso o acuta<br />
e maliziosa scelta dei selezionatori?) la<br />
retrospettiva del Festival quest’anno era dedicata<br />
ai film in 70mm., e si chiamava ‘Bigger<br />
then life’. Il contrasto tra i film del passato<br />
‘più grandi della vita’ – da Cleopatra e<br />
Ben Hur a Lord Jim e West Side Story – e la<br />
modestia (lo dico in senso buono) del panorama<br />
contemporaneo non poteva essere<br />
più stridente. Se la qualità non è più la stessa,<br />
la quantità testimonia comunque che il<br />
Cinema ha ancora una sua vitalità, anche se<br />
bisogna andarlo a cercare come una pepita<br />
d’oro nella sabbia, e spesso trovarlo dove<br />
meno te l’aspetti. Ne ho colto il riflesso in<br />
un film austriaco, Der knochenmann<br />
(L’uomo delle ossa) del giovane regista Wolfang<br />
Murnberger, un ‘noir’ bizzarro, che<br />
gronda talento e sembra pensato da uno dei<br />
nostri scrittori del genere, come Ammaniti<br />
o Lucarelli. O in un documentario, come<br />
quelli che si facevano una volta, immagini<br />
splendide per ‘documentare’, appunto, realtà<br />
lontane o poco conosciute. Si chiama Il<br />
baule della sposa coreana, di una regista tedesca,<br />
Ulrike Ottinger, e ci racconta con humor<br />
e sottile ironia la sopravvivenza di antichissimi<br />
riti nuziali nella Corea del Sud di<br />
oggi, ipertecnologica e postmoderna. A un<br />
certo punto, curiosamente, compare anche<br />
l’Italia, quando il film ci mostra una bizzarra<br />
macchina con cui si fanno fotografare le<br />
giovani coppie di Seul, capace di trasformare<br />
la foto nel ritratto di un pittore. Si può<br />
scegliere la tecnica - a olio, a tempera, a carboncino<br />
- e anche lo stile dell’artista, e qui<br />
le scelte possibili sono tre: alla Raffaello<br />
Sanzio, alla Michelangelo Buonarroti, alla<br />
Leonardo Da Vinci. Almeno tra i coreani,<br />
insomma, andiamo<br />
fortissimo…
VIVAVERDI<br />
30<br />
teatro<br />
A destra, uno scatto d’autore di Paolo<br />
Poli, tratto dal libro “Siamo tutte delle<br />
gran bugiarde” edito nel gennaio di<br />
quest’anno dalla Giulio Perrone Edizioni.<br />
Una biografia sottoforma di intervista<br />
realizzata dallo scrittore<br />
Giovanni Pannacci.<br />
Per gentile concessione della Perrone<br />
Edizioni e di Guido Harari<br />
PAOLO POLI/1<br />
LE SUE OPERETTE MORALI<br />
CASTE E PERVERSE<br />
di Aldo Cazzullo<br />
“Sono come Eduardo. Dicono: ha un piede nella fossa, bisogna andarlo a vedere”.<br />
Avessero tutti gli uomini di spettacolo l’autoironia di Paolo Poli. Anzi, per lui la definizione di<br />
uomo di spettacolo è riduttiva. Uomo e donna insieme. Un grande del teatro e della cultura<br />
italiana, giunto a pochi mesi dagli ottant’anni, festeggiati portando in giro i Sillabari, tratti<br />
dall’opera di Goffredo Parise.<br />
L’ho intervistato una volta sola. Ero stato a<br />
teatro - due volte, a Milano e a Roma - a vederlo<br />
calarsi nei panni di sei donne giornaliste,<br />
da Irene Brin a Natalia Aspesi, in un<br />
vortice di travestimenti collaterali, ora cantante<br />
bionda - in una parodia della Rettore<br />
- ora cardinale. Erano i giorni in cui si<br />
discuteva del matrimonio gay introdotto in<br />
Spagna da Zapatero e in Gran Bretagna da<br />
Blair, e del tentativo più modesto dei Dico<br />
di italica invenzione. Una prospettiva che a<br />
Paolo Poli non garbava molto: “Il bello degli<br />
amori omosessuali” mi disse “è la loro<br />
libertà e la loro riprovazione. La storia non<br />
fa salti. Zapatero introduce in Spagna il matrimonio<br />
omosessuale? Ne sono felice. Ma<br />
qui in Italia l’unico sovrano è il Papa. E il Papa<br />
fa il suo mestiere. Non possiamo pretendere<br />
che ci benedica e ci inviti a inchiappettarci<br />
l’un l’altro. E poi il matrimonio tra gay<br />
non mi interessa, come non mi interessa<br />
quello tra uomo e donna. Io voglio seguire<br />
l’istinto e la perversione, non tornare a casa<br />
e trovare qualcuno che mi chiede cosa voglio<br />
per cena. ‘Caro, ti faccio la besciamella?’.<br />
Fuggirei subito, con un principe o con<br />
un marinaio. Chi vuole l’unione civile e<br />
l’iscrizione al registro comunale non se ne<br />
intende. Io sì”.<br />
Di politica Poli non ha mai parlato volentieri.<br />
“Non me ne frega molto. Intendiamoci:<br />
noi ragazze non capiamo nulla di politica”.<br />
Eppure nulla di umano gli è estraneo, conosce<br />
il pubblico e quindi gli italiani come nessuno,<br />
non gli sfuggono le tendenze della società.<br />
Ovviamente, preferisce quelle eterogenee,<br />
diverse, irregolari. “I Gay Pride mi<br />
mettono una tristezza infinita, come il Carnevale<br />
di Viareggio. Meglio affidarsi all’istinto,<br />
come mi hanno insegnato Balzac e<br />
Tolstoj e come mi ha ripetuto Freud: il sesso<br />
non è tra le gambe ma nel cervello, il giudizio<br />
morale non esiste, siamo tutti buoni e<br />
cattivi, casti e perversi. Questo bisogno di<br />
tenersi per mano come finocchie contente<br />
è roba da psicanalisti. Un marito non l’ho<br />
mai voluto. Al sesso sopravvive la stima, della<br />
passione resta l’amicizia. La quotidianità<br />
è noia; io volevo un vestito e una cravatta come<br />
non li aveva nessuno, il mio primo impermeabile<br />
era rosa, il primo cappello verde<br />
tirolese. C’è stato un uomo importante<br />
nella mia vita, che si è svenato per me. Ma<br />
ho sempre difeso la mia solitudine. A volte<br />
mi sveglio, avverto un richiamo antico, tasto<br />
il letto, sento che non c’è nessuno e penso:<br />
che sollievo. Avere al fianco uno che russa<br />
non significa non essere soli”.<br />
Della famiglia, Poli ha sempre trasmesso<br />
un’immagine disincantata. Ha messo in scena<br />
madri assassine e bambini spietati; al<br />
contrario della madre, convinta con Rousseau<br />
che la natura umana e infantile in particolare<br />
è buona e la società cattiva, Poli è<br />
consapevole delle note torbide che si nascondono<br />
o almeno possono nascondersi<br />
nel fondo del più innocente degli animi. E<br />
non esita a raccontarle, volgendole nel burlesco,<br />
nella satira, mai però nel volgare e nel<br />
pecoreccio. Ha saputo vellicare gli istinti degli<br />
italiani ma spingendoli verso l’alto, non<br />
trascinandoli verso il basso.<br />
La storia di Poli comincia negli Anni Trenta,<br />
quando l’educazione sessuale - racconta<br />
lui - avveniva in famiglia. “Noi eravamo<br />
sei bambini, poveri, figli di un carabiniere<br />
e di una maestra montessoriana. Io mettevo<br />
il ditino sotto la gonna delle mie sorelle<br />
e loro toccavano me; la domenica mattina<br />
mi infilavo nel letto di papà. Ho capito fin<br />
da piccolo di essere gay. Mi garbava il fornaio.<br />
Poi sono andato al cinema, a vedere<br />
King Kong, quello vero, e scoprii che mi garbava<br />
pure il gorilla. Invidiavo le mie sorelle<br />
che avevano le bambole, io con i fucili non
Foto Guido Harari
VIVAVERDI<br />
32<br />
teatro<br />
Sotto e a destra,<br />
Paolo Poli in I sillabari,<br />
di Goffredo Parise con<br />
scene di Emanuele Luzzati.<br />
Paolo Poli sarà all’Eliseo a Roma dal 14<br />
aprile al 17 maggio.<br />
Le foto sono di Fiorenzo Niccoli<br />
sapevo giocare: mi sparai in un occhio, per<br />
un anno portai una benda da pirata. Le istituzioni<br />
ecclesiastiche non riuscirono a recuperarmi,<br />
anzi. Sollevavo le gonne delle<br />
suore e quel che vedevo mi confortava nella<br />
mia omosessualità. Ammiravo i bambini<br />
ebrei che uscivano di classe durante le lezioni<br />
di religione, fin da allora sono un filosemita<br />
convinto. Da mia madre ho imparato<br />
che il legame matrimoniale non conta,<br />
che la vera moglie non è la donna che si è<br />
sposata ma quella che si ama, che ti accompagna,<br />
che si sacrifica per te. Mamma difendeva<br />
Anita Garibaldi, non tollerava sentirla<br />
definire ‘l’amica’ dell’eroe; era Anita<br />
la vera moglie, Menotti il vero figlio, non<br />
la contadina rimasta in Sardegna. Anni dopo,<br />
sarà la Petacci la vera moglie di Mussolini.<br />
E se questo vale per uomini e donne,<br />
a maggior ragione vale per noi”.<br />
Ammette Poli che però un figlio l’avrebbe<br />
voluto, con la seguente motivazione: “Nella<br />
specie umana, come tra i cavallucci marini,<br />
il maschio è più portato della femmina<br />
alla cura della prole”. Così<br />
si fece dare in affido due fratellini,<br />
figli di una prostituta.<br />
“Avevo un cane, il pallone,<br />
il giardino, ma loro<br />
non sapevano che<br />
farsene, volevano<br />
tornare dai<br />
preti per giocare<br />
a calciobalilla.<br />
Ho provato<br />
con l’adozione.<br />
Sono stato esaminato<br />
da una giudichessa<br />
che però mi<br />
individuò subito come<br />
pessimo soggetto”.<br />
Poi, verso la metà degli<br />
Anni Sessanta, a Roma<br />
sciolsero l’opera maternità e<br />
infanzia. “Ci sono andato, insieme<br />
con una dama benefica che aveva<br />
portato le caramelle. C’erano stanze<br />
piene di bambini che a quattro anni<br />
camminavano a stento e dicevano<br />
solo ‘cacca’ e ‘cioccolato’. Una suora di<br />
quelle pietose mi disse: ‘Ne prenda due<br />
e scappi’. Io sognavo una bambina<br />
bionda e buona e una bruna e cattiva, come<br />
nelle fiabe, ma non feci in tempo a scegliere,<br />
in due mi saltarono al collo e mi chiamarono<br />
‘mamma’. ‘Ottimo inizio’ pensai, e feci<br />
per guadagnare l’uscita. Mi fermò un infermiere,<br />
un sindacalista, che me le fece posare:<br />
meglio figlie dello Stato che di una ragazza<br />
irrecuperabile come me”.<br />
Ha scritto Anna Bandettini, la collega di Repubblica<br />
cui si deve l’intervista più recente<br />
a Poli, che il ridicolo, il patetico, il meschino,<br />
perfino il nero di questi sordidi anni diventano<br />
in lui leggerezza, grazia,<br />
ironia. Nessun artista come<br />
Paolo Poli conserva il talento<br />
di rendere tutto<br />
chic, nobile, spensierato.<br />
La sua ultima riscoperta<br />
è Goffredo Parise,<br />
il più coraggioso - anche<br />
fisicamente: si pensi ai<br />
suoi reportage con le<br />
truppe americane<br />
in Vietnam -<br />
della sua<br />
generazione di giornalisti-scrittori. A Poli<br />
interessano in particolare i Sillabari, la raccolta<br />
di storie minime in cui si racconta dell’Italia<br />
minuta, della gente comune. Lui<br />
l’aveva incontrato insieme con Pasolini, a<br />
casa della sua grande amica Laura Betti:<br />
“Erano questi professori veneti che negli<br />
anni del boom a Roma scoprirono un nuovo<br />
linguaggio. Pasolini quello dei Ragazzi di<br />
vita, Parise la semplicità dello scrivere”. Una<br />
semplicità profonda, “come è più profondo<br />
il Leopardi dell´Infinito che quello della Canzone<br />
all´Italia”. A Poli uno come Parise garba<br />
anche perché “non divideva il mondo in<br />
buoni e cattivi. Io stesso quando vedo un ennesimo<br />
film coi cattivi tedeschi mi annoio,<br />
perché mi ricordo del tedeschino buono che<br />
mi dava le fette di pane, o il capitano tedesco<br />
con cui ballavo il valzer”.<br />
Alla Bandettini, Poli ha raccontato di essere<br />
diventato omosessuale per troppo amore<br />
del padre, e di come la madre tutto sommato<br />
non l’abbia dissuaso. Ricordo di avergli<br />
chiesto se aveva provato attrazione anche<br />
per le donne. Fu come spalancare una diga:<br />
“Certo che qualche donna l’ho amata anch’io.<br />
Da ragazzo, al tempo in cui vien duro<br />
facilmente. A sette anni vidi Clara Calamai<br />
e ne rimasi incantato. Ricordo Anna Magnani<br />
dietro le quinte di Bellissima farsi<br />
mettere le lacrime finte dai truccatori:<br />
‘Non devo piagne’ io, devo<br />
fa’ piagnere gli altri’. Aveva<br />
ragione, così come aveva<br />
ragione Diderot e torto<br />
Rousseau: la finzione conta<br />
più della sincerità. Sono stato<br />
amico di Laura Betti, ai tempi<br />
della Dolce vita, campammo<br />
una settimana a whisky e noccioline.<br />
Con la Mondaini ho fatto una Canzonissima<br />
nel 1961, travestiti da bambini.<br />
Adoravo Greta Garbo. Non ho amato la<br />
Callas: temeva il pubblico al punto che al bagno<br />
evitava il vaso dei comuni mortali e faceva<br />
pipì nei lavandini, all’amazzone. Amo<br />
mia sorella Lucia: il suo uomo sta al pianterreno,<br />
lei al primo, il figlio al quarto.<br />
L’unica famiglia felice è quella ben distanziata”.<br />
Come fai a non portare i figli a vedere<br />
- almeno per una volta - un personaggio<br />
così? ■
PAOLO POLI/2<br />
UNO SBERLEFFO<br />
AL PERBENISMO<br />
di Paolo Petroni<br />
Paolo Poli a ottanta anni, (li festeggerà il 23<br />
maggio), resta sempre un bambino, e non<br />
si può disgiungerlo da quella vocina impertinente<br />
della sua celebre lettura e interpretazione<br />
di Pinocchio, figlio di Collodi e buffo<br />
palazzeschiano sin nell’impronta toscana<br />
del suo eloquio. Così come non si può separarlo<br />
dalla malizia con cui raccontava favole<br />
per i più piccoli o novelle famose alla Radio<br />
negli anni Settanta, che è poi la cifra di tutti i<br />
suoi spettacoli futuri, legati a testi classici come<br />
alla letteratura rosa, ma sempre con la capacità<br />
di sfruttarne i pregi per tirarne fuori i<br />
difetti, quel lato paradossale che è proprio della<br />
vita, sopra e fuori di un palcoscenico.<br />
Attore brillante per vocazione, dalla comicità<br />
intelligente e provocatoria, ma sempre<br />
con un sottofondo giocoso, come nei suoi<br />
famosi en travesti, ama i testi surreali, i lati<br />
onirici, il ridicolo del sentimentalismo, il<br />
rapido sberleffo, l’ironia che smonta e rivela<br />
anche quella sotterranea nota malinconica<br />
e esistenziale propria di ogni vero artista.<br />
Pare prendersi gioco di tutto, e così è, ma<br />
per poterlo fare con tanta sicurezza e per un<br />
così lungo arco di tempo, bisogna saper<br />
prendere prima tutto sul serio, avere un criterio<br />
critico certo, una sensibilità vera, se si<br />
vuole passare con lo stesso atteggiamento<br />
dalla letteratura alla vita; per esempio non<br />
nascondendo la propria natura omosessuale,<br />
cosa seria, ovviamente, ma su cui scherza<br />
con la stessa impertinenza di tutto il resto.<br />
A questo modo, riesce analogamente a<br />
mettere sullo stesso piano letteratura alta e<br />
bassa, procedendo un po’ come un istintivo<br />
Umberto Eco, con naturalezza e in compagnia<br />
di Ida Omboni, che ha firmato con lui<br />
i testi di tanti celebri spettacoli, da Liala, Carolina<br />
Invernizio o le storie popolari di santi<br />
e mistici, a Savinio, Queneau o Flaiano.<br />
Senza dimenticare alcuni eroi romantici e<br />
icone scolastiche come l’Alfieri, del resto<br />
già strapazzato sarcasticamente da Gadda.<br />
Paolo Poli è nato nel 1928 a Firenze ed è laureato<br />
in letteratura francese con una tesi su<br />
Henry Beque. Ha cominciato lavorando in<br />
radio e nel teatro vernacolare, sino a quando<br />
entra a far parte, a Genova, della Borsa di<br />
Arlecchino fondata da Aldo Trionfo e poi approda<br />
Roma, alla Cometa con uno spettacolo<br />
sul Novellino nel 1961, cominciando il suo<br />
viaggio attraverso testi letterari di ogni genere.<br />
Particolarissimo e spettacolare affabulatore<br />
sarcastico, ha il suo primo momento<br />
di vera gloria con Santa Rita da Cascia nel<br />
1967, che scandalizza e viene accusata di vilipendio<br />
alla religione. Da allora la sua carriera<br />
e il suo successo non conoscono soste,<br />
passando dalla Invernizio e la Vispa Teresa<br />
a Marinetti o Aldo Nicolaj e, nel fatidico<br />
1969, proponendo La nemica di Niccodemi<br />
con una compagnia di soli uomini e dando<br />
vita a una scatenata, italica mamma duchessa<br />
tutta vezzi, gesti ad effetto, che si sventola<br />
le ascelle con un ventaglio o si mordicchia<br />
provocatoria il povero boa di struzzo, gorgheggiando,<br />
intonando vocine di ogni tipo e isteriche<br />
urla. Recita come sempre beato, pronto<br />
a improvvisare col pubblico battute salaci e<br />
ammiccamenti, nella creazione sempre diversa<br />
di un suo personale varietà tra lustrini e<br />
esibizione di bandiere, a smontare tutto un<br />
mondo, quello borghese a cavallo tra Otto e<br />
Novecento, che ha portato senza alcuna coscienza<br />
il paese alla guerra e al fascismo. E così<br />
è tutto il suo teatro immoralista dell’ambiguità<br />
e della crisi dei valori, vissuto e esibito<br />
anche nella vita, sulla propria pelle con<br />
spavalda provocazione per rompere gli ipocriti<br />
confini del perbenismo.
VIVAanteprime<br />
a cura di Letizia Pozzo<br />
OMAGGIO A NINO MANFREDI AL TAORMINA FILM FEST<br />
La 55° edizione del Taormina Film Fest si svolgerà dal<br />
13 al 20 giugno 2009. I direttori artistici sono Deborah<br />
Young (cinema) ed Enrico Castiglione (Musica e Danza).<br />
I Nastri d’Argento saranno consegnati il 27 giugno a<br />
Taormina. E’ stato anche istituito il Premio Nino Manfredi<br />
e, dal 24 al 26 giugno, il Palazzo dei Congressi ospiterà<br />
una retrospettiva dedicata all’attore che fece la sua<br />
ultima apparizione in pubblico proprio sul palcoscenico<br />
del Teatro Antico di Taormina. Dopo l’Egitto e la Turchia,<br />
il Festival cinematografico festeggerà come Ospite<br />
d’Onore la Francia. Il Festival Campus Taormina diventerà<br />
un appuntamento ancora più interattivo per i 400<br />
studenti universitari che lo frequentano. Spazio Taormina<br />
sarà dedicato a produttori, distributori e buyers del<br />
settore Industry. Tre le sezioni in concorso: Mediterranea,<br />
Oltre il Mediterraneo e Cortometraggi Siciliani. Nutrito<br />
anche il cartellone del programma di musica e danza<br />
con l’Aida, Cavalleria rusticana, il Russian Ballet Gala<br />
e altri appuntamenti per tutto agosto.<br />
CONCERTI GRATUITI A BOLOGNA<br />
Per il ventunesimo anno, il Centro La Soffitta del Dipartimento<br />
di Musica e Spettacolo - Università di Bologna<br />
presenta, nell’ambito dei progetti di teatro, danza, musica<br />
e cinema una ricca stagione musicale fino al 12<br />
maggio con artisti di fama internazionale e giovani laureati<br />
Dams. Al grande repertorio cameristico classico<br />
e romantico si affiancano i capolavori del Novecento,<br />
insieme a prime esecuzioni assolute di giovani compositori<br />
contemporanei. I concerti si svolgono ad ingresso<br />
libero e gratuito, alle ore 21 in Aula absidale (via de’<br />
Chiari 25/a, Bologna) e all’ Aula Magna di Santa Lucia<br />
(via Castiglione 26, Bologna). Per informazioni: Dipartimento<br />
di Musica e Spettacolo – Centro La Soffitta.<br />
www.muspe.unibo.it.<br />
REGGIO EMILIA, LA CITTA’ DELLE STORIE<br />
E’ in programma per l’8 e il 9 maggio la quarta edizione<br />
di Regionarra, il grande festival dedicato all’arte della<br />
narrazione che trasforma ogni anno Reggio Emilia in<br />
una vera e propria “città delle storie” coinvolgendo adulti<br />
e bambini. Numerose le tappe di avvicinamento all’appuntamento<br />
di maggio che sarà in particolare dedicato,<br />
in conformità con l’invito dell’Unione Europea che ha indetto<br />
per il 2009 l’anno della creatività, al tema Raccontare<br />
storie. La manifestazione promuove un percorso<br />
che vuole valorizzare il talento creativo del narratore<br />
rielaborando la tradizione della letteratura infantile.<br />
LA MUSICA DI ADA GENTILE A LINZ<br />
Successi hanno riscosso le esecuzioni di brani musicati<br />
da Ada Gentile non solo in Italia (a Foligno, Milano,<br />
Recanati e Roma), ma anche a Copenaghen, Budapest<br />
e molte altre città europee. L’8 maggio al “Festival 4020”<br />
di Linz, verrà eseguita in prima assoluta, la composizione<br />
dal titolo Notti di gatto (su testo di Franzina Ancona)<br />
commissionata dalla città di Linz che sarà, nel 2009, insieme<br />
a Vilnius, capitale europea della cultura.<br />
VENT’ANNI DI MUSICA D’AUTORE A MACERATA<br />
Musicultura aprirà la 20° edizione con 8 vincitori, scelti<br />
tra duecento, che si esibiranno sul palco dello Sferisterio<br />
durante le serate finali del festival - il 26, 27, 28<br />
giugno. La <strong>Siae</strong> assegnerà un premio per la migliore<br />
musica. Saranno inoltre assegnati, oltre a quello del vincitore<br />
assoluto, la Targa della Critica e i premi Imaie e<br />
Unimarche rispettivamente per la migliore interpretazione<br />
e il miglior testo. “Vent’anni di nuove canzoni mi portano<br />
a dire che la tipografia della canzone popolare<br />
d’autore è attivissima”– commenta il Direttore Artistico<br />
Piero Cesanelli nel ruolo di presidente della giuria di<br />
ascolto. “Ogni anno da quando a Musicultura sono state<br />
di nuovo introdotte le audizioni live – commenta Cesanelli<br />
– tutti abbiamo potuto constatare che esiste ancora<br />
un’Italia che scrive e canta per sottolineare i momenti<br />
più emozionanti della vita con una canzone”. La<br />
selezione è compiuta dal Comitato Artistico di Garanzia<br />
composto dai più noti autori.<br />
TRA LA TERRA E IL CIELO DI MILANO<br />
Dal 14 al 26 aprile a Milano il teatro dell’Elfo ospiterà<br />
Tra la Terra e il cielo, il nuovo spettacolo di Giorgio Barberio<br />
Corsetti presentato a Benevento nel settembre<br />
’08. Un “mistero” laico tra il moderno e profano che<br />
racconta la giornata di quattro personaggi che incontrano<br />
angeli e diavoli. L’impronta più originale del nuovo<br />
spettacolo di Giorgio Barberio Corsetti è l’uso del video,<br />
utilizzato non solo in senso scenografico, ma come elemento<br />
costitutivo della stessa drammaturgia. In teatro<br />
la tecnica cinematografica del chroma-key crea un corto<br />
circuito tra presenza e immagini, realtà e immaginazione<br />
che ben si presta al tema metafisico della pièce.<br />
Nello stesso tempo lo spettatore può vedere gli attori<br />
in azione, l’elaborazione del modellino e la sovrapposizione<br />
delle immagini sullo schermo.
VIVAVERDI<br />
35<br />
BRUXELLES, GIORNATE PROFESSIONALI DEL CINEMA<br />
Si svolgeranno a Bruxelles, dal 15 al 18 giugno 2009, le<br />
prime Giornate professionali del cinema a livello europeo.<br />
L‘evento si chiamerà European Cinema Summit e interesserà<br />
gli operatori di diciotto paesi. Saranno attivi circa 28<br />
mila schermi. Il paese dove si svolgerà l’European Cinema<br />
Summit cambierà ogni anno. Sede della manifestazione<br />
nella capitale belga sarà il Kinepolis Theater.<br />
IL SOLE DENTRO DI ME DI PINO DANIELE<br />
E’ il Blue Note di Milano ad ospitare, il 29 marzo, la prima<br />
tappa del tour di Pino Daniele, che proseguirà ad<br />
aprile, organizzato e prodotto da F&P Group e Blue Drag.<br />
Anticipato dal singolo Il sole dentro di me, il suo nuovo<br />
album di inediti Electric Jam sarà presentato nella tournée.<br />
Dal titolo si percepisce la volontà del cantautore<br />
napoletano a voler tornare al passato, alle sonorità da<br />
jam session suonando di nuovo con i compagni degli<br />
esordi per condividere con loro i blues che lo hanno reso<br />
famoso. Pino Daniele duetta anche con il rapper J<br />
Ax, nel singolo Il sole dentro di me.<br />
MOGOL PER IL TOUR MUSIC FEST DA ROMA<br />
La terza edizione del Tour Music Fest – Festival Nazionale<br />
della Musica emergente – parte da Roma il 5 maggio.<br />
Il successo riscosso nelle edizioni precedenti ha reso<br />
il primo festival italiano itinerante dedicato alla musica<br />
emergente un momento di incontro per appassionati,<br />
cantanti, musicisti, band, giornalisti, addetti ai lavori<br />
e soprattutto, discografici. Il Tour Music Fest torna<br />
con la novità di un premio discografia. Il Tour Internazionale<br />
arriverà anche in Francia, Spagna e Inghilterra.<br />
La finale sarà nello storico Piper Club di Roma con una<br />
giuria presieduta da Mogol, Luca Pitteri, Franco Fasano,<br />
Robert Steiner, Giampaolo Rosselli (Sony Bmg), Massimo<br />
Bonelli (Cni Music), Sandro Comini. Per partecipare<br />
al Tour Music Fest 2009, consultare il sito:<br />
www.tourmusicfest.it.<br />
ANTEPRIMA NAZIONALE DI HIJAB O DEL CONFINE<br />
La Fondazione Aida Teatro Stabile di Verona presenta, in<br />
anteprima nazionale, l’ 8 e 9 maggio a Verona (ore 21.00<br />
Teatro Filippini), Hijab o del confine, per la regia di Letizia<br />
Quintavalla. Lo spettacolo nasce dal progetto biennale ReconcArt<br />
acronimo di Reconciliation through Art: perceptions<br />
of Hijab finanziato dalla Commissione Europea per Crossing<br />
Borders-Connecting Cultures, Cultura 2007-2013,con<br />
l’obbiettivo di esplorare, attraverso il linguaggio teatrale, le<br />
questioni fondamentali legate all’uso del velo islamico. E’<br />
un modo di unire donne musulmane e italiane attraverso<br />
l’arte. Il progetto nacque nel 2007 quando, a Verona, si è<br />
formato un gruppo di donne residenti nella città scaligera<br />
provenienti da Algeria, Marocco, Palestina, Brasile e Italia<br />
coordinate da Gabriel Maria Sala (direttore Master in Mediazione<br />
culturale-Università di Verona).<br />
Lunezia 2009<br />
ANTEPRIMA DEL DOCUMENTARIO SU RINO GAETANO<br />
AL CAPRI FILM FESTIVAL<br />
Nel corso della terza edizione di Capri Film Festival, in<br />
programma dal 16 al 19 aprile nell’isola, sarà presentato<br />
in anteprima un documentario sulla vita del cantautore<br />
Rino Gaetano. Nel docufilm intitolato E cantava le<br />
canzoni, il regista Luca Federico ha ricostruito la vita<br />
del cantautore attraverso una serie di interviste di Giampiero<br />
Marrazzo alla sorella e agli amici.<br />
I QUINTORIGO OLTRE I CONFINI MUSICALI<br />
I Quintorigo tornano in concerto con due spettacoli distinti<br />
e paralleli e ripercorrono le tappe di una carriera<br />
iniziata nel 1996. Un repertorio che ha evidenziato la loro<br />
naturale propensione ad abbattere i confini tra generi<br />
musicali. A 30 anni esatti dalla scomparsa di Charles<br />
Mingus (1922-1979), i Quintorigo riportano sul palco il<br />
grande tributo al genio del compositore statunitense<br />
con cui si sono aggiudicati il prestigioso titolo di “Miglior<br />
formazione del 2008” secondo il referendum annuale<br />
indetto dalla rivista Musica jazz. Dopo Roma, San Ginesio,<br />
Padova e Napoli, Cervia, Genova il tour si conclude<br />
a Reggio Calabria il 25 aprile.<br />
PREMIO LUNEZIA, PARTNER-SHIP CON<br />
WARNER MUSIC ITALIA<br />
Dopo la scoperta di Giua, di Domenico Protino (vincitore<br />
del Festival di Vina del Mar 2008) il Premio Lunezia<br />
ripone aspettative anche per l’ultima vincitrice della sezione<br />
nuove proposte: la cantautrice romana Pilar.<br />
L’edizione 2009 presenta la novità della partner-ship con<br />
Warner Music Italia, grazie alla quale si procederà ad un<br />
preascolto live di tutti i finalisti fra il 23 e il 25 Giugno<br />
presso il “Massive Arts Studios” di Milano. Le iscrizioni<br />
si chiuderanno il 31 Maggio. Le serate del Lunezia Nuove<br />
Proposte si svolgeranno a Marina di Carrara il 23<br />
Luglio e in Aulla il 25/26 Luglio.
A destra l’ultimo libro con cd di<br />
Branduardi “La pulce d’acqua”<br />
del 2007, Gallucci editore<br />
VIVAVERDI<br />
36<br />
musica<br />
ANGELO BRANDUARDI<br />
IL MIO VIAGGIO<br />
NEL FUTURO ANTICO<br />
di Flaviano De Luca<br />
Foto di Emanuele Merlo<br />
Tre attori, dodici ballerini e diversi musicisti<br />
sul palcoscenico per la Lauda di San<br />
Francesco, in scena al teatro Sistina di Roma<br />
dal 10 al 12 aprile, un progetto che si lega<br />
direttamente a L’infinitamente piccolo,<br />
il disco uscito nel 2000 con undici canzoni<br />
tratti dalle fonti francescane. “Mi avevano<br />
proposto di farne un musical ma è un’operazione<br />
troppo inflazionata e non m’interessa<br />
affatto - racconta Branduardi - così ho deciso<br />
di ripercorrere i modi della lauda, lavorando<br />
sulle fonti. Salgo sul palcoscenico<br />
col mio violino, per cantare e recitare, suonare<br />
e parlare col pubblico, come i menestrelli-narratori<br />
che ereditarono i modi della<br />
lauda, una forma poetica che risale al tredicesimo<br />
secolo. La storia è quella di Francesco<br />
e del suo amore per la vita, la forte comunione<br />
di fede con Chiara, il percorso comune<br />
con frate Bernardo, insomma i tratti<br />
salienti della vita del santo, sullo sfondo di<br />
una dimensione coreografico-mimica mentre<br />
io da narratore offro il raccordo in un intreccio<br />
di dialogo e momenti musicali”.<br />
Nella sua lunga carriera, è stato più volte definito<br />
“menestrello della musica italiana”<br />
per la sua produzione fortemente influenzata<br />
dal madrigale, dalla musica rinascimentale,<br />
da una certa tradizione italiana. Lei ha<br />
studiato a lungo spartiti (e tecniche) medievali<br />
ma quando è scattata la necessità e la forma<br />
dell’approfondimento? O c’è una maniera<br />
di adattare e inglobare strutture sonore<br />
Autore di fama internazionale, cantante e polistrumentista, Angelo Branduardi è da anni<br />
impegnato nella ricostruzione filologica della musica medievale. Il suo ultimo spettacolo, La<br />
Lauda di Francesco, sulla base delle parole del santo di Assisi, sarà di nuovo in scena nelle<br />
città italiane in primavera prima di un lungo tour all’estero che partirà da Dusseldorf, in<br />
Germania, il 18 aprile e poi toccherà anche Lussemburgo, Belgio, Austria e Svizzera. L’abbiamo<br />
intervistato per capire meglio il senso di questa complessa operazione sonora e visuale.<br />
d’epoca?<br />
Zappa che ha scritto più volte i testi dei suoi<br />
“Io sono il trovatore e sempre vado per molti<br />
paesi e città. Ora che sono arrivato fin qui, in particolare?<br />
brani. Può raccontare la genesi di qualcuno<br />
lasciate che prima di partirne io canti.” Questa<br />
anonima citazione di un antico mene-<br />
miei brani a quattro mani, ma lei ne ha tre.<br />
Io e mia moglie Luisa scriviamo i testi dei<br />
strello tedesco è perfettamente adeguata a Posso ricordare la genesi della Pulce d’Acqua,<br />
descrivere il mio ruolo. Io ho sì studiato ispirata ad un racconto dei nativi d’America.<br />
spartiti e tecniche medioevali, ma le ho Il suo significato nascosto è che la musica<br />
adattate ed inglobate in strutture sonore esorcizza le ombre, e la peggiore delle ombre,<br />
cioè la morte.<br />
odierne. Il tentativo è quello di fare un<br />
passo indietro per farne in realtà due avanti.<br />
E’ il significato di quello che io chiamo to spesso lo scozzese Donovan e ha avuto lun-<br />
Tra i suoi modelli ispiratori lei ha cita-<br />
Futuro Antico.<br />
ghe frequentazioni con Paul Buckmaster e<br />
Come spiegherebbe il mistero della composizione<br />
musicale per lei, cantautore e policuni<br />
momenti precisi del suo itinerario mu-<br />
Maurizio Fabrizio, che hanno scandito alstrumentista.<br />
Si sente più metodico o intuitivo?<br />
Si mette alcune ore al giorno alla chimento,<br />
delle trasformazioni progressive nel<br />
sicale. Ci sono state delle tappe di avvicinatarra<br />
e così le vengono idee nuove o le arrivano<br />
in momenti diversi della giornata? rio genere, dall’adattamento delle poesie di<br />
suo repertorio che ha toccato estremi di va-<br />
Il mistero della composizione musicale è autori latini alle composizioni dei nativi<br />
l’intuizione pura. Ciò non toglie che al 10% d’America?<br />
all’ispirazione si debba affiancare il 90% di Qualcuno ha detto che la mia musica è come<br />
l’aglio, cioè un gusto preciso che piace<br />
traspirazione. Per dirla in maniera poetica,<br />
il tormento e l’estasi.<br />
molto o fa schifo. In questo senso mi auguro<br />
ci sia stata evoluzione nel mio Una persona importante è sua moglie Luisa<br />
repertorio,
Foto di Elise Valere<br />
VIVAVERDI<br />
37<br />
l’avvento della cultura digitale restituisce<br />
importanza alla forma “concerto”, che torna<br />
ad essere il centro ed il motore dell’espressione<br />
musicale. Non ho particolari suggerimenti<br />
o critiche da muovere alla <strong>Siae</strong> se<br />
non il compito di tutelare la creatività, che<br />
non può morire a causa dei download più o<br />
meno legali.<br />
L’avvento della cultura digitale dovrebbe<br />
portare ad un incremento di creatività e genialità,<br />
che invece non si notano, la finta democrazia<br />
che dovrebbe consentire ad ognuno<br />
di esprimersi al meglio, si risolve in realtà<br />
nel rumore del traffico, cioè quella cosa<br />
di cui ti accorgi solo quando smette.<br />
certo non rivoluzione e spero neppure involuzione.<br />
Lei è un autore molto amato dalle giovani<br />
generazioni cattoliche probabilmente per la<br />
forte carica spirituale del suo repertorio ma<br />
anche per l’attenzione sempre avuta verso<br />
certo tematiche sociali e solidaristiche, dimostrate<br />
anche col grande concerto, davanti<br />
a Papa Giovanni Paolo II, nel 2000 a Roma.<br />
Una straordinaria sensibilità che lei ha<br />
analizzato e mostrato nella sua serie di album<br />
accomunati dall’idea di Futuro Antico.<br />
Può spiegare il suo atteggiamento? Non<br />
a caso il suo lavoro recente, La Lauda di Francesco,<br />
uno spettacolo di canti, balli e suoni,<br />
ispirato al “poverello di Assisi”, che porta<br />
in giro da qualche anno, richiama un pubblico<br />
di appassionati e di giovanissimi...<br />
Io sono un autore amato dalle giovani generazioni<br />
cattoliche per la forte carica spirituale<br />
che, a mio giudizio, è alla base di qualsiasi<br />
forma di espressione musicale.<br />
La musica infatti è estranea al luogo ed al<br />
momento, cioè non è qui ed ora, ma è uno<br />
sguardo gettato al di là della porta chiusa.<br />
In questo senso “oltre” è parte fondamentale<br />
della musica, e andare oltre significa<br />
trascendere. Nella Lauda di Francesco, che<br />
richiama un pubblico di appassionati e giovanissimi,<br />
questo concetto è basilare.<br />
Da Alla fiera dell’est del 1976 a La pulce<br />
d’acqua, da Cogli la prima mela a Si può fare,<br />
i suoi grandi successi hanno avuto una<br />
buona accoglienza anche in altri paesi europei,<br />
come la Germania, la Svizzera, la Francia.<br />
C’è un sottofondo comune che li rende<br />
familiari e popolari anche per pubblici differenti<br />
come possono essere le platee tedesche,<br />
francesi o inglesi?<br />
La mia musica, oramai da trenta anni, è popolare<br />
un po’ in tutta Europa. Credo che il<br />
motivo vada ricercato nell’italianità che<br />
esprime e nel mio personaggio che i giornalisti<br />
definiscono molto “italiano”. Non un<br />
rappresentante del bel canto come ad esempio<br />
Ramazzotti, ma una sorta di reincarnazione<br />
di un signore rinascimentale.<br />
Il mondo della musica vive una trasformazione<br />
epocale con l’avvento della cultura digitale<br />
e il calo del supporto fisico. Quale deve<br />
essere il ruolo della <strong>Siae</strong> in questo periodo?<br />
E quali sono gli eventuali suggerimenti<br />
o critiche da muovere alla Società degli<br />
Autori ed Editori? In particolare come dovrebbe<br />
comportarsi per proteggere e far crescere<br />
le nuove leve di strumentisti e compositori?<br />
Il mondo della musica sta vivendo una trasformazione<br />
epocale che ne farà un’altra cosa.<br />
Cosa, con esattezza, non mi è dato di sapere.<br />
E’ d’altronde inutile lottare contro i<br />
mulini a vento. La trasformazione sarà gestita,<br />
spero, dalla <strong>Siae</strong> e dagli altri operatori,<br />
in modo che sia possibile ancora vivere<br />
di musica.<br />
Tendo a far notare che paradossalmente<br />
In poche righe...<br />
Angelo Branduardi è nato nel 1950 a Cuggiono,<br />
nella verde campagna milanese.<br />
Diplomato in violino al conservatorio, iscritto alla<br />
<strong>Siae</strong> dal 1973, qualche anno dopo arriva al grande<br />
successo con Alla fiera dell’est, una canzone e<br />
un album vendutissimi in tutta Europa. Nel 1978<br />
viene pubblicato La pulce d’acqua che sarà portato<br />
in giro dalla Francia alla Germania insieme con<br />
la Carovana del Mediterraneo (composta da altri<br />
grandi artisti come Banco del Mutuo Soccorso, il<br />
suonatore di launeddas Luigi Lai, Maurizio Fabrizio,<br />
Mizrahi). Nel 1979 presenta i brani del nuovo<br />
album, Cogli la prima mela, e si esibisce alla Fête<br />
de l’Humanité, a Parigi, davanti a 200mila persone.<br />
Nel 1983 esce l’album Cercando l’oro, con la<br />
presenza dell’ospite Alan Stivell all’arpa celtica e<br />
alle cornamuse, l’anno successivo cura la colonna<br />
sonora di State buoni se potete, il film di Luigi Magni<br />
(seguiranno poi quelle per Momo, 1986, di Johannes<br />
Schaaf, Luci lontane, 1987, di Aurelio Chiesa,<br />
Secondo Ponzio Pilato, 1989, di Luigi Magni).<br />
Nel 1992 nuova casa discografica, l’Emi, e nuovo<br />
disco, Si può fare, con la collaborazione del canadese<br />
Zachary Richard poi un disco dal vivo, Camminando<br />
camminando (1996) e quello coi testi di<br />
Giorgio Faletti, Il dito e la luna (1998). In quel periodo<br />
comincia la serie di Futuro Antico, con adattamenti<br />
di musiche e canzoni medievali, e collaborazioni<br />
con un ensemble classico Cominciamento<br />
di Gioia diretto dal maestro Renato Serio. Nel 2000<br />
è l’ora di L’infinitamente piccolo, ispirato alla lauda e<br />
tratto dalle scritture di san Francesco d’Assisi. Nel<br />
2003 viene pubblicato Altro ed altrove, parole d’amore<br />
di popoli lontani.
VIVAVERDI<br />
38<br />
letteratura<br />
MARIO DESIATI<br />
“SONO STATO UN DIVORATORE DI LIBRI<br />
E OGGI LI VOGLIO FAR CRESCERE BENE”<br />
di Alessandro Trigona Occhipinti<br />
“Sono nato nel ’77, a Locorotondo, Bari” racconta<br />
“ma sono di Martina Franca. E lì ho<br />
vissuto fino a quando non mi sono trasferito<br />
a Bari per studiare giurisprudenza all’Università.<br />
Dopo ho vissuto per qualche tempo<br />
a Milano e poi a Roma, dove oggi vivo e<br />
lavoro”. Mario Desiati è uno scrittore di appena<br />
trentuno anni. Tre i romanzi da lui pubblicati:<br />
Neppure quando è notte (PeQuod,<br />
2003), Vita precaria e amore eterno (Mondadori,<br />
2006), Il paese delle spose infelici<br />
(Mondadori 2008).<br />
Mario Desiati è di buona famiglia di estrazione<br />
cattolica. Il padre è avvocato, la madre<br />
insegnante. Cresce, quindi, in un ambiente<br />
in cui la cultura è di casa e i libri sono presenti<br />
non tanto per riempire uno scaffale,<br />
ma per essere aperti e letti. “Ho iniziato leggendo<br />
poesie. Sono state il mio primo amore<br />
letterario. Leggevo e scrivevo poesie. Da<br />
lì, il passaggio alla letteratura è stato automatico”.<br />
Grazie ad una nutrita biblioteca di<br />
famiglia, il giovane Desiati trascorre le sue<br />
giornate a sfogliare i libri di poesia e narrativa<br />
per ragazzi. Lo si può immaginare sdraiato,<br />
a pancia in giù, su di un tappeto intento<br />
a sfogliare libri. E a sognare. “Le mie prime<br />
letture sono state: Cuore, Marcovaldo di Calvino,<br />
Pinocchio del quale avevo un’edizione<br />
speciale del tutto particolare. Era un grande<br />
libro con tante immagini nelle quali mi<br />
perdevo. Un altro libro importante per me<br />
fu l’Odissea che mi introdusse nel mondo<br />
Ha pubblicato il suo primo romanzo, Neppure quando è notte, poco più di cinque anni fa. Da<br />
allora Mario Desiati ha cominciato il suo apprendistato alla rivista Nuovi Argomenti di cui è<br />
stato capo redattore. Ma si è confermato come uno dei brillanti giovani talenti della scrittura,<br />
transitando dalla Roma del Giubileo a quella del precariato e dei lavori atipici, fino a tornare al<br />
sud natìo con Il paese delle spose infelici passando per la raccolta di Italville, gli scrittori che<br />
avevano voglia di raccontare le diverse Italie.<br />
magico dei classici greci. Una grande scoperta,<br />
per tanti versi illuminante”.<br />
Avrebbe mai pensato di fare lo scrittore?<br />
La scrittura mi appartiene. Guardavo quei<br />
libri, li leggevo, recitavo le poesie e provavo<br />
grande ammirazione per i loro autori. Ma<br />
forse la mia non era solo ammirazione.<br />
Il richiamo della natura? Lui sorride all’idea.<br />
E lo fa con gli occhi e con tutta la sua<br />
espressività ancora giovanile.<br />
Possiamo anche dire così: il sangue non è<br />
acqua e allora inutile resistervi. Bisogna solo<br />
capire l’intensità di quel richiamo e la reale<br />
capacità di concretizzare una siffatta aspirazione.<br />
Ma la scrittura è anche inganno. Desiati appare<br />
imbarazzarsi e, ridacchiando, si confessa.<br />
Un giorno, a scuola, non avendo fatto i compiti,<br />
scrissi una poesia spacciandola per un<br />
testo poetico di un anonimo del medioevo.<br />
Ovviamente la professoressa comprese<br />
l’imbroglio e, pur divertita, mi redarguì con<br />
severità.<br />
Quella fu la sua “iniziazione” alla scrittura?<br />
Fu solo un modo per cercare di evitare una<br />
nota di demerito. Cominciai a scrivere, invece,<br />
in modo sistematico intorno ai quindici,<br />
sedici anni. Tutti scritti che, poi, mi sono<br />
premurato di distruggere. Nella biblioteca<br />
dei miei genitori c’erano anche libri<br />
proibiti: Henry Miller, per esempio. Ma anche<br />
Moravia, tutto Moravia, ed io, naturalmente,<br />
leggendoli, ne rimanevo colpito. Cominciai<br />
così a leggere con sempre maggiore<br />
avidità. In modo quasi ossessivo. Leggevo<br />
di tutto: Pasolini, Tondelli, Kafka, che ho<br />
molto amato. Le poesie di Montale, le opere<br />
di Goffredo Parise, che ritengo essere uno<br />
scrittore importantissimo, direi fondamentale<br />
per poter scrivere oggi. Inoltre, già da<br />
allora, ero un gran cultore di riviste letterarie,<br />
di poesia: Nuovi argomenti, Linea<br />
d’ombra. Di tutto insomma.<br />
Com’era il rapporto con i suoi genitori?<br />
Ottimo, anche se, tenuto conto della differenza<br />
di età, soffrivo un po’ vedendo i miei<br />
compagni avere genitori più giovani. Una<br />
discrasia di cui parlo ne il paese delle spose<br />
infelici.
Mario Desiati, poco più che trentenne,<br />
all’attivo tre romanzi, si è già imposto<br />
all’attenzione della critica e del pubblico<br />
E come era da ragazzo? Un classico bravo ragazzo,<br />
un po’ secchione, sempre sui libri oppure…?<br />
A scuola il giudizio era il classico: “può fare<br />
di più”. E, nonostante la mia provenienza<br />
borghese, ragazzino frequentavo la schiuma.<br />
Che intende per schiuma?<br />
Sono sempre stato un appassionato di calcio.<br />
Frequentavo, così, i campetti insieme a<br />
ragazzi della zona, tutti o quasi di estrazione<br />
sociale diversa dalla mia. Ragazzi con seri<br />
problemi in famiglia, abbandonati a se<br />
stessi.<br />
L’immagine è quella di un bravo ragazzo, di<br />
corporatura esile, che gioca a pallone in un<br />
campetto di periferia con tanti ragazzi di<br />
strada. Lui è inevitabilmente diverso. Ma<br />
non ci fa caso o finge di non farlo.<br />
L’importante è giocare mantenendo sempre<br />
un buon rapporto con gli altri.<br />
Non è che fossi bravo, mentre lì, c’erano alcuni<br />
ragazzi che lo erano davvero.<br />
Come Cassano, il genio e sregolatezza di Bari<br />
vecchia?<br />
Avevano la sua stessa rabbia e, se vogliamo,<br />
disperazione ma meno talento, ovviamente.<br />
Così sono cresciuto con loro e ne sono<br />
orgoglioso. Quella del calcio, in quella particolare<br />
situazione, è stata per me una vera<br />
e propria palestra di vita.<br />
Torna alla mente il personaggio di Veleno,<br />
studente borghese, appassionato di calcio,<br />
del romanzo Il paese delle spose infelici, e<br />
il suo rapporto con Zazà, che vive, invece, in<br />
quartieri popolari.<br />
Scrivere, per molti versi, è raccontarsi, cosa<br />
molto difficile da fare riuscendo ad astrarsi<br />
da se stessi. I personaggi, allora, divengono<br />
una trasposizione del proprio modo di<br />
essere, delle proprie esperienze. Al liceo,<br />
invece, è cambiato tutto. O quasi. Altra scuola,<br />
altri compagni, nuove amicizie.<br />
Non più “schiuma”?<br />
Non per cattiva volontà o snobismo, ma quale<br />
inevitabile conseguenza di un cambio di<br />
scuola. I nuovi amici erano, comunque, persone<br />
eccezionali con le quali ho condiviso<br />
esperienze, passioni. Molti dei quali frequento<br />
ancora. Amici di vecchia data, insomma.<br />
In quel periodo, inoltre, ho cominciato<br />
a scrivere per giornalini scolastici. E<br />
anche a collaborare con riviste locali: Martina<br />
Oggi (Martina Franca, ndr), Puglia<br />
Press. Tutte esperienze che sono maturate
VIVAVERDI<br />
40<br />
letteratura<br />
In basso a sinistra, l’ultimo libro di<br />
Desiati “Il paese delle spose infelici”<br />
(Mondadori, 2008): Zazà, Veleno e<br />
Annalisa, tre adolescenti agli inizi degli<br />
anni ‘90 in un meridione marcescente,<br />
conoscono il potere<br />
totalizzante dell’amore.<br />
In basso a destra “Neppure quando è<br />
notte” (PeQuod, 2003), racconta in una<br />
Roma decadente di fine millennio,<br />
dei dolorosi segni del nostro presente,<br />
visti con gli occhi di un ventenne<br />
quando già frequentavo l’Università.<br />
Niente “lettere”?<br />
Rimaneva la mia vera passione. Per quanto<br />
riguarda invece gli studi, spinto anche da<br />
mio padre, mi iscrissi a giurisprudenza, studi<br />
che mi hanno permesso oggi di avere<br />
un’impostazione mentale (sottolineo mentale)<br />
e una preparazione che mi è molto utile<br />
nella mia attività quotidiana.<br />
La questione dei diritti d’autore? Perché<br />
scrivere, non è solo lo sviluppo drammaturgico<br />
di un romanzo, ma è la gestione dei diritti<br />
che dall’utilizzo di un’opera derivano.<br />
Essere consapevoli dei propri diritti è fondamentale.<br />
Uno scrittore oggi non può prescindervi.<br />
Di questo io ne sono perfettamente<br />
consapevole talmente che, se mi posso definire<br />
scrittore, poeta, sceneggiatore (de Il<br />
paese delle spose infelici sarà tratto un film,<br />
ndr), editor, presto potrei anche presentarmi<br />
come agente letterario!<br />
E ride sotto i baffi, sotto quei baffetti, un<br />
po’ radi, che ha. E lo sguardo sembra tradire<br />
una scelta quasi fatta. Quasi.<br />
È un discorso particolare quello del diritto<br />
d’autore. All’inizio della mia attività di scrittore<br />
non credevo, o almeno non immaginavo<br />
che potesse essere così importante, poi,<br />
progressivamente, ne ho preso coscienza e<br />
l’aver studiato giurisprudenza mi ha permesso<br />
di essere in grado di gestirmi e gestire<br />
tutte le problematiche che, attorno alla<br />
produzione di un’opera, ruotano.<br />
E la <strong>Siae</strong>?<br />
Diciamo che ancora non mi è chiaro il rapporto<br />
con la <strong>Siae</strong>. Per uno scrittore, in modo<br />
particolare uno giovane, la <strong>Siae</strong> è come<br />
un gigante che sta lì, fermo, immobile. Tu<br />
sai che c’è, che può esserti utile, ma non riesci<br />
a capire come. Contestualmente hai la<br />
sensazione che anche questo gigante sia consapevole<br />
di poterti essere utile, ma non sappia<br />
come farlo. Ma la questione vera è se, in<br />
effetti, il gigante <strong>Siae</strong> non lo sappia oppure<br />
se gli è impedito di farlo. Il tutto, allora, diviene<br />
una non semplice questione di volontà,<br />
volontà politica intendo.<br />
Diritti d’autore, <strong>Siae</strong>, gli scrittori, una questione<br />
che rimane aperta e che, in un modo<br />
o nell’altro, sarà necessario risolverla… in<br />
un modo o nell’altro. Ma torniamo lì dove<br />
abbiamo lasciato il nostro studente universitario<br />
di Martina Franca, allora ancora aspirante<br />
scrittore. Desiati si diverte e prosegue<br />
il racconto.<br />
Lui sta bene! Studia e scrive, continua a farlo<br />
perché gli appartiene, è nel suo Dna. Tanto<br />
che riesce a laurearsi in giurisprudenza<br />
con una tesi su Kafka.<br />
Il che è il massimo! Un aspirante avvocato<br />
che si laurea con una tesi di letteratura.<br />
È la passione che inevitabilmente fa capolino<br />
e, anche allora, mi spingeva ad andare<br />
in una direzione piuttosto che in un’altra.<br />
Non era certo un caso che, mentre davo gli<br />
esami della mia facoltà, frequentavo le lezioni<br />
di filosofia e lettere, in particolare un<br />
corso speciale sulla letteratura tedesca. E<br />
leggevo, continuavo a leggere tanto. Molti<br />
esordienti italiani. A quel punto la mia scrittura<br />
si concretizza nel romanzo, Neppure<br />
quando è notte, scritto nel 2000 ma pubblicato<br />
da PeQuod nel 2003. Era un libro nato<br />
dalla mia prima esperienza romana. Infatti,<br />
in attesa di potermi laureare ed essendo<br />
l’anno del Giubileo, decido di andare a Roma<br />
per fare esperienza, una sorta di anno<br />
sabbatico. Tornato a Martina Franca, scrivo<br />
il libro che parla della Roma del Giubileo,<br />
delle nuove povertà, di fenomeni allarmanti<br />
come la microcriminalità, che va diffondendosi,<br />
delle “vecchie” tossicodipendenze<br />
in un’ambientazione da “corte dei miracoli”<br />
underground di fine millennio. Il libro<br />
è recensito da Enzo Siciliano su l’Unità.<br />
Lo contatto per ringraziarlo per le egregie<br />
parole spese nei miei confronti e lui mi offre<br />
l’opportunità di venire a vivere e lavorare<br />
a Roma a Nuovi argomenti.<br />
È l’occasione per Desiati di mettersi in mostra.<br />
Ma lavorare in una redazione, in una<br />
città particolare come Roma, non è sufficiente<br />
per vivere. Allora, per affrontare le<br />
difficoltà di sostentamento, si dà da fare ed
Foto Sicilia Marilia/Olycom<br />
“L’unico filo conduttore<br />
nella mia vita è la passione per i libri<br />
e ovviamente per la lettura,<br />
prima ancora che la scrittura”,<br />
dice Mario Desiati<br />
è costretto a lavoretti di ogni genere. Conosce<br />
così la realtà del precariato, la parcellizzazione<br />
del mondo del lavoro.<br />
Da questa esperienza nasce Vita precaria e<br />
amore eterno, scritto nel 2004 e pubblicato<br />
da Mondadori nel 2006. Un romanzo che<br />
parla proprio delle dinamiche del mondo<br />
del lavoro di oggi, le difficoltà del vivere da<br />
precario, senza diritti né sicurezze. Intanto<br />
il mio arrivo a Nuovi argomenti crea una sorta<br />
di piccola rivoluzione interna. La rivista,<br />
infatti, aveva un suo gruppo storico di riferimento,<br />
col mio arrivo avviene una trasformazione.<br />
Si crea un gruppo giovane di<br />
cui fa parte una serie di giovani scrittori:<br />
Alessandro Piperno, Roberto Saviano, Leonardo<br />
Colombati, Chiara Valerio, Carlo Carabba,<br />
Paolo Giordano. Un gruppo eterogeneo,<br />
senza una sua appartenenza geografica<br />
precisa, come di solito accade in<br />
tutti i gruppi letterari.<br />
Si crea quindi un gruppo?<br />
Questo no. È una nuova generazione che si<br />
propone e che deve evitare di porsi come aggregazione<br />
parodistica, cercando di mantenere<br />
la stessa curiosità per tutto ciò che è la<br />
letteratura e questo anche nel momento in<br />
cui si dovesse diventare, per dirla alla Arbasino,<br />
i “soliti stronzi”.<br />
Una cricca di potere letterario?<br />
È il rischio da evitare in assoluto. Bisogna<br />
mantenere la stessa attenzione per gli altri,<br />
per i più giovani senza chiudersi nell’autoreferenzialità.<br />
Sarebbe un suicidio. Il mio<br />
lavoro editoriale, per fortuna, mi permette<br />
di guardare oltre al mio universo.<br />
Qual è il suo rapporto con gli scrittori più<br />
“grandi”?<br />
Con i “grandi” il rapporto è ottimo. Ho imparato<br />
molto da loro ed ho con loro un eccellente<br />
rapporto. Lo è stato con Siciliano,<br />
ma lo è anche con Dacia Maraini, Ferruccio<br />
Parazzoli, Goffredo Fofi, Franco Cordelli.<br />
Tutte persone dalle quali si ha sempre qualcosa<br />
da imparare.<br />
E con i Marco Lodoli, Isabella Santacroce,<br />
Niccolò Ammaniti, Silvia Ballestra?<br />
Non esiste un vero rapporto personale. Ho<br />
letto e apprezzato i loro libri, ma niente di<br />
più. Conosco personalmente Ammanniti,<br />
ma non ci frequentiamo molto.<br />
E Antonio Moresco?<br />
L’ho amato molto e lo ritengo fondamentale<br />
per capire gli anni ’70 e il perché in Italia<br />
oggi c’è un certo modo di pensare ed esiste<br />
un certo tipo di classe dirigente. Mi piace<br />
molto la letteratura di “rottura”, quella che<br />
divide e in questa mia predilezione Moresco<br />
è un punto di riferimento. Ho adorato i<br />
suoi Lettera a nessuno e I primi canti del<br />
caos.<br />
Poi Desiati torna a parlare della sua attività<br />
di editor, del suo ruolo nell’editoria.<br />
È un lavoro duro, intenso, che se da un lato<br />
può arricchirti dall’altro può toglierti energie<br />
ed entusiasmo. È una questione di autodisciplina.<br />
Se riesci a tenere distinti i ruoli<br />
allora va bene, altrimenti soccombi. Come<br />
mi disse una volta un grande della letteratura,<br />
Luigi Malerba: riuscirai a fare questo<br />
mestiere se manterrai la testa pulita, senza<br />
farti condizionare troppo, nella tua scrittura,<br />
da logiche puramente editoriali.<br />
L’intervista si chiude con un accenno al nuovo<br />
romanzo. Parlerà di amianto, dell’Eternit.<br />
Letteratura di denuncia, quindi.<br />
Non si può fingere di non vedere, di non sapere.<br />
Accenna, ancora, alla sua passione per la<br />
Slow-life.<br />
È quella che manca oggi. Si vive da dannati<br />
sempre all’inseguimento di qualcosa, affannati,<br />
sempre di corsa e sempre in ritardo.<br />
Senza più avere il tempo di riflettere. ■
VIVAVERDI<br />
42<br />
musica<br />
Bozzetto di “Gabalo” personaggio<br />
de “Il re nudo” divertimento in tre atti di<br />
Luca Lombardi, su libretto<br />
di Sandro Cappelletto.<br />
Nella pagina accanto Luca Lombardi<br />
alla sua prima opera comica.<br />
Foto di Roberto Masotti<br />
INTERVISTA A LUCA LOMBARDI<br />
UNA FAVOLA CONTRO<br />
IL CONFORMISMO<br />
di Federico Capitoni<br />
Che i sovrani siano nudi ormai non è una<br />
novità. Quello che stupisce, semmai, è che<br />
nessuno di loro si vergogni. La favola del<br />
re nudo è estremamente attuale, spesso il<br />
suo insegnamento è applicabile a molte più<br />
situazioni e individui di quanto possiamo<br />
immaginare. E allora Luca Lombardi, uno<br />
dei nostri compositori più prolifici e internazionalmente<br />
noti, su questa storia ha<br />
deciso di scrivere un’opera. La sua quarta,<br />
dopo Faust. Un travestimento, Dimitri,<br />
o l’artista e il potere e Prospero: “ma questa<br />
è la mia prima opera comica, le altre<br />
tre, pur con dei momenti burleschi, erano<br />
abbastanza serie”. Non che Il re nudo,<br />
divertimento in due atti in prima assoluta<br />
al Teatro Nazionale di Roma il 20 marzo,<br />
non abbia un connotato morale:<br />
“L’argomento è serissimo – dice Lombardi<br />
– sono io a cercare di renderlo più leggero”.<br />
Complici di questa levità, un libretto<br />
brillante e dinamico scritto da Sandro<br />
Cappelletto e, in mezzo a tante voci liriche,<br />
per così dire “serie”, quella non impostata<br />
ma efficacissima di Elio: “Averlo<br />
scelto,mi fa pensare che, invecchiando,<br />
invece di chiudermi, mi apro a nuove esperienze.<br />
Quando fui contattato per scrivere<br />
una canzone per lui, ed era pochi anni fa,<br />
non sapevo neppure chi fosse”.<br />
Dunque, maestro Lombardi, cos’è Il re nudo?<br />
È un’opera da camera, anche se l’organico è<br />
piuttosto allargato: ci sono una decina di<br />
Lo definiscono un “compositore europeo” perché ha studiato, lavorato e ottenuto riconoscimenti<br />
un po’ dappertutto, da Basilea a Norimberga. Le sue opere, profondamente innovative, sono<br />
caratterizzate da un umanesimo impegnato, sulla scia di Dallapiccola e Nono. Dal 20 marzo a<br />
Roma, porta in scena la più recente, Il re nudo - basata sull’omonima pièce dello scrittore<br />
satirico russo Evgenij Schwarz, che combina insieme tre fiabe di Andersen - un’opera da<br />
camera con decine di personaggi, un coro e un’orchestra di trenta elementi, col libretto scritto<br />
da Sandro Cappelletto e la voce di Elio delle Storie Tese.<br />
personaggi, il coro e un’orchestra di una<br />
trentina di elementi. È la mia versione musicale<br />
di una pièce teatrale di Evgenij<br />
Schwarz, autore russo dell’epoca di Stalin.<br />
Come altre sue commedie, fu subito proibita,<br />
anche se lui in realtà prendeva di mira<br />
Hitler e il nazismo. Ma, si sa, tra dittatori c’è<br />
solidarietà… L’idea di quest’opera risale a<br />
più di venti anni fa, e quando il Teatro dell’Opera<br />
di Roma mi ha proposto una commissione,<br />
ho pensato che fosse venuto il<br />
tempo di realizzarla.<br />
La storia è però il risultato di tre favole legate<br />
tra loro…<br />
Sì. Sono tre favole di Andersen molto note,<br />
I vestiti nuovi dell’imperatore, La principessa<br />
sul pisello e Il guardiano dei porci.<br />
Schwarz ha assemblato le tre storie. Per dire,<br />
il guardiano è uno dei due sarti che fanno<br />
i vestiti dell’imperatore, mentre la principessa<br />
è la stessa che si innamora del porcaro<br />
e promessa sposa di quello che sarà il<br />
re nudo. Mi interessava affrontare la sempre<br />
attuale questione dei re nudi (perché<br />
non ce n’è uno solo, e di certo non soltanto<br />
nella politica, ma ovunque, ovviamente anche<br />
nella musica). Spesso la gente, per conformismo<br />
o ipocrisia, apprezza ed esalta cose<br />
del tutto inconsistenti. Si accettano valori<br />
consacrati senza analizzarli criticamente.<br />
È un problema noto a tutte le epoche, che<br />
ho voluto affrontare in maniera leggera, rivolgendomi<br />
a un pubblico anche giovanile.<br />
E a chi è dovuta questa incapacità di vedere<br />
la nudità? Alle persone, all’establishment,<br />
ai re?<br />
Un po’ a tutti. Certamente le dittature impongono<br />
un certo modo di vedere le cose e<br />
di comportarsi – questo vale anche per le<br />
mode, o dittature culturali. Basterebbe, però,<br />
un po’ di senso critico. Quando si assiste<br />
a qualcosa (una mostra, un concerto, una<br />
rappresentazione teatrale…) non bisogna<br />
avere paura di esprimere il proprio giudizio<br />
o nascondersi dietro quello che dice la persona<br />
“autorevole”, altrimenti ci si comporta<br />
come gli spettatori dei vestiti nuovi del re:<br />
poiché i due sarti burloni li hanno convinti
VIVAVERDI<br />
43<br />
che solo chi è intelligente può vedere e apprezzare<br />
quei vestiti inesistenti, nessuno<br />
vuole passare per stupido e tutti lodano e celebrano<br />
il nulla.<br />
Diceva che l’opera è indirizzata anche ai giovani.<br />
Che musica ha scritto?<br />
Ho cercato, senza tradire me stesso, di scrivere<br />
in maniera piuttosto disinibita. Noi<br />
musicisti abbiamo un “super-io” musicale,<br />
dato dalla tradizione, dai maestri, dagli studi<br />
fatti. Questo super-io spesso ci impedisce<br />
di fare cose che vorremmo, ma che non<br />
osiamo fare per non trasgredire appunto<br />
quelle regole interiorizzate. Del resto, comporre<br />
è una scoperta continua, non si possono<br />
porre limiti alla creatività. Penso che<br />
l’universo della musica contemporanea sia<br />
molto composito. Negli anni della mia giovinezza,<br />
anche in musica c’era una “guerra<br />
fredda” che contrapponeva il blocco dei<br />
compositori d’avanguardia a quello dei compositori<br />
conservatori (Šostakovic, Britten,<br />
per fare due soli esempi). Oggi apprezzo<br />
compositori diversissimi tra loro, non solo<br />
Stockhausen (col quale andai a studiare alla<br />
fine degli anni sessanta), ma, per esempio,<br />
Bernstein. Componendo questa commedia,<br />
mi veniva di esclamare, parafrasando<br />
uno slogan politico degli anni sessanta e<br />
settanta: viva Bernstein, viva Weill, viva Offenbach!<br />
Si tratta, ovviamente, di riferimenti<br />
ideali, senza alcuna citazione stilistica. Un<br />
altro riferimento ideale potrebbe essere a<br />
Rossini. Ma, tornando alla sua domanda, devo<br />
dire che con i giovani ho fatto sempre ottime<br />
esperienze. E’ il pubblico adulto a essere<br />
spesso prigioniero dei propri pregiudizi.<br />
E il libretto? Che linguaggio viene usato?<br />
È un testo spiritoso, satirico, spesso in rima.<br />
C’è anche un coro dei maiali, che alla fine<br />
proclamano la “morale della favola”.<br />
Il re nudo è definito nel sottotitolo “divertimento”.<br />
Ma come spesso succede, le favole<br />
hanno risvolti amari. Alla fine di due ore<br />
di opera comica c’è il rischio che lo spettatore<br />
si alzi con l’amaro in bocca?<br />
Non credo. Se però lo spettatore capisce bene<br />
ciò di cui si parla, e se abitualmente si<br />
comporta come il popolo che acclama il re<br />
nudo, potrebbe “accenderglisi una lampadina”.<br />
Ma in genere non ci si identifica mai<br />
con gli ipocriti e i conformisti, quelli sono<br />
“gli altri”, noi siamo sempre diversi e migliori…<br />
Alla fine dell’opera tutti mettono in<br />
guardia dai re nudi, compreso il re nudo<br />
stesso….<br />
Oltre all’Italia lei ha due paesi che predilige<br />
e dove ha scelto di vivere parte della sua<br />
vita. Uno di questi è la Germania, dove ha<br />
anche studiato. È ancora vero che sia uno dei<br />
migliori luoghi per la formazione e<br />
l’espressione di un musicista?<br />
Nonostante tutto è ancora così, ma anche lì<br />
le cose stanno cambiando. Del resto, niente<br />
rimane così com’è, tutto è in movimento<br />
e anche da quella che ci può apparire una<br />
decadenza dei valori in cui crediamo, potrà<br />
nascere qualcosa di valido. Non bisogna rimpiangere<br />
il passato, ma continuare a fare le<br />
cose in cui si crede, con mente aperta a ciò<br />
che di nuovo si sviluppa. Quando avevo dieci<br />
o undici anni venni presentato (da Amedeo<br />
Baldovino, violoncellista del “Trio di<br />
Trieste”) a Hindemith, allora il più famoso<br />
compositore tedesco, come il più giovane<br />
compositore italiano. Ebbene, malgrado la<br />
mia età, mi sento ancora tale!<br />
L’altro paese è Israele…<br />
Sì, ho deciso di passare periodi sempre più<br />
lunghi in Israele, paese del quale recentemente<br />
ho preso la cittadinanza, pur non rinunciando<br />
a quella italiana. Questa scelta è<br />
la mia personale risposta all’atteggiamento<br />
anti-israeliano, molto diffuso non solo da<br />
noi. A mio avviso si tratta di un “travestimento”<br />
del vecchio antisemitismo. Non è<br />
sicuramente facile superare duemila anni di<br />
odio anti-ebraico, cosa che, per quanto riguarda<br />
la Chiesa cattolica, è cominciata ad<br />
avvenire solo pochi decenni fa con Papa Giovanni<br />
XXIII. Visitando Israele, mi sono reso<br />
conto che è completamente diverso da come<br />
viene generalmente raffigurato dai nostri<br />
media. È un paese bellissimo, che invito<br />
tutti a visitare per rendersene conto di<br />
persona. Proprio a Jaffa (Tel Aviv), dove abito<br />
a due passi dal mare, ho finito poche settimane<br />
fa di orchestrare Il re nudo.
VIVAnovantanovenovità<br />
a cura di Letizia Pozzo<br />
Piero Ciampi<br />
GLI SPARTITI<br />
Ricordi<br />
I 20 testi delle canzoni,<br />
con i rispettivi spartiti di<br />
questo autore, scomparso<br />
nel 1980, lontani da qualsiasi<br />
logica commerciale,<br />
sono di grande valenza<br />
storica nella musica popolare<br />
italiana. Ernesto De Pascale,<br />
definisce Ciampi nella<br />
prefazione “più un poeta<br />
che un cantante”. Scriveva<br />
con lui Gianni Marchetti, (autore<br />
di molte musiche), con<br />
il quale strinse un sodalizio<br />
fin dagli anni ’70. Insieme<br />
hanno creato brani come<br />
Livorno, Sporca estate,<br />
Quaranta soldati, quaranta<br />
sorelle. Membro della giuria<br />
del premio dedicato al<br />
grande compositore, De<br />
Pascale spera che “la<br />
stampa degli spartiti di<br />
Ciampi sia di stimolo per la<br />
ristampa dei dischi in vinile<br />
del cantautore, divenuti<br />
sempre più rari”.<br />
Fernando Fratarcangeli<br />
MINA, PAROLE…<br />
PAROLE… PAROLE….<br />
Arcana<br />
Non è un saggio critico, né<br />
una biografia dettagliata e<br />
neanche un’analisi approfondita<br />
di questo personaggio<br />
amato dal pubblico di tutte<br />
le età. Come scrive l’autore:<br />
“è un omaggio semplice e<br />
diretto verso l’Artista, composto<br />
da tanti aneddoti, da<br />
tanti ricordi, da tante canzoni,<br />
da tante parole…parole…<br />
parole!” ma è<br />
anche la storia di un intreccio<br />
tra l’icona Mina e le pagine<br />
migliori del nostro pop<br />
negli incontri con gli autori<br />
del periodo. Il libro è arricchito<br />
dalle preziose immagini<br />
di locandine e copertine<br />
dei dischi. Un’appendice<br />
racchiude la storia delle sue<br />
canzoni, e racconta come,<br />
quando e perché sono nate.<br />
L’autore, Fernando Fratarcangeli,<br />
è critico musicale,<br />
giornalista, conduttore<br />
radiofonico e direttore del<br />
mensile Raro! al quale collabora<br />
dal 1987. Con le edizioni<br />
Coniglio ha pubblicato<br />
anche un libro su Patti Pravo<br />
(2007) e Eros Ramazzotti<br />
(2008).<br />
Maria Grazia Terreni<br />
NON SOLO PIAF<br />
Minofrabettiproductions 2008<br />
Artista con un’esperienza pluridecennale nel teatro, nel<br />
doppiaggio, Maria Grazia Terreni si è esibita con musicisti<br />
jazz quali Tony Scott, Carlo Loffredo, Michele Pavese<br />
e Mandrake. In radio e televisione ha collaborato<br />
con Silvio Gigli, Corrado e Bruno Canfora. In questo primo<br />
album troviamo eleganza, passione, capacità interpretativa,<br />
la voglia di emozionare e di emozionarsi, sia<br />
quando interpreta i successi di Edith Piaf, sia nei classici<br />
sempreverdi quali Feelings, duetto con Tom Sinatra<br />
o Malafemmena in una versione di nostalgica atmosfera<br />
anni sessanta, ma soprattutto nei quattro brani di cui è<br />
autrice insieme a Mino Frabetti quali Les Amoureux c’est<br />
nous, Pour toi, Une femme fatale, Y yo me voy. Infine<br />
in Io sono così, brano autobiografico, Maria Grazia Terreni<br />
sprigiona la sua passione evocando in chi l’ascolta<br />
sentimenti di una vita vissuta in lotta tra amore e ragione.<br />
Gli arrangiamenti sono di Giorgio Costantini.<br />
Ivan della Mea<br />
ANTOLOGIA<br />
Ala Bianca<br />
Un documento sonoro e visivo, un Cd e un Dvd, di rara<br />
importanza. E’ l’unica raccolta dei brani più significativi<br />
della lunga carriera di Ivan Della Mea, artista-scrittore-compositore–giornalista-etnomusicologo-studioso<br />
e<br />
ricercatore. Il Cd contiene 20 brani, tra i quali Contessa<br />
di cui 4 inediti. Il Dvd contiene il film A quel omn sulla<br />
vita dell’artista, regia di Isabella Ciarchi. Il primo a tentare<br />
di descrivere Della Mea fu Umberto Eco che lo definì<br />
archetipo. E’ molto difficile catalogare questo personaggio<br />
che mischia canzoni d’amore e canzoni politiche.<br />
Gianni Mura lo definisce “cantacronista” che riprende<br />
la tradizione dei cantastorie alla Marino Piazza con<br />
una maggiore convinzione personale e politica.<br />
Ernesto De Pascale<br />
MY LAND IS YOUR LAND<br />
Esoteric recordings/<br />
Cherry<br />
Red/Audioglobe<br />
L’album, un progetto italo-inglese,<br />
sarà presentato<br />
dal vivo all’edizione<br />
2009 del prestigioso festival<br />
che i Fairport Convention<br />
organizzano ogni<br />
anno nel primo week-end<br />
di agosto a Cropedy nelle<br />
Midlands inglesi. Nato<br />
dall’incontro tra il giornalista-produttore-musicista<br />
Ernesto de Pascale e Ashley<br />
Hutchings, icona del<br />
folk britannico, il Cd è una<br />
raccolta di 13 brani originali<br />
con la partecipazione<br />
di 40 artisti internazionali<br />
da Clive Bunker cofondatore<br />
dei Jethro Tull, Peter<br />
Zorn e Chris Simpson,<br />
agli italiani Graziano Romani,<br />
Marian Trapassi e<br />
tanti altri. I brani sono realizzati,<br />
in equa parte, da<br />
musicisti italiani e britannici,<br />
che si misurano sul<br />
terreno comune della canzone<br />
d’autore, del folk, del<br />
rock con temi che vanno<br />
dalla cultura alla società,<br />
dallo sport al cibo, dalla<br />
memoria all’amicizia.<br />
Patrizio Fariselli<br />
STORIE ELETTRICHE<br />
Auditoriumedizioni<br />
L’autore è stato il tastierista<br />
degli Area, uno dei<br />
gruppi più importanti nella<br />
storia della musica italiana,<br />
dal 1972 per dieci<br />
anni. Dopo l’irrimediabile<br />
scomparsa di Demetrio<br />
Stratos ha continuato a<br />
suonare in modo brillante<br />
e poliedrico senza alcuna<br />
preclusione di stile, vivendo<br />
le tensioni degli incontri<br />
e delle “storie elettriche”.<br />
Dai momenti fondamentali<br />
con gli Area alle<br />
sperimentazioni teatrali si<br />
snocciolano racconti di<br />
un’intera vita con un tono<br />
molto appassionato, ma<br />
anche discreto e informale.<br />
Ne esce la coerenza di<br />
un musicista che ha vissuto<br />
(e vive) con le mani<br />
sulla tastiere del pianoforte<br />
ma che riesce a ricordare<br />
con simpatia personaggi<br />
picareschi (memorabile<br />
l’incontro con il primo<br />
chitarrista degli Area).<br />
Enrico Francioni<br />
SEGNI DEL TEMPO<br />
Wp-Dr<br />
L’autore, contrabbassista e compositore, ha arrangiato<br />
i lavori di Astor Piazzolla curandone l’incisione (Agorà).<br />
Vive nel Montefeltro dove, per dodici anni, si è dedicato<br />
alla composizione dei brani contenuti in questo Cd di<br />
musica contemporanea da camera, tra un concorso internazionale<br />
e l’altro. Protagonista dei pezzi è sempre<br />
il contrabbasso accompagnato da composizioni per viola,<br />
violoncello o arpa o chitarra o flauto. I brani si contraddistinguono<br />
per la perizia tecnica con pezzi registrati<br />
ottimamente e la capacità di cercare nuove strade<br />
in un genere musicale poco sfruttato.
VIVAVERDI<br />
45<br />
Alessandro Galati<br />
g PLAYS G<br />
2U Records<br />
Alessandro Galati è uno dei grandi talenti poco noti del<br />
pianismo jazz. E’ uno dei pochissimi - un altro è il<br />
cremasco Mario Piacentini - che con il suo suono e la<br />
sua originalità, si è lasciato davvero dietro le spalle il<br />
jazz per avventurarsi in un settore più sperimentale. Il<br />
Cd, che ricorda la prima esecuzione assoluta di uno dei<br />
capolavori del compositore George Gershwin, la suite<br />
Un americano a Parigi, è la registrazione live nel dicembre<br />
2008 a Firenze, del concerto che ha avuto lo scopo<br />
di finanziare il progetto benefico in Burkina Faso, a<br />
cura dell’Associazione culturale Oltre L’Arte, il cui ricavato<br />
sarà utilizzato per un service del Lions International<br />
Distretto 108 La Toscana: “Tutti a Scuola nel Burkina<br />
Faso”. g plays G (Galati plays Gershwin) è il titolo del programma<br />
del concerto del pianista fiorentino. Tra le più importanti<br />
collaborazioni di Galati quelle con David Murray,<br />
Steve Lacy, Lee Konitz, Enrico Rava, Paolo Fresu.<br />
Nicola Piovani<br />
EPTA<br />
Egea<br />
Il primo lavoro discografico che Piovani realizza per<br />
Egea. Il rapporto di collaborazione tra l’artista e<br />
l’etichetta scaturisce da un’intesa di fondo sul lavoro di<br />
ricerca, di costante attenzione alle tradizioni culturali,<br />
musicali del nostro paese. Epta è una suite orchestrale<br />
per sette musicisti che eseguono un ciclo di sette movimenti<br />
ispirati al numero sette, al suo fascino nella tradizione<br />
poetica, mitologica, biblica e nella matematica<br />
antica e contemporanea. Ognuno dei sette brani ha uno<br />
strumento principale che dialoga con gli altri sei. “Epta<br />
-scrive Piovani- è un progetto talmente impegnativo,<br />
anche dal punto di vista emotivo, che lo rimandavo di anno<br />
in anno. Ho incontrato due anni fa il professor Odifreddi<br />
a Crotone, al premio Pitagora, e a quall’incontro sono<br />
seguiti scambi di lettere che mi hanno dato il coraggio di<br />
mettere la matita sui pentagrammi. Il sentimento dominante<br />
di questa piccola suite nasce dalle peculiarità strettamente<br />
matematiche del numero sette, coniugate con l’ avvincente<br />
maestà delle sette porte di Tebe”.<br />
Giorgio Assumma, Gaia Mari, Giovanni Riffero<br />
MANUALE DI DIRITTO DELL’UNIONE EUROPEA<br />
Edizione Artemide<br />
Il testo costituisce la trascrizione elaborata delle lezioni<br />
tenutesi nell’ambito del Corso di “Diritto dell’Unione<br />
Europea” presso l’università romana Lumsa, facoltà di<br />
lettere e filosofia, Laurea specialistica in Lingue per la<br />
Comunicazione Internazionale. Gli autori dell’opera sono<br />
il Presidente della <strong>Siae</strong> Giorgio Assumma, Gaia Mari<br />
del Centro Studi Giuridici della <strong>Siae</strong> e Giovanni Riffero<br />
avvocato che opera nel campo del diritto d’autore e delle<br />
comunicazioni. La prima parte del volume è dedicata<br />
alla trattazione di alcuni temi considerati istituzionali<br />
in relazione allo studio dell’ordinamento giuridico comunitario.<br />
La seconda parte affronta l’analisi dei Diritti fondamentali<br />
sanciti dalla Costituzione Europea con speciale<br />
riferimento ai valori e agli obiettivi che ivi si trovano<br />
consacrati, nonché ai diritti e alle libertà fondamentali<br />
dei cittadini europei rispetto ai quali la seconda parte<br />
della Costituzione rappresenta un vero e proprio ‘catalogo’<br />
formale ed ufficiale.<br />
Pasqualino Maione<br />
IO SARO’ LI’ CON TE<br />
Prodotto e realizzato da Stefano Cenci<br />
Un team di grandi autori per questo primo cd di Pasqualino<br />
Maione. Stefano Cenci e Paolo Audino (che hanno<br />
firmato successi come Brivido felino) sono i produttori<br />
e autori, insieme a molti altri, (tra i quali Roberto Zappalorto<br />
e Andrea De Palma), di questo primo album di<br />
Pasqualino, detto “Paky” Maione, finalista di Amici nell’annata<br />
2007/2008. La canzone Io sarò lì con te, primo<br />
singolo che dà il titolo all’omonimo cd, è una canzone<br />
d’amore, ma anche una dichiarazione nei confronti<br />
dei suoi fan. E’ un album realizzato con le sonorità pop<br />
storicamente più accattivanti.<br />
A cura di Sarah Zappulla<br />
Muscarà<br />
LUIGI E STEFANO<br />
PIRANDELLO NEL TEMPO<br />
DELLA LONTANZA<br />
Editore<br />
Salvatore Sciascia<br />
È un prezioso carteggio<br />
che può essere anche<br />
considerato un saggio sul<br />
rapporto padre-figlio in<br />
quella ‘benedetta lontananza’<br />
di Pirandello tra Parigi<br />
e Berlino. La curatrice del<br />
libro, Sarah Zappulla Muscarà,<br />
ha ringraziato la<br />
<strong>Siae</strong> per l’ospitalità al Burcardo<br />
dove è stato presentato<br />
il volume. Il carteggio<br />
fornisce chiarimenti sugli<br />
aspetti più importanti<br />
della vita e dell’opera dell’<br />
autore affermato, ma angosciato<br />
dai problemi<br />
economici della sua famiglia<br />
densa di conflitti, divenuti<br />
materia letteraria<br />
tramite la capacità creatrice<br />
sia di Luigi sia del<br />
primogenito Stefano,<br />
scrittore e drammaturgo<br />
anch’egli. Una vicenda<br />
che si dipana in un arco<br />
di tempo che va dal 15<br />
aprile del 1919 al 30 settembre<br />
del 1936, alla soglia<br />
della scomparsa dell’autore<br />
agrigentino.<br />
Sergio Palumbo<br />
PIU’ CUORE NELLE<br />
TUE MANI<br />
Prodotto da Sergio Palumbo<br />
e Mauro Spenillo<br />
Il titolo e l’omonimo brano,<br />
è la sintesi delle 14<br />
tracce contenute in questo<br />
cd di Sergio Palumbo,<br />
un progetto realizzato dall’autore,<br />
che è anche un<br />
religioso camilliano, per<br />
far emergere la straordinaria<br />
figura di San Camillo.<br />
Palumbo ne sottolinea<br />
gli aspetti salienti in tre<br />
brani: Camillo (chi era Camillo),<br />
Conversione (momento<br />
decisivo della vita<br />
del Santo) e Carità Carità<br />
(il messaggio). Più cuore<br />
nelle tue mani è stato arrangiato<br />
da Mauro Spenillo.<br />
Collaborazioni: duetto<br />
in Attimo Presente con<br />
Rosario Morisco (Sanremo<br />
2008). Il sacerdote,<br />
autore dei brani, che ha<br />
conosciuto Madre Teresa<br />
di Calcutta in India, racconta<br />
i lunghi 15 anni spesi<br />
al servizio dei malati<br />
per diffondere un messaggio<br />
di speranza. Anche<br />
con la musica.
VIVAnovantanovenovità<br />
Servillo Girotto Mangalavite<br />
FUTBOL<br />
Il manifesto cd<br />
I tre musicisti si sono passati di mano in mano il libro<br />
dello scrittore Osvaldo Soriano, Futbol-storie di calcio,<br />
che ha ispirato la realizzazione di questo cd. Tredici brani<br />
che ruotano intorno a un pallone, profumati d’Argentina<br />
(il fiatista Javier Girotto è di Cordoba come il tastierista<br />
Natalio Mangalavite) e di forte caratterizzazione teatrale,<br />
con la voce di Peppe Servillo, degli Avion Travel, a<br />
dettare tempi e modi di questi curiosi personaggi. Come<br />
Obdulio Varela, il capitano dell’Uruguay, che vinse la<br />
Coppa del Mondo contro il Brasile al Maracanà nel 1950<br />
facendo piangere un paese intero, convinto di riuscire<br />
a battere in finale la nazionale del piccolo paese rioplatense.<br />
O il divo degli anni ’80, Diego Armando Maradona,<br />
descritto dagli inizi in un piccolo suburbio di Buenos<br />
Aires fino alla gloria planetaria. Tra Lo sfogo del mister<br />
e Per fare un gol, c’è pure l’unica canzone non originale,<br />
No te mueras nunca, un ‘espressione idiomatica, non<br />
morire mai, che tu possa vivere sempre, portandoci allegria<br />
e divertimento, dedicata sempre al pibe de oro.<br />
Samuel Adler<br />
LO STUDIO DELL’ORCHESTRAZIONE<br />
I manuali Edt/Sidm<br />
L’edizione italiana e la traduzione di questo volume sono<br />
curate dal compositore Lorenzo Ferrero che si è basato<br />
sulla terza ristampa (2002) dell’originale The Study<br />
of Orchestration pubblicato per la prima volta nel 1882<br />
e sempre più arricchito di contributi. Il Maestro Ferrero<br />
mette in evidenza che il libro nasce “ dalla convinzione<br />
che l’orchestra non sia la semplice somma delle sue<br />
componenti e che sia possibile individuare nelle partiture<br />
dei classici degli ultimi due secoli principi essenziali<br />
alla formazione degli studenti di composizione”. La<br />
principale preoccupazione del musicista Ferrero è stata<br />
quella di “arricchire dove possibile le informazioni utili,<br />
con particolare riguardo alle notizie storiche sugli<br />
strumenti e alle traduzioni in varie lingue anche dei termini<br />
di uso meno frequente”.<br />
Waywarson<br />
ALONE<br />
Prodotto da Paris Scaglione<br />
Un Cd di musica rock o, come ama definirla Paris Scaglione,<br />
una sorta di rinascita del rock adulto e melodico.<br />
I brani si avvalgono dell’apporto di Jorg Busellu e Anthony<br />
Miles. Il mare è una costante presenza in diverse<br />
canzoni insieme all’inutilità della guerrra e il rischio<br />
dell’alienazione creato dal mondo virtuale di Internet.<br />
L’album, registrato nel 2003, è stato re-mixato e rimasterizzato<br />
da Bruno Guerrini.<br />
Mario Baudino<br />
PER AMORE<br />
O PER RIDERE<br />
Guanda<br />
Un giallo ipnotico, sotteso<br />
sul filo d’una passione bizzarra:<br />
quella per le ragazze<br />
strabiche, che porterà il<br />
protagonista nel cuore della<br />
Provenza. Giocato sul crinale<br />
della peripezia, in un<br />
vorticoso giro di truffe, apparizioni,<br />
tradimenti, avventure<br />
dentro e fuori la legge,<br />
fino alla rivelazione (non<br />
definitiva) d’una setta esoterica.<br />
Un romanzo arioso<br />
ma serrato, ilare e amaro<br />
come un gioco di specchi<br />
picaresco che si rifrange<br />
tra Patty Pravo (i versi del<br />
titolo, da Pensiero Stupendo)<br />
e Jean Giono, per approdare<br />
all’ incanto di Marcel<br />
Pagnol nell’ era di internet.<br />
Solo la letteratura sa<br />
fare certi miracoli.<br />
Alain Elkann<br />
L’EQUIVOCO<br />
Bompiani<br />
Due amici avanti negli anni,<br />
si ritrovano, per caso<br />
dopo molto tempo e vanno<br />
alla scoperta del proprio<br />
passato, che non<br />
passa, anzi è più vivo che<br />
mai. Ma la dolcezza delle<br />
rimembranze, a poco a<br />
poco, si trasforma nell’opposto.<br />
Tornano i figli e<br />
con loro gli equivoci, gli<br />
inganni, le rivelazioni, con<br />
l’inconfessabile che viene<br />
a galla attraverso una<br />
lettera. Anche verso la fine,<br />
le “braci” continuano<br />
ad ardere.<br />
Antonio Del Giudice<br />
LA PASQUA BASSA<br />
Edizioni San Paolo<br />
La Pasqua bassa, secondo<br />
diffuse opinioni popolari,<br />
porta con sé sciagure.<br />
Parte da qui il romanzo<br />
d’esordio di Antonio<br />
Del Giudice, giornalista.<br />
Lo sfondo storico è l’8<br />
settembre 1943. Pinuccio,<br />
figlio di Peppino e Caterina,<br />
soldato sbandato,<br />
è a pochi chilometri da casa<br />
quando viene freddato<br />
da una raffica di mitra tedesca.<br />
Peppino lo viene a<br />
sapere da un soldato che<br />
si è salvato. Ritrova il figlio<br />
riverso su un mucchio<br />
di sassi della spiaggia<br />
adriatica. Con la morte<br />
del figlio comincia anche<br />
l’agonia del padre e la tragedia<br />
d’una famiglia contadina<br />
unita da povertà e<br />
solidarietà. C’è odore e<br />
sapore di Sud e tradizioni<br />
solide in queste pagine:<br />
terra, campi, fatica, uomini<br />
che lavorano e donne<br />
forti che mantengono viva<br />
la struttura sociale, gli<br />
affetti, le relazioni, tengono<br />
unito un mondo. Pagine<br />
intense, semplici, in un<br />
racconto intenso e «innocente»,<br />
come scrive Ermanno<br />
Rea nella postfazione.<br />
Pagine da teatro o<br />
da film alla Olmi. (A.F.)<br />
Mimma Gaspari<br />
PENSO CHE UN “MON-<br />
DO” COSI’ NON RITORNI<br />
MAI PIU’<br />
Baldini Castaldi Dalai<br />
L’epoca d’oro della discografia<br />
italiana -gli anni della<br />
Rca e di Morricone, di<br />
Gene Pitney e Claudio Baglioni,<br />
di Enzo Jannacci e<br />
Connie Francis- raccontata<br />
da una protagonista,<br />
Mimma Gaspari, una vita<br />
di lavoro nel mondo della<br />
musica. Per oltre trent’anni<br />
la Gaspari si è occupata<br />
delle strategie promozionali,<br />
dall’ufficio stampa<br />
alle apparizioni televisive,<br />
dei personaggi più importanti<br />
dello spettacolo musicale,<br />
passando dal festival<br />
di Sanremo al Cantagiro,<br />
dalle Messaggerie<br />
Musicali di Milano agli studi<br />
di via Teulada della Rai.<br />
Un viaggio autobiografico<br />
e divertente, ricco di<br />
aneddoti e curiosità. Funzionari<br />
e persone che stavano<br />
dietro le quinte di famosi<br />
programmi radiofonici<br />
che aiutarono a svecchiare<br />
l’universo italiano<br />
delle sette note; cantanti<br />
di successo e quelli che<br />
semplicemente lo sfiorarono.<br />
Tutto in un una godibile<br />
narrazione, una brillante<br />
storia del costume<br />
ambientata in anni formidabili.
Foto Rosy Romano<br />
dischi<br />
VIVAVERDI<br />
47<br />
CARBONI / SINIGALLIA<br />
SOGNO E SREGOLATEZZA,<br />
LA MUSICA DEGLI ANNI ’70<br />
di Stefano Micocci<br />
Luca Carboni ha avuto un’idea splendida: un<br />
disco che riproponesse alcune canzoni significative,<br />
che in qualche modo hanno caratterizzato<br />
gli anni settanta. Non le canzoni da hit<br />
parade, ma alcune di quelle che hanno massaggiato<br />
il cuore di quella generazione, riscoperte<br />
poi, in seguito, per motivi a volte misteriosi,<br />
anche dalle generazioni seguenti. Musiche ribelli<br />
non è un “omaggio a”, non è una collection,<br />
una compilation e neppure l’inizio di una<br />
raccolta antologica di poeti della musica. E’<br />
un’intuizione felice di Luca che ridà luce e forza,<br />
a suo modo, a una serie di “perle” d’autore,<br />
scelte alla fine di una riflessione molto arguta<br />
sulle canzoni della “diversità culturale”, della<br />
unicità intellettuale. Quella diversità culturale,<br />
quella visione della vita e del lavoro dell’autore,<br />
che unisce anche Luca Carboni e Riccardo<br />
Sinigallia e li ha portati a collaborare a questo<br />
tenero e struggente lavoro discografico. Musiche<br />
ribelli è anche un progetto live curato dalla<br />
“Friends e Partners” che andrà avanti nei teatri,<br />
da marzo e aprile fino all’estate 2009.<br />
“Luca mi ha proposto di fare questo disco con<br />
lui: abbiamo affittato una casa con giardino a<br />
Capo Perla, nell’Isola d’Elba e abbiamo lavorato,<br />
per due mesi, agli arrangiamenti e le performance,<br />
registrando parte dei brani sull’isola.<br />
Mentre i mixaggi sono stati fatti, in seguito,<br />
a Roma. Con Luca ho curato la produzione artistica<br />
del disco, e insieme con altri musicisti<br />
abbiamo suonato in tutti i brani.<br />
Ma l’aspetto altrettanto importante di questo<br />
viaggio insieme, sono i concerti live: la prima<br />
Luca Carboni e Riccardo Sinigallia in un disco “insieme” intitolato Musiche ribelli. Ma ci<br />
sono anche De Gregori e Claudio Lolli; Dalla, Guccini, Bennato e Battiato; Finardi, Jannacci e<br />
Pierangelo Bertoli, che Carboni ha reinterpretato scegliendo quei brani capaci di raccontare<br />
completamente i loro autori. In modo assoluto. Il risultato è un manifesto politico, culturale,<br />
poetico degli anni ’70, di rara completezza e bellezza.<br />
parte del concerto è dedicata al disco, e sono<br />
ospite di Luca per cantare insieme Ho visto anche<br />
degli zingari felici e La casa di Hilde. Nella<br />
seconda parte, cantiamo insieme Bell’amore<br />
(nel primo disco Riccardo Sinigallia), Amici<br />
nel tempo (che era nel disco Incontri a metà<br />
strada, ndr) e Gli autobus di notte. Ma inseriremo<br />
anche Cosa sarà di Dalla e De Gregori e<br />
Genova per noi, a proposito di collaborazioni<br />
artistiche, per ricordare Bruno Lauzi con una<br />
canzone di Paolo Conte.<br />
Ma probabilmente aggiungeremo altri brani<br />
che, al momento, stiamo solo provando.<br />
I concerti vanno molto bene, capita di avere davanti<br />
al palco, il pubblico dei grandi nomi della<br />
nostra musica. Il momento è difficile, ma la<br />
situazione è tale per cui si stanno delineando i<br />
giusti valori. Se i numeri delle vendite discografiche<br />
sono sensibilmente diminuiti, ai concerti<br />
la gente viene volentieri, c’è e si emoziona,<br />
partecipa e la voglia di musica dal vivo è sempre<br />
più forte. Me ne accorgo anche personalmente:<br />
sono due anni che sono costantemente<br />
“in concerto” chitarra e voce, in un’atmosfera<br />
di libertà assoluta, anche perché non ho niente<br />
da perdere. Nei locali, come nei grandi spazi.<br />
Il pubblico c’è, sempre, e anche quando so-<br />
no le 200 persone di un locale, si tratta di un<br />
pubblico cosciente, motivato e motivante, non<br />
ci sono malintesi, sa chi sei ed è lì per te…E<br />
questo ti da una carica straordinaria!”.<br />
Una nota sul disco: Ho visto anche degli zingari<br />
felici di Claudio Lolli, che nel disco Luca<br />
Carboni canta con Riccardo Sinigallia, riascoltata<br />
oggi, è più attuale e “provocatoria”<br />
di una canzone-manifesto come Eppure soffia,<br />
che pure rimane bellissima. Anche per<br />
i nostri attuali problemi con le etnie “altre<br />
da noi” così presenti nel nostro paese. Giusta<br />
anche la scelta de La casa di Hilde, sempre<br />
di De Gregori, che Carboni e Sinigallia<br />
interpretano insieme: del resto è una canzone<br />
evocativa di un periodo irripetibile di<br />
amicizia e collaborazione artistica, di Francesco<br />
con Edoardo De Angelis, con Giorgio<br />
Lo Cascio, con Antonello Venditti. E con musicisti<br />
come Centofanti, Ciotti, Giammarco,<br />
Minotti, Buzzi, Ciccaglioni e Montanari che<br />
in seguito si sono affermati anche come solisti<br />
e grandi performer, ed erano presenti,<br />
sin da allora, nel disco di De Gregori. I primi<br />
due anni dei ’70, sono uno spartiacque<br />
culturale epocale, tra un “prima” e un “dopo”,<br />
per la musica italiana.
“La mia avventura nello spettacolo<br />
è cominciata a tredici anni, per caso”,<br />
dice Paola Cortellesi.<br />
Le foto sono di Fabio Lovino<br />
VIVAVERDI<br />
48<br />
teatro<br />
INTERVISTA A PAOLA CORTELLESI<br />
FAR RIDERE?<br />
UN GIOCO DA RAGAZZE<br />
di Linda Brunetta<br />
Si è in parte<br />
disarmati<br />
di fronte<br />
all’eclettismo di<br />
Paola Cortellesi,<br />
quasi unico fra le attrici<br />
italiane della sua<br />
generazione. Attrice, autrice,<br />
cantante, presentatrice,<br />
imitatrice, le riesce tutto bene ed è<br />
anche bella e… molto alta! Si è quasi disarmati<br />
anche di fronte alla sua modestia, al suo<br />
essere così poco “star”, sempre pronta a<br />
creare sinergie, a lavorare insieme, a giocare<br />
insieme agli altri, che siano ospiti famosi,<br />
quasi sempre anche amici (nei suoi show<br />
televisivi) o attrici e attori in teatro e al cinema.<br />
Ma com’è cominciata la sua avventura nel<br />
mondo dello spettacolo?<br />
A tredici anni per caso. Confesso che<br />
mi esibivo in piccoli spettacoli per amici<br />
e familiari pazienti e comprensivi,<br />
in particolare adoravo cantare<br />
e un amico dei miei, Claudio<br />
Mattone, che in quel<br />
periodo collaborava come<br />
autore per il programma<br />
Indietro<br />
Tutta di Arbore, mi<br />
chiamò quasi per<br />
scherzo in uno studio<br />
di registrazione<br />
Le sue imitazioni del ministro Gelmini o di Sarah Palin sono irresistibili. Autentica regina della<br />
comicità femminile che passa con disinvoltura dal successo televisivo a quello teatrale e<br />
cinematografico, Paola Cortellesi possiede un talento e una versatilità straordinari. In<br />
quest’intervista, confessa di aver cominciato cantando e poi è passata al suo primo amore, il<br />
teatro classico, ma la voglia di scherzare l’ha portata in televisione.<br />
a cantare il jingle dell’immaginario sponsor<br />
della trasmissione: Cacao meravigliao.<br />
Era la sua voce, mentre nella trasmissione<br />
cantavano in playback e ballavano cinque<br />
brasiliane mozzafiato?<br />
Esatto, poi ho continuato a cantare per tutta<br />
l’adolescenza, nei pub, nelle feste, nei locali,<br />
con tre gruppi diversi, cover, ma anche<br />
rock e rhythm & blues. Lo facevo perché mi<br />
divertivo, ma soprattutto per guadagnare<br />
qualcosa.<br />
E dopo aver scoperto il primo dei suoi talenti,<br />
il canto?<br />
Poi ho mollato l’università e mi sono iscritta<br />
al corso di recitazione di Beatrice Bracco<br />
e subito ho cominciato a fare piccoli spettacoli<br />
nelle cantine, nei teatrini, ma non si<br />
trattava di spettacoli di cabaret. Per me il<br />
teatro è sempre stato teatro di prosa e aspiravo<br />
a ruoli classici: volevo fare Giulietta!<br />
Invece è proprio perché mi divertivo a scherzare<br />
e improvvisare nei camerini che mi<br />
hanno chiesto di fare un provino per Macao,<br />
il programma di Boncompagni. Ho accettato<br />
ed è stata un’esperienza che mi ha avvicinato<br />
al linguaggio televisivo.<br />
Ma il percorso teatrale non si è mai interrotto,<br />
anzi, e ne è la conferma Gli ultimi saranno<br />
gli ultimi, il suo recente monologo<br />
teatrale su un tema drammatico come la<br />
disoccupazione, che ha avuto un enorme successo.<br />
Come mai non ha mai riproposto i<br />
personaggi che hanno avuto successo in televisione<br />
anche a teatro?<br />
Il teatro e la televisione sono due linguaggi<br />
diversi. Uno sketch televisivo dura tre-quattro<br />
minuti e il personaggio è paradossale,<br />
eccessivo. Il teatro, che è il mezzo che conosco<br />
meglio, ha altri tempi, altri ritmi e io<br />
preferisco raccontare una storia, mantenere<br />
la fiducia che ha avuto in me il pubblico teatrale,<br />
solo per il fatto che è arrivato fino lì.<br />
Non mi sembrerebbe corretto fargli rivedere<br />
quello che ha già visto in televisione.<br />
Ha in mente un altro spettacolo teatrale nell’immediato<br />
futuro?<br />
Per il momento no. Il monologo è stato molto<br />
impegnativo, c’è voluto un anno per idearlo,<br />
scriverlo e prepararlo insieme a Massimiliano<br />
Bruno, Furio Andreotti e Giampiero<br />
Solari, poi due tournée di sette mesi l’una.<br />
Ci vuole una grande disciplina, anche fisica,
VIVAVERDI<br />
49<br />
per portarlo avanti.<br />
La televisione è meno impegnativa?<br />
Dipende. Quando lavoro ad uno show mi<br />
stanco moltissimo. E’ difficile immaginare<br />
per chi non l’ha mai fatto quanto lavoro ci<br />
sia dietro un programma: dall’ideazione, alla<br />
scrittura dei testi, alla realizzazione. Io ci<br />
tengo a seguire tutto, anche al montaggio sono<br />
sempre presente a rifinire, migliorare<br />
fino all’ultimo.<br />
Soprattutto perché il suo ultimo programma<br />
per la prima serata di RaiTre, Non perdiamoci<br />
di vista, era un one woman show?<br />
Con ospiti! E ci tengo molto quando invito i<br />
miei amici e colleghi a valorizzare le loro capacità,<br />
anche inconsuete, come quando sono<br />
venuti Pierfrancesco Favino e Claudio<br />
Santamaria che si sono trasformati in due<br />
perfetti trans. E ovviamente c’è bisogno di<br />
una preparazione accurata. Non credo che<br />
venga bene lo sketch quando qualcuno è a<br />
disagio perché è colto di sorpresa e magari<br />
non sa come reagire. Persino quando faccio<br />
il personaggio di Silvana, l’intervistatrice<br />
aggressiva, ho sempre fatto sapere prima le<br />
domande alla “vittima” di turno. Dev’essere<br />
un gioco, non una trappola.<br />
Quanto è diverso invece il lavoro come attrice?<br />
In un certo senso è più rilassante, in questo<br />
momento sto interpretando un ruolo in una<br />
serie televisiva per RaiUno, La casa, e in<br />
questo caso mi affido totalmente al regista<br />
Gianluca Tavarelli con il quale ho già lavorato<br />
in Maria Montessori. E’ una bellissima<br />
sceneggiatura di Sandro Petraglia e Stefano<br />
Rulli.<br />
Al cinema ha di recente interpretato una delle<br />
protagoniste del film di Enzo Monteleone,<br />
Due partite, tratto dalla omonima commedia<br />
di Cristina Comencini. I personaggi femminili<br />
scritti da una donna sono più aderenti alla<br />
sensibilità di un’attrice secondo lei?<br />
Mi sono molto identificata non solo nel mio<br />
personaggio, ma in tutti gli altri, un affresco<br />
femminile molto ironico e anche molto<br />
vero: “Le donne devono essere brave in tutto”,<br />
dice uno dei personaggi della commedia.<br />
Eppure sei sempre inadeguata, essere<br />
donna è un’aggravante: se sei una donna in<br />
carriera sei un caterpillar; se ti vesti seduttiva,<br />
sei una poco di buono; se ti copri troppo,<br />
sei un fagotto insignificante…<br />
I suoi personaggi televisivi a volte sono donne-vittime<br />
bistrattate dalla vita, a volte personaggi<br />
potenti e crudeli, tutte con un sorriso<br />
inquietante, che è una maschera molto<br />
femminile per poter dire di tutto. Come li<br />
sceglie?<br />
Io non ho un repertorio comico già testato<br />
a teatro negli spettacoli dal vivo, perché come<br />
dicevo, a teatro porto altri contenuti, e<br />
al cinema mi affido completamente al regista<br />
e cerco di interpretare al meglio il ruolo<br />
scritto dagli sceneggiatori, quindi se devo<br />
partecipare a un programma in televisione<br />
mi preparo prima appositamente leggendo<br />
giornali, guardando i talk-show, dove emergono<br />
i temi, i personaggi, i politici più in<br />
vista in quel momento, così mi è venuto in<br />
mente di imitare la Prestigiacomo, la Gelmini,<br />
Sarah Palin…<br />
Che ruolo ha la satira? Può anche far riflettere<br />
su determinati problemi di attualità?<br />
Io sono un’attrice comica, il comico è un dono<br />
e un allenamento e a mio parere non bisogna<br />
mai perdere di vista la leggerezza, che<br />
non significa superficialità. Il mio compito,<br />
anche se affronto un argomento che può<br />
essere considerato serio, è chiudere con una<br />
risata. Non sono né un politico, né un predicatore<br />
e non faccio un personaggio comico<br />
per fare polemiche, ma per divertire.<br />
In base a quali criteri fa le sue scelte artistiche?<br />
Considero un privilegio poter fare delle scelte,<br />
televisione, cinema, teatro oppure condurre<br />
o cantare, come ho fatto a Sanremo<br />
nel 2005, le canzoni scritte insieme a Rocco<br />
Tanica di Elio e le storie tese, che è uno<br />
dei miei autori di riferimento, perché anche<br />
la musica può essere uno sketch. Sono<br />
selettiva, ma non snob, di solito scelgo un<br />
ruolo in base alla storia. L’attore secondo<br />
me non è una rock star, l’attore da solo non<br />
va da nessuna parte, parla con gli altri. Anche<br />
se sei bravissimo in un brutto film nessuno<br />
ti noterà, perché è l’insieme che conta.
VIVAhanno detto<br />
a cura di Letizia Pozzo<br />
FEAGARL SHARKEY,<br />
RESPONSABILE UK<br />
MUSIC (associazione<br />
di discografici, artisti<br />
e produttori)<br />
“L’industria deve dare<br />
ai consumatori quello<br />
che vogliono, in<br />
maniera legittima,<br />
assicurandosi che gli<br />
artisti, i compositori e le case discografiche<br />
siano pagate”.<br />
La Repubblica , 20 gennaio 2009<br />
GERD<br />
LEONHARD,<br />
AUTORE DEL<br />
LIBRO<br />
The future of<br />
Music<br />
“Dobbiamo<br />
metterci dalla<br />
parte dei<br />
consumatori, di<br />
quei ragazzi di 15<br />
anni che usano<br />
Facebook, Twitter, Songza o Youtube, loro<br />
sono clienti dell’industria per i prossimi venti<br />
anni. Io credo che non si debba combattere il<br />
filesharing o le forme di network sociale che si<br />
stanno affermando, ma bisogna andare a un<br />
accordo con le compagnie telefoniche e gli<br />
internet provider che guadagnano tantissimo<br />
dal download di musica, film e altri contenuti.<br />
Io e tanti ragazzi oggi paghiamo un<br />
abbonamento per una connessione a banda<br />
larga per poter condividere contenuti digitali<br />
non certo per scambiarci mail. Credo che si<br />
debba chiedere aiuto ai Governi, ai paesi che<br />
hanno cominciato a capire che non si può fare<br />
finta di niente. L’idea della licenza legale (un<br />
abbonamento mensile per scaricare ciò che si<br />
vuole) sta facendo grandi passi avanti in<br />
Francia e Gran Bretagna con l’idea di far<br />
pagare una quota fissa alle grandi telecom<br />
telefoniche”.<br />
Il Manifesto, 21 gennaio 2009<br />
BOOSTA,<br />
TASTIERISTA DEI<br />
SUBSONICA<br />
“Sono convinto che la<br />
musica goda di ottima<br />
salute, in<br />
controtendenza con<br />
l’andamento<br />
pachidermico della<br />
discografia e del suo<br />
business che non hanno saputo tenere botta<br />
alla tecnologia. Noi veniamo da un tour di un<br />
anno sempre sold out : la gente risparmia su<br />
memorabilia, ma non sui biglietti di un<br />
concerto. La morte del cd è un suicidio più che<br />
un assassinio. La musica è come l’acqua: meno<br />
dighe ci sono, più gocce arrivano”.<br />
Corriere della Sera, 26 gennaio 2009<br />
GIUSEPPE GARGANI,<br />
PRESIDENTE DELLA<br />
COMMISSIONE<br />
GIURIDICA DEL<br />
PARLAMENTO<br />
EUROPEO<br />
“Non possiamo<br />
smettere, ad ogni<br />
livello, di alimentare la<br />
cultura, come persone e come politici: è un<br />
terreno che va perennemente coltivato. Sul<br />
piano politico e dell’interesse generale, per<br />
esempio, il problema della pirateria<br />
rappresenta un ostacolo continuo per lo<br />
sviluppo della creatività. La Commissione<br />
giuridica del Parlamento europeo sta<br />
lavorando per garantire, nello stesso tempo il<br />
rispetto del diritto d’autore e gli interessi dei<br />
fruitori. In fondo, questi due principi si<br />
trovano nella Dichiarazione Universale dei<br />
Diritti Umani; in particolare l’articolo 27<br />
recita (al punto 2): ‘ogni individuo ha diritto<br />
alla protezione degli interessi morali e<br />
materiali derivanti da ogni produzione<br />
scientifica, letteraria e artistica’ ”.<br />
<strong>Siae</strong>news, www.siae.it, 11 febbraio 2009<br />
GEOLOGIST (BRIAN<br />
WEITZ), ANIMAL<br />
COLLECTIVE<br />
“Oggi la gente può<br />
accumulare grandi<br />
quantità di musica in<br />
tempi talmente brevi<br />
che se ne dimentica. E<br />
poi la mettono sul loro<br />
iPod su shuffle e non<br />
sanno nemmeno cosa<br />
stanno ascoltando, mentre l’ascoltano! Oppure<br />
scaricano qualcosa, ne ascoltano 20 secondi e<br />
se non gli piace lo cancellano. Invece io da<br />
piccolo, non avevo molti soldi e quando<br />
compravo un disco lo ascoltavo tutto. Se non<br />
mi piaceva non lo buttavo (…) Mi dicevo: ‘<br />
Però la copertina è così bella… magari è il caso<br />
di riascoltarlo’… e diventava uno dei miei<br />
dischi preferiti! Forse oggi non sarebbe<br />
possibile, è scomparsa l’idea che la musica sia<br />
qualcosa a cui devi dedicare tempo e impegno.<br />
Per me gli album davvero memorabili sono<br />
opere compiute che voglio ascoltare senza<br />
interruzione, dall’inizio alla fine e poi ancora.<br />
Noi teniamo molto all’idea di fare un disco<br />
con un inizio e una fine. Vogliamo che il nostro<br />
pubblico lo ascolti per intero. Oggi, invece, la<br />
regola è stare attenti all’attacco e alla coda<br />
delle canzoni. (…) non ho intenzione di creare<br />
un disco tenendo a mente come suonerà su un<br />
iPod shuffle”.<br />
Rolling Stone, febbraio 2009<br />
MORISSEY, LEADER<br />
SMITHS<br />
“La musica pop oggi è<br />
diventata un trucco per<br />
abbagliare la gente,<br />
suoni supersonici e<br />
produzioni pazzesche<br />
per distrarre<br />
l’attenzione. Io vengo<br />
dalla musica vera.<br />
Quando ero bambino la gente non aveva<br />
neanche l’autoradio. Gli appassionati erano<br />
visti come marziani. Ora più abusiamo della<br />
musica, più il suo potere diminuisce. Oggi tutti<br />
vivono con il sogno di far parte di un reality<br />
show, come se diventare rockstar fosse un<br />
diritto acquisito”.<br />
La Repubblica, 5 febbraio 2009
VIVAVERDI<br />
51<br />
BRIGITTE ZYPRIES,<br />
MINISTRO DELLA<br />
GIUSTIZIA TEDESCO<br />
“Sarebbe un errore<br />
affidare agli ISP la<br />
responsabilità di<br />
disconnettere gli utenti<br />
che praticano file<br />
sharing illegale.<br />
Insomma,<br />
l’estromissione della Giustizia ordinaria da<br />
ogni procedura andrebbe considerata una<br />
violazione grave dei diritti dei cittadini.<br />
Tom’s hardware on line, 4 febbraio 2009<br />
NEK<br />
“Vorrei impegni più<br />
seri, anche nella lotta<br />
alla pirateria che sta<br />
uccidendo il mondo<br />
musicale. Suggerisco<br />
provvedimenti<br />
concreti. Non sarebbe<br />
male se tutti noi<br />
cantanti smettessimo di comporre pezzi o<br />
eseguirli: ecco, un bello sciopero generale<br />
forse spingerebbe i politici a muoversi”.<br />
Anna, 5 febbraio 2009<br />
CHIARA SARACENO,<br />
SOCIOLOGA DELLA<br />
FAMIGLIA<br />
“C’è sempre una dose<br />
di irrealismo nella<br />
fiction italiana, si<br />
vedono solo case<br />
meravigliose, come se<br />
abitassero tutti<br />
sull’Appia Antica. E’<br />
come se si parlasse<br />
sempre tra virgolette. E mi dispiace<br />
l’immagine delle donne: non accettano gli<br />
anni che passano. Vivono tutti sotto lo stesso<br />
tetto in modo irrealistico”.<br />
La Repubblica, 4 febbraio 2009<br />
DOMENICO<br />
PROCACCI<br />
“Bisogna opporsi alla<br />
logica per la quale è<br />
bello solo ciò che<br />
funziona<br />
commercialmente e<br />
contestare autentiche<br />
menzogne e<br />
stupidaggini come<br />
l’idea che senza i film di Natale non si<br />
potrebbero realizzare prodotti di interesse<br />
culturale ”.<br />
Giornale dello Spettacolo, 30 gennaio 2009<br />
GIANFRANCO FINI<br />
“Mai come oggi nella<br />
civiltà della<br />
comunicazione e<br />
dell’informazione<br />
appare centrale la<br />
ricchezza immateriale<br />
delle idee e della<br />
cultura nella vita<br />
collettiva, compresi i<br />
suoi ambiti economici. Non per niente, in<br />
quello che è definito il ‘Made in Italy’ sono<br />
molti a scorgere il segno della creatività<br />
italiana ed auspico che cresca la<br />
consapevolezza nelle istituzioni e nei cittadini<br />
della necessità di investire nel campo delle<br />
idee e della ricerca, che vanno annoverate tra<br />
le grandi risorse strategiche di un paese<br />
moderno”.<br />
Corriere della Sera, 17 febbraio 2009<br />
RENZO ARBORE<br />
“La tv attuale non mi è<br />
congeniale, è troppo<br />
hard, che tratti politica<br />
o gossip. E’ piena di<br />
risse verbali. Inoltre i<br />
giovani sono mortificati<br />
con il ‘velinume’ .<br />
Bisognerebbe tornare<br />
all’indice di gradimento, è l’unico sistema per<br />
trovare la qualità televisiva, in alternativa al<br />
Qualitel che è costoso. Basterebbe il voto come<br />
a scuola, ma questo non è possibile perché non<br />
lo vuole la pubblicità”.<br />
Corriere della Sera, 3 febbraio 2009<br />
FRANCESCO MARIA<br />
GIRO<br />
“Prestigiose rassegne<br />
cinematografiche<br />
internazionali, da<br />
Cannes, a Berlino a<br />
Venezia, sono state<br />
concepite e sono nate e<br />
si sono imposte anche<br />
con l’obiettivo di sostenere il cinema del loro<br />
Paese. Ammettere questo non significa dire<br />
una parolaccia ma dire con onestà come stanno<br />
le cose. Sarebbe grave e sarebbe una<br />
‘parolaccia’ se venissero premiati film brutti.<br />
Questo sì. Ma questo non può voler dire per<br />
forza escludere a priori, come accade da troppo<br />
tempo, i film italiani di qualità, che infatti<br />
scappano all’estero, corrono a Cannes e<br />
vincono, come ‘La Stanza del Figlio’ di<br />
Moretti, ‘Gomorra’ di Garrone e ‘Il Divo’ di<br />
Sorrentino”.<br />
AdnKronos, 2 febbraio 2009<br />
SERGIO ZAVOLI,<br />
PRESIDENTE<br />
COMMISSIONE<br />
VIGILANZA RAI<br />
“La Rai è di gran lunga<br />
migliore della fama che<br />
ha: in tempi difficili è<br />
riuscita mantenere alto<br />
il suo prestigio. Si può discutere<br />
dell’abbassamento di qualità di una certa<br />
programmazione, ma si tratta di un problema<br />
di sobrietà, di carattere etico, da porre a<br />
chiunque faccia comunicazione e<br />
informazione”.<br />
Apcom, 4 febbraio 2009<br />
CLAUDIO AMENDOLA<br />
“Il bello della serie i<br />
‘Cesaroni’ è che cerca la<br />
verità per quanto sia<br />
possibile. Non ci<br />
aspettavamo un<br />
successo simile,<br />
abbiamo toccato picchi<br />
di dieci milioni. Penso<br />
sia dovuto al fatto che è caduto il velo<br />
d’ipocrisia con cui sinora era stata raccontata<br />
la famiglia italiana”.<br />
La Repubblica, 4 febbraio 2009
VIVAVERDI<br />
52<br />
editoria<br />
Alcuni titoli dei<br />
“Dischi del Sole”<br />
e “Dischi del Club Tenco”.<br />
Nella pagina accanto<br />
Toni Verona, titolare<br />
dell’etichetta<br />
indipendente<br />
Ala Bianca,<br />
fondata nel 1978<br />
INTERVISTA A TONI VERONA<br />
LA MUSICA ITALIANA<br />
VOLA SU UN’ALA BIANCA<br />
di Flaviano De Luca<br />
L’etichetta discografica indipendente Ala Bianca, ha celebrato di recente i trenta anni di attività.<br />
Eppure Toni Verona, il suo proprietario e vulcanico general manager, ha ancora tanta curiosità e<br />
voglia di girare il mondo per promuovere “i prodotti italiani”. Ecco un piccolo bilancio di<br />
un’avventura partita coi Nomadi e Alan Sorrenti poi cresciuta coi “Dischi del Sole” e la dance,<br />
oggi conosciuta in mezzo mondo, dal Benelux al Giappone, dove continuano a chiedergli di tutto,<br />
Non tutti conoscono i suoi inizi, da studente<br />
di biologia a scrittore di testi di canzoni.<br />
Quando è scattato l’interruttore ossia la consapevolezza<br />
di voler diventare editore e discografico?<br />
Non sono musicista, per di più non suono alcun<br />
strumento ma la musica, da sempre, mi<br />
ha affascinato e fortemente coinvolto come<br />
ascoltatore. Mi ci sono accostato per passione<br />
e per lo stesso motivo ho scritto qualche<br />
testo di canzone, in taluni casi cover di brani<br />
americani incisi dai Nomadi e da qualche altro<br />
artista. Non ho mai pensato che la musica<br />
potesse diventare un lavoro o addirittura<br />
il mestiere di una vita, per questo seguii il<br />
percorso tradizionale, scuola ed università.<br />
L’esigenza di autonomia mi spinse a cercare<br />
un lavoro che individuai nel settore musicale<br />
seguendo l’istinto e la grande passione<br />
per la musica. Iniziai a collaborare con<br />
un paio di amici con i quali ci inventammo<br />
un ufficio di segretariato artistico ed altro:<br />
management, booking, produzione artistica,<br />
editoria, promozione, scouting. Per un<br />
paio di anni ebbi anche un incarico in Emi<br />
per ricerca di nuovi autori-artisti e qualche<br />
anno dopo, era il ‘78, una delle produzioni<br />
del nostro team per Emi divenne artista dell’anno:<br />
Alan Sorrenti con l’album Figli delle<br />
Stelle. Ebbe inizio l’attività editoriale di<br />
Ala Bianca in Italia ed Europa poiché Sorrenti<br />
arrivò ai primi posti delle charts europee,<br />
consolidando il successo con la hit suc-<br />
da Franco Trincale a Enzo Jannacci.<br />
cessiva, Tu sei l’unica donna per me, dall’album<br />
L.A. & N.Y.<br />
Inizialmente l’attività di Ala Bianca si limitava<br />
all’editoria oltre che ad un lavoro di segreteria<br />
artistica mentre si continuava la<br />
produzione discografica per conto terzi (Emi<br />
e Polygram sopratutto).<br />
Dopo quasi un decennio, nel 1987, Ala Bianca<br />
divenne anche produttore fonografico indipendente,<br />
legato ad Emi per la distribuzione<br />
del prodotto nei primi anni e passati<br />
poi alla Warner, dove siamo tuttora da quasi<br />
venti anni (un’anomalia per il settore!).<br />
Fin dall’inizio l’attività discografica fu orientata<br />
a 360 gradi su varie linee artistiche e,<br />
alla distanza, questo tipo di scelta ci ha gratificati.<br />
La filosofia aziendale di base fu<br />
orientata sempre verso progetti editoriali.<br />
In sostanza ci siamo occupati di artisti in<br />
quanto autori di brani (prima di tutto) che<br />
noi editavamo e pubblicavamo preoccupandoci<br />
di produrre il master per dare visibilità<br />
ad artista e prodotto.<br />
Ha pubblicato pure dance e musica latina.<br />
L’ultima compilation di Caterpillar è un’antologia<br />
world music. Sta allargando il più<br />
possibile il suo raggio d’azione e perché?<br />
Nel primo periodo della nostra attività<br />
discografica la musica dance “made in Italy”<br />
furoreggiava specialmente in Europa ed Asia.<br />
Entrammo in questo mercato pubblicando<br />
il primo singolo in vinile di un brano individuato<br />
in Germania da un nostro collaboratore<br />
:Electrica Salsa by Off, un deejay che<br />
scelse di firmarsi così e divenne una grande<br />
hit! Producemmo musica dance rivolgendo<br />
la nostra attenzione anche ad altri<br />
progetti editoriali-discografici di maggior<br />
respiro e contenuto.<br />
Così, un paio di anni più tardi siglammo un<br />
accordo con l’istituto Ernesto De Martino<br />
per la gestione dell’intero catalogo editoriale<br />
e discografico di musica popolare “I Dischi<br />
del Sole”, collana composta da oltre 60<br />
album ripubblicati dapprima su LP (vinile)<br />
e MC (musicassette), successivamente rimasterizzati,<br />
digitalizzati e ripubblicati su<br />
compact disc, un’operazione oltretutto a salvaguardia<br />
di un prezioso catalogo di musica<br />
popolare, un catalogo unico di tradizioni e
cultura popolare italiana raccolto sul campo<br />
da ricercatori ed etnomusicologi, studiosi<br />
ed appassionati. Le canzoni, o meglio i<br />
canti, abbracciano quasi due secoli di storia<br />
d’Italia, dal dopo rivoluzione francese con i<br />
canti giacobini e garibaldini al sessantotto ed<br />
oltre, passando attraverso i canti dell’unificazione<br />
d’Italia di fine ‘800, canti degli emigranti<br />
di inizio ‘900, canti del lavoro, dell’osteria,<br />
del carcere, della resistenza, ecc.<br />
Un enorme patrimonio di cultura popolare<br />
raccolto in un archivio sonoro di oltre<br />
20.000 titoli a cura dell’Istituto culturale<br />
Ernesto De Martino; un grande e costoso lavoro<br />
di recupero e digitalizzazione dei nastri<br />
analogici curato da Ala Bianca che ne ha<br />
sostenuto i relativi costi, senza interventi o<br />
sovvenzioni pubbliche.<br />
Può raccontare qualche aneddoto sui cataloghi<br />
“Dischi del Club Tenco” e “Dischi del<br />
Sole”. Li vende solo in Italia o anche all’estero?<br />
Qual è il titolo più richiesto?<br />
Gli album più richiesti della collana dei “Dischi<br />
del Sole” sono: Le canzoni di Bella Ciao<br />
del Nuovo Canzoniere Italiano, album che<br />
ad oggi ha venduto qualche milione di copie<br />
ed in ogni parte del mondo; Ci ragiono e canto,<br />
canzoni di uno spettacolo con la regia di<br />
Dario Fo; I treni per Reggio Calabria, un album<br />
di Giovanna Marini; O cara moglie, album<br />
di Ivan Della Mea; Contessa, di Paolo<br />
Pietrangeli; Nina di Gualtiero Bertelli; Per<br />
i morti di Reggio Emilia di Fausto Amodei<br />
ed altri artisti di questa collana che ingloba<br />
etnie regionali quali Caterina Bueno, Matteo<br />
Salvatore, Cicciu Busacca e tanti altri.<br />
“I Dischi del Sole” sono stati ben presto affiancati<br />
da un’iniziativa sulla canzone<br />
d’autore, volta a costituire quella che attualmente<br />
è la prestigiosa collana de “I Dischi<br />
del Club Tenco”, fortemente voluta da Amilcare<br />
Rambaldi, fondatore del Club Tenco e<br />
Roberto Coggiola del Direttivo del Club Tenco.<br />
Sono per lo più album live con registrazioni<br />
effettuate nel corso della Rassegna della<br />
Canzone d’Autore del Club Tenco che si<br />
tiene ogni anno a Sanremo. In altri casi trattasi<br />
di veri progetti artistici a tema, quali<br />
omaggi-tributi ad artisti stranieri, Vladimir<br />
Vitsoskji, Pablo Milanés, e italiani: Bruno<br />
Lauzi, Sergio Bardotti, Duilio Del Prete, Sergio<br />
Endrigo, la band degli anni ‘70 dei Pan<br />
Brumisti...<br />
In tutte le raccolte sono presenti artisti tra i più<br />
noti autori-interpreti di canzone d’autore, da<br />
Fabrizio De André a Paolo Conte, Guccini, Vecchioni,<br />
Jannacci, Paoli, Fossati, Mannoia, Capossela,<br />
Vanoni e tanti altri.<br />
Per la prima ed unica volta questi grandi artisti<br />
hanno acconsentito ad essere “compilati”,<br />
uniti in album-raccolte pubblicate su<br />
label ,“I Dischi del Club Tenco”, unica collana<br />
in Italia dedicata alla canzone d’autore,<br />
l’“Antologia” (per eccellenza) della canzone<br />
d’autore. Essendo prodotti unici, la vendita<br />
dei vari volumi è costante nel tempo.<br />
Maggiore è la richiesta per il vol. 1 “Club<br />
Tenco: Vent’anni di canzone d’autore”, “Roba<br />
di Amilcare”, “Il Volo di Volodjia” (Vladimir<br />
Vitsoskji).<br />
Queste collane di musica popolare e d’autore,<br />
unitamente ad altre particolari scelte artistiche<br />
praticate nel tempo, hanno permesso alla<br />
nostra azienda di differenziarsi nel mercato<br />
ponendosi in un contesto particolare, quasi<br />
“border line” tra cultura e mercato.<br />
Ala Bianca è stata anche la prima compagnia in<br />
Italia ad occuparsi di musica e cultura latina.<br />
Negli anni abbiamo pubblicato una serie di<br />
album dedicati, dapprima con licenze-master<br />
di materiale prodotto a Cuba, Miami, Columbia,<br />
Venezuela, ecc. poi nostre produzioni realizzate<br />
con artisti e produttori latini nei luoghi<br />
d’origine. Sono nate- consolidandosi nel<br />
mercato- alcune collane: “La Noche Cubana”,<br />
“Margarita Caliente” ed altre.<br />
Ala Bianca vanta poi rapporti editoriali e/o<br />
discografici con singoli artisti quali Enzo<br />
Jannacci, Marlene Kuntz, Nair, Giovanna<br />
Marini, Gianni Maroccolo (IG), Ivan Della<br />
Mea, Andhira, Rudy Marra, Franco Trincale,<br />
Nicola Costanti, Max Manfredi.<br />
La distribuzione dell’intero catalogo (cd-
VIVAVERDI<br />
54<br />
editoria<br />
dvd-files digitali) è affidata a Warner.<br />
Manteniamo tuttavia una distribuzione autonoma<br />
dei file digitali (on line da febbraio<br />
2009) e dei cd (vendita per corrispondenza<br />
sempre dal nostro sito web) che, grazie ad<br />
internet, sta consentendo promozione e vendita<br />
del prodotto fisico e digitale in tutto il<br />
mondo.<br />
Taluni nostri prodotti hanno il privilegio di<br />
circuitare in vari paesi stranieri grazie ad<br />
accordi di licenza-master stipulati con nostri<br />
partner, maggiormente in area Europa/Asia.<br />
In tal caso la compagnia discografica<br />
locale provvede alla pubblicazione-promozione-marketing<br />
e distribuzione del prodotto<br />
da noi licenziato.<br />
E’ un periodo di grave crisi del prodotto fisico,<br />
il cd, in tutto il mondo.<br />
C’è un grande consumo di musica ma paradossalmente<br />
si guadagna molto meno anzi<br />
davvero poco. Anche il tanto auspicato mondo<br />
digitale ha volumi di vendite incredibilmente<br />
bassi rispetto alle quantità di dischi<br />
venduti dieci anni fa? Esiste una luce lontana,<br />
una via d’uscita dal tunnel.<br />
L’industria fonografica attuale non ha minimamente<br />
previsto (tanto meno prevenuto)<br />
il periodo disastroso che sta attraversando<br />
il mercato discografico. Nonostante<br />
l’infittirsi delle associazioni di categoria (ben<br />
4 che rappresentano la quasi totalità del mercato)<br />
ogni azienda e di qualunque dimensione,<br />
sta camminando autonomamente (come<br />
sempre) nella speranza che qualcosa<br />
cambi ed in fretta (la resistenza ha un limite!)<br />
Le associazioni di categoria- delle quali<br />
Ala Bianca da sempre fa parte- non hanno<br />
svolto azioni a concreto supporto del settore<br />
e più specificatamente degli associati<br />
(manca ancora una legge sulla musica, l’Iva<br />
è tuttora al 20%, manca il riconoscimento<br />
di industria culturale, benefici e sostegni<br />
quali defiscalizzazioni ed altro restano prerogativa<br />
di “altra musica”, vedi ad esempio<br />
i fondi riconosciuti nel 2009 al Fus, pur ridotti<br />
del 22% ammontano pur sempre a 398<br />
milioni di euro).<br />
In una situazione come l’attuale, caratterizzata<br />
da una riduzione del 50-60% del mercato<br />
fisico a fronte di un “recupero” sul digitale del<br />
solo 5-6% , diventa impossibile continuare a<br />
produrre, fare ricerca, è difficile continuare<br />
a lavorare e pagare gli stipendi...<br />
Il disastro nel mercato è anche dovuto alla<br />
campagna massmediologica iniziata circa un<br />
decennio fa a favore “del nuovo”, della rivoluzione<br />
tecnologica digitale, che ha fatto<br />
morire cd e dvd prima del tempo a favore dei<br />
files digitali che ad oggi ancora non si vendono,<br />
salvo in qualche porzione di globo<br />
quale Usa ed un po’ meno Giappone.<br />
Tale incauta azione mediatica- perpetrata<br />
specialmente da stampa non di settore, non<br />
specializzata-, coadiuvata -ahimé- dalla<br />
maggiore associazione di categoria dei produttori<br />
fonografici, ha contribuito alla falcidia<br />
dei negozi specializzati, favorendo indirettamente<br />
la grande distribuzione. Una<br />
grave perdita per industria e cultura. I punti<br />
vendita tradizionali infatti disponevano<br />
di personale qualificato in grado di informare<br />
ed orientare il cliente, mentre il commesso<br />
del grande magazzino con comparto<br />
dedicato tratta il supporto come un qualunque<br />
prodotto commerciale, non conosce<br />
quasi mai i prodotti (ed i contenuti) e si limita<br />
a vendere la scarsa dotazione di cd e<br />
dvd inseriti negli scaffali (spesso soltanto<br />
prodotti di classifica).<br />
Si deve tuttavia ammettere che l’incredibile<br />
diminuzione nelle vendite di musica registrata<br />
(al di la di prodotto fisico o digitale)<br />
è dovuta principalmente all’avvento di pirateria<br />
on line e fisica causata da un nuovo<br />
costume creatosi via via in chi maneggia il<br />
pc. E’ convinzione comune che tutto ciò che<br />
si trova in rete sia libero come l’aria, a disposizione<br />
di tutti, per cui la musica si può<br />
ascoltare e scaricare gratuitamente (il web<br />
è considerato dai più “un selvaggio west”).<br />
Dobbiamo prendere atto che il lavoro tradizionale<br />
è finito, il mestiere che abbiamo<br />
imparato non si può più fare, pur tenendo<br />
presente che ancora oggi le aziende fonografiche<br />
vivono (si fa per dire) con la vendita<br />
dei supporti fisici.<br />
E’ necessario orientarsi verso il web operando<br />
in rete con gli stessi obiettivi precedenti,<br />
quelli del mercato reale. Occorre professionalizzarsi<br />
assumendo nuovi schemi<br />
mentali e diverse strategie.<br />
E’ innegabile che internet sia una grande<br />
opportunità per le aziende indipendenti. Per<br />
la prima volta nella storia dell’imprenditoria<br />
indipendente è possibile promuovere e<br />
distribuire l’intero catalogo in tutto il mondo<br />
a differenza della precedente circuitazione<br />
di prodotto fisico limitata agli stati nei<br />
quali si riusciva a licenziare e spesso un solo<br />
master.<br />
Dobbiamo saperla cogliere, pena la scomparsa<br />
delle nostre aziende dal mercato.<br />
In questo modo possiamo dare futuro al nostro<br />
lavoro, continuare a produrre e competere<br />
internazionalmente.<br />
Vista la drammaticità del periodo che il comparto<br />
musica leggera (o popolare) sta attraversando<br />
(e non si capisce quando finirà) e<br />
la totale assenza delle istituzioni al nostro<br />
fianco, è forse opportuno dar voce ad un organismo<br />
compatto che unisca le associazioni<br />
di autori ed editori, dei produttori fonografici,<br />
delle agenzie di booking e managements,<br />
dei musicisti, dei sindacati operatori<br />
di settore, fino alle strutture e società che<br />
si occupano di raccolta e gestione diritti, in<br />
primis <strong>Siae</strong>, ma anche Scf ed Imaie, al fine<br />
di rapportarsi al governo, uniti e chiedere il<br />
riconoscimento dello “stato di calamità del<br />
settore”, agendo per ottenerlo. Permetterebbe<br />
all’industria di guardare avanti organizzandosi<br />
e dotandosi di nuove strategie ed<br />
opportunità.<br />
In Italia l’ultima legge sulla musica è del 1967<br />
e si occupava solo di fondazioni sinfoniche<br />
e orchestre liriche. Nella scuola<br />
l’insegnamento della musica è fatto male.<br />
Che cosa si può fare per avvicinare di più le<br />
giovani generazioni all’universo delle sette<br />
note? E per fargli imparare quei rudimenti<br />
di storia della musica anche per affinare il<br />
loro gusto personale?<br />
Al fine di creare una nuova cultura della musica<br />
in Italia a favore delle nuove generazioni,<br />
ritengo necessario iniziare dalle famiglie.<br />
Dovrebbero educare i figli all’ascolto<br />
della musica così come li iniziano<br />
alla bicicletta. Successivamente le scuole<br />
dell’infanzia potrebbero ampliare le conoscenze<br />
fino ad arrivare alle scuole dell’obbligo<br />
le quali, avendo una funzione<br />
educativa e formativa, potrebbero avvicinare<br />
i bimbi, i ragazzi agli strumenti musicali.<br />
In sostanza auspico l’applicazione<br />
del concetto di “educazione permanente”<br />
alla musica a favore di chi nasce in questo<br />
strano paese che è l’Italia.<br />
Per fare ciò si devono dotare le scuole di<br />
educatori preparati e di supporti quali cd,<br />
strumenti musicali, computer...si legge<br />
spesso di scuole pilota dove tutto questo<br />
avviene grazie a sforzi prevalentemente di<br />
genitori e di manager scolastici illuminati,<br />
ma sono casi, tant’è che finiscono sui<br />
giornali. Il resto purtroppo è deserto.
libri<br />
A sinistra, il lavoro presentato all’esame<br />
<strong>Siae</strong> di compositore-melodista, da<br />
Alberto Sordi, il 9 maggio 1957.<br />
L’iscrizione alla sezione Dor del 27<br />
gennaio 1949. La successiva estenzione<br />
di tutela del 27 maggio 1949 alla<br />
sezione Olaf. (Alla sezione Cinema si<br />
iscriverà successivamente<br />
il 9 aprile 1975).<br />
VIVAVERDI<br />
55<br />
LIBRI<br />
L’ITALIA D’AUTORE<br />
DI ALBERTO SORDI<br />
di Stefano Micocci<br />
A trent’anni di distanza da la Storia di un italiano televisiva, un<br />
saggio racconta la storia d’Italia attraverso i film di Alberto<br />
Sordi, dalla Roma papalina fino a Tangentopoli e Berlusconi.<br />
L’avvio di una ricerca più vasta che potrebbe portare “a<br />
risultati e a riscontri non solo importanti ma forse persino<br />
inattesi”. Il 5 marzo, è stata inaugurata alla Biblioteca Teatrale<br />
del Burcardo della <strong>Siae</strong>, la Sala Alberto Sordi.<br />
di, che “mette in campo i debiti di riconoscenza<br />
nei riguardi di De Sica e Zavattini<br />
(debiti che egli sempre riconobbe)”, scrive<br />
De Santi.<br />
Ma è l’incontro con Federico Fellini, sempre<br />
secondo il professore e saggista, “a mutare<br />
il segno della sua carriera”, con Lo<br />
sceicco bianco (1952) e I vitelloni (1953),<br />
dove intinse la propria immagine, complice<br />
sempre Fellini, in un nodo di frustrazioni<br />
e malinconie tipiche della provincia italiana.<br />
L’incontro con il soggettista e sceneggiatore<br />
Rodolfo Sonego l’anno seguente<br />
avrebbe fatto il resto. Dopo d’allora Sordi<br />
fu il prototipo negativo dell’Italia grigia<br />
e infingarda degli anni’50, spingendosi verso<br />
ruoli nei quali storicizzava e umanizzava<br />
i propri personaggi. Spaccando attraverso<br />
essi persino l’interpretazione corrente dei<br />
grandi fatti storici: rovesciando ad esempio<br />
lo schema retorico e celebrativo della<br />
Prima e della Seconda Guerra Mondiale tramite<br />
due “performances” a loro modo epo-<br />
Il giovane studioso Alessandro Ticozzi, nel<br />
suo primo saggio cinematografico intitolato<br />
L’Italia di Alberto Sordi, ha condotto la<br />
sua ricerca analizzando i prodromi - di forte<br />
sapore belliano - della maschera di Alberto<br />
Sordi nella Roma papalina, come anticipazioni<br />
di quello che poi sarà l’italiano<br />
medio di Sordi nella società contemporanea.<br />
Per poi riproporre, una volta ancora, i<br />
grandi affreschi storici di Sordi, dalla Prima<br />
Guerra Mondiale al boom economico.<br />
Negli anni della ricostruzione, l’attore passa<br />
dalla farsa alla satira. La maschera di Alberto<br />
Sordi diventa tragica, durante gli anni<br />
di piombo. Alberto Ticozzi dedica infine<br />
un intero capitolo al periodo che definisce<br />
“dal riflusso alla fine del secolo: Alberto<br />
Sordi tra satira e riflessioni sulla vecchiaia”.<br />
La prefazione del prof. Gualtiero De Santi,<br />
l’autore di molti volumi sui personaggi della<br />
storia del cinema, della letteratura e della<br />
poesia, evidenzia come già negli anni ’50<br />
Sordi desse vita a figure di personaggi, forse<br />
memori del giornalismo umoristico, ma<br />
non ancora ben delineate. Attore unico da<br />
subito, aggiungiamo noi, ma anche eccellente<br />
“autore”: come dimostrano le iscrizioni<br />
e relativi depositi di copioni originali<br />
alla <strong>Siae</strong>, presso le Sezioni Dor, Olaf sin<br />
dal gennaio del 1949, e alla Sezione Musica<br />
dal maggio del 1957. L’iscrizione al Cinema<br />
sarebbe arrivata più tardi, nel mese<br />
di maggio del 1975. Un attore-autore Sorcali,<br />
rispettivamente ne La grande guerra<br />
(1959) e in Tutti a casa del 1960 (....). La<br />
strada era così spianata a personaggi complessi<br />
come quello dell’ex partigiano giornalista<br />
nell’era degli arrampicatori sociali<br />
(Una vita difficile di Risi), o del borghese<br />
arricchito che vende un occhio per mantenere<br />
il suo tenore di vita (Il boom) (…). E’<br />
questo il lato oscuro dell’istinto artistico di<br />
Sordi: una specie di discesa agli inferi attuata<br />
con le armi del grottesco e dell’istintualità<br />
popolare. L’ingegno già sbrigliato<br />
dell’attore si faceva in questi casi acre e puntuto,<br />
scoprendo oltre la luce della satira il<br />
buio dell’animo umano”.<br />
Oltre a proporre una bibliografia e una filmografia<br />
di riferimento, il libro di Ticozzi,<br />
si giova in appendice di alcuni autorevoli<br />
interventi di Luigi Magni, Mario Monicelli,<br />
Franca Valeri, Carlo Lizzani, Ugo Gregoretti<br />
e Paolo Bonolis, tutti intervistati su Alberto<br />
Sordi dall’autore del saggio edito dalla<br />
Casa Editrice “Fermenti”.
A destra la produttrice Susanna Bolchi con Natasha<br />
Stefanenko, che interpreta Angela, un agguerrito<br />
avvocato nella mini serie<br />
“Nebbie e delitti” in cui Luca Barbareschi<br />
interpreta il commissario Soneri.<br />
Foto di Bepi Caroli<br />
VIVAVERDI<br />
56<br />
televisione<br />
INTERVISTA A SUSANNA BOLCHI<br />
IL MESTIERE<br />
DI PRODUTTORE<br />
di Valeria Serra<br />
Dal trovare le storie allo scegliere gli attori a negoziare i contratti con le emittenti. Sono alcuni<br />
degli aspetti del lavoro di un produttore di fiction, con Susanna Bolchi, uno dei soci della<br />
Casanova Production, che ha realizzato serie di successo come Nebbie e Delitti. Un lavoro<br />
imparato sul campo, cominciando come segretaria di edizione e poi declinato in tutte le sue<br />
forme fino alla regia di documentari e spot pubblicitari.<br />
Prima di incontrare Susanna Bolchi, avevo<br />
un’idea convenzionale dunque non reale di<br />
chi fosse e cosa facesse realmente un produttore<br />
cinematografico; di come lavorasse<br />
e delle sfumature innumerevoli che ne disegnano<br />
il ritratto. Ora, osservato da vicino<br />
il suo modo di esser produttrice, seppure<br />
nel tempo di qualche ciak, il quadro è diventato<br />
limpido, sorprendente, avvincente.<br />
Il lavoro di Susanna Bolchi, che con Aureliano<br />
Lalli-Perisani e Luca Barbareschi dal<br />
2000 é socia della Casanova Entertainment,<br />
mi ha rivelato innanzitutto di quanto, parallelamente<br />
ad una dinamica attività organizzativa<br />
e manageriale, conti molto, moltissimo,<br />
essere profondamente un’umanista, di<br />
formazione e vocazione. Su un set della terza<br />
serie della fiction per Rai Due Nebbie e<br />
delitti, allestito a Torino all’interno della<br />
vuota cattedrale di cemento lasciata da Fuksas,<br />
capisco finalmente quanto, per esempio,<br />
il momento vero e proprio di ripresa sia<br />
solo un anello di una lunghissima catena. Il<br />
produttore la maneggia tutta, ne vive ogni<br />
centimetro e, della sua lunga costruzione,<br />
spartisce ogni dovere e ogni piacere. Il primo<br />
passo del piacere è quello di trovare storie<br />
nella parola scritta. Le cerca tra le pile<br />
di romanzi che ha sul comodino e che le rubano<br />
felicemente il sonno, o tra i numerosissimi<br />
soggetti che il postino consegna negli<br />
uffici della Casanova: talvolta firmati da<br />
autori già affermati, altre da esordienti sconosciuti.<br />
Trovare quell’ago nel pagliaio ove<br />
le pagine siano tramutabili in un film, è uno<br />
dei momenti più intriganti.<br />
Nata a Bologna nell’aprile del ’55 e trasferita<br />
a Roma dove il padre Sandro Bolchi vide decollare<br />
una gloriosa stagione di regista, Susanna<br />
ama leggere da sempre: passione ereditata<br />
da suo padre e coltivata nel tempo.<br />
Ma come si capisce quando un bel romanzo<br />
può diventare film? Quali sono le prerogative<br />
al di là di una bella trama e di una prosa<br />
alta?<br />
“C’è sempre una ragione anche irrazionale,<br />
misteriosa, puramente istintiva che ti fa dire:<br />
questo libro funzionerà. Tra noi soci parliamo<br />
molto e nel momento in cui concordiamo,<br />
il progetto parte. Fino ad ora, il gradimento<br />
di critica e di pubblico delle fiction<br />
realizzate, ci ha dato ragione. Evidentemente,<br />
l’esperienza maturata in molti anni ci aiuta<br />
a comprendere l’effettiva possibilità di<br />
portare una storia sullo schermo. Un romanzo<br />
intenso come La recita di Bolzano di<br />
Sandor Marai di cui avevamo acquistato i diritti,<br />
si è rivelato irrealizzabile. Anche una<br />
casa di produzione americana ha dovuto abbandonare<br />
l’idea di portare al cinema Le braci,<br />
dello stesso autore. Questo non soltanto<br />
per un problema di budget e di logistica<br />
ma forse, perché alcuni libri sono destinati<br />
a rimanere libri”.<br />
Ecco allora, che individuati gli sceneggiatori<br />
e condiviso con loro il senso della storia,<br />
il mestiere del produttore è pronto a declinarsi<br />
nelle tante voci che concorreranno alla<br />
realizzazione di una fiction. Quelle voci<br />
appartengono al mestiere che Susanna Bolchi<br />
ha imparato sul campo in molti anni di<br />
gavetta: prima come segretaria di edizione<br />
poi come assistente di regia ed anche come<br />
regista, ruolo nel quale ha esordito con alcuni<br />
spot pubblicitari e una serie di documentari.<br />
Poi, la nascita nel 1983 della prima<br />
casa di produzione con il padre Sandro<br />
e, tra gli altri, lo scrittore Enzo Biagi: la First<br />
Film. Da quel tempo moltissimo è cambiato<br />
nella filiera produttiva, che per quanto<br />
concerne il lavoro sul set è sostenuta da tecnologie<br />
che certamente semplificano e accorciano<br />
i tempi di realizzazione. Sicuramente<br />
è divenuto più complesso e articolato<br />
il rapporto con le committenze. La Rai in
“Il bambino della domenica” mini serie in due<br />
puntate su Rai1 con Beppe Fiorello e Riccardo<br />
Nicolosi, scritta da Alessandro Pondi,<br />
Paolo Logli e Andrea Purgatori<br />
con la regia di Maurizio Zaccaro<br />
VIVAVERDI<br />
58<br />
televisione<br />
Mio padre Sandro Bolchi<br />
testa, per la quale la Casanova Entertainment<br />
produce il novanta per cento delle sue<br />
fiction. L’ultima, andata in onda in due puntate<br />
su Rai Uno il 29 e 30 marzo 2008, è Lo<br />
smemorato di Collegno, diretta da Maurizio<br />
Zaccaro, tratta dal celebre saggio di Lisa Roscioni<br />
e sceneggiata da Laura Ippoliti e Andrea<br />
Purgatori. Sì, accade sempre più spesso<br />
che le storie da proporre trattino argomenti<br />
complessi e controversi. Nello scenario<br />
televisivo globale in cui pare che la leggerezza<br />
la faccia da padrona, c’è chi riesce ad affermare<br />
progetti di ben altra levatura, apparentemente<br />
“difficili” per il grande pubblico:<br />
“Nelle riunioni in Rai, la discussione su<br />
proposte e progetti è sostenuta da una reciproca<br />
fiducia costruita nel tempo. In passato<br />
c’era la paura del flop o una certa difficoltà<br />
ad affrontare temi ancora tabù come<br />
quelli esplorati in alcune vicende di Nebbie<br />
e delitti, fiction che ha una scansione molto<br />
diversa da quella americana, ma che ha<br />
ottenuto un grande successo di critica e di<br />
pubblico, pur con la sua voluta lentezza di<br />
narrazione, le sue nebbie, appunto, i chiaroscuri.<br />
La Rai stessa ha rischiato con noi.<br />
Oggi, siamo alla terza serie, quattro nuove<br />
puntate, con la regia di Gianpaolo Tescari e<br />
con i protagonisti Luca Barbareschi, Natasha<br />
Stefanenko e Anna Valle.<br />
La fiction è di fondamentale importanza per<br />
la Rai, i grandi ascolti si fanno con il calcio<br />
e con la fiction. Il 23-24% di share sono<br />
grandi numeri, ed è lì che i pubblicitari investono.<br />
Detto ciò, è giunto comunque il momento<br />
di far girare il cervello, di inventarsi<br />
qualche schema nuovo, di nuove scelte<br />
editoriali.<br />
E in questo, la Rai c’è. A differenza di altre<br />
emittenti, rivela ancora fortemente il suo<br />
retaggio storico, la sua memoria culturale e<br />
dunque una certa apertura di idee. Troviamo<br />
accoglienza, capacità, sensibilità. Come<br />
per Graffio di tigre e Il bambino della domenica,<br />
ultima miniserie in due puntate per<br />
Rai Uno, diretta da Maurizio Zaccaro e sceneggiata<br />
da Alessandro Pondi, Paolo Logli e<br />
Andrea Purgatori, che c’è costata molta fatica<br />
con un tema duro come il pugilato. Ma<br />
gli ascolti ci hanno premiato”.<br />
Con gli attori, Susanna Bolchi ha dimestichezza<br />
fin dalla sua infanzia, quando ai tempi<br />
dello sceneggiato celeberrimo I Promessi<br />
sposi diretto da suo padre Sandro, giravano<br />
per casa Massimo<br />
Girotti, Paola Pitagora<br />
o Nino Castelnuovo.<br />
Oggi gli attori li sceglie<br />
con grandissima attenzione,<br />
mettendo<br />
da parte le celebrità<br />
più o meno acquisite<br />
degli uni o degli<br />
altri ma cercando e<br />
studiando i caratteri,<br />
i volti, la facoltà<br />
di adesione<br />
profonda a un<br />
ruolo. La realizzazione<br />
delle fiction,<br />
trenta titoli<br />
ad oggi, ha ritmi<br />
sempre più incalzanti<br />
e per la Casanova Entertainment<br />
i progetti si succedono ormai senza soluzione<br />
di continuità. Considerando che una sola<br />
puntata di ciascuna fiction impegna la<br />
troupe per quattro settimane ed altrettante<br />
ne richiedono montaggio e mixaggio, il tempo<br />
libero di<br />
Susanna Bolchi<br />
è molto poco<br />
e preziosissimo.<br />
Quando è a<br />
Roma, non lo<br />
spende in vita<br />
mondana perché<br />
questo non è nella<br />
sua indole. Appena<br />
può viaggia,<br />
va al cinema e se<br />
qualche volta esce la<br />
sera è per cenare<br />
con pochi stretti<br />
amici, le tavole troppo<br />
affollate le diserta<br />
sempre: “Sette persone,<br />
praticamente il<br />
massimo di un bel<br />
gruppo a tavola”, scriveva<br />
Fitzgerald in Tenera è la notte. La sua<br />
socialità vive e si esprime sui set, ma spente<br />
le luci, c’è spazio per pochi, per affinità<br />
elettive e selettive.<br />
“Mio padre – racconta Susanna Bolchi - voleva fortissimamente<br />
fare il regista. Lavorava a Bologna per<br />
il Teatro La Soffitta che aveva fondato nel 1948 a<br />
soli ventiquattro anni. La Rai esponeva i tabelloni delle<br />
commedie in programmazione con accanto il nome<br />
del regista che l’avrebbe mandata in onda, naturalmente<br />
in diretta. La domanda ricorrente di mio<br />
padre era diventata quasi una gag. Si affacciava nella<br />
stanza del funzionario e chiedeva: ‘C’è mica niente<br />
per me?’<br />
Lo doveva aver chiesto parecchie volte. ‘No Bolchi,<br />
mi pare che non ce ne sia nessuna con il suo nome…’<br />
Era un uomo che non mollava mai. E c’era anche poca<br />
concorrenza. Fatto sta che un giorno che la stanza<br />
era vuota, prese un pennarello e scrisse il suo nome<br />
accanto al titolo di una commedia: ‘Mi pare che<br />
non ci sia nulla, Bolchi’ gli dissero come al solito.<br />
“Guardi bene, cerchi meglio” replicò mio padre. Insomma,<br />
scorrendo col dito, il funzionario, lesse, accanto<br />
al nome di un titolo da mandare in onda, il nome<br />
di Sandro Bolchi. “Ce l’ha, Bolchi, finalmente gliela<br />
hanno assegnata!”<br />
L’aneddoto, rievocato dalla figlia Susanna, rivela il carattere<br />
determinatissimo e fuori dalle righe del regista<br />
Sandro Bolchi, scomparso tre anni fa dopo una<br />
carriera poliedrica e di grandissimi successi. Era lui<br />
il Re degli sceneggiati televisivi trasmessi tra gli anni<br />
’60 e gli anni ’80, epoca aurea della televisione.<br />
Dopo l’esordio come regista teatrale per L’ imperatore<br />
Jones di O’ Neill e L’ avaro di Molière, nel 1956<br />
esordisce come regista televisivo con la commedia<br />
La frana dello scalo Nord di Ugo Betti. Nel 1963 sceneggia<br />
e dirige Il mulino del Po che, tratto dal romanzo<br />
di Riccardo Bacchelli, è considerato il suo capolavoro.<br />
Tra le numerose regie che si susseguono, celeberrime<br />
sono quelle de I miserabili da Victor Hugo,<br />
de I promessi sposi da Alessandro Manzoni, de Le<br />
mie prigioni da Silvio Pellico, de I fratelli Karamazov<br />
e de I demoni da Dostoevskij. Versatile e instancabile,<br />
dopo Puccini, una biografia del musicista, sarà la<br />
volta di Anna Karenina da Tolstoj, autore amatissimo.<br />
La sua carriera avanza febbrile e prodiga di film e sceneggiati,<br />
titoli tra i quali ricordiamo Disonora il padre,<br />
dal romanzo di Enzo Biagi, Bel Ami e, nel 1988 La coscienza<br />
di Zeno tratto dal romanzo di Italo Svevo. I<br />
suoi ultimi lavori, Solo, Assunta Spina e nel 1995 Servo<br />
d’ amore concludono una parabola professionale<br />
felicissima. (v.s.)
libri<br />
BRUNO VESPA<br />
LA NOSTRA ITALIA<br />
INQUIETA E DISILLUSA<br />
di Vivaverdi<br />
Vespa scrittore, ha viaggiato “nel profondo<br />
Nordest, dove la paura dello straniero<br />
ha fatto esplodere i consensi per la Lega”,<br />
mostrando come “la somma di inquietudini<br />
e insoddisfazioni abbia messo a soqquadro<br />
il panorama politico italiano, riducendo<br />
a cinque i partiti presenti in Parlamento”,<br />
ricostruendo in maniera inedita<br />
la caduta del Governo Prodi e la nascita<br />
fulminea del Popolo della Libertà che, in<br />
poche settimane, si è trovato alla guida del<br />
Paese, con delega pressoché totale, con la<br />
maggioranza più ampia che un governo abbia<br />
mai avuto nella storia repubblicana.<br />
“I capitoli dedicati al Governo Prodi – ha<br />
detto il giornalista abruzzese, ospite della<br />
trasmissione televisiva di Raidue, Quelli<br />
che il calcio – sembrano una fiction”.<br />
Ma sono raccontati realisticamente, con<br />
lucidità giornalistica e qualche imbarazzo<br />
di uomo sicuramente forte, dal successo<br />
consolidato, ma che non può dimenticare,<br />
di fronte alla preoccupante crisi finanziaria<br />
internazionale che in Italia è anche<br />
forte crisi di valori, di avere avuto un padre,<br />
che ora non c’è più, ma che restò disoccupato<br />
“senza beneficiare di ammortizzatori<br />
sociali. Né per sette anni, né per un<br />
giorno”.<br />
Dedicando il “viaggio” a lui e a quanti come<br />
lui, si sono trovati e si trovano nella<br />
condizione di uomini e donne senza futuro,<br />
coinvolgendo le proprie famiglie nel-<br />
l’ultimo libro di Bruno Vespa, scrittore e giornalista, è un viaggio in presa diretta, in quella che<br />
lui stesso definisce una “rivoluzione silenziosa”. Quella che ha determinato –e seguito – lo<br />
sconvolgimento elettorale della primavera del 2008. Viaggio in un’Italia diversa è anche<br />
un’occasione per cercare di comprendere, da scrittore, le paure degli italiani, dagli sbarchi dei<br />
clandestini a Lampedusa, attraverso i rom dei campi nomadi di Roma, Milano e Napoli, gli<br />
empori allestiti dalla Caritas per aiutare le famiglie in difficoltà, ai supermercati frequentati dai<br />
cittadini italiani che non arrivano alla “quarta settimana”. Nei quartieri di Napoli occupati dalla<br />
camorra e dai rifiuti e, da giornalista, negli stabilimenti che i rifiuti li trattano, ipotizzando con<br />
chiarezza le ragioni di una crisi che ha compromesso l’immagine del nostro paese all’estero.<br />
la morte sociale, in una depressione fisica<br />
e psicologica di cui non conosciamo ancora<br />
le reali proporzioni e gli effetti che<br />
produrrà.<br />
E’ anche questa l’Italia che Vespa ha voluto<br />
raccontare, “l’Italia che non ce la fa”,<br />
“che ruba il pane al discount”, la probabile<br />
“fine della civiltà dell’eccesso”. L’Italia<br />
dell’Alitalia, la sua storia e i retroscena. Il<br />
resto è cronaca politica raccontata da un<br />
giornalista che sa, si capisce leggendo. Vespa<br />
è un “quotidiano”, lo scrittore è un anchorman<br />
televisivo all’apice del successo:<br />
la sua Telecamera con vista (per citare il<br />
primo dei suoi diciotto best-seller editi da<br />
Mondadori), ha sicuramente la vista migliore:<br />
il panorama è quello che è, uguale<br />
per tutti, quella “Storia d’Italia da Mussolini<br />
a Berlusconi” (citando ancora l’Autore)<br />
in cui è sempre più difficile definire i<br />
“Vincitori e vinti”.
Sotto Donovan che<br />
si è esibito al Midem 2009<br />
VIVAVERDI<br />
60<br />
musica<br />
LA SIAE A CANNES<br />
IL FUTURO DIGITALE<br />
BUSSA FORTE AL MIDEM<br />
di Flaviano De Luca<br />
Foto Stuart Steel<br />
Anno di transizione l’edizione 2009 del Midem, tenutasi dal 17 al 22 gennaio a Cannes, che ha<br />
mostrato luci e ombre dell’universo musicale, con un mercato in profondo cambiamento. Da un<br />
lato il crollo delle vendite dei cd, un fenomeno comune dall’Europa agli States, dall’altro le<br />
vendite digitali ancora a livelli bassi e scarsamente redditizi tranne che per il colosso iTunes. Al<br />
Palais des Festivals, nello stand italiano, curato dalla <strong>Siae</strong>, si sono tenuti incontri e conclusi<br />
accordi tra etichette italiane e partner stranieri. Con manager, dirigenti, produttori e addetti ai<br />
lavori a interrogarsi sul prossimo futuro.<br />
La crisi economica mondiale ha morso anche<br />
la coda dell’industria musicale. Minor<br />
numero di partecipanti al Midem (circa<br />
8000, il 12% in meno dell’anno scorso) e<br />
clima generale meno febbrile e nervoso del<br />
solito, con riduzioni di adesioni tra i rappresentanti<br />
di etichette, società di distribuzione<br />
discografica e fabbriche di compact<br />
disc. Più evidente la presenza dei giganti della<br />
telefonia e del settore tecnologico, come<br />
Nokia, Sony Ericsson, Orange, Blackberry,<br />
che vedono la musica come un importante<br />
elemento strategico e di promozione per il<br />
loro giro di affari. “Credo che quest’anno sia<br />
stato una specie di spartiacque, non c’è più<br />
tutto il dibattito sulla musica in Internet o<br />
sui telefonini. Nonostante le dimensioni colossali<br />
del download illegali, io vedo che<br />
l’industria musicale si domanda come beneficiare<br />
di questa svolta digitale, ormai<br />
compiuta”, ha dichiarato Dominique<br />
Leguerne, la direttrice della manifestazione.<br />
E’ l’inizio di una nuova era, spesso i momenti<br />
di crisi economica costringono ad<br />
aguzzare l’ingegno, a esplorare nuove possibilità<br />
con dinamismo e creatività. La stagione<br />
del cd sembra irrimediabilmente al<br />
tramonto e i nuovi modelli di distribuzione<br />
digitale si diffonderanno sempre più. Anche<br />
i dati del Digital Music Report, presentato a<br />
inizio anno dall’Ifpi, la Federazione internazionale<br />
dell’industria fonografica, confermano<br />
questa tendenza. Nel 2008 il mercato<br />
legittimo ha continuato a crescere raggiungendo<br />
un fatturato di circa 3,7 miliardi<br />
di dollari, con 1,4 miliardi di brani scaricati,<br />
nonostante il 95% dei download di<br />
musica attraverso la rete sia ancora illegale.<br />
Nel 2008 la crescita del digitale è stata del<br />
25%, le nuove piattaforme digitali ricoprono<br />
oggi il 20% di tutto il mercato discografico,<br />
una crescita del 15% rispetto all’anno<br />
precedente. Il download dei singoli brani è<br />
anch’esso cresciuto del 25% così come gli<br />
album online in aumento del 36%. A livello<br />
mondiale la canzone più scaricata è stata<br />
Lollipop di Lil Wayne’s con 9,1 milioni di<br />
download mentre in Italia il primato per il
Nella foto sotto, da sinistra Alessandro Conte,<br />
Direttore dell’Ufficio Rapporti Internazionali della<br />
<strong>Siae</strong>, Filippo Gasparro, Direttore dell’Ufficio<br />
Organizzazione Eventi della <strong>Siae</strong>, Lorenzo Ferrero,<br />
Consigliere di Amministrazione della <strong>Siae</strong>, Ana<br />
Vogric, Direttore delle Vendite del Midem,<br />
Dominique Leguerne, Direttore Generale del<br />
Midem, e Christophe Chiappa, funzionario Vendite<br />
Internazionali del Midem 61<br />
VIVAVERDI<br />
2008 spetta a Jovanotti con il brano A te.<br />
“L’industria discografica - ha commentato<br />
John Kennedy, presidente di Ifpi - sta<br />
cambiando pelle, sono stati adottati nuovi<br />
modelli di business e si sta cercando di rispondere<br />
sempre più alle esigenze di un<br />
mercato in continua evoluzione. La lotta al<br />
downloading non ha prodotto risultati rilevanti.<br />
C’è bisogno di un nuovo approccio<br />
al problema del file sharing, e c’è il consenso<br />
di tutti a lavorare con i fornitori di accesso<br />
per consentire una nuova politica”. Così<br />
anche il problema dei DRM, i lucchetti digitali<br />
nei file musicali che servono a limitare<br />
le copie legali, è stato superato con un accordo<br />
tra case discografiche e aziende tecnologiche<br />
( prima fra tutti, l’Apple). Molti<br />
commentatori hanno citato l’esempio di un<br />
paese piccolissimo come l’Isola di Man, che<br />
ha creato una licenza per i fornitori di accesso<br />
a Internet che consente agli utenti di<br />
pagare una quota fissa mensile (che poi viene<br />
girata all’industria musicale) e scaricare<br />
tutto quello che si vuole. Anche Gerd<br />
Leohnard, analista di media americani e autore<br />
del libro The future of Music, è intervenuto<br />
sull’argomento, sostenendo la necessità<br />
di arrivare a una licenza legale, pagata<br />
direttamente dall’abbonamento alla<br />
banda larga. “Se potessimo avere una licenza<br />
in grado di far pagare a chi si connette a<br />
Internet un solo euro al mese per poter scaricare<br />
liberamente la musica, l’industria potrebbe<br />
guadagnare 500 milioni di euro al<br />
mese, circa 26 miliardi di euro l’anno”.<br />
Il Midem ha premiato anche due artisti di<br />
chiara fama, Charles Aznavour e Donovan.<br />
Aznavour, 84enne di origini armene, è considerato<br />
una leggenda in patria e fuori dai<br />
confini francesi ed è reduce da una lunga<br />
tournée d’addio fatta in America negli ultimi<br />
mesi del 2008, con la pubblicazione dell’album<br />
Duos, un’antologia di duetti con<br />
grandi nomi del panorama musicale mondiale<br />
come Julio Iglesias, Laura Pausini,<br />
Céline Dion e altri. Invece il folksinger e<br />
poeta scozzese ha presentato un filmato di<br />
tre ore, Sunshine Superman, The Journey of<br />
Donovan, una lunga intervista di Hannes<br />
Roosmacher intervallata da esibizioni storiche,<br />
con Dylan nel 1965 o coi Beatles, all’isola<br />
di Wight o alle trasmissione televisive<br />
inglesi, un fantastico percorso attraverso<br />
quarant’anni di musica e canzoni, che è<br />
un doppio dvd che va dagli anni della nascita<br />
della psichedelia a quelli della contestazione<br />
attraverso canzoni che hanno segnato<br />
l’epoca come Mellow Yellow, Atlantis,<br />
Catch the wind.<br />
Tutta la filiera della produzione musicale<br />
italiana, dai produttori ai distributori, dai<br />
musicisti agli editori, si è incontrata nello<br />
stand della <strong>Siae</strong>, una casa “azzurra” con<br />
tavolini e uffici, dove erano presenti più di<br />
cinquanta aziende che hanno visto, parlato<br />
e concluso affari coi loro omologhi di altri<br />
paesi. Anche l’Afi, una delle organizzazioni<br />
dei produttori musicali italiani, ha allestito<br />
un suo stand mentre più piccolo e artigianale<br />
quello di Toscana Music Office, la<br />
recente creatura di Mauro Valenti, l’ideatore<br />
di Arezzo Wave oggi Italia Wave, il festival<br />
sonoro che ogni anno porta in Italia il meglio<br />
della produzione internazionale e ha<br />
portato giovani artisti italiani in Europa e
Lo stand della <strong>Siae</strong>, che ha registrato<br />
una grande partecipazione<br />
di addetti ai lavori e visitatori<br />
VIVAVERDI<br />
62<br />
musica<br />
oltreoceano. Proprio al Midem, Italia Wave<br />
ha siglato un accordo con Sonicbids, il famoso<br />
sito statunitense che aiuta le band emergenti<br />
a trovare promoter e concerti, potendo<br />
contare su una comunità di 170mila band e<br />
15mila promoter in 100 paesi diversi, che porterà<br />
alcune band emergenti stranieri ad esibirsi<br />
al prossimo festival toscano, nel mese<br />
di luglio. Rai Trade ha siglato accordi per distribuire<br />
in dvd nei mercati internazionali altrettante<br />
Opere registrate in alta definizione.<br />
Due dal Teatro Regio di Torino (Edgar e la<br />
Medea per le etichette Artaus e Classic City)<br />
e una (i Puritani per gli inglesi della Decca)<br />
dal Comunale di Bologna. Pienamente soddisfatto<br />
Carlo Nardello, amministratore delegato<br />
di Rai Trade che ha sottolineato: “Il nostro<br />
paese non deve dimenticare di essere titolare<br />
di una ricchezza che non conosce deprezzamento<br />
e che è richiesta in tutto il mondo:<br />
la tradizione musicale della nostra migliore<br />
cultura”.<br />
Accordo tra Nokia e <strong>Siae</strong><br />
Alla Croisette è stato annunciato un accordo tra la<br />
<strong>Siae</strong> e la Nokia. La multinazionale tecnologica finlandese<br />
ha presentato un servizio denominato “Nokia<br />
Comes with Music”, un nuovo e innovativo sistema di<br />
fruizione della musica nella telefonia mobile. Chi utilizzerà<br />
un cellulare Nokia Comes With Music potrà<br />
avere accesso a milioni di brani musicali per un periodo<br />
che varia da 12 a 18 mesi, rimanendo proprietario<br />
della musica alla scadenza dell’abbonamento.<br />
Questo accordo segna un momento importante della<br />
tutela assicurata dalla <strong>Siae</strong> alla musica italiana. Per<br />
la prima volta, tutte le canzoni italiane offerte nei Paesi<br />
europei saranno direttamente amministrate dalla <strong>Siae</strong><br />
attraverso una speciale piattaforma tecnologica. Il<br />
servizio Comes With Music già attivo in Inghilterra dall’ottobre<br />
del 2008, dovrebbe essere lanciato da Nokia<br />
in Italia entro l’anno.<br />
Intanto la <strong>Siae</strong> ha anche avviato un progetto di creazione<br />
di una digital library, destinata a raccogliere,<br />
in relazione ad ogni opera amministrata, i contenuti<br />
digitali, le relative “impronte informatiche” e tutti<br />
gli altri dati connessi all’opera. La library sarà migliorata<br />
e arricchita attraverso flussi di informazioni<br />
provenienti da diverse fonti: 1) i supporti depositati<br />
dagli associati in fase di dichiarazione dell’opera;<br />
2) il sistema Monitor (già attivo per la registrazione<br />
e la conservazione delle emissioni di reti televisive<br />
e radiofoniche, ai fini del riconoscimento<br />
dei brani musicali utilizzati); 3) il sistema radio tracking,<br />
consistente nel registrare ed identificare informaticamente<br />
in tempo reale i brani utilizzati da<br />
un gruppo di emittenti radiofoniche nazionali e locali,<br />
rappresentativo dell’universo dell’emittenza radiofonica.
VIVAidee<br />
VIVAVERDI<br />
63<br />
FUORI L’AVANGUARDIA<br />
IL DIARIO<br />
INESSENZIALE<br />
DI ALLEVI<br />
di Dario Oliveri<br />
Tra i tentativi di mescolare cultura alta e<br />
cultura bassa in campo musicale, va<br />
sicuramente segnalato quello portato<br />
avanti da Giovanni Allevi. Il compositore e<br />
pianista marchigiano ha cominciato con la<br />
colonna sonora per Le Troiane di Euripide<br />
ma poi è passato a lavorare con Jovanotti<br />
e ad aprire i suoi concerti. In pochi anni<br />
Allevi ha ottenuto un notevole successo ed<br />
è circondato ormai dall’entusiasmo del<br />
pubblico che ha accolto con favore anche<br />
la sua autobiografia La musica in testa.<br />
L’idea di un rapporto indissolubile fra “creazione”<br />
ed “esecuzione” percorre, da un capo<br />
all’altro, la storia della musica europea e<br />
per moltissimo tempo i compositori sono<br />
stati anche e in primo luogo dei grandi strumentisti.<br />
L’immagine del compositore/interprete<br />
svanisce tuttavia dagli orizzonti dell’avantgarde<br />
novecentesca man mano che la<br />
musica assume un carattere più “concettuale”<br />
e la presunta originalità del segno prevale<br />
sulla sua reale efficacia sonora: in questi<br />
termini, spezzando una linea che congiunge<br />
idealmente i grandi maestri del periodo<br />
barocco ai compositori/virtuosi della<br />
generazione romantica e tardo-romantica<br />
(da Paganini, Thalberg e Liszt sino a Busoni<br />
e Rakhmaninov), l’estetica della Nuova<br />
Musica fa sì che i compositori – ormai esiliati<br />
dalla tastiera o dal podio – divengano<br />
soltanto dei compositori.<br />
L’idea del compositore/performer che partecipa,<br />
da solo o con la sua band, all’esecuzione<br />
delle proprie opere si riafferma tuttavia,<br />
verso la fine degli anni Sessanta, in relazione<br />
ad un’idea della musica molto lontana<br />
dalle avanguardie europee. Protagonisti<br />
di tale “innovazione” – che nei mondi<br />
paralleli del jazz e del rock ha sempre costituito<br />
la norma – sono stati dapprima certi<br />
autori come Frederic Rzewski, Terry Riley e<br />
Philip Glass, tendenti a considerare il rapporto<br />
con il pubblico quale aspetto essenziale<br />
del processo creativo e disposti, in qualche<br />
misura, ad attribuire alle loro opere anche<br />
un carattere di intellectual music for pop<br />
audience che costituisce un superamento<br />
della tipica “solitudine” della musica colta<br />
nel XX secolo. Un analogo tentativo di infrangere<br />
le barriere fra cultura “alta” e “bassa”,<br />
è stato compiuto in Gran Bretagna da<br />
Michael Nyman e Gavin Bryars. In Italia, si<br />
possono invece citare i nomi di Ludovico Einaudi,<br />
Giovanni Sollima, Carlo Boccadoro<br />
e, naturalmente, Giovanni Allevi.<br />
Quest’ultimo, è un compositore/pianista di<br />
quasi quarant’anni che da qualche tempo a<br />
questa parte gode di un’eccezionale notorietà,<br />
soprattutto fra il pubblico – di per sé<br />
assai vasto – dei “non addetti ai lavori”. Viceversa,<br />
molti suoi colleghi, e soprattutto<br />
quelli che agiscono sul fronte della “musica<br />
classica”, tendono guardarlo con sufficienza<br />
o addirittura con ostilità. Personalmente,<br />
ho conosciuto Giovanni Allevi a Palermo,<br />
nell’aprile del 2004 ad un concerto<br />
dell’Orchestra Sinfonica Siciliana in cui eseguiva<br />
per la prima volta Foglie di Beslan.<br />
In quella circostanza, mi sembrò una persona<br />
molto gentile ed un pianista perfettamente<br />
adeguato alle intenzioni espressive<br />
del pezzo (che oltretutto fu eseguito due volte,<br />
a grande richiesta del pubblico). Altre<br />
occasioni d’ascolto, mi hanno rivelato i vari<br />
volti di un repertorio da cui affiorano, nei<br />
passaggi più felici, slanci melodici solari e<br />
affermativi, sorretti da un dinamismo ritmico<br />
mai troppo invadente. La piacevolezza<br />
un po’ d’ameublement dell’ascolto discografico,<br />
assume tuttavia un rilievo assai<br />
diverso durante i concerti: nonostante la sua<br />
timidezza, Giovanni Allevi dialoga molto a<br />
lungo con il pubblico, racconta l’ispirazione<br />
e la genesi dei singoli pezzi, concepisce<br />
la sua performance come una sorta di diario<br />
condiviso, in cui si alternano musica e<br />
parole. Gli innumerevoli fan reagiscono con<br />
entusiasmo: sono gli stessi, probabilmente,<br />
che hanno accolto con favore anche il volume<br />
autobiografico La musica in testa<br />
(2008), un’abile sintesi dell’Allevi-pensiero<br />
che, malgrado il suo carattere forse un pò<br />
troppo auto-celebrativo, ha raggiunto in pochi<br />
mesi la decima edizione. Gli altri – i nonfan,<br />
i semplici osservatori – si confessano<br />
invece un po’ annoiati e rimangono perplessi<br />
di fronte ad una musica tecnicamente assai<br />
meno semplice di quanto si possa immaginare,<br />
ma il cui limite risiede semmai in una<br />
vastità di riferimenti e allusioni da cui non<br />
emerge – se non a tratti – una cifra essenziale,<br />
un gesto creativo destinato ad imprimersi<br />
per sempre nella coscienza.<br />
dario.oliveri@libero.it
In basso a sinistra Nino Ferrer e a<br />
destra Nino Taranto in “Io, Agata e tu”<br />
di Dino Verde e Bruno Broccoli (1969).<br />
Foto RaiTeche<br />
VIVAVERDI<br />
64<br />
musica<br />
NINO FERRER<br />
DA “DONNA ROSA”<br />
A “POVERO CRISTO”<br />
di Ernesto de Pascale<br />
Sono passati quasi dieci anni dal giorno in cui Nino Ferrer, nome d’arte di Agostino Ferrari, si<br />
toglieva la vita con un colpo di fucile da caccia. Nato il 15 agosto del 1934 a Genova da padre<br />
italiano e madre francese, con una carriera interamente divisa tra un versante e l’altro delle Alpi,<br />
tra l’Italia e la Francia, Ferrer è stato uno di quegli esempi di creatività esplosiva e difficilmente<br />
catalogabile, un artista intenso ed eclettico di cui l’Italia, ancora oggi, probabilmente non si ricorda<br />
Ferrer trascorre l’infanzia in Nuova Caledonia,<br />
dove suo padre, ingegnere, è impiegato<br />
in una miniera di nichel. Un’infanzia felice,<br />
in una famiglia dotata di una certa sensibilità<br />
artistica, ma interrotta brutalmente<br />
dall’irrompere della guerra. Nel 1939 Ferrer<br />
viene costretto a<br />
trasferirsi nuovamente<br />
in Italia<br />
con la<br />
madre, dove<br />
rimane<br />
fino alla<br />
conclusione<br />
del conflitto.<br />
Nel<br />
1947 Nino è di<br />
nuovo a Parigi,<br />
con la famiglia ri-<br />
mai abbastanza ma è stato recentemente celebrato al Premio Ciampi di Livorno.<br />
unita,e nella capitale francese compie gli<br />
studi superiori per poi laurearsi in lettere e<br />
filosofia, indirizzo archeologico, all’Università<br />
della Sorbonne. La<br />
passione per la musica presto lo<br />
travolge, gettando parzialmente<br />
nell’ombra quelle per la storia e<br />
le arti figurative.<br />
Al termine degli studi compie<br />
un viaggio a cui partecipa anche<br />
in veste di archeologo, ma al suo ritorno<br />
a Parigi, resosi conto che molti<br />
dei lavori erano mal pagati o poco interessanti,<br />
sceglie di diventare un<br />
musicista jazz, forte della<br />
passione che coltivava<br />
per questo genere di<br />
musica e del fatto di<br />
saper suonare numerosi<br />
strumenti. Suona<br />
prima con Richard<br />
Bennet and<br />
the Dixiecats, poi<br />
con Bill Coleman.<br />
Nasce così la carriera<br />
di un vero outsider, che sarà capace,<br />
destreggiandosi tra alti e bassi, di regalare alla<br />
storia della musica autentici successi.<br />
Alla fine degli anni Cinquanta si esibisce<br />
anche con Nancy Halloway, girando<br />
tutti i locali notturni della<br />
capitale francese e incidendo una<br />
decina di 45 giri per una piccola etichetta.<br />
Scrive brani dalle atmosfere<br />
gospel, che vanno incontro a vari rifiuti<br />
da parte delle etichette, fino al<br />
momento in cui, dopo aver ascoltato<br />
Sam Cooke e Sam and Dave, il suo stile<br />
giunge ad una svolta. Scoperto e affinato<br />
un suo timbro di voce del<br />
tutto particolare, dalle<br />
tonalità roche, fonda<br />
presto un suo gruppo<br />
di rhythm‘n’blues incidendo<br />
con esso un<br />
primo 33 giri che<br />
contiene già due<br />
brani destinati a diventare<br />
dei classici:<br />
Le port de salut e
Sotto “La vie chez les automobiles”<br />
60x50 cm. acrilico su cartone del 1987<br />
di Nino Ferrer<br />
VIVAVERDI<br />
65<br />
La polka des mandibules.<br />
Il cambio di marcia arriva nel 1965, sotto la<br />
supervisione artistica di Richard Bennet,<br />
che indirizzò il modo di comporre di Nino,<br />
a scapito di un po’ di libertà ma a vantaggio<br />
del risultato. Il 1966 vede Ferrer impegnato<br />
in 195 concerti e quasi 30 apparizioni televisive.<br />
L’immagine di star e seduttore che<br />
qualcuno, tra media e pubblico, cominciava<br />
ad attaccargli addosso, però, gli andava<br />
stretta.<br />
Ferrer arriva in Italia verso la fine degli anni<br />
‘60 dopo aver trionfato in Francia con<br />
Mirza (un rhythm’n’blues trascinante e divertente),<br />
Le téléphone (Il telefono nella<br />
versione italiana) e un altro brano di grande<br />
presa come Les cornichons (originariamente<br />
Big Nick) ovvero i cetriolini sottaceto<br />
che in Italia diverranno Il baccalà, un brano<br />
tutt’ora sigla del programma televisivo<br />
Le Iene. Ma già Mina aveva accolto a braccia<br />
aperte un suo brano melodico, C’est Irreparable<br />
che in italiano diventerà Un anno<br />
d’amore. Ciò che però resta nell’immaginario<br />
collettivo del nostro pubblico è un<br />
brano del 1967 rivoluzionario per testo e musica,<br />
Vorrei la pelle nera (Je veux être noir).<br />
La televisione si lega a doppio filo con il suo<br />
successo italiano: la trasmissione Settevoci<br />
di Pippo Baudo ha come sigla Donna Rosa,<br />
mentre per Io, Agata e tu (che lo vede protagonista<br />
nella prima serata del sabato con<br />
Raffaella Carrà e Nino Taranto) ripropone<br />
la vecchia Agata dei napoletani Pisano e Cioffi.<br />
Immancabilmente arriva anche Sanremo:<br />
nel 1968 interpreta Il re d’Inghilterra<br />
in coppia con Pilade, nel 1970 canta Re di<br />
Cuori abbinato a Caterina Caselli, e nel 1971<br />
Amsterdam.<br />
L’inizio degli anni Settanta segna per Ferrer<br />
un momento di svolta, anche dal punto<br />
di vista musicale. Molti imputano uno dei<br />
fattori di cambiamento nel modo di scrivere,<br />
che lo legheranno più al rock e alla psichedelia,<br />
alla conoscenza e amicizia con il<br />
chitarrista inglese Mickey Finn, (che aveva<br />
suonato, tra i vari, con T.Rex e Eric Clapton).<br />
Nasce così Metronomie, album strutturato,<br />
completo e musicalmente inteso. Ma con un<br />
po’ di delusione da parte di Nino, non fu tanto<br />
l’album a vendere, quanto il brano La maison<br />
près de la fontaine (versione nostrana:<br />
Il Povero Cristo), oltre 500.000 copie.<br />
D’altronde, la poliedricità e la capacità di<br />
sfuggire ad ogni etichetta musicale erano caratteristiche<br />
di cui lo stesso Nino era perfettamente<br />
consapevole, dichiarando in<br />
un’intervista del 1970 che ‘’Nessuno di noi<br />
è fatto in una sola maniera, anche nelle canzoni.<br />
Un giorno mi viene fuori Donna Rosa<br />
e un altro La Rua Madureira che è la mia preferita<br />
ma che purtroppo non ha fatto una lira<br />
o Povero Cristo che la radio sicuramente<br />
non trasmetterà e che quindi pochi sentiranno.<br />
Perché a me capita questo guaio: il<br />
pubblico di Donna Rosa non mi vuole in un<br />
genere più impegnato e non lo chiede, e<br />
l’altro che lo apprezzerebbe, non lo può conoscere”.<br />
Prima in inglese per conquistare con un album<br />
il mercato americano e poi in francese,<br />
nasce nel 1973 uno dei suoi capolavori Le<br />
Sud, sguardo tenero e critico verso il Sud del<br />
mondo, dall’Europa all’Africa. Ferrer continuerà<br />
a sfornare un album ogni anno/due,<br />
in cui si alternano la presenza di singoli di<br />
successo con la possibilità di riservarsi spazio<br />
per l’espressione artistica più creativa.<br />
Già dal 1970, Ferrer torna a stabilirsi in<br />
Francia. C’è di mezzo una love story con Brigitte<br />
Bardot, breve ma bersagliata dalle<br />
cronache rosa, che lo spinge a ritagliarsi<br />
uno spazio riservato, più lontano dalle luci<br />
della ribalta. Necessità che è stata probabilmente<br />
enfatizzata anche dalla volontà<br />
di proteggere la nascita del figlio avuto<br />
dalla segretaria Kinou Monestier, destinata<br />
a diventare sua moglie. Gli anni successivi<br />
lo vedono continuamente ritirarsi<br />
e tornare sulle scene.<br />
Negli ultimi anni della sua vita aveva eletto<br />
definitivamente la Francia, che nel 1986 lo<br />
aveva insignito del titolo di Cavaliere delle<br />
lettere e delle arti, come suo paese di residenza.<br />
Si era trasferito nel sud-ovest del paese,<br />
dove si dedicava alla pittura, la passione<br />
che ha assorbito gli ultimi anni della sua esistenza.<br />
Il suo ultimo album è del 1993: Desabusion<br />
che è un mix tra le parole désillusion<br />
e désabusement, disillusione e distacco.<br />
Probabilmente entrambe giocarono un<br />
ruolo importante nell’equilibrio della carriera<br />
di un artista come Nino, equilibrio definitivamente<br />
turbato, nel 1998, probabilmente<br />
dalla morte della madre.<br />
Se ne andava così, trovato morto in un campo<br />
di grano, un artista il cui valore fu probabilmente<br />
più grande e più intenso di quello<br />
all’epoca percepito, al di là della patina<br />
del successo e della conoscenza che di lui si<br />
era creata presso il grande pubblico. Tra<br />
Francia e Italia, tra luci e ombre, tra stile e<br />
talento e tra poesia e ironia.<br />
(Grazie a Giulia Nuti, Michele Manzotti,<br />
Pierre Ferrer e Santino Rocchetti)
VIVAVERDI<br />
66<br />
musica<br />
A fianco da sinistra Fioretta Mari,<br />
Marisa Laurito, Manuela Metri e<br />
Fiordaliso in una scena di<br />
“Menopause the musical” in cui<br />
Vincenzo Incenzo ha curato la versione<br />
italiana delle 28 canzoni anni ‘60.<br />
(Foto Marinetta Saglio)<br />
INTERVISTA A VINCENZO INCENZO<br />
“HO TANTE ANIME DIVERSE,<br />
DA ZARRILLO A DRACULA...”<br />
di Ivano Malcotti<br />
Il suo viaggio artistico è iniziato a diciotto anni al Folkstudio. Il “boss” Giancarlo Cesaroni, prima<br />
della chiusura del mitico locale capitolino, produsse la sua prima canzone, con questa nota sulla<br />
busta del disco: “simbolicamente è stata inserita la canzone del nostro ultimo puledro, il cantautore<br />
diciannovenne Vincenzo Incenzo, di cui molto probabilmente si sentirà parlare in futuro”. Da allora il<br />
poliedrico autore di testi romano ha firmato decine di canzoni, (fra gli altri per Renato Zero, Antonello<br />
Venditti, Lucio Dalla, Patty Pravo...) libri e adattamenti teatrali, senza disdegnare la pittura e<br />
scrivendo anche il libretto e le liriche di Dracula Opera Rock, su musiche della Pfm.<br />
Laureato al Dams, vincitore del premio<br />
<strong>Siae</strong> Autori nel 2003 e del Premio Lunezia<br />
per il valore poetico dei testi, Vincenzo<br />
Incenzo è un autore dalla produzione<br />
sterminata. Ha scritto testi per Renato Zero,<br />
Michele Zarrillo, Pfm, Antonello Venditti,<br />
Lucio Dalla, Sergio Endrigo, Franco<br />
Califano, Patty Pravo, Massimo di Cataldo,<br />
Silvia Mezzanotte, Paolo Meneguzzi,<br />
Daniele Groff, Paolo Vallesi, Albano,<br />
Neri per caso, Tosca e tanti altri.<br />
In questi anni ha collaborato e collabora<br />
con tantissimi artisti, ognuno di questi<br />
con una sua personalità molto forte e differente.<br />
Penso a Renato Zero, alla Premiata<br />
Forneria Marconi, a Patty Pravo, ma anche<br />
a Franco Califano, o Sergio Endrigo,<br />
che l’aveva scelto per scrivere le musiche<br />
(e non i testi) nella sua ultima produzione.<br />
La cosa meravigliosa di questo mestiere è<br />
diventare di volta in volta l’anima dell’interprete<br />
per cui stai scrivendo, vivere in simbiosi<br />
con la realtà che ti si presenta come se<br />
fosse da sempre l’unica che ti appartiene. Io<br />
ho la fortuna di poter scegliere con chi lavorare,<br />
per cui emotivamente sono sempre<br />
coinvolto. Non posso negare che Renato Zero<br />
e Michele Zarrillo siano, per amicizia,<br />
sensibilità, affetto e stima dei riferimenti<br />
ideali. Ho nel cuore anche il periodo, troppo<br />
breve purtroppo, di collaborazione con<br />
Endrigo. E poi ci sono le sfide. Sono impazzito<br />
di gioia quando mi fu proposto di scrivere<br />
il libretto di Dracula Opera Rock, il musical<br />
prodotto da David Zard su musiche della<br />
Pfm. Non l’ho mai detto, ma prima delle<br />
modifiche di regia scrissi tutta l’opera in una<br />
settimana, lavorando giorno e notte con entusiasmo<br />
febbrile, e consegnai i testi in varie<br />
fasi solo per non dare l’idea di un lavoro<br />
precipitoso.<br />
Una delle sue canzoni più note, Cinque<br />
giorni, è stata ripresa ultimamente da Laura<br />
Pausini, ma anche altri artisti nel mondo<br />
continuano ad interpretarla, come<br />
Amanda Miguel, Ana Gabriel. Ne esiste addirittura<br />
una versione di Fiorello. Com’è<br />
nata questa canzone?
Esattamente cinque giorni dopo la fine di<br />
una storia molto importante; ricordo che<br />
presi degli appunti, riproponendomi di elaborarli<br />
in seguito; frasi come “cinque giorni<br />
che ti ho perso” o “faccio male anche a un<br />
amico” appartengono più al parlato ordinario<br />
che ad una canzone, erano state scritte<br />
per fermare il concetto. Mi dicevo “poi le<br />
renderò più poetiche”. Invece poi tutto è rimasto<br />
uguale, anche perché le note di Michele<br />
sembravano aspettare solo quelle parole.<br />
Con Zarrillo divido, oltre che la canzone,<br />
quel momento preciso, perché anche lui<br />
stava vivendo la fine di un amore. Credo sia<br />
stato molto importante tutto questo, il brano<br />
è profondamente sincero, per questo credo<br />
arrivi tanto alla gente.<br />
E’ iscritto alla <strong>Siae</strong> dal 1984 e recentemente<br />
si è iscritto anche alla sezione Dor, per il<br />
lavoro di Dracula Opera Rock.<br />
Adoro scrivere per il teatro, ho già altri due<br />
musical nel cassetto, che spero presto vedranno<br />
la luce. Dracula è stato un viaggio<br />
bellissimo. Ricordo quando la Pfm mi interpellò.<br />
Pensai: cosa si può scrivere ancora<br />
su Dracula che non sia stato detto? Nel<br />
primo incontro con David Zard in un ristorante<br />
di Roma proposi di fuggire dall’ennesima<br />
versione della lotta tra il bene e il male<br />
e di mostrare non tanto il vampiro sperduto<br />
nelle nebbie della Transilvania, quanto<br />
il mostro dentro ognuno di noi; insomma<br />
un Dracula profondamente umano, che<br />
fa paura, ma che a sua volta ha paura. L’idea<br />
piacque a tutti da subito. Tecnicamente mi<br />
sono rifatto ad uno stile di scrittura spesso<br />
classico, ho usato tantissimo l’endecasillabo.<br />
In linea con la scrittura operistica, spesso<br />
siamo partiti dai testi, che sono stati poi musicati.<br />
Il vampiro mi ha permesso di tornare<br />
a lavorare con la Pfm (dieci anni dopo<br />
l’album Ulisse, la nostra prima collaborazione),<br />
il che vuol dire confrontarsi con un<br />
pezzo di storia della musica italiana, un arricchimento<br />
incredibile. E poi di conoscere<br />
Alfredo Arias, il grande regista argentino,<br />
e imparare in materia di teatro un’infinità<br />
di cose.<br />
Passiamo a Incenzo autore di libri. La sua<br />
passione per Dante l’ha portato a scrivere<br />
sul suo Inferno. Di cosa tratta La partitura<br />
infernale, eventi sonori nelle bolge dantesche,<br />
pubblicato da Fonopoli?<br />
E’ una lettura sonora del verso dantesco.<br />
Dante fa qualcosa di miracoloso nel suo Inferno.<br />
Trasponendo la disarmonia e la dissonanza<br />
di quei luoghi a livello linguistico,<br />
e ricorrendo ad un vero e proprio “simbolismo<br />
fonico”, ci rappresenta la terribile atmosfera<br />
infernale con parole di suono oscuro,<br />
sporco, con consonanti dure e aspre, avvolgendoci<br />
fisicamente in quel “corto circuito”<br />
acustico che nel racconto è dato dai<br />
latrati canini, dalle urla disumane e dai tuoni<br />
impetuosi. Viaggiando nella Commedia<br />
si può poi notare come il linguaggio, via via<br />
che ci si avvicini al Paradiso si alleggerisca,<br />
si depuri, si schiarisca, in osmosi con i luoghi<br />
e gli scenari, e le consonanti dure e stridule<br />
lascino il passo a sillabe delicate, alle<br />
“elle”, alle “esse”, al silenzio. Al bianco. Una<br />
meraviglia.<br />
Ha avuto anche esperienze come “traduttore”<br />
da altre lingue.<br />
Sono innamorato della parola. Morbosamente<br />
la scandaglio anche oltre confine. Mi<br />
hanno appassionato operazioni linguistiche<br />
come quella che ho fatto su Menopause the<br />
musical, di Linders, dove, curando la versione<br />
italiana delle canzoni, ho dovuto recuperare<br />
le sonorità e le cadenze originali<br />
dosandole con l’ironia scanzonata del centone<br />
italiano; o Tango delle ore piccole di<br />
Puig, dove la scommessa era mantenere la<br />
visceralità drammatica, erotica e sanguigna<br />
delle canzoni argentine anche nel nostro<br />
idioma.<br />
Ha pubblicato anche poesie; c’è un’analogia<br />
tra paroliere e poeta? Un paroliere può definirsi<br />
poeta?<br />
Il lavoro del paroliere non ha molto a che vedere<br />
con quello del poeta: il poeta non ha bisogno<br />
della musica, o meglio, le sue liriche<br />
hanno già “in corpore” ritmo, respiri, dinamiche,<br />
canto. Qui la musica intervenendo si<br />
sovrapporrebbe mortificando gli equilibri.<br />
I tentativi fatti non mi convincono, a meno<br />
che la musica non faccia un passo indietro<br />
e sia semplicemente un “vassoio” utile a portare<br />
in tavola la parola. Il testo di una canzone<br />
invece non è autosufficiente, vive in<br />
osmosi con le note, fortificandole e fortificandosi<br />
con queste: non è poesia, ma può<br />
essere poetico.<br />
E il suo rapporto con la pittura?<br />
Liberatorio. Per me è un non luogo dove sperimentare<br />
e mettermi alla prova, utile poi<br />
anche a corroborare il mio lavoro di autore.<br />
Quali sono i prossimi progetti?<br />
La nuova collaborazione con Renato Zero, che<br />
ha realizzato un disco meraviglioso. Sono onorato<br />
del fatto che mi abbia voluto vicino durante<br />
la stesura di molti testi. Lavorare allo<br />
stesso tavolo con lui è un’esperienza umana e<br />
artistica impagabile. Renato è un vulcano, un<br />
detonatore di creatività.<br />
Gli sarò sempre grato per la fiducia che ha<br />
avuto nei miei confronti.<br />
E poi c’è il mio primo romanzo, a cui ho lavorato<br />
con dedizione assoluta per tre anni;<br />
una storia d’amore estremo, un thriller dell’anima,<br />
ambientato nel misterioso mondo<br />
di internet.
VIVAmedia<br />
Una scelta dei principali avvenimenti legati<br />
alla <strong>Siae</strong> pubblicati sulla stampa italiana.
VIVAdall’interno<br />
RACCOLTA 2008<br />
L’IMPEGNO DELLA SIAE<br />
PER TELETHON<br />
Foto G. Ziliotto<br />
Nella campagna di raccolta fondi per Telethon 2008 la <strong>Siae</strong> si è mobilitata grazie all’impegno di molti uffici della<br />
rete territoriale e alla diretta partecipazione di numerosi dipendenti, raggiungendo la somma di 120.475,58 euro<br />
che sono stati già versati alla Fondazione Telethon. Il presidente della <strong>Siae</strong>, Giorgio Assumma che ha ricevuto un<br />
messaggio di ringraziamento dalla Signora Susanna Agnelli, esprime la propria gratitudine a tutti i dipendenti.<br />
Pubblichiamo le due lettere<br />
Care amiche ed amici<br />
a conclusione della campagna di raccolta fondi di TELETHON 2008 sono lieto di comunicarvi che,<br />
grazie all’impegno di molti uffici della rete territoriale e alla partecipazione di numerosi dipendenti,<br />
è stata raggiunta la somma di 120.475,58 euro che sono già stati versati alla Fondazione<br />
TELETHON.<br />
Mi è particolarmente gradito condividere con Voi il messaggio di ringraziamento inviatomi<br />
dalla Signora Susanna Agnelli.<br />
Sono certo di interpretare il sentimento di tutti coloro che si sono attivati per raggiungere<br />
tale risultato, esprimendo la soddisfazione comune per aver dato un tangibile contributo<br />
allo sviluppo delle ricerche che la Fondazione TELETHON porta avanti per la cura delle malattie<br />
genetiche.<br />
A tutti voi un sentito grazie ed i più cordiali saluti.
VIVAdall’interno<br />
VIVAVERDI<br />
71<br />
Sotto a sinistra, Arisa vincitrice delle<br />
nuove proposte.<br />
Sotto, Marco Carta, vincitore<br />
di Sanremo 59.<br />
A destra Ania riceve dal Presidente<br />
Assumma il Premio <strong>Siae</strong><br />
Sanremofestival59.<br />
Sotto una fase del convegno<br />
organizzato da <strong>Siae</strong>, Afi e Imaie su<br />
“Musica e Internet”<br />
Foto Ufficio Organizzazione Eventi<br />
59° EDIZIONE<br />
LA SIAE A SANREMO<br />
Foto Paola Arpone<br />
Ritornato a picchi record d’audience televisiva<br />
e d’interesse popolare, il Festival di<br />
Sanremo n.59 è stato una puntuale istantanea<br />
dello stato della musica italiana. Sul palco<br />
del teatro Ariston si sono avvicendati storici<br />
cantautori, gruppi rap, bande rock e interpreti<br />
della melodia italiana, in uno spettacolo<br />
abilmente confezionato dal presentatore<br />
e showman Paolo Bonolis. Alla fine<br />
ha vinto il giovane Marco Carta, già protagonista<br />
dell’ultima edizione del programma<br />
tv Amici, con La forza mia davanti a Povia<br />
(secondo posto con Luca era gay) e Sal Da<br />
Vinci (terzo con Non riesco a farti innammorare).<br />
Nelle cinque serate, all’insegna<br />
della buona musica e del divertimento, c’è<br />
stata anche l’esibizione dei giovani accompagnati<br />
da un ospite famoso, da Pino Daniele<br />
a Burt Bacharach, da Gino Paoli a Lucio Dalla.<br />
Ha vinto, in questa categoria, Arisa con<br />
Sincerità. Nella serata di sabato, il Presidente<br />
della <strong>Siae</strong>, Giorgio Assumma ha consegnato<br />
un Premio alla giovane cantautrice Ania,<br />
risultata vincitrice della prima edizione del<br />
concorso SanremoFestival.59, interamente<br />
svolto sul web, con il brano Buongiorno<br />
gente. La <strong>Siae</strong> ha voluto attribuire un suo riconoscimento<br />
ad un’opera che proprio in<br />
rete si è fatta conoscere. “La rete è uno<br />
straordinario strumento di diffusione delle<br />
opere -ha dichiarato il presidente<br />
Assumma- che consente di scoprire autori<br />
di valore, specialmente giovani. Ma è importante<br />
che i diritti di chi crea siano riconosciuti,<br />
perchè sono frutto di un intenzo<br />
lavoro”. La <strong>Siae</strong>, che fa parte del Comitato<br />
Tecnico contro la Pirateria Digitale e<br />
Multimediale costituito a Palazzo Chigi, ha<br />
anche promosso un convegno su “Musica e<br />
Internet: nuovi approcci educativi per il rispetto<br />
dei diritti da parte dei giovani” a<br />
Sanremo. L’incontro è stato promosso in<br />
particolare con lo scopo di fornire un aggiornamento<br />
sulle iniziative che <strong>Siae</strong>, Afi e<br />
Imaie stanno portando avanti, nell’ambito<br />
della campagna Emca (European Music<br />
Copyright Alliance), presso le scuole medie<br />
inferiori italiane. Filippo Gasparro, Direttore<br />
dell’Ufficio Organizzazione Eventi della <strong>Siae</strong>,<br />
ha ribadito che Emca non è una “campagna<br />
antipirateria” ma un’iniziativa che vuole fornire<br />
ai giovani gli strumenti necessari per<br />
effettuare scelte consapevoli nel consumo<br />
della musica ed ha illustrato poi altri progetti<br />
educativi che la <strong>Siae</strong> sta promuovendo<br />
su tutto il territorio nazionale.<br />
Foto Ilaria Berti
VIVAdall’interno<br />
DISCOGRAFIA<br />
DISTRIBUZIONE DIGITALE,<br />
UN NUOVO ELDORADO?<br />
di Giorgio Macellari<br />
Luca Stante<br />
Con alcuni operatori del settore abbiamo<br />
cercato di analizzare le valenze, gli eventuali<br />
punti deboli e le prospettive della distribuzione<br />
digitale: per capire, soprattutto,<br />
quali vantaggi offra agli artisti e alle case discografiche;<br />
quali siano le differenze sostanziali<br />
rispetto alla distribuzione tradizionale<br />
e quali le opportunità di promozione e marketing<br />
per i prodotti artistici presenti sui<br />
vari store. Abbiamo loro chiesto, inoltre,<br />
quanto sia diffusa oggi in Italia la cultura<br />
Tra gli addetti ai lavori, c’è chi la definisce una “nuova frontiera” per il mercato discografico;<br />
altri, in modo più semplice e diretto, preferiscono individuarla come una nuova opportunità:<br />
stiamo parlando della cosiddetta distribuzione digitale. Una cosa è certa: le nuove tecnologie<br />
facilitano la diffusione globale dei contenuti, consentendo agli utenti un’estrema velocità nella<br />
ricerca degli artisti e dei brani preferiti, nell’accesso alle piattaforme che commercializzano la<br />
musica e nella scelta dei prodotti a costi accessibili. Per adesso, però, in Italia siamo ancora in<br />
una fase d’avviamento.<br />
dello scaricamento legale e quali miglioramenti<br />
ci si potrebbe attendere sotto il profilo<br />
legislativo. Ne è uscito un quadro piuttosto<br />
articolato e complesso, che presenta<br />
diverse sfaccettature.<br />
A esaltare la realtà e le potenzialità degli store<br />
online, ad esempio, è Luca Stante (37 anni,<br />
una laurea in Economia, con specializzazione<br />
in Business Administration), attuale<br />
direttore generale in Italia di Believe,<br />
azienda leader in Europa proprio nella distribuzione<br />
digitale. “Si tratta – dice – di un<br />
canale ormai consolidato, in continua evoluzione<br />
per quanto concerne la promozione<br />
e la vendita. Tra i nuovi media, sono da includere<br />
Internet, cellulari e Digitale<br />
Terrestre”. Stante, che ha scritto un libro sul<br />
marketing nel settore discografico ed è docente<br />
al Master in Discografia presso Fabrizio Brocchieri<br />
l’Università La Sapienza di Roma, parla con<br />
cognizione di causa: “Occorre considerare<br />
le funzionalità più innovative: l’elevato grado<br />
di informazione, l’interattività, la smaterializzazione,<br />
l’internazionalità. È appun-
VIVAVERDI<br />
73<br />
to da queste funzionalità che derivano enormi<br />
vantaggi. Una migliore informazione, infatti,<br />
contribuisce a una maggiore maturità<br />
del consumatore; l’interattività, a sua volta, genera<br />
appassionati che si sentono protagonisti<br />
e artisti più consapevoli; la smaterializzazione,<br />
inoltre, riduce in maniera drastica i costi<br />
di distribuzione; l’internazionalità, com’è ovvio,<br />
apre un mercato mondiale per tutti”.<br />
Assai più disincantati, per la verità, i giudizi<br />
espressi in merito da altri esperti. “La<br />
distribuzione digitale è un universo interessante,<br />
ma ancora da scoprire”, afferma<br />
Fabrizio Brocchieri (41 anni, label manager<br />
dell’etichetta Cinico Disincanto), produttore<br />
discografico e membro del direttivo nazionale<br />
di AudioCoop, la terza associazione<br />
di categoria di discografici italiani indipendenti,<br />
che si è costituita nel 2000 e associa<br />
circa 150 indies, con un fatturato pari al 5%<br />
del mercato discografico italiano. “Per il<br />
momento – aggiunge Brocchieri – è un mercato<br />
più virtuale che reale, almeno rispetto<br />
al panorama italiano, con un giro di affari<br />
poco significativo”.<br />
Altrettanto precise e motivate le convinzioni<br />
espresse da Mario Limongelli, presidente di<br />
Mario Limongelli<br />
Franco Bixio<br />
PMI (Produttori Musicali Indipendenti),<br />
associazione che raccoglie quasi un centinaio<br />
tra le più importanti imprese italiane<br />
medie e piccole che producono musica, con<br />
un fatturato pari al 15% del mercato. “Le<br />
evoluzioni tecnologiche – afferma – sono<br />
state vissute finora solo come una minaccia.<br />
Occorre invece rendersi conto delle nuove<br />
opportunità che esse offrono per il rilancio<br />
della musica”. Limongelli, in particolare,<br />
osserva alcune significative novità: le trasmissioni<br />
a larga banda, i servizi avanzati,<br />
l’evoluzione dei mercati, la contrazione delle<br />
vendite del prodotto fisico, la moltiplicazione<br />
dei canali di accesso e di sfruttamento<br />
dell’offerta musicale, l’entrata in scena di<br />
nuovi utenti e potenziali distributori, come<br />
le compagnie di telecomunicazioni fisse e<br />
mobili, i fornitori di hardware/supporti e i<br />
fornitori di accessi e di servizi Internet. “Ci<br />
troviamo di fronte – sottolinea il presidente<br />
di PMI – a una grande innovazione tecnologica,<br />
che vede le aziende indipendenti<br />
impegnate a non perdere l’opportunità di<br />
fare business distribuendo e vendendo musica<br />
mediante file audio e video. A tutt’oggi,<br />
però, tale mercato non ha soppiantato il<br />
prodotto fisico, cioè il cd. Ma è un dato interessante<br />
il fatto che a frequentare gli store,<br />
per l’80%, siano soprattutto i giovani dai<br />
13 ai 18 anni”. Insomma, anche in questo<br />
campo, senza dubbio, Internet ha avvicinato<br />
le frontiere del sapere, del comunicare,<br />
del conoscere. Non esistono intermediari:<br />
c’è il vantaggio di poter comunicare direttamente<br />
con gli acquirenti e gli utilizzatori;<br />
si creano database di potenziali fan per gli<br />
artisti e altrettanto potenziali clienti per le<br />
case discografiche. Non solo. Nascono community<br />
dove ci si può confrontare in estrema<br />
libertà.<br />
E intanto, proprio di recente, l’Afi<br />
(l’Associazione dei Fonografici Italiani), che<br />
dal 1948 rappresenta e tutela gli interessi delle<br />
Piccole e Medie Imprese di produttori audio<br />
e video, ha celebrato i 60 anni commissionando<br />
una ricerca sulla musica online.<br />
Il ruolo degli aggregatori<br />
I produttori di contenuti musicali accedono con<br />
maggiore facilità al mercato della distribuzione digitale,<br />
in genere, attraverso i cosiddetti “aggregatori”<br />
di contenuti. Tra i più importanti, potremmo<br />
citare: Believe, The Orchard, Kiver. Le etichette<br />
discografiche cedono una licenza per la distribuzione<br />
digitale sui master di cui sono titolari agli<br />
aggregatori, i quali, a loro volta, cedono i diritti di<br />
vendita al pubblico ai servizi di distribuzione web<br />
e mobile, come I-tunes e altri. Gli aggregatori<br />
si occupano delle fasi di digitalizzazione (la trasformazione<br />
da audio in file), di delivery (l’invio ai servizi<br />
di distribuzione), di promozione (la visibilità sui<br />
servizi di distribuzione), di rendicontazione (mediante<br />
un software on/line) e di pagamento delle royalties.<br />
Gli aggregatori, quindi, stipulano accordi con<br />
i grandi distributori on/line. Tale meccanismo, in<br />
effetti, appare in contrasto con quella che sembrava<br />
essere una delle opportunità del mercato digitale:<br />
la diminuzione dei costi distributivi e l’accesso<br />
diretto al mercato. Oggi, però, rimane questo l’unico<br />
modo per essere presenti nei negozi virtuali.<br />
Pertanto, i produttori riescono a distribuire i propri<br />
cataloghi a fronte di una percentuale che erode<br />
una parte delle revenues spettanti agli stessi<br />
produttori. Si ripropone dunque lo scenario di distribuzione<br />
del prodotto fisico. Per quanto riguarda<br />
pubblicità, promozione e marketing dei prodotti<br />
distribuiti on/line sugli store, le possibilità sono<br />
molte; ma gli spazi tradizionali (banner, sponsorship<br />
e campagne mirate) sono abbastanza costosi.<br />
Per ora, non resta che sfruttare la fantasia e le opportunità<br />
offerte dal web: le idee innovative e originali<br />
riescono spesso a ritagliarsi una discreta visibilità.<br />
(G. M. )
VIVAdall’interno<br />
“Posso dire che il mercato della musica online,<br />
relativamente alle piattaforme legali,<br />
presenta un trend di crescita rilevante in<br />
termini di percentuale- sostiene Franco<br />
Bixio, storico produttore musicale, nel comitato<br />
direttivo dell’associazione - ma, in<br />
valore assoluto, risulta essere un mercato<br />
non in linea con le proprie potenzialità, soprattutto<br />
a causa della enorme diffusione di<br />
scaricamenti illegali”.<br />
Negli ultimi due anni, in effetti, il mercato digitale<br />
è aumentato di oltre il 100%; ma, per<br />
un’azienda indipendente, gli incassi non sembrano<br />
sufficienti a coprire gli ammanchi determinati<br />
dal calo del mercato tradizionale che,<br />
rispetto a dodici mesi or sono, fa registrare un<br />
segno negativo pari addirittura al 26%.<br />
Secondo i nostri interlocutori, i nomi di successo<br />
funzionano anche nel mercato online;<br />
ai cosiddetti prodotti “di nicchia”, tuttavia,<br />
la rete offre maggiori opportunità: infatti,<br />
essi raggiungono più facilmente il proprio<br />
target attraverso Internet, dove gli appassionati,<br />
a prescindere dalla localizzazione<br />
geografica, possono operare in modo<br />
semplice una ricerca mirata e precisa di brani<br />
e artisti che faticherebbero a trovare nei<br />
negozi tradizionali.<br />
Tutti gli addetti ai lavori sembrano poi concordare<br />
su un concetto fondamentale, che<br />
riguarda la protezione delle opere dell’ingegno<br />
nell’era delle tecnologie avanzate.<br />
“Dai dati di vendita – rileva ancora Luca<br />
Stante, di Believe – risulta che il download<br />
legale è in crescita. E sono certo che, alla<br />
lunga, la situazione migliorerà. Il nostro paese,<br />
in questo senso, appare un po’ indietro<br />
rispetto alle nazioni più industrializzate; più<br />
avanti, invece, se ci si riferisce a tanti altri<br />
paesi nel mondo. La legge dovrebbe perseguire<br />
coloro che scaricano in modo illegale<br />
la musica e in genere le opere dell’ingegno:<br />
si tratta di un diritto di proprietà inalienabile,<br />
che va rispettato. Solo l’autore di un<br />
brano può decidere se altri possano usufruire<br />
gratuitamente delle sue opere. Al di là della<br />
legge esistente – conclude Stante – si dovrebbero<br />
usare in modo più efficace gli strumenti<br />
repressivi: il clima di impunità, infatti,<br />
risulta deleterio per la cultura di qualsiasi<br />
popolo”.<br />
Nella medesima questione interviene il presidente<br />
di PMI, Mario Limongelli. “Le istituzioni<br />
– dice – devono comprendere quanto sia<br />
dannosa la carenza di una legislazione a favore<br />
del riconoscimento e del rispetto totale del<br />
diritto d’autore. Se non si interviene con norme<br />
efficaci contro la pirateria, compresa quella<br />
online, ben difficilmente le aziende che producono<br />
contenuti musicali riusciranno ad andare<br />
avanti”.<br />
L’Afi, attraverso Franco Bixio, sposta<br />
l’attenzione sulle conclusioni emerse dal<br />
Rapporto Einaudi relativo al filesharing: la<br />
maggior parte degli italiani non sarebbe disposta<br />
a pagare né per film né per canzoni;<br />
tant’è vero che il 25% degli intervistati dichiara<br />
di utilizzare regolarmente servizi peer<br />
to peer gratuiti al fine di ottenere, in modo<br />
illegale, brani musicali e video in formato<br />
digitale. “Una grande opportunità per i produttori<br />
di contenuti – dichiara – sarebbe data<br />
da una rete peer to peer legale. Per questo<br />
motivo, la nostra associazione, insieme<br />
con altri partner internazionali e la stessa<br />
<strong>Siae</strong>, ha sviluppato un importante progetto<br />
(dal titolo Axmedis), co/finanziato dalla<br />
commissione Europea”.<br />
“Il nostro obiettivo – conclude Bixio – è<br />
quello di rendere possibile una rete peer to<br />
peer legale, una transcodifica dei contenuti<br />
digitali in automatismo, nei formati oggi<br />
esistenti, per tutti i devices, una tracciabilità<br />
dei contenuti, una serie di report che faciliti<br />
la rendicontazione delle revenues, una<br />
concessione di licenze in automatico”.<br />
C’è anche chi, però, mette sotto accusa la<br />
politica delle major e delle grandi radio presenti<br />
nel circuito che conta.<br />
Fabrizio Brocchieri, esponente di spicco -<br />
come detto - di AudioCoop, si toglie il classico<br />
sassolino dalla scarpa: “Trasmettere su<br />
tutte le emittenti sempre e solo le stesse canzoni<br />
finisce col renderle poco appetibili per<br />
il pubblico più smaliziato, che arriva ben<br />
presto a un livello di saturazione da ascolto.<br />
È un vero peccato, inoltre, che le multinazionali<br />
abbiano di fatto rinunciato allo<br />
scouting sul repertorio cosiddetto local.<br />
Con ogni probabilità, considerano l’Italia<br />
una piccola provincia dell’impero, da colonizzare<br />
con musica d’importazione, lontana<br />
dal nostro Dna musicale e dalle nostre<br />
radici. Il risultato – conclude Brocchieri –<br />
è quasi scontato: si crea un diffuso disinteresse<br />
verso le novità, le scoperte e quindi<br />
verso l’acquisto, anche online, di prodotti<br />
in grado di rappresentare una cultura<br />
originale”. D’accordo, almeno in parte,<br />
Mario Limongelli, di PMI. “Oggi – ribadisce<br />
– le emittenti radiofoniche si definiscono<br />
quasi tutte hit/radio e programmano<br />
solo i brani dei soliti noti. Così, su questo<br />
fronte, gli indipendenti vengono di gran<br />
lunga penalizzati”.<br />
Al di là di ogni considerazione più o meno<br />
condivisibile, si sa che il mercato della discografia<br />
sta attraversando un periodo di<br />
forte crisi. L’unica possibilità di sopravvivenza<br />
rimane affidata alla qualità: lavorare,<br />
cioè, su progetti artistici che non evaporino<br />
nell’arco di poche settimane e per<br />
i quali si possa approntare un lavoro costante<br />
e meticoloso di promozione. Chi<br />
resiste ora nella tempesta potrebbe avere<br />
domani, davanti a sé, sconfinate praterie<br />
da esplorare. Magari, proprio grazie alla<br />
distribuzione digitale.
VIVAdall’interno<br />
VIVAVERDI<br />
75<br />
DUE LIBRI IMPORTANTI<br />
GLI SCENARI FUTURI<br />
DEL DIRITTO D’AUTORE<br />
E DELL’INDUSTRIA MUSICALE<br />
di Letizia Pozzo<br />
Sui cambiamenti epocali dell’era digitale, che stanno provocando nuovi sviluppi nell’industria<br />
musicale e nel diritto d’autore, sono stati pubblicati recentemente due libri che rappresentano<br />
un contributo essenziale per comprendere il presente e il futuro: Scenari e prospettive sul diritto<br />
d’autore di Alberto Maria Gambino e Valeria Falce e la guida Musica & Diritto, Scenari giuridici<br />
per l’industria musicale di Andrea Marco Ricci.<br />
Il primo volume è la pubblicazione degli atti<br />
del convegno omonimo Scenari e prospettive<br />
del diritto d’autore edito da edizioni Art<br />
nella collana “Scuola di diritto” svoltosi presso<br />
l’Università Europea di Roma il 27 maggio<br />
2008. Il libro, curato da Alberto Maria<br />
Gambino (docente di diritto privato all’Uer<br />
e presidente del Comitato Consultivo permanente<br />
per il diritto d’autore, insieme a Valeria<br />
Falce, ricercatrice di Diritto industriale sempre<br />
all’Uer) è rivolto a studiosi e specialisti<br />
del diritto d’autore.<br />
Come scrive nell’introduzione<br />
Gambino: “…l’istituto autoriale<br />
non può seguire una<br />
prospettiva statica, fuori dal<br />
mercato, ammettendo la collocazione<br />
delle opere dell’intelletto<br />
creativo nel recinto<br />
di un dominio privato nascosto<br />
e inaccessibile”. E<br />
Gambino riconosce nel compito<br />
del giurista quello di dare<br />
assistenza all’investimento<br />
“di chi ha intrapreso la<br />
scelta felice di trafficare i talenti<br />
e, allo stesso tempo, ad<br />
impedire che qualcuno i talenti<br />
li asconda, impedendone<br />
la disseminazione”.<br />
Ricco di interventi dei più<br />
noti docenti ed esperti in<br />
materia, il convegno ha avuto<br />
il compito e il merito di analizzare i profili<br />
di rilievo sistematico a livello nazionale<br />
e internazionale. Il libro è arricchito da una<br />
bibliografia che rappresenta un indispensabile<br />
strumento di lavoro per tutti coloro che<br />
intendano approfondire questi argomenti.<br />
Di tutt’altro taglio il secondo libro, intitolato<br />
Musica & Diritto, Scenari giuridici per<br />
l’industria musicale edizioni Musica e dischi.<br />
Si tratta di una vera guida di facile lettura<br />
per musicisti e operatori<br />
del mondo della musica<br />
sulla gestione del business<br />
on line, sul diritto<br />
d’autore e la gestione collettiva<br />
dei diritti in epoca digitale.<br />
Non sono trascurati<br />
neanche gli aspetti fiscali<br />
(Iva) e previdenziali<br />
(Enpals) e tanti altri argomenti<br />
d’interesse specifico.<br />
La pubblicazione è curata da<br />
Andrea Marco Ricci, giovane<br />
studioso della materia,<br />
nato nel 1976, con un ricco<br />
curriculum che va dalla laurea<br />
in Giurisprudenza<br />
all’Università di Bologna al<br />
dottorato di ricerca in<br />
Informatica Giuridica e<br />
Diritto dell’Informatica.
VIVAdall’interno<br />
A fianco, Ventspils International Writers’<br />
and Translators’ House in Lettonia sul<br />
Baltico, poco sotto il golfo di Riga.<br />
(Foto di Tiziana Colusso)<br />
SCRITTORI<br />
LE DOLCI E OSPITALI<br />
RESIDENZE D’AUTORE<br />
di Tiziana Colusso*<br />
L’antica usanza di ospitare scrittori e artisti per dar lustro a una corte o a una città rivive oggi in<br />
molti paesi europei nella rete innovativa e attrezzata di Writers’ Houses, Residenze d’autore, atelier<br />
artistici e altre strutture di accoglienza finalizzate alla produzione creativa. Una pratica ancora da<br />
sviluppare nel nostro Paese, che rientra a pieno titolo nelle politiche a sostegno degli autori.<br />
C’erano una volta i mecenati dei letterati e<br />
degli artisti: non solo il Mecenate eponimo,<br />
consigliere dell’imperatore Augusto, che ha<br />
dato l’avvio e il nome al fenomeno, promuovendo<br />
un vero e proprio circolo di intellettuali<br />
e di poeti – tra i quali Orazio e Virgilio<br />
– ma anche tutta una genia di patroni delle<br />
arti e delle lettere, attivi nel sostenere artisti<br />
e letterati per passione delle belle opere<br />
ma anche per dar lustro e risonanza alla casata<br />
e chissà forse anche per nascondere dietro<br />
gradevoli note e rime magagne e macchinazioni<br />
politiche. Comunque sia, in epoche<br />
in cui ancora non esistevano quelle che<br />
oggi usiamo chiamare “le politiche a sostegno<br />
degli autori”, queste iniziative di nobili<br />
e in seguito anche di banchieri e mercanti<br />
costituivano una risorsa fondamentale e<br />
necessaria allo sviluppo della creatività.<br />
Nel XII e XIII secolo i troubadours, menestrelli<br />
sia di umili che di nobili origini, viaggiavano<br />
di castello in castello nel sud della<br />
Francia a cantare in rima e in melodia le<br />
canso o cançons declinate sui temi dell’amore<br />
e delle gesta dei cavalieri, per allietare<br />
le feste dei nobili e anche per trovare le<br />
condizioni favorevoli alla creazione artistica;<br />
la tradizione di ospitare gli artisti e gli<br />
scrittori “in residenza creativa” si è protratta<br />
per i secoli successivi, fino a culminare<br />
nel ‘500 nella Firenze dei Medici o nei Castelli<br />
sui bordi della Loira con Francesco I.<br />
Dopo le punte di eccellenza del Rinascimento,<br />
la pratica del mecenatismo a sostegno<br />
della cultura è continuata fin all’inizio del<br />
XX secolo. Basta solo ricordare l’importanza<br />
che ha avuto per Rainer Maria Rilke, il grande<br />
poeta austriaco di origine boema, il lunghissimo<br />
soggiorno nel castello di Duino,<br />
arroccato su un magnifico sperone carsico<br />
che si affaccia sul Golfo di Trieste. In omaggio<br />
ai suoi amabili ospiti, i principi Thurn<br />
und Taxis (ramo tedesco di una casata che<br />
ha anche una genealogia italiana, i conti della<br />
Torre e Tasso) e al Castello di Duino, Rilke<br />
ha poi intitolato il suo capolavoro Elegie<br />
Duinesi (Duineser Elegien).<br />
E oggi? Oggi la responsabilità di sostenere<br />
la creazione letteraria ed artistica è passata<br />
in molti paesi europei alle istituzioni pubbliche,<br />
che si avvalgono spesso del sostegno<br />
di Fondazioni e altri enti. Naturalmente il<br />
sostegno si può svolgere in tanti modi: restaurando<br />
una chiesa antica e opere d’arte,<br />
o promuovendo musei e biblioteche. Ma qui<br />
vogliamo parlare di un’accezione particolare<br />
del mecenatismo, ovvero il sostegno diretto<br />
ai singoli autori attraverso l’offerta di<br />
luoghi di accoglienza per la creazione, e in<br />
particolare delle cosiddette Residenze per<br />
Scrittori, le Writers’ Houses o Résidences<br />
d’Écrivains.<br />
Sfogliando alcune pubblicazioni sull’argomento<br />
risulta subito evidente che i centri di<br />
residenza per gli autori e gli artisti si trovano<br />
quasi tutti nei paesi dell’Europa Centrale<br />
(Germania e Francia soprattutto), nel<br />
Nord Europa - dove le istituzioni statali sono<br />
solide e il tenore di vita alto, come in Svezia<br />
- e nell’Europa dell’Est, nei paesi che<br />
hanno derivato dal socialismo sovietico l’idea<br />
di sostenere gli artisti per garantirne la libertà<br />
di ricerca non legata al risultato economico<br />
del loro lavoro, ma anche per poter<br />
meglio esercitare il controllo dello Stato sui<br />
“produttori di pensiero”. Nei paesi dell’Europa<br />
meridionale (Spagna, Portogallo, Italia,<br />
Grecia) le strutture sono scarse e quelle<br />
poche esistenti appartengono a Fondazioni<br />
private o sono in realtà degli “alberghi per<br />
artisti” che offrono stanze a pagamento in<br />
posti adatti all’ozio creativo, il che è una lodevole<br />
iniziativa ma appartiene più alla sfera<br />
del turismo che a quella del politiche a sostegno<br />
della creatività. Con una notevole<br />
eccezione, in Grecia, dove è censita una sola<br />
magnifica struttura: l’International Wri-
VIVAVERDI<br />
77<br />
ters’ and Translators’ Centre, aperto nel 1996<br />
sull’isola di Rodi, nel mar Egeo attraverso<br />
un partenariato di istituzioni pubbliche.<br />
In ogni caso le offerte e le modalità che caratterizzano<br />
le varie Writers’ Houses dall’Andalusia<br />
spagnola fino ai remoti fiordi<br />
norvegesi, sono moltissime e varie: ci sono<br />
le istituzioni di ricerca per l’eccellenza artistica<br />
e letteraria, come la Akademie Schloss<br />
Solitude di Stoccarda, che finanzia con larghezza<br />
i giovani talenti provenienti da tutta<br />
Europa, ma con un limite di età. Ci sono Case<br />
degli Scrittori riservate ad autori di un<br />
determinato paese o regione, come il Centre<br />
Régional des Lettres d’Aquitaine in Francia<br />
o gli Appartements des Artistes promossi<br />
dal cantone svizzero di Berna; ci sono molte<br />
strutture di accoglienza riservate a scrittori<br />
e traduttori letterari, e altre dedicate<br />
esclusivamente al lavoro dei traduttori, come<br />
il Collège Européen des Traducteurs Littéraires<br />
a Seneffe, in Belgio; ci sono strutture<br />
specialistiche, come il CipM, il Centre<br />
International de Poésie di Marsiglia, che in<br />
quasi due decenni di esistenza ha creato la<br />
più grande biblioteca di poesia d’Europa; ci<br />
sono molte strutture che accettano candidature<br />
spontanee di autori che vengono poi<br />
selezionati sulla base dei curriculum e dei<br />
progetti di scrittura, e ci sono invece alcune<br />
Residenze che si riservano il diritto di<br />
scegliere direttamente a chi assegnare le<br />
stanze disponibili e una eventuale Borsa di<br />
Scrittura, come Villa Concordia in Baviera.<br />
Anche dal punto di vista logistico, ci sono<br />
moltissime varianti: c’è la tipologia del maniero<br />
storico, come Chateau de Lavigny in<br />
territorio svizzero o come il magnifico palazzo<br />
Villa Mont-Noir, al confine tra Francia<br />
e Belgio, appartenuto alla famiglia di<br />
Marguerite Yourcenar e poi dopo varie vicende<br />
e traversie di vendite, bombardamenti<br />
e altro, è stato ora acquisito e rimesso a<br />
nuovo dalle istituzioni regionali, che ne hanno<br />
fatto un luogo di eccellenza letteraria. Ci<br />
sono strutture più sobrie, quasi dei ritiri<br />
monacali dove gli scrittori possono allontanarsi<br />
per un poco dai circuiti forzati della<br />
“società delle lettere”, come un ex-villaggio<br />
di pescatori su un fiordo norvegese, a Tromsø,<br />
appena sotto Capo Nord.<br />
Insomma, una varietà infinita, tutta da sperimentare,<br />
per scrittori che siano anche viaggiatori<br />
curiosi e appassionati del dialogo con<br />
i colleghi provenienti da altri paesi o situazioni.<br />
Infatti la caratteristica di queste Residenze<br />
è che all’ospite si offre non soltanto<br />
una camera-studio per scrivere, ma anche,<br />
quando si è stanchi della solitudine<br />
creativa, la possibilità di scambiare, nei luoghi<br />
comuni come la Biblioteca o la cucina,<br />
chiacchiere o opinioni con gli altri scrittori<br />
ospiti.<br />
A parte rapide visite a Villa Mont-Noir e al<br />
Centre International de Poésie di Marsiglia,<br />
ho avuto la possibilità di alloggiare come autrice<br />
accolta in residenza – per un intero mese<br />
ogni volta – in due di queste strutture: il<br />
Baltic Centre for Writers and Translators a<br />
Visby, sull’isola di Gotland, in territorio svedese,<br />
e la Ventspils International Writers’<br />
and Translators’ House, aperta di recente<br />
sempre sul Baltico ma sulla costa opposta,<br />
in Lettonia, poco sotto il Golfo di Riga.<br />
Ricordo ancora con piacere e con gratitudine<br />
le serate a parlare, in molte lingue mescolate,<br />
di tutto e di niente, di cucina tipica<br />
e di letteratura, di politica e di festival letterari,<br />
di itinerari in bicicletta e di progetti<br />
di viaggi ulteriori. Si creano amicizie e si<br />
scambiano libri, indirizzi ed esperienze, in<br />
un’atmosfera informale dove i parametri di<br />
confronto sociale sono molto allentati, e non<br />
c’è l’alienazione delle Fiere del Libro con gli<br />
stand affollati, i rituali delle presentazioni<br />
e il pressing degli uffici stampa. Nelle Writers’<br />
Houses si trovano autori di ogni età e<br />
formazione, ma in genere per tutti non è difficile<br />
dopo qualche giorno mescolarsi in questa<br />
allegra Babele letteraria in cui ci si presta<br />
i libri, le mappe stradali e i dizionari tascabili.<br />
Si tratta di esperienze assai istruttive,<br />
e la pratica delle Residenze d’autore dovrebbe<br />
essere non solo una possibilità ma<br />
quasi un “obbligo” curricolare per autori che<br />
vogliano essere veramente europei e adeguati<br />
ad un mondo dove lingue e culture sono<br />
sempre più interconnesse e i pensieri<br />
sempre più globali.<br />
*Tiziana Colusso (www.tizianacolusso.it )<br />
scrittrice, è dal 2004 Responsabile Esteri<br />
del Sindacato Nazionale Scrittori e dal 2005<br />
membro del Board direttivo dello European<br />
Writers’ Congress, confederazione europea<br />
delle Associazioni degli autori dei vari paesi<br />
europei.
hyde park<br />
lettere dal cuore della siae<br />
NON DIMENTICATE LA MUSICA<br />
DEI BARBIERI<br />
Tutti i santi giorni sfoglio tanti giornali e<br />
leggo quello che scrivono gli altri. Non sempre<br />
sono d’accordo con quello che si pubblica,<br />
certe storie apparentemente non interessano<br />
nessuno! Per una volta desidero<br />
raccontare una storia...<br />
Svolgo il difficile mestiere di Maestro a<br />
Palermo e preparo all’antica le lezioni. Per<br />
molti anni sono stato Maestro “unico” nel<br />
senso che erano tutte donne e nel senso che<br />
mi sono sempre occupato di Letteratura e di<br />
Musica. A scuola mi siedo accanto ai bambini,<br />
uso la fisarmonica più vecchia della<br />
Sicilia, come un sussidio e costruisco le storie,<br />
le musiche dei vari paesi del mondo, accompagnandomi<br />
con questo strumento naturale<br />
e straordinario. I primi quindici minuti<br />
ascolto i bambini, che raccontano il<br />
mondo visto dai loro occhi. E proprio da loro<br />
ho imparato tanto, a loro ho dedicato i<br />
miei libri, piccoli e di nicchia: Il Maestro dei<br />
sogni; Palermo d’inverno e ultimo Musica<br />
dai Saloni scritto con Gaetano Pennino per<br />
la Casamuseo “Antonino Uccello” di<br />
Palazzolo Acreide. A questo libro-cd hanno<br />
collaborato 40 tra scrittori, giornalisti, fotografi<br />
affermati come Melo Minnella e<br />
Peppino Leone, scrittori come Andrea<br />
Camilleri e Matteo Collura. Volevo far conoscere<br />
a tutti gli italiani nel mondo quello<br />
che hanno rappresentato i barbieri siciliani:<br />
cavadenti, conciaossa, paraninfi, letterati<br />
e soprattutto “Maestri di Musica”. Fino<br />
agli anni 60 in molti paesi della Sicilia nei<br />
saloni dei barbieri c’era una chitarra ed un<br />
mandolino, che nei tempi morti erano il<br />
centro del mondo. Il principale ed il suo aiutante<br />
suonavano musiche struggenti, da ballo,<br />
malinconiche, serenate, polke, lenti, note<br />
che sembravano scendere dalle lunghe<br />
scale del paradiso, che sono state recuperate<br />
e risuonate con lo stesso stile e la stessa<br />
mano dopo 50 anni. Ho scritto al Presidente<br />
della Repubblica:-In queste musiche c’è la<br />
Sicilia vera quella che non raccontano mai i<br />
giornali che cercano “fatti di sangue”, c’è la<br />
Sicilia degli zolfatari, dei contadini, degli<br />
emigranti che sono andati nella lontana<br />
“Merica”, quelli che hanno sofferto in silenzio<br />
e con la loro musica hanno raccontato<br />
la loro vita, questo patrimonio appartiene<br />
a tutta l’Umanità e non va disperso! Al<br />
costo di vendermi la camicia che indosso<br />
cercherò di far conoscere queste musiche,<br />
queste storie a tutti quelli che le vorranno<br />
conoscere. Allo stesso modo di come hanno<br />
fatto i portoghesi con il “Fado” . Mi sono<br />
permesso di scrivere al Giornale della<br />
<strong>Siae</strong> di cui mi onoro di far parte come Autore<br />
da 30 anni, perché anche questa musica dei<br />
barbieri abbia spazio e dignità nel vostro<br />
Giornale come altri generi di musica. Questo<br />
lavoro di ricerca letteraria e musicale, insieme<br />
a Peppe Calabrese e Mimmo Pontillo<br />
e alla Compagnia di Canto e Musica popolare,<br />
è stato presentato all’Auditorium della Rai di<br />
Palermo ed ha avuto un successo enorme...Anche<br />
questa Sicilia va raccontata e per<br />
una volta occorre dare un momento di spazio<br />
a noi Maestri che lavoriamo in silenzio e costruiamo<br />
le fondamenta di una società onesta.<br />
Maurizio Piscopo, Maestro all’Istituto<br />
Comprensivo “Luigi Braille” di Palermo.<br />
(www.compagniacmp.it).<br />
UN TURNO DI REGISTRAZIONE<br />
INDIMENTICABILE<br />
Gentile Signori,<br />
sono un socio della <strong>Siae</strong>, ho sessantaquattro<br />
anni e sono ormai in pensione.<br />
Ricevo e leggo regolarmente la nostra rivista<br />
che trovo interessante e ben fatta.<br />
Particolarmente interessanti trovo le interviste<br />
ad amici e colleghi come Franco<br />
Migliacci, Claudio Mattone, Bruno Zambrini<br />
e tanti, tanti altri ancora con i quali ho collaborato,<br />
suonando il basso elettrico (un<br />
Fender Jazz Bass con tastiera in ebano, corde<br />
Burns Wounded nere ed amplificatore a<br />
valvole Ampeq) per oltre cinque anni.<br />
In seguito ho cominciato a comporre colonne<br />
sonore, pur continuando a suonare. Nel<br />
1973, la soundtrack di Pane e Cioccolata fu<br />
un tale successo che non ebbi più tempo per<br />
suonare in orchestra, ma solo per comporre<br />
musica da film. (…)<br />
E’ quindi con grande piacere ed interesse
VIVAVERDI<br />
79<br />
che ho letto sul n° 5 di VivaVerdi, settembre-ottobre<br />
2008, l’ intervista di Marco<br />
Molendini all’amico e collega Giovanni<br />
Tommaso nella quale, a pagina 44, si legge<br />
testualmente che Giovanni ha partecipato a:<br />
“Decine di incisioni di ogni genere da Cuore<br />
matto alla Bambola ...”.<br />
Negli anni tra la fine del 1967 e l’inizio del<br />
1973 Giovanni Tommaso ed io, entrambi<br />
suonando il basso elettrico, ci siamo divisi<br />
quasi tutto il lavoro di registrazioni di dischi<br />
e film che si effettuavano a Roma. Sono stati<br />
cinque anni di lavoro intenso e sono passati<br />
quarant’ anni. Ci si può facilmente confondere,<br />
dopo tanto tempo. Eppure, mentre<br />
leggevo quell’articolo, mi tornava sempre<br />
più nitido alla mente lo studio di registrazione<br />
(International Recording di via<br />
Urbana), il fonico (Pino Mastroianni, ex<br />
Rca), l’arrangiatore (Willy Brezza), il cantante<br />
(Little Tony) e la circostanza che ero<br />
stato chiamato con urgenza per sostituire un<br />
bassista che, non possedendo una tecnica<br />
chitarristica, non riusciva ad eseguire la<br />
parte scritta e teneva bloccata tutta<br />
l’orchestra in sala, essendo tutto<br />
l’arrangiamento costruito praticamente su<br />
un “a solo” di basso elettrico da eseguire<br />
con una tecnica chitarristica che oggi chiamano<br />
“stopped & plugged”.<br />
Il brano era Cuore matto. O no? Ho telefonato<br />
ad Enrico Ciacci, fratello di Little<br />
Tony e bravissimo chitarrista, il quale -<br />
secondo i miei ricordi - aveva partecipato<br />
a quella registrazione doppiando la mia<br />
parte di basso, all’ottava superiore, con la<br />
sua bellissima Fender Telecaster bianca. “Ti<br />
ricordi benissimo - mi ha detto - quando sei<br />
arrivato tu mancava mezz’ora alla fine del<br />
turno di registrazione e non avevamo ancora<br />
inciso niente. Ma siccome eravamo bravi,<br />
dopo aver provato il suono per il fonico,<br />
facemmo ‘buona la prima!’ e finimmo il turno<br />
con dieci minuti di anticipo. Con quell’<br />
incisione Tony andò al Festival di San Remo<br />
e Cuore matto vendette 500.000 copie.<br />
Suonare il basso con quella tecnica, allora,<br />
era una cosa veramente nuova e tu ci salvasti<br />
la registrazione”.<br />
Questa telefonata con Enrico Ciacci mi ha<br />
tolto la paura di essermi rimbambito e di ricordare<br />
male le cose del mio passato. E ricordo,<br />
infatti, che alla batteria c’era il grande<br />
Enzo Restuccia. E si sente.<br />
Cordialissimi saluti<br />
Daniele Patucchi - Roma<br />
I CORSI A INDIRIZZO MUSICALE<br />
NELLA SCUOLA ITALIANA<br />
Come docente di Flauto della Scuola<br />
Secondaria di I grado “Vito Pappalardo” di<br />
Castelvetrano, ho avuto la fortuna di essere<br />
uno dei protagonisti nella crescita dell’identità<br />
artistico-musicale della scuola attraverso<br />
la programmazione di molteplici attività<br />
educativo-didattiche ognuna delle quali<br />
rivelatesi molto utili per la formazione<br />
umana, sociale ed artistica dei discenti.<br />
Oltre alla lezione di strumento in orario pomeridiano<br />
singola e/o in coppia, altrettanto<br />
importante è la pratica della musica<br />
d’insieme in orario antimeridiano che permette<br />
la formazione di un’orchestra scolastica<br />
arricchita dalla presenza del coro e delle<br />
percussioni compreso la batteria per un<br />
totale di circa 80 alunni.<br />
Tutto ciò ha consentito di organizzare negli<br />
anni svariate iniziative come ad esempio:<br />
Concerto di Natale (divenuto ormai un appuntamento<br />
annuale) con il coinvolgimento<br />
di tutte le classi quinte di Castelvetrano<br />
in forma corale che ha favorito di conseguenza<br />
l’orientamento dei fanciulli e quindi<br />
la promozione del corso ad indirizzo musicale;<br />
Concerto di fine anno scolastico (anch’esso<br />
divenuto appuntamento annuale);<br />
Concerti – Gemellaggio (con la Jugend<br />
Kammerorchester “Birsek” di Basilea e con<br />
l’Ist. Comprensivo Bolzano II – S. M. “Ada<br />
Negri” di Bolzano);<br />
Partecipazione all’annuale rassegna nazionale<br />
delle scuole secondarie di primo grado<br />
ad indirizzo musicale;<br />
Rassegne canore scolastiche finalizzate all’orientamento<br />
degli alunni delle scuole primarie<br />
accompagnate dall’ensemble strumentale<br />
e vocale dell’indirizzo musicale;<br />
Rassegne musicali provinciali;<br />
Performance per vari Enti (per favorire il<br />
rapporto tra scuola e territorio).<br />
Tra queste attività elencate una fra tutte ha<br />
lasciato un segno particolare nel nostro territorio<br />
e precisamente un concerto realizzato<br />
in rete, grazie alla regione Sicilia L.R.<br />
n. 44 del 1985, che ha coinvolto quattro<br />
scuole di diverso ordine e grado con la presenza<br />
di circa 200 alunni.<br />
In questa iniziativa tre scuole si sono esibite<br />
in forma corale e solistica accompagnate<br />
dall’ensemble dell’indirizzo musicale.<br />
Prendendo spunto dal Sistema Orchestrale<br />
Giovanile e Infantile Venezuelano creato dal<br />
Maestro José Antonio Abreu e riconosciuto<br />
dallo Stato Venezuelano nel 1979, ci si augura<br />
che anche nella nostra nazione in futuro<br />
si possa garantire ai cittadini almeno<br />
la presenza di un indirizzo musicale in<br />
ogni comune d’Italia secondo un criterio<br />
di distribuzione omogenea che permetta,<br />
almeno nelle grandi città, la possibilità di scegliere<br />
tra scuole ad indirizzo musicale e non.<br />
Se poi le isole felici dei C.I.M. iniziassero<br />
nelle scuole primarie e conseguentemente<br />
alla scuola secondaria di primo grado potessero<br />
avere continuità con la presenza dei licei<br />
Musicali sicuramente si creerebbero le<br />
condizioni basilari istruttive, formative, educative<br />
ed artistiche per avvicinarci alla mirabile<br />
realtà musicale venezuelana.<br />
In attesa che i sogni diventino realtà (chissà…….?),<br />
non possiamo fare altro che apprezzare<br />
ciò che è stato possibile realizzare.<br />
Francesco Federico – Campobello di Mazara<br />
(Trapani)
VIVAconcorsi<br />
a cura di Daniela Nicolai<br />
Tutte le segnalazioni di concorsi e premi riportate in queste pagine sono fatte a scopo<br />
puramente informativo e senza alcuna responsabilità da parte della <strong>Siae</strong>. Per i testi integrali dei<br />
bandi e per conoscere le modalità di partecipazione è necessario rivolgersi agli organizzatori delle<br />
singole manifestazioni. Gli organizzatori di premi e concorsi sono pregati di inviare, a corredo del<br />
bando o del regolamento, un’illustrazione e, se possibile, una rassegna stampa relativa alla<br />
manifestazione, nonché una comunicazione circa i risultati della stessa. I concorsi che compaiono<br />
in questa rubrica saranno pubblicati anche in una apposita sezione del sito Internet della <strong>Siae</strong><br />
(www.siae.it) insieme a quelli che non è stato possibile segnalare a causa dei tempi redazionali.<br />
CONCORSO DI COMPOSIZIONE GUSTAV MAHLER<br />
Al 15° concorso di composizione della città di Klagenfurt<br />
Gustav Mahler possono partecipare musicisti di tutte le<br />
nazionalità. Gli elaborati, della durata di 15-20 minuti,<br />
devono essere inediti e mai eseguiti in pubblico. Il tema<br />
di questa edizione è il plurilinguismo, rappresentato da<br />
una canzone popolare sloveno-tedesca. Al primo classificato<br />
andrà un premio di 3.600 euro. Le opere, con<br />
le modalità richieste dal bando, devono pervenire entro<br />
il 5 maggio 2009 a: Musikforum Viktring-Klagenfurt,<br />
Gustav Mahler Kompositionspreis 2009, Stift Viktring<br />
Strasse 25, 9073 Klagenfurt-Viktring, Austria. Per informazioni:<br />
+ 43 463 282241, office@musikforum.at,<br />
www.musikforum.at.<br />
GOLDEN DISC 2009<br />
Il Golden Disc è un festival musicale al quale possono<br />
partecipare cantanti, cantautori e gruppi musicali. La<br />
manifestazione è divisa nelle seguenti sezioni: inediti,<br />
ragazzi, giovani, emergenti, adulti. Per accedere alle selezioni<br />
occorre inviare il materiale richiesto dal bando a:<br />
Segreteria Golden Disc, CP 441, 57100 Livorno. Per la<br />
sezione “inediti” è richiesta la partitura ed il testo del brano<br />
proposto. E’ prevista una quota di iscrizione. Le zone<br />
previste per le selezioni sono: Piacenza, Formia, Genova,<br />
Livorno e Reggio Calabria e il termine ultimo per l’iscrizione<br />
va dal 20 marzo per le selezioni di Piacenza al 5 maggio<br />
per le selezioni di Reggio Calabria. Per informazioni:<br />
www.goldendisc.it, tel. 338 5081221, info@goldendisc.it.<br />
CINE CORTO ROMANO<br />
Scade il 21 maggio 2009 il termine per la partecipazione<br />
al CineCortoRomano, il concorso per cortometraggi<br />
organizzato dal Cinecircolo Romano. La durata di<br />
ogni opera non dovrà superare i 15 minuti e non dovrà<br />
trattare soggetti di carattere familiare. Al vincitore sarà<br />
assegnata una targa d’argento personalizzata del<br />
Cinecircolo e il premio dello sponsor. Per informazioni<br />
rivolgersi a: Segreteria del Cinecircolo Romano in Via<br />
Nomentana 333/C-Roma, tel. 06.8547151 (lun/ven :<br />
15.00/19.00), www.cinecircoloromano.it, segreteria@cinecircoloromano.it.<br />
PREMIO RIVIERA<br />
Il concorso letterario Premio Riviera è suddiviso in due<br />
sezioni: opera edita e opera inedita. Possono essere inviate<br />
poesie e novelle in lingua italiana. Il tema è libero<br />
ma verrà assegnato un premio speciale all’opera che<br />
abbia come tema il lago di Garda. La giuria assegnerà<br />
il Premio speciale Mariele Ventre ad un testo che abbia<br />
come tema l’infanzia. Viene inoltre istituito un premio in<br />
collaborazione con la Casa del Sole di Mantova per gli<br />
studenti delle scuole superiori con tema “L’amore rende<br />
uguali”. Gli elaborati, con le modalità previste dal bando,<br />
dovranno pervenire entro il 25 maggio 2009<br />
all’Associazione culturale Corriere della Riviera, via Puccini<br />
1, 37016 Garda (Vr). E’ prevista una quota di iscrizione.<br />
Per informazioni: tel. 0457.255717, corrieredellariviera@libero.it,<br />
www.corrieredellariviera.it.<br />
PREMIO ANACAPRI–BRUNO LAUZI–CANZONE D’AUTORE<br />
E’ indetta la seconda edizione del “Premio Anacapri<br />
– Bruno Lauzi – Canzone d’autore” aperto ai cantautori<br />
e alle loro canzoni inedite. Le canzoni dovranno<br />
essere spedite, entro il 31 maggio 2009, in un plico<br />
sigillato al Comune di Anacapri in Via Caprile 30,<br />
indicando sullo stesso la dicitura “Premio Anacapri.<br />
Bruno Lauzi, Canzone d’Autore”. Alla domanda andrà<br />
allegato il materiale richiesto dal bando.<br />
Per informazioni: www.comunedianacapri.it, tel.<br />
081.8387217.<br />
PREMIO LETTERARIO MICHELE GINOTTA<br />
Il Cenacolo studi Michele Ginotta e la Biblioteca<br />
Comunale di Barge indicono la VI edizione del premio<br />
letterario di aneddotica Michele Ginotta. Il concorso,<br />
la cui giuria è presieduta dal prof. Giorgio<br />
Bárberi Squarotti, prevede la composizione di una<br />
poesia in forma chiusa (ballata, canzone poetica, madrigale,<br />
sestina, sonetto, ecc.) o di un testo in prosa<br />
che non superi le 20-30 righe di 60 battute ognuna.<br />
La tematica di quest’anno è l’estate. Le domande<br />
di partecipazione e i testi dovranno pervenire entro<br />
il 31 maggio 2009. Per richiedere il bando completo<br />
scrivere a Mauro Comba, viale Stazione, 47,<br />
12032 Barge (CN). Contatti telefonici: 0175.346101;<br />
339.2514218; 347.3227894; e-mail: maurocomba@gmail.com.
VIVAVERDI<br />
81<br />
PREMIO ARTEMARE 2009<br />
Il circolo Ufficiali Marina Mercantile di Riposto bandisce<br />
il Premio Nazionale Artemare 2009 sul tema “L’uomo e<br />
il mare”, per le sezioni: canzone marinara, fotografia,<br />
fatti di bordo - racconti, pittura, protagonisti del mare.<br />
Le domande, con le modalità previste dal dal bando, dovranno<br />
essere presentate entro il 31 maggio 2009.<br />
Solo per la sezione racconti la scadenza è anticipata al<br />
30 aprile per consentire l’inserimento dei lavori premiati<br />
nell’antologia “Storie di mare”. I primi tre classificati<br />
di ogni sezione saranno premiati con targhe d’argento.<br />
La canzone prima classificata riceverà inoltre un premio<br />
di 500 euro in gettoni d’oro. Per ulteriori informazioni rivolgersi<br />
alla segreteria del Premio Artemare, c/o circolo<br />
ufficiali marina mercantile, corso Italia 70 - 95018<br />
Riposto (CT) tel: 095/934319, copani@artemare.it. Per<br />
la sezione “canzone”, gli interessati potranno inoltre rivolgersi<br />
al direttore artistico M° Rino Bertino, tel.<br />
095/809093.<br />
PREMIO BINDI<br />
Il Comune di Santa Margherita Ligure in collaborazione<br />
con l’Associazione Culturale Le Muse Novae, organizza<br />
la quarta edizione del Premio Bindi, concorso nazionale<br />
riservato suddiviso in due sezioni: Cantautori e Musicisti<br />
Compositori. Le domande dovranno pervenire entro il<br />
31 maggio 2009 a Premio Bindi c/o Associazione culturale<br />
Le Muse Novae, Via Vinelli 34/3, 16043 Chiavari<br />
(Ge). Il vincitore del concorso riceverà un premio in denaro<br />
di 3.000 euro. Il bando di concorso è disponibile<br />
sul sito www.premiobindi.com. Per ulteriori informazioni:<br />
tel. 0185.311603, 348.2243585, info@premiobindi.com,<br />
www.premiobindi.com<br />
CONCORSO INTERNAZIONALE DI STRUMENTI<br />
A PERCUSSIONE<br />
L’associazione Italy Percussive Arts Society in collaborazione<br />
con il conservatorio G. Pergolesi organizza la<br />
settima edizione del Concorso internazionale di composizione<br />
per strumenti a percussione. Il concorso si articola<br />
in 5 sezioni: un percussionista, duo percussione e<br />
pianoforte, un percussionista e orchestra, dal duo al sestetto<br />
di sole percussioni, dal duo al sestetto percussioni<br />
e altri strumenti. La domanda di iscrizione, con il<br />
materiale previsto dal bando, dovrà pervenire per raccomandata,<br />
entro il 13 giugno 2009 a: Italy Percussive<br />
Society, Via Collina 22, 65013 Città S. Angelo (Pe). E’<br />
prevista una quota di partecipazione. Per informazioni:<br />
direttore artistico M° Antonio Santangelo, antonio@santangelopercussioni.it,<br />
tel.fax 085.9506122,<br />
cell. 337.312627, www.santangelopercussioni.it.<br />
ROSOLINO TOSCANO<br />
L’Associazione musicale Minuetto indice la dodicesima<br />
edizione del concorso nazionale di composizione<br />
Rosolino Toscano, dedicata al clarinetto. Si può partecipare<br />
con una composizione della durata massima di<br />
10 minuti mai eseguita pubblicamente e mai premiata<br />
in altri concorsi, da presentare in sei copie. E’ prevista<br />
una quota di iscrizione. Ai primi tre classificati saranno<br />
assegnati premi in denaro. Il termine per l’iscrizione è il<br />
30 giugno 2009. Al primo classificato un premio di<br />
700 euro. Per ulteriori informazioni: Associazione musicale<br />
Minuetto, Viale Vittoria Colonna n.118/122, 65127<br />
Pescara; tel. 085.691469, assminuetto@hotmail.com,<br />
maurizioscati@interfree.it.<br />
CONCURSO INTERNACIONAL DE COMPOSICIÓN<br />
AUDITORIO NACIONAL DE MÚSICA<br />
Il ministero spagnolo della cultura, la Fondazione BBVA<br />
e l’Auditorium nazionale di musica organizzano la prima<br />
edizione del Concorso internazionale di composizione.<br />
Le opere, con le caratteristiche previste dal bando, dovranno<br />
essere inedite e mai premiate. Verrà effettuata<br />
una prima selezione ad ottobre 2009. I candidati che<br />
avranno superato la prima selezione saranno invitati a<br />
Madrid per la finale. Primo premio 30mila euro. Le domande<br />
di iscrizione devono pervenire entro il 15 giugno<br />
2009 a: Auditorio Nacional de Música, Calle Príncipe<br />
de Vergara 146, 28002 Madrid, Spagna, oppure per e-<br />
mail a: concurso.anm-bbva@inaem.mcu.es. La partitura,<br />
con le modalità previste dal bando, dovrà essere inviata<br />
entro il 1° settembre. Per informazioni:<br />
http://www.auditorionacional.mcu.es.<br />
SOCIETY FOR UNIVERSAL SACRED MUSIC<br />
La Society for Universal Sacred Music bandisce un concorso<br />
di composizione per brani corali da 5 a 20 minuti<br />
di durata, a cappella o per orchestra o per voce sola<br />
e orchestra fino a 10 elementi. Le partiture, con le modalità<br />
previste dal bando, devono pervenire entro il 30<br />
giugno 2009 a: Society for Universal Sacred Music,<br />
PO Box 854, Katonah, New York 10536 USA. Ai vincitori<br />
un premio di 500 dollari e l’esecuzione durante il<br />
Festival di Musica Sacra di New York. Per informazioni:<br />
tel. 914.767.0808, info@universalsacredmusic.org,<br />
www.universalsacredmusic.org.<br />
PREMIAZIONI<br />
CONCORSO MASSIMO BOARIO<br />
Il concorso nazionale di composizione di una marcia per<br />
banda Massimo Boario, patrocinato dalla <strong>Siae</strong>, si è concluso<br />
con la vittoria della composizione “Villa Santo<br />
Stefano” di Angelo Bartolini. Nella foto, da sinistra: il M°<br />
Davide Boario (organizzatore del concorso e titolare dell’omonima<br />
casa editrice), il Prof. M° Sandro Satanassi<br />
(Presidente della Commissione giudicatrice) il vincitore<br />
M° Angelo Bartolini e il Dr. Filippo Gagliano Direttore<br />
Sede SIAE di Torino.
l’ultimo applauso<br />
ORESTE<br />
LIONELLO,<br />
“ADDIO<br />
ALLE ARTI”<br />
di Stefano Micocci<br />
Il 19 febbraio è morto a Roma Oreste Lionello,<br />
attore e autore amatissimo da tutti<br />
noi, considerato uno dei padri del cabaret<br />
italiano, era anche un doppiatore straordinario.<br />
Woody Allen ha dichiarato in una<br />
intervista a La Repubblica: “la mia voce mi<br />
mancherà, Oreste mi ha fatto sembrare un<br />
attore molto migliore di quanto io non<br />
sia…Non era un doppiatore, era un artista<br />
del doppiaggio, un fine intenditore di voce<br />
e dei suoi ritmi, dotato di un fiuto per il<br />
retro gusto di una battuta, come un grande<br />
sommelier di vini doc”.<br />
Lionello era un uomo entusiasta, positivo e<br />
lo hanno raccontato quei personaggi che facevano<br />
la fila per ricordarlo, commossi, al<br />
termine della celebrazione del suo funerale<br />
che ha avuto luogo nella Chiesa di Santa Maria<br />
in Ara Coeli, sabato 21 febbraio. Oltre al<br />
Sindaco di Roma Gianni Alemanno, Pier<br />
Francesco Pingitore, Pippo Franco, Leo<br />
Gullotta, i figli Alessia, Cristiana e Luca hanno<br />
letto e raccontato di lui in una chiesa gremita<br />
che ha più volte applaudito.<br />
Oreste Lionello era nato a Rodi il<br />
18/4/1927, associato alla <strong>Siae</strong> dal 1963 era<br />
partecipe, curioso, affezionato alla Società<br />
e ai suoi protagonisti.<br />
Attraverso la figlia Alessia, che occasionalmente<br />
collabora con il Giornale degli Autori<br />
e degli Editori “Vivaverdi”, aveva voluto<br />
lasciare alle migliaia di associati lettori<br />
della rivista della <strong>Siae</strong>, un suo personalissimo<br />
“Addio alle arti”.<br />
Con la solita intelligente ironia, a tratti insolitamente<br />
amara, ma anche con quella<br />
grande partecipazione affettiva per i lettori<br />
di questo nostro mondo dello spettacolo,<br />
del cinema, della letteratura, della musica,<br />
del teatro, della radio e della televisione.<br />
Il suo mondo, che lo ricorderà sempre<br />
con stima e affetto.<br />
Gentilissima & contraddittoria epoca ti lascio.<br />
Potrei aspettare Aprile 2927; il che<br />
coinciderebbe con il mio millesimo anno<br />
dalla nascita…Ma se è vero che la vita si<br />
allunga, non lo è per tutti.<br />
…La vita si allunga…ma quando?...Di<br />
giorno, di notte? Ma tu te ne accorgi di<br />
quando si allunga? E di quanto?<br />
Ho poco da dire per intrattenervi e il poco<br />
non è neanche un granché.<br />
Passa la vita mia…lascia la scia…che poi<br />
scompare e torna mare…<br />
(Vivaverdi, numero 5 del 2008, copertina<br />
dedicata a Giacomo Puccini).<br />
Di recente aveva interpretato un usuraio<br />
nel film No problem di Vincenzo Salemme.<br />
La storia siamo noi di Giovanni Minoli<br />
gli aveva dedicato un intero speciale,<br />
molto bello, sulla sua vita di grande artista,<br />
replicato proprio in questi giorni. Da ricordare<br />
anche la sua traduzione in versi<br />
del film Cyrano con Gerard Depardieu, di<br />
Jean-Paul Rappeneau.<br />
Stava recitando al Bagaglino di Pier Francesco<br />
Pingitore, per il 43esimo anno.<br />
Lionello stava lavorando anche al suo libro<br />
intitolato Il commendator Lo Calo: la figlia<br />
Alessia ha annunciato che sarà lei a terminare<br />
il libro di papà Oreste, che le ha sussurrato<br />
“il finale” negli ultimi giorni trascorsi<br />
insieme.
VIVAVERDI<br />
83<br />
MINO REITANO,UN UOMO SPECIALE<br />
CHE CANTAVA LA VITA<br />
di Renato Pareti<br />
Foto Pino Polesi<br />
“Offro le mie sofferenze a Gesù e alla<br />
Madonna e sull’esempio di Maria neanch’io<br />
perdo la speranza.<br />
Uno dei doni più belli che la vita mi ha dato<br />
è stato proprio quello della Famiglia:<br />
una moglie splendida e due figlie che mi<br />
sono sempre vicine e non mi lasciano mai.<br />
Cos’altro avrei potuto pretendere di più?<br />
Ne approfitto anche per perdonare tutti.<br />
Io stesso chiedo perdono nel caso abbia<br />
danneggiato qualcuno, anche se, nel limite<br />
delle mie possibilità, ho sempre cercato di<br />
aiutare e comprendere tutti.<br />
Io ho un Angelo speciale: sono cresciuto<br />
praticamente quasi senza conoscere mia<br />
madre, però Lei dal cielo ha vegliato su di me.<br />
E’ mia Madre il mio Angelo custode e poi<br />
c’è l’altra madre: la Madonna.<br />
PregateLa incessantemente, supplicateLa,<br />
vogliateLe bene. Vedrete che anche nei<br />
momenti di difficoltà non vi sentirete mai<br />
soli”.<br />
Nel rumore di tutti i giorni questa preghiera<br />
di Mino Reitano fa calare improvvisamente<br />
un silenzio rosa tramonto su chi<br />
come me lo ha conosciuto e frequentato in<br />
alcune occasioni, su chi come me si lascia<br />
attrarre, più facilmente dall’essere umano<br />
che dall’artista. E d’incanto tacciono le sue<br />
belle melodie, i suoi acuti, la sua voglia di<br />
aggiungere un’altra canzone per non finire<br />
mai di cantare e rivedo l’uomo. Un uomo<br />
dolce, tenero e sincero, sempre pronto a<br />
darti una mano, sempre disponibile ad<br />
aiutare gli altri. Mi sorprende che possa<br />
essere rimasto famoso fino all’ultimo, e<br />
miracolosamente intatto, perché, di solito,<br />
chi si dedica alla musica in quel modo così<br />
totale, si lascia indietro matrimoni, figli e<br />
disavventure di ogni tipo, facendoci spesso<br />
chiedere se ne valesse la pena. Il cosmo<br />
dell’arte è quasi totalmente frequentato<br />
dagli sponsor ed il loro agire, inquinato<br />
dal senso degli affari ad ogni costo, fa le<br />
sue vittime anche nel mondo della musica<br />
e dello spettacolo. E’ stato così in passato<br />
ma lo è sempre più spesso nel presente.<br />
Non tiene conto del fatto che uno sia una<br />
brava persona o un disonesto: non seguire<br />
certe regole porta direttamente al dimenticatoio.<br />
Con Mino, invece no, non è successo<br />
così!<br />
Passo dopo passo, seguendo quella sua curiosità<br />
di sperimentarsi ora come cantante,<br />
ora come attore, scrittore, compositore,<br />
egli è riuscito a rimanere intatto come<br />
ai nastri di partenza e tutta la gente semplice,<br />
quella che non ha un bisogno imprescindibile<br />
della cassa in quattro, ha<br />
continuato a seguirlo e ad amarlo. Dentro<br />
di sé ha sempre camminato quel giovane<br />
con la valigia piena di passione, una chitarra<br />
e cento illusioni, che partì tanti anni<br />
fa dalla Calabria. Mi chiedo come possa<br />
aver fatto! Lui era un melodista puro, di<br />
quelli che non si lasciano irretire dall’ingegneria<br />
elettronica per fare un disco che<br />
ha solo un riff strumentale ripetuto all’infinito<br />
e, magari, già preimpostato nella tastiera<br />
o nel computer. Mino scriveva e<br />
cantava canzoni per gente come lui. Adorava<br />
i suoi fan e non “controllava” la loro<br />
età. Chi è popolare in questo modo “istintivo”,<br />
senza un’intelligenza dee-jaycreativa,<br />
normalmente in Italia finisce per essere<br />
fastidioso, vecchio, al limite del ridicolo:<br />
o vai a Sanremo e allora ti trasmettono<br />
per convenienza di attualità o rischi di essere<br />
classificato “non radiofonico”. Malgrado<br />
queste difficoltà, le diffidenze dei<br />
discografici, l’ironia gratuita di alcuni addetti<br />
ai lavori, non si è mai scoraggiato e ha<br />
continuato per la sua strada. Poco importava<br />
se il critico di turno non gli regalava<br />
parole affettuose. Lui aveva certezze ben<br />
più importanti dentro di sé: la famiglia, la<br />
fede e quei milioni di persone invecchiate<br />
con le sue canzoni. Molti sono i cantanti, i<br />
melodisti puri che si sono ritirati dalle vetrine<br />
importanti, perché inaccettati, perché<br />
considerati fuori moda, vedi i casi tristissimi<br />
di Bindi, Endrigo, ecc. Forse anche<br />
Mino Reitano, durante i soprassalti<br />
elettronici e il vociare insipido e senza<br />
contenuti dei vari intrattenitori di tendenza,<br />
ha corso questo rischio, ma sostenuto<br />
da valori molto più importanti e<br />
l’affetto di un pubblico vastissimo, egli ha<br />
saputo mediare, con l’umiltà di chi ha dovuto<br />
aguzzare l’ingegno già in tenera età,
l’ultimo applauso<br />
per necessità di sopravvivenza, le difficoltà<br />
che la vita inesorabilmente ti prepara lungo<br />
la strada. Della sua vita artistica si è detto<br />
tutto e non sto ad aggiungere altro. E poi<br />
non c’è come morire per fare resuscitare<br />
tutto il grande che sei. Per questo preferisco<br />
soffermarmi sull’uomo. Una volta lo<br />
chiamai per uno spettacolo di beneficenza,<br />
di quelli che per l’ospite non è previsto alcun<br />
gettone di presenza e, subito, mi disse<br />
sì. Erano anni che non ci vedevamo; temevo<br />
addirittura che non si ricordasse di me<br />
e invece venne puntuale alle prove e mi<br />
propose di cantare insieme a lui Una ragione<br />
di più. Gli risposi che per me era un<br />
grande onore, purché mi lasciasse interpretare<br />
le strofe, che meglio si adattavano<br />
alla mia estensione vocale. Quando finimmo<br />
di provare mi disse:- Tu hai raccolto<br />
molto meno di quello che hai seminato; sei<br />
un bravo artista e se mai dovessero darmi<br />
un programma in Rai, sarai uno dei primi<br />
ospiti che chiamerò.- Mi parlò dei suoi<br />
progetti, delle nuove canzoni che aveva<br />
scritto e m’invitò anche a scriverne una<br />
per lui. La sera della manifestazione concordammo<br />
che avrebbe cantato tre o al<br />
massimo quattro brani, altrimenti avremmo<br />
sforato con l’orario, considerati i numerosi<br />
ospiti intervenuti. Feci tantissima<br />
fatica a convincerlo ad esibirsi per ultimo,<br />
perché sosteneva che il pubblico sarebbe<br />
stato ormai stanco ad una cert’ora. Gli dissi<br />
più volte che molti avevano comperato il<br />
biglietto proprio per lui e alla fine mi accontentò.<br />
Quando lo annunciai alla platea<br />
sentii un fragore d’applausi indescrivibile<br />
e Mino cantò per 45 minuti con il pubblico<br />
in piedi che urlava il suo nome. Quella sera<br />
mi accorsi di quanto la gente lo amasse e di<br />
quanto certi addetti ai lavori fossero lontani<br />
dalla realtà di tutti i giorni. Mino firmò<br />
autografi, abbracciò i colleghi intervenuti<br />
e mi ringraziò per averlo chiamato. Di lui<br />
ho questo bellissimo ricordo. Era un uomo<br />
davvero speciale che, con passione, cantava<br />
la vita.<br />
ENNIO DE CONCINI,<br />
ADDIO AL BALZAC DI VIA CATONE<br />
Si è spento, in novembre, lo sceneggiatore<br />
Ennio De Concini che ha firmato gli script di<br />
oltre cento film, vincendo pure il premio<br />
Oscar nel 1963 con Divorzio all’italiana, di<br />
Pietro Germi (interpretato da Marcello Mastroianni<br />
e Stefania Sandrelli). Nato a Roma<br />
nel 1923, De Concini esordì come autore di<br />
commedie ma lasciò presto il teatro e nel<br />
1946 partecipò alla sceneggiatura di Sciuscià<br />
di Vittorio De Sica lavorando anche come<br />
aiuto regista e poi firmando la sceneggiatura<br />
de L’ebreo errante (1948) un film di Goffredo<br />
Alessandrini interpretato da Vittorio<br />
Gassman. Nel 1950 il suo primo lavoro autonomo,<br />
Il Brigante Musolino di Mario Camerini.<br />
De Concini dette inizio fra l’altro al filone<br />
storico-mitologico, genere che fece la<br />
fortuna del cinema italiano tra gli anni ‘50 e<br />
‘60. Suo è infatti il copione de Le Fatiche di<br />
Ercole (1958 di Pietro Francisci) con Steve<br />
Reeves e Silva Koscina. Suoi anche Ulisse,<br />
1954, di Mario Camerini e il Colosso di<br />
Rodi di Sergio Leone, 1961. Ma nell’epoca<br />
d’oro del cinema italiano, gli anni ‘60, De<br />
Concini tocca con la sua scrittura tutti i generi,<br />
dall’horror al melodramma (Madame<br />
Sans Gêne con Sophia Loren, 1962) alle riduzioni<br />
letterarie (Guerra e Pace di King Vidor,<br />
1956) fino alle commedia all’italiana.<br />
Eclettico ed instancabile, ottenne il premio<br />
Oscar per il soggetto e la sceneggiatura di<br />
Divorzio all’italiana (1963) di Pietro Germi,<br />
regista per il quale, cinque anni prima, adattò<br />
Quer pasticciaccio brutto de via Merulana<br />
di Carlo Emilio Gadda (sullo schermo Un<br />
maledetto imbroglio). Il suo nome è legato<br />
anche a capolavori del nostro cinema come<br />
Il grido (1957) di Michelangelo Antonioni,<br />
La maschera del demonio di Mario Bava<br />
(con il quale lavorò anche per La ragazza che<br />
sapeva troppo, nel ‘63). Tra i suoi lavori più<br />
apprezzati anche Operazione San Gennaro<br />
(1966) di Dino Risi, Via Margutta, Italiani<br />
brava gente, Salon Kitty (1975). Nel corso<br />
della sua carriera inoltre, De Concini ha anche<br />
diretto alcune pellicole tra cui Daniele e<br />
Maria (1973) e Gli ultimi dieci giorni di<br />
Hitler (1973). Dai primi anni ‘80 inoltre, De<br />
Concini ha anche lavorato per la televisione<br />
firmando le sceneggiature di tre stagioni de<br />
La Piovra - il serial poliziesco interpretato<br />
da Michele Placido - ma anche fiction come<br />
Il ricatto e Pronto Soccorso. Poi ha lavorato<br />
con alcuni autori del nuovo cinema italiano,<br />
come Peter Del Monte (Invito al viaggio,<br />
1982) o Roberto Faenza (Copkiller, 1983) sia<br />
con maestri già affermati come Franco Brusati<br />
(Il buon soldato, 1982) o Marco Bellocchio,<br />
per il quale firma la riduzione di Il<br />
Diavolo in Corpo nel 1986.<br />
GIUSEPPE GRAMITTO RICCI,<br />
UNA VITA NELLA MUSICA<br />
di Mario Pasi<br />
Giuseppe Gramitto Ricci ci ha lasciato lunedì<br />
5 gennaio. Ha avuto una lunga, bella<br />
vita, nel corso della quale ha saputo donare<br />
simpatia, amicizia e generosità. Vogliamo<br />
ricordarlo prima di tutto come uomo, lasciando<br />
per un momento in disparte la sua<br />
attività professionale; ma vogliamo anche<br />
rendergli il merito di aver saputo, con il figlio<br />
Alfredo, tenere in vita con onore la casa<br />
editrice Curci, in un momento in cui<br />
poteva essere comodo, come si usa dire,<br />
cedere l’attività magari a una Multinazionale.<br />
Qualcun altro l’ha fatto.<br />
Era nato a Palermo il 22 marzo 1921, Giuseppe<br />
(Pippo) Gramitto Ricci. Era diventato<br />
milanese, come tanti di noi, per le vie<br />
di una carriera nell’industria; dopo la<br />
guerra, laureato in legge, iniziò una collaborazione<br />
con la società Nestlé, mostrando<br />
capacità manageriali evidenti, e tali da<br />
portarlo alla direzione della sede di Palermo<br />
della industria svizzera. Ma nel 1950,<br />
ecco l’evento che più tardi cambierà la sua<br />
vita, il matrimonio con Clotilde, figlia unica<br />
di Alfredo Curci.
VIVAVERDI<br />
85<br />
Il dottor Gramitto Ricci - che pure veniva<br />
da una famiglia attenta alle ragioni dell’arte,<br />
e che poteva vantare una parentela con<br />
il grande drammaturgo Luigi Pirandello -<br />
in quegli anni non pensava neppur minimamente<br />
di diventare un editore musicale;<br />
il suo destino era ancora quello di dirigente<br />
industriale, di protagonista del<br />
boom economico di quegli anni. E tuttavia...<br />
La Casa editrice era stata fondata nel 1860<br />
a Napoli da Francesco Curci: era il momento<br />
magico del melodramma, e in Italia<br />
l’editoria musicale era in grande sviluppo.<br />
La Curci aveva sede anche a Roma e dal<br />
1936 anche a Milano, dove Ricordi e Sonzogno<br />
si contendevano il primato della lirica<br />
e, naturalmente, le creazioni dei migliori<br />
musicisti. Una casa solida, quella,<br />
sostenuta da veri artisti: Alberto Curci è<br />
stato un importante violinista, Alfredo era<br />
diplomato in arpa e pianoforte, Giuseppe<br />
era nella Società Italiana degli Autori ed<br />
Editori, la <strong>Siae</strong>. Un quarto fratello, Arturo,<br />
era un medico affermato.<br />
Quando nel 1952 morì Alfredo, seguito<br />
l’anno dopo da Giuseppe, Alberto rimase<br />
solo a condurre l’azienda: conscio delle<br />
qualità e del dinamismo del giovane manager<br />
palermitano, decise di inserirlo nella<br />
Casa editrice. Giuseppe Gramitto Ricci<br />
lasciò la Nestlé e si gettò con tutte le sue<br />
forze e una straordinaria passione nella<br />
nuova impresa, vincendo lo scetticismo<br />
dell’ambiente (“All’inizio mi consideravano<br />
un outsider, per non dire di peggio”,<br />
confessò una decina di anni più tardi) e<br />
cercando di modernizzare le strutture dell’azienda<br />
in sintonia con le esigenze dei<br />
tempi nuovi.<br />
In effetti, il mondo musicale stava rapidamente<br />
cambiando: i dischi a 33 giri, gli LP,<br />
contenevano molta musica, stava per arrivare<br />
la televisione, il mercato si apriva anche<br />
verso altri paesi, nuovi protagonisti<br />
animavano il mondo della musica leggera.<br />
Il nuovo manager capì che l’opera lirica<br />
non bastava più, che si doveva puntare anche<br />
sulla buona canzone e sull’istruzione;<br />
la solida amicizia con Giovanni D’Anzi, la<br />
voce di Milano, l’autore di motivi indimenticabili,<br />
fu certamente utile e positiva.<br />
La Curci fu la “casa” di Domenico Modugno,<br />
di Giorgio Gaber, di Vasco Rossi, di<br />
Pino Donaggio, di Toto Cutugno, di Tiziano<br />
Ferro e di tanti altri cantautori, musicisti,<br />
compositori. Con la fondazione, nel<br />
1960, della Carosello CEMED Giuseppe<br />
Gramitto Ricci pone le basi del suo clamoroso<br />
ingresso nel mercato discografico.<br />
Gli anni da lui passati alla direzione della<br />
Curci sono stati segnati da un rapidissimo<br />
sviluppo di tecnologie, strumenti, mezzi di<br />
informazione e di comunicazione; a queste<br />
nuove esigenze della società moderna occorreva<br />
rispondere entrando, come si usa<br />
dire, nel “villaggio globale” (restare fermi<br />
sulle pur importanti tradizioni italiane significava<br />
scomparire) e quindi allacciando<br />
sempre più stretti rapporti con editori e<br />
produttori stranieri, per incrementare<br />
scambi e partecipazioni. Se era fondamentale<br />
conservare il patrimonio della musica<br />
classica - la Curci lo fece senza fughe in<br />
avanti e nel solco di una serena conservazione<br />
dei suoi valori - altrettanto importante<br />
era sostenere le offerte al mondo<br />
giovane, con un particolare riguardo alle<br />
canzoni d’autore; e ancora, tener fede a<br />
una presenza nell’insegnamento, nella<br />
editoria utile, nella rappresentanza (in reciprocità)<br />
di prodotti musicali stranieri.<br />
Gramitto Ricci formulò intese con grandi<br />
case come la tedesca UFA, l’austriaca Wiener-Bohème,<br />
e le principali americane,<br />
dalla 20th Century Fox alla MGM, dalla<br />
Disney all’Universal, dalla Columbia alla<br />
RKO. In più egli si impegnò a fondo, nell’ambito<br />
della <strong>Siae</strong> e in qualità di commissario<br />
di sezione, per risolvere molti problemi<br />
relativi al Diritto d’Autore.<br />
Percorrendo da protagonista la seconda<br />
metà del Novecento, “Pippo” ebbe la forza<br />
di essere alla pari delle nuove esigenze: vide<br />
nascere la tv, accolse il passaggio, nell’economia<br />
discografica, dal vinile al cd;<br />
seguì la crescita e la decadenza delle videocassette<br />
messe in cantina oggi dai dvd.<br />
Lasciando l’incarico al figlio Alfredo nel<br />
1998, dopo sette anni di proficua associazione<br />
dirigenziale, egli poté guardare “da<br />
fuori” l’immensa ondata di Internet, i<br />
problemi posti al mercato della musica, la<br />
scomparsa di regole e confini. Accompagnare<br />
in un paese come il nostro un’impresa<br />
dal foyer famigliare al grande giro<br />
della modernità, con successo e senza retorica,<br />
è un merito che resta e che sarà nel<br />
tempo riconosciuto come una certezza.<br />
PIER GIORGIO FARINA<br />
Nel luglio scorso è scomparso Pier Giorgio<br />
Farina, musicista talentuoso che con la sua<br />
grande ecletticità ha saputo spaziare in<br />
tutti i generi musicali, primo fra tutti il<br />
jazz. Nato a Goro nel 1933, a cinque anni<br />
riceve in dono dal padre un violino e si appassiona<br />
alla musica. Diventa strumentista<br />
e gira l’Italia prima con l’orchestra di Corrado<br />
Bezzi e poi con la sua orchestra “Pier<br />
Giorgio Farina”. Sono gli anni Sessanta, il
l’ultimo applauso<br />
momento del grande lancio della televisione,<br />
che lo vedono partecipare a “Sette<br />
Voci”, la celebre trasmissione di Pippo<br />
Baudo e a Sanremo in coppia con Orietta<br />
Berti con “Tu che non sorridi mai”.<br />
Negli anni Settanta crea un’orchestra di<br />
ballo liscio e riprende la sua prima passione,<br />
il violino. Ripropone grandi successi<br />
jazz e swing degli anni Trenta e Quaranta.<br />
La sua popolarità varca i confini nazionali<br />
con concerti, trasmissioni televisive e collaborazioni<br />
con i più famosi jazzisti internazionali<br />
come Didier Lookwood, Escudé,<br />
Jean Luc Ponty, George Colleman, Eric<br />
Alexander, Mulgeu Miller e Chet Baker. Ha<br />
eseguito anche la colonna sonora del film<br />
“Padrino Parte Seconda” di Francis Ford<br />
Coppola.<br />
Nel 1990 una grave malattia lo costringe al<br />
ritiro dalle scene ma non ad abbandonare<br />
la sua passione per la musica, e allo studio<br />
del violino e del jazz.<br />
GIULIO PERRETTA, UN GENTILUOMO<br />
AL SERVIZIO DEGLI AUTORI<br />
In questo mondo caotico e sgomitante, dove<br />
non si fa che gridare più forte, sempre<br />
più forte, la sua cortesia, la sua voce sommessa<br />
e i suoi modi d’altri tempi erano un<br />
piccolo miracolo che si ripeteva a ogni incontro.<br />
Nato a Napoli, laureato in legge e<br />
avvocato, Perretta ha ben presto lasciato<br />
quel campo per dedicare la sua creatività al<br />
mondo dello Spettacolo, come Autore di<br />
innumerevoli spettacoli televisivi, tra cui<br />
la felice intuizione di Domenica In, diventato<br />
un classico dell’intrattenimento tv.<br />
Ma Giulio, per noi autori soprattutto di<br />
Televisione, Teatro e Radio, è stato anche<br />
un punto di riferimento importante e insostituibile<br />
sui temi dell’associazionismo<br />
e della partecipazione diretta degli Autori<br />
all’evoluzione e difesa del Diritto<br />
d’Autore. Ci ha comunicato l’interesse per<br />
la vita della <strong>Siae</strong> e la voglia di impegnarci,<br />
anche sottraendo tempo alle nostre rispettive<br />
carriere artistiche, nella conoscenza<br />
degli ardui percorsi giuridico-tecnici che<br />
attengono alla tutela dei nostri Diritti, fino<br />
all’impegno determinato, costante e disinteressato<br />
di alcuni di noi all’interno degli<br />
Organi Sociali.<br />
Egli stesso era stato Consigliere di Amministrazione<br />
e più volte membro dell’Assemblea<br />
della <strong>Siae</strong>, alla quale si era iscritto<br />
nel 1952. Giulio Perretta è stato inoltre cofondatore,<br />
con amici e colleghi come, tra<br />
gli altri, Garinei e Giovannini, Vaime e<br />
Costanzo, dell’ANART, l’Associazione Nazionale<br />
degli Autori RadioTelevisivi e Teatrali.<br />
Rimane nel ricordo dei suoi colleghi come<br />
un esempio di gentilezza, di generosità e di<br />
lealtà rare.<br />
FRED FERRARI,<br />
PIANISTA DI TALENTO<br />
Nato a Serravalle Sesia (VC) il 7 settembre<br />
1941, ha avuto una brillante carriera. Come<br />
esecutore è stato l’anima degli “Scooters”<br />
e poi pianista-concertista. Come autore,<br />
giovanissimo, scalò la hit parade inglese<br />
con Be Mine (versione inglese di Mi<br />
seguirai) incisa dai Tremeleos. Poi il grosso<br />
successo in Europa con Femme cantata<br />
da Nicole Croisille (l’interprete lanciata<br />
dal successo di Un uomo una donna ). Era<br />
considerato in Italia uno dei più apprezzati<br />
arrangiatori e conoscitori della grande orchestra.<br />
Ha studiato al Conservatorio<br />
“Viotti” di Vercelli, allievo di Mozzati per il<br />
pianoforte e di Rosetta per l’armonia e il<br />
contrappunto. Personalità duttile e aperta,<br />
ha collaborato con i più significativi artisti<br />
italiani e stranieri, da Ornella Vanoni a<br />
Omar Sharif, Anthony Queen, Enrico Ruggeri.<br />
Nel ’73 vinse il Festival di Tokyo con<br />
un suo brano interpretato da Gilda Giuliani.<br />
Ha lavorato poi in Spagna (con la Cbs),<br />
nel Regno Unito (Bbc di Londra), in Argentina,<br />
in Francia e ancora per le reti Rai<br />
e Mediaset. Ha composto per il cinema la<br />
colonna sonora del film Altri Uomini<br />
(1997) per la regia di Claudio Bonivento,<br />
con Veronica Pivetti e Claudio Amendola.<br />
Ha orchestrato e diretto la colonna sonora<br />
del film Johan Padan e la discoperta delle<br />
Americhe, tratto da una pièce teatrale di<br />
Dario Fo. Nel 2007 ha partecipato come<br />
pianista e arrangiatore del tour europeo di<br />
Salomon Burke.<br />
CLAUDIA SBARIGIA<br />
A gennaio di quest’anno è deceduta, a causa<br />
di una malattia che l’aveva colpita nel<br />
maggio scorso, la sceneggiatrice Claudia<br />
Sbarigia. Nata a Roma nel 1958, si era diplomata<br />
al Centro Sperimentale di Cinematografia<br />
della Capitale dove aveva frequentato<br />
i corsi di Leo Benvenuti e dove<br />
insegnava a sua volta sceneggiatura. Ha lavorato<br />
per il cinema e la televisione collaborando<br />
con i registi Francesca Archibugi,<br />
Peter Del Monte, Bruno Cortini, Giuliana<br />
Gamba, Vittorio Sindoni, Marco Bellocchio.<br />
Fra le sue opere ricordiamo il soggetto<br />
e la sceneggiatura di due film poetici
VIVAVERDI<br />
87<br />
e difficili di Peter Del Monte “Compagna<br />
di viaggio” e “Controvento” e del film<br />
d’esordio di Francesca Archibugi “Mignon<br />
è partita” con cui ha vinto il Premio David<br />
di Donatello. Per la tv Claudia Sbarigia ha<br />
scritto, con Gloria Malatesta e Sandro Petraglia<br />
la serie “Raccontami”, andata in<br />
onda su Rai Uno, interpretata da Massimo<br />
Ghini e Lunetta Savino.<br />
UGO DELL’ARA<br />
Si sono svolti lunedì 19 gennaio i funerali<br />
del ballerino e coreografo Ugo Dell’Ara, figura<br />
di spicco della danza italiana e internazionale.<br />
Nato a Roma nel 1921, si era<br />
formato alla scuola del teatro dell’Opera di<br />
Roma ed era stato allievo delle sorelle Teresa<br />
e Placida Battaggi. Debuttò giovanissimo<br />
ne “La Giara” di Aurel Milloss e interpretò<br />
con l’étoile Attilia Radice numerose<br />
coreografie di Milloss al Teatro dell’Opera<br />
di Roma e alla Scala di Milano. Come<br />
primo ballerino alla Scala, fu protagonista<br />
della “Follia di Orlando” di Milloss<br />
(1947) e poi di vari balletti, tra cui “Mario<br />
e il mago” di Leonide Massine. Dell’Ara si<br />
dedicò poi alla coreografia e alla direzione<br />
del ballo con grande successo collaborando<br />
con Donatoni, Sciarrino, Chailly, Bussotti<br />
e altri musicisti di rilievo internazionale.<br />
Fu direttore coreografo e direttore<br />
del ballo alla Scala dal 1952 al 1959, e poi al<br />
San Carlo di Napoli. Passò poi al Massimo<br />
di Palermo dove fondò anche una scuola,<br />
insieme alla moglie Wanda Sciaccaluga.<br />
Con Mario Porcile fondò il Festival Internazionale<br />
di Nervi. Nel 1999 propose alla<br />
Scala la sua ultima versione del “Ballo Excelsior”<br />
di Luigi Manzotti con il quale aveva<br />
debuttato nel 1967 a Firenze.<br />
CIRO SEBASTIANELLI<br />
È deceduto il 14 febbraio scorso, il cantautore<br />
napoletano Ciro Sebastianelli. Nato<br />
nel 1940, Sebastianelli aveva debuttato nel<br />
1976 con il singolo “Vattenne” e poi, nel<br />
1978 aveva partecipato al Festival di Sanremo<br />
con il brano “Il buio e tu”, ottenendo il<br />
secondo posto. L’anno successivo ha partecipato<br />
di nuovo a Sanremo con “Ciao<br />
Barbarella” e nel 1980 al Festivalbar con la<br />
canzone “Marta Marta”. Oltre all’attività di<br />
cantautore, Sebastianelli ha composto<br />
brani per altri interpreti fra cui Loredana<br />
Berté, Giovanna, gli olandesi Mouth and<br />
MacNeal, Cristiano Malgioglio e Roberto<br />
Murolo. Fra le sue esperienze artistiche c’è<br />
anche il cinema, con l’interpretazione nel<br />
film dossier “Apocalisse di un terremoto”<br />
del regista Sergio Pastore, nel 1982. Interprete<br />
moderno della tradizione melodica<br />
partenopea, Sebastianelli aveva uno stile<br />
vocale innovativo e grintoso che risaltava<br />
nella commistione fra lingua italiana e<br />
dialetto, fra tradizione e modernità.<br />
MIKE FRANCIS,<br />
ELECTROPOP VINCENTE<br />
E’ scomparso il 30 gennaio scorso il musicista<br />
Francesco Puccioni, in arte Mike<br />
Francis. Nato a Firenze nel 1961, si appassiona<br />
subito alla musica, che studia da autodidatta.<br />
Suona, canta e compone tanto che<br />
a soli 14 anni forma una band con i compagni<br />
di scuola dell’Istituto Americano di Roma e<br />
inizia scrivere musica e testi in inglese. Viene<br />
presto notato nel mondo della discomusic e<br />
ottiene i suoi primi contratti discografici.<br />
Nel 1983 raggiunge il grande successo di<br />
pubblico con il brano Survivor e da quel momento<br />
prende il via la sua brillante carriera<br />
di interprete e di autore, dapprima protagonista<br />
della discomusic degli anni Ottanta e<br />
poi attento esploratore di altre esperienze ed<br />
altri linguaggi, dal fado alla bossa nova, alle<br />
suggestioni new age. Fra i suoi grandi successi<br />
ci sono i brani scritti per Ami Stewart, come<br />
Friends, che si piazza nelle top ten di tutto<br />
il mondo ma anche gli straordinari concerti<br />
di Manila dove diventa una star locale.<br />
Negli anni Ottanta e Novanta Mike Francis<br />
pubblica una serie di album che consolidano<br />
il suo successo sia in Italia che all’estero e si<br />
dedica anche alla composizione di colonne<br />
sonore per il cinema e la tv. Collabora con artisti<br />
di grande levatura come Mogol e Pasquale<br />
Panella con i quali realizza brani in lingua<br />
italiana. Pochi giorni prima della sua<br />
morte era uscita la sua ultima raccolta, The<br />
very best of Mike Francis, contenente anche<br />
alcuni inediti.
VIVAdall’interno<br />
Il Maestro Massimo Scapin in 3<br />
fotogrammi della notazione musicale,<br />
con cursore mobile, ausilio<br />
indispensabile nell’esecuzione delle<br />
cadenze e dei recitativi.<br />
Nella pagina accanto, i dvd con le basi<br />
dei personaggi della Traviata:<br />
Germont, Violetta e Alfredo<br />
DIDATTICA<br />
IL MIO ALLENATORE PERSONALE<br />
A TEMPO DI LIRICA<br />
di Cristina Wysocki<br />
Un direttore d’orchestra a casa propria, su pc o schermo tv, per studiare “insieme” ed “a<br />
tempo” le parti solistiche della musica vocale o, in un prossimo futuro, anche strumentale. E’<br />
estremamente riduttivo riferirsi con la denominazione “karaoke” ad un sistema innovativo di<br />
esercitazione e ausilio didattico per lo studio e la preparazione musicale, anche se<br />
l’immaginario collettivo impone a volte delle semplificazioni. Per dar conto sinteticamente di<br />
quella che si presenta, in qualche modo, come un’invenzione davvero rivoluzionaria, i suoi<br />
ideatori, i musicisti Alessandro Fantini ed Arman Azemoon, l’hanno più propriamente intitolata<br />
Un’idea che si concretizzi in qualcosa di veramente<br />
utile e positivo per i futuri fruitori<br />
nasce, per lo più, da esigenze del tutto personali.<br />
Alessandro Fantini, interprete vocale,<br />
con - in più - un’ottima perizia in campo<br />
tecnico-informatico, ed Arman Azemoon,<br />
compositore e direttore d’orchestra, hanno<br />
voluto portare fino in fondo l’attuazione di<br />
una necessità “professionale”: avere uno<br />
strumento di completa accessibilità e fruizione<br />
per lo studio e la preparazione, innanzitutto,<br />
delle proprie attività musicali. Alla<br />
fine, si sono trovati ad operare, in modo effettivamente<br />
innovativo, in un ambito di<br />
particolare interesse per interpreti e musicisti<br />
a vari livelli: dallo studente alle prime<br />
armi al solista che intende semplicemente<br />
“ripassare” da solo la propria parte.<br />
Immaginiamo di essere un cantante che deve<br />
studiare in pochi giorni il ruolo, ad esem-<br />
“My Personal Conductor”.<br />
pio, di Alfredo Germont nella Traviata. Dal<br />
buon esito dell’audizione con il direttore<br />
d’orchestra dipenderà, probabilmente, lo<br />
sviluppo della nostra carriera. Come spesso<br />
accade, ci hanno chiamato all’ultimo momento<br />
e il nostro pianista di fiducia è partito<br />
per una settimana romantica alle<br />
Barbados. Gli altri pianisti che potremmo<br />
contattare non sono affidabili o sono troppo<br />
onerosi…<br />
Chi opera nel campo particolare sa bene che<br />
per studiare le arie o, peggio, “mettere su”<br />
un intero ruolo, quando non si abbia a disposizione<br />
un buon pianista accompagnatore,<br />
esistono le cosiddette “basi musicali”,<br />
per lo più su cd audio, che contengono tutte<br />
le parti di accompagnamento (comprese,<br />
se presenti, quelle corali) e le eventuali “voci”<br />
di solisti diversi da quello cui la registrazione<br />
è destinata. In altre parole, e prenden-
VIVAVERDI<br />
89<br />
do ancora ad esempio<br />
il nostro Alfredo<br />
della Traviata, la registrazione<br />
destinata<br />
allo studio di questo<br />
ruolo conterrà tutto<br />
ciò che Verdi ha previsto,<br />
tranne la parte del<br />
giovane Germont.<br />
Basta inserire il cd musicale<br />
così pre-registrato<br />
in un lettore e si può cantare “insieme”<br />
all’accompagnamento e a tutto il resto, il che<br />
offre anche le sue soddisfazioni…Il problema<br />
sorge quando l’interprete deve, appunto,<br />
cantare “insieme”, seguire lo stacco dei<br />
tempi del direttore d’orchestra – con tutti i<br />
debiti rallentamenti, rubati, corone, ecc. -<br />
ascoltando la musica mentre è occupato ad<br />
ascoltare la sua stessa voce – intonazione,<br />
respirazione, interpretazione e così via. Alza<br />
il volume al massimo, nella speranza di avere<br />
dei rarissimi vicini di casa compiacenti,<br />
ma, a un certo punto, perde la sincronia con<br />
l’accompagnamento o la concentrazione su<br />
quello che sta studiando o entrambe le cose…pazienza<br />
compresa!<br />
A questo punto interviene la novità di My<br />
Personal Conductor: avere a video (sul computer<br />
o sulla televisione, inserendo un normale<br />
dvd) il direttore d’orchestra che “dirige”<br />
l’esecuzione, in una vera e propria<br />
“prova di sala”, mentre la notazione musicale<br />
scorre in sovrimpressione, con un cursore<br />
che va “a tempo”, perfettamente sincronizzato<br />
con il gesto del direttore. II filmato<br />
del direttore d’orchestra rappresenta<br />
un ausilio visivo in grado di comunicare all’utilizzatore<br />
i tempi di esecuzione con le<br />
corrispondenti variazioni oltreché gli attacchi<br />
stabiliti dal direttore stesso. Siamo nell’ambito<br />
di una realtà virtuale, con una simulazione<br />
della situazione teatrale: un vero<br />
direttore d’orchestra che guida le esecuzioni,<br />
finalmente a tempo con la musica. Il<br />
cursore mobile costituisce un ausilio di grande<br />
efficacia e diviene praticamente indispensabile<br />
nell’esecuzione delle cadenze e<br />
dei recitativi. In pratica, viene abbinata una<br />
traccia audio d’accompagnamento a due<br />
utilissimi ausili visivi (il filmato del direttore<br />
d’orchestra e quello della notazione musicale<br />
del solista) che consentono all’utente di<br />
seguire perfettamente, in ogni momento,<br />
l’evoluzione temporale dell’esecuzione. Il suono,<br />
nel prodotto attuale, è quello di un pianoforte<br />
gran coda di ottima qualità.<br />
Per essere didatticamente più efficaci, i dvd<br />
di My Personal Conductor sono organizzati<br />
su più livelli di difficoltà: si passa dallo<br />
studio con il “tastino” (il pianoforte fa ascoltare<br />
anche le note da<br />
cantare), a quello con<br />
l’accompagnamento<br />
pianistico completo,<br />
con il pentagramma in<br />
sovrimpressione e le altre<br />
parti degli “insiemi”<br />
vocali realizzate anch’esse<br />
con un “tastino”, fino<br />
all’esecuzione vera e propria,<br />
senza pentagramma:<br />
da soli di fronte al direttore d’orchestra a valutare<br />
quale livello di apprendimento del ruolo<br />
si sia raggiunto.<br />
Le scelte interpretative tengono naturalmente<br />
conto delle tradizioni in uso, in particolare<br />
nella definizione dei tempi, dei recitativi,<br />
delle cadenze e delle corone, nonché<br />
nella scelta dei “tagli” usualmente operati<br />
nella partitura musicale. “Non sono state<br />
imposte interpretazioni arbitrarie o personali<br />
originalismi, ma ci si è volutamente<br />
basati sulla prassi esecutiva” - ci rassicura<br />
il Maestro Massimo Scapin, direttore della<br />
Traviata, prima uscita della collana<br />
“StudiOpera” di My Personal Conductor,<br />
disponibile già da febbraio 2009 e distribuita<br />
nei tre ruoli principali - Violetta, Alfredo<br />
e Germont - in edizioni separate. Gli sviluppi<br />
futuri? Opere con accompagnamento orchestrale<br />
al completo, con tutte le parti degli<br />
altri solisti e del coro effettivamente “cantate”.<br />
I dvd di My Personal Conductor sono in<br />
distribuzione, tramite il sito Internet,<br />
www.mypersonalconductor.com.
VIVAVERDI<br />
90<br />
ORGANI SOCIALI<br />
CONSIGLIO<br />
DI AMMINISTRAZIONE<br />
RIUNIONE DEL 18 DICEMBRE 2008<br />
Nella riunione del 18 dicembre 2008 il Consiglio di<br />
Amministrazione ha approvato il Piano di esercizio<br />
2009, il Piano per la sicurezza sul lavoro ed alcune<br />
modifiche al Regolamento di Organizzazione e Funzionamento<br />
della Società.<br />
Successivamente, il Consiglio ha confermato per<br />
l’anno 2009 i criteri di ripartizione deliberati per<br />
l’anno 2008 per le Sezioni Dor, Olaf, Cinema e Lirica<br />
ed ha apportato, a seguito del parere della competente<br />
Commissione di Sezione, alcune modifiche<br />
ai criteri di ripartizione della Sezione Musica.<br />
Sono stati inoltre adottati alcuni provvedimenti in<br />
materia di accantonamento dei proventi collegati all’esistenza<br />
o alla risoluzione di controversie relative<br />
alla titolarità di diritti su opere tutelate dalla Società.<br />
E’ stato approvato il contenuto dei contratti con Sky<br />
per il periodo 1° luglio 2007 – 30 giugno 2010, relativi<br />
all’utilizzazione dei repertori delle Sezioni Musica,<br />
Dor e Lirica e alla determinazione dell’equo<br />
compenso spettante agli autori delle opere cinematografiche<br />
e assimilate.<br />
Il Consiglio ha quindi provveduto a nominare il Commissario<br />
Laura Piccarolo (per Giulio Einaudi Editore)<br />
quale componente del Comitato disciplinare della<br />
Sezione Olaf in sostituzione dell’Avv. Andrea Scotto<br />
(per Edizioni Libra) ed ha accolto le dimissioni degli<br />
associati che avevano chiesto la risoluzione anticipata<br />
del rapporto nei termini previsti dall’art. 9 del<br />
Regolamento Generale.<br />
Il Consiglio ha poi deliberato una riduzione della tassa<br />
istruttoria dovuta dai mandanti editori della Sezione<br />
Olaf ed ha valutato favorevolmente l’iniziativa<br />
degli Uffici di predisporre un mandato a favore degli<br />
editori librari per la gestione dei diritti di reprografia.<br />
Sono state inoltre approvate la nuova polizza assicurativa<br />
a favore del personale dipendente e sono<br />
state apportate alcune modifiche alla procedura di<br />
selezione dei mandatari della <strong>Siae</strong>.<br />
Il Consiglio ha successivamente nominato quali<br />
componenti del Comitato Editoriale, per la durata di<br />
due anni, a decorrere dal 23 dicembre 2008, Linda<br />
Brunetta Caprini, Gianni Minà, Dario Oliveri, Oscar<br />
Prudente e Mimmo Rafele.<br />
Il Consiglio ha infine preso atto delle trattative avviate<br />
con la Nokia per il rilascio di una licenza paneuropea<br />
per l’utilizzo del repertorio <strong>Siae</strong> con riferimento<br />
all’iniziativa “Nokia Comes With Music”.<br />
SEZIONE MUSICA<br />
RIUNIONE DELLA COMMISSIONE DI<br />
SEZIONE DELL’ 11 DICEMBRE 2008<br />
Il giorno 11 dicembre 2008 si è riunita presso la<br />
Direzione Generale la Commissione della Sezione<br />
Musica presieduta dal M° Franco Micalizzi.<br />
Erano presenti alla seduta della Commissione il<br />
Direttore della Divisione Autori ed Editori<br />
dott.ssa Sabina Riccardelli, il Direttore della Sezione<br />
Musica dott. Antonio Coluccini con funzioni<br />
di Segretario, il Dirigente Responsabile dell’Ufficio<br />
Ripartizione ed Utilizzazioni dott. Nazzareno<br />
Tirocchi, la dott.ssa Francesca Giovagnorio della<br />
Divisione Autori ed Editori, il dott. Giancarlo<br />
Pressenda e la dott.ssa Concetta Virgopia del<br />
Supporto Gestionale della Sezione Musica.<br />
La Commissione ha innanzitutto approvato il verbale<br />
della precedente riunione dell’8 ottobre<br />
2008.<br />
Successivamente la Commissione ha nell’ordine:<br />
1)reso il parere di competenza in relazione ai<br />
criteri di ripartizione validi per l’anno 2009;<br />
2)esaminato, operandone specifico confronto<br />
con i corrispondenti dati del 1° semestre<br />
2007, gli importi complessivi, suddivisi per tipologia<br />
di utilizzazione delle opere, relativi alla<br />
ripartizione del 1° semestre 2008 da liquidare<br />
entro il mese di gennaio 2009;<br />
3)reso il parere di competenza in relazione alla<br />
destinazione a Ripartizione Straordinaria Supplementare<br />
Rai di somme versate a titolo di<br />
conguaglio dalla citata emittente per utilizzazioni<br />
avvenute nel biennio 2005/2006;<br />
4)reso il parere di competenza in relazione alla<br />
destinazione degli importi che, per effetto di<br />
norme regolamentari e delle disposizioni dell’Ordinanza<br />
di Ripartizione in vigore, non sono<br />
stati attribuiti a seguito delle operazioni di ripartizione<br />
relative all’anno 2007.<br />
A tal fine, anche in base a quanto previsto dall’art.<br />
12, 4° comma della citata Ordinanza, ha<br />
ritenuto congrua - con effetto sulle operazioni<br />
di ripartizione del 1° semestre 2008 - la destinazione<br />
del suddetto importo totale per il 45%<br />
al Fondo Speciale Integrativo e per il 55% alle<br />
Ripartizioni Supplementari Straordinarie<br />
(RSS);<br />
5)reso, nell’ambito delle modalità di impiego del<br />
Fondo Speciale Integrativo, parere favorevole<br />
in merito alla riformulazione della Delibera<br />
Commissariale n. 85 del 16.12.2002 statuente<br />
il regime delle maggiorazioni di musica seria<br />
al fine della:<br />
a) introduzione di disposizioni specifiche, a<br />
carattere interpretativo, per il caso in cui i<br />
concerti di musica seria siano effettuati all’interno<br />
di Chiese o luoghi di culto assimilati<br />
ovvero luoghi comunque destinati allo<br />
svolgimento di funzioni liturgiche o attività<br />
pastorali;<br />
b) estensione, con effetto dalla utilizzazione<br />
del FSI 2009, del beneficio della maggiorazione<br />
di musica seria alle esecuzioni in forma<br />
concertistica effettuate da complessi<br />
bandistici e/o corali;<br />
6)confermato, quanto alle Ripartizioni Supplementari<br />
Straordinarie, l’attribuzione degli importi<br />
alle specifiche Classi e Sottoclassi di utilizzazione<br />
delle opere, in proporzione all’ammontare<br />
dei rendiconti analitici degli aventi diritto<br />
che hanno concorso nel periodo di riferimento<br />
alla ripartizione degli incassi nelle corrispondenti<br />
Classi e Sottoclassi che hanno generato<br />
i proventi non attribuiti;<br />
7)reso parere favorevole alla sottoscrizione di<br />
un contratto di reciproca rappresentanza in<br />
materia di diritti fonomeccanici, escluso il settore<br />
Internet, con la Società Bulgara MUSI-<br />
CAUTOR e con la Società Russa RAO;<br />
8)analizzato i dati statistici predisposti dagli Uffici<br />
ai fini dell’esame dell’andamento degli incassi<br />
effettuati nel periodo gennaio-ottobre<br />
2008, confrontandoli con i corrispondenti dati<br />
del medesimo periodo dell’anno precedente.
SEZIONI SERVIZI E UFFICI<br />
bollettino sociale<br />
ELENCO DEI CONTRATTI GENERALI<br />
DI CESSIONE PER L’ESTERO<br />
NOTIFICATI ALLA SIAE<br />
Ai sensi della normativa sociale in materia, si dà<br />
notizia qui di seguito dei contratti generali stipulati<br />
da editori originali con sub-editori stranieri<br />
per la gestione da parte di questi ultimi del repertorio<br />
dell’editore cedente.<br />
Cedente: DO IT YOURSELF<br />
Cessionario: WARNER CHAPPELL MUSIC<br />
ARGENTINA<br />
Rinnovato fino al 30/06/2011<br />
Territorio: ARGENTINA, BOLIVIA, ECUADOR,<br />
GUYANA, GUYANA FR,<br />
PARAGUAY, PERU, SURINAME, URUGUAY<br />
Cedente: DO IT YOURSELF<br />
Cessionario: WARNER CHAPPELL MUSIC<br />
MEXICO SA DE CV<br />
Rinnovato fino al 30/06/2011<br />
Territorio: MESSICO, COLOMBIA, VENEZUELA,<br />
AMERICA CENTRALE<br />
Cedente: DO IT YOURSELF<br />
Cessionario: WARNER CHAPPELL MUSIC<br />
PUBLISHING CHILE<br />
Rinnovato fino al 30/06/2011<br />
Territorio: CILE<br />
Cedente: SONZOGNO CASA MUSICALE<br />
Cessionario: ISRAEL MUSIC ASSOCIATES P R M<br />
Data: 01/01/2001<br />
Territorio: ISRAELE, TURCHIA<br />
Cedente: SONZOGNO CASA MUSICALE<br />
Cessionario: EDITIO BAERENREITER<br />
PRAHA SPOL<br />
Data: 01/01/2000<br />
Territorio: REP. CECA, SLOVACCHIA<br />
Cedente: ANTIBEMUSIC SRL<br />
Cessionario: DUBAS MUSIC LTDA<br />
Data: 01/01/2007<br />
Territorio: BRASILE<br />
Cedente: ANTIBEMUSIC SRL<br />
Cessionario: TEDDYSOUND S.L.<br />
Data: 01/01/2002<br />
Territorio: SPAGNA<br />
Cedente: ANTIBEMUSIC SRL<br />
Cessionario: PETRO MUSIC INC<br />
Data: 01/01/2007<br />
Territorio: GIAPPONE<br />
Cedente: ANTIBEMUSIC SRL<br />
Cessionario: PRIMROSE MUSIC PUBLISHING<br />
Data: 01/03/2003<br />
Territorio: REGNO UNITO, IRLANDA<br />
Cedente: SUGAR GROUP<br />
Cessionario: A-TEMPO VERLAG<br />
Rinnovato fino al 31/12/2011<br />
Territorio: CILE<br />
Cedente: ANTIBEMUSIC SRL<br />
Cessionario: HIGH FASHION MUSIC BV<br />
Data: 31/12/2006<br />
Territorio: BENELUX<br />
Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />
Cessionario: PARADOXX MUSIC<br />
Scaduto il: 31/12/1998<br />
Territorio: BRASILE<br />
Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />
Cessionario: CAIMAN MUSIC PUBLISHING<br />
Scaduto il: 31/12/2001<br />
Territorio: BRASILE<br />
Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />
Cessionario: CAIMAN MUSIC PUBLISHING<br />
Scaduto il: 30/06/2001<br />
Territorio: BULGARIA, ISRAELE, POLONIA,<br />
RUSSIA, SLOVENIA<br />
Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />
Cessionario: STUDIO ANALYSIS GROUP<br />
Scaduto il: 31/12/2002<br />
Territorio: GRECIA<br />
Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />
Cessionario: POTENZA MUSIC PUBLISHING<br />
Scaduto il: 31/12/2002<br />
Territorio: CANADA<br />
Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />
Cessionario: FABLE MUSIC PTY LTD<br />
Scaduto il: 31/12/2000<br />
Territorio: AUSTRALIA, NUOVA ZELANDA<br />
Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />
Cessionario: VALENTINE MUSIC PUBLISHING<br />
Scaduto il: 30/06/1998<br />
Territorio: SINGAPORE, MALESIA, TAILANDIA,<br />
HONG KONG, COREA, CINA, TAIWAN, FILIPPINE<br />
Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />
Cessionario: P & p MUSIC PUBLISHERS<br />
Scaduto il: 31/12/2004<br />
Territorio: SINGAPORE, MALESIA, TAILANDIA,<br />
HONG KONG, COREA, CINA, TAIWAN, FILIPPINE<br />
Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />
Cessionario: ROYNET MUSIC<br />
Scaduto il: 31/12/2000<br />
Territorio: USA<br />
Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />
Cessionario: A.A.M.I. MUSIC GROUP<br />
Scaduto il: 30/06/1998<br />
Territorio: BENELUX<br />
Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />
Cessionario: 2P’ SW MUSIC<br />
Scaduto il: 30/06/2001<br />
Territorio: BENELUX<br />
Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />
Cessionario: MISTY MUSIC AB<br />
Scaduto il: 31/12/1997<br />
Territorio: SVEZIA, NORVEGIA, DANIMARCA, FIN-<br />
LANDIA, ISLANDA, ESTONIA, LITUANIA, LETTONIA<br />
Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />
Cessionario: WARNER CHAPPELL MUSIC SCAN-<br />
DINAVIA AB<br />
Scaduto il: 31/12/2000<br />
Territorio: SVEZIA, NORVEGIA, DANIMARCA, FIN-<br />
LANDIA, ISLANDA, ESTONIA, LITUANIA, LETTONIA<br />
Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />
Cessionario: INTERNATIONAL MUSIC NETWORK
VIVAVERDI<br />
92<br />
ORGANI SEZIONI SOCIALI SERVIZI E UFFICI<br />
Scaduto il: 31/12/1999<br />
Territorio: REGNO UNITO, IRLANDA, GERMANIA,<br />
AUSTRIA, SVIZZERA, FRANCIA, MONACO,<br />
ANDORRA, RTL, EUROPE 1<br />
Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />
Cessionario: METEOR MUSIK RALPH SIEGEL<br />
MUSIKVERLAG<br />
Scaduto il: 31/12/2002<br />
Territorio: GERMANIA, AUSTRIA, SVIZZERA<br />
Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />
Cessionario: VICTOR MUSIC PUBL CO<br />
Scaduto il: 31/12/2002<br />
Territorio: GIAPPONE<br />
Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />
Cessionario: GOLDEN PONY MUSIC PUBL<br />
(S.E. ASIA)<br />
Scaduto il: 31/12/1999<br />
Territorio: GIAPPONE<br />
Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />
Cessionario: FRENCH FRIED MUSIC<br />
Scaduto il: 31/12/2002<br />
Territorio: FRANCIA, MONACO, ANDORRA, DOM<br />
TOM, RTL, EUROPE 1<br />
Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />
Cessionario: TRIMUSIC S.L.<br />
Scaduto il: 31/12/1999<br />
Territorio: SPAGNA, PORTOGALLO<br />
Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />
Cessionario: SANCA MUSIC PUBLISHERS<br />
Scaduto il: 31/12/2001<br />
Territorio: SPAGNA, PORTOGALLO<br />
Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />
Cessionario: CLIPPER’S EDICIONES MUSICALES<br />
Scaduto il: 30/06/2008<br />
Territorio: SPAGNA<br />
Cedente: BENVENUTO EDIZ. MUSICALI<br />
Cessionario: PROLUX<br />
Scaduto il: 31/12/1998<br />
Territorio: REP. CECA<br />
SEZIONE CINEMA<br />
COMMISSIONE DI SEZIONE<br />
DEL 12 DICEMBRE 2008<br />
La Commissione della Sezione Cinema, presieduta<br />
da Domenico Mezzatesta, si è riunita presso<br />
la sede sociale in data 12 dicembre 2008,<br />
presenti i componenti autori Antonino Biocca,<br />
Laura Ippoliti, Serafino Murri, Massimo Sani, Vittorio<br />
Sindoni e i componenti produttori Paolo<br />
Ferrari (Warner Bross Italia Spa) e Alessandro<br />
Fracassi (Racing Pictures srl , in liquidazione).<br />
Ha partecipato alla riunione, anche in veste di<br />
segretario, il Direttore della Sezione, Lucia Bistoncini.<br />
La riunione della Commissione è stata quasi interamente<br />
dedicata, come la precedente tenutasi<br />
il 28 novembre 2008, alla discussione delle<br />
tematiche sollevate e delle richieste avanzate<br />
dall’Associazione “100 Autori”.<br />
Conclusa la lunga disamina sulla questione, la<br />
Commissione ha affrontato i seguenti argomenti<br />
all’ordine del giorno, sollecitando previamente la<br />
Società a dotarsi di un sistema di monitoraggio<br />
tarato sulle utilizzazioni del repertorio audiovisivo,<br />
tale da garantire il sistematico riconoscimento<br />
dei titoli ed il corretto abbinamento con i relativi<br />
bollettini di dichiarazione; in particolare la<br />
Commissione ha:<br />
• proseguito l’attività istruttoria per consolidare<br />
una proposta che detti una nuova e specifica<br />
disciplina per la dichiarazione e la suddivisione<br />
dei compensi delle opere televisive seriali;<br />
• richiesto, in materia di norme di dichiarazione<br />
del contributo di adattamento dei dialoghi di<br />
opere cinematografiche o assimilate straniere,<br />
l’adozione costante ed uniforme della disposizione<br />
dettata dall’art. 71, 5° comma del<br />
Regolamento generale -che prevede che la dichiarazione<br />
del contributo sia corredata dalla<br />
documentazione fiscale relativa alla prestazione<br />
effettuata- , fissando la decorrenza dell’adempimento<br />
in modo da garantirne la conoscibilità<br />
da parte dei soggetti interessati.<br />
COMMISSIONE DI SEZIONE<br />
DEL 15 GENNAIO 2009<br />
La Commissione della Sezione Cinema, presieduta<br />
da Domenico Mezzatesta, si è riunita presso<br />
la sede sociale in data 15 gennaio 2009,<br />
presenti i componenti autori Antonino Biocca,<br />
Laura Ippoliti, Serafino Murri, Massimo Sani e i<br />
componenti produttori Paolo Ferrari (Warner<br />
Bross Italia Spa) e Alessandro Fracassi (Racing<br />
Pictures srl , in liquidazione).<br />
Hanno partecipato alla riunione il Direttore della<br />
Divisione Autori ed Editori, Sabina Riccardelli e il<br />
Direttore della Sezione, Lucia Bistoncini, anche<br />
in veste di segretario.<br />
La riunione è stata dedicata all’esame degli argomenti<br />
rinviati nelle due precedenti riunioni del<br />
28 novembre e del 12 dicembre 2008; in particolare<br />
la Commissione ha:<br />
• condiviso il testo di delibera da sottoporre al<br />
Consiglio di Amministrazione per attuare le modifiche<br />
connesse all’adozione di uno specifico<br />
schema di riparto per contributi applicabile alle<br />
opere televisive seriali, riservandosi un’ultima riflessione<br />
sull’opportunità di distinguere la regolamentazione<br />
della fiction da quella delle lunghissime<br />
serie, tipo soap opera e sit-com;<br />
• discusso e commentato, con particolare riferimento<br />
ai contratti da rinegoziare con i due<br />
maggiori utilizzatori, Rai e Mediaset, il nuovo<br />
scenario del mercato televisivo nazionale e<br />
l’esito dei primi incontri preliminari tenutisi a fine<br />
2008 con le due controparti contrattuali, in attesa<br />
di conoscere i nominativi degli autori incaricati<br />
di seguire più da vicino l’impostazione e<br />
l’evoluzione della materia e delle modalità con<br />
cui affrontare questa sinergica attività, emersa<br />
dalla richiesta dell’Associazione “100 Autori”;<br />
• preso atto che è fissata al 1° luglio 2009 la<br />
decorrenza dell’adempimento prescritto dall’art.<br />
71, 5° comma del Regolamento generale<br />
e che il comunicato sarà indirizzato all’Aidac,<br />
perché svolga opera di divulgazione rispetto<br />
ai propri aderenti, ed immediatamente<br />
pubblicato sul sito della <strong>Siae</strong>;<br />
• approvato, per la sottoposizione al Consiglio<br />
di Amministrazione, una parziale modifica della<br />
normativa vigente in materia di dichiarazione<br />
e suddivisione dei compensi per opere televisive<br />
derivate da serie straniere, nel quadro<br />
di una regolamentazione convenzionale che,<br />
al momento, è operativa, in regime di reciprocità,<br />
con la consorella francese Sacd.
ORGANI SEZIONI SOCIALI SERVIZI E UFFICI<br />
bollettino sociale<br />
SEZIONE DOR<br />
ORDINANZA DI RIPARTIZIONE DELLA<br />
SEZIONE DOR ANNO 2009<br />
ART. 1<br />
Il sistema ed i criteri di ripartizione dei compensi<br />
per l’utilizzazione delle opere assegnate alla<br />
competenza della Sezione DOR sono determinati<br />
dalle disposizioni che seguono.<br />
ART. 2<br />
Agli effetti delle operazioni di ripartizione gli incassi<br />
sono raggruppati in:<br />
a. incassi relativi ai diritti di rappresentazione,<br />
diffusione e riproduzione;<br />
b. incassi relativi al diritto di comunicazione al<br />
pubblico a mezzo di apparecchi riceventi televisivi<br />
e radiofonici, installati in pubblici esercizi;<br />
c. incassi relativi a diritti per la riproduzione privata<br />
per uso personale e senza scopo di lucro<br />
di fonogrammi (copia privata audio);<br />
d. incassi relativi a diritti per la riproduzione privata<br />
per uso personale senza scopo di lucro<br />
di videogrammi (copia privata video);<br />
e. incassi relativi ai diritti per la ritrasmissione<br />
via cavo.<br />
ART. 3<br />
Gli incassi di cui alla lettera a) – effettuati ab origine<br />
per le singole opere – sono attributi agli aventi<br />
diritto sulla base delle effettive utilizzazioni.<br />
ART. 4<br />
Gli incassi di cui alla lettera b) sono ripartiti in<br />
forma indiretta con riferimento ai compensi liquidati<br />
agli aventi diritto per trasmissioni radiofoniche<br />
e televisive avvenute o regolarizzate nello<br />
stesso anno. La quota spettante a ciascun avente<br />
diritto interessato è calcolata dividendo gli importi<br />
incassati nell’anno, relativi agli abbonamenti<br />
di cui alla lettera b), per l’ammontare dei compensi<br />
liquidati dalla sezione rispettivamente per<br />
le trasmissioni radiofoniche e televisive.<br />
ART. 5<br />
Gli incassi di cui alla lettera c) sono ripartiti in<br />
forma indiretta con riferimento ai compensi liquidati<br />
agli aventi diritto nell’anno di competenza<br />
per le opere riprodotte su dischi, nastri o supporti<br />
analoghi.<br />
A ciascun avente diritto interessato viene attribuita<br />
una quota proporzionale agli importi percepiti<br />
per le utilizzazioni di cui al precedente paragrafo,<br />
calcolata dividendo gli importi incassati<br />
nell’anno per l’ammontare complessivo dei compensi<br />
liquidati per diritti di riproduzione fonografica<br />
relativi allo stesso anno.<br />
ART. 6<br />
Gli incassi di cui alla lettera d) sono ripartiti in<br />
forma indiretta con riferimento ai compensi liquidati<br />
dalla sezione per riproduzioni videografiche<br />
effettuate nell’anno di competenza.<br />
A ciascun avente diritto interessato viene attribuita<br />
una quota proporzionale agli importi percepiti<br />
per le utilizzazioni di cui al precedente paragrafo,<br />
calcolata dividendo gli importi incassati<br />
nell’anno dalla sezione per l’ammontare complessivo<br />
dei compensi dalla stessa liquidati per<br />
diritti di riproduzione videografica relativi allo<br />
stesso anno.<br />
ART. 7<br />
Gli incassi di cui alla lettera e) sono ripartiti in forma<br />
indiretta con riferimento ai compensi liquidati<br />
agli aventi diritto dalla sezione per diritti di ritrasmissione<br />
via cavo nell’anno di competenza.<br />
A ciascun avente diritto interessato è attribuita<br />
una quota proporzionale agli importi dallo stesso<br />
percepiti per le utilizzazioni di cui al precedente<br />
paragrafo e calcolata dividendo gli importi incassati<br />
nell’anno dalla sezione per l’ammontare complessivo<br />
dei compensi dalla stessa liquidati per diritti<br />
di ritrasmissione via cavo.<br />
ART. 8<br />
Le somme attribuite in esito alle operazioni di<br />
cui alla presente ordinanza sono liquidate agli<br />
aventi diritto:<br />
• quanto agli incassi per diritti di rappresentazione<br />
di cui alla lett. a) nell’ultimo mese del trimestre<br />
successivo a quello cui le operazioni<br />
di incasso si riferiscono. A tal fine i trimestri<br />
considerati sono: gennaio-marzo, aprile-giugno,<br />
luglio-settembre, ottobre-dicembre.<br />
• quanto agli incassi per diritti di diffusione e di<br />
riproduzione di cui alla lettera a) con la prima<br />
liquidazione utile operata dalla Sezione nei trimestri<br />
suindicati;<br />
• quanto agli incassi di cui alle lettere b) c) d) e)<br />
annualmente.<br />
ART. 9<br />
La presente ordinanza abroga ogni precedente<br />
e diversa disposizione e si applica alle operazioni<br />
di ripartizione degli incassi effettuati dal 1°<br />
gennaio 2009 relativi ad utilizzazioni di opere<br />
già dichiarate o da dichiararsi.<br />
La ripartizione avviene al netto della quota spettante<br />
alla <strong>Siae</strong> sui compensi per l’utilizzazione<br />
delle opere tutelate.<br />
ART. 10<br />
La presente ordinanza entra in vigore dal 1°<br />
gennaio del 2009.
VIVAVERDI<br />
94<br />
ORGANI SEZIONI SOCIALI SERVIZI E UFFICI<br />
SEZIONE DOR<br />
CONCORSO DI DRAMMATURGIA 2009<br />
Enti promotori:<br />
SIAE Società Italiana degli Autori ed Editori<br />
AGIS Unione Regionale Agis del Lazio<br />
ETI Ente Teatrale Italiano<br />
BANDO DI CONCORSO DI DRAMMATURGIA<br />
SIAE, AGIS - Unione Regionale AGIS del Lazio e<br />
ETI si fanno promotori di un’iniziativa volta al sostegno<br />
della professionalità del drammaturgo,<br />
attraverso un concorso nazionale della drammaturgia<br />
rivolto ad individuare due opere/progetti<br />
originali da realizzare nella stagione 2009/2010<br />
o 2010/2011.<br />
La finalità del concorso, articolato in una sezione<br />
“giovani”, riservata ad autori di età non superiore<br />
ai 35 anni alla data del 1°/1/2009, ed in una sezione<br />
per autori senza limite di età, è di favorire<br />
e rendere concreto il processo di avvicinamento<br />
e di collegamento tra drammaturgia e realizzazione<br />
dello spettacolo.<br />
REGOLAMENTO<br />
Art. 1) Verranno ammessi a partecipare al concorso<br />
solo autori associati alla SIAE, che - entro<br />
e non oltre il 30 aprile 2009 - abbiano dato la loro<br />
adesione inviando:<br />
a) la domanda di associazione alla SIAE (solo per i<br />
non associati SIAE), scaricabile dal sito<br />
www.siae.it;<br />
b) copia del modulo di iscrizione al concorso per<br />
ciascun autore – da compilarsi in stampatello<br />
– come da fac-simile allegato al bando e scaricabile<br />
anche dal sito www.siae.it;<br />
c) un progetto drammaturgico originale inedito,<br />
costituito da:<br />
1. soggetto dell’opera (almeno tre cartelle dattiloscritte)<br />
*<br />
2. riassunto di mezza cartella dattiloscritta<br />
3. stesura di almeno quindici pagine dattiloscritte<br />
di copione, in lingua italiana o in dialetto<br />
( ca. 1.200 caratteri per pagina) **<br />
4. indicazione delle caratteristiche dei personaggi<br />
principali<br />
5. motivazioni poetiche formali<br />
6. scaletta tecnica e contenutistica dell’intero<br />
brano.<br />
Art. 2) La documentazione di cui ai punti a) e b)<br />
dell’art. 1 deve essere obbligatoriamente fornita<br />
dall’autore del progetto. I vincitori della presente<br />
edizione del concorso non potranno prendere<br />
parte alle successive due edizioni.<br />
Art. 3) Ogni autore non potrà presentare più di<br />
un progetto.<br />
Art. 4) I progetti inviati non saranno restituiti.<br />
Art. 5) Il premio, assegnato a giudizio insindacabile<br />
della Giuria designata, garantisce:<br />
1. l’erogazione di una somma di 5.000 euro<br />
complessivi all’autore/i del progetto che sarà<br />
proclamato vincitore tra quelli che appartengono<br />
alla categoria fino a 35 anni, e di<br />
7.500 euro complessivi all’autore/i del progetto<br />
che sarà dichiarato vincitore tra quelli<br />
che appartengono alla categoria senza limiti<br />
di età, per permettere agli autori di<br />
portare a termine i progetti stessi, lavorando<br />
in collaborazione con la produzione.<br />
2. l’organizzazione della fase produttiva e<br />
l’ospitalità delle attività necessarie alla realizzazione<br />
di ciascuno spettacolo, secondo<br />
le modalità definite dagli enti organizzatori,<br />
in conformità con quanto previsto dall’art.<br />
8 seguente.<br />
3. la distribuzione di ciascuno spettacolo.<br />
Art. 6) La Giuria, composta da sei membri più il<br />
Presidente, nominata da SIAE, AGIS, ETI, delibererà<br />
a suo insindacabile giudizio - entro il 30 giugno<br />
2009 - i vincitori del concorso.<br />
Art. 7) Le decisioni della Giuria saranno inappellabili<br />
ed ai vincitori verrà data comunicazione<br />
scritta da parte della SIAE. I nominativi saranno<br />
pubblicati sul sito internet della SIAE.<br />
Art. 8) I vincitori potranno avvalersi dell’assistenza<br />
di SIAE, ETI, AGIS, che attraverso l’AGIS metteranno<br />
a disposizione produzione, cast e strutture<br />
per le prove.<br />
I vincitori potranno proporre un diverso organismo<br />
produttivo, nonché cast e regia, ma in tal<br />
caso i costi relativi sono a carico della produzione<br />
prescelta. Tali proposte saranno, comunque,<br />
sottoposte all’approvazione da parte di SIAE,<br />
ETI, AGIS.<br />
L’ETI, sulla base delle disponibilità degli spazi<br />
teatrali gestiti, si farà carico di distribuire gli<br />
spettacoli attraverso modalità e tempi da concordare<br />
con autore e produzione.<br />
Art. 9) La documentazione di cui al punto c) dell’art.<br />
1 dovrà essere priva dell’indicazione del nome<br />
dell’autore o di qualunque altro segno che<br />
possa consentirne il riconoscimento da parte<br />
della Giuria e dovrà essere inserita in una busta<br />
anonima e sigillata.<br />
Tale busta, unitamente alla documentazione di<br />
cui ai punti a) e b) del suddetto articolo, dovrà<br />
essere inviata, in unico plico, a: Società Italiana<br />
degli Autori ed Editori (SIAE) – Sezione DOR –<br />
Viale della Letteratura, 30 – 00144 ROMA.<br />
Ai fini dell’accettazione della domanda, farà fede<br />
la data del timbro postale di spedizione.<br />
Art. 10) La partecipazione al concorso implica<br />
l’adesione integrale a tutte le clausole del presente<br />
bando, pena l’esclusione dal concorso.<br />
Art. 11) I dati personali dei concorrenti saranno<br />
trattati esclusivamente secondo il D.L.vo<br />
30/6/2003 n. 196.<br />
Per informazioni tel. 06/5990/2243-2743<br />
– e-mail: dor@siae.it.<br />
* il soggetto non può derivare da opere preesistenti e<br />
non deve mai essere stato utilizzato, neanche attraverso<br />
altre forme di comunicazione, né in altri concorsi.<br />
** Circa trenta minuti di testo divisi in più scene o in<br />
una singola scena o in parte di scena. Per i lavori non<br />
strettamente di parola, occorre presentare materiale<br />
cartaceo tale che possa permettere di visualizzare almeno<br />
trenta minuti di rappresentazione
ORGANI SEZIONI SOCIALI SERVIZI E UFFICI<br />
bollettino sociale<br />
SEZIONE OLAF<br />
RIUNIONE DELLA COMMISSIONE<br />
DI SEZIONE<br />
La Commissione della Sezione OLAF si è riunita<br />
il giorno 18 dicembre 2008 alle ore 11. Alla riunione<br />
erano presenti tutti i Commissari ad eccezione<br />
dei Commissari Laura Piccarolo e Girolamo<br />
Potestà.<br />
La Commissione ha deliberato all’unanimità<br />
l’adeguamento delle tariffe relative alle utilizzazioni<br />
ricomprese nel c.d. Piccolo Diritto Letterario<br />
(PDL), che risultano non incrementate da<br />
aprile 2007, allineandole all’indice Istat nella misura<br />
del 4,00%.<br />
La Commissione ha altresì esaminato la proposta<br />
formulata dalla struttura di adeguamento<br />
delle tariffe previste per le utilizzazioni delle<br />
opere delle arti visive, ferme dal 2004, ed ha<br />
ritenuto opportuno rinviare ogni decisione al riguardo<br />
alla conclusione dei lavori del tavolo<br />
tecnico costituito nell’ambito della Commissione<br />
e composto da Daniela Romano (in rappresentanza<br />
della componente autori), da Samantha<br />
Raugei (in rappresentanza della componente<br />
editori), con l’assistenza di Ida Baucia (in<br />
qualità di responsabile del Supporto Gestionale<br />
della Sezione Olaf), il quale esaminerà procedure<br />
e tariffe con l’ausilio della struttura della<br />
Sezione.<br />
Ai Commissari sono stati distribuiti alcuni esemplari<br />
della nuova pubblicazione della <strong>Siae</strong> “Guida<br />
al Diritto di Seguito. Normativa comunitaria e nazionale,<br />
procedure e strumenti applicativi”, che<br />
rappresenta utile strumento per le varie categorie<br />
di operatori/aventi diritto interessate all’applicazione<br />
della nuova normativa sul diritto di seguito.<br />
I Commissari hanno espresso il proprio<br />
gradimento per tale iniziativa.<br />
La Commissione ha deciso, infine, di rinviare<br />
l’esame degli ulteriori argomenti all’ordine del<br />
giorno alla riunione del giorno 22 gennaio.
VIVAVERDI<br />
96<br />
ORGANI SOCIALI<br />
PRESIDENTE<br />
Giorgio ASSUMMA<br />
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE<br />
Paolo CORSI<br />
Domenico DE LEO<br />
Roby FACCHINETTI<br />
Lorenzo FERRERO<br />
Emidio GRECO<br />
Giancarlo LUCARIELLO<br />
Giovanni NATALE<br />
Alfredo TARULLO<br />
ASSEMBLEA<br />
MUSICA<br />
Autori<br />
Silvano Guariso<br />
Vittorio Costa<br />
Gregorio Mascaro<br />
Marco Mariani<br />
Carmine Santaniello<br />
Michele Maisano<br />
Renato Pareti<br />
Domenico Scuteri<br />
Corrado Castellari<br />
Francesco Massimo Colasanti<br />
Luigi D’Alessio detto Gigi<br />
Nicola Piovani<br />
Alberto Testa<br />
Franco Piersanti<br />
Roberto Pischiutta detto Pivio<br />
Giuseppe Pirazzoli detto Pino<br />
Editori<br />
Pieronero Edizioni Musicali Sas<br />
Sognando e Ballando Edizioni Musicali Sas<br />
Unione Edizioni Musicali Sas<br />
La Bambolina Edizioni Musicali Sas<br />
Abramo Allione Edizioni Musicali Srl<br />
Emi Virgin Music Publishing Italy Srl<br />
Sugar Srl<br />
Warner Chappell Music Italiana Srl<br />
Accordo Ed. Musicali<br />
Universal MCA Music Italy Srl<br />
Ala Bianca Group Srl<br />
Media Songs Srl<br />
Edizioni Leonardi Srl<br />
Sony Music Publishing Srl<br />
CAM Creazioni Artistiche Musicali Srl<br />
Peermusic Italy Srl (già Peersongs Italy Srl)<br />
FILM E OPERE ASSIMILATE<br />
Autori<br />
Francesco Gregoretti detto Ugo<br />
Mario Paolinelli<br />
Andrea Purgatori<br />
Alessandro Bencivenni<br />
Produttori/Concessionari<br />
Biancafilm Srl<br />
Filmauro Srl<br />
Medusa Film Srl<br />
Italian International Film Srl<br />
DRAMMA E PROSA, RIVISTA E COMMEDIA<br />
MUSICALE, OPERETTA<br />
E OPERE RADIOTELEVISIVE<br />
Autori<br />
Manuela Marianetti<br />
Ennio Coltorti<br />
Riccardo Di Stefano<br />
Massimo Cinque<br />
Giovanna Flora<br />
Marco Posani<br />
Editori<br />
Grandi Firme della Canzone Edizioni Musicali Srl<br />
Mascotte ed. Mus.<br />
Concessionari/Cessionari<br />
D’Arborio di Ficarelli M.P. e C. Snc<br />
Ditta Tolnay Flavia<br />
OPERE LETTERARIE, MULTIMEDIALI E DELLE<br />
ARTI PLASTICHE E FIGURATIVE<br />
Autori<br />
Elio Pecora<br />
Gianni Minà<br />
Maria Luisa Spaziani<br />
Antonella Bolelli<br />
Editori<br />
Hoepli Ulrico Casa Editrice Libraria SpA<br />
Garzanti Libri SpA<br />
Zanichelli Editore SpA<br />
Arnoldo Mondadori SpA<br />
OPERE LIRICHE, BALLETTI, ORATORI E<br />
OPERE ANALOGHE<br />
Autori<br />
Carlo Galante<br />
Luciano Cannito<br />
Editori<br />
Mercurio Srl<br />
Universal Music Publishing Ricordi (già BMG Ricordi<br />
Music Publishing SpA)<br />
Abici Ed. Mus. Srl<br />
Carisch Srl<br />
COMMISSIONI DI SEZIONE<br />
SEZIONE MUSICA<br />
Autori<br />
Giuseppe Amendola<br />
Giuseppe Andreetto<br />
Vincenzo Barbalarga<br />
Gianfranco Borgatti<br />
Bruno Mario Lavezzi<br />
Ezio Leoni<br />
Franco Micalizzi (Pres)<br />
Carlo Pedini<br />
Francesco Pagano detto Mario<br />
Giuseppe Vessicchio<br />
Editori<br />
Bideri Cevel Spa – Silvia Bideri Villevielle (Vice<br />
Pres.)<br />
Curci Edizioni Musicali – Alfredo Gramitto Ricci<br />
Di Più Srl – Pier Angelo Mauri<br />
Emergency Music Italy Srl – Pietro Colasanti<br />
Galletti-Boston Srl – Anna Galletti<br />
Montefeltro Edizioni – Giorgio Giacomi<br />
Novalis Edizioni Mus. e Discografiche – Roberto Rinaldi<br />
Sym-Music Srl – Anna Lombardoni<br />
Tiber Srl –Andrea Cotromano<br />
Universal Music Italia Srl – Claudio Buja<br />
SEZIONE CINEMA<br />
Autori<br />
Antonino Biocca detto Tony<br />
Laura Ippoliti<br />
Domenico Mezzatesta (Pres.)<br />
Serafino Murri<br />
Massimo Sani<br />
Vittorio Benito Sindoni<br />
Produttori<br />
Warner Bros Italia Spa – Paolo Ferrari<br />
Racing Pictures Srl – Alessandro Fracassi (Vice<br />
Pres.)<br />
SEZIONE DOR<br />
Autori<br />
Valentina Amurri<br />
Flavio Andreini<br />
Linda Brunetta Caprini (Vice Pres.)<br />
Roberto Cavosi<br />
Michele Mirabella<br />
Biagio Proietti (Pres.)<br />
Concessionari<br />
D’Arborio Sirovich Paola – Paola Perilli<br />
Antonia Brancati Srl – Antonia Brancati<br />
SEZIONE OLAF<br />
Autori<br />
Massimo Nardi<br />
Alessandro Occhipinti (Pres.)<br />
Daniela Romano<br />
Natale Antonio Rossi<br />
Editori<br />
Giunti Editore Spa – Samantha Raugei<br />
Giulio Einaudi Editore – Laura Piccarolo<br />
Principato Giuseppe Casa Editrice Spa – Girolamo<br />
Potestà (Vice Pres.)<br />
RCS Libri Spa – Alberta Locati<br />
SEZIONE LIRICA<br />
Autori<br />
Marco Betta (Vice Pres.)<br />
Carlo Boccadoro<br />
Dario Oliveri<br />
Editori<br />
Fonit Cetra Music Pub. Srl – Teresita Beretta (Pres.)<br />
Sonzogno Casa Musicale Sas – Piero Ostali<br />
Sugarmusic Spa – Alessandro Savasta<br />
COLLEGIO DEI REVISORI<br />
Presidente Giancarlo Settimi<br />
Giuseppe Dell’Acqua<br />
Andrea Malfaccini<br />
Silvio Necchi<br />
Carlo Pontesilli<br />
Supplenti<br />
Riccardo Acernese<br />
Benito Di Troia<br />
CONTROLLO INTERNO Franco Tonucci<br />
DIRETTORE GENERALE Domenico Caridi