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Sotto Luigi Russolo<br />

in un inedito e “prefuturista”<br />

Autoritratto con teschi, 1908.<br />

Olio su tela cm. 67X50, Milano Civico<br />

Museo d’Arte Contemporanea<br />

VIVAVERDI<br />

20<br />

arte<br />

Grandi (del quale si ricorda una “meccanocavalcatura<br />

per orchestra” dal titolo Cavalli<br />

+ Acciaio 1935) e di Franco Casavola (autore<br />

di brani come Ranocchi al chiaro di luna,<br />

La danza delle scimmie e la Danza dell’elica,<br />

in cui si realizza la stessa compresenza<br />

di “macchine” e strumenti tradizionali che<br />

caratterizza il più celebre Ballet mécanique<br />

di George Antheil), è chiaro che l’esperienza<br />

di maggiore rilievo, anche in termini storici,<br />

appare quella legata ai percorsi creativi<br />

di Luigi Russolo, autore del trattato-manifesto<br />

L’Arte dei rumori, pubblicato nel 1916,<br />

e geniale inventore di una serie di nuovi<br />

strumenti musicali, realizzati con Ugo<br />

Piatti e noti come Intonarumori o,<br />

più propriamente, Intonatori di rumori.<br />

Firmatario, insieme con Balla, Boccioni,<br />

Carrà e Severini del Manifesto<br />

dei pittori futuristi e del Manifesto<br />

tecnico della pittura futurista,<br />

entrambi del 1910, Russolo debutta<br />

come pittore. Malgrado la sua<br />

ammirazione nei riguardi di Pratella,<br />

è considerato da quest’ultimo<br />

una sorta di “intruso”, “un non addetto<br />

ai lavori, estraneo alle problematiche<br />

musicali” (L. Lombardi).<br />

E in effetti, si stenta a considerarlo<br />

un “musicista” nel senso abituale<br />

del termine, se si considera che<br />

il catalogo delle sue composizioni<br />

si costituisce di soli tre pezzi (Risveglio<br />

di una città, Si pranza sulla<br />

terrazza del Kursaal e Convegno di<br />

automobili e aeroplani), tutti eseguiti<br />

durante il Gran concerto futurista<br />

realizzato a Milano il 21 aprile<br />

1914. Nel suo manifesto, Russolo afferma<br />

tra l’altro che, con l’avvento<br />

delle macchine, l’orecchio umano è<br />

divenuto capace di apprezzare la ricchezza<br />

di un nuovo suono-rumore adeguato “al palpitare<br />

delle valvole, all’andirivieni degli stantuffi,<br />

agli stridori delle seghe metalliche, ai<br />

frastuoni delle ferriere, delle filande, delle<br />

tipografie, delle centrali elettriche e delle<br />

ferrovie sotterranee”. Ne consegue, che dopo<br />

tanti anni in cui Beethoven e Wagner<br />

“hanno squassato i nervi e il cuore” del pubblico,<br />

quest’ultimo è ormai sazio di quelle<br />

effusioni e gode “molto di più nel combinare<br />

idealmente dei rumori di tram, di motori<br />

a scoppio, di carrozze e di folle vocianti,<br />

che nel riudire, per esempio, l’Eroica o la<br />

Pastorale”. La sua risposta alla “normalità”<br />

(o banalità) espressiva dell’orchestra tradizionale<br />

consiste pertanto nell’invenzione<br />

dell’Intonatore di rumori (brevetto italiano<br />

n. 142.066 dell’11 gennaio 1914), uno strumento<br />

azionato da una manovella, il cui aspetto<br />

è quello di una scatola di varia grandezza (a<br />

seconda dei meccanismi contenuti) e il cui<br />

risultato sonoro è amplificato da una tromba<br />

di grammofono. Nella sua “teoria dei rumori”,<br />

Luigi Russolo suggerisce l’esistenza di sei<br />

famiglie fondamentali: 1) Rombi, Tuoni, Scoppi,<br />

Scrosci, Tonfi, Boati; 2) Fischi, Sibili, Sbuffi;<br />

3) Bisbigli, Mormorii, Borbottii, Brusii,<br />

Gorgoglii; 4) Stridori, Scricchiolii, Fruscii,<br />

Ronzii, Crepitii, Stropiccii; 5) Rumori ottenuti<br />

a percussione su metalli, legni, pelli, pietre,<br />

terrecotte, etc.; 6) Voci di animali e di uomini,<br />

Gridi, Strilli, Gemiti, Urla, Ululati, Risate,<br />

Rantoli, Singhiozzi. Dopo una fugace<br />

“anteprima” al Teatro Storchi di Modena (2<br />

giugno 1913), l’esordio ufficiale dei nuovi<br />

strumenti avviene al Teatro Dal Verme durante<br />

una “serata” conclusa da una rissa memorabile,<br />

con “duelli di pugni” e intervento finale<br />

della forza pubblica. Il 20 maggio si svolge<br />

una seconda esecuzione “coll’orchestra di<br />

Intonarumori” al Politeama di Genova, “dove<br />

il contegno del pubblico non fu assurdo e<br />

indecoroso come a Milano” (L. Russolo). Nel<br />

giugno dello stesso anno, il compositore viene<br />

infine chiamato al Coliseum di Londra per<br />

un ciclo di dodici concerti coronati, questa<br />

volta, da un incredibile successo. In quell’occasione,<br />

Luigi Russolo incontra Igor<br />

Strawinsky e pone le premesse per una<br />

serie di incontri con Marinetti, Balla,<br />

Boccioni, Carrà, Pratella e Russolo che<br />

ebbero luogo nel marzo del 1915 nella<br />

famosa Casa rosa di Marinetti, a Milano,<br />

e ai quale presero parte anche<br />

Diaghilev, Massine e Prokof’ev.<br />

Secondo i futuristi, Strawinsky – che<br />

suonò il suo Uccello di fuoco a quattro<br />

mani con un pianista russo – si<br />

divertì moltissimo e promise di organizzare<br />

il debutto dei “rumoristi”<br />

a Parigi. In realtà, l’unico effetto<br />

concreto fu un breve sodalizio con<br />

Fortunato Depero, che diede vita, fra<br />

il 1916 e il 1917, a due allestimenti<br />

del Canto dell’Usignolo e dei Fuochi<br />

d’artificio. Nelle sue Conversazioni<br />

con Robert Craft, pubblicate nel<br />

1958, il grande compositore dedica<br />

tuttavia ai futuristi italiani alcune<br />

pagine di grande interesse: di Giacomo<br />

Balla ricorda, per esempio, che<br />

abitava nei pressi dello zoo di Roma,<br />

tant’è che in casa sua “si udivano<br />

ruggiti di animali feroci così come a<br />

New York, in una stanza d’albergo,<br />

si sentono i rumori di strada”; delle serate<br />

in casa di Marinetti descrive invece i “cinque<br />

grammofoni [ossia gli Intonarumori]<br />

disposti su cinque tavolini in una grande<br />

stanza pressoché vuota” che emettevano “rumori<br />

digestivi, statici, etc., notevolmente<br />

simili alla recente musique concrète (quindi,<br />

dopo tutto, erano forse realmente “futuristi”;<br />

o forse i futurismi di oggi non lo<br />

sono abbastanza)”.

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