complimenti a.... - Siae

so di stare insieme. Noi credevamo fermamente
che Tiziano avesse la possibilità di
avere un grandissimo successo, anche se nel
momento in cui lo abbiamo trovato era ancora
molto confuso, nello scrivere non era
così preciso, doveva ancora determinarsi.
Questo succede a tantissimi. Ma lui ci ha
sempre creduto: un ragazzo di neanche vent’anni
che però aveva la forza di sentirsi dire
di no e di fare avanti e indietro tra Milano
e Latina per tre anni con una determinazione,
una voglia di colpirci, di farci capire
e dimostrare che era forte. E questo noi lo
immaginavamo ma non sapevamo fino a che
punto: è stato un uomo che si è veramente
guadagnato quello che ha, nessuno gli ha regalato
niente.
Poi, dopo Tiziano?
Abbiamo creato una nuova “etichetta” la
“Non ho l’età”. Stiamo lavorando su giovani
talenti e - come purtroppo dimostrano i
fatti - sono lenti da lavorare ed è sempre più
difficile. Nel mondo si è ormai sentito tutto:
essere originali e avere un grande talento
non è facile.
Come è arrivata ad X Factor?
Io non conoscevo il format inglese che invece
in Inghilterra funzionava molto bene
già da tre anni, inventato da Simon Cowell,
che è un grande produttore discografico. Per
l’edizione italiana cercavano i personaggi
per fare i giudici e fui contattata dalla Sony,
che è una dei proprietari del format a livello
mondiale: mi dissero che mi avevano segnalato
alla Magnolia (società di produzione
televisiva indipendente, ndr) perché tra
i discografici gli sembrava fossi uno di quelli
che facevano più casino. Insieme ad altri
addetti ai lavori ho fatto il casting alla Magnolia
e naturalmente hanno messo anche
- giustamente - Simona Ventura per dare
credibilità, dato che era l’unica di noi ad avere
un nome tanto da far accendere la televisione
alle signore, perché per me e Morgan
non l’avrebbero accesa di sicuro.