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VIVAVERDI<br />

73<br />

to da queste funzionalità che derivano enormi<br />

vantaggi. Una migliore informazione, infatti,<br />

contribuisce a una maggiore maturità<br />

del consumatore; l’interattività, a sua volta, genera<br />

appassionati che si sentono protagonisti<br />

e artisti più consapevoli; la smaterializzazione,<br />

inoltre, riduce in maniera drastica i costi<br />

di distribuzione; l’internazionalità, com’è ovvio,<br />

apre un mercato mondiale per tutti”.<br />

Assai più disincantati, per la verità, i giudizi<br />

espressi in merito da altri esperti. “La<br />

distribuzione digitale è un universo interessante,<br />

ma ancora da scoprire”, afferma<br />

Fabrizio Brocchieri (41 anni, label manager<br />

dell’etichetta Cinico Disincanto), produttore<br />

discografico e membro del direttivo nazionale<br />

di AudioCoop, la terza associazione<br />

di categoria di discografici italiani indipendenti,<br />

che si è costituita nel 2000 e associa<br />

circa 150 indies, con un fatturato pari al 5%<br />

del mercato discografico italiano. “Per il<br />

momento – aggiunge Brocchieri – è un mercato<br />

più virtuale che reale, almeno rispetto<br />

al panorama italiano, con un giro di affari<br />

poco significativo”.<br />

Altrettanto precise e motivate le convinzioni<br />

espresse da Mario Limongelli, presidente di<br />

Mario Limongelli<br />

Franco Bixio<br />

PMI (Produttori Musicali Indipendenti),<br />

associazione che raccoglie quasi un centinaio<br />

tra le più importanti imprese italiane<br />

medie e piccole che producono musica, con<br />

un fatturato pari al 15% del mercato. “Le<br />

evoluzioni tecnologiche – afferma – sono<br />

state vissute finora solo come una minaccia.<br />

Occorre invece rendersi conto delle nuove<br />

opportunità che esse offrono per il rilancio<br />

della musica”. Limongelli, in particolare,<br />

osserva alcune significative novità: le trasmissioni<br />

a larga banda, i servizi avanzati,<br />

l’evoluzione dei mercati, la contrazione delle<br />

vendite del prodotto fisico, la moltiplicazione<br />

dei canali di accesso e di sfruttamento<br />

dell’offerta musicale, l’entrata in scena di<br />

nuovi utenti e potenziali distributori, come<br />

le compagnie di telecomunicazioni fisse e<br />

mobili, i fornitori di hardware/supporti e i<br />

fornitori di accessi e di servizi Internet. “Ci<br />

troviamo di fronte – sottolinea il presidente<br />

di PMI – a una grande innovazione tecnologica,<br />

che vede le aziende indipendenti<br />

impegnate a non perdere l’opportunità di<br />

fare business distribuendo e vendendo musica<br />

mediante file audio e video. A tutt’oggi,<br />

però, tale mercato non ha soppiantato il<br />

prodotto fisico, cioè il cd. Ma è un dato interessante<br />

il fatto che a frequentare gli store,<br />

per l’80%, siano soprattutto i giovani dai<br />

13 ai 18 anni”. Insomma, anche in questo<br />

campo, senza dubbio, Internet ha avvicinato<br />

le frontiere del sapere, del comunicare,<br />

del conoscere. Non esistono intermediari:<br />

c’è il vantaggio di poter comunicare direttamente<br />

con gli acquirenti e gli utilizzatori;<br />

si creano database di potenziali fan per gli<br />

artisti e altrettanto potenziali clienti per le<br />

case discografiche. Non solo. Nascono community<br />

dove ci si può confrontare in estrema<br />

libertà.<br />

E intanto, proprio di recente, l’Afi<br />

(l’Associazione dei Fonografici Italiani), che<br />

dal 1948 rappresenta e tutela gli interessi delle<br />

Piccole e Medie Imprese di produttori audio<br />

e video, ha celebrato i 60 anni commissionando<br />

una ricerca sulla musica online.<br />

Il ruolo degli aggregatori<br />

I produttori di contenuti musicali accedono con<br />

maggiore facilità al mercato della distribuzione digitale,<br />

in genere, attraverso i cosiddetti “aggregatori”<br />

di contenuti. Tra i più importanti, potremmo<br />

citare: Believe, The Orchard, Kiver. Le etichette<br />

discografiche cedono una licenza per la distribuzione<br />

digitale sui master di cui sono titolari agli<br />

aggregatori, i quali, a loro volta, cedono i diritti di<br />

vendita al pubblico ai servizi di distribuzione web<br />

e mobile, come I-tunes e altri. Gli aggregatori<br />

si occupano delle fasi di digitalizzazione (la trasformazione<br />

da audio in file), di delivery (l’invio ai servizi<br />

di distribuzione), di promozione (la visibilità sui<br />

servizi di distribuzione), di rendicontazione (mediante<br />

un software on/line) e di pagamento delle royalties.<br />

Gli aggregatori, quindi, stipulano accordi con<br />

i grandi distributori on/line. Tale meccanismo, in<br />

effetti, appare in contrasto con quella che sembrava<br />

essere una delle opportunità del mercato digitale:<br />

la diminuzione dei costi distributivi e l’accesso<br />

diretto al mercato. Oggi, però, rimane questo l’unico<br />

modo per essere presenti nei negozi virtuali.<br />

Pertanto, i produttori riescono a distribuire i propri<br />

cataloghi a fronte di una percentuale che erode<br />

una parte delle revenues spettanti agli stessi<br />

produttori. Si ripropone dunque lo scenario di distribuzione<br />

del prodotto fisico. Per quanto riguarda<br />

pubblicità, promozione e marketing dei prodotti<br />

distribuiti on/line sugli store, le possibilità sono<br />

molte; ma gli spazi tradizionali (banner, sponsorship<br />

e campagne mirate) sono abbastanza costosi.<br />

Per ora, non resta che sfruttare la fantasia e le opportunità<br />

offerte dal web: le idee innovative e originali<br />

riescono spesso a ritagliarsi una discreta visibilità.<br />

(G. M. )

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