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VIVAVERDI<br />
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to da queste funzionalità che derivano enormi<br />
vantaggi. Una migliore informazione, infatti,<br />
contribuisce a una maggiore maturità<br />
del consumatore; l’interattività, a sua volta, genera<br />
appassionati che si sentono protagonisti<br />
e artisti più consapevoli; la smaterializzazione,<br />
inoltre, riduce in maniera drastica i costi<br />
di distribuzione; l’internazionalità, com’è ovvio,<br />
apre un mercato mondiale per tutti”.<br />
Assai più disincantati, per la verità, i giudizi<br />
espressi in merito da altri esperti. “La<br />
distribuzione digitale è un universo interessante,<br />
ma ancora da scoprire”, afferma<br />
Fabrizio Brocchieri (41 anni, label manager<br />
dell’etichetta Cinico Disincanto), produttore<br />
discografico e membro del direttivo nazionale<br />
di AudioCoop, la terza associazione<br />
di categoria di discografici italiani indipendenti,<br />
che si è costituita nel 2000 e associa<br />
circa 150 indies, con un fatturato pari al 5%<br />
del mercato discografico italiano. “Per il<br />
momento – aggiunge Brocchieri – è un mercato<br />
più virtuale che reale, almeno rispetto<br />
al panorama italiano, con un giro di affari<br />
poco significativo”.<br />
Altrettanto precise e motivate le convinzioni<br />
espresse da Mario Limongelli, presidente di<br />
Mario Limongelli<br />
Franco Bixio<br />
PMI (Produttori Musicali Indipendenti),<br />
associazione che raccoglie quasi un centinaio<br />
tra le più importanti imprese italiane<br />
medie e piccole che producono musica, con<br />
un fatturato pari al 15% del mercato. “Le<br />
evoluzioni tecnologiche – afferma – sono<br />
state vissute finora solo come una minaccia.<br />
Occorre invece rendersi conto delle nuove<br />
opportunità che esse offrono per il rilancio<br />
della musica”. Limongelli, in particolare,<br />
osserva alcune significative novità: le trasmissioni<br />
a larga banda, i servizi avanzati,<br />
l’evoluzione dei mercati, la contrazione delle<br />
vendite del prodotto fisico, la moltiplicazione<br />
dei canali di accesso e di sfruttamento<br />
dell’offerta musicale, l’entrata in scena di<br />
nuovi utenti e potenziali distributori, come<br />
le compagnie di telecomunicazioni fisse e<br />
mobili, i fornitori di hardware/supporti e i<br />
fornitori di accessi e di servizi Internet. “Ci<br />
troviamo di fronte – sottolinea il presidente<br />
di PMI – a una grande innovazione tecnologica,<br />
che vede le aziende indipendenti<br />
impegnate a non perdere l’opportunità di<br />
fare business distribuendo e vendendo musica<br />
mediante file audio e video. A tutt’oggi,<br />
però, tale mercato non ha soppiantato il<br />
prodotto fisico, cioè il cd. Ma è un dato interessante<br />
il fatto che a frequentare gli store,<br />
per l’80%, siano soprattutto i giovani dai<br />
13 ai 18 anni”. Insomma, anche in questo<br />
campo, senza dubbio, Internet ha avvicinato<br />
le frontiere del sapere, del comunicare,<br />
del conoscere. Non esistono intermediari:<br />
c’è il vantaggio di poter comunicare direttamente<br />
con gli acquirenti e gli utilizzatori;<br />
si creano database di potenziali fan per gli<br />
artisti e altrettanto potenziali clienti per le<br />
case discografiche. Non solo. Nascono community<br />
dove ci si può confrontare in estrema<br />
libertà.<br />
E intanto, proprio di recente, l’Afi<br />
(l’Associazione dei Fonografici Italiani), che<br />
dal 1948 rappresenta e tutela gli interessi delle<br />
Piccole e Medie Imprese di produttori audio<br />
e video, ha celebrato i 60 anni commissionando<br />
una ricerca sulla musica online.<br />
Il ruolo degli aggregatori<br />
I produttori di contenuti musicali accedono con<br />
maggiore facilità al mercato della distribuzione digitale,<br />
in genere, attraverso i cosiddetti “aggregatori”<br />
di contenuti. Tra i più importanti, potremmo<br />
citare: Believe, The Orchard, Kiver. Le etichette<br />
discografiche cedono una licenza per la distribuzione<br />
digitale sui master di cui sono titolari agli<br />
aggregatori, i quali, a loro volta, cedono i diritti di<br />
vendita al pubblico ai servizi di distribuzione web<br />
e mobile, come I-tunes e altri. Gli aggregatori<br />
si occupano delle fasi di digitalizzazione (la trasformazione<br />
da audio in file), di delivery (l’invio ai servizi<br />
di distribuzione), di promozione (la visibilità sui<br />
servizi di distribuzione), di rendicontazione (mediante<br />
un software on/line) e di pagamento delle royalties.<br />
Gli aggregatori, quindi, stipulano accordi con<br />
i grandi distributori on/line. Tale meccanismo, in<br />
effetti, appare in contrasto con quella che sembrava<br />
essere una delle opportunità del mercato digitale:<br />
la diminuzione dei costi distributivi e l’accesso<br />
diretto al mercato. Oggi, però, rimane questo l’unico<br />
modo per essere presenti nei negozi virtuali.<br />
Pertanto, i produttori riescono a distribuire i propri<br />
cataloghi a fronte di una percentuale che erode<br />
una parte delle revenues spettanti agli stessi<br />
produttori. Si ripropone dunque lo scenario di distribuzione<br />
del prodotto fisico. Per quanto riguarda<br />
pubblicità, promozione e marketing dei prodotti<br />
distribuiti on/line sugli store, le possibilità sono<br />
molte; ma gli spazi tradizionali (banner, sponsorship<br />
e campagne mirate) sono abbastanza costosi.<br />
Per ora, non resta che sfruttare la fantasia e le opportunità<br />
offerte dal web: le idee innovative e originali<br />
riescono spesso a ritagliarsi una discreta visibilità.<br />
(G. M. )