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VIVAVERDI<br />

24<br />

televisione<br />

Nella pagina accanto da sinistra<br />

Francesco Facchinetti, Mara Majonchi,<br />

Simona Ventura e Morgan (nome d’arte<br />

di Marco Castoldi) protagonisti del<br />

fortunato talent show iniziato su Rai2<br />

il 3 marzo 2008.<br />

Foto ©Photomovie-Marco Rossi,<br />

Ufficio Stampa Rai<br />

XFACTOR/INTERVISTA A MARA MAJONCHI<br />

“L’ARTISTA VA CURATO<br />

SENZA MANDARLO ALLO SBARAGLIO”<br />

di Oscar Prudente<br />

Promozione, edizioni musicali, direzione artistica, produzione: pochi possono vantare una<br />

conoscenza del settore musicale approfondita come quella di Mara Majonchi, passata dal<br />

(relativo) anonimato di cui godono coloro che guidano la “macchina” musicale alla popolarità<br />

televisiva di X-Factor, il format considerato alla stregua di una nuova fucina di talenti futuri -<br />

quasi fosse una sorta di audizione collettiva. Il giudice delle qualità dei giovani cantanti l’ha<br />

fatto per anni in privato, aiutando e costruendo la carriera di tanti protagonisti della musica<br />

italiana, da Gianna Nannini a Tiziano Ferro. Ecco un suo ritratto, con intervista, firmato da uno<br />

La sua carriera, come spiega lei stessa, non<br />

era però partita dalla musica: “Terminata la<br />

scuola, mio padre disse: a 18 anni si lavora<br />

o si studia, non è che si sta a casa a far niente.<br />

Allora andai a lavorare, decisi che lo studio<br />

non era fatto per me. Nel ‘59 iniziai alla<br />

Saima, di Bologna, una società di spedizioni<br />

internazionali: facevo la stenodattilografa<br />

normale. Ma la mia aspirazione era Milano:<br />

pensavo che allora fosse veramente la<br />

patria del poter fare tutto quello che uno voleva,<br />

rappresentava veramente la speranza.<br />

Vi arrivai senza la valigia di cartone ma andando<br />

ad abitare da mia sorella - che nel<br />

frattempo si era trasferita a Milano, perché<br />

mio cognato era ingegnere alla Montedison<br />

- e cominciai a cercare vari lavori. Prima ho<br />

lavorato in un’azienda che faceva anticrittogamici:<br />

facevo le relazioni sui ragni, sulle<br />

locuste. Un’esperienza molto divertente tra<br />

gli entomologi, professori che si dedicavano<br />

all’agricoltura per difenderla dagli animali<br />

nocivi. Da lì sono passata agli impianti<br />

antincendio, alla Caccialanza, una società<br />

che produceva estintori idrici e a schiuma:<br />

lavoravo coi pompieri in campagna, dove<br />

avvenivano le dimostrazioni. Dopodiché<br />

un giorno leggo sul Corriere della sera: cercasi<br />

segretaria per l’ ufficio stampa di una<br />

casa discografica: era l’Ariston e correva<br />

l’anno 1967. Ho scritto, ho telefonato, mi<br />

hanno dato un appuntamento e Alfredo Rossi<br />

- un uomo molto in gamba e da cui ho im-<br />

storico amico della Numero Uno, la leggendaria etichetta di Nanni Ricordi.<br />

parato molto - mi ha assunta. Facevo l’ufficio<br />

stampa; andai persino a Sanremo con Ornella<br />

Vanoni che cantava Casa bianca in coppia<br />

con Marisa Sannia. Finché nel ’69 Lucio<br />

Battisti e soprattutto Mogol mi fecero la<br />

proposta di andare all’ufficio stampa della<br />

Numero Uno, appena nata da un distacco in<br />

massa dalla Ricordi di Battisti, Mogol, Sandro<br />

Colombini e Franco Daldello, dove mi<br />

sono molto divertita. Erano altri tempi, erano<br />

etichette italiane piccole ma che facevano<br />

un ottimo lavoro. Dopo la Numero Uno<br />

ho lavorato alla Ricordi e alla Fonit Cetra,<br />

mai nelle multinazionali. Alla Ricordi, prima<br />

della direzione artistica, ho lavorato alle<br />

Edizioni (Gianna Nannini è nata con me<br />

dal reparto editoriale). Un settore importante<br />

perché lì ho imparato a conoscere come<br />

si lavora sulle canzoni, non direttamente<br />

ma lavorando con gli autori, capendo come<br />

si strutturano, trovando la canzone adatta<br />

all’interprete, lavorando con i cantautori.<br />

L’aspetto fondamentale della musica leggera<br />

è la Canzone, senza la quale non accade<br />

nulla. Non è che noi ricordiamo i Beatles<br />

perché erano giovani, erano belli, erano<br />

divi, erano bravi, ma perché hanno sfornato<br />

cinquanta canzoni una più bella dell’altra”.<br />

E dopo la “Ricordi”?<br />

Mi sono messa a produrre in proprio, e con<br />

mio marito (Alberto Salerno, autore tra<br />

l’altro di Io Vagabondo, ndr) abbiamo costituito<br />

la “Nisa”: tra le produzioni voglio ricordare<br />

soprattutto Tiziano Ferro, che ha<br />

rappresentato un altro periodo molto divertente<br />

della mia vita. Con lui abbiamo avuto<br />

un lungo periodo di preparazione, lo abbiamo<br />

scoperto all’Accademia di Sanremo nel<br />

’98, abbiamo lavorato per circa tre anni e nel<br />

2001 è uscito: è stato un dilagare, come rompere<br />

una diga.<br />

E’ bello che un artista agli esordi si metta a<br />

disposizione per tanto tempo, ed è raro…<br />

Sì, è molto raro. Noi lo abbiamo amato molto<br />

artisticamente, forse questo ci ha permes-

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