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complimenti a.... - Siae

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“Il bambino della domenica” mini serie in due<br />

puntate su Rai1 con Beppe Fiorello e Riccardo<br />

Nicolosi, scritta da Alessandro Pondi,<br />

Paolo Logli e Andrea Purgatori<br />

con la regia di Maurizio Zaccaro<br />

VIVAVERDI<br />

58<br />

televisione<br />

Mio padre Sandro Bolchi<br />

testa, per la quale la Casanova Entertainment<br />

produce il novanta per cento delle sue<br />

fiction. L’ultima, andata in onda in due puntate<br />

su Rai Uno il 29 e 30 marzo 2008, è Lo<br />

smemorato di Collegno, diretta da Maurizio<br />

Zaccaro, tratta dal celebre saggio di Lisa Roscioni<br />

e sceneggiata da Laura Ippoliti e Andrea<br />

Purgatori. Sì, accade sempre più spesso<br />

che le storie da proporre trattino argomenti<br />

complessi e controversi. Nello scenario<br />

televisivo globale in cui pare che la leggerezza<br />

la faccia da padrona, c’è chi riesce ad affermare<br />

progetti di ben altra levatura, apparentemente<br />

“difficili” per il grande pubblico:<br />

“Nelle riunioni in Rai, la discussione su<br />

proposte e progetti è sostenuta da una reciproca<br />

fiducia costruita nel tempo. In passato<br />

c’era la paura del flop o una certa difficoltà<br />

ad affrontare temi ancora tabù come<br />

quelli esplorati in alcune vicende di Nebbie<br />

e delitti, fiction che ha una scansione molto<br />

diversa da quella americana, ma che ha<br />

ottenuto un grande successo di critica e di<br />

pubblico, pur con la sua voluta lentezza di<br />

narrazione, le sue nebbie, appunto, i chiaroscuri.<br />

La Rai stessa ha rischiato con noi.<br />

Oggi, siamo alla terza serie, quattro nuove<br />

puntate, con la regia di Gianpaolo Tescari e<br />

con i protagonisti Luca Barbareschi, Natasha<br />

Stefanenko e Anna Valle.<br />

La fiction è di fondamentale importanza per<br />

la Rai, i grandi ascolti si fanno con il calcio<br />

e con la fiction. Il 23-24% di share sono<br />

grandi numeri, ed è lì che i pubblicitari investono.<br />

Detto ciò, è giunto comunque il momento<br />

di far girare il cervello, di inventarsi<br />

qualche schema nuovo, di nuove scelte<br />

editoriali.<br />

E in questo, la Rai c’è. A differenza di altre<br />

emittenti, rivela ancora fortemente il suo<br />

retaggio storico, la sua memoria culturale e<br />

dunque una certa apertura di idee. Troviamo<br />

accoglienza, capacità, sensibilità. Come<br />

per Graffio di tigre e Il bambino della domenica,<br />

ultima miniserie in due puntate per<br />

Rai Uno, diretta da Maurizio Zaccaro e sceneggiata<br />

da Alessandro Pondi, Paolo Logli e<br />

Andrea Purgatori, che c’è costata molta fatica<br />

con un tema duro come il pugilato. Ma<br />

gli ascolti ci hanno premiato”.<br />

Con gli attori, Susanna Bolchi ha dimestichezza<br />

fin dalla sua infanzia, quando ai tempi<br />

dello sceneggiato celeberrimo I Promessi<br />

sposi diretto da suo padre Sandro, giravano<br />

per casa Massimo<br />

Girotti, Paola Pitagora<br />

o Nino Castelnuovo.<br />

Oggi gli attori li sceglie<br />

con grandissima attenzione,<br />

mettendo<br />

da parte le celebrità<br />

più o meno acquisite<br />

degli uni o degli<br />

altri ma cercando e<br />

studiando i caratteri,<br />

i volti, la facoltà<br />

di adesione<br />

profonda a un<br />

ruolo. La realizzazione<br />

delle fiction,<br />

trenta titoli<br />

ad oggi, ha ritmi<br />

sempre più incalzanti<br />

e per la Casanova Entertainment<br />

i progetti si succedono ormai senza soluzione<br />

di continuità. Considerando che una sola<br />

puntata di ciascuna fiction impegna la<br />

troupe per quattro settimane ed altrettante<br />

ne richiedono montaggio e mixaggio, il tempo<br />

libero di<br />

Susanna Bolchi<br />

è molto poco<br />

e preziosissimo.<br />

Quando è a<br />

Roma, non lo<br />

spende in vita<br />

mondana perché<br />

questo non è nella<br />

sua indole. Appena<br />

può viaggia,<br />

va al cinema e se<br />

qualche volta esce la<br />

sera è per cenare<br />

con pochi stretti<br />

amici, le tavole troppo<br />

affollate le diserta<br />

sempre: “Sette persone,<br />

praticamente il<br />

massimo di un bel<br />

gruppo a tavola”, scriveva<br />

Fitzgerald in Tenera è la notte. La sua<br />

socialità vive e si esprime sui set, ma spente<br />

le luci, c’è spazio per pochi, per affinità<br />

elettive e selettive.<br />

“Mio padre – racconta Susanna Bolchi - voleva fortissimamente<br />

fare il regista. Lavorava a Bologna per<br />

il Teatro La Soffitta che aveva fondato nel 1948 a<br />

soli ventiquattro anni. La Rai esponeva i tabelloni delle<br />

commedie in programmazione con accanto il nome<br />

del regista che l’avrebbe mandata in onda, naturalmente<br />

in diretta. La domanda ricorrente di mio<br />

padre era diventata quasi una gag. Si affacciava nella<br />

stanza del funzionario e chiedeva: ‘C’è mica niente<br />

per me?’<br />

Lo doveva aver chiesto parecchie volte. ‘No Bolchi,<br />

mi pare che non ce ne sia nessuna con il suo nome…’<br />

Era un uomo che non mollava mai. E c’era anche poca<br />

concorrenza. Fatto sta che un giorno che la stanza<br />

era vuota, prese un pennarello e scrisse il suo nome<br />

accanto al titolo di una commedia: ‘Mi pare che<br />

non ci sia nulla, Bolchi’ gli dissero come al solito.<br />

“Guardi bene, cerchi meglio” replicò mio padre. Insomma,<br />

scorrendo col dito, il funzionario, lesse, accanto<br />

al nome di un titolo da mandare in onda, il nome<br />

di Sandro Bolchi. “Ce l’ha, Bolchi, finalmente gliela<br />

hanno assegnata!”<br />

L’aneddoto, rievocato dalla figlia Susanna, rivela il carattere<br />

determinatissimo e fuori dalle righe del regista<br />

Sandro Bolchi, scomparso tre anni fa dopo una<br />

carriera poliedrica e di grandissimi successi. Era lui<br />

il Re degli sceneggiati televisivi trasmessi tra gli anni<br />

’60 e gli anni ’80, epoca aurea della televisione.<br />

Dopo l’esordio come regista teatrale per L’ imperatore<br />

Jones di O’ Neill e L’ avaro di Molière, nel 1956<br />

esordisce come regista televisivo con la commedia<br />

La frana dello scalo Nord di Ugo Betti. Nel 1963 sceneggia<br />

e dirige Il mulino del Po che, tratto dal romanzo<br />

di Riccardo Bacchelli, è considerato il suo capolavoro.<br />

Tra le numerose regie che si susseguono, celeberrime<br />

sono quelle de I miserabili da Victor Hugo,<br />

de I promessi sposi da Alessandro Manzoni, de Le<br />

mie prigioni da Silvio Pellico, de I fratelli Karamazov<br />

e de I demoni da Dostoevskij. Versatile e instancabile,<br />

dopo Puccini, una biografia del musicista, sarà la<br />

volta di Anna Karenina da Tolstoj, autore amatissimo.<br />

La sua carriera avanza febbrile e prodiga di film e sceneggiati,<br />

titoli tra i quali ricordiamo Disonora il padre,<br />

dal romanzo di Enzo Biagi, Bel Ami e, nel 1988 La coscienza<br />

di Zeno tratto dal romanzo di Italo Svevo. I<br />

suoi ultimi lavori, Solo, Assunta Spina e nel 1995 Servo<br />

d’ amore concludono una parabola professionale<br />

felicissima. (v.s.)

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