Il Risorgimento a Verona e nel Veronese - Circolo didattico Legnago 1
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La seconda dominazione francese<br />
La conclusione della campagna d’Egitto con la conseguente<br />
nomina di Napoleone a primo console permise<br />
alla Francia di riorganizzare l’esercito. <strong>Il</strong> generale con<br />
al seguito una nuova armée tornò a valicare le Alpi attraverso<br />
il Gran San Bernardo <strong>nel</strong> maggio 1800. Una volta<br />
rientrato in Italia ottenne quasi subito un’importante vittoria<br />
sugli Austriaci <strong>nel</strong>la battaglia di Marengo, mentre<br />
un’altra battaglia, quella di Hohenlinden, permise a Napoleone<br />
di entrare in Lombardia e in Veneto, costringendo gli Austriaci all’armistizio<br />
di Treviso e successivamente alla pace di Lunéville <strong>nel</strong> febbraio 1801.<br />
Quest’ultimo trattato riconfermò le linee essenziali fissate con Campormio<br />
stabilendo che il confine tra la rinata Repubblica Cisalpina e l’Austria doveva<br />
tornare ad essere l’Adige; tuttavia le nuove deliberazioni previdero una<br />
novità rilevante per il territorio veronese dal momento che questa volta il<br />
confine avrebbe letteralmente tagliato in due <strong>Verona</strong> e <strong>Legnago</strong>, determinando<br />
un danno economico e civile enorme per le due cittadine e privando<br />
la pianura veneta dell’Adige <strong>nel</strong>la sua funzione di importante via di comunicazione.<br />
Lunéville diventò operativo solo a partire dal 7 aprile quando gli<br />
Austriaci entrarono in <strong>Verona</strong> da porta Vescovo, occupando la parte sinistra<br />
della città e ripristinando il Governo della Provveditoria. La parte destra del<br />
capoluogo scaligero entrò invece a far parte della Cisalpina e <strong>nel</strong>lo specifico<br />
del Dipartimento del Mincio.<br />
Fin da subito i Francesi si trovarono ad affrontare il problema dell’emigrazione<br />
clandestina di molti veronesi verso i territori austriaci dove l’esazione<br />
fiscale era più bassa. Le autorità napoleoniche cercarono quindi di dare<br />
maggior impulso al debole sistema industriale senza però ottenere risultati<br />
soddisfacenti data l’elevata tassazione e la perdita delle tratte commerciali<br />
verso i mercati del nord. Si impegnarono poi per risolvere il problema della<br />
corretta valutazione del censo, quello della revisione dei beni nazionali<br />
ed infine quello delle acque, soprattutto <strong>nel</strong>la pianura veronese. Un cenno<br />
merita anche la riorganizzazione del sistema giudiziario. Nel febbraio 1803 i<br />
Veronesi ottennero perlomeno di vedersi concessa l’autonomia da Mantova<br />
con l’istituzione del Circondario dell’Adige il cui territorio venne diviso in<br />
undici distretti.<br />
La divisione del capoluogo determinò anche una frattura <strong>nel</strong> clero veronese.<br />
In particolare l’allora vescovo Gian Andrea Avogadro da sempre ostile ai<br />
Francesi – che lo avevano pure inquisito dopo l’episodio delle Pasque veronesi<br />
– decise di lasciare la parte francese della città per ritirarsi in quella austriaca,<br />
spostandovi anche il seminario diocesano. L’ordinario, che si dimetterà<br />
<strong>nel</strong> 1807, prese sede a Monteforte, e la chiesa dei Santi Nazaro e Celso<br />
divenne cattedrale ad interim della <strong>Verona</strong> austriaca. Alla destra dell’Adige<br />
rimase, con il capitolo dei canonici, il vicario Gualfardo Ridolfi, probabilmente<br />
più ben visto dalle autorità transalpine.<br />
L’avvenimento politico più rilevante dopo la pace di Lunéville fu certamente<br />
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